La costiera di Baunei per la protezione della Foca Monaca da Santa Maria Navarrese verso nord fino alla costiera di Dorgali
In questa tappa del nostro viaggio, descriveremo un viaggio in motobarca che ci porterà a doppiare il Capo di Monte Santu ed andare a visitare la costiera del Supramonte di Baunei nella Riserva di protezione della Foca Monaca dove visiteremo Cala Goloritzè con il pinnacolo naturale detto l’Aguglia, Cala Mariolu, Cala Biriola, Cala Sisine fino a Cala Luna. Località queste che si possono raggiungere da sud partendo da Santa Maria Navarrese, anche se vengono solitamente raggiunte da nord, da Cala Gonone, la frazione marittima di Dorgali, alla quale sono molto più vicine. La regione storica dell’OgliastraL’Ogliastra è una regione centrale della Sardegna orientale, sconosciuta al turismo di massa fino a pochi decenni fa, che affascina ancora oggi per la sua natura selvaggia e per le sue spiagge. I comuni che ne fanno parte appartengono tutti alla Provincia di Nuoro, e sono: Arzana, Barì Sardo, Baunei, Cardedu, Elini, Gairo, Girasole, Ilbono, Jerzu, Lanusei, Loceri, Lotzorai, Osini, Perdasdefogu, Talana, Tertenia, Tortolì, Triei, Ulassai, Urzulei e Villagrande Strisaili. Le sue spiagge sono alternate a piccole cale dalle acque di cristallo, contornate da scogliere di granito che, nella parte alta della regione, diventano di porfido rosso. Si tratta di una regione dal paesaggio aspro e selvaggio, dove rilievi e tavolati si alternano a gole profonde. La frazione Santa Maria Navarrese con il suo insediamento turisticoDal centro di Baunei prendiamo verso sud la SS125 Orientale Sarda. Dal Cimitero di Baunei percorriamo quattro chilometri e settecento metri, poi usciamo a destra prendendo la SP63 verso Santa Maria Navarrese, e, dopo due chilometri e seicento metri, entriamo nell’abitatro della frazione Santa Maria Navarrese (altezza metri 9, distanza in linea d’aria circa 5.37 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 1.569), della quale raggiungiamo il centro in settecento metri. La frazione è raggiungibile anche da sud, dalla frazione Tancau sul Mare, del comune di Lotzorai, al quale è limitrofo. Si tratta di un luogo di vacanze e villeggiatura di crescente prestigio, con un porticciolo turistico e numerose ville che si affacciano sul Golfo di Arbatax. A circa un miglio di distanza, nella rada splendono le rocce rosse porfiriche dell’isola dell’Ogliastra. Il paese è stato costruito dalla popolazione di Baunei dopo il 1950, e conserva un nome antico, legato forse alla sua storia medioevale e forse ad una leggenda secondo la quale la chiesetta medievale che si trova al centro della piazza, circondata da olivastri millenari, sarebbe fatta costruire tra il 1036 ed il 1052, da una principessa figlia del re di Navarra, Garcia IV, proveniente dall’omonima regione spagnola, per ringraziare la Vergine Maria nell’essere riuscita a sbarcare incolume in quel punto, dopo una violenta tempesta. L’intitolazione Santa Maria Navarrese è presente nelle cronache tardo quattrocentesche, del tardo cinquecento e del 1639, a testimoniare che un evento, un fatto storico, lo sbarco di una figlia del re di Navarra, ha poi dato luogo a cronache leggendarie tra loro discordanti sulle ragioni del viaggio e dello sbarco, ma tutte concordanti sulla presenza di una figlia del re di Navarra sulle coste dell’Ogliastra nel sito preciso in cui venne edificata la chiesa. La chiesa di San Giovanni Paolo IIEntrando in Santa Maria Navarrese con il viale Pedras, che è il nome che assume all’interno dell’abitato la SP63, percorriamo settecento metri e vediamo, alla destra dlla strada, la facciata della chiesa di San Giovanni Paolo II che è stata costruita recentemente, precisamente nel 2014, all’ingresso della frazione balneare di Baunei, in un’area che era stata donata da un parrocchiano, e dedicata al papa San Giovanni Paolo II. La chiesa si presenta con un’architettura moderna di materiale granitico tendente dal bianco al grigio chiaro, ricca di vetrate e con il tetto in legno. Esternamente, si trovano gli uffici del clero ed il campanile, costruito sempre in chiave moderna e con ben cinque campane di diversa grandezza. Nella seconda domenica di maggio viene organizzata la Festa in onore di San Giovanni Paolo II, caratterizzata da un caratterstico pellegrinaggio sino alla croce situata sulla punta Pittaine, che si trova a nord dell’abitato e che, con i suoi 489 metri, domina tutto il borgo di Santa Maria Navarrese. È un sentiero faticoso ma si viene ricompensati da un panorama mozzafiato. Il Santuario della Beata Vergine Assunta che è diventato la chiesa parrocchiale di Santa Maria NavarreseProseguendo longo il Viale Pedras, percorriamo quasi duecentocinquanta metri ed arriviamo sul lungomare Monte Santo, che, preso verso sinistra, ci porta a vedere, alla sinistra della strada, il Santuario della Beata Vergine Assunta, è il primo Santuario mariano in Sardegna, il simbolo di Santa Maria Navarrese, ed è diventato la sua chiesa parrocchiale. Si trova al centro della piazza, circondato da Maestosi olivastri millenari, ed intorno ad esso è stato edificato il borgo. Questa chiesa, secondo la leggenda, sarebbe stata fatta edificare da una principessa di Navarra, che vi si stabilì con il suo seguito per un breve periodo, prima di spostarsi nella penisola di San Marco del Sinis, ed è all’origine dell’aggettivo Navarrese. Nel dodicesimo secolo, Salusio II di Cagliari, giudice di Cagliari, dona Santa Maria di Lotzorai, con tutti i possedimenti che aveva in Barbagia, alla chiesa. Nel 1959 sono stati condotti dei lavori di restauro che hanno portato alla luce molteplici informazioni sull’architettura originaria della chiesa. La prospezione dello scavo ha rivelato che la chiesa originaria, lunga appena dodici metri, aveva una piccola abside semicircolare, con raggio di quasi un metro e mezzo. Erano presenti l’altare maggiore due altarini laterali, nonché due bancate di pietra ai lati dell’altare utilizzati dal clero e dalle massime autorità del Giudicato. La chiesa originaria aveva una pianta a tre navate divise fra loro da quattro arcate sostenute da pilastri di forma abbastanza rara in Italia, dato che si trattava di archi a fungo, a ferro di cavallo, tecnicamente chiamati oltrepassati, archi preromanici diversi dai due archi chiaramente romanici della parte anteriore della chiesa costruiti nei secoli successivi all’undicesimo per il suo ampliamento. I restauri del 1959 hanno portato alla luce un piccolo reliquiario cruciforme con una scritta in arabo antico, databile all’undicesimo secolo, che sembrerebbe confermare la leggenda realtiva all’origine della chiesa. Sempre nel restauro del 1959 sono state demolite le cumbessias, locali adiacenti alla chiesa che ospitavano i fedeli durante i giorni della festa e servivano agli Obrieri come deposito di attrezzi e di sementi. Inoltre erano per i naviganti che approdavano per sbarcare ed imbarcare merci, dal seicento alla fine dell’ottocento, un prezioso punto di appoggio e di sosta per immagazzinare e depositare le merci per gli scambi. Con questa demolizione si è cancellato uno dei legami secolari della chiesa con la sua festa e con la civiltà agropastorale di Baunei. Costituita in blocchetti di arenaria, la chiesa oggi è completamente intonacata, ed ha copertura a doppia falda con tavolato sorretto da capriate. L’interno, come l’esterno, è molto sobrio, ci sono due pile per l’acqua benedetta, lavorate molto grossolanamente ed alcune pitture raffiguranti varietà di pesci con delle scritte illeggibili, su un trave della navata centrale. Sull’ampia facciata si aprono tre ingressi e su quello centrale è una piccola luce circolare, sovrastata dal campaniletto a vela. La chiesa di Santa Maria Navarrese, con i suoi nove secoli e mezzo di vita, nonostante la semplicità delle linee e la povertà delle strutture, esprime una bellezza prorompente ed un senso di pace e serenità che invita alla preghiera. Il segreto di tale bellezza risiede nell’armonia di forme elementari, che inserite nella meraviglia della natura circostante senza deturparla, riescono a renderla ancora più splendente e gradevole. La chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alla statua della Vergine Maria custodita nella chiesa parrocchiale di Baunei, che viene portata all’interno di questo Santuario in occasione delle celebrazioni in suo onore. Ogni anno, il 13 agosto, inizia la Festa di Santa Maria, quando il simulacro ligneo settecentesco, custodito nella parrocchiale di Baunei, viene portato in processione alla chiesa di Santa Maria Navarrese, ad all’arrivo in serata è officiata la messa. Il vespro è caratterizzato dalla processione serale a mare, dalla celebrazione della messa e dalla fiaccolata per le vie della borgata. Il 15 agosto, giorno dell’Assunta, si tiene la solenne celebrazione serale all’aperto, ed il rientro a Baunei della statua, scortata dai cavalieri ed accompagnata dai gruppi folk e dal suono delle launeddas. Nei giorni successivi, a Santa Maria Navarrese si svolge per i turisti la Sagra della Carne di Capra di Baunei, simile a quella che si tiene sull’altopiano del Golgo l’ultima settimana di giugno. La pietra a coppelle di Santa Maria NavarreseSul lungomare Monte Santo, a sinistra si trova la chiesa parrocchiale mentrfe a destra è presente una rientranza nella quale è stata collocata la Pietra a coppelle di Santa Maria Navarrese, il famoso reperto archeologico rinvenuto circa mezzo secolo fa, durante i lavori di scavo per la sistemazione dell’attuale piazzale della chiesa. Questa pietra a coppelle offre la possibilità di datazione attraverso i segni presenti sulla sua superficie. Il masso erratico presenta tre sequenze cronologiche che ci permettono di dimostrare, attraverso la sua forma e le sue undici coppelle più una in formazione, che è stata utilizzata dal Neolitico come pietra culturale dedicata al culto dell’acqua legato a quello della fecondità. La prima coppella, più grande presenta anche circa dodici striature ed un segno del Neolitico finale, che si trova per esempio sulle statue menhir di Laconi. Presenta inoltre due segni ben distinti chiaramente incisi, che corrispondono a due lettere conosciute, appartenenti a un alfabeto orientale protofenicio detto Gublitico lineare. I suoni che danno queste due lettere sono Ya e Hè o Khè, che poi danno Yavhè o Yakhè, ossia divinità. Da notare che certe Chiese in Sardegna sono dedicate a Santu Iaccu o Jaccu. Questa pietra costituisce dunque uno straordinario documento, ed è stata certamente utilizzata come altare di una prima chiesa, probabilmente bizantina. La spiaggia di Santa Maria Navarresealla destra del lungomare Monte Santo, si sviluppa la bella spiaggia di Santa Maria Navarrese. La spiaggia di Santa Maria Navarrese è chiusa a nord dal promontorio sul quale si trova la torre, che confina con un folto bosco e che la separa dalla spiaggia di San Giovanni e dal porticciolo turistico, ed a sud è chiusa da una scogliera, che la separa dalla spiaggia di Tancau. Situata di fronte all’isolotto di Ogliastra, è una bella spiaggia con un arenile di piccole dimensioni, formato da sabbia non finissima, di grammatura media, grigio dorata, con ciottolini. L’arenile, con belle scogliere, si affaccia su un mare verde, profondo. La spiaggia è molto affollata in alta stagione. |
A sud della spiaggia si trova il Lanthia resortSubito a sud della spiaggia di Santa Maria Navarrese, sul lungomare Monte Santo, si trova l’Hotel denominato lanthia resort. Il Lanthia resort è un Hotel moderno a sviluppo orizzontale con sottopassaggio per la spiaggia attrezzata. Si caratterizza per il suo ampio giardino con piscina, arredi moderni e, su prenotazione, anche massaggi. È un gioiello sospeso tra il verde dei boschi dell’Ogliastra e l’azzurro del mare di Santa Maria Navarrese. Con 28 camere, lounge bar, ristorante e piscina, in un ampio parco a un passo dal mare, dispone di molteplici ambienti, diversi tra loro per varietà di arredi e stile, ma tutti accomunati dalla grande tradizione sarda. L’uso di materiali provenenti dall’Isola, come il granito a vista presente nelle facciate, si fonde con la modernità degli accessori e lo stile ricercato delle ceramiche personalizzate, i lini finemente ricamati, il rovere dei pavimenti. |
La Torre di Santa Maria Navarrese chiamata anche Torre dei SaraceniDa dove siamo arrivati con il viale Pedras siamo arrivati sul lungomare Monte Santo, preso quest'ultimo verso sinistra, ossia in direzione nord, lo percorriamo per duecento metri poi svoltiamo a destra e prendiamo la via Torre dei Saraceni che, in centotrenta metri, ci porta sul promontorio a nord della spiaggia di Santa Maria navarrese, sul quale si trova la Torre di Santa Maria Navarrese chiamata anche Torre dei Saraceni. Costruita a nove metri sul livello del mare, è una vecchia postazione d’avvistamento contro le incursioni saracene realizzata in epoca spagnola, probabilmente prima del 1591. realizzata in calcare e completamente intonacata, ha la camera del primo piano coperta con volta a cupola e sorretta da un pilastro, mentre il secondo piano ha il soffitto orizzontale, anch’esso retto da un pilastro. Nel pavimento del piano inferiore è presente una cisterna, ed una scala interna alla muratura permette di accedere al piano superiore. La scala esterna per l’ingresso alla torre è stata aggiunta in seguito. La torre è stata, oggi, trasformata in un Museo. La spiaggia di San GiovanniPassata la deviazione per la Torre dei Saraceni, proseguiamo verso nord con il lungomare Monte Santo, alla destra del quale si trova la spiaggia di San Giovanni, che a nord è delimitata dal porticciolo turistico di Santa Maria Navarrese mentre a sud si trova la torre Spagnola. La spiaggia di San Giovanni è una piccola spiaggia ciottolosa, lunga un centinaio di metri e costeggiata per tutta la sua estensione da un canneto che offre una precoce ombra pomeridiana nelle ore più calde della giornata. Presenta un arenile di sabbia dorata a grana medio grossa con la presenza di qualche scoglio affiorante. Acqua trasparente, di un colore cangiante tra l’azzurro ed il verde. Il fondale è basso, sabbioso e roccioso. Mai estremamente affollata. Nessun servizio diretto ma la spiaggia è dentro il paese di Santa Maria Navarrese quindi con tanti servizi nelle vicinanze. |
Non si conosce il motivo dell’intitolazione della spiaggia a San Giovanni, di certo si sa che veniva chiamata Sa Funtana de Santu Giuanni anche una sorgente d’acqua dolce che sgorgava a pochi metri dalla spiaggia, sorgente che è stata poi interrata in seguito ai lavori di realizzazione del porticciolo turistico. Gli impianti sportivi di Santa Maria NavarreseProseguendo verso nord lungo il lungomare Monte Santo, dopo duecento metri prendiamo a sinistra la via Turru, alla sinistra della quale si trovano gli impianti sportivi di Santa Maria Navarrese, con un Impianto polivalente all’aperto nel quale sono praticabili come discipline il calcio, il calcetto ossia calcio a cinque, ed il tennis. L’impianto non è dotato di tribune. Il porticciolo turistico di Santa Maria NavarreseProseguendo lungo il lungomare Monte Santo, dopo una sessantina di metri prendiamo a destra il viale del Porto, che costeggia il moderno Porticciolo turistico di Baunei e Santa Maria Navarrese. Ci si può arrivare anche dalla torre, passeggiando lungo il lungomare di Santa Maria Navarrese, o scendendo dalle scalette che portano al porticciolo. Il moderno Porto Turistico di Baunei e Santa Maria Navarrese, inaugurato nel 1998, è un rifugio sicuro ed accogliente nella Costa orientale della Sardegna che può ospitare fino a 375 imbarcazioni con una lunghezza massima fino a 40 metri. Dal giugno 2005 il Porto è stato dotato del Pequod, un sollevatore che consente l’accesso a bordo delle imbarcazioni alle persone diversamente abili, diventando così il primo porto accessibile della Sardegna. E sempre dal 2005 ha ottenuto il prestigioso riconoscimento internazionale Bandiera Blu degli approdi turistici, che si assegna per qualità dell’approdo, servizi e misure di sicurezza, educazione ambientale ed informazioni ambientali sulle aree naturali sensibili circostanti, sia marine che terrestri. Il pinnacolo di roccia calcarea chiamato Pedra Longa o anche AgugliastraPer raggiungere il pinnacolo di roccia calcarea chiamato Pedra Longa, dal belvedere di Santa Maria Navarrese si può prendere un sentiero che si sviluppa a mezza costa. Dopo cinque minuti c’è un bivio, al quale bisogna stare sul sentiero più alto, di sinistra. In circa un’ora si raggiunge la Pedra Longa. Un modo più agevole, ma meno spettacolare, per arrivarci è, da Baunei sulla SS125 Orientale Sarda verso sud in direzione di Lotzorai. dal Cimitero di Baunei si percorre un chilometro e trecento metri, e, all’altezza del chilometro 153, si trova la deviazione a sinistra per Pedra Longa. Dal bivio la strada sale per un pò e poi scende ripidissima verso il mare, fino ad arrivare, dopo poco più di tre chilometri e mezzo, a un ampio parcheggio con un bar ristorante. È consigliabile avere i freni della macchina a posto se non si vuol rischiare di finire in mare... Viene chiamato Pedra Longa ossia la pietra lunga, o anche Agugliastra il pinnacolo di roccia calcarea che si trova lungo la costa dopo Santa Maria Navarrese andando verso il golfo di Orosei. Parte integrante del tavolato calcareo di Baunei, è uno spettacolare monumento naturale alto 128 metri, che il mare ha isolato dalla falesia, e che si eleva dalle acque come un faraglione. Per la sua forma slanciata, allargata alla base e via via rastremata verso l’alto, veniva indicato in passato dai naviganti con il nome di Guglia, Aguglia o Agugliastra. Alcuni ritengono che da questo nome derivi il nome Ogliastra, con il quale oggi viene indicata questa regione della Sardegna. Apparentemente costituita in un solo blocco roccioso, è invece, come tutto il tavolato, un insieme di masse calcaree e dolomitiche risalenti al mesozoico, che il fenomeno carsico ha lentamente modellato nel tempo. Dietro di essa spiccano le cime dei monti Argennas, Giradili, Ginnirco, che si affacciano ripidissimamente sul mare. L’impianto per arrampicata sportiva sulla Pedra LongaLungo la strada che porta al pinnacolo di roccia calcarea chiamato Pedra Longa, arrivati al parcheggio sotto la roccia, ci si trova alla base dell’Impianto per arrampicata sulla Pedra Longa, dove è presente uno spazio dedicato all’arrampicata sportiva. La costa prima di arrivare a Capo Monte SantoDue tornanti prima di arrivare al parcheggio, in corrispondenza di uno spiazzo con un albero in mezzo, c’è un altro sentiero, che parte verso nord e corre a mezza costa attraversando la macchia mediterranea di olivastro e carrubo. Da questo, ogni tanto, c’è qualche sentiero che piega verso il mare, e che porta a delle cale e spiaggette fantastiche. Tra la punta sulla quale sorge Pedra Longa, e, verso nord, la punta Calettino, si trova un tratto di costa al centro della quale di trova la spiaggia di Forrola, raggiungibile con il sentiero che porta verso il mare, prima che rientri all’interno in direzione della punta Giradili. A ridosso della Pedra Longa, verso nord, c’è la spiaggia di Forrola. Si tratta di una lunga spiaggia che si presenta a tratti sabbiosi ed a tratti ricoperta di ciottoli levigati di colore grigio chiaro. Il mare cristallino ha un bellissimo colore tra il verde smeraldo e l’azzurro con un fondale mediamente basso e prevalentemente sabbioso. Un bellissimo colpo d’occhio lo offre il massiccio alle spalle della spiaggia e la punta Giradili, che svettano sulla florida macchia mediterranea. Poco frequentata anche durante il periodo estivo a causa delle difficoltà d’accesso, come per le altre cale della zona. Non sono presenti servizi su questa spiaggia. |
Proseguendo lungo il sentiero principale, si incontrano i caratteristici ricoveri per il bestiame adattati alle cavità della roccia, per arrivare fino ai piedi delle alte falesie, in località Loppodine. Mentre lungo la costa si trovano altre calette, raggiungibili esclusivamente via mare, tra le quali significativa è la Cala Fenile con la spiaggia di Cala Fenile. La spiaggia di Cala Fenile è l’ultimo piccolo gioiello nato sulla Costa di Baunei, a metà strada tra la Pedra Longa ed il Capo Monte Santo. La sua spiaggia si è formata in seguito ad una frana dopo l’alluvione del settembre 2015, ed è costituita da moltissimi ciottoli chiari. Si tratta di una spiaggia affacciata su un’acqua dal tono turchese. I ciotttoli e l’acqua limpidissima caratterizzano questa caletta ancora poco conosciuta. Poco frequentata anche durante il periodo estivo a causa delle notevoli difficoltà d’accesso che avviene esclusivamente via mare. Non sono presenti servizi su questa spiaggia. |
La costiera di Baunei per la protezione della Foca MonacaA nord di Santa Maria Navarrese, si sviluppa un tratto di costa classificato zona di inestimabile valore naturalistico, costituito dalle più alte falesie d’Europa, che raggiunge il suo massimo con il pinnacolo di roccia calcarea Pedra Longa. E passata questa guglia, verso nord si sviluppa la costiera di Baunei per la protezione della Foca Monaca, che parte da Capo di Monte Santu ed arriva fino alla costiera di Dorgali. Le Falesie del FalcoDa Punta Pedra Longa, proseguendo verso nord si superano Punta Calettino e Punta del Pecoraro, per poi passare Cala Magroni ed al Grottone su Gannu. Vengono dette Grottoni particolari grotte costituite da un’apertura molto ampia dietro la quale si apre una grotta relativamente piccola. È un tratto di costa caratterizzato dalle alte falesie calcaree a picco sul mare, dette Falesie del Falco nome che deriva dal fatto che su esse nidifica, d’estate, il Falco della regina, detto anche falco di Eleonora, ossia il Falco Eleonorae, un rapace estremamente raro, specie particolarmente protetta dal 1978. Il suo corpo va dai 35 ai 40 centimetri ed ha un’apertura alare che va dai 110 ai 130 centimetri. Il nome gli è stato dato in onore della giudicessa Eleonora d’Arborea, che nella sua raccolta di leggi chiamata Carta de Logu inserì un articolo che vietava severamente la cattura di falchi adulti e il prelievo dei nidiacei. Non era riferito solo al falco ma a tutti i rapaci, e si ritiene fosse stato inserito principalmente per assicurarsi il monopolio della pratica della falconeria. Per l’epoca era un fatto nuovo, il cui risultato è stato estremamente rilevante dal punto di vista protezionistico. Successivamente, nel 1836, il generale Alberto Ferrero della Marmora scopriva nell’isola del Toro un piccolo ed elegante falco sino ad allora sconosciuto. Lo studioso francese Gene, al quale il la Marmora aveva dato l’incarico di descrivere il rapace, conoscendo la storia della Carta de Logu, dedicava nel 1840 la nuova specie alla legislatrice sarda. Oggi, in Sardegna, il Falco della regina si trova soprattutto nel Sulcis, nell’isola di San Pietro, nelle isole del Toro, della Vacca e del Vitello; in Ogliastra; e nel Nuorese, nelle alte falesie del Supramonte a picco sul limpido mare del golfo di Orosei. Verso il golfo di OroseiRaggiungiamo quindi il Capo Monte Santo che costituisce il confine sul mare tra il Supramonte di Baunei e, verso nord, il parco Naturale del Gennargentu. Passato il capo, la costa ci porta a Porto Pedrosu, ossia porto pietroso, Portu Quau, ossia porto nascosto, Porto de Iltiera. Poi la costa rientra nell’ampia insenatura del golfo di Orosei. Qui inizia un tratto di costa tra i più belli della Sardegna, e probabilmente il tratto di costa più selvaggio di tutta l’Italia, affascinante perché assolutamente disabitato. Ciò che più richiama i turisti sono le spiagge, da visitare preferibilmente nella mattinata dato che in esse il sole batte solo la mattina e nel primo pomeriggio, mentre durante il resto della giornata le spiagge restano in ombra. Sono tutte raggiungibili via mare, mentre solo alle più vicine possiamo arrivare via terra, sempre però dopo non troppo lunghe camminate. Troviamo quindi bellissime cale formate da ciottoli in qualche spiaggia candidi e in altre color crema, che interrompono la ripida linea costiera calcarea caratterizzata da splendide falesie verticali e da boscose scarpate, con faraglioni e strapiombi, grotte, archi di roccia e sorgenti di acqua dolce che si gettano in mare. L’assenza di centri abitati conserva un mare assolutamente limpido e cristallino. Entriamo nella Riserva marina per la protezione della Foca Monaca che qui viveva, e che rappresenta il confine sul mare del Supramonte. Nel 2017 Legambiente attore protagonista dell’ambientalismo italiano, con le rilevazioni effettuate dalla sua Goletta Verde, e con la collaborazione del Touring Club Italiano, ha assegnato il riconoscimento di 5 Vele alla costiera di Baunei. I parametri considerati per l’assegnazione delle vele sono la qualità delle acque di balneazione, efficacia della raccolta differenziata dei rifiuti, la gestione delle risorse idriche, la presenza di aree pedonali, efficienza dei servizi, la valorizzazione del paesaggio e delle produzioni locali. |
La Foca Monaca in SardegnaLa Foca Monaca ossia Monachus Monachus, è il mammifero marino più in pericolo di sopravvivenza del Mediterraneo, ed è stato classificato come criticamente minacciato dall’IUCN, il Consiglio Internazionale per la Natura. Una volta lo si trovava in tutto il Mediterraneo, oggi è dichiarato estinto nelle acque italiane e ridotto a soli 300 esemplari che frequentano le acque della Turchia, Mauritania, Spagna, Tunisia e Grecia. È lungo circa tre metri e mezzo e può pesare fino a 300 chili, frequenta le aree costiere, si nutre di fino a cinque chili di pesci e cefalopodi al giorno. La Foca Monaca da sempre ha abitato le coste della Sardegna, in particolare le acque di Cala Gonone, e, per l’insolito verso emesso che somigliava a un muggito, le veniva dato il nome di Bue Marino che veniva chiamato in lingua sarda Boe marinu, o Vecchiu marinu, o Bou marì. Un eccezionale documento dell’Istituto luce del 1951 mostra come una foca, catturata in mare per essere trasferita nello zoo di Roma, venga esibita come attrattiva per i turisti e per i curiosi. Decenni di caccia avevano reso la foca diffidente delle coste sarde, da qui l’esigenza di proteggere i pochissimi esemplari rimasti, si consideri che alla fine degli anni sessanta del novecento ne sopravvivevano appena venti. Viveva lungo la costa meridionale del golfo di Orosei, dove trovava riparo nella grotta del Bue Marino; più tardi, disturbato dall’inizio dell’esplorazione di questa grotta, si è trasferito nella grotta del Fico, ma anche da questa l’antropizzazione della zona costiera lo ha fatto allontanare. Un provvedimento del Governo guidato da Amintore Fanfani, firmato il 27 luglio 1987 dal ministro per l’ambiente Mario Pavan e dal ministro della marina mercantile Costante Degan, vieta la pesca e la navigazione nelle acque del golfo di Orosei per proteggere i pochi esemplari di Foca Monaca rimasti nella zona. In un loro documento si legge: Considerato che la Foca Monaca è una delle dodici specie di animali in maggiore pericolo di estinzione a livello mondiale, nell’area del Golfo di Orosei avente la profondità di due chilometri dalla costa e compresa tra la foce della Codula di luna e punta Pedra Longa è vietata la pesca con qualunque mezzo esercitata, nonche la navigazione con mezzi da diporto e da trasporto turistico e qualsiasi altra anomala utilizzazione dell’area marina in questione e del tratto di spiaggia prospiciente. E di conseguenza viene creata la riserva marina per la protezione della Foca Monaca. Ma i pescatori non gradiscono, ed allora i sindaci di Baunei, Tortolì e Dorgali chiedono la revoca del provvedimento, e con loro si schiera il Consiglio regionale della Sardegna. Un anno dopo il Tribunale Amministrativo regionale accoglie il ricorso del Consiglio e del comune di Baunei, boccia il decreto Pavan e le barche tornano in mare. Il resto è ormai storia nota, nessun esemplare abita più le grotte del Bue Marino, meta di centinaia di turisti ogni giorno, mentre barche e barconi fanno avanti e indietro nelle acque del Golfo. Ma si ritiene che il piccolo mammifero forse resiste. Le ultime testimonianze di un parto in Sardegna risalgono al 1984, quando a Bosa e a Tavolara due cuccioli sono rimasti intrappolati nelle reti dei pescatori. Questi rinvenimenti hanno dimostrato l’esistenza di grotte del parto anche fuori dal golfo di Orosei. L’ultimo avvistamento in acque sarde è stato quello della foca di Villasimius, dell’estate del 2000. Alcuni avvistamenti, assicura Stefano Deliperi del Gruppo di Intervento Giuridico, ci dicono che non è scomparsa del tutto dalle coste sarde. Le segnalazioni non vengono però divulgate, piccola precauzione per evitare una nuova caccia alla Foca Monaca. È sempre viva la contesa tra Baunei e Dorgali sullo sfruttamento turistico di questo tratto di costaFino a Cala Luna la costa rientra nel comune di Baunei ma è difficilmente raggiungibile da sud dato che richiede di doppiare il Capo di Monte Santu, mentre la raggiungiamo facilmente da nord, da Cala Gonone, frazione marina del comune di Dorgali in Provincia di Nuoro. La scoperta turistica di questo tratto di costa è stato determinato dagli imprenditori di Dorgali. Da oltre un trentennio, i barconi carichi di turisti partono da Cala Gonone verso le spiagge più belle del golfo di Orosei, così come accade solo da qualche anno anche dagli approdi la Caletta a nord, e di Arbatax o Santa Maria Navarrese a sud. La posizione geografica di Gonone ha, quindi, favorito gli operatori di Dorgali, dove esistevano 19 alberghi, 980 posti letto, 40 operatori in grado di gestire i trasporti con le barche, 15 centri di escursione marittimi e terrestri. Questo a scapito degli operatori di Baunei, dove esistevano solo 4 alberghi, 300 posti letto, 12 operatori per i trasporti sulle barche, due centri di escursione. Sulla stampa sarda tutti gli anni, all’inizio dell’estate, esce un articolo sulla cosiddetta guerra del golfo di Orosei, ossia sulle spiagge contese tra Dorgali e Baunei, i due comuni che litigano per l’uso di immagini di coste e monumenti naturali nei depliant pubblicitari. L’appartenenza della spiaggia di Cala Luna è oggetto di una forte contesa tra i comuni di Dorgali e di Baunei, anche se in base alle dichiarazioni di Nanni Fancello, primo cittadino di Dorgali dal 1979 al 1983, esisterebbe un documento che comproverebbe la titolarità dell’intera spiaggia di Cala Luna da parte dl comune di Dorgali. Versione che è stata accettata dal tribunale. La Cala Goloritzè con la sua spiaggia e con il pinnacolo naturale detto l’AgugliaA circa tre chilometri da Capo di Monte Santu, passate punta Goloritzè e punta Caroddi, raggiungiamo Cala Goloritzè dichiarata nel 1995 Monumento nazionale Italiano. Il piccolo arenile è sovrastato dallo spettacolare pinnacolo naturale di Monte Caroddi, detto l’Aguglia un enorme pinnacolo alto, dalla base, circa cento metri, paradiso dei free climbers, che si apre sulla cala, una delle più belle e fotografate della costa. Sul mare si apre un Grande arco calcareo uno dei più belli di tutte le coste sarde. Famose, oltre all’Aguglia, le sue splendide rocce di marmo candido, e, poche decine di metri più a nord, accessibili solo dal mare, si trovano altre due spiaggette. La spiaggia di Cala Goloritzè assolutamente unica nel suo genere, è formata da una miriade di piccolissimi sassolini di marmo bianco che è assolutamente vietato raccogliere, come è proibito portare le imbarcazioni entro i trecento metri dalla riva. Il fondale è trasparentissimo e raggiunge i 30 metri di profondità. L’arenile, di piccole dimensioni, è immerso in una natura solitaria e selvaggia, di eccezionale interesse e bellezza, ed è costituito da sabbia formata da ciottolini di piccole dimensioni, bianchi, affacciato su un mare di un colore azzurro intenso. Alcune sorgenti sottomarine di acqua dolce e ghiacciata, presenti nella parte più a nord del tratto marino, rendono, sotto il primo strato, l’acqua un pò fredda, ma ciò nonostante il bagno in queste limpidissime acque è indimenticabile. Non esistono servizi, spiaggia e mare sono assolutamente incontaminati. Nella classifica stesa da TripAdvisor sulla base della qualità e quantità delle recensioni e del giudizio attribuito dai suoi viaggiatori nel 2017, la spiaggia di Cala Goloritzè si posiziona al terzo posto tra le dieci spiagge più belle d’Italia. |
Cala Goloritzè è raggiungibile, un poco faticosamente, anche a piedi dal Supramonte di Baunei, passando dalla strada del Golgo, dove, come abbiamo già raccontato, si prende un sentiero che porta sulla costa. Dal paese chiamato Baunei parte la Bia Maiore, l’antica strada dei pastori del Supramonte, ora asfaltata, che porta verso la piccola chiesa di San Pietro in Golgo. Poco prima della chiesa, si lascia l’auto e si imbocca un sentiero poco individuabile, ma segnalato, che, in circa tre ore all’andata, oltre quattro per il ritorno, percorre la codula di Goloritzè e porta alla costa, Si tratta di un percorso faticoso e difficile per i non esperti di trekking, e, quindi, l’escursione a piedi è possibile solo se adeguatamente allenati ed equipaggiati. La spiaggia dei GabbianiProseguendo lungo la costa, tra Cala Goloritzè e Cala Mariolu troviamo la Cala dei Gabbiani. All’interno della insenatura, si trova la spiaggia dei Gabbiani raggiungibile solo in barca o in gommone. Sovrastata da una scarpata calcarea ricoperta da macchia mediterranea, è una spiaggia formata da sassolini di marmo bianco, lisci e piccolissimi, e si apresu un mare con fondale sabbioso. Le sue acque sono di un azzurro cangiante per i giochi di luce creati dal sole riflesso sul fondale di sassi. Candidi scogli bianchi emergono dall’acqua cristallina creando un affascinante spettacolo naturale. |
La Cala Ispuligidenìe, più nota con il nome di Cala Mariolu, con la sua spiaggiaPassata punta Ispuligi, arriviamo quindi a Cala Ispuligidenìe dal nome Ispinguli de nìe, ossia Polvere di neve, o anche le Pulci di neve, con il quale gli abitanti di Baunei la hanno sempre chiamata. È più nota, però, con il nome di Cala Mariolu con il quale la hanno battezzata i pescatori di origine ponzese che si erano installati a Gonone, quando hanno iniziato a trovare le reti rotte e svuotate del pescato, attribuendone la responsabilità a ladri o Mariuoli. Si venne successivamente a scoprire che a rubare il pescato non erano ladri, bensì gli ultimi esemplari della Foca Monaca, che avevano lasciato la grotta del Bue Marino sotto la pressione dei primi arrivi di turisti, e si erano riparati nella vicina grotta del Fico. È una delle poche cale dove è consentito l’attracco della motonave, che ci scarica sulla bella spiaggia di Cala Mariolu dominata da una alta scarpata calcarea ricoperta di macchia mediterranea, divisa da un grande scoglio in due piccole spiagge. L’arenile, immerso in una natura solitaria e selvaggia di eccezionale interesse e bellezza, è formato da sabbia costituita da piccolissimi sassolini e ciottoli di marmo bianco, lisci e dalle dimensioni microscopiche, di colore bianco candido o color crema. Si affaccia su un mare azzurro, profondo, di un colore indescrivibile e di una trasparenza senza pari. Alcune rocce calcaree affioranti dal mare formano quasi delle piccole isole, che emergono su un fondale roccioso assai adatto alle immersioni. Non sono presenti servizi, la spiaggia ed il mare sono incontaminati. Nella classifica stesa da TripAdvisor sulla base della qualità e quantità delle recensioni e del giudizio attribuito dai suoi viaggiatori nel 2017, la spiaggia di Cala Mariolu si posiziona al secondo posto tra le dieci spiagge più belle d’Italia. |
Oltre che via mare, l’insenatura è raggiungibile anche attraverso un difficile percorso a piedi. L’escursione a piedi è possibile attraverso un percorso di trekking solo per i più esperti, adeguatamente allenati ed equipaggiati, a causa di vari tratti difficoltosi. La grotta del FicoLa Grotta del Fico che troviamo tra Cala Mariolu e Cala Biriola, è significativa per le sue caratteristiche concrezioni calcaree, che ne fanno un caso assolutamente unico. Questa grotta è stata scoperta da uno speleologo, il gesuita Padre Fureddu, nel 1957, e qui è stata studiata per la prima volta la Foca Monaca, che vi ha avuto una presenza continuativa fino al termine degli anni ’60 del novecento. La costa verso al piscina di VenereDopo la grotta del Fico inizia la cosiddetta costa del Bue Marino, dove si incontrano le piscine naturali. Arriviamo prima alla Grotta Bianca quindi al Calettone. La Cala Biriola con la sua spiaggiaRaggiungiamo, quindi, la bella Cala Biriola conosciuta anche come Cala Bilariccoro, di sabbia calcarea bianca, che si apre sotto il bosco di Biriola, ricco di vegetazione e ginepri che crescono sulla viva roccia. Nell’insenatura di Cala Biriola il mare si può ammirare, anche, attraverso uno scenografico arco calcareo, scavato nella roccia dal mare, che si apre proprio davanti all’arenile. Si tratta del famoso arco naturale di Cala Biriola, un arco di roccia naturale che abbraccia la piccola spiaggetta, e nella CaL’acqua estremamente limpida e ricca di fauna ittica, rendono particolarmente suggestiva questa località, adatta ad immersioni subacquee o semplici nuotate con maschera e boccaglio. La spiaggia di Cala Biriola è caratterizzata da un arenile di piccole dimensioni, immerso in una natura solitaria e selvaggia, di eccezionale interesse e bellezza, che si apre sotto il bosco di Biriola, ricco di vegetazione e ginepri che crescono sulla viva roccia. L’arenile, costituito da sabbia formata da ciottolini piccoli e piccolissimi, di colore bianco o color crema, si affaccia su un mare, con le sue sfumature che vanno dal blu cobalto all’azzurro zaffiro. fino al verde smeraldo, assai profondo. La spiaggia di Cala Biriola è assai gradita dagli amanti delle immersioni e dei bei fondali. Neppure qui sono presenti servizi, la spiaggia ed il mare sono assolutamente incontaminati. |
L’insenatura è raggiungibile via mare, ma si può raggiungere anche a piedi attraverso un difficile percorso. L’escursione a piedi è possibile attraverso un percorso di trekking solo per i più esperti, adeguatamente allenati ed equipaggiati, ed in grado di compiere difficile passaggi sulla roccia ed in punti estremamente franosi. Le falesie della Serra Ovara e la Cala Sisine con la sua spiaggiaOltre Cala Biriola, passata punta Mudaloro, inizia la costa di Sisine, con le spettacolari Falesie della Serra Ovara che, dall’altezza di oltre cinquecento metri, scendono ripidissime a picco sul mare, e costituiscono uno dei punti più panoramici di tutto il Supramonte Baunese. Le falesie culminano con la Punta Onamarra, che si eleva a 622 metri dal mare. La costa ci porta quindi a quindi alla Cala Sisine alla quale arriviamo via mare, ma che si può raggiungere anche con un lungo percorso a piedi lungo la codula di Sisine. La codula di SisineCala Sisine si apre al termine delle Codula di Sisine, nella quale il contesto ambientale è reso estremamente più bello, per l’abbondanza e l’ampiezza delle foreste, che ricoprono le montagne e le aspre gole dell’entroterra della codula. Questa è raggiungibile anche con un lungo percorso a piedi. Per arrivarci si parte da Baunei, da dove si prosegue sul bellissimo altopiano di Golgo. Dalla deviazione per Su Sterru, proseguendo sulla strada principale in direzione nord per un chilometro arriviamo al bivio, dove svoltiamo a destra in una deviazione che prosegue lungo una sterrata fino al letto del torrente secco d’estate, da dove parte il sentiero non difficile, ma nell’ultimo tratto abbastanza scosceso, che porta fino alla spiaggia percorrendo la codula di Sisine. Con il termine codula si indica uno stretto vallone calcareo contornato da pareti altissime che solitamente sfocia in una piccola cala sul mare. Percorso a piedi, dopo circa due ore e mezzo porta fino al mare nella splendida Cala di Sisine. Si consiglia di contattare una guida se non si è esperti, ma è comunque percorribile anche in fuoristrada. La grotta di CormoraniPassata Cala Sisine, lungo le alte pareti calcaree si aprono diverse grotte e grottoni. La più conosciuta e spettacolare è la cosiddetta Grotta dei Cormorani con gli splendidi colori della roccia che si riflette nelle sue limpidissime acque. Verso Cala Luna e la grotta del Bue Marino, che si trovano in territorio di DorgaliIl viaggio prosegue aggirando il promontorio Su Masongiu, un boscoso roccione alto ben 115 metri, dove tra le alte falesie vediamo sgorgare nel mare una sorgente naturale d’acqua dolce, e che, passato il quale, ci troviamo di fronte all’insenatura di Cala Luna, che il promontorio protegge dai venti di scirocco. Raggiungiamo la bellissima Cala LunaLa costa entra ora nel comune di Dorgali e raggiungiamo la famosa Cala Luna con la sua bellissima spiaggia, ben attrezzata, raggiungibile da Cala Gonone con un servizio di motobarche con partenza e arrivo quasi ogni ora. È una specie di servizio di bus, dato che si fa il biglietto di andata e ritorno, e si va e si torna con la barca che parte quando ci è più comodo. L’appartenenza della spiaggia di Cala Luna è oggetto di una forte contesa tra i comuni di Dorgali e di Baunei, anche se in base alle dichiarazioni di Nanni Fancello, che è stato il primo cittadino di Dorgali dal 1979 al 1983, esisterebbe un documento controfirmato dalle due amministrazioni alla presenza dei tecnici, che comproverebbe la titolarità dell’intera spiaggia di Cala Luna da parte dl comune di Dorgali. Versione che sarebbe stata poi accettata anche dal tribunale. La spiaggia di Cala Luna viene definita la più bella del Mediterraneo, per il gran Bosco di oleandri rosa, che vegeta presso il piccolo stagno retrodunale, e per la presenza di Sei grottoni che si aprono nella parete calcarea proprio sull’arenile, offrendo un buon riparo dal sole nelle ore calde. L’arenile, di medie dimensioni, è immerso in una natura solitaria e selvaggia, ed è costituito da sabbia dorata chiara mista a ciottolini medi, piccoli e piccolissimi, bianchi o color crema. Si affaccia su un mare di colore tendente al verde, poco profondo. Il nostro consiglio è di visitare la Cala nella tarda primavera, quando il bosco di oleandri è fiorito, e la sua macchia di un rosa intenso crea un meraviglioso contrasto al verde scuro dell’altra vegetazione, al blu del mare, e al candore di una spiaggia ancora deserta. Dietro il bosco di oleandri è presente un punto di ristoro con ristorante tipico. Abbiamo rivisto lo stagno retrodunale, che gli ultimi anni era in secca, quasi resuscitato nell’estate del 2004. |
La spiaggia di Cala Luna è stata scelta come set per l’isola caraibica in cui naufragano Mariangela Melato e Giancarlo Giannini nel film Travolti dal destino nell’azzurro mare d’agosto di Lina Wertmüller del 1974. Nel 1987 il gruppo cileno degli Inti-Illimani ha dedicato a questa spiaggia e a tutta la Sardegna una canzone intitolata Danza di Cala Luna. |
La codula di LunaCala Luna, con la sua spiaggia, si posiziona al termine della Codula di Luna, la strettissima e lunghissima gola lunga oltre venti chilometri, con sul fondo il torrente sassoso secco d’estate, dominata da alte e imponenti pareti calcaree, che parte dalla località di Teletotes, nel comune di Urzulei, raggiungibile con una strada asfaltata di dodici chilometri che parte dal chilometro 172 della SS125 Orientale Sarda, nel tratto che collega Dorgali con Baunei, dirigendosi verso il mere, e viene segnalata da appositi cartelli. L’accesso a piedi, che prevede la discesa di tutta la Codula di Luna, è molto lungo e difficoltoso, e richiede un discreto allenamento. Gli ultimi chilometri prima di arrivare al mare sono caratterizzati da un ambiente che ci dicono molto suggestivo. È possbile anche percorrere un sentiero che parte dal chilometro 170 della stessa SS125 Orientale Sarda, che passa più a sud rispetto a quello che abbiamo descritto, porta fino al parcheggio per la gola di Bacu Addas, dal quale prosegue fino in località Su Boschittu, dove si prende a destra e si prosegue fino a raggiungere la Cala Luna. Esiste anche un sentiero che collega, correndo in alto lungo la costa, la Cala Fuili alla Cala Luna. Nel fine settimana del 20 e 21 maggio 2023 questa zona della Sardegna è stata flagellata dal maltempo, con precipitazioni enormi. Girano in rete molte immagini che testimoniano quanto successo, con la piena del torrente che percorre la Codula di Luna, e di conseguenza Cala Luna è stata sommersa d’acqua. Considerato da molti un disastro ambientale, è un fenomeno sicuramente anomalo ed eccezionale per questo periodo dell’anno, ma non è certo la prima volta che si verifica. Naturalmente il fango trasportato si deposita sulla spiaggia, ma poi, grazie all’azione del mare, tutto tornerà come prima. La spiaggia di Cala Luna è, infatti, il risultato del costante trasporto di sedimenti da parte della sua Codula, le cui acque alimentano uno dei maggiori complessi carsici italiani e in regime di piena riprendono il letto del fiume, altrimenti asciutto, giungendo fino al mare. Proprio quest’ultimo, poi, rimodellerà il cordone litoraneo riconfigurando la spiaggia, il piccolo stagno retrodunale e l’allungarsi del cordone stesso in direzione dei grottoni a nord. È un meccanismo millenario che plasma ogni anno il bell’arenile a forma di mezzaluna, e che si ripete periodicamente. La grotta del Bue MarinoNella mia visita a Dorgali nel 2013, ho ottenuto dal sindaco del paese, Angelo Carta, l’autorizzazione a fotografare all’interno di tutti i musei e, soprattutto, nella grotta di Ispinigoli e nella grotta del Bue Marino, nei quali è vietato scattare foto, al fine di meglio documentare le descrizioni presenti nel sito, per incoraggiare chi lo visita a recarsi, in un suo eventuale viaggio a Dorgali ed a Cala Gonone, a visitare sia i suoi musei che le due bellissime grotte. |
Il viaggio in motobarca, passando accanto ad una selvaggia costa rocciosa, ci porta, dopo un tragitto di poco più di quattro chilometri dal porto, fino all’ingresso della Grotta del Bue Marino nota per la sua ampiezza e bellezza. La grotta è raggiungibile esclusivamente via mare. Deve il suo nome al fatto che qui furono avvistati gli ultimi esemplari di Foca Monaca, alla quale, per l’insolito verso emesso che somigliava a un muggito, la popolazione del posto dava appunto il nome di Bue Marino. Esplorata la prima volta nel 1947, questa grotta è lunga sette chilometri, durante i quali si addentra nella roccia restando al livello del mare, con una temperatura costante di 16° centigradi. Il ramo nord della grotta, che si visitava fino ad alcuni anni or sono, non è al momento più accessibile, per consentire all’ambiente naturale di riequilibrarsi. Non lo si può visitare, se non organizzando la visita su riChiesta, fuori dal periodo turistico ed accompagnati da speleologhi, ed in esso si trova il cosiddetto Lago Smeraldo ed una particolare concrezione detta La Torta. Oggi si visita il ramo sud della grotta, che si apre con un immenso antro nel quale entriamo da un’insenatura, alla base di una parete alta oltre trenta metri. Il primo chilometro è percorribile a piedi e la visita guidata parte dai Graffiti preistorici presenti all’ingresso. Proseguiamo tra moltissime stalattiti e stalagmiti, passando accanto al grande lago salato sotterraneo dalle acque cristalline, uno dei più grandi al mondo. La visita ci porta ad attraversare ben quattro grandi ambienti. Il primo è la Sala dei candelabri adorna di spettacolari formazioni calcaree che ricordano dei lampadari. Si incontra, poi, la Sala degli specchi costituita da una grande sala impreziosita da giochi d’acqua dovuti ai laghetti, nei quali si specchiano le pareti ricche di ricami d’alabastro, regalando un effetto suggestivo ed affascinante. Segue la Sala degli organi caratterizzata da spettacolari colate rocciose che sembrano vere e proprie canne d’organo. alla fine arriviamo alla Sala della spiaggia delle foche dove si ritiene la Foca Monaca si ritirasse per allattare i cuccioli. È un immenso salone nel quale confluisce un fiume d’acqua dolce, che, quando è in piena, trasporta e deposita sabbia. In essa si trova un grande lago, con al centro una colonna, nel quale l’acqua salata del mare si mescola con le acque dolci provenienti da un lago sotterraneo che forma una piccola cascata. Oltre questo punto, la grotta prosegue per altri sei chilometri di cunicoli sommersi dalle acque, praticabili soltanto da speleologi con le debite attrezzature. Dopo di che il nostro viaggio potrebbe proseguire lungo la costiera di Cala Gonone, che si trova nel comune di Dorgali, e che verrà illustrata in una successiva tappa del nostro viaggio. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, l’ultima del nostro itinerario nella Provincia dell’Ogliastra, visiteremo l’Altopiano del Golgo, ossia la parte alta del tavolato calcareo di Baunei, nel quale si trova la Voragine del Golgo, detta anche Su Sterru. Visiteremo, quindi, i comuni di Triei Urzulei con il suo Supramonte, e poi Talana. Da qui proseguiremo, in seguito, con il nostro viaggio recandoci all’interno della Barbagia. |