Gairo con i resti dell’abitato di Gairo Vecchio e con la costiera di Marina di Gairo
In questa tappa del nostro viaggio, da Osini ci recheremo a visitare Gairo con i resti dell’abitato di Gairo Vecchio e con la visita dei dintorni dove si trova il monumento naturale Sa Perda ’e liana e la Marina di Gairo con le spiagge di su Sirboni e Coccorrocci. La regione storica dell’OgliastraL’Ogliastra è una regione centrale della Sardegna orientale, sconosciuta al turismo di massa fino a pochi decenni fa, che affascina ancora oggi per la sua natura selvaggia e per le sue spiagge. I comuni che ne fanno parte appartengono tutti alla Provincia di Nuoro, e sono: Arzana, Barì Sardo, Baunei, Cardedu, Elini, Gairo, Girasole, Ilbono, Jerzu, Lanusei, Loceri, lotzorai, Osini, Perdasdefogu, Talana, Tertenia, Tortolì, Triei, Ulassai, Urzulei e Villagrande Strisaili. Le sue spiagge sono alternate a piccole cale dalle acque di cristallo, contornate da scogliere di granito che, nella parte alta della regione, diventano di porfido rosso. Si tratta di una regione dal paesaggio aspro e selvaggio, dove rilievi e tavolati si alternano a gole profonde. In viaggio verso GairoCirca quasi tre chilometri dopo Osini Vecchio, la SP11 si immette sulla SS198 di Seui e Lanusei che proviene da Ussassai e si dirige verso Lanusei. La prendiamo verso destra, in direzione di Gairo. Un luogo inquetante, ossia il dirupo di Sa BabbaiecaDa dove la SP11 si immette sulla SS198 di Seui e Lanusei, percorsi verso est circa ottocento metri, arriviamo, all’altezza del cartello segnaletico che indica il chilometro 75, al ponte sul rio Pardu, chiamato Su Ponti Mannu, dal quale parte un sentiero che finisce in un precipizio, al termine del quale si trova un luogo inquietante, ossia il dirupo di Sa Babbaieca. In lingua sarda Babbai significa babbo, ossia nonno, vecchio, ed Eca significa entrata o uscita da o verso un sentiero campestre. Babbaieca significa, quindi, uscita del nonno, del vecchio. Una leggenda racconta come, in tempi lontani, si consumasse il rito atroce del sacrificio dei vecchi, che venivano immolati in quanto venivano ritenuti ormai inutili per la società e per cui andavano eliminati per non gravare più sulle spalle della famiglia, e fatti precipitare dall’alto di questo precipizio, ed ancora oggi a Gairo si usa la frase Is Beccius a Sa Babbaieca, ossia I Vecchi alla Babbaieca. I documenti storici avvalorano questa tesi, soprattutto grazie alla testimonianza di uno storico greco, Timèo, vissuto tra il 356 e il 260 avanti Cristo, il quale riporta l’usanza sarda di eliminare i vecchi facendoli rotolare come sassi da alti strapiombi, o dopo averli percossi con dei bastoni. Un giorno però le cose non andarono per il verso giusto. Abbiamo letto, e riportiamo testualmente, un racconto: Dicono che una volta un figlio portava suo padre sulle spalle dal paese verso questo monte. E salendo verso l’alto si è stancato e si è fermato e ha messo il Babbo a sederesu una pietra. E triste se l’è guardato. E il padre gli ha visto negli occhi che non aveva voglia il figlio di fare come avevano fatto con gli altri vecchi-I avevano buttati dal monte. E il Babbo allora ha detto al figlio: Anch’io, figlio mio, mi son fermato qui quando stavo portando mio Babbo.... Quell’usanza crudele viene tuttora ricordata nelle imprecazioni che gli adirati lanciano contro chi dà loro fastidio: Ancu ti ‘nci ettinti in Sa Babbaieca, ossia Che possano gettarti nella Babbaìeca. Arrivando all’abitato di GairoDa dove abbiamo preso la SS198 di Seui e Lanusei verso destra, in direzione di Gairo, raggiungiamo questo abitato dopo quattro chilometri e mezzo di curve e tornanti. Dal Municipio di Osini a quello di Gairo si percorrono 8.4 chilometri. Passato Gairo, la SS198 di Seui e Lanusei porterebbe fino a Lanusei, che visiteremo però in una prossima tappa arrivandoci dalla costiera di Barì Sardo. Il comune chiamato GairoPercorsi ancora due chilometri e mezzo, arriviamo a Gairo (nome in lingua sarda Gàiru, altezza metri 685 sul livello del mare, abitanti 1.293 al 31 dicembre 2021), paese situato nella parte sud orientale della Provincia di Nuoro, nell’entroterra costiero, alle pendici del monte Penta Tricoli. Si tratta di un Comune sparso, la cui denominazione è comprensiva di alcune delle sue frazioni, e la cui sede si trova nella sua principale frazione che è Gairo Sant’Elena. L’abitato è facilmente raggiungibile dalla SS198 di Seui e Lanusei, il cui tracciato ne attraversa il territorio. Il territorio Comunale, classificato di collina, presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, dato che vanno da un minimo al livello del mare fino a un massimo di 1.293 metri sul livello del mare. Ma la sua importanza è dovuta, soprattutto, alla bellezza delle sue coste. Gairo è anche meta di passaggio del Trenino Verde. Origine del nomeLa sua più antica attestazione compare nelle Carte Volgari campidanesi, in un documento dell’anno 1217, in cui esso viene citato nella forma Billa de Gairu, ossia villaggio di Gairo. Viene poi citato nelle rendite pisane del Giudicato di Càralis agli inizi del sec. undicesimoV e ricompare nella Chorographia Sardiniae di Giovanni Francesco Fara, che è degli anni 1580-1589. Le origini del suo nome sono poco chiare, sebbene si attribuisca, con molta probabilità, allo strato linguistico protosardo. Secondo Giovanni Lilliu, esso prenderebbe origine dalla trasformazione del nome della città dei Galilenses, Galilium, i quali anticamente risiedevano nella zona, nome che risalirebbe al Dodicesimo secolo e che sarebbe presente anche nella nota leggenda di San Giorgio. Secondo la teoria di Giovanni Spano, il nome deriverebbe dalle voci fenicie Hiair, che indica l’illuminazione o la luce; Gabaiar, che indica un colle selvoso; oppure Iaar, che indica una selva. Ed infine, il canonico Flavio Cocco indica nelle parole greche Ghès e Rèuo, ossia terra che scorre, le vere radici del nome, teoria che troverebbe conferma nelle caratteristiche idrogeologiche del territorio di Gairo, particolarmente soggetto a smottamenti il nome deriverebbe dalla precaria condizione idrogeologica di parte del suo territorio. Il suo nome si trova del tutto isolato in Sardegna, ma al contrario ha numerose corrispondenze nella penisola italiana, dove si trovano quattro Càiro, tre Càire, due Cairano e poi Càira, Cairos, Cairasca, Cairate, e tutti probabilmente derivano dall’appellativo ligure Cáiru, che indica una tipo di pietra da costruzione, forse lo scisto, che si presenta a falde. Se questa connessione linguistica fosse esatta, allora Su Gáiru in origine avrebbe indicato lo scisto, pietra largamente diffusa nelle pendici del Gennargentu ed ampiamente usata per la costruzione delle case. La sua economiaSi tratta di un importante centro agricolo, con un’economia basata sull’agricoltura e sulla zootecnia. Il settore primario è presente con la coltivazione di cereali, ortaggi, ulivi, agrumeti, viti e altri alberi da frutta; e con l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria è costituita da piccole aziende che operano nel solo comparto edile. Il terziario non assume dimensioni rilevanti, tranne che sui cantieri di rimboschimento. Sebbene non figuri tra le mete turistiche di maggiore afflusso turistico, offre a quanti vi si rechino la possibilità di trascorrervi dei piacevoli soggiorni, di godere delle incontaminate bellezze naturali circostanti, quali i diversi Tacchi calcarei, ed il notevole monte chiamato Sa Perda ’e liana, dalla caratteristica forma di torrione, da cui si gode di una stupenda vista panoramica, posto in un‘area dall’aspetto particolarmente selvaggio e attraversata dall’alto corso del rio Pardu. Le strutture ricettive offrono possibilità di soggiorno e di ristorazione. Brevi cenni storiciIl suo territorio è stato abitato sin dai tempi preistorici come dimostrato dalla presenza nel territorio di alcune domus de janas e di diversi Nuraghi. La nascita del paese avviene in età medioevale, in seguito all’abbandono dei villaggi costieri a causa delle incursioni barbariche. Le prime fonti documentate che trattano di Gairo risalgono al 1217, ed il villaggio fa parte della curatoria di Ogliastra, all’interno del Giudicato di Càralis. Pochi anni dopo, nel 1288, il giudice di Gallura Nino Visconti viene sconfitto dai Pisani. Nel 1259, alla caduta di questo Giudicato, passa per un breve periodo nel Giudicato della Gallura, sotto la cui giurisdizione rimane fino alla metà del tredicesimo secolo. Conquistato nel 1324 dagli Aragonesi, nel 1363, insieme ad altre ville dell’Ogliastra, viene incorporato dal re d’Aragona Pietro IV il cerimonioso nella conte di Quirra, data in feudo a Berengario Carroz. Successivamente, nel 1603, la conte viene trasformata in Marchesato, nelle mani delle signorie dei Centelles e degli Osorio de la Cueva, fino al 1839, anno dell’abolizione dei feudi e del suo riscatto da parte del regio demanio. Passato sotto la repubblica, del comune di Osini nel 1927, dopo la creazione della Provincia di Nuoro, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro. A seguito della devastante alluvione del 1951, dovuta a piogge Torrenziali durate ininterrottamente dal 15 al 19 ottobre che hanno colpito senza tregua circa tre quarti dell’intera Isola, e chehanno causato l’esondazione del rio Pardu che scorre a sud ovest, per i gravi e continui movimenti franosi viene abbandonato l’antico abitato, che oggi è detto Gairo Vecchio, e costruito il nuovo Gairo costituito da tre frazioni. Successivamente nel 2003, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, di Gairo viene cambiata la Provincia da quella di Nuoro a quella nuova dell’Ogliastra, ed in seguito, con la sua abolizione, nel 2016, ritorna ad appartenere alla Provincia di Nuoro. Il nuovo comune sparso di Gairo che è costituito da tre frazioniA seguito dell’alluvione del 1951, dato che il paese non è più sicuro, si decide di abbandonarlo per ricostruirlo altrove. La costruzione dei nuovi ricoveri è prevista a Taquisara, dove viene realizzato il primo gruppo di case comunque non sufficienti ad ospitare tutta la popolazione. A Gairo Vecchio, il 2 gennaio 1952, la polizia entra con la forza nel Municipio occupato nella notte di San Silvestro da centocinquanta donne incinte che fanno lo sciopero della fame per protestare contro lo stato di abbandono in cui è lasciato il paese. Superata la crisi, nei successivi giorni si decide di continuare la costruzione delle abitazioni, ma non si trova l’accordo sul luogo dove costruire il nuovo centro data la distanza di Taquisara dal vecchio centro, e così Gairo si divide in tre frazioni, e diviene quindi un Comune sparso. Viene costruito a monte, un chilometro più a nord rispetto al vecchio abitato, il nuovo centro di Gairo Sant’Elena nel quale si trova anche il Municipio del nuovo comune; a qualche chilometro di distanza Gairo Taccu Isaira chiamato anche Taquisara, Che è un grazioso villaggio famoso per essere una stazione del Trenino Verde; ed in parte sulla costa a Gairo Cardedu. I primi due formano l’attuale comune diffuso di Gairo, mentre il terzo è diventato nel 1984 un comune autonomo con il nome di Cardedu, posizionato in prossimità della costa, tanto che parte di quella che era la costiera di Gairo viene oggi chiamata costiera di Cardedu. Sagre e feste che si svolgono a GairoA Gairo è attiva l’Associazione Culturale Gruppo Folk Sant’Elena Imperatrice, i cui componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località. Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono a Giro, si segnalano, il sabato più vicino al 17 gennaio, la Festa di Sant’Antonio Abate, con il tradizionale falò e con la Sagra del cinghiale; i festeggiamenti del Carnevale; la prima domenica di maggio, la Festa di San Giuseppe a Gairo Taquisara; il 19 maggio, la Festa dello Spirito Santo; la prima domenica di agosto, la Festa della Madonna degli Angeli a Gairo Taquisara; il 18 agosto, nella chiesa situata in Gairo Vecchio la Festa di Sant’Elena, che è la Festa patronale del paese, con la Sagra di Sa Coccoi; la penultima domenica di agosto, la tradizionale celebrazione religiosa della Festa di San Lussorio nell’omonima chiesa campestre; la terza domenica di settembre, la Festa di Nostra Signora del Buoncammino in località Buon Cammino. La Festa di Sant’Antonio Abate con la Sagra del CinghialeA Gairo, la Festa di Sant’Antonio Abate del sabato più vicino al 17 gennaio è accompagnata anche dalla nota e tradizionale Sagra del Cinghiale. Quest'ultima è d’origini remote ed è molto sentita dalla popolazione, soprattutto perché legata alla tradizione contadina che riteneva di buon auspicio, per l’andamento dell’annata, la buona riuscita del falò che si accende la sera. Ed in seguito, ancora oggi si approfitta dell’occasione per cucinare la carne dei cinghiali che i cacciatori procurano per l’occasione durante la stagione venatoria. Sempre in questa serata, si servono svariati dolci prodotti appositamente per la ricorrenza da coloro che si cimentano nel coordinamento dei vari aspetti organizzativi. I festeggiamenti di su Maimulu ossia del CarnevaleIl comune ospita uno dei Carnevali più particolari dell’intera Isola, Su Maimulu, che è un’antica manifestazione carnevalesca del paesi di Gairo e Ulassai. a manifestazione coincide con i vari riti Carrasegare della Barbagia ed i Segariepetza campidanesi, nell’ultimo periodo invernale tra il febbraio ed il marzo, ma ha inizio il 17 gennaio con Sa Primu Essia, la prima uscita delle maschere, che avviene in occasione dei grandi falò di piazza in onore di Sant’Antonio a Gairo e San Sebastiano ad Ulassai. La mascherata de Su Maimulu fa parte delle rappresentazioni carnevalesche ogliastrine e barbaricine, che si differenziano dagli altri carnevali isolani per le loro maschere orride e ancestrali. Queste rappresentazioni, di origine precristiana e preromana, mettono in scena l’atavica lotta tra il bene e il male. Una figura malvagia, S’Urtzu ballabeni, che rappresenta la natura selvaggia, l’inverno, attacca chiunque gli si pari davanti, Così come l’inverno in passato aggrediva le comunità. Delle figure benigne, invece, Is Omadoris o Peddincionis, lo tengono in catene e, con le percosse, lo obbligano a seguire un ritmo regolare dettato dai campanacci che portano sul dorso, e poi lo uccidono. La danza ad un ritmo regolare, che determina il nome del personaggio derivante dall’incitamento Urtzu, ballabeni! ossia Urtzu, balla bene!, è di buon auspicio perchéla natura danzi, al ritmo voluto dalla comunità, con piogge regolari. La morte de S’Urtzu rappresenta la fine dell’inverno, del periodo di sofferenza, ed alla morte iniziano i festeggiamenti della comunità, interrotti solo da una repentina rinascita de S’Urtzu. La rinascita serve a ricordare alla comunità il ciclo delle stagioni. I resti dell’abitato di Gairo VecchioA seguito della devastante alluvione del 1951, dovuta a piogge Torrenziali durate ininterrottamente dal 15 al 19 ottobre che hanno colpito senza tregua circa tre quarti dell’intera Isola, e che hanno causato l’esondazione del rio Pardu che scorre a sud ovest, per i gravi e continui movimenti franosi viene abbandonato l’antico abitato, che oggi è detto Gairo Vecchio, del quale, lungo la strada che ci conduce a Gairo, si trovano i resti dell’abitato. L’antico Cimitero Monumentale di Gairo VecchioDa dove, provenendo da Osini, abbiamo preso la SS198 di Seui e Lanusei verso destra, in direzione di Gairo, percorso appena un chilometro e settecento metri, si vede, alla destra della strada, il muro di cinta ed il portone di ingresso dell’antico Cimitero di Gairo Vecchio un Cimitero Monumentale che risulta, però, ad oggi affollato di tombe immerse in una vegetazione sempre più fitta. L’abitato di Gairo VecchioPercorsi poco più di trecento metri verso est sulla SS198 di Seui e Lanusei, troviamo una deviazione sulle destra che ci porta la parcheggio, dal quale si raggiungono i resti del vecchio abitato di Gairo Vecchio un paese fantasma con le case ormai diroccate, dopo che le grandi alluvioni del 1951 e 1953 hanno costretto la popolazione ad abbandonare l’abitato. Nel parcheggio si può lascira l’auto per addentrarsi a piedi tra i vicoli di Gairo, tra le scalinate e gli edifici diroccati dalle caratteristiche pareti rosa e blu. Per ragioni di sicurezza è vietato entrare o avvicinarsi alle vecchie case, dove è possibile trovare ancora finestre, scale, caminetti e altri piccoli segni di quella che un tempo doveva essere la vita a Gairo. Nell’affascinante borgo abbandonato, tutto è rimasto com ’era un tempo, ma poco rimane di questo centro se non la vecchia chiesa dedicata a Sant’Elena Imperatrice, recentemente ristrutturata, e poche case, ma nessuna di queste è stata ristrutturate negli ultimi anni, come è avvenuto, invece, per il vicino borgo abbandonato di Osini Vecchio. I ruderi della chiesa dello Spirito SantoA Gairo Vecchio si trovano i resti della vecchia chiesa dello Spirito Santo ormai da tempo ridotta a una serie di ruderi. Narra la leggenda che questa chiesa sia stata edificata da una donna di Ulassai, che ebbe la visione dello Spirito Santo, il quale le domandò di dedicargli una chiesa. Quando rientrata in paese lo raccontò, venne derisa dagli uomini, ma non si arrese e iniziò a portare da sola dei massi al fiume, al che gli uomini del paese, mossi a compassione, decisero di assecondarla e costruirono una piccola cappella. Ma lo Spirito Santo, non soddisfatto, le apparve nuovamente e le Chiese di ampliare la chiesa con sette arcate. In seguito le indicò un punto nel bosco dove ella trovò una statua di legno. Si narra che la donna abbia lanciato addosso alla statua un uovo, simbolo della rinascita del mondo. La chiesa di Sant’Elena ImperatriceA Gairo Vecchio si trova la vecchia chiesa di Sant’Elena Imperatrice madre dell’Imperatore Costantino, che era la ex chiesa parrocchiale di Gairo prima dell’alluvione del 1951, e che è stata recentemente ristrutturata grazie a fondi regionali. L’ultima domenica di agosto, nel piazzale antistante questa chiesa si svolge la Festa di Sant’Elena, un tempo patrona del paese, che è oggi un pò meno solenne ma ugualmente sentita e ampiamente partecipata. In questa occasione per tre giorni Gairo Vecchio si rianima, dopo i recenti interventi di rivalorizzazione della chiesa, e per due giorni i visitatori possono visitare l’antico borgo, assistere alle manifestazioni religiose, folkloristiche e degustare i prodotti tipici durante la Sagra di Sa Coccoi, fragranti tortine salate con un impasto che ricorda quello della pizza, ma più croccante, e un delizioso ripieno a base di patate, aglio, pecorino e menta che assomiglia molto al ripieno dei Culurgiones. Visita della frazione Gairo Sant’ElenaCome già detto, Gairo è un Comune sparso, la cui denominazione è comprensiva di alcune delle sue frazioni, e la cui sede si trova nella sua principale frazione che è Gairo Sant’Elena. Il suo abitato, che si sviluppa lungo un ripidissimo versante scistoso, ha un andamento altimetrico di tipo collinare. Da dove, provenendo da Osini, abbiamo preso la SS198 di Seui e Lanusei verso destra, in direzione di Gairo, percorsi poco più di quattro chilometri arriviamo nell’abitato della frazione Gairo Sant’Elena (altezza metri 685, distanza in linea d’aria circa 0 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 1.321). Il campo Comunale Sant’ElenaArrivando a Gairo Sant’Elena da ovest con la SS198 di Seui e Lanusei che proviene da Ussassai, subito dopo l’indicazione del chilometro 78, si trova il cartello segnaletico che indica l’ingresso all’interno dell’abitato. Passato questo cartello segnaletico, la strada statale assume il nome di via Nazionale, e, appena poco più avanti, si vede la strada bianca sulla sinistra che porta, in poche decine di metri, al Campo Comunale Sant’Elena. All’interno del campo Comunale Sant’Elena si trova il Campo da Calcio, con fondo in erba, dotato di tribune in grado di ospitare un centinaio di spettatori, ed ospita le partite casalinghe della squadra Gairo, che partecipa al campionato di calcio di Prima Categoria, nel Girone A in Sardegna. Al suo interno si trova, inoltre, un Campo da Tennis. La chiesa dello Spirito Santo che ospita la parrocchia di Sant’Elena ImperatriceProcediamo verso sud est con la via Nazionale e, dopo circa settecento metri, prendiamo la deviazione a destra il via della lbertà, che è il nome che assume all’interno dell’abitato la SP28 e che conduce nel centro del paese. Seguita per duecentocinquanta metri, vediamo, alla sinistra della strada, la piazza Pietro Melis. Qui, al civico numero 1, al termine di un’ampia scalinata in granito, si trova la chiesa Dello Spirito Santo che ospita la parrocchia di Sant’Elena Imperatrice che era precedentemente presente nella chiesa omonima che si trova ancora oggi in Gairo vecchio. La chiesa presenta una pianta rettangolare, con una sola ampia navata, sulla quale si aprono due piccole navate laterali. Nella parte superiore dell’ampio presbiterio si trova un bel mosaico raffigurante la discesa dello Spirito Santo su Maria e gli Apostoli in preghiera. L’edificio, di fattura abbastanza moderna, presenta esternamente un’alta facciata quadrangolare con andamento ricurvo nella parte superiore, mentre nella parte inferiore il prospetto è alleggerito da un atrio, suddiviso in tre parti, a cui corrispondono altrettanti portoni d’ingresso. Nella parte centrale in mattoncini rossi, spicca un mosaico di Fanco d’Urso raffigurante il Battesimo di Gesù, e sul piatto terminale è posta una semplice croce. Sul lato destro della chiesa, staccato dal corpo principale, si erge il campanile a canna quadrata di colore giallo, arricchito alla base da uno zoccolo in marmo. All’interno della chiesa sono custoditi notevoli arredi sacri tra cui una pregevole croce gigliata di stile gotico, le belle statua del Cristo risorto, di Sant’Elena, della Madonna di Buoncammino. Degno di nota è anche il simulacro della Santissima Trinità, che raffigura il Padre, con barba e capelli bianchi, che regge sulle ginocchia Gesù Crocifisso, su cui svolazza una colomba simbolo dello Spirito Santo.
Ogni anno, in occasione della Pentecoste, a Gairo si svolge la Festa dello Spirito Santo, che è anche il Santo patrono del paese, una Festa molto sentita dai fedeli che si riuniscono in preghiera. La Festa dura tre giorni, dal sabato al lunedì, ed in ciascuno di essi si svolge la processione con il simulacro dello Spirito Santo seguito dai gruppi folk, dopo la quale si svolgono le celebrazioni religiose e diverse manifestazioni civili. La gioia per la Festa si esprime con la semplicità dell’incontro. Il Municipio di GairoPassata la piazza Pietro Melis, proseguendo lungo la via della lbertà verso est, subito più avanti, alla sinistra della strada, al civico numero 7, si trova l’edificio nel quale che ospita il Municipio di Gairo con la sua sede e con gli uffici predisposti per fornire i loro servizi ai cittadini delle diverse frazioni, che costituiscono il comune sparso di Gairo. Anche questo edificio, realizzato dopo la ricostruzione del paese, ha una struttura moderna come tutto l’abitato di Gairo Sant’Elena. Il parco EuropaPercorsa ancora un’ottantina di metri lungo la via della lbertà, prendiamo a sinistra la via Giuseppe Garibaldi, che passa sul retro della chiesa dello Spirito Santo. Seguiamo la via Giuseppe Garibaldi per quasi centocinquanta metri, fino a che questa strada sbocca sulla via Tricoli, che prendiamo verso destra, dopo una ventina di metri, prendiamo a destra la via Trento, e, percorsi duecentocinquanta metri, arriviamo di fronte al parco Europa, nel quale sono presenti un chiosco e strutture per i giochi dei giovani. Il Campo da Calcetto di Gairo Sant’ElenaAll’interno del parco Europa si trova il Campo da Calcetto di Gairo Sant’Elena. Si tratta di un Campo da gioco dotato di un fondo in erba sintetica, e fornito di tribune in grado di ospitare un centinaio di spettatori, nel quale è possibile giocare a calcio ed a calcetto, ossia calcio a cinque. Il Cimitero di Gairo Sant’ElenaDa dove avevamo preso a sinistra la via Giuseppe Garibaldi, preoseguiamo invece lungo la via della lbertà, che si dirige verso sud est ed esce dall’abitato. Dopo circa seicento metri, prendiamo una deviazione in salita sulla sinistra, che, in un centinaio di metri, ci porta a vedere, alla sinistra della strada, l’ingresso del Cimitero di Gairo Sant’Elena. Questo è il Cimitero nuovo, realizzato dopo la costruzione del nuovo abitato, dato che l’antico Cimitero di Gairo è situato lungo la SS198 di Seui e Lanusei, e lo si trova, arrivando da Ussassai, prima di raggiungere l’abitato abbandonato di Gairo Vecchio. Visita dela frazione Gairo Taccu Isaira chiamata anche TaquisaraProvenendo da Osini con la SP11, prendiamo la SS198 di Seui e Lanusei verso sinistra, in direzione di Ussassai, percorsi circa quattro chilometri e mezzo arriviamo nell’abitato della frazione Gairo Taccu Isaira chiamata anche Gairo Taquisara (altezza metri 760, distanza in linea d’aria circa 3.80 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 190), una delle frazioni di Gairo che prende il nome dalla grotta Taquisara che la sovrasta, e che è parzialmente visitabile grazie ad un percorso turistico guidato. Il Cimitero di Gairo TaquisaraArriviamo a Gairo Taquisara provenendo da est con la SS198 di Seui e Lanusei, e, subito dopo l’indicazione del chilometro 70, troviamo il cartello segnaletico che indica l’ingresso all’interno dell’abitato. Passato il cartello segnaletico, prendiamo subito a destra la via Tevere che si dirige verso nod, e, dopo una trentina di metri, continua con la via Imperatore Adriano. La seguiamo per quasi trecento metri e, prima della fine, si vede, alla sinistra della strada, l’ingresso del piccolo Cimitero di Gairo Taquisara. L’antica chiesa di Nostra Signora degli AngeliDal cartello sehnaletico che indica l’ingresso nell’abitato, la SS198 di Seui e Lanusei si dirige verso sud e prende il nome di via Ospitone. Percorsa per circa centoventi metri, la strada attarversa la linea ferroviaria, e qui subito dopo, alla sinistra, si trova l’ex rimessa per le locomotive, con un poco più avanti la piattaforma girevole per l’inversione del senzo di marcia dei treni. In questo spazio, che oggi è occupato dalla stazione degli autobus delle FdS, accanto al casello ferroviario numero 109, si trova l’Antica chiesa di Nostra Signora degli Angeli. Nel 1923, quando è stata disposta la chiusura della rimessa per le locomotive, gli edifici sono stati trasformati parte nella chiesa e parte in Scuola elementare per i figli dei ferrovieri. Fino al 1929, nella chiesa venivano celebrate delle Messe saltuariamente da sacerdoti in transito, ma da quell’anno, a seguito della costruzione della frazione Gairo littorio, denominata anche Gairo Scalo ed oggi Gairo Taquisara, la messa domenicale veniva officiata alternativamente dai parroci di Ussassai, Osini, Ulassai e Jerzu, trasportati dal carrello dei cantonieri. Oggi la piccola chiesa si presenta ad un unica navata di pianta rettangolare, con una facciata di color arancio e una porta in legno. Sopra il portone d’ingresso si ammira un rosone, e l’adornamento ad arco intorno al portone principale. Per ragioni derivanti dalla circolazione dei treni e degli autobus, l’azienda ferroviaria preclude al comune la possibilità di chiederne la concessione onde salvarla con un finanziamento, anche se forse sarebbe troppo tardi, considerate le pessime condizioni in cui versa, col bel tetto ligneo decorato crollante e l’aula totalmente devastata. Nella frazione si trova la Stazione ferroviaria di GairoAltri centosessanta metri più a sud, all’interno della frazione Taquisara, lungo l’attuale via Ospitone, alla sinistra si trova la Stazione ferroviaria di Gairo, capolinea della linea ferroviaria che collega Gairo con Jerzu, istituita nel 1893 dalle Strade Ferrate Secondarie della Sardegna, che ha operato fino al 1956 quando, malgrado le proteste della popolazione locale, viene disposta la cessazione dell’esercizio ferroviario, che viene rimpiazzato da corse sostitutive su autobus. I binari vengono rimossi, mentre il materiale rotabile prosegue il servizio sul collegamento tra Mandas e Arbatax. della ferrovia soppressa rimangono solo le stazioni con i fabbricati annessi ed alcuni caselli sul percorso. Ma la stazione di Gairo è ancora in attività quale tappa del percorso turistico del Trenino Verde delle Ferrovie di Sardegna, lungo il percorso che collega Mandas con Arbatax, che è di norma attivo prevalentemente tra aprile e ottobre con un’attività quasi quotidiana in estate. Il fabbricato viaggiatori, in ottime condizioni, si presenta nella tipica forma architettonica della fine del diciannovesimo secolo delle Strade Ferrate Secondarie della Sardegna. Presenta due piani, con cinque ingressi sul piazzale interno, ed è affiancato sul lato nord dal piccolo scalo merci e sul lato opposto dalle ritirate. Di fronte alla stazione si trova la nuova chiesa di Nostra Signora degli AngeliProprio di fronte alla Stazione ferroviaria di Gairo, alla destra della strada, si trova la nuova chiesa di Nostra Signora degli Angeli che è la chiesa parrocchiale della frazione. Per iniziativa dei ferrovieri, era stata donata all’antica chiesa una statua della Madonna degli Angeli, con il voto di festeggiarla nella prima domenica ed i successivi lunedì e martedì di agosto. Con la costruzione, nei primi anni Settanta, della nuova chiesa di Nostra Signora degli Angeli, più capiente della precedente, l’azienda ferroviaria ha inserito l’antica chiesa nel deposito degli autobus, e non ne ha consentito un qualsiasi ripristino. fortunatamente, la statua della Madonna degli Angeli, donata dai ferrovieri, ed il quadro realizzato dal Pittaluga che sovrastava l’altare, donato dalle Ferrovie, sono stati recuperati e collocati nella nuova chiesa. Da molto tempo, ogni anno, la prima domenica di agosto a Gairo Taquisara si svolge la Festa della Madonna degli Angeli, una Festa principalmente a carattere religioso, che è fortemente sentita dalla popolazione della frazione. Il simulacro della Vergine, che è custodito nella nuova chiesa di Nostra Signora degli Angeli, viene portato in processione lungo le strade dell’abitato, fino alla nuova chiesa, accompagnato dalla recita delle preghiere dei partecipanti in lingua sarda. Anche la Festa in onore di San Giuseppe si svolge la prima domenica di maggio in località Gairo Taquisara. Il simulacro del Santo viene accompagnato nella chiesa da una processione di fedeli, e ad essa seguono le cerimonie religiose e le manifestazioni civili. Gli impianti sportivi di TaquisaraProseguendo verso sud lungo la via Ospitone, che uscirà dall’abitato verso Ussassai con il nome di SS198 di Seui e Lanusei, circa quattrocentocinquanta metri più avanti, all’interno del parco e dell’area da picnic, si trovano gli impianti sportivi di Taquisara, all’interno dei quali è presente un Campo da Tennis, ed un tempo vi era anche un Campo da Calcio, oggi in disuso. Visita della grotta di TaquisaraDa dove avevamo visto la Stazione ferroviaria, proseguendo verso sud lungo la via Ospitone per solo un centinaio di metri, seguendo le indicazioni svoltiamo a destra in via San Giorgio e la seguiamo anche dove, dopo una curva a destra, prosegue verso nord. Percorsa per duecentocinquanta metri, prendiamo verso sinistra una pista sterrata con forte prendenza e priva di protezioni, che conduce in poco più di cinquecento metri al parcheggio, dove lasciare la macchina per l’accesso alla Grotta di Taquisara che si trova all’interno dei celebri Tacchi d’Ogliastra. La grotta è attiva ancora oggi ed è caratterizzata dalla presenza di alcune sale ciascuna con diverse concrezioni. Lungo il percorso di circa settecento metri, messo in sicurezza per i visitatori della grotta, si possono ammirare una serie di veri e propri monumenti naturalii come stalattiti e stalagmiti, che unendosi tra loro hanno formato delle grandi e maestose colonne, colate, le cannule o tubolari, gli aragoniti e le particolari e finissime eccentriche, che sono delle concrezioni particolari con l’abilità di svilupparsi in qualsiasi direzione. Durante il percorso è possibile incontrare anche dei piccoli laghetti. La visita della grutta ha una durata di quasi un’ora e mezzo. I dintorni di Gairo e più lontano la sua isola amministrativa con la costiera di Marina di GairoVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Gairo, sono stati portati alla luce i resti del pozzo sacro di Scala Acutza; del Nuraghe semplice Perdu Isu; ed anche del Nuraghe Coccu, di tipologia indefinita. L’imponente monumento naturale chiamato Sa Perda ’e lianaDa Gairo Taquisara, dove la via Ospitone attarversa la linea ferroviaria, pendiamo a destra la via Iliesi, che si dirige verso nord. Percorsi poco più di sette chilometri, arriviamo a uno svincolo, dove prendiamo a sinistra una stradina in salita che, in poco più di quattro chilometri, ci porta sull’altopiano di Monte Tonneri, dal quale possiamo ammirare Sa Perda ’e liana un monumento naturale di rara imponenza e fascino, tra i più caratteristici della Sardegna, protetto dalla regione come monumento naturale. Si tratta di un torrione, che svetta a un’altezza di 1293 metri sul livello del mare, posto in un’area di confine tra la Barbagia di Seulo e l’Ogliastra.su un basamento, costituito da scisti risalenti al paleozoico, si appoggia la base tronco conica che è costituita da una formazione conglomeratico arenacea, mentre la sommità è un maestoso torrione cilindrico calcareo dolomitico, le cui pareti, quasi verticali, sono suddivise in regolari blocchi prismatici da nette linee di frattura verticali. Costituisce il tacco per antonomasia, è una delle più conosciute, tra quelle formazioni rocciose testimonianze della lenta erosione dell’antica copertura calcarea e del suo substrato. Ed è un punto di riferimento visibile a grande distanza, quasi fosse un vero e proprio faro per tutto il Gennargentu. Si ritiene che il nome Perda ’e liana derivi da Perda Iliana, ossia Rupe degli Iliensi, dato che qui si trovava il centro del grande spazio occupato dalla più numerosa tra le tribù nuragiche. Vittorio Angius, frate scolopio, giornalista e uomo politico, nel suo famoso Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli stati di S. M. Il re di Sardegna, scrive testualmente: Vuolsi per antica tradizione che sotto questa rupe i popoli Iliesi, celebri nella storia romana per la eterna guerra sostenuta contro i dominatori dell’Isola, Cartaginesi e romani, e per la mantenuta Libertà, tenessero quivi le loro assemblee su le cose comuni. Questi Iliesi furono discendenza dè pelasghi d’Ilio, che dopo la rovina di Troja, posero in Sardegna le loro sedi.... L’Osservatorio astronomico Ferdinando CaliumiUsciamo da Gairo verso nord con la SS198 di Seui e Lanusei, percorsi circa cinque chilometri. Poco prima del cartello che indica il chilometro 84, prendiamo una strada bianca sulla sinistra seguendo le indicazioni per Perdaliana distante 16.7 chilometri. Percorsa per un paio di chilometri, raggiungiamo l’Osservatorio astronomico Ferdinando Caliumi che è stato costruito, nel 1992, dal comune di Lanusei sulla pendice meridionale del monte Armidda, a 1.120 metri di altitudine. Dal 19 gennaio 2017 la sua giurisdizione è passata, però, all’amministrazione Comunale di Gairo, per effetto di una sentenza del tribunale di Cagliari sull’accusa di abuso edilizio, con un indennizzo delle spese di costruzione da pagare da parte di Gairo a Lanusei. Si tratta di uno degli osservatori più grandi, in Italia, fra quelli aperti al pubblico, è gestito interamente e volontariamente dall’Associazione Ogliastrina di Astronomia, e viene completato da un planetario situato all’interno del liceo scientifico di Lanusei. Grazie alla sua posizione isolata, caratterizzata da un bassissimo tasso di inquinamento atmosferico, l’osservatorio può vantare uno dei cieli più bui d’Europa, e rappresenta un importante punto di riferimento per tanti astronomi, provenienti da tutta Italia, che vi si recano per sviluppare le loro ricerche. La chiesa campestre di San LussorioDal Municipio di Gairo prendiamo verso sud la SP28, usciamo dall’abitato e, passato il cartello indicativo del chilometro 4 nella strada tra Gairo e Cardedu, percorsi ancora poco più di duecento metri, si trova una strada sterrata in discesa sulla destra che conduce alla piccola chiesa campestre di San Lussorio. Costruita con pianta rettangolare semplice, caratteristica tipica delle Chiese campaestri, si presenta con una facciata di colre bianco, un piccolo portale in legno, ed un piccolo campanile con una campana sovrastante. La chiesa si compone anche di un bellissimo tetto in stile sardo con la presenza di travetti in legno, tegole sarde e cannetti come copertura interna dell’edificio. Presso questa chiesa campestre la terza domenica di agosto si celebra la Festa campestre San Lussorio. In passato, la sera prima si accompagnava in processione il simulacro del Santo fino all’uscita del paese, poi lo si consegnava velato a quattro uomini affinché lo conducessero alla sua chiesa. Oggi, il simulacro del Santo viene accompagnato nella sua chiesa la sera prima dei festeggiamenti, da un corteo di pellegrini che talvolta va in processione a piedi e talaltra in auto, che parte dalla chiesa parrocchiale di Gairo, dove il Santo viene festeggiato ed onorato con cerimonie religiose, canti e balli folkloristici che vedono la partecipazione dei gruppi folk ogliastrini e non solo, e tornerà alla fine della Festa alla chiesa parrocchiale di Gairo. La chiesa campestre di Nostra Signora del Buon CamminoProseguendo, la SP28 a quattordici chilometri da Gairo va ad immettersi sulla SS125 Orientale Sarda e, dopo altri due chilometri e mezzo, arriva nell’abitato di Cardedu, che era un tempo la frazione Gairo Cardedu e, dal 1984, è diventato comune autonomo. Dal centro del paese di Cardedu, prendiamo la via Buoncammino, che è una strada che si muove in direzione della costa. Seguendo la via Buoncammino, dopo poco meno di tre chilometri, raggiungiamo la frazione Buoncammino, dove la via Buoncammino arriva a un bivio, qui prendiamo la destra e successivamente svoltiamo a sinistra all’incorcio successivo,su una strada sterrata che ci porta all’antica piccola chiesa campestre di Nostra Signora di Buoncammino. Questa chiesa è stata costruita tra il 710 e il 1015 avanti Cristo, nella stessa zona nella quale in passato veniva onorato il culto della Madonna presso un’altra chiesa che sorgeva di fronte al mare, più a est rispetto alla posizione attuale, ma le frequenti incursioni di pirati saraceni consigliarono il suo spostamento un pò più all’interno. Nella chiesa è stato trovato, nella seconda metà del settecento, il cippo terminale lungo quasi un metro e largo circa cinquanta centimetri, che oggi fa parte del muro della chiesa, e che indicava i confini tra gli antichi popoli degli Alticenses e dei Rubrenses. Nel 1801 la chiesa subisce l’ultima ristrutturazione, ed oggi si presenta con un unica navata a pianta rettangolare con il tetto a capanna, caratteristico delle piccole Chiese campestri, con copertura in canne, tegole sarde e travi in legno, una facciata semplice di colore bianco, un portale in legno per l’entrata ed una piccola finestra presente sopra l’ingresso. Sul tetto della chiesa si trova anche un piccolo campanile con una croce latina seplice in ferro. La chiesa, che si trova in territorio di Cardedu, appartiene però alla comunità di Gairo, ed è stata un tempo punto di riferimento per i suoi abitanti, che vi trovavano riparo e protezione. Il simulacro della Madonna, chiamata dalla popolazione Sa Santa, viene oggi custodito nella chiesa parrocchiale di Gairo Sant’Elena, da dove, in occasione della Festa della Beata Vergine di Buoncammino, la terza domenica di settembre, viene accompagnata in processione alla piccola chiesa campestre di Buoncammino. Nel piazzale antistante si svolgono i festeggiamenti in suo onore, che offrono un’occasione di incontro degli abitanti di Gairo con quelli di Cardedu. In passato vi si dormiva per due notti in loggette disposte in due file esternamente alla chiesa. Pertanto, alla Festa sono legati alcuni ricordi più cari alle famiglie di Gairo che, anche ai giorni nostri, non mancano di festeggiare degnamente la ricorrenza. L’isola amministrativa di Gairo sulla costa con la Marina di GairoAnche dopo la creazione del comune di Cardedu, è rimasta sulla costa un’isola amministrativa di Gairo, lontana dal suo territorio Comunale, che si trova a nord della costiera di Tertenia, ed a sud di quella di Cardedu. Partendo dalla strada che ci ha portati alla chiesa campestre di Nostra Signora del Buon Cammino, ragggiungiamo la costa e ci dirigiamo verso sud, che porta alla costiera meridionale di Cardedu con diverse spiagge molto simili tra loro, una la prosecuzione dell’altra. Qui passiamo la spiaggia di Museddu, la spiaggia di Sa Perda ’e Pera, la spiaggia di lispedda, nota anche come la Spiaggetta, passata la quale inizia la Baia di Gairo, con diverse spiagge conosciute come Marina di Gairo dove la spiaggia da sabbiosa diventa di ghiaietta, poco frequentate perché luogo di villeggianti quasi esclusivamente dei paesi vicini, quindi molto riservate. La Marina di Gairo conserva spiagge incantevoli e poco frequentate, ideali per chi cerca una vacanza estiva fuori dalla ressa turistica e immersa nella natura incontaminata. La Cala Francese con la spiaggia di su SirboniSi prosegue verso sud, e, a circa sei chilometri dalla località Buoncammino, dove la strada che tende a salire, si parcheggia. Come indicazione per raggiungere la Cala Francese, all’interno della quale si trova la spiaggia di su Sirboni, ossia spiaggia del cinghiale, possiamo dire che siamo circa dieci chilometri e mezzo a sud di Barìsardo. La spiaggia, oltre che dal mare, è visitabile da terra unicamente a piedi e da nord, per mezzo dell’unico passaggio consentito dai proprietari dei terreni circostanti, mentre da sud il percorso, sempre a piedi, è lungo e difficoltoso. L’imbocco del sentiero per arrivare alla spiaggia non è indicato bene, ma se ci sono già macchine parcheggiate (a luglio e agosto è facile che ce ne siano...) si intuisce dove bisogna scendere. Da qui parte un sentiero che, dopo circa cinquecento metri,10 o 15 minuti a piedi, porta alla Cala Francese, con la spiaggia. È molto naturale, senza servizi. Si tratta di una baia riconoscibile per la presenza, alle spalle della spiaggia, del curioso Hotel Su Sirboni, da decenni inattivo, costituito da un villaggio di bungalows, da alcuni turisti chiamato il villaggio abbandonato, perché pressoche disabitato da diversi anni ed ormai inglobato nella natura del luogo. La macchia mediterranea arriva fino alla bella spiaggia di su Sirboni con limpida acqua color turchese bassa fino a 40/50 metri dalla riva, praticamente quasi una piscina naturale. È un arenile di piccole dimensioni, costituito da una spiaggia caratterizzata da sabbia fine e bianchissima, affacciata su un mare azzurro verde poco profondo, chiuso da due scogliere di granito rosso, immerso nella macchia mediterranea e bagnato da un mare trasparente e pulito. Non tanto affollata, neanche in alta stagione, poiché non facilmente accessibile e nascosta dalla folta vegetazione. Verso sud, appena girati gli scogli, con pinne e maschera, si possono contemplare i meravigliosi fondali di granito rosso. Ideale per gli amanti del surf, grazie ai venti che qui battono quasi sempre forti. |
La spiaggia CoccorrocciInfine, più avanti, passato Capo d’Asta e la Cala ’e luas, dalle belle rocce rosa, a circa tre chilometri e mezzo dalla spiaggia di Perda ’e Pera, arriviamo al villaggio turistico e all’insolita, suggestiva, spiaggia Coccorrocci. Arrivarci è molto semplice, Coccorrocci si trova, infatti, alla fine, nell’ultimo tratto della strada, in una posizione molto caratteristica, allietata anche dalla vista della selvaggia costiera, dominata a sud dal Monte Cartucceddu. La spiaggia Coccorrocci è molto bella e famosa. È un lungo arenile con la spiaggia del tutto inesistente, dato che è costituito da ghiaia, formata da ciottoli di colore scuro, grandi quanto una biglia e levigati dal mare. Il nome Coccorrocci indica, infatti, i sassi di forma arrotondata come un uovo. L’arenile, che si affaccia su un mare verde e profondo, è circondato da splendide rocce e macchia mediterranea. È una spiaggia attrezzata, in prossimità della quale si trova anche un noto campeggio, quasi mai affollata anche in alta stagione, ideale per gli appassionati di snorkeling e immersioni grazie alle sue acque limpide e trasparenti e ai fondali subito profondi. |
Se proseguiamo ancora verso sud, dopo capo Sferracavallo, raggiungiamo la spiaggia di Sa Foxi Manna in territorio di Tertenia, che abbiamo già vista in una precedente tappa. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio ci recheremo a visitare Cardedu che vedremo con la visita dei dintorni dove si trovano il Santuario di Nostra Signora di Buocammino e la sua costiera con le spiagge di Foddini e Sa Perda ’e Pera. |