Galtellì che si distingue per la sua offerta di qualità turistica, che continua a vivere nel ricordo di Grazia Deledda
Nella prossima tappa del nostro viaggio, da Onifai raggiungeremo e visiteremo Galtellì una delle cittadine in Sardegna a cui il Touring Club Italiano ha assegnato la Bandiera Arancione ossia il marchio di qualità turistico ambientale, che continua a vivere nel ricordo di Grazia Deledda. La regione storica delle BaronieLe regioni storiche denominale Baronie (nome in lingua sarda Sa Baronìa) hanno costituito, durante il Medioevo, la parte meridionale del Giudicato di Gallura. L’origine delle Baronie risale a quando gli Aragonesi introducono in Sardegna il sistema feudale, che dura fino al 1846, anno di abolizione del feudalesimo. Alfonso V d’Aragona, dopo aver sconfitto la resistenza dei Giudicati, il 25 giugno 1431 investe Nicolò Carroz, discendente della casa d’Arborea già signore di Mandas e Terranova, del titolo di barone di Posada e Castellano e Signore di Torpè, Lodè e Siniscola, e viene costituita la cosiddetta Baronia Settentrionale o Baronia di Posada. I comuni che fanno parte della Baronia settentrionale sono, quindi, Budoni, Siniscola, Torpè, Lodè. Successivamente, nel 1448, il barone don Salvatore Guiso acquista per 6.700 ducati il feudo che comprende i villaggi di Galtellì, Orosei, Loculi, Onifai, Irgoli, Lula e Dorgali, dando origine a quella che viene chiamata la Baronia Meridionale o Baronia di Galtellì e Orosei. I comuni che fanno parte della Baronia meridionale sono, quindi, Galtellì, Irgoli, Loculi, Onifai, Orosei, Posada. Da allora queste zone della Sardegna, disposte tra la Barbagia e la Gallura, vengono chiamate Baronie, con le eccezioni di Lula e Dorgali, che hanno esercitato una forte opposizione, anche con il banditismo, pur di conservare le loro caratteristiche barbaricine. Oggi alcuni considerano in questa ragione anche Lula, che però noi preferiamo attribuire alla Barbagia di Nuoro, e San Teodoro, che però preferiamo attribuire alla Gallura. In viaggio verso Galtellì nel ricordo di Grazia DeleddaDa Onifai, proseguiamo sulla SP25. Dopo meno di un chilometro, la SP25 si immette sulla SS129 Trasversale Sarda, che a sinistra, verso est, porta dopo 3.5 chilometri a Orosei. La prendiamo, invece, verso destra. Dopo 3.5 chilometri entriamo sulla via Nazionale di Galtellì. Dal Municipio di Onifai a quello di Galtellì abbiamo percorso 5.3 chilometri. Il comune chiamato GaltellìIl comune chiamato Galtellì (nome in lingua sarda Gartèddi caratterizzato da una diversa accentazione rispetto a quella della forma ufficiale, altezza metri 35 sul livello del mare, abitanti 2.363 al 31 dicembre 2021) è un centro agricolo e turistico situato nella parte centro orientale della Provincia di Nuoro, nell’entroterra costiero nella valle del fiume Cedrino, ai piedi del monte Tuttavista, che la separa dal mare. È bagnata dal fiume Cedrino, che nell’inverno del 2004 ha provocato una vasta inondazione, determinata dalle eccezionali precipitazioni del periodo. Il suo territorio ha un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, dato che in esso si raggiungono gli 806 metri di quota. Nelle sue strade sembra di respirare ancora oggi l’atmosfera ben descritta nel romanzo capolavoro di Grazia Deledda, Canne al vento, dove la racconta con il nome di Galte. Le protagoniste del romanzo, le Dame di Pintor, abitano proprio a Galtellì. E Grazia Deledda così la descrive: Il sole obliquo fa scintillare tutta la pianura; ogni giunco ha un filo d’argento, da ogni cespuglio di euforbia sale un grido d’uccello; ed ecco il cono verde e bianco del monte di Galte solcato da ombre e da strisce di sole, e ai suoi piedi il paese che pare composto dei soli ruderi dell’antica città romana. Il caratteristico centro storico, con le sue architetture tipiche della Baronia, vengono descritti da Grazia Deledda anche nel suo famoso romanzo Elias Portolu. Di Galtellì scrive anche Salvatore Satta, nel suo libro Il Giorno del Giudizio, dove in questo modo la racconta: La vera capitale non era allora Nuoro, era Galtellì, il paesetto della Baronia lungo il Cedrino, appena arretrato dal mare. Ne rimane traccia nel titolo della diocesi, che non è di Nuoro, ma di Galtellì e Nuoro, e Galtellì prima di Nuoro.... |
Il comune ha ottenuto il riconoscimento della Bandiera ArancioneIl 22 luglio 2005 questo è uno dei paesi che vengono insigniti del riconoscimento della Bandiera Arancione, ossia il marchio di qualità turistico ambientale, da parte del Touring Club Italiano. Si tratta di un riconoscimento che viene attribuito ai paesi che si sono distinti per un’offerta di eccellenza e un’accoglienza di qualità. Sono cinque le località eccellenti della Sardegna coinvolte, ossia Aggius, Galtellì, Gavoi, Laconi e Sardara. Si tratta di località che si trovano nella parte settentrionale e centrale della Sardegna, dal Sassarese e dall’Oristanese al Nuorese. Origine del nomeIl nome del paese è attestato, dal 1173, nelle forme Gattelli, Galtellìs, Castali o anche Cartali. Secondo alcuni, la denominazione potrebbe derivare da una voce greco bizantina che indica un rifugio fortificato o una rocca, supponendo che facesse parte del sistema di fortificazione militare bizantino nell’isola. Secondo altri, invece, simile ipotesi sarebbe da escludere in base a precise leggi fonetiche, ed essi ipotizzano che la voce bizantina si sia incrociata con un termine sardo, che risulta però sconosciuto. La sua economiaLa sua economia si fonda sull’agricoltura, con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, ulivi, agrumeti, viti e altri alberi da frutta, e sull’allevamento di bovini, suini, ovini e caprini. L’industria è costituita da poche aziende, e modesta è anche la presenza del terziario. L’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione e di soggiorno. Il ricordo di Grazia Deledda, e le affascinanti bellezze naturali che caratterizzano l’ambiente naturale circostante, costituiscono delle ragioni sufficienti ad attirare un discreto numero di turisti. Brevi cenni storiciI suoi dintorni sono stati frequentati fino dalla preistoria. Dominata in seguito dai Punici e dai Romani, in epoca medievale, viene compresa nel Giudicato di Gallura, di cui è una delle sedi amministrative. Antico centro e sede episcopale di questo Giudicato, come risulta già da un documento del 1173, conserva ancora numerosi resti di questo suo importante passato. Nel 1333 viene conquistata dagli Aragonesi e un secolo più tardi assegnata a Francesco d’Almanza, per essere successivamente incorporata nella Baronia di Orosei. Del comune di Galtellì nel 1927, dopo la creazione della Provincia di Nuoro, viene cambiata la provincia, da quella di Sassari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro. Il comune di Galtellì nello stesso 1927 viene aggregato, con le vicine Irgoli, Loculi e Onifai, al nuovo comune denominato Irgoli di Galtellì, dal quale nel 1946 viene nuovamente separato. Vittorio Emanuele di Savoia risulta essere stato oggetto di intercettazioni telefoniche, durante le indagini per i reati di corruzione per procacciamento clienti del casinò, e di sfruttamento della prostituzione per il reclutamento di prostitute per i frequentatori della casa da gioco di Campione d’Italia. Nel corso di tali intercettazioni, Vittorio Emanuele, a cui si era fermato un motore della barca in Sardegna, risulta aver affermato: «Per me non hanno revisionato i motori. Hanno fatto finta e ce li hanno fatti pagare per rubarci e basta. Son sicuro. Perché non vanno mica bene, sa? Non cammina mica bene la barca. Sa, sono sardi, sono pezzi di merda. Ma io in Sardegna vado soltanto al ristorante perché si mangia bene. Non voglio più ma neanche che mi guardino la barca! Ma tanto, quei sardi lì, l’unica cosa che sanno fare, è inculare le capre... Ma tra un diesel e una capra, non lo possono mica inculare il diesel, eh!». In tutta la Sardegna c’è stata una forte protesta per queste frasi, e Galtellì è passata alle cronache per la decisione presa dall’Amministrazione Comunale di cancellare tutti i riferimenti alla casa Savoia dalle strade del paese. Quindi Via Umberto è stata rinominata in Via Karol Wojtila, la Via Vittorio Emanuele in Via Beata Vergine Assunta, la Via Savoia in Via Sa Prama, e la Via Margherita in Via don Michele Cosseddu. |
Le principali principali feste e sagre che si svolgono a GaltellìA Galtellì sono attivi soprattutto l’Associazione Culturale luna lughente con il Gruppo Folk Tradizioni Popolari; il Gruppo Mini Folk Santa Maria ’e Turres, nato nel 2012 per l’iniziativa di alcuni giovani con l’intento di recuperare, valorizzare e promuovere la tradizione folcloristica del paese e della Sardegna; il coro polifonico Voches ’e Ammentos de Garteddi, costituito nel 2000 ed ora composto da 24 elementi il coro polifonico Disizos et Sognos; il tenore Santu Cristos de Garteddi. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Galtellì si segnala il Mercatino settimanale, che si tiene tutti i martedì; a gennaio la tradizionale celebrazione religiosa di Sant’Antonio Abate, il 17 gennaio, che si celebra con i tradizionali falò; la seconda domenica di febbraio la Festa di Santa Maria ’e Turres, ossia Santa Maria delle torri, sempre molto sentita pur non essendo più la patrona del paese; i riti della Settimana Santa; il 3 maggio la Festa patronale, ossia la Festa in onore del Santissimo Crocifisso; la prima domenica di giugno la Festa campestre di San Giuseppe; ad agosto la Festa dell’Emigrato, con le esibizioni dei gruppi folcloristici, e la Festa dell’Antico Borgo, quando il centro storico diventa Teatro di spettacoli accompagnati da degustazioni di prodotti tipici; la prima domenica di settembre la Festa della Madonna d’Itria; la terza domenica di settembre si festeggia il Cristo del monte. I riti della Settimana SantaMomento culmine della religiosità paesana è Sa Chida Santa, ossia la Settimana Santa, con la celebrazione della morte di Gesù, che conserva canti rituali e pratiche devozionali secolari, coordinate dalla Confraternita della Santa Croce e dalla Confraternita di Sas Animas, ossia Delle Anime, che sono protagoniste di canti e riti sacri, che coinvolgono tutta la popolazione del paese. Visita del centro di GaltellìL’abitato, interessato da espansione edilizia, si estende sulle estreme propaggini del monte Tuttavista, che la separa dal mare, ed il suo andamento planimetrico è quello tipico collinare. Caratteristico il suo bel centro storico, con architetture tipiche della Baronia, descritti da Grazia Deledda nel suo famoso romanzo Elias Portolu. Passiamo l’ex convento dei Frati dell’ordine di Santa Maria della MercedeEntriamo in Galtellì con la SS129 Trasversale Sarda che assume il nome di via Nazionale, la seguiamo ed, a Duecentottanta metri dal certello indicatore dell’abitato di Galtellì, prendiamo sulla destra via papa Giovanni XXIII. La seguiamo per cento metri, fino ad arrivare alla Pratha ’e Mes’agustu, ossia alla piazza di Mezz'agosto. Subito prima di questa piazza, alla destra della strada si trova un muro bianco merlato con un portone, passato il quale si trova l’edificio che ospitava il convento dei Frati dell’ordine di Santa Maria della Mercede che era presente a Galtellì già nel 1612, anno in cui il prodigioso simulacro del Santissimo Crocifisso sudò sangue. Attualmente l’edificio è una residenza privata. La chiesa della Madonna di Mesausto o della Beata Vergine AssuntaPassata la Pratha ’e Mes’agustu, alla sinistra della strada si trova la bella chiesa della Madonna di Mesausto ossia della Madonna di Mezz'agosto. Si tratta della chiesa della Beata Vergine Assunta edificata in stile catalano e barocco nel sedicesimo secolo. Si presenta a navata unica, ma la presenza di due cappelle poste in asse ai lati della navata, sotto il presbiterio, le conferiscono una pianta a croce latina. Presenta una facciata in stile neoclassico, movimentata da lesene e cornici, ed intonacata. La chiesa di San FrancescoDi fronte alla chiesa, prendiamo la via Beata Vergine Assunta, l’ex via Vittorio Emanuele. Percorsi meno di cento metri, troviamo lungo la destra della strada la fiancata della chiesa di San Francesco La cui facciata si trova sulla piazza San Francesco che si trova sulla destra. Edificata nel 1612, si presenta con una pianta ad una sola navata. Ha la facciata a capanna priva di decorazioni, sormontata da un campanile a vela centinato a tutto sesto. Il portale ha architrave in legno ed è fiancheggiato da sedili in muratura. I muri esterni laterali sono sorretti de tre contrafforti. La chiesa parrocchiale del Santissimo CrocifissoTornati alla chiesa della Madonna di Mesausto o della Beata Vergine Assunta, proseguiamo lungo via papa Giovanni XXIII, ed in una sessantina di metri arriviamo in piazza del Santissimo Crocifisso, che è la piazza della parrocchia. Qui troviamo la chiesa del Santissimo Crocifisso che è la chiesa parrocchiale di Galtellì, ricostruita nei primi del quindicesimo secolo in stile gotico toscano sulla precedente chiesa quattrocentesca di Santa Maria delle Torri. Si ipotizza che, tra la fine del quattordicesimo e il principio del quindicesimo secolo, la chiesa di Santa Maria delle Torri abbia accolto la statua lignea del Cristo in legno del Niccodemo, secondo la leggenda approdato dentro una cassa sulla spiaggia di Orosei e successivamente portato a Galtellì. In seguito a questo evento, è stata probabilmente costruita la nuova chiesa dedicata al Crocifisso, al posto della chiesa di Santa Maria, che era risultata troppo piccola per accogliere tutti i pellegrini richiamati dalla presenza dell’immagine lignea di Cristo. A conferma dell’erezione della chiesa nel quindicesimo secolo, c'è una scritta, con l’invocazione al Crocifisso e la data 1401, che è possibile leggeresu una campana presente nella Torre della parrocchiale. La chiesa è stata ristrutturata di nuovo nel settecento in stile barocco piemontese. Presenta una pianta basilicale a tre navate, con copertura in travi di legno a capanna e con la presenza di ampie arcate. La chiesa parrocchiale viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli al Cristo in legno del Niccodemo conservato al suo interno, il quale nel 1612 e 1667 ha sudato sangue, ed al quale vengono attribuiti innumerevoli prodigi e miracoli, tanto da essere meta di pellegrinaggi da tutta l’Isola. Il Santuario conserva anche un simulacro ligneo che rappresenta la Santissima Trinità, del sedicesimo secolo. In questa chiesa, durante la Settimana Santa La Confraternita della Santa Croce e la Confraternita di Sas Animas sono protagoniste dei canti e dei riti sacri, i quali coinvolgono tutta la popolazione del paese. Inoltre, ogni anno il 3 maggio vi si svolge la Festa in onore del Santissimo Crocifisso, che è la Festa patronale di Galtellì, dove le funzioni religiose si fondono con quelle laiche, con il folklore che dà vita a spettacoli che si susseguono nelle sere dal 30 aprile al 3 maggio. L’oratorio della Santa CroceNella stessa piazza Santa Croce sulla quale si trova la chiesa parrocchiale, prendiamo verso ovest la via Karol Wojtyla, la ex via Umberto. La strada costeggia i lato sinistro del piccolo oratorio della Santa Croce La cui facciata si trova sulla prima trasversale verso sinistra, che unisce la via Karol Wojtyla con la via Cagliari. Si tratta di una piccola chiesa medioevale, che è stato la chiesa ed oratorio dell’omonima Confraternita. Edificata nel sedicesimo secolo in stile gotico: catalano, la chiesa ha una sola navata, che è divisa in tre campate, e l’interno conserva affreschi a motivi floreali. La porta di accesso al parco letterario Grazia DeleddaFiancheggiando il lato destro della chiesa ed oratorio, arriviamo alla fine verso est della via Cagliari, dalla quale prendiamo tutto a destra la via Sassari, dove, al civico numero 12, troviamo, sul lato destro della strada, la Porta di accesso al parco letterario Grazia Deledda che è stato realizzato in onore della scrittrice, e che permette di ripercorrere le tappe del suo viaggio letterario ed umano. Si tratta di un locale nel quale si trovano i suoi libri, e dove è possibile organizzare un percorso di visita alle località descritte nei suoi racconti. Il parco disegna un percorso che unisce le coste dell’isola da oriente a occidente, e nei locali vengono fornite informazioni e prenotazioni per i diversi itinerari, percorribili autonomamente o con l’aiuto di personale specializzato. Il Museo Etnografico nella casa dei MarrasTornati indietro dalla via Sassari, riprendiamo via Cagliari verso ovest, che, dopo un centinaio di metri, arriva nella piazza Sa Prama. Passata questa piazza, la via Cagliari continua un poco più a destra con il nome di via conte di Cavour, e poi diventa via Giuseppe Garibaldi. In via Giuseppe Garibaldi, alla sinistra della strada, al civico numero 12, possiamo visitare una settecentesca dimora conosciuta come Sa Domo ’e Sos Marras ossia la Casa dei Marras. È oggi sede del Museo Etnografico del paese, e raccoglie reperti e testimonianze che danno l’idea di quale fosse la vita contadina e pastorale nei secoli scorsi. Il Municipio di GaltellìIn piazza Santissimo Crocefisso, verso est. all’imbocco con la via San Pietro, si trova l’edificio nel quale sono ospitati la sede e gli uffici del Municipio di Galtellì. L’edificio è sulla destra, dell’inizio della via San Pietro. La casa delle Dame di Pintor ossia la casa dove è vissuta Grazia DeleddaSeguendo la via San Pietro, in poche decine di metri, alla destra della strada è possibile visitare ancora oggi la Casa delle Dame di Pintor che fu l’abitazione dove nel 1900 ha dimorato la scrittrice nuorese Grazia Deledda, premio Nobel per la letteratura del 1926, che a Galtellì ha trovato l’ispirazione per ambientare il romanzo Canne al vento, nel quale il paese appare con il nome di Galte. Il Cimitero di GaltellìProseguendo lungo la via San Pietro che, in circa centocinquanta metri, ci porta verso la periferia a nord est del paese, dove, presa una trasversale sulla sinistra, in un centinaio di metri si arriva al’ingresso del Cimitero di Galtellì, la cui principale caratteristica sono le tante croci in ferro battuto. I resti della chiesa di San Pietro di Galtellum che è stata la ex cattedraleAccanto al Cimitero, si trova uno spazio nel quale si affaccia un ingresso al cortile che porta ai resti della chiesa di San Pietro di Galtellum che è stata cattedrale sino al 1496, prima che la popolazione venisse falcidiata dalla malaria e delle scorrerie dei pirati arabi. Nel sito dove era ospitata la sede della diocesi medievale di Galtellì si trovano attualmente tre edifici. Il primo è il campanile a canna quadrata con cuspide, eretto probabilmente del tardo cinquecento su una torre più antica; il secondo è la grande chiesa romanica, rimasta incompiuta ed inglobata nella cinta muraria del Cimitero; il terzo è un’altra chiesa, più piccola e mononavata, di origini forse altomedievali, decorata agli inizi del tredicesimo secolo con un ciclo di affreschi e in seguito ampliata a tre navate, con ricostruzione dell’abside e gravi danni ai dipinti. Quando, probabilmente, già esisteva la piccola chiesa, sempre dedicata a San Pietro, tuttavia inadatta a ospitare la cattedra vescovile, forse intorno al 1090 si è iniziata a costruire la grande chiesa romanica che doveva fungere da cattedrale della diocesi di Galtellum. Ma nel 1138 la diocesi di Galtellì passa sotto il controllo dell’arcivescovado di Pisa, e, forse proprio questa dipendenza, oltre che la mancanza di fondi, porta alla sospensione del cantiere. La cattedrale doveva presentarsi come un edificio imponente a Croce commissa, ossia a forma di croce mancante del braccio superiore e, quindi, a forma di T. Sono stati eretti solo il fianco nord dell’aula, il transetto e l’abside, e nelle murature esterne sono state collocate due tombe vescovili. A seguito dell’abbandono del cantiere, la grande cattedrale resta incompiuta e il Vescovo continua a risiedere nella piccola chiesa preesistente, che viene decorata con affreschi di pittori umbro laziali dei primi decenni del tredicesimo secolo, che comprendono nel fianco destro le storie del Vecchio Testamento, in quello sinistro le storie del Nuovo Testamento, riemersi solo grazie a un recente restauro. La chiesa campestre di San Giovanni EvangelistaProseguendo per circa centottanta metri lungo la via San Pietro, che compie un’ampia curva verso destra e si porta verso sud ovest, prendiamo sulla destra la via Luigi Pinna, e, dopo una cinquantina di metri, vediamo sulla destra la chiesa di San Giovanni Evangelista. Era una chiesa campestre risalente all’ultimo quarto del diciassettesimo secolo, che ora, con l’espansione edilizia del paese, si trova ormai alla periferia dell’abitato. Il parco Comunale di MalicasProseguendo per quattrocento metri lungo la via San Pietro e la sua prosecuzione in direzione della via Alcide de Gasperi, sbocchiamo su questa strada. Prendiamo verso sinistra la via Alcide de Gasperi che ci fa raggiungere l’estremo opposto del paese, nella periferia sud occidentale, e, dopo quattrocento metri, prendiamo a sinistra la via Grazia Deledda. Dopo un’ottantina di metri, troviamo sulla sinistra della strada l’ingresso del bel Parco Comunale di Malicas nel quale si svolge ogni anno in agosto la Festa dell’Emigrato, con le esibizioni dei gruppi folcloristici. Il Castello Guzzetti o Castello di Malicas con la necropoli sottostanteProseguendo lungo la via Grazia Deledda, qualche decina di metri più avanti, subito dopo che si è immessa da destra la via Francesco Ciusa, su un isolato spuntone basaltico situato alla sinistra della strada, possiamo vedere il cosiddetto Castello Guzzetti o Castello di Malicas. È un palazzetto nobiliare ottocentesco che conserva ancor oggi l’aspetto di un piccolo Castello, con tanto di Torretta merlata dove erano posti due piccoli cannoni decorativi, fatto costruire all’inizio del 1900 dall’omonimo conte a Galtellì. L’uomo, di origini milanesi, in un suo viaggio in Sardegna, si era innamorato del territorio selvaggio della zona e della fauna, così fece costruire questa residenza di caccia con annesso un parco di due ettari e mezzo. L’uomo, conosciuto in paese come persona di buon cuore, finì i suoi giorni in povertà. Nel 1986 il Castello è stato acquisito dal comune, insieme a parte del terreno, che ora costituisce il Parco Comunale di Malicas. Si prevedeva che, una volta restaurato, il Castello avrebbe potuto diventare il centro culturale del paese o un Museo, ma alla fine ha prevalso l’ipotesi dell’amministrazione Comunale di trasformarlo in un esclusivo Hotel che è situato in via Grazia Deledda, al civico numero 52. I resti della necropoli di MalicasAll’interno della recinzione del Castello, si trova la Necropoli di Malicas un complesso preistorico costituito da alcune bellissime domus de janas situate vicino al Castello Guazzetti e verosimilmente utilizzate in passato come granaio. Il complesso è costituito da due domus de janas posizionate proprio sotto il Castello, ed altre quattro domus de janas situate sull’alto lato della via Grazia Deledda, verso nord, subito dopo l’incrocio con la via Francesco Ciusa. Il Campo Sportivo di GaltellìProseguiamo lungo la via Grazia Deledda per circa centosessanta metri, poi svoltiamo a destra e, dopo meno di cento metri, prendiamo a sinistra la SS129 Trasversale Sarda. La seguiamo per settecento metri, poi vediamo sulla destra il viottolo che ci porta al Campo Sportivo di Galtellì. Che cosa si trova nei dintorni di GaltellìVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Galtellì, sono stati portati alla luce i resti dei Protonuraghi Boniloghe, Calistru, Sorrole, Strulliu; dei Nuraghi semplici Alula, Badde Sos Aradores, Monticheddu, Siriculi, su Marras, Torrocone; ed anche dei Nuraghi su Gardu, e su Nuragheddu. Nei dintorni di Galtellì si trovano, inoltre, un Castello medioevale ed a paio di Chiese campestri. Sul monte Tuttavista, che si trova a sud dell’abitato, è stata eretta una gigantesca statua bronzea del Cristo. Le rovine del Castello medievale di PontesUsciamo da Galtrellì con la SS129 Trasversale Sarda verso est, in direzione di Orosei, ed a circa due chilometri e mezzo dal paese, si vedono sulla destra, le rovine del Castello medievale di Pontes. Il Castello sorgeva sulle falde settentrionali del monte Tuttavista, in posizione tale da dominare la vallata che si apre verso il mare seguendo il corso del Cedrino. Edificato nel 1070, come risulta dai resti di una fortificazione romana che è risultata inglobata nelle fondamenta del Castello, in epoca giudicale è stata la sede del Curadore che presiedevano la Curatoria di Galtellì, fino alla caduta nelle mani dei catalano-aragonesi nel 1333. Dopo la costituzione, nel 1449, della Baronia di Galtellì y encontrada de Orosey, divenne il domicilio del barone don Salvatore Guiso, che si sarebbe poi trasferito a Orosei. La struttura è stata abitata fino al quindicesimo secolo e, secondo quanto si racconta, sino alla fine del diciannovesimo secolo ne erano visibili due torri. È attualmente in corso di restauro. La chiesa campestre di Santa CaterinaNella visita dell’abitato di Galtellì, ci eravamo recati a visitare la chiesa campestre di San Giovanni Evangelista, prendendo, dalla via San Pietro, la via Luigi Pinna verso nord ossia verso il centro. Prendendo, invece, la via Luigi Pinna verso sud, ossia fuori dall’abitato, dopo circa duecento metri, in corrispondenza di una curva a U, prendiamo una deviazione sulla destra che, in poco più di altri duecento metri, ci porta al cospetto delle chiesa campestre di Santa Caterina d’Alessandria. Questa chiesa risale all’ultimo quarto del diciassettesimo secolo, ed è posta sulla sommità piatta di una collina che funge da contrafforte al monte Tuttavista. La chiesa campestre di Nostra Signora d’ItriaRitornando indieto, ci rimettiamo sulla continuazione fuori dall’abitato, verso sud, della via Luigi Pinna, e la seguiamo per circa seicento metri. Qui si trova, sulla sinistra della strada, una deviazione tutta a sinistra in salita, che porta alla chiesa campestre di Nostra Signora d’Itria il cui culto di certo è stato importato in Sardegna dai Bizantini. Il primo insediamento della piccola chiesa campestre risale al 1582, ma il tempo non è stato clemente, più volte infatti nei secoli è decaduta, ma è sempre stata ricostruita. L’attuale versione risale al 1980, su progetto del geometra Marco Camedda e grazie alle donazioni fatte dai galtellinesi, ma in questi ultimi anni era stata di nuovo abbandonata, quindi recentemente è stata restaurata ed è quindi risbocciata al ritmo del Gosos dedicato a Nostra Signora de Itria, O serafica ermosura, o divina Imperadora, pregade pro nois Segnora de Itria Virgine pura. Il nome d’Itria è la contrazione di Odigitria, parola che significa Mostra la Via. Veniva così chiamato il tempio che si trovava a Costantinopoli, eretto per custodire ed onorare un quadro che raffigurava la Madonna. Non si sa come la venerazione della Madonna d’Itria sia giunta in Italia, ma si ritiene che il suo culto possa essere legato a un quadro della Vergine dipinto da San Luca Evangelista. Il culto della Vergine d’Itria a Portoscuso sembra risalire al periodo dell’attività della tonnara, ed è attestato fino dal 1630, ed il sito attuale nel quale sorge la chiesa dovrebbe corrispondere a quello, dove, nel 1655, il marchese Vivaldi Pasqua fece costruire una piccola chiesa col medesimo titolo. Il quadro raffigurante la Madonna d’Itria, secondo una tradizione popolare, era stato portato nella chiesa dove, durante un’incursione saracena, venne colpito da alcuni proietili. Dopo molti anni, il proprietario della tonnara lo portò a Genova per farlo restaurare, ma da dove il quadro non fece più ritorno a Portoscuso, ed in sua sostituzione, vi venne portato il simulacro che riproduceva la Santa. |
Presso questa chiesa ogni anno, la prima domenica di settembre, si svolge la Festa della Madonna d’Itria, che è una tipica Festa campestre con un sobrio calendario che prevede la messa ed un grande pranzo comunitario. Sa Preta Istampata ossia la pietra ForataProcedendo lungo la strada che ci ha portato alla chiesa campestre di Nostra Signora d’Itria, in direzione sud ovest per poco più di tre chilometri, prendiamo la strada sulla sinistra che porta sul lato meridionale del monte Tuttavista. A questa strada si arriva più comodamente, anche se con un percorso più lungo, prendendo la SS129 verso sud ovest, poi svoltando a sinistra sulla SP64 in direzione di Dorgali, che si segue per poco meno di due chilometri e mezzo, poi si svolta a sinistra e si segue la strada per poco più di altri due chilometri e mezzo, di nuovo a sinistra per seicento metri, per arrivare a dove si immette da sinistra la strada proveniente dalle Chiese campestri. Qui prendiamo la strada che porta sul lato meridionale del monte Tuttavista, la seguiamo per poco più di due chilometri, e troviamo sulla destra un ripido sentiero che ci permette di raggiungere, ad un’altitudine di 636 metri, Sa Preta Istampata ossia la pietra Forata. Si tratta di una suggestiva grande parete alta circa 40 metri con un foro quasi perfettamente circolare nella parte superiore, che nel 2008 la regione Sardegna ha definito Monumento Naturale, con un decreto che stabilisce che, attorno al monumento, sia presente una fascia di rispetto di 3.14 ettari al fine di non alterare il valore naturalistico del monumento, la sua visibilità e per impedire l’alterazione dell’equilibrio naturale del sito. Il monte Tuttavista con la gigantesca statua bronzea del CristoProcedendo in direzione nord verso quello che viene chiamato il sentiero panoramico, lungo una strada tutta curve e tornanti, dopo un paio di chilometri arriviamo sulla sommità del Monte Tuttavista alto 806 metri. Sulla vetta è posizionata una Gigantesca statua bronzea del Cristo Crocifisso alta 12 metri, tra le più imponenti d’Europa, unica nel suo genere per valore artistico e religioso, opera dell’artista spagnolo Pedro Angel Terron Manrique, che riproduce le sembianze del Cristo esposto nella chiesa parrocchiale. La terza domenica di settembre celebra la Festa del Cristo del monte, per la quale si effettua una processione sui tornanti del monte Tuttavista con le Confraternite di Galtellì, si celebra la messa ai piedi della statua del Cristo Crocifisso situata sulla vetta del monte Tuttavista, seguita da un pranzo comunitario nell’area attrezzata di Padente Longu sul monte. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, raggiungeremo e visiteremo il paese chiamato Orosei storico capoluogo della Baronia Meridionale, vedremo tutte le bellezze della città, le sue Chiese ed i santuari presenti in città e nei dintorni, i palazzi signorili del vecchio centro storico, per poi recarci a visitare le diverse spiagge delle sue costiere. |