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Orosei, storico capoluogo della Baronia Meridionale, con il suo centro storico e con le spiagge della sua costieraIn questa tappa del nostro viaggio, raggiungeremo e visiteremo il paese chiamato Orosei storico capoluogo della Baronia Meridionale, vedremo tutte le bellezze della città, le sue Chiese ed i santuari presenti in città e nei dintorni, i palazzi signorili del vecchio centro storico, per poi recarci a visitare le diverse spiagge delle sue costiere. La regione storica delle BaronieLe regioni storiche denominale Baronie (nome in lingua sarda Sa Baronìa) hanno costituito, durante il Medioevo, la parte meridionale del Giudicato di Gallura. L’origine delle Baronie risale a quando gli Aragonesi introducono in Sardegna il sistema feudale, che dura fino al 1846, anno di abolizione del feudalesimo. Alfonso V d’Aragona, dopo aver sconfitto la resistenza dei Giudicati, il 25 giugno 1431 investe Nicolò Carroz, discendente della casa d’Arborea già signore di Mandas e Terranova, del titolo di barone di Posada e Castellano e Signore di Torpè, Lodè e Siniscola, e viene costituita la cosiddetta Baronia Settentrionale o Baronia di Posada. I comuni che fanno parte della Baronia settentrionale sono, quindi, Budoni, Siniscola, Torpè, Lodè. Successivamente, nel 1448, il barone don Salvatore Guiso acquista per 6.700 ducati il feudo che comprende i villaggi di Galtellì, Orosei, Loculi, Onifai, Irgoli, Lula e Dorgali, dando origine a quella che viene chiamata la Baronia Meridionale o Baronia di Galtellì e Orosei. I comuni che fanno parte della Baronia meridionale sono, quindi, Galtellì, Irgoli, Loculi, Onifai, Orosei, Posada. Da allora queste zone della Sardegna, disposte tra la Barbagia e la Gallura, vengono chiamate Baronie, con le eccezioni di Lula e Dorgali, che hanno esercitato una forte opposizione, anche con il banditismo, pur di conservare le loro caratteristiche barbaricine. Oggi alcuni considerano in questa ragione anche Lula, che però noi preferiamo attribuire alla Barbagia di Nuoro, e San Teodoro, che però preferiamo attribuire alla Gallura. Procurade ’e moderareIn pieno periodo feudale viene dato al barone «il potere di tenere ed erigere nella Baronia: forche e mezze forche, pertiche, coltelli e le altre insegne del su annotato imperio e della su annotata giurisdizione, col diritto di giustiziare, appiccare gli uomini e espegnerli, o di rilasciarli o deportarli in esilio, o di mutilarli dei piedi, delle narici o delle altre membra, di fustigarli, flagellarli, penderli, carcerarli, interrogarli, torturarli, condannarli, assolverli, di citarli assente e di bandeggiarli, di sequestrare e confiscare i beni loro». Ed i Baroni ne approfittano, come racconta il testo del principale canto politico sardo «S’Innu de su Patriottu sardu a sos Feudatarios», noto anche con i suoi primi versi «Procurade ’e moderare» di Francesco Ignazio Mannu. In viaggio verso OroseiDa Galtellì prende la SS129 Trasversale Sarda, che verso ovest attraversa in orizzontale tutto il territorio del nuorese per arrivare a Nuoro, mentre verso est, dopo poco più di sette chilometri, porta all’interno dell’abitato di Orosei. Dal Municipio di Galtellì a quello di Orosei si percorrono 8.4 chilometri. Avremmo potuto arrivare a Orosei anche seguendo la costa, prendendo da Dorgali verso nord la SS125 Orientale Sarda, che porta a Orosei in venti chilometri. Dal Municipio di Dorgali a quello di Orosei si percorrono 21.2 chilometri. La strada delle cave tra Dorgali ed OroseiLa SS125 Orientale Sarda che porta da Dorgali a Orosei è molto bella, non è litoranea ma passa all’interno, accanto al monte S’Ospile, comunque percorrendola lo sguardo in alcuni punti spazia fino al mare. Viene chiamata anche la Strada delle cave, dato che lungo essa si trovano diverse cave di marmo. Il marmo di Orosei è molto apprezzato ed è utilizzato in tutto il mondo, all’interno delle abitazioni, nel rivestimento esterno degli edifici, in urbanistica. Tra l’altro, è utilizzato presso i negozi Gucci in tutto il mondo, nell’Aeroporto di Santo Domingo, a Parigi nell’Aeroporto Charles de Gaulle, nei magazzini lafayette ed anche nella nuova metropolitana. Il comune chiamato Orosei capoluogo della Baronia MeridionaleIl comune chiamato Orosei (nome in lingua sarda Orosèi, altezza metri 19 sul livello del mare, abitanti 6.765 al 31 dicembre 2021), che costituisce lo storico capoluogo della Baronia Meridionale, posizionato alle falde orientali del monte Tuttavista di cui abbiamo parlato quando abbiamo visitato Galtellì, si trova nella parte centro orientale del territorio della Provincia di Nuoro, all’incrocio tra la SS129 Trasversale Sarda e la SS125 Orientale Sarda. Il paese chiamato è situata quasi in pianura, tra bei frutteti ed oliveti, nella valle del fiume Cedrino che scorre subito a nord rispetto all’abitato. Centro collinare, è una rinomata località turistica estiva, anche se si trova in una posizione leggermente arretrata rispetto al mare, a due chilometri e mezzo dalla costa, e si affaccia sull’omonimo golfo. Gli abitanti vivono per la maggior parte nel capoluogo Comunale, mentre il resto degli abitanti si distribuisce nelle località Cala liberotto, Sas linnas Siccas, Sos Alinos e in un discreto numero di case sparse. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate. Nel territorio Comunale sono presenti ben diciassette Chiese consacrate, delle quali sette hanno dimensioni relativamente grandi. Questo paese fa parte dell’Associazione nazionale delle città dell’OlioQuesto paese fa parte dell’Associazione nazionale città dell’Olio, che ha tra i suoi compiti principali quello di divulgare la cultura dell’olivo e dell’olio di oliva di qualità, tutelare e promuovere l’ambiente ed il paesaggio olivicolo, diffondere la storia dell’olivicoltura, e garantire il consumatore attraverso le denominazioni di origine. Le città dell’Olio in Sardegna sono ad oggi Alghero, Berchidda, Bolotana, Bosa, Cuglieri, Dolianova, Escolca, Genuri, Gergei, Giba, Gonnosfanadiga, Ilbono, Ittiri, Masainas, Olbia, Oliena, Orgosolo, Orosei, Osini, Riola Sardo, Samatzai, Santadi, Seneghe, Serrenti, Siddi, Sini, Uri, Usini, Ussaramanna, Vallermosa, Villacidro, Villamassargia. Origine del nomeSi ritiene che il suo nome possa essere messo in relazione con il prefisso sardo -orr, che si trova in molti altri nomi di località, e che, secondo alcuni, potrebbe essere una derivazione locale del latino Robur, che indica il rovere o la quercia. Non ci sono, invece, prove certe dell’ipotesi, sostenuta da altri, che la provenienza etimologica del vocabolo Orosei sia da attribuirsi agli Aesaronenses, ossia gli Esaronensi, una delle principali tribù preistoriche che, secondo quanto tramandato dagli scritti romani, popolavano la Sardegna e la Corsica. Tolomeo tuttavia, in uno dei suoi scritti, nel menzionare una stazione romana, la chiama col nome di Fanum Orisi, nome che poi, sotto il Giudicato di Gallura, sarebbe divenuto Urisè. Il nome del paese è, infatti, attestato già in periodo medioevale nella forma Uruse. La sua economiaLa sua economia si basa su tutti i settori produttivi. Si pratica l’agricoltura, con a coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, ulivi, agrumeti e alberi da frutta. Accanto al lavoro dei campi si pratica l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini ed equini. L’industria è costituita da aziende che operano nei comparti della pesca e della piscicoltura, estrattivo, alimentare, del legno, del vetro, dei materiali da costruzione, dei laterizi, metallurgico, dei mobili, della gioielleria e oreficeria, della produzione di corrente elettrica ed edile. Significativa anche la presenza del terziario, che si compone di una buona rete distributiva oltre che dell’insieme dei servizi. Le sue numerose attrattive turistiche e naturalistiche la rendono una importante meta turistica, in particolare con il suo golfo che rappresenta la più importante delle attrazioni, dato che è Riserva Naturale Marina per la protezione della Foca Monaca, voluta anche dal WWF. Mentre all’interno si sviluppa il Supramonte, un vastissimo altopiano calcareo che si staglia sulle acque cristalline del mare, creando così un connubio, di spettacolare bellezza, tra l’aspra natura rocciosa e le trasparenze marine. Brevi cenni storiciIl territorio nel quale è nata Orosei è stato abitato sino dall’età preistorica, come dimostrano i reperti trovati. L’attuale centro urbano di origine romana, nato su un precedente insediamento preistorico, viene fondato con il nome di Fanum Carisi intorno al secondo secolo, in considerazione della sua posizione geografica e strategica. Il paese chiamato viene fondata durante l’alto periodo medioevale, là dove sorgeva la romana Fanum Carisi, Orosei ha un grande sviluppo in epoca giudicale, nel dodicesimo secolo, divenendo la più importante sede della curia del Giudicato di Gallura. Si sviluppa ed assume importanza strategica nel quattordicesimo secolo, quando viene edificato il Castello, a difesa dei confini meridionali del Giudicato di Gallura, e viene circondata da mura di cinta. In questo periodo conosce un forte sviluppo grazie alle attività portuali che sono fiorenti fino a quando una piena del Cedrino non distrugge il porto. Passata sotto il dominio pisano, nel 1409 viene conquistata dagli Aragonesi e viene eletta centro dell’omonima Baronia. Nel 1449 viene acquistata con i territori circostanti dal barone don Salvatore Guiso, che da inizio alla costruzione dei famosi palazzi signorili, ancora oggi ben conservati nel centro storico, e la fa diventare un importante porto commerciale, con ancoraggi sul fiume Cedrino. Dopo il passaggio agli Aragonesi, inizia la sua decadenza a causa della malaria e delle scorrerie dei pirati arabi, dato che l’abitato è più volte soggetto ad attacchi pirateschi, ed inizia l’insabbiamento del fiume. Si libera dei vincoli feudali solo a fine settecento e si rilancia grazie a un’economia basata inizialmente solo sulle culture agricole, ed in seguito anche sul turismo. Tra gli anni venti e gli anni trenta del novecento, ad Orosei viene effettuato un trattamento di bonifica delle aree paludose situate a pochi chilometri dal centro, diminuendo drasticamente la presenza della zanzara Anophele, e recuperando così molti terreni destinati all’agricoltura, che ne riceve un notevole sviluppo. Del comune di Orosei nel 1927, dopo la creazione della Provincia di Nuoro, viene cambiata la provincia, da quella di Sassari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro. Le principali personaggi legati alla storia di OroseiVediamo alcuni dei principali personaggi legati alla storia di Orosei.
Le principali feste e sagre che si svolgono a OroseiA Orosei sono attivi gruppi folk, gruppi di canto a tenore e gruppi che eseguono il canto polifonico sardo. Operano soprattutto l’Associazione Culturale Gruppo Folk Santa Maria ’e Mare, il Gruppo Folk Santa Rughe, il Gruppo Folk Santu Jacu; il tenore Cuncordu de Orosei, il tenore Su remediu di Orosei, i tenores di Orosei Antoni Milia; il Coro Santa Rughe di Orosei, il Coro femminile Uris di Orosei. Nelle loro esibizioni si possono vedere i balli, apprezzare i canti, ed ammirare gli splendidi costumi della cultura tradizionale del paese. Tra le fiere e sagre che si svolgono ad Orosei meritano di essere citati i riti della Settimana Santa; la prima domenica dopo Pasqua ed il 13 dicembre, la Festa di Santa Lucia presso l’omonima chiesa campestre; il 15 maggio o la domenica più prossima si svolge la Processione di Sant’Isidoro; a fine maggio si svolge una manifestazione chiamata il Maggio Oroseino; la Festa di Santa Maria del Mare, l’ultima domenica di maggio, caratterizzata dal trasporto in barca del simulacro della Madonna, seguito da un corteo sul fiume Cedrino; la Festa del Patrono del paese San Giacomo Apostolo si celebra il 25 luglio; ad agosto la Festa del turista; la seconda domenica di settembre si svolge la Festa del Rimedio presso l’omonimo Santuario. I riti della Settimana Santa a OroseiDurante la Settimana Santa tutte le Chiese di Orosei vengono decorate con fiori, palme, rami d’ulivo e con i caratteristici Nenneros, i piatti su cui vengono fatti germogliare al buio chicchi di grano o di legumi che formano steli d’erba chiara. Ai riti della Settimana Santa partecipano attivamente le tre Confraternite denominate di Santa Croce, Del Rosario e Delle Anime, associazioni di laici che, indossando un abito caratteristico, si dedicano a pratiche di culto nella chiesa ed oratorio della Confraternita durante tutto l’anno, ed in particolare durante la Settimana Santa. I riti culminano in tre processioni, il giovedi, il venerdi e la domenica si Pasqua. Il Giovedì Santo si svolge la Processione di sos Sepurcros, che visita le nove Chiese nelle quali sono stati allestiti i Sepolcri, costituiti da composizioni floreali e dai caratteristici Nenneres, al cui centro troviamo il simulacro del Cristo morto, del quale, nella chiesa ed oratorio della Santa Croce, si svolge l’adorazione. La processione del Venerdì Santo è chiamata Processione di su Brossolu, la culla, ossia la bara in cui viene adagiato il simulacro del Cristo morto portato dalla chiesa ed oratorio della Santa Croce. alla processione partecipano, oltre ai componenti i tre Oratori, anche i due gruppi folk della Maria Addolorata e della Santa Croce. La mattina della Domenica di Pasqua, nella Processione di S’Incontru, si celebra l’incontro tra il Cristo risorto e la Madonna. Questo incontro è accompagnato dal canto melanconico dei Gotzos, inni sacri e laudi in lingua sarda, che vengono eseguiti dal coro dei confratelli. Al momento della commemorazione della resurrezione, al suono delle campane, si accompagnano nutrite salve di fucile. C’è chi inizia a sparare all’uscita del Cristo Risorto dalla chiesa ed oratorio della Santa Croce, chi invece lo fa all’uscita della Madonna Addolorata dalla chiesa ed oratorio del Rosario, e chi, infine, annuncia il momento cruciale dell’Incontro. Il risultato è che, per una decina di minuti, i balconi e i terrazzi di mezzo paese diventano postazioni di tiro. Visita del centro di OroseiL’abitato, interessato da forte espansione edilizia, conserva ancora le vecchie case tinteggiate di calce bianca e gli antichi palazzi nobiliari lo circonda una fertile campagna cui fa da sfondo il vicino mare. Entrati all’interno dell’abitato, visiteremo il centro storico di Orosei con le sue Chiese e le sue belle piazze. Iniziamo la visita del paese dall’incrocio della SS129, che la unisce a Nuoro, Macomer e Bosa, e che nell’abitato prende il nome di via Nazionale, con la SS125 Orientale Sarda, che arriva da Dorgali, e che all’interno dell’abitato assume il nome di via Santa Veronica. La piazza del popolo con in cima alla scalinata la chiesa parrocchiale di San Giacomo MaggioreRitornati indietro lungo la via Nazionale, arriviamo alla Piazza del Popolo La grande piazza alberata importante per il centro di Orosei, dato che su essa si affacciano tre Chiese. Qui un cartello ci mostra l’itinerario da seguire per visitare il centro storico di Orosei. In cima alla scalinata che parte dalla piazza del Popolo si trova, sulla via San Giacomo, la chiesa di San Giacomo Maggiore che è la chiesa parrocchiale, ossia la chiesa primaziale, dedicata a San Giacomo Apostolo. È una delle Chiese più belle della Sardegna, ed è considerata una delle più suggestive realizzazioni architettoniche dell’isola che esaudisce in pieno, con grazia tutta settecentesca, le esigenze di arredo urbano a cui aspiravano gli architetti barocchi. della chiesa si hanno notizie fin dal quattordicesimo secolo, ma il suo attuale assetto arabeggiante è frutto dei lavori di ampliamento avviati durante il diciassettesimo secolo e portati a termine nel 1794. La chiesa è caratterizzata dalla insolita facciata settecentesca bianca, posta, invece che sul frontale, sul fianco destro dell’edificio, e si articola intorno alla cupola tutta una serie di cappelle presbiteriali, anch’esse cupolate. Proprio la diffusione delle cupole in Sardegna può venir considerata come vero e proprio mutamento del gusto, che prende corpo nel diciottesimo secolo e riguarda non pochi edifici sacri in tutte le zone dell’Isola. All’interno, arredato con diversi stucchi dorati, sono presenti un battistero ligneo settecentesco e diverse altre statue lignee. La Festa di San Giacomo Apostolo, il patrono di Orosei, viene celebrata il 25 luglio, con una processione religiosa accompagnata da spettacoli folcloristici, giochi e fuochi d’artificio. L’oratorio della Santa CroceProprio addossata alla parrocchiale, alla destra della sua facciata, si trova la chiesa ed oratorio della Santa Croce. Si tratta di una chiesa edificata verso la metà del diciassettesimo secolo, che costituisce la chiesa ed oratorio della Confraternita della Santa Croce, e va ad occupare quella che era l’area cimiteriale della chiesa di San Giacomo. Ha un’unica navata, con il presbiterio sopraelevato, ed al suo interno conserva la statua della Madonna Addolorata, del diciassettesimo secolo, di notevole effetto suggestivo per il suo volto rigato dalle lacrime. Secondo l’uso spagnolo, la statua presenta solo il viso e le mani in legno, mentre il resto del corpo è formato da un’impalcatura in metallo e legno imbottito, ricoperto dalle vesti. L’oratorio del RosarioScesa la scalinata che porta dalla parrocchiale alla piazza del Popolo, sul lato opposto della piazza, con la facciata su via Alberto Ferrero della Marmora, si trova la chiesa ed oratorio del Rosario. Si tratta di una chiesa che è stata edificata alla fine del diciassettesimo secolo con una bella facciata barocca, e che costituisce la chiesa ed oratorio della Confraternita del Rosario. Edificato con la fiancata sinistra nella piazza principale del paese, ossia in piazza del Popolo, all’esterno è caratterizzato dalle tre croci in legno e dal piccolo campaniletto a vela a due luci, mentre sulla trasversale via lamarmora presenta la facciata barocca, che non è visibile dalla piazza. All’interno sono presenti due statue lignee del diciottesimo secolo, una raffigurante il bambino Gesù e l’altra la Vergine Assunta. Al suo fianco è stato costruito un piccolo ambiente, con funzione di sagrestia e di punto di incontro per i Confratelli della chiesa ed oratorio. La chiesa di Sas Animas ossia delle Anime e l’ex chiesa di Sant’IgnazioDalla via del Rosario che fiancheggia l’omonima chiesa, la stretta via Sas Animas ci porta in piazza Sas Animas, dove si trova la chiesa dedicata a Sas Animas ossia la chiesa delle Anime fondata nel 1718 dalla Confraternita delle Anime. È stato l’ultimo dei tre oratori ad essere stato costruito, e per questo motivo si trova più distante rispetto alla parrocchia di San Giacomo. La facciata di colore bianco è arricchita da festoni a rilievo. L’interno è composto da un’unica navata, terminante con un presbiterio rialzato. Significativo è il pulpito ligneo del diciottesimo secolo di forma poligonale e dipinto con vivaci colori, e lo sono anche varie statue lignee risalenti al diciassettesimo e diciottesimo secolo. Sul retro della chiesa delle Anime, nel cuore del centro storico, si trovano i resti dell’Ex chiesa di Sant’Ignazio di Loyola che costituiva la chiesa ed oratorio privato del feudatario locale, che era stata edificata nel 1624, e che ora è sconsacrata. Dalla prigione vecchia alla visita del vecchio centro storicoSulla piazzetta della Anime si trova un edificio indicato come Sa Preione Vezza ossia la Prigione Vecchia. Si ritiene che, in origine, fosse un Castello giudicale, edificato probabilmente in epoca pisana, posto lungo il confine fra il Giudicato di Gallura e quello di Cagliari. Che si trattasse di un Castello si deduce dalla presenza della torre merlata, che è tutto ciò che ne rimane. La torre è stata restaurata ed è visitabile. I bei palazzi padronali del centro storico e la casa GuisoIl comune è caratterizzato da un Centro storico ben curato con palazzetti in pietra e calce bianca su cortili Lussureggianti, Chiese, archi ed ampi piazzali. Attorno alla Torre del Castello si sviluppa il quartiere di Palathos Vezzos, costituito dalle vecchie abitazioni e da una serie di palazzi nobiliari del sedicesimo e del diciassettesimo secolo. Tra i più bei palazzi padronali citiamo la Casa Guiso che si trova tra la via Alberto Ferrero della Marmora, via Ampsicora e la piccola via Josto dedicata all’eroico figlio di Amsicora morto per l’indipendenza sarda nel terzo secolo avanti Cristo. La chiesa di San SebastianoPercorsa tutta via lamamora, arriviamo in via Garibaldi. Nell’angolo tra via Garibaldi e via San Sebastiano, in piazza San Sebastiano, troviamo la chiesa di Santu Sostianu o San Sebastiano del sedicesimo secolo. Siamo in uno dei quartieri più antichi del paese, detto appunto Vichinatu de Santu Sostianu. La chiesa ha l’impianto interno a due navate ed un bel il portico esterno a cinque archi. In via Francesco Ignazio Mannu si trova l’Hotel su Barchile con il suo ristoranteTorniamo all’incrocio della SS129, ossia della via Nazionale, con la SS125 Orientale Sarda, ossia con la via Santa Veronica. Da qui prendiamo verso sud ovest la via Francesco Ignazio Mannu, lugo la quale, sul lato sinistro della strada, incontriamo l’ingresso dell’Hotel su Barchile con il suo ristorante.
L’ex convento delle Monache Cappuccine nel palazzo che ospitava il Monte GranaticoDi fronte all’Hotel, sul lato destro della strada, si incontra quello che era stato il convento delle Monache Cappuccine della prima metà del diciottesimo secolo. Quando le Monache Cappuccine si trasferirono da Orosei a Ozieri, a causa del clima malarico, il loro ex convento è diventato la sede del Monte Granatico. Ricordiamo che i Monti Granatici, detti anche Monti Frumentari, erano vere e proprie banche del grano, ossia istituti di prestito del grano per la semina, con l’obbligo della restituzione dopo il raccolto. Attualmente è in fase di realizzazione il centro di documentazione archeologica, archivistica ed etnografica sull’agricoltura di Orosei. Una volta restaurati, all’interno dei locali dell’ex Monte Granatico verrà riservato una spazio particolare alla coltura del grano monococco, una antichissima varietà di frumento che negli ultimi anni, grazie agli studi e al lavoro di diversi agricoltori del territorio, sta ricominciando ad essere coltivato del territorio della Valle del Cedrino, suscitando grande interesse per via delle sue eccezionali qualità proteiche e per la particolarità che hanno i suoi derivati di essere compatibili con le diete anallergiche, e di poter essere consumati anche dai celiaci. Il palazzo Vecchio con il Museo dedicato al barone don Giovanni GuisoNel rione di Palathos Vezzos, in via Giovanni Musio, al civico numero 1, si trova un palazzo del seicento, che viene comunemente chiamato Palathu Vezzu, ossia palazzo Vecchio. Il palazzo Vecchio ospitava, un tempo, la Caserma dei reali Carabinieri, ed è stato negli ultimi anni sottoposto ad un accurato restauro condotto sotto la supervisione di Vittorio Gregotti. Dal 2000 ospita il Museo don Giovanni Guiso nel quale si possono ammirare un’interessante collezione di teatrini d’epoca, dal 1700 ad oggi, una raccolta di abiti da scena indossati da personaggi celebri dal 1880, oltre a disegni della Scuola romana e libri antichi e rari sulla Sardegna. Tra i pezzi più preziosi, vi è conservato un testo del 1587, Contra sos chi esercitan S’Arte de S’Astrologia, che riporta la Costituzione di papa Sisto V, scritto in lingua sarda in un periodo in cui la legge imponeva agli ecclesiastici l’uso del latino. La chiesa di Nostra Signora della PietàLa via Giovanni Musio prosegue sulla via Brefotrofio, che ci porta in via Madonna della Pietà, dove troviamo la piccola chiesa di Nostra Signora della Pietà. È stata costruita nel 1640 ed è caratterizzata da una facciata molto semplice, sormontata da un campaniletto a vela. Si tratta di un edificio a pianta rettangolare, con copertura a capriata. Sull’altare si vedono le statue di legno dell’Addolorata, di Santa Solomea e della Purissima. La chiesa di Sant’Antonio AbateProseguendo lungo via Madonna della Pietà, arriviamo in piazza Sant’Antonio, cui saremmo arrivati all’ingresso del paese provenendo dalla SS125 Orientale Sarda. Qui possiamo visitare la chiesa di Sant’Antonio Abate presumibilmente edificata nel quattordicesimo secolo, in periodo pisano, in pietra vulcanica, e nel corso del tempo ha subito vari rifacimenti e ampliamenti. Era una chiesa campestre, con pianta a navata unica ed all’esterno, lungo il lato sinistro, un portico a pilastri, con le Cumbessias per accogliere i pellegrini. La chiesa assieme alle Cumbessias aveva la funzione di Ospedale, ovvero di accogliere malati, viandanti e bambini abbandonati. Con l’espandersi della città la chiesa campestre è stata inglobata nel tessuto urbano. All’interno della chiesa troviamo i resti dell’antica pavimentazione in piastrelle di maiolica del 1500. Le pareti presentano un ciclo di affreschi del quattrocento con scene della vita di Cristo, ora restaurati, ed una pregevole statua lignea del Santo. della prima struttura della chiesa campestre, rimane, nel centro del cortile della chiesa, la Torre Pisana medievale, a base quadrangolare, che aveva il compito di difendere il complesso dalle invasioni dei mori, così come ci racconta la leggenda di Tomaso Mojolu, che all’alba del 6 giugno del 1806, avrebbe sventato l’assalto ad opera dei Saraceni. recentemente restaurata, al suo interno è stata allestita un’esposizione dell’artigianato locale. Sull’ampio piazzale della chiesa, la sera del 16 gennaio, in occasione della Festa di Sant’Antonio, si da fuoco a un grande falò di frasche, mentre il comitato distribuisce vino, caffè e soprattutto i dolci tipici di questa festa, ossia Su pistiddhu e Su Pane Nieddhu. Mi raccontano che un tempo, per il falò, venivano usate esclusivamente frasche di rosmarino. La chiesa di Nostra Signora delle GrazieTorniamo all’incrocio della SS129, ossia della via Nazionale, con la SS125 Orientale Sarda, ossia con la via Santa Veronica. Prendiamo verso nord est la via San Sebastiano, che è il nome che assume qui la SS125 Orientale Sarda. Dopo duecento metri, troviamo alla sinistra della strada la chiesa di Nostra Signora delle Grazie del 1641, nella quale viene conservata la statua di San Isidoro Agricoltore. Questa statua è al centro della Processione di Sant’Isidoro che si tiene il 15 maggio, o la domenica più prossima. In processione sfilano carri addobbati con fiori e trainati da buoi inghirlandati, con al centro del giogo un mazzo di spighe conservate dall’anno precedente. Sui carri ci sono i giovani in costume tradizionale. La processione con il simulacro del Santo parte dalla chiesa delle Grazie e precorre le vie principali del paese La chiesa di San Gavino MartireDalla via San Sebastiano, prendiamo a sinistra, passando davanti alla facciata della chiesa di Nostra Signora delle Grazie, la via San Gavino. Poi, dopo circa centoventi metri, prendiamo sulla destra la via Giuseppe Dessì ci porta in piazza San Gavino, dove troviamo la chiesa di Santu Bainzu o San Gavino Martire. Situato in splendida posizione panoramica dominante la sottostante pianura, all’estremità orientale del colle omonimo, è forse l’edificio di Orosei che più ha conservato intatta la purezza delle linee architettoniche originarie. Il Municipio di OroseiTorniamo all’incrocio della SS129, ossia della via Nazionale, con la SS125 Orientale Sarda, ossia con la via Santa Veronica. Prendiamo verso sud la via Santa Veronica e la seguiamo per un centinaio di metri, arrivati al civico numero 5 troviamo, alla sinistra della strada, il nuovo edificio nel quale sono ospitati la sede e gli uffici del Municipio di Orosei. Il vecchio Municipio di Orosei si trovava in un edificio situato in via Municipio, al civico numero 60, a una cinquantina di metri a sud est rispetto alla piazza del Popolo. Che cosa si trova fuori dal centro storico di Orosei e nei suoi immediati dintorniVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Orosei, sono stati portati alla luce i resti dei Nuraghi semplici Dudurri, Gabriele, Nerelie, Rampinu, Tundone; del Nuraghe complesso Portu; ed anche dei Nuraghi Chilivri, Murie, Pirastreddu, Santa Lucia, tutti di tipologia indefinita. Al di fuori dal centro storico di Orosei e nei suoi immediati dintorni si trovano, inoltre, una chiesa campestre e due santuari, quello dedicato a Santa Lucia e quello di Nostra Signora del Rimedio, posto vicino al confine con Galtellì. La chiesa campestre di San Giovanni EvangelistaDal Municipio di Orosei prendiamo la SS125 Orientale Sarda verso nord, e la seguiamo per circa settecento metri, poi, passato il cartello segnaletico che indica l’uscita dall’abitato, prendiamo a sinistra una strada in salita e, a cinquecento metri, alla sinistra della strada, vediamo la facciata della chiesa campestre di San Giovanni Evangelista. La strada prosegue e ci porta su una collina chiamata Gollei di Santa Lucia, che è una collina di origine vulcanica simile alle vicine giare basaltiche, chiamate Golleis, ricca di vestigia archeologiche antiche e medievali, ai cui piedi sorgeva il villaggio di Bibisse o Bithè, abbandonato intorno al diciassettesimo secolo in seguito alle frequenti epidemie ed alluvioni. La chiesa campestre di Santa LuciaSeguiamo la strada per meno di cento metri, poi prendiamo, seguendo le indicazioni, una deviazione a sinistra in salita, che, in quattrocentocinquanta metri, ci porta alla chiesa campestre di Santa Lucia. La chiesa si trova in aperta campagna, non lontano dal paese, ed è una di quelle più care agli abitanti di Orosei. Intorno alla chiesa si trovano le Cumbessias che ospitano i pellegrini in occasione della Festa dedicata alla Santa. Sul colle, che prende il nome dalla chiesa, si trovano resti di capitelli e di colonne in pietra di basalto, che fanno supporre che la chiesa sia stata edificata su un preesistente tempio romano. Qui si svolge, la prima domenica dopo Pasqua ed il 13 dicembre, la Festa di Santa Lucia, una Festa campestre con canti e musica, durante la quale alla statua di Santa Lucia vengono offerti dolci tradizionali appositamente preparati. Le vengono offerti anche i cosiddetti Occhi di Santa Lucia, gioielli naturali prodotti da un mollusco che secerne, oltre alla conchiglia che usa come abitazione, questo opercolo calcareo, ricoperto di uno strato corneo che utilizza come fosse la porta di casa. Sono molto utilizzati, soprattutto nel Nuorese, come amuleti. Il Santuario di Nostra Signora del RimedioSulla SS129 verso Galtellì, subito prima del cartello segnaletico che indica l’abitato, troviamo alla sinistra ella strada il secentesco Santuario di Nostra Signora del Rimedio circondato dalle Cumbessias che ospitano i pellegrini in occasione della Festa dedicata alla Madonna. Fino a qualche anno fa era isolato nella campagna, è poi entrato a far parte dell’estrema periferia del paese. La sua denominazione potrebbe derivare dal fatto che l’edificio era un tempo adibito anche a lazzaretto e struttura di riparo dagli attacchi pirateschi. L’edificazione del Santuario originale è stata attuata seguendo i canoni costruttivi classici che delineano l’architettura rurale del seicento. La struttura del Santuario è infatti di piccole dimensioni, nel complesso tozza, con singola navata e l’abside rivolto a oriente. Sui fianchi non si trovano cappelle o altari. Il Santuario di nuova costruzione, invece, è un’edificio realizzato ex novo proprio a fianco della vecchia costruzione. La costruzione originaria è oggi adibita a sala riunioni. La chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alle due statue conservate al suo interno, infati nella chiesa si venerano due statue di medie dimensioni raffuguranti la Madonna incoronata che tiene al petto il Bambino Gesù, delle quali è molto complessa la datazione. Presso il Santuario di Nostra Signora del Rimedio, la seconda domenica di settembre si svolge la Festa del Rimedio, che si prolunga per due novene, ossia per ben diciotto giorni. Già dal venerdì della prima settimana di settembre, un centinaio di famiglie si trasferiscono nelle Cumbeassias del Santuario, dove si fermeranno per tutto il periodo delle due novene. Il giorno della festa, dopo le manifestazioni religiose, si svolge il pranzo comunesu un grande tavolato, disposto ad anello entro il recinto delle Cumbessias. Non mancano tutte le manifestazioni folcloristiche tipiche delle feste del centro della Sardegna.
Il centro sportivo ComunaleDal Municipio di Orosei, prendiamo verso sud la via Santa Veronica, dopo centotrenta metri prendiamo a sinistra la via Grazia Deledda, che, in circa quattrocentocinquanta metri, ci porta al Centro sportivo Comunale di Orosei, all’interno dl quale si trovano le strutture per l’atletica laggera ed il Campo da Calcio una struttura in grado di ospitare 400 spettatori. Il Cimitero di OroseiDal Municipio di Orosei, prendiamo verso sud la via Santa Veronica, dopo centotrenta metri questa diventa via Sebastiano Satta, che esce dall’abitato verso sud ovest, ed assume il nome di SS125 Orientale Sarda, in direzione di Dorgali. Dopo quasi un chilometro troviamo, alla sinistra della strada, l’ingresso del Cimitero di Orosei. La costiera di OroseiVisiteremo ora la costiera che si affaccia sull’ampio Golfo di Orosei. Da Marina di Orosei alle spiagge a sud di OroseiIn questi itinerario, tornati a Orosei, inizieremo la visita della costa degli Oleandri, nella Baronia Meridionale. Ci recheremo da Marina di Orosei, verso sud, a su Petro su fino alla spiaggia di Osalla. La Marina di Orosei dove nel mare antistante la foce del Cedrino si trova il relitto del KT12Dal centro del paese, percorrendo per due chilometri e mezzo la SS129 verso est, che è chiamata via del Mare, arriviamo all’insediamento turistico della Marina di Orosei dove inizia un tratto di costa di circa cinque chilometri, che arriva fino a Cala Osalla, in cui le spiagge sono composte da lunghe e larghe strisce di sabbia granitica, affiancate da dune che a tratti sono alte anche due o tre metri, accompagnate da una vasta pineta. Alle spalle della spiaggia, si sviluppa una lunga sequenza di zone palustri prodotte dal fiume Cedrino, che si affiancano quasi ininterrottamente alle dune poste alle spalle della costa. Il tratto di costa che inizia a Marina di Orosei, nella sua parte settentrionale assume il nome di Sa Marina, e in quella centrale e meridionale, prende i nomi Su barone, Isporoddai e Osalla, e nel suo retroterra si trovano gli stagni retrodunali. Per gli appassionati di immersioni, a circa due miglia dalla costa, su un fondale di 31 metri di profondità, ci si può recare a visitare il relitto del KT12 un mezzo da sbarco tedesco che trasportava automezzi e carburante per le truppe tedesche che combattevano in Africa settentrionale, affondato durante la Seconda Guerra Mondiale, che i subacquei definiscono il più bello del mediterraneo. Era il 10 giugno del 1943 quando, verso le dieci del mattino, un fortissimo boato scosse il paese chiamato Orosei, a dimostrare che uno dei tre siluri lanciati dal sommergibile inglese Safari aveva centrato il bersaglio. Il relitto è spaccato in due parti, una più piccola, costituita dalla la prua, ed una più grande, con l’ancora e la poppa, sulla quale si trovano il cannoncino ed una gru caduta fuori bordo. I due siti sono a poche centinaia di metri dalla costa e si raggiungono in pochi minuti di gommone, ma per farlo è consigliabile farsi accompagnare dal personale dell’Orosei Diving Center. Gli stagni retrodunali di Avalè e di su PetrosuIn diversi periodi dell’anno le acque del fiume Cedrino originano stagni e impaludamenti, tipici di un versamento in foce intermittente. Gli stagni retrodunali partono dalla spiaggia di Sa Marina, ed arrivano fino alla spiaggia di Osalla. Lo stagno di Avalè viene descritto come una palude ricoperta da una fitta vegetazione, caratteristica attualmente ancora evidente, con tendenza all’inerbimento dello stagno; lo stagno di su Petrosu scorre parallelo alla linea di costa; mentre il più interessante è quello che viene chiamato la Palude di Osalla che si trova ancora più a sud. La zona paludosa formata da questi stagni retrodunali, costituisce un’area per la sosta e per la nidificazione di avifauna di interesse comunitario, che è stata dichiarata Riserva Naturale della Sardegna. L’area degli stagni, con un’estensione di 25,5 ettari, costituisce un’area umida di notevole interesse naturalistico e paesaggistico, che forma un sistema stagnale legato alle divagazioni del fiume Cedrino nella depressione del suo retrospiaggia, e che viene a formare un’ampia zona paludosa che interessa una fascia a tratti più ed a tratti meno ristretta, che si sviluppa parallelamente alla costa, con la presenza di fitti e diffusi canneti che tendono ad interrare i bacini. Negli stagni la pesca, gestita da una cooperativa, si pratica soprattutto con sistemi vagantivi costituiti da bertovelli, fiocina, reti da posta, e si catturano soprattutto moggini. Sul ponticello di legno, dall’alba i pescatori tuffano le canne nel canale formato dal rio Osalla, che fiancheggia la costa circondato da un’abbondante vegetazione. La spiaggia di Sa MarinaDal centro del paese, la via del Mare ci porta a Marina di Orosei, che si affaccia sul mare con la spiaggia Sa Marina, dove troviamo il grande parcheggio della Marina di Orosei, nel quale possiamo lasciare l’auto per raggiungere la spiaggia.
La spiaggia di su baroneDal parcheggio della Marina di Orosei, proseguiamo per poco più di un chilometro, prima in auto su un tratto sterrato, e poi a piedi, verso sud lungo il litorale, dove arriviamo al tratto di spiaggia che assume il nome Su barone, e che si prolunga fino oltre il molo di Avalè, dove si trova il porticciolo di Marina di Orosei.
La spiaggia di su Petrosu, chiamata anche spiaggia di IsporoddaiProseguendo ancora verso sud per un paio di chilometri lungo il litorale, arriviamo in località Su Petrosu. Qui saremmo potuti arrivare anche dal centro del paese, percorrendo per circa quattro chilometri la via Grazia Deledda, che all’inizio si trova un poco all’interno, ma poi si avvicina alla costa. La spiaggia di su Petro su è molto lunga, e, di fronte al parcheggio dove lasciamo l’auto, troviamo un punto di ristoro gestito da chi vuole conservare ancora il ricordo del mitico Ernesto che Guevara, delle cui immagini sono tappezzate le pareti.
La lunga spiaggia di OsallaA poco più di cinque chilometri dal centro del paese, la via Grazia Deledda termina in corrispondenza della spiaggia di Osalla di Orosei, cui si accede, dopo aver parcheggiato, da un ponticello sospeso sullo stagno creato dal rio Osalla, che fiancheggia l’arenile.
Questa spiaggia, a sud, in corrispondenza del lungo molo accanto al porticciolo, è congiunta da un sentiero con la piccola Cala Osalla Di Dorgali, della quale abbiamo già parlato quando abbiamo visitato i dintorni di Dorgali. I resti del Nuraghe semplice Colunie o Nuraghe di Osalla che si trova in territorio di DorgaliPassato il molo in cemento, la spiaggia di Osalla è dominata dai resti del Nuraghe Colunie o Nuraghe di Osalla un Nuraghe monotorre con camera, costruito in basalto, inserito all’interno dell’omonimo parco archeologico. Il Nuraghe si trova vicino alla spiaggia di Osalla, ma si trova all’interno del territorio Comunale di Dorgali. Nei pressi del Nuraghe, si trova un vecchio albero di fico, che il barone don Nanni Guiso, di cui abbiamo parlato quando abbiamo descritto Orosei, nel 2005 aveva laccato di rosso, seguendo un’antichissima tecnica cinese per renderlo immortale. L’albero però non ha retto all’ingiuria del tempo. Infatti, solo dieci mesi dopo la morte di Nanni, è crollato, accanto alla lapide che questi gli aveva dedicato. La costiera a nord di OroseiIn questo itinerario, ci recheremo verso nord, a Sas linnas Siccas, Fuili ’e Mare e Sos Alinos, vedremo quindi Cala liberotto, Cala Ginepro, e proseguiremo fino all’Oasi naturale di Bidderosa. La piccola chiesa di Santa Maria del Mare e le manifestazioni del Maggio OroseinoUsciti da Orosei verso nord sulla SS125 Orientale Sarda, appena passato il ponte sul fiume Cedrino, invece di proseguire sulla statale giriamo a destra, per prendere la strada costiera che passa vicino alla foce del fiume Cedrino. Subito prima dell’inizio dell’estuario del fiume Cedrino, sulla riva sinistra dl fiume, si trova, in località Santa Maria, la piccola chiesa di Santa Maria del Mare fondata nel tredicesimo secolo da mercanti Pisani e con l’interno pieno di ex-Voto. La piccola chiesa si trovava in stato di grande abbandono, fino al restauro voluto e pagato da Nanni Guiso. A fine maggio, a Orosei, si svolge una manifestazione chiamata il Maggio Oroseino, caratterizzata da incontri culturali, manifestazioni sacre e le manifestazioni folcloristiche. L’ultima domenica di maggio si svolge la Festa di Santa Maria del Mare, con una processione di barche sul fiume Cedrino fino allo stagno del Cedrino, vicino alla foce. La processione si conclude alla piccola chiesa di Santa Maria del Mare. La foce del fiume Cedrino e la spiaggia di Foche PizzinnaSubito oltre la piccola chiesa, ha inzio l’estuario del fiume, che porta alla Foce del fiume Cedrino. alla foce, il fiume si divide in due rami, quello settentrionale entra in un canale artificiale, che sfocia subito all’inizio, verso sud, della spiaggia di Foche Pizzinna, dove è in costruzione il Porto Turistico; mentre quello meridionale dà vita agli Stagni retrodunali di Avalè e Su Petrosu e della Palude di Osalla, che abbiamo già descritto. Risalendo verso nord, incastonata tra la foce del Cedrino e la costa frastagliata, c’è la piccola spiaggia di Foche Pizzinna ossia della Foce molto piccola, con un litorale lungo circa 350 metri, che si trova tra lo sbocco in mare canale artificiale che convoglia le acque del Fiume Cedrino, e la foce del rio Foche Pizzinna. Purtroppo, quando la abbiamo vicitata, di fronte alla spiaggia, sulla strada, abbiamo trovato una mega discarica di rifiuti. Il tutto, considerando che ci sono abitazioni, e che i turisti sono costretti a recarsi al mare in mezzo alle buste maleodoranti. E proprio alla foce del Cedrino, precisamente sulla spiaggia di Foche Pizzinna, è prevista la prossima costruzione di un grande Porto Turistico. Le scogliere di Punta NeraDalla foce del fiume, per circa sei chilometri, la linea di costa, interrotta solo dalla Spiaggetta di Foche Pizzinna, diventa alquanto frastagliata, essendo costituita dalle scure colate di basalto perennemente modellate e sconvolte dalla forza del mare e del vento. Dalla strada, possiamo vedere sulla destra, verso il mare, una piccola pineta, dalla quale raggiungiamo una spiaggetta seminascosta. Proseguiamo, per poi arrivare alle scure Scogliere di Punta Nera. In località su Mutruccone troviamo la frazione Sas linnas Siccas con la sua spiaggiaDa qui, proseguendo verso nord, arriviamo in località Su Mutrucone, dove si trova la frazione Sas linnas Siccas (altezza metri 13, distanza in linea d’aria circa 9.8 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 35), una frazione turistica del comune di Orosei che si trova affacciata sul mare. È più comodo, comunque, arrivarci da Orosei, verso nord con la SS125 Orientale Sarda. A poco più di nove chilometri da Orosei, all’altezza della Cantoniera Su Mutrucone, in corrispondenza di alcuni Hotel e ville che si affacciano sulla strada, svoltiamo a destra, seguendo le indicazioni verso il mare.
La Cala Fuili ’e Mare con la sua spiaggiaA breve distanza, un poco più a sud, appena passato il piccolo promontorio che la delimita la frazione Sas linnas Siccas verso sud, troviamo una piccola insenatura chiamata Cala Fuili ’e Mare.
La frazione Sos AlinosProseguiamo da Sas linnas Siccas verso nord sulla SS125 Orientale Sarda per poco più di un chilometro e mezzo, ed incontriamo la frazione Sos Alinos (altezza metri 7, distanza in linea d’aria circa 11.2 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 186), una frazione turistica del comune di Orosei, che non si trova sul mare ma è posizionata all’interno. In questa frazione, alla sinistra della strada, si trova la chiesa di Sant’Antonio Abate una costruzione moderna che costituisce la chiesa parrocchiale di Sos Alinos. In località Sos Alinos troviamo, sulla destra, la deviazione che, dopo due chilometri, ci porta alla bella spiaggia di Cala liberotto. La Cala liberottoArrivati alla frazione Sos Alinos, giriamo a destra, ossia verso est, al bivio segnalato per Cala liberotto, e raggiungiamo l’insediamento della frazione Cala liberotto (altezza metri 6, distanza in linea d’aria circa 12.2 chilometri sul livello del mare, abitanti in bassa stagione circa 110), una frazione turistica del comune di Orosei. Cala liberotto è una piccola e bella insenatura, con un villaggio turistico balneare formato da numerose ville degli anni ’60 e una pineta, tra spiagge candide e scogli di granito rosa.
La Cala GineproProseguendo sulla SS125 Orientale Sarda, a nord della frazione Sos Alinos, dopo circa due chilometri svoltiamo a destra, ossia verso est, seguendo il cartello indicatore, e raggiungiamo in breve l’insediamento della frazione Cala Ginepro (altezza metri 6, distanza in linea d’aria circa 13.9 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), che costituisce anch’esso una frazione turistica del comune di Orosei. È un importante centro turistico, il cui nome deriva dai ginepri che nascono sulle dune. Qui, superato l’Hotel Torre Moresca, arriviamo fino al parcheggio, posto subito dietro la spiaggia. Passata Cala Ginepro, arriviamo ad altre spiagge apprezzate dal punto di vista naturalistico e turistico. L’area protetta di Sa Petra Bianca nella quale si trova l’oasi di BidderosaA nord dell’insediamento turistico e della spiaggia di Cala Ginepro, si trova un promontorio nel quale è ospitato il Campaggio Cala Ginepro. E più a nord si entra nel territorio dell’area protetta di Sa Petra Bianca nella quale si trova l’oasi di Bidderosa. Proseguendo sulla SS125 Orientale Sarda, poco dopo la deviazione per Cala Ginepro, sulla destra, troviamo la caserma della Guardia forestale di Sa Petra Bianca, da dove si accede alle Cinque spiagge dell’oasi di Bidderosa. Si tratta di un’oasi protetta, che si sviluppa intorno agli Stagni di Sa Curcurica e di Bidderosa, visitabile solo dopo essersi prenotati con buon anticipo. Nella stagione estiva, occorre richiedere il permesso, con ingresso a pagamento, e, preferibilmente, raggiungere la costa a piedi o in bicicletta. La biglietteria si trova presso il comune di Orosei, e l’accesso è fortemente limitato, a sole 120 auto al giorno. Le spiagge sono quasi deserte, anche in alta stagione, per la protezione che è stata loro assegnata dalla riserva della Guardia forestale e dal comune di Orosei. La prime spiagge dell’oasi di Biderosa che si incontano, subito a nord di Cala Ginepro, sono le Due spiagge di Sa Curcurica, che si trovano nel perimetro dell’area protetta di Sa Petra Bianca. Subito dopo il promontorio che chiude a nord l’insediamento turistico e la spiaggia di Cala Ginepro, si sviluppa la Prima spiaggia di Sa Curcurica. Alle spalle delle spiagge si estende verso l’entroterra l’ampio e scenografico stagno di Sa Curcurica che ha una superficie di 38 ettari, ed è alimentato dal rio Pischina e dal rio Sa Mela, che formano un bacino imbrifero di quasi 15 chilometri quadrati, e vendono a formare un’area stagnale legata alla dinamica fluviale, in prossimità della foce, lungo la depressione di retrospiaggia, con una superficie di circa 38 ettari ed una profondità che varia dai venti centimetri ai due metri. Si tratta di un’altra area umida di grande interesse naturalistico e paesaggistico, che gode di discreti apporti fluviali, ed è stato collegato al mare per mezzo di un canale, in parte artificiale, scavato nel 1959, in quanto lo sbocco naturale era frequentemente soggetto ad interrimento. L’opera di ingegneria non è, però, mai stata completata, al punto che oggi la comunicazione con il mare avviene solo in concomitanza con l’alta marea. Lo stagno è circondato da colline sulle quali cresce un’estesa pineta di notevole pregio paesaggistico, e, nell’area dello stagno, sono stanziali numerose specie di uccelli rari. Nello stagno era presente l’importante Peschiera di Sa Curcurica nella quale si allevavano cefali, spigole, orate, saraghi, mormore e sogliole, ma che è attualmente improduttiva, ed in stato di completo abbandono. A nord della spiaggia di Sa Curcurica, si trovano Altre due spiagge dell’oasi senza nome, alle quali si arriva sempre a piedi o in bicicletta dopo essere entrati nell’oasi. Dalle due spiaggia Sa Curcurica sono anche raggiungibili a piedi, proseguendo lungo la costa, le tre spiagge verso nord, le due spiagge dell’oasi senza nome, e si può arrivare fino alla spiaggia di Bidderosa. Ma, per raggiungere queste spiagge, occorre superare la foce dello stagno Sa Curcurica, che è molto stretta ed il suo attraversamento non è molto semplice, a causa della profondità del canale, nel quale è necessario spostarsi a nuoto.
Proseguendo ancora più a nord rispetto a queste due spiagge, si trova lo stagno di Bidderosa, di fronte al quale si affaccia la bellissima spiaggia di Bidderosa, la più conosciuta e famosa delle spiagge presenti nell’area protetta di Sa Petra Bianca, nella quale si trova, appunto, l’Oasi di Bidderosa. Come abbiamo detto, alle spalle della spiaggia si trova il bello e suggestivo stagno di Bidderosa un’area stagnale lungo la depressione di retrospiaggia, con una superficie di circa 6 ettari, che si trova in comunicazione diretta con il mare, ma l’immissione di acque marine avviene solo occasionalmente, per cui, durante la stagione estiva, lo stagno è soggetto a prosciugamento. In condizioni di massimo invaso si rileva una profondità di circa 40 centimetri. Si tratta di un’area umida di grande interesse naturalistico e paesaggistico, che si estende verso l’entroterra, cinto dalle colline di granito rosa, ed è circondato da una pineta e da un bellissimo sottobosco di eriche, mirti e corbezzoli, oltre alla consueta vegetazione palustre. La spiaggia di Bidderosa confina, verso nord, con la spiaggia di Pedra Marchesa, alla quale arriveremo lungo la SS125 Orientale Sarda, nella prossima tappa, dopo aver visitato la spiaggia di Berchida. La spiaggia dell’oasi di Bidderosa, con quella di Pedra Marchesa, forma un arenile quasi ininterrotto, lungo oltre quattro chilometri. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio entriamo nella Baronia Settentrionale, dove ci recheremo a visitare la città di Siniscola, storico capoluogo della Baronia settentrionale, che vedremo con il suo centro storico ed i suoi dintorni, con le molte chiese ed i suoi siti archeologici. | ||||||||||||||||
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