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Illorai con il Santuario della Madonna della Neve e con i siti dove è stato rinvenuto il vitello in bronzo riferito al culto di Osiride


In questa tappa del nostro viaggio, ci recheremo ad Illorai nei cui dintorni si trova la chiesa campestre dedicata alla Madonna della Neve, ed i siti archeologici tra i quali quello nel quale è stato rinvenuto un vitello in bronzo riferito al culto di Osiride.

La regione storica del Goceano

Il GoceanoIl Goceano (nome in lingua sarda Sa Costèra) è la regione della Sardegna centro settentrionale che comprende il tratto del bacino superiore del fiume Tirso, di fronte al quale si affaccia la catena montuosa che porta il nome della regione stessa. Secondo lo storico Giovanni Francesco Fara, il Goceano, in latino Gothiani, dovrebbe il suo nome ai Goti che vi si stabilirono, mentre secondo altri il termine Goceano, o Guttiánu, Deriverebbe da Gúttiu, ossia goccia, ad indicare l’abbondanza di sorgenti d’acqua. I comuni che fanno parte del Goceano sono Anela, Benetutti, Bono, Bottidda, Bultei, Burgos, Esporlatu, Illorai e Nule. Le principali risorse del suo territorio sono la cerealicoltura, praticata nel fondovalle, la pastorizia e lo sfruttamento forestale.

In viaggio verso Illorai

Ritornati a Bottidda, da qui partiamo in direzione di Illorai. Usciamo verso sud sulla SS128bis, che seguiamo per circa sette chilometri, poi svoltiamo a destra ed imbocchiamo la SP40, in direzione nord ovest. La seguiamo per circa tre chilometri, e ci porta in corso Europa, all’interno dell’abitato di Illorai. Dal Municipio di Bottidda a quello di Illorai abbiamo percorso 10,6 chilometri.

Il comune chiamato Illorai

Illorai: veduta dell’abitatoIllorai-Stemma del comuneIl comune di Illorai (altezza metri 515 sul livello del mare, abitanti 760 al 31 dicembre 2021) è un borgo agricolo del Goceano attraversato dal fiume Tirso, il cui patrimonio archeologico e la cui montagna costituiscono i suoi principali motivi di attrazione. Si tratta di un comune collinare con un’economia fondata esclusivamente sull’agricoltura e sulla zootecnia. La linea ferroviaria che collega Nuoro con Macomer ha uno scalo sul posto. Il territorio Comunale è caratterizzato da un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, che vanno da un minimo di 160 a un massimo di 978 metri sul livello del mare.

Origine del nome

Il nome del paese è poco chiaro e di probabile origine protosarda, comunque la sua denominazione è attestata fino da 1341, nella forma Yllortai.

La sua economia

L’economia del paese è basata essenzialmente sulle attività agricole, dato che nel suo territorio si coltivano cereali, frumento, ortaggi, viti ed ulivi, agrumi e frutta. Importante è, inoltre, l’allevamento di bovini, suini, ovini ed equini.

Brevi cenni storici

Il territorio viene abitato già in epoca preistorica, come dimostrano i numerosi Nuraghi, i bronzetti rinvenuti nel suo territorio, ma soprattutto la grande necropoli di Molia. Il suo territorio è attraversato dal fiume Tirso, che viene scavalcato da un audace ponte costruito nel periodo dell’occupazione romana e ristrutturato in età pisana, comunemente conosciuto come Ponte Ezzu. In epoca medievale viene eletta a villa, della curatoria del Goceano, nel Giudicato del Logudoro, ed è uno dei centri più antichi della zona. Illorai, come capoluogo del Goceano, è residenza del giudice, tanto che esiste ancora la sua casa con l’ingresso in trachite. A metà del tredicesimo secolo viene conquistata dai Doria e, successivamente, dai Malaspina. Nel 1339 entrano in scena i giudici d’Arborea, e, nel 1410, i Marchesi di Oristano. Verso la fine del quindicesimo secolo appartiene agli Aragonesi, poi agli Spagnoli. Nel 1624 i nobili locali Nurchis Corona donano al padre provinciale dell’ordine degli Agostiniani di Cagliari la chiesa di Nostra Signora d’Itria, con il terreno circostante, perché fondino un convento, che in breve tempo diviene uno tra i più fiorenti dell’Isola. Dopo gli Spagnoli, la governano i Savoia, fino all’anno in cui viene riscattata al demanio per l’abolizione del feudalesimo. Gli Agostiniani abbandonano, però, Illorai nel 1772, e la stessa chiesa viene sconsacrata nel 1785.

Le principali feste e sagre che si svolgono a Illorai

A Illorai i cinque Obrieri, si alternano, di anno in anno, nella preparazione delle feste di Sant’Antonio, San Sebastiano, San Paolo, ed in quella della Madonna di luche del 5 di agosto. A Illorai vengono celebrate le feste di Sat'Antonio Abate, di San Sebastiano e di San Paolo. La Festa della Madonna di luche verrà descritta più avanti, quando si visiterà la chiesa campestre omonima.

La Festa di Sant’Antonio Abate

Il 16 ottobre anche a Illorai si svolge la Festa di Sant’Antonio Abate, ossia S’Ardia de Santu Antoni ’e su Fogu, una tra le ricorrenze più care agli illoraesi, con il tradizionale falò in piazza. Nato in Egitto intorno al 250 dopo Cristo, in Sardegna la figura del Santo è strettamente collegata all’immagine del fuoco, data la leggenda che, disceso agli Inferi, con uno stratagemma avrebbe sottratto il fuoco al demonio per donarlo agli uomini, che erano stati condannati, sino ad allora, a viveresu una terra interamente ricoperta da ghiacci perenni. Sino a trent’anni fa la statua del Santo era custodita nell’antica chiesa parrocchiale, ma era usurata dal tempo, pPerciò gli Obrieri di Sant’Antonio decisero di acquistarne una nuova, però nessuno era intenzionato a lasciarla marcire in qualche angolo nascosto della sagrestia. Gli Obrieri decisero, quindi, di restaurarla e, da allora in poi, essa viene trasportata dalla casa di un priore a quella dell’altro, che la tiene in casa propria per un anno, poi viene trasportata nella sua nuova residenza, Così l’antica immagine del Santo è diventata itinerante nel rispetto dalla storia dell’abate pellegrino. La Festa è caratterizzata dalla preparazione del torrone, una tradizione che si tramanda senza riscontro in altri paesi della Sardegna da oltre due secoli. Il torrone viene lavorato a mano grazie alla laboriosità del priore e dei suoi familiari seguendo un’antica ricetta gelosamente custodita dagli Obrieri, e, nei giorni 16 e 17 gennaio, avviene la distribuzione del torrone nella casa del priore.

La Festa di San Sebastiano

Da più di Trecento anni, il 19 gennaio, giorno del vespro di San Sebastiano, il priore di turno prepara per tutto il paese il tradizionale piatto a base di fave con il lardo, ossia Fae e lardu. Il venti gennaio si svolge la Festa di San Sebastiano, con riti religiosi e festeggiamenti civili che vengono accompagnati dalla distribuzione del tradizionale piatto di fave con lardo.

La Festa di San Paolo

Il 20 gennaio la chiesa celebra la conversione di San Paolo, in occasione della quale viene celebrata la Festa di San Paolo. In occasione della Festa civile, venivano preparati da un priore i Sos Macarrones, ed ancora oggi, pur non essendoci più eredi del priore, Sa Macarronada viene riproposta dalla pro loco per non far scomparire la tradizione.

Visita del centro di Illorai

L’abitato, che presenta un andamento altimetrico tipico collinare, si adagia in una conca da cui si gode della veduta sulla valle del Tirso. Il suo nucleo originario, dalle strette e irregolari strade, ha mantenuto intatte le sue storiche caratteristiche. Entriamo in Illorai da nord est, con la SP40 che all’interno dell’abitato assumerà il nome di via Antonio Gransci, che continuerà su via Vittorio Veneto.

Il Campo da Calcio di Illorai e la fonte monumentale

Illorai-Fontana monumentalePrima di arrivare all’interno dell’abitato, dove la SP40 compie l’ultima grande curva verso sinistra, una deviazione sulla destra della strada porta fino al Campo da Calcio di Illorai.

Subito dopo la deviazione per il Campo da Calcio, ritornati sulla via Antonio Gramsci, prima che riprenda la curva verso sinistra, si può vedere, al lato sinistro della strada, una bella Fonte Monumentale di fine ottocento.

La chiesa di San Giovanni

Illorai: chiesa di San GiovanniDopo aver passato la deviazione per il Campo da Calcio e per la fonte Monumentale, la SP40 entra nell’abitato ed assume il nome di via Antonio Gramsci, dalla quale, dopo circa duecentocinquanta metri, prendiamo sulla sinistra una strada in salita, che assume il nome di via San Giovanni. Seguiamo la via San Giovanni nelle sue numerose curve, per meno di quattrocento metri, e vediamo, sulla sinistra della strada, la piccola chiesa di San Giovanni che era un’antica chiesa campestre, ed oggi è stata inglobata all’interno del centro del paese.

Il Municipio di Illorai

Percorsi poco più di cinquanta metri, arriviamo nella bella piazza 4 Novembre, interamente affacciata sulla vallata sottostante. In piazza 4 Novembre, al civico numero 1, si trova l’edificio che ospita la sede e gli uffici del Municpio di Illorai.

Illorai: la piazza 4 Novembre, di fronte al Municipio Illorai: il palazzo che ospita la sede e gli uffici del Municipio

La chiesa parrocchiale di San Gavino e la chiesa ed oratorio della Santa Croce

Altri cinquanta metri, ed arriviamo in piazza San Gavino, nella quale si trova la chiesa di San Gavino che è la chiesa parrocchiale di Illorai, costruita intorno al 1966 al posto dell’antica, seicentesca, chiesa di San Gavino, che è stata per l’occasione demolita. La nuova chiesa è molto recente, luminosa, e ricca di preziosi mosaici. Al suo interno sono conservate, provenienti dall’antico convento dei Frati Agostiniani, le statue di Sant’Agostino, da cui il convento ebbe il nome, e quella di San Nicola da Tolentino, anche lui frate agostiniano, insieme ad oggetti di argenteria che appartenevano al convento. La piazza San Gavino è separata dal vicolo Santa Croce dalla piazza della Santa Croce, nella quale si affaccia l’oratorio della Santa Croce che è stato recentemente completamente ristrutturato.

Illorai: chiesa parrocchiale di San Gavino Illorai: chiesa parrocchiale di San Gavino: interno Illorai: chiesa ed oratorio della Santa Croce

Verso la fine del mese di ottobre si svolge la Festa di San Gavino Patrono, con riti religiosi, tra i quali una processione con il simulacro del Santo, e festeggiamenti civili che prevedono manifestazioni folcloristiche e culturali e altri spettacoli di intrattenimento. La Festa di San Nicola da Tolentino, frate Agostiniano, si celebra dal 9 all’11 settembre con riti religiosi, la processione con il simulacro del Santo, e diversi festeggiamenti civili.

Proseguendo nel centro di Illorai

Proseguendo la visita di Illorai, vediamo il suo bel centro storico con numerosi murali. Molto bello quello che incontriamo lungo la via Vittorio Veneto, che costituisce quasi una circonvallazione ad est dell’abitato. Percorsi sulla SP40, dopo l’inizio sulla sinistra della via San Giovanni, poco più di cinquecento metri, in corrispondenza con un’ampia curva verso sinistra, vediamo sulla destra della strada, su un muro che sostiene la sovrastante piazza 4 Novembre, Un bel murale che ricorda Eleonora d’Arborea e la sua promulgazione delle Carta de logu. Altri murali si trovano su altre abitazioni.

Illorai-Murale che ricorda Eleonora d’Arborea e la sua promulgazione delle Carta de logu Illorai-Murale che ricorda Eleonora d’Arborea e la sua promulgazione delle Carta de logu Illorai: un altro murale

Il Cimitero di Illorai

Proseguendo per altro 850 metri sulla SP40, prima di uscire dall’abitato, prendiamo sulla destra la via Umberto, che, in meno di cento metri, ci porta di fronte all’ingresso del Cimitero di Illorai.

Visita dei dintorni di Illorai

Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Illorai, sono stati portati alla luce i resti della necropoli di Molia; della fonte nuragica di Santa Maria; delle Tombe di giganti Funtana ’e regas, lorivai, Sa Paule Ruja I, Sa Paule Ruja II, Tudulu; dei Nuraghi semplici Abbasantera, Contra Austinu, Curtzu, Ena Manna, ladorza, lucche, Mannuri, Murones, Pabattolas, Pattada ’e Chelvos, Sa Pruna, Sa Sea, Santa Maria, Sos Conzos, su ’e Matteu Pittale, su ’e Mitteriu, su Caddile, Tuvu Oe; dei Nuraghi complessi Frida, Iscretti, Sa Paule Ruja, Sa Toa, Serralo, Tudulu; dei Nuraghi Arzola ’e Chessa, Carbia, Curtu, Olostru, tutti di tipologia indefinita; mentre non resta più nulla dei Nuraghi lagertula e Piliserta, che sono stati completamente demoliti. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto.

Nella località Iscuvudè si trova il suo ampio parco

Illorai: il parco di IscuvudèUscendo da Illorai con la SP112, che si dirige in direzione ovest, dopo poco più di sette chilometri arriviamo nella località Iscuvudè, nella quale sono state realizzate diverse strutture sportive e ricreative. In questa località, alla sinistra della strada provinciale, è stato realizzato l’ampio Parco di Iscuvudè, costituito da un Lussureggiante bosco di lecci e roverelle secolari, con la presenza di agrifogli e ciliegi. Il parco di Iscuvudè è molto frequentato, soprattutto d’estate, dagli abitanti del luogo e delle località vicine, ed anche da numerosi turisti. L’area di sosta presente nel parco è attrezzata per il pranzo all’aria aperta, con fontane, banconi, barbecue ed anche strutture porticate, nelle quali è possibile cucinare al coperto.

I resti del Nuraghe complesso Frida

Illorai-Planimetria del Nuraghe FridaPassata la località Iscuvudè, proseguiamo verso nord ovest lungo la SP112, la seguiamo per un chilometro e seicento metri, finché questa strada provinciale sbocca sulla SP17. Svoltiamo a destra e prendiamo la SP17, la seguiamo finché, dopo poco più di un chilometro, parte sulla destra la SP52. Presa a destra la SP52, dopo circa settecentocinquanta metri si trovano, alla destra di questa strada provinciale, a circa trecento metri di distanza i resti del Nuraghe Frida, che si trovano su un’altura all’interno di un’area di allevamento privata, per accedere alla quale è necessario chiedere il permesso all’AGRIS Sardegna. Si tratta di un Nuraghe complesso edificato in trachite a 923 metri di altezza, che si può definire la reggia di Illorai, infatti è il Nuraghe complesso più grande sul territorio, ed è stato citato da Antonio Taramelli, da Giovanni Lilliu, ed anche nel dizionario di Vittorio Angius e Goffredo Casalis. Il monumento è costituito da una torre centrale probabilmente a due piani, con tholos ancora integra, mentre l’ingresso è in parte crollato, e da due torri laterali nelle quali la tholos è crollata, ma i muri interni sono in ottimo stato, dato che i crolli verso l’interno sono minimi, mentre verso l’esterno i crolli sono importanti, causati con molta probabilità dai grandi lecci radicati sul Nuraghe.

Illorai-resti del Nuraghe Frida Illorai-resti del Nuraghe Frida Illorai-resti del Nuraghe Frida

I resti della Stazione ferroviaria dismessa di Illorai

Dal centro di Illorai, usciamo verso est sulla SP40, con la quale eravamo arrivati all’interno dell’abitato. Percorsi due chilometri sulla SP40, vediamo alla sinistra della strada provinciale l’edificio che ospitava la Ex Stazione ferroviaria di Illorai una stazione sulla linea ferrovia che collegava Tirso con Chilivani.

Il ponte romano Ezzu ristrutturato in epoca medioevale

Percorsi circa ottocento metri sulla SP40, svoltiamo a destra e prendiamo verso sud la SS128bis, che percorriamo per quasi un chilometro e mezzo. Qui svoltiamo a sinistra e, dopo un centinaio di metri, vediamo il Ponte romano medioevale Ezzu o Ponte del Diavolo, costruito sul Tirso in età Giudicate, fra l’undicesimo ed il dodicesimo secolo probabilmente sulle strutture di un ponte romano, ristrutturato dai Pisani che lo hanno trasformato in un ponte a schiena d’asino per agevolare il passaggio da una sponda all’altra del fiume. Ha tre campate a tutto sesto, di cui quella centrale più ampia ed alta delle laterali, che poggiano saldamente sulla roccia. Si può ammirare ancora oggi intatto, per tutti i suoi trentacinque metri di lunghezza.

Il Santuario campestre della Madonna di luche dedicato alla Madonna della Neve

Proseguendo per circa 1,2 chilometri sulla SS128bis che si dirige in direzione sud, arriviamo in località Iscra dove troviamo un raccordo nel quale, seguendo le indicazioni per Ozieri, giriamo a destra, e dopo 150 metri, sempre seguendo le indicazioni per Ozieri, ancora a destra sulla strada a scorrimento veloce SP10m proveniente da Abbasanta e Ottana e diretta verso Ozieri, che ritorna verso nord. Percorsi circa ottocento metri, prendiamo la deviazione a sinistra che, in trecento metri, ci porta al Santuario campestre della Madonna di luche, nome che deriva dalla località nella quale si trova ed è dedicato alla Madonna della Neve. Quello della Madonna della Neve è uno degli appellativi con cui la chiesa cattolica venera Maria, ed è il nome tradizionale e popolare per indicare Maria Madre di Dio, come sancito dal Concilio di Efeso, in memoria di una miracolosa apparizione mariana avvenuta nella Roma nel 352 dopo Cristo, in occasione della quale sarebbe caduta la neve in agosto. La chiesa si affaccia su un ampio spiazzo in terra battuta, con sulla sinistra le due Chiese più antiche, e sulla destra la strada che porta alla chiesa nuova. La chiesa più antica, che risale al dodicesimo secolo, non viene più utilizzata per le funzioni religiose in quanto attualmente sconsacrata, e costituisce un ambiente utilizzato per rifocillarsi. Accanto all’antica chiesa primitiva, alla sua sinistra, nel 1954 ne è stata costruita un’altra moderna, comunicante con la prima.

Illorai: chiesa campestre della Madonna della luce: chiesa antica ormai sconsacrata Illorai: chiesa campestre della Madonna della luce: chiesa comunicante con la chiesa più antica Illorai: chiesa campestre della Madonna della luce: chiesa comunicante con la chiesa più antica

Alle due Chiese, negli anni settanta se ne è aggiunta una terza, di più ampie proporzioni, per venire incontro alla moltitudine di pellegrini che vi accorrono dal Goceano e da altre parti. La chiesa è preceduta da un lungo viale di accesso, che viene percorso dalle persone in processione in occasione delle feste.

Illorai: chiesa campestre della Madonna della luce: verso il viale di acesso alla chiesa nuova Illorai: chiesa campestre della Madonna della luce-Viale di acesso alla chiesa nuova Illorai: chiesa campestre della Madonna della luce: chiesa nuova Illorai: chiesa campestre della Madonna della luce: chiesa nuova Illorai: chiesa campestre della Madonna della luce: chiesa nuova

La chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alla statua della Madonna conservata al suo interno. Presso questo Santuario campestre si svolgono annualmente due Feste dedicate alla Madonna della Neve, la prima delle quali si celebra il lunedì dopo la Pentecoste, la seconda il 5 di agosto. Ad ognuna di queste feste partecipano numerosi pellegrini, provenienti dalle diverse parrocchie del Goceano, oltre che da Illorai, soprattutto da Bottidda. Dopo le cerimonie religiose, si offre un pranzo al quale provvedono, a turno, diverse famiglie, in segno di devozione per la Santa. La Festa della Madonna della Neve è una delle cosiddette Feste lunghe, dato che i fedeli vi si recano quindici giorni prima della festa, e vi restano ininterrottamente per Nuinare, ossia per pregare praticandovi la novena, che in questo caso non è, però, di nove, ma di ben quindici giorni.

I resti del Nuraghe semplice lucche

Illorai-Nuraghe semplice luccheVicino alle tre Chiese campestri della Madonna della Neve sorge il Nuraghe lucche. È un classico monotorre, parzialmente crollato, che conserva, però, la camera marginata da tre nicchie, con la tholos quasi intatta. L’interno della struttura è, però, inaccessibile perché ostruito dai crolli. Nei pressi della sommità del Nuraghe, sono presenti anche i resti di un corridoio. A sud est rispetto al Nuraghe si trovano tracce di un villaggio nuragico, formato da capanne circolari di cui si vedoni i contorni. Sono presenti anche murature rettilinee, che probabilmente sono state edificate in un’epoca successiva a quella del Nuraghe.

I resti del Nuraghe su Montrigu de Sa Corona dove è stato rinvenuto il famoso vitello o torello in bronzo

Illorai: vitello in bronzoVicino al Nuraghe lucche si trovava anche il Nuraghe su Montrigu de Sa Corona che è stato in seguito completamente distrutto. Nell’aprile del 1855, mentre si apriva la strada a scorrimento veloce SP10m verso Abbasanta e Ottana, a brevissima distanza dalla chiesa della Madonna della Neve, all’interno di questo Nuraghe, è stato rinvenuto un Vitello o torello in bronzo Con piedistallo dello stesso metallo. Si ritiene che l’idolo si riferisca al culto di Osiride, simboleggiante il sole, e questa scoperta confermerebbe il culto di origine egiziana, presente in Sardegna fin dai tempi più remoti. Oggi il vitello in bronzo viene conservato nel Museo Archeologico e Paleobotanico Giovanni Antonio Sanna, a Sassari.

La frazione Stazione di Tirso con la sua Stazione ferroviaria

Tornati sulla SS129, la prendiamo, questa volta, in direzione ovest in direzione di Macomer. La seguiamo per poco più di tre chilometri, e troviamo una deviazione sulla sinistra della strada, di non facile individuazione ad un primo colpo d’occhio in quanto seminascosta da filari di alberi, che ci porta alla frazione Illorai denominata Stazione del Tirso (altezza metri 218, distanza 9.3 chilometri, non è noto il numero di abitanti).

Illorai: la Stazione ferroviaria di TirsoQui si trova, in un’area spopolata, a circa nove chilometri di strada dall’abitato di Illorai, la Stazione ferroviaria di Tirso alla quale si accede da una stradina sterrata, posta sul lato sinistro della statale in direzione Nuoro, di non facile individuazione in quanto seminascosta da filari di alberi. Concepita in origine come stazione passante della ferrovia che collegava Macomer con Nuoro, dal 1893 è divenuta anche un importante centro di raccordo e smistamento per i convogli percorrenti la linea ferroviaria a scartamento ridotto per Chilivani, completata nel 1893 dalla Società per le Ferrovie Secondarie Sarde, che era stata concepita allo scopo di collegare il paese chiamato Ozieri con gli importanti snodi ferroviari di Chilivani nel nord e Macomer nel centro della Sardegna, nonche con Nuoro ed i centri abitati posti lungo la catena del Goceano; ma, con il progressivo spopolamento della zona abitata limitrofa, la stazione ha perso ogni rilevanza. Oggi è completamente abbandonata in seguito alla chiusura, dal 1970, della diramazione per Chilivani, ma la linea, ad oltre quarantaanni dalla cessazione di ogni attività di trasporto ferroviario, conserva tuttora quasi integralmente il tracciato, oltre a numerose stazioni, ponti e caselli, che sono sopravvissuti all’usura del tempo.

La frazione Iscra con la stazione di Iscra

Ritorniamo sulla SS128bis al raccordo dove avevamo preso la deviazione per Olbia ed Ozieri, che si trova nella frazione Illorai denominata Iscra (altezza metri 183, distanza 5.7 chilometri, non è noto il numero di abitanti).

Illorai: la Stazione ferroviaria di IscraProseguiamo verso sud per circa trecento metri, poi, all’altezza della Cantoniera del Tirso, prendiamo a sinistra la SS129, verso est in direzione di Nuoro, e, dopo altri trecentocinquanta metri svoltiamo a destra nella strada che ci porta alla Stazione ferroviaria di Iscra che è una fermate delle Ferrovie di Sardegna sulla linea ferroviaria che collega Macomer con Nuoro, ed è situata in un’area pressoche disabitata. Essa costituisce la seconda e ultima tappa della ferrovia per Nuoro in territorio della Provincia di Sassari ed è situata sul punto più basso della linea. Nella stazione vi è una semplice casa Cantoniera con piccolo edificio aggiunto, davanti alla quale è la banchina con i binari. La stazione si presenta in buone condizioni, anche se non è presenziata.

I resti della necropoli di Molia

Torniamo indietro sulla SS129 verso est, per meno di tre chilometri, poi svoltiamo a destra sulla sulla strada a scorrimento veloce SP10m, proseguiamo per circa tre chilometri e troviamo sulla destra un parcheggio, dal quale raggiungiamo a piedi la Necropoli di Molia che è stata scoperta circa 25 anni fa, durante i lavori per la costruzione della strada a scorrimento veloce. della necropoli finora sono state scavate e studiate nove tombe, scavate in una collina di tufo nel periodo della Cultura di San Michele di Ozieri, che si è sviluppata secondo la cronologia calibrata tra il 4000 ed il 3200 avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il 3200 d’il 2800 avanti Cristo. Tra le tombe, la più grande è la tomba I, formata da un corridoio di accesso, ossia un dromos rettangolare, in parte distrutto, che aveva una lunghezza di ventiquattro metri e una larghezza media di quattro metri, da un’anticella di grandi dimensioni, intonacata e dipinta di rosso ocra e di grigio, e da undici celle. È molto importante anche la tomba settimo, costituita da un dromos e da sedici celle disposte in maniera simmetrica, che si distingue per la presenza di elementi architettonici scolpiti come lesene, banconi e architravi, e per tre celle totalmente dipinte di rosso. Quest’ultima è, insieme con la cosiddetta Tomba del Capo della necropoli di Sant’Andrea Priu presso Bonorva, la più grande e interessante costruzione ipogeica della Sardegna. All’interno della necropoli sono stati trovati i picconi da scavo in basalto, usati nello scavo delle tombe. Oggi la necropoli si presenta in stato di completo abbandono, e l’accesso alle Domus de jana non è consentito per questioni di sicurezza.

La prossima tappa del nostro viaggio

Con la visita di Illorai abbiamo concluso il nostro viaggio nella regione del Goceano. Nella prossima tappa del nostro viaggio ritorneremo nel Meilogu, e, partendo da Florinas, ci recheremo a Siligo città natale di Maria Carta e di Gavino Ledda, che visiteremo con il suo centro ed i suoi dintorni, con la chiesa di Santa Maria di Bubalis nota anche come chiesa di Nostra Signora di Mesumundu.


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