Jerzu che viene considerata la città del vino
In questa tappa del nostro viaggio, inizieremo a visitare l’Ogliastra interna meridionale. Da Tertenia proseguiremo sulla SS125 Orientale Sarda verso Cardedu, a dieci chilometri da Tertenia una deviazione a sinistra ci farà imboccare la SP11 che porta a Jerzu che viene considerata la città del vino, e la visiteremo con il suo centro ed i suoi dintorni con i più significativi siti archeologici in essi presenti. La regione storica dell’OgliastraL’Ogliastra è una regione centrale della Sardegna orientale, sconosciuta al turismo di massa fino a pochi decenni fa, che affascina ancora oggi per la sua natura selvaggia e per le sue spiagge. I comuni che ne fanno parte appartengono tutti alla Provincia di Nuoro, e sono: Arzana, Barì Sardo, Baunei, Cardedu, Elini, Gairo, Girasole, Ilbono, Jerzu, Lanusei, Loceri, lotzorai, Osini, Perdasdefogu, Talana, Tertenia, Tortolì, Triei, Ulassai, Urzulei e Villagrande Strisaili. Le sue spiagge sono alternate a piccole cale dalle acque di cristallo, contornate da scogliere di granito che, nella parte alta della regione, diventano di porfido rosso. Si tratta di una regione dal paesaggio aspro e selvaggio, dove rilievi e tavolati si alternano a gole profonde. In viaggio verso JerzuDa Tertenia, proseguendo lungo la SS125 Orientale Sarda verso nord in direzione di Cardedu, a dieci chilometri da Tertenia, al valico Genna ’e Cresia, ossia la porta della chiesa, prendiamo una deviazione a sinistra ed imbocchaimo la SP11. Si tratta di una strada in salita, in un paesaggio quasi di montagna, con vedute panoramiche sulle valli sottostanti, che in circa quattro chilometri ci porta a Jerzu, attraverso un paesaggio bellissimo tra gli imponenti tacchi dell’Ogliastra. Dal Municipio di Tertenia a quello di Jerzu si percorrono 15.2 chilometri. Il comune chiamato JerzuIl comune chiamato Jerzu (nome in lingua sarda Jersu, altezza metri 427 sul livello del mare, abitanti 3.034 al 31 dicembre 2021) è situata nella parte sud orientale del territorio provinciale, nell’entroterra sardo, ed è un antico borgo agricolo situato sul fianco del monte Tisiddu, alle pendici del monte lumburau, a est della Barbagia di Seulo. L’abitato si arrampica verticalmente sotto i cosiddetti tacchi, è quasi un balcone naturale, tra la montagna e il mare, caratterizzato dalle strade ripide che ne determinano un’insolita urbanistica, contornato dagli imponenti tacchi calcarei di Porcu ’e ludu. L’abitato è raggiungibile dalla SS125 Orientale Sarda, il cui tracciato si snoda a soli quattro chilometri dall’abitato. Il territorio Comunale ha un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, dato che si raggiungono i 1.009 metri di quota. Jerzu è conosciuta come la città del vino, famosa in tutta la regione e nel continente per la qualità del suo vino Cannonau. Questo paese fa parte dell’Associazione nazionale città del VinoQuesto paese fa parte dell’Associazione nazionale città del Vino, il cui obiettivo è quello di aiutare i Comuni a sviluppare intorno al vino, ai prodotti locali ed enogastronomici, tutte quelle attività e quei progetti che permettono una migliore qualità della vita, uno sviluppo sostenibile, più opportunità di lavoro. Le città del Vino in Sardegna sono ad oggi Alghero, Arzachena, Atzara, Badesi, Benetutti, Berchidda, Bonnanaro, Bosa, Calangianus, Dolianova, Donori, Dorgali, Jerzu, Loceri, Luogosanto, Luras, Meana Sardo, Modolo, Monti, Neoneli, Olbia, Samugheo, San Nicolò di Arcidano, Sant’Antioco, Selargius, Sennori, Serdiana, Sorgono, Sorso, Tempio Pausania. Origine del nomeIl nome appare per la prima volta, con la forma Jerzzu, in un atto del 1130 con cui Arcozu di Lacon rende pubblica la sua donazione di terre e servizi alla chiesa di Santa Maria di lozzorai. Secondo alcuni studiosi, esso potrebbe derivare dalla parola geco bizantina Khèrsos, col significato di incolto ossia improduttivo, con riflessi anche nell’Italia del sud, e avrebbe avuto la trasformazione di KH in J, di Rs in Rts, ed in seguito di Ts in S secondo la pronuncia tipica dell’Ogliastra; denominazione che poteva indicare sia un terreno non lavorato e forse originariamente assegnato come feudo, sia la condizione poco fertile del terreno stesso. Secondo altri studiosi, invece, la denominazione deriva dal latino o dal termine sardo Suèrgiu o Suèrzu, ad indicare il sughero. La sua economiaSi tratta di un centro collinare la cui economia si basa su tutti i settori produttivi. Per quanto rigurda il settore primario, l’agricoltura conserva un ruolo importante nell’economia locale, dato che si producono cereali, frumento, ortaggi, foraggi, uva dalla cui lavorazione nascono pregiati vini, olive, agrumi e frutta; e che si pratica anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini e avicoli. Per il secondario, l’industria è costituita da aziende che operano nei comparti alimentare, dell’abbigliamento, della fabbricazione di prodotti petroliferi, dei laterizi, metalmeccanico, della gioielleria e oreficeria, edile e della produzione di energia elettrica. Il terziario si compone di una buona rete commerciale e dell’insieme di servizi anche qualificati. Le bellezze naturali che caratterizzano l’ambiente circostante costituiscono delle ragioni sufficienti ad attirare un discreto flusso turistico, dato che nei suoi dintorni è possibile percorrere i sentieri del Pizzu ‘e monte, della Genna ‘e Cresia, passeggiare lungo le sponde del rio Pardu e visitare interessanti siti nuragici quali il S’Omu e il Bonu. Numerosi pellegrini accorrono, inoltre, a giugno, in occasione della Festa di Sant’Antonio, che si tiene presso l’omonima chiesa campestre. L’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione e di soggiorno. Brevi cenni storiciIl territorio viene frequentato dal periodo nuragico, del quale diverse testimonianze si ritrovano in località S’Omu S’Orcu, dove, sulle pendici della montagna, in posizione difensiva e strategica, sorge l’omonimo Nuraghe, ed anche sulla cima del monte Corongiu, il tacco più alto dell’attuale territorio di Jerzu. All’interno del Nuraghe di Piremau nel 1883 un contadino ha trovato sei spade votive di bronzo, una delle quali è conservata al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, e in una località sconosciuta è stato rinvenuto un bronzetto raffigurante un pellegrino a cavallo di un bue, conservato anch’esso allo stesso Museo. L’area diviene in seguito uno degli estremi avamposti dei Romani. Dall’undicesimo secolo fa parte del Giudicato di Càralis, nella curatoria dell’Ogliastra, della quale è capoluogo prima di Lanusei. Passata sotto il dominio dei Visconti, giudici di Gallura, viene presa di mira e conquistata dai Pisani, e, nel 1258, alla caduta del Giudicato di Càralis, passa sotto il loro dominio. Poi nel 1324 viene occupata dagli Aragonesi, che lo incorporarono nella conte di Quirra, formatasi nel 1363 e data in feudo dal re d’Aragona Pietro IV il cerimonioso a Berengario Carroz. Nel 1603 la conte viene trasformata in Marchesato e data in feudo ai Centelles, e successivamente agli Osorio de la Cueva, dai quali viene riscattato nel 1839 con la soppressione del sistema feudale e diviene un comune autonomo. Passata al regno d’Italia e successivamente alla repubblica, del comune di Jerzu nel 1927, dopo la creazione della Provincia di Nuoro, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro. Successivamente nel 2003, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene cambiata la Provincia da quella di Nuoro a quella nuova dell’Ogliastra, ed in seguito, con la sua abolizione, nel 2016, ritorna ad appartenere alla Provincia di Nuoro. Storia della produzione vinicola di JerzuAppare evidente il forte legame tra la comunità di Jerzu e la coltivazione della vite, dal momento che, all’interno dell’atto del 1130 con cui Arcozu di Lacon rende pubblica la sua donazione di terre e servizi alla chiesa di Santa Maria di lozzorai, si parla di una donazione di vigne. Successivamente, attorno al sedicesimo secolo, prosperano le cosiddette Vie del vino, ossia le principali direttrici di esportazione del più tipico dei prodotti locali, che è il Cannonau di Jerzu. Tali vie erano la Via del Nuorese e la Via del Sarrabus, che faceva tappa nella località marittima di Colostrai nel comune di Muravera, dove il vino veniva imbarcato verso il porto di Genova. Sul finire del diciottesimo secolo, si apre un contenzioso tra il Sarrabus e il comune di Jerzu, i cui commercianti sarebbero stati costretti a pagare una tassa di transito in territorio sarrabese, tassa che comunque riescono ad evitare appellandosi ad antichi codicilli. Gli anni successivi vedono Jerzu impegnata nella promozione di una via di comunicazione alternativa al Sarrabus, per poter giungere a Cagliari attraverso il Sarcidano e la Trexenta. Nel 1870, il giornalista Nicolò Businco, nato a Torino nel 1856 ma arrivato in Ogliastra ancora bambino, si batte per la creazione di una linea ferroviaria verso Cagliari, e nel 1893 nasce la linea ferroviaria che collega Cagliari con Arbatax, con una diramazione che da Gairo Taquisara giunge dritta nella stazione di Jerzu. Questo segna il decollo economico della comunità. Pochi anni dopo, una gravissima epidemia di fillossera colpisce l’intera Sardegna, e la pregiatissima varietà del Cannonau rischia in quel periodo la totale estinzione, ma fortunatamente se ne salvano alcuni ceppi, innestandoli su dei portainnesti americani, geneticamente resistenti alla filossera. Nei primi decenni del ventesimo secolo, nasce l’idea di una produzione del vino a livello industriale e organizzato, che negli anni 1950, per interessamento del medico condotto di quei tempi, Josto Miglior, nato a Jerzu nel 1895, un personaggio divenuto poi una leggenda in tutta la Sardegna, e con l’aiuto di altri illustri personaggi dell’epoca, porta alla realizzazione della comunità Antichi Poderi di Jerzu, e di conseguenza alla fondazione della Cantina Sociale Jerzu Antichi Poderi. Un errore giudiziario a fine ottocento e la strage di San SebastianoPoco dopo l’inaugurazione della linea ferroviaria per Cagliari, nel 1897 Nicolò Businco viene condannato insieme a Giosuè Piroddi ed altri all’ergastolo per l’omicidio nel 1894 di Ruggero Tedde, giovane segretario Comunale di Perdasdefogu, e resta in carcere fino al 1914, quando verrà loro concessa la grazia a seguito della revisione del processo che porta alla generale convinzione che siano rimasti vittime di un terribile errore giudiziario. La loro storia è narrata in due volumi curati da Tonino Serra, medico condotto e consigliere Comunale di Ierzu di cui è stato anche sindaco nel 1980, ossia nel volume Memorie di un recluso. Un caso politico e giudiziario dell’Ogliastra di fine ottocento scritto da Giosuè Piroddi e da lui curato, e Nicolò Businco. Storia di un errore giudiziario da lui scritto. Il 21 gennaio del 1925, a Jerzu si verifica quella che viene ricordata come le strage di San Sebastiano, quando dei banditi mascherati, approfittando della prima uscita delle maschere carnevalesche, entrano nell’abitazione del falegname Giovanni Boi, detto Giuanniccu, e ne sterminano la famiglia di otto persone. A seguito di questo fatto, Benito Mussolini abolisce diverse feste e carnevali della zona ogliastrina prima e dell’intera Sardegna dopo. Dopo cinque giorni, cinque persone di Jerzu vengono arrestate e condannate all’ergastolo, ma le vere cause di quel massacro non sono mai state chiarite e restano ancora un mistero. Da quel giorno la Festa di Sebastiano è stata rimossa dal calendario delle festività del paese. Gruppi folk e feste rligiose che si svolgono a JerzuA Jerzu è attivo il Gruppo Folk Josto Miglior Jerzu, i cui componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Jerzu, città del vino, città delle delizie, città dei tacchi ma anche città del Teatro e del folklore, si segnalano, il 20 gennaio la Festa di San Sebastiano, a cui è intitolata la chiesa del Centro Storico di Cuccureddu; la prima domenica di maggio, la Festa della Madonna delle Grazie, che si svolge nella località Pelau Mannu, nei pressi della chiesa campestre a lei dedicata; il 2 giugno, si celebra la Festa di Sant’Erasmo, che è il Patrono; il 13 giugno, la Festa di Sant’Antonio da Padova, che è la Festa più importante del paese, nella quale il simulacro del Santo viene portato in processione dalla chiesa di San Sebastiano, posta nella parte alta del paese, fino alla piccola chiesa campestre a lui dedicata, in un suggestivo pianoro circondato dai tacchi; il 25 luglio, si celebra la Festa di San Giacomo ed il 26 luglio la Festa di Sant’Anna; il 15 agosto, si celebra la Festa di Maria Vergine Assunta. I più significativi eventi civili e la Sagra del VinoL’ultima settimana di aprile a Jerzu si svolge la manifestazione I Fuochi Sacri dei Nostri Padri, che trae spunto da un racconto di Tonino Serra, e durante la quale si accendono dei fuochi in vicinanza di siti nuragici in modo da emulare i nostri padri e comunicare in maniera sequenziale come si faceva 3000 anni fa. Generalmente all’inizio di agosto, di solito il 10 agosto, nell’ambito dello Jerzu Wine Festival, si tiene la Sagra del Vino, promossa dall’amministrazione Comunale e organizzata dalla Pro Loco e dalla Cooperativa Antichi Poderi, caratterizzata da un imponente sfilata folkloristica, alla quale vengono invitati gruppi tradizionali dai diversi paesi sardi, stati stranieri, e si procede alle degustazioni delle varie qualità di vino Cannonau, e dei prodotti tipici locali come i Culurgiones, le Coccoi prenas, la Coccoi de tamata, e i dolci, anche all’interno delle cantine di molti privati. Connessa alla Sagra del Vino, a Jerzu si tiene anche la manifestazione Calici di Stelle, in giro per le antiche cantine del centro storico dove i turisti possono degustare i vini più pregiati, distribuiti nei calici di vetro, accompagnati dalla degustazione dei prodotti tipici locali, con il tutto accompagnato dalla musica degli artisti di strada, i tenores, e il magico suono delle launeddas. La prima settimana di agosto si svolge anche a Jerzu, oltre che a Ulassai e ad Osini, l’importante Festival dei Tacchi, un festival teatrale di valenza nazionale denominato Teatro Ogliastra. Visita del centro di JerzuL’andamento altimetrico dell’abitato, in significativa espansione edilizia, è quello tipico delle località collinari. Arriviamo a Jerzu provenendo da Tertenia con la SS125 Orientale Sarda, prendendo poi a sinistra la SP11, che entra nell’abitato da sud est ed assume il nome di via Umberto I. La Cantina sociale Jerzu Antichi PoderiSubito prima di entrare nell’abitato, alla sinistra della strada provinciale, al civico numero 1 della via Umberto I, si trovano gli edifici che ospitano la Cantina sociale Jerzu Antichi Poderi, ossia la Cantina della Cooperativa Vitivinicola del Cannonau di Jerzu. Nella piazza Josto Miglior si trova il Campo da Calcetto di JerzuPercorsi quattrocentocinquanta metri lungo la via Umberto I, alla sinistra della strada si apre la Piazza Josto Miglior una piazza nella quale si trova un parco Giochi. Al centro della piazza è presente il Campo da Calcetto di Jerzu senza tribune, nel quale giocare a calcio ed a calcetto ossia a calcio a cinque. La chiesa parrocchiale dedicata a Sant’Erasmo Vescovo e MartireLa via Umberto I prosegue oltre la piazza Josto Miglior ed entra, procedendo in salita, tra le abitazioni del centro urbano. Percorsi circa duecentocinquanta metri, parte sulla destra la via Vittorio Emanuele, alla destra della quale, dopo poche decine di metri, si apre lo slargo sul quale si affaccia la chiesa dedicata a Sant’Erasmo Vescovo e Martire che è la parrocchiale di Jerzu. L’antica chiesa parrocchiale, indicata nei Quinque librorum col nome arcaico di chiesa di Sant’Elmo, era già sede parrocchiale nel 1669. Il fatto che siano andati perduti i documenti ecclesiali di Jerzu dal 1560 al 1669 consente solo di ipotizzare che l’esistenza della chiesa si possa datare dai primi del seicento, quando è stato progressivamente abbandonato l’antico Cimitero di San Vincenzo, a favore di una zona più vicina al paese, dove è stata costruita una Cappella funeraria dedicata a Sant’Erasmo. Nel 1788, poi, si realizza la sagrestia, certamente molto modesta, e all’inizio dell’ottocento un sacerdote fa costruire a sue spese le due cappelle posizionate a levante. L’edificio comincia ad assumere un aspetto più dignitoso verso il 1840, quando vengono costruite le due cappelle posizionate a ponente. L’antica chiesa, che era voltata a botte, con la facciata in pietre a vista sormontata da un timpano semicircolare, e con tre ingressi, già nel 1874 necessita di lavori di ristrutturazione e, nel 1894, a causa dello stato di degrado, viene chiusa al culto. Rimane chiusa per ben tre anni, ma poi, parzialmente ristrutturata, viene poi riaperta al culto. Nel 1928 viene avviata dall’autorità ecclesiale una vasta opera di risanamento delle Chiese, che, a Jerzu, occupa una parte dell’area del vecchio Cimitero, che dal 1904 viene traslato nella sede attuale. Fino agli anni cinquanta del secolo scorso, la chiesa viene sottoposta a nuovi lavori salvaguardandone l’aspetto primitivo, ma poi diviene oggetto di una profonda ristrutturazione. La facciata subisce un cambiamento radicale e viene adornata da un rosone istoriato, viene eretto il campanile con le nuove campane, viene riorganizzato il piazzale, è l’oratorio del lato est viene inglobato nella chiesa. Nel 1995 viene innaugurato un monumentale organo a canne, di recente fattura sono le stazioni della via Crucis, da ultimo, nel 2007, ad opera della scultrice donata Gismondi Anagni, viene inaugurato il nuovo portale di bronzo denominato La porta del Credo. della vita di Sant’Erasmo non possediamo fonti documentarie dirette. Sappiamo che nasce nel terzo secolo dopo Cristo ad Antiochia. Di famiglia benestante, si narra che abbia studiato a Roma, e che fino da piccolo si sarebbe forgiata la sua fede. Secondo la Passio compilata nel sesto secolo e comunque leggendaria, si narra che quando scoppia la persecuzione contro i Cristiani da parte di Diocleziano e Massimiano, Erasmo, che è già Vescovo di Antiochia, per cercare di sfuggire alla persecuzione, si nasconde per sette anni in una caverna del monte libano. Ritornato in città con l’intenzione di affrontare anche la morte pur di diffondere la fede in Cristo, viene arrestato e condotto al tribunale che cerca di persuaderlo a sacrificare agli dei e a rinunciare alla sua fede, ma Erasmo rimane saldo nella fede e, perciò, viene incarcerato. Liberato miracolosamente dall’intervento di un angelo, si reca nell’Illirico dove, in sette anni di infaticabile predicazione, converte ben quattrocentomila persone. Arrestato di nuovo, stavolta per ordine di Massimiano, viene condotto a Sirmio dove, in segno di sfida, abbatte un simulacro e converte altre quattrocentomila persone. Dopo essere stato ancora tormentato, pare, tramite eviscerazione, ossia strappandogli gli intestini, viene rinchiuso in carcere, ma è liberato dall’Arcangelo Michele che lo conduce a Formia, dove, sette giorni dopo, spira il 2 giugno 303. La leggenda vuole che le sue visceri siano state legate ad un argano, tanto che un famoso dipinto di Nicolas Poussin ritrae proprio tale scena per raffigurare il martirio del Santo. |
Presso questa chiesa parrocchiale, ogni anno, il 2 giugno, si celebra la Festa di Sant’Erasmo, che è il Santo Patrono del paese. La festività prettamente religiosa, fino a pochi anni fa era connessa alla celebrazione del sacramento della Cresima che il Vescovo impartiva ai giovani cresimandi, e l’atmosfera che si respirava era di alto valore religioso e sacro. Attualmente, in occasione della Festa la statua del Santo viene portata in processione a spalle per le vie del paese, ed il rito viene concluso con la celebrazione della messa. Il 26 luglio anche a Jerzu si celebra la Festa di San Giacomo e di Sant’Anna. Questa festività è menzionata nei documenti dell’ottocento, ed è rimasta inalterata nel corso dei secoli. Fino a qualche decennio fa, era questa la Festa più grande e sentita nel paese, ruolo che attualmente è destinato alla Festa di Sant’Antonio. San Giacomo è stato il primo fra gli apostoli di Gesù Cristo ad essere martirizzato al tempo in cui a Gerusalemme regnava il re Erode e viene festeggiato il 25 luglio. Mentre Santa Anna, moglie di Giovacchino, era la madre della Vergine Maria, la cui festività in precedenza era separata da quella di San Giovacchino, ma attualmente il nuovo calendario liturgico le riunisce nello stesso giorno che è il 26 luglio. Inoltre, ogni anno, il 15 agosto, presso questa chiesa si celebra la Festa di Maria Vergine Assunta, che rappresenta uno dei momenti più alti e sacri dell’intero calendario liturgico. La statua della Vergine, che durante l’intero anno è posizionata nella prima capella a lei dedicata, per mano delle socie viene, con meticolosa cura, ripulita dai segni del tempo e adornata di nuove vesti, dei fiori e delle catenine, braccialetti, anelli d’oro che simboleggiano i voti espressi dai credenti in cambio di una grazia riChiesta o ricevuta. Viene poi portata in processione per le vie del paese, ed anche per questa Festa il rito viene concluso con la celebrazione della messa. La piazza Europa dove si svolgono eventi e manifestazioniRitorniamo sulla via Umberto I e la riprendiamo proseguendo verso nord. La strada continua in ripida salta tra le strade dell’abitato, la seguiamo per circa duecentocinquanta metri e, alla sinistra della strada, si apre l’ampia Piazza Europa al centro della quale si trova un anfiteatro. La piazza ospita eventi e manifestazioni, lungo tutto l’arco dell’anno. Il Municipio di JerzuProseguiamo lungo la via Umberto I per altri circa trecento metri ed arriviamo a dove quasta strada incrocia tutta a sinistra la via Giuseppe Garibaldi che continua verso destra con la via Armando Businco. Presa a destra la via Armando Businco, dopo appena pochi metri da questa parte sulla destra la via Vittorio Emanuele, che è parallela alla via Umberto I e si dirige verso sud. Lungo di essa, alla sinistra della strada, al civico numero 160, si trova l’edificio che ospita il Municipio di Jerzu, dove si trova la sua sede e si trovano gli uffici che forniscono i loro servizi ai cittadini. Data la breve distanza tra la via Umberto I e la parallela via Vittorio Emanuele, l’edificio è visibile dalla via Umberto I e si presenta come se fosse affacciata alla sua destra. La chiesa di San SebastianoDalla via Umberto I, all’incrocio, prendiamo tutta a sinistra la via Giuseppe Garibaldi che si muove in salita quasi parallela alla via Umberto I. Dopo un’ottantina di metri questa strada svolta a destra, poi subito a sinistra e, dopo un altro centinaio di metri, si vede alla sua destra uno slargo, la piazza San Sebastiano, sul quale si affaccia la chiesa di San Sebastiano che è situata nella parte alta del paese, nel rione più antico del paese, il rione Cuccurèddu, il cui nome indica il punto più alto. Fino al 1936 l’unica piazza del paese era quella di San Sebastiano, che circondava la chiesa omonima, che oggi è stata inglobato nell’area della nuova chiesa, e la sua piazza era centro di aggregazione sociale politica e religiosa, da dove partivano le processioni. Nel corso del tempo, l’antica chiesa di San Sebastiano ha subito moltissime modifiche, e, nel 1958, è stata demolita per la costruzione della nuova chiesa di San Sebastiano. È vero che lo stabile era stato minato dai violenti temporali, ma con la sua demolizione sono sparite anche opere d’arte come il vecchio altare, riquadrato da marmi settecenteschi. È sparito anche un altro altare con una nicchia che ospitava la statua lignea di San Sebastiano. Ora la chiesa di San Sebastiano di Jerzu ha un evidente tocco di modernità e di funzionalità, è caratterizzata da un’unica navata, ha una facciata di color arancio e pietre, un campanile sulla destra della chiesa che ospita una piccola campana, con una cupola che mantiene soprastante una croce latina in ferro. Quella di San Sebastiano è la chiesa più strettamente legata alle vicende di Jerzu. Censita in un documento del 1722 fra Le Chiese destinate al culto divino in popolato, viene sempre indicata in documenti successivi come chiesa filiale. Anche nell’opuscolo Pro aris et focis del sacerdote don Domenico Melis, che è stato vice parroco di Jerzu nel 1886 e parroco dal 1887 al 1894, verrebbe sostenuta la tesi che in tempi più remoti questa chiesa potesse essere stata sede parrocchiale, e lo sarebbe stata fino a quando è stata edificata la chiesa di Sant’Erasmo. Intorno all’edificio sacro si trovava il Cimitero, che nel cinquecento viene spostato vicino alla nuova chiesa di San Vincenzo, che viene distrutta alla fine del settecento ed è ormai dimenticata. Neppure la nuova chiesa parrocchiale di Sant’Erasmo, edificata verso l’inizio del seicento e sede del nuovo Cimitero, ha tolto a quella di San Sebastiano l’antica importanza. Nel documento di don Antioco pisano dei primi dell’ottocento, pare che i festeggiamenti per Sant’Antonio Abate, si svolgesse la prima domenica di novembre, ma il calendario della chiesa li ha mantenuti invece il 17 gennaio. Le celebrazioni della Festa di Sant’Antonio Abate hanno inizio il 17 gennaio presso la chiesa di San Sebastiano. Dopo la processione per le vie del centro storico con il simulacro del Santo assieme a quello di San Sebastiano, e dopo la messa, viene allestito in piazza Europa un enorme bracere che ospita il consueto Falò di Sant’Antonio Abate le cui fiamme si alzano altissime. Si tratta di un rito puramente pagano che si tramanda da antiche generazioni, ed in seguito i cacciatori offrono il cinghiale con le fave accompagnati dall’immancabile vino Cannonau. Il 20 gennaio, la Festa di San Sebastiano avviene in toni molto ridotti, dopo che nel 1925 è avvenuta a Jerzu la strage che abbiamo già descritta, e questa festività è stata rimossa dal calendario delle festività del paese. In occasione di questa festa, il rito religioso si svolge il 17 assieme a Sant’Antonio Abate, per quanto concerne il culto civile, il pomeriggio del giorno 20, davanti al sagrato della chiesa, subito dopo la funzione religiosa vi è la consuetudine di distribuire le arance, le fritelle e le salsicce arrosto, offerte dai commercianti. Il Cimitero di JerzuDalla piazza San Sebastiano, prendiamo la via Italia, che è la continuazione verso sud della via Regina Margherita, che arriva da nord alla piazza costeggiando il lato sinistro della chiesa. La via Italia inizia in ripida discesa, dopo centoventi metri svoltiamo a sinistra in via Vittorio Alfieri, la seguiamo per quattrocento metri ed arriviamo all’ingresso del Cimitero di Jerzu, che è il Cimitero nuovo realizzato nel 1908, dopo che è stato qui traslato il precedente Cimitero situato presso la chiesa parrocchiale di Sant’Erasmo. Visita dei dintorni di JerzuVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Jerzu, sono stati portati alla luce i resti del Protonuraghe Orta Sa Mola; del Nuraghe complesso Marcusu; ed anche dei Nuraghi Asinalis, Barsu, Bonu, Cuxinadorgiu, di Scuriu, Gessitu, Is Paganus, Piremau, S’Omu S’Orcu, tutti di tipologia indefinita. In località Teccodì si trovano gli impianti sportivi di JerzuDalla piazza San Sebastiano, prendiamo verso sud la via Italia, che inizia in rapida discesa. Dopo centoventi metri arriviamo a dove da sinistra parte la via Vittorio Alfieri, la evitiamo e proseguiamo verso destra sulla prosecuzione della via Vittorio Alfieri che, dopo Duecentosessanta metri, sbocca sulla via Josto Miglior, che esce dall’abitato con il nome di SP11. La prendiamo verso destra e la seguiamo per circa novecento metri, dopo di che arriviamo in località Teccodì. Vicino all’attuale paese si trovavano i primi insediamenti preistorici, che sono provati dal ritrovamento, proprio in questa località, durante gli scavi per la realizzazione del Campo Sportivo, di alcuni bronzetti, proiettili di pietra, e alcuni pomi tondini di pietra risalenti al terzo millennio avanti Cristo. Percorsi novecento metri ed arrivati in località Teccodì, la strada inizia a costeggiare gli impianti sportivi di Jerzu. Proseguiamo per un altro centinaio di metri, poi prendiamo a destra la via Antonio Melis, una strada che costeggia a nord gli impianti e che compie un’ampia curva verso destra, la seguiamo per altri Duecentottanta metri, poi prendiamo una deviazione sulla destra che, in circa centoventi metri, ci porta a vedere, alla destra della strada, il cancello di ingresso degli impianti sportivi di Jerzu. All’interno degli impianti sportivi è presente un Campo da Calcio con fondo in erba artificiale, dotato di tribune in grado di ospitare 800 spettatori. In questo campo svolge le sue attività la squadra di calcio Cannonau Jerzu Picchi, partecipante al campionato di Prima Categoria, girone A; è attiva, inoltre, la Amatori calcio Jerzu, partecipante al campionato di Seconda Categoria, girone D. All’interno degli Impanti sportivi si trova anche una Palestra, nella quale è possibile praticare diverse discipline, come lotta, judo e karate, pesistica ed Altre attività. I resti della Stazione ferroviaria dismessa di Jerzu con il Museo stazione dell’ArteUsciamo da Jerzu verso nord con la SP11 in direzione di Ulassai, dopo averla seguiata per circa tre chilometri dal Municipio di Jerzu, vediamo, alla sinistra della strada, alla sinistra della strada, uno slargo con le indicazioni per la Ex Stazione ferroviaria di Jerzu che era la stazione terminale della linea ferroviaria che collegava Gairo con Jerzu, ed era posta nord ovest dell’abitato, e si trova in territorio di Ulassai. La stazione viene realizzata a fine ottocento in contemporanea alla ferrovia di cui sarebbe stata lo scalo terminale dalla Società italiana per le Strade Ferrate Secondarie della Sardegna, concessionaria della ferrovia e primo gestore dell’impianto, e lo scalo venne attivato nel 1893. Passato alla gestione delle Ferrovie Complementari della Sardegna nel 1921, l’impianto resta attivo come scalo di riferimento del centro ogliastrino sino alla chiusura della linea tra Gairo e Jerzu nel 1956. Con la sostituzione delle relazioni ferroviarie con analogo servizio di autolinee, la stazione viene dismessa e disarmata. Essa è ancora esistente e comprende il fabbricato viaggiatori assieme alle ritirate e ad altri fabbricati annessi, di cui quelli edificati sull’asse estremo della ferrovia erano molto probabilmente adibiti a rimessa ed officina del materiale rotabile. Dopo anni di abbandono, l’area e gli edifici in essa compresi sono stati ristrutturati dal comune di Ulassai, e trasformati dal 2006 nel Museo stazione dell’Arte dedicato all’artista locale Maria lai. La ferrovia arrivava in stazione dopo aver attraversato la Strada provinciale 11 che collega Ulassai a Jerzu, e nel tratto dove era posto il passaggio a livello vi è ora l’ingresso al Museo, che ha la più grande collezione pubblica dell’artista che ha donato circa 140 sue opere, ed è il punto di arrivo dell’ambizioso progetto che Maria lai e il paese di Ulassai hanno coltivato per oltre un trentennio. Il Museo è unico nel suo genere, in quanto possiede la più ampia collezione, centocinquanta opere, di una delle più grandi artiste contemporanee, realizzate con tecniche e materiali diversi come terrecotte, telai, ceramiche, tele e libri cuciti. La SP13 verso PerdasdefoguUsciamo da Jerzu verso sud con la via Italia, passiamo l’incrocio con la via Josto Miglior, e, dopo un paio di chilometri, troviamo la deviazione sulla sinistra che ci porta ad imboccare la SP13, la strada provinciale che ci porterà verso sud ovest, in poco più di venti chilometri, a raggiungere l’abitato di Perdasdefogu. Si tratta di una strada immersa nello Splendido scenario dei tacchi altopiani calcareo dolomitici che si ergono a picco il cui nome deriva dalla tipica conformazione simile ad un tacco di scarpa, caratterizzati da vasti affioramenti di rocce paleozoiche, rappresentate da scisti del Siluriano, che costituiscono il basamento cristallino sul quale poggiano formazioni calcaree del mesozoico. La strada scorre in una conca circondata da picchi dolomitici, tra i quali spicca particolarmente quello del monte Corongiu che descriveremo più avanti, e nella foto spiccano i due tacchi di Porcu ’e ludu, a sinistra, e Troiscu, sulla destra. La chiesa campestre di Sant’Antonio da PadovaSeguita la SP13 per due chilometri e duecento metri, si trova l’indicazione che ci fa prendere sulla sinistra la strada che, in circa cinquecento metri, ci porta alla chiesa campestre di Sant’Antonio da Padova che è situata alla sinistra della strada. Il culto di Sant’Antonio a Jerzu risale al settecento, ed è testimoniato dall’esistenza di una Confraternita in onore del Santo. Nello stesso periodo, l’allora sacerdote del paese, il Canonico Spano, che nutriva una particolare devozione per Sant’Antonio, promosse in suo onore un pellegrinaggio alla piccola chiesa rurale, un pellegrinaggio che continua ancora oggi. La chiesa, edificata nella prima metà del settecento, ha subito diversi interventi di modifica. Si presenta con un’unica navata cui si accede attraverso una loggia, che è chiusa da un portone in ferro collocato dopo un furto sacrilego avvenuto nel 1960. Intorno alla chiesa ci sono Is Posadas, gli spazi recintati con muretti a secco nei quali, in occasione della festa, soggiornano le famiglie. La Festa di Sant’Antonio da Padova si svolge nella domenica successiva al 13 giugno, ed è la Festa più sentita dagli abitanti di Jerzu, molti dei quali si trasferiscono per tre giorni per alloggiare presso la chiesa campestre. Il simulacro del Santo viene accompagnato a piedi, in processione, dalla chiesa di San Sebastiano, nel rione Cuccurèddu di Jerzu, il venerdì sera precedente, e riaccompagnato nel paese la domenica sera. Ai riti religiosi si accompagnano festeggiamenti civili, pasti a base di carne arrosto e vino Cannonau, balli, giochi, spettacoli musicali. I resti del Nuraghe di Gedili con la sua Stanza del SolePoco più avanti, sul Pizzo di Gedili, alto 910 metri, raggiungibile ad ovest della SP13, si trova il Nuraghe di Gedili. Si parcheggia lungo la prima strada sterrata sulla destra, subito dopo il rettilineo della chiesa di Sant’Antonio, presso l’ex ovile dei Busalla, e si prosegue a piedi per un breve tratto di strada pulita prima di addentrarsi della macchia. Dopo quindici o venti minuti di salita in direzione nord est, ci si trova dinanzi ai resti di un Nuraghe bilobato abbastanza ben conservato, costituito da un più antico, imponente, ossia un betilo o torre con l’ogiva all’interno, chiamato torre A, ed una successiva torre secondaria, chiamata torre B. Intorno al Nuraghe, si trovano i resti del villaggio nuragico di Gedili. Analogo al fenomeno della Luce del Toro è quello che si verifica nella Stanza del Sole, così definita da Tonino Mura, che si trova in una tipologia di torri secondarie di Nuraghi complessi, caratterizzate dal fatto di essere provviste di finestrelle disposte a raggiera intorno alla camera, in un numero che non supera generalmente le dieci raramente dodici aperture, per la maggiore realizzate ad una certa quota dal piano di calpestio, delle quali alcune orientate dove sorge il sole nel solstizio d’inverno, ed è prodotto dall’allineamento del sole con il finestrino, che genera, all’interno, un fascio luminoso che percorre la sala, ed arriva al massimo quando si realizza l’impatto della luce sulla parete, o dentro una nicchia posizionata di fronte, dove viene realizzata visivamente una forma di testa taurina nitida ed inconfutabile, oppure, in altri casi, una fisionomia soltanto stilizzata. Riportiamo il testo di un articolo del Gruppo Ricerche Sardegna sul fenomeno della luce del Toro. |
Il giovane oristanese Tonino Mura, che ha scoperto con Leonardo Melis una Stanza del Sole nel Nuraghe Santa Barbara di Villanova Truschedu, in seguito ha visitato e studiato diversi altri Nuraghi, scoprendo analogie con quello di Santa Barbara, e ritiene di avere individuato in molti di essi una Stanza del Sole, anche nel Nuraghe Gedili di Jerzu. La raffigurazione in pianta della torre secondaria del Nuraghe di Gedili mostra che in essa, in basso, appena al di sopra del piano di calpestio, si trovano cinque finestrelle disposte a raggiera, che convergono in unico punto di stazione. Diversi sono i significati attribuiti a queste finestrelle, E tra essi riportiamo quelli proposti dal Gruppo Ricerche Sardegna che afferma che oggi abbiamo in tasca dati scientifici, ossia rilevazioni empiriche ed oggettive non soggette a contestazioni, sulle torri nuragiche. Il Gruppo ha studiato in maniera approfondita la torre secondaria B del Nuraghe di Gedili, nella quale hanno appurato che le finestre presenti mostrano allineamenti con eventi solari, ossia in direzione dell’alba e del tramonto del solstizio d’inverno, e verso il tramonto degli equinozi; e mostrano, inoltre, allineamenti stellari, con il tramonto della stella di Arturo e con il tramonto apparente della Croce del sud. Va notata la mancanza di una finestra allineata in direzione del solstizio d’estate, che è sostituita dalla finestra che punta sulla stella di Arturo, la quale, comunque, ha come tramonto il 21 giugno, cioè la stessa data dell’evento solare del solstizio d’estate. Il monte Corongiu con la sua necropoli punica e romanaLungo la SP13 che conduce da Jerzu a Perdasdefogu, poco più avanti di dove abbiamo trovato la chiesa campestre di Sant’Antonio da Padova e del Nuraghe di Gedili, vediamo sulla destra lo spettacolare torrione di Monte Corongiu il più significativo tra i tacchi dell’Ogliastra, monti calcareo dolomitici, tipici di questa parte della Sardegna e chiamati così per la loro forma simile ad un tacco di scarpa. Il tacco di Corongiu si eleva sulla campagna circostante raggiungendo, con la punta Corongiu, i 1009 metri di altezza, ed è il monte più elevato del territorio, dalla cui cima si può ammirare fino al mare. Sulle pendici del tacco, troviamo il sito archeologico più interessante della zona, la Necropoli punica e romana del monte Corongiu, purtroppo quasi distrutta a causa dei tombaroli, che hanno fatto razzia di monete romane. Attualmente si possono ancora vedere i resti delle capanne nuragiche circolari, tra le quali è possibile trovare numerose schegge di ossidiana. A sud del monte Corongiu si può ammirare una capanna punica a tholos dello stesso periodo, perfettamente conservata ed attualmente utilizzata dai pastori come riparo. Nel territorio e nel tacco del monte Corongiu, si trovano anche numerosi Nuraghi, e, tutta la zona, è particolarmente ricca di testimonianze archeologiche, come i villaggi preistorici di Pissu ’e Monti, di Gessidu e quello di Gedili già citato. I resti del Nuraghe S’Omu S’OrcuDal centro di Jerzu prendiamo verso sud la via Umberto I che, passata accanto alla chiesa parrocchiale di Sant’Erasmo Vescovo e Martire, prosegue fino ad andare ad immettersi sulla SP11, che prendiamo verso sinistra, e che esce dall’abitato dirigendosi verso est. Percorsi ottocentocinquanta metri, dopo aver lasciato sulla destra gli edifici della Cantina sociale Jerzu Antichi Poderi, prendiamo la prima strada sulla sinistra, che presenta il fondo in terra battuta. Dopo duecento metri, giunti nei pressi di un’abitazione, si parcheggia agevolmente l’automobile e si percorrono a piedi circa sessanta metri in direzione nord est, dove, sulla sommità dell’altura alla destra della strada, sorge il Nuraghe S’Omu S’Orcu chiamato anche S’Omu ’e S’Orcu o Sa Domu ’e S’Orcu. Si tratta di un Nuraghe edificato a 388 metri di altezza, di tipologia indefinita ma che probabilmente era un Nuraghe complesso, la cui costruzione si è modellata ed appoggiata alla locale formazione rocciosa. Di particolare rilievo la presenza all’interno di una solo nicchia alla destra dell’ingresso. Inoltre si conservano discretamente gli scalini sul piano superiore e un corridoio particolare che si restringe al centro. In località Pelau Mannu si trova la chiesa campestre di Nostra Signora delle GrazieLa chiesa campestre di Nostra Signora delle Grazie si trova in localtà Pelau Mannu, ad est dell’abitato di Jerzu, non lontano da Cardedu. Vi sono diversi modi per raggiungerla, il più semplice è proseguire lungo la SP11 per circa tre chilometri, fino a dove questa strada provinciale va ad immettersi sulla SS125 Orientale Sarda, che prendiamo verso destra, in direzione sud. La seguiamo per cinque chilometri, poi prendiamo verso destra seguendo le indicazioni per Olbia, ed andiamo ad immetterci sulla SS125var Orientale Sarda, che si dirige verso nord. Percorsi circa cinque chilometri, prendiamo la deviazione a destra e poi a sinistra seguendo le indicazioni per Jerzu, dopo un chilometro prendiamo una deviazione a sinistra che, in un chilometro e mezzo, ci porta a vedere, alla sinistra della strada diventata bianca, la chiesa. In un manoscritto inedito conservato nell’Archivio arcivescovile di Cagliari e in quello parrocchiale di Jerzu, viene riportato un documento del 1731 nel quale si dice che Don Juan Joseph Paulo Cosntancio Fallety de los Marquesee y segnores de Castanedas, por la gracia de Dios y de la S.ma Sede Apostolica Ar.po de Caller.... Priamado de Cerdena, che ha costruito a sue spese la chiesa, concede al sacerdote don Antonio Melis e ai suoi eredi il diritto di patronato sulla chiesa della Madonna delle Grazie, senza pregiudizio della chiesa parrocchiale. Più volte ripristinata, è stata oggetto di una completa ristrutturazione nel 1996. La prima domenica di maggio si svolge la Festa della Madonna delle Grazie, che si articola in tre giorni. Il primo giorno la Santa viene accompagnata dai fedeli dalla chiesa parrocchiale di Sant’Erasmo, dove si trova tutto l’anno, verso la chiesa campestre, dove viene accolta da ventuno scariche di fucileria e dove si svolgono i festeggiamenti religiosi e popolari. Il secondo giorno si svolge una processione in cui i fedeli fanno alcuni giri attorno alla chiesa, per poi rientrare nuovamente in chiesa. La domenica, dopo la messa, il Simulacro viene riaccompagnato dai fedeli a Jerzu, alla chiesa di Sant’Erasmo, dove la notte continuano i festeggiamenti. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Jerzu scenderemo verso sud, fino a raggiungere il paese chiamato Perdasdefogu che si trova ai confini con la Provincia del Sud Sardegna, Che visiteremo con il suo centro ed i dintorni, con i siti naturalistici ed archeologici che vi si trovano, e con il Poligono Militare di Salto di Quirra. Parleremo anche della nascita di bambini malformati e le morti sospette intorno al Salto di Quirra. |