Villanovafranca con la chiesa parrocchiale di San Lorenzo Martire e nei dintorni il complesso nuragico su Mulinu
In questa tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita dell’interno della Marmilla. Ci recheremo a Villanovafranca per visitare il centro abitato ed i suoi dintorni dove si trova l’importante complesso nuragico su Mulinu. La regione storica della MarmillaNella Sardegna centro meridionale, a cavallo del confine che separa la Provincia di Oristano da quella del Sud Sardegna, c’è una zona chiamata Marmilla della quale qui visiteremo la parte settentrionale. I comuni che fanno parte della Marmilla Settentrionale, in Provincia di Oristano, sono: Albagiara, Ales, Assolo, Asuni, Baradili, Baressa, Curcuris, Gonnoscodina, Gonnosnò, Gonnostramatza, Masullas, Mogorella, Mogoro, Morgongiori, Nureci, Pau, Pompu, Ruinas, Senis, Simala, Sini, Siris, Usellus, Villa Sant’Antonio, Villa Verde. I comuni della Marmilla Meridionale, in Provincia del Sud Sardegna, sono: Barumini, Collinas, Furtei, Genuri, Gesturi, las Plassas, lunamatrona, Pauli Arbarei, Sardara, Segariu, Setzu, Siddi, Tuili, Turri, Ussaramanna, Villamar, Villanovaforru, Villanovafranca. Nella Marmilla meridionale spicca incontrastato il colle di las Plassas, famoso per la sua forma mammellare, che a quanto pare avrebbe dato il nome al territorio circostante. Questo colle aveva in antichità al suo apice un capezzolo gigante attraverso il quale Madre Natura dava nutrimento a tutti i Sardi. Il paesaggio è prevalentemente collinare e comprende la Giara di Gesturi, la Giara di Siddi, la Giara di Serri, l’altopiano di Genoni ed il bacino del rio Mannu d’Isili. Le attività principali della zona sono l’agricoltura ed il turismo. In viaggio verso VillanovafrancaDa Villamar abbiamo effettuato una lunga deviazione verso ovest, che ci ha portato a visitare Pauli Arbarei, Siddi, Ussaramanna e Turri, e poi per visitare lunamatrona, Villanovaforru, Collinas e Sardara. Rientrati a Villamar, riprendiamo la SS197 di San Gavino e del Flumini per proseguire il nostro viaggio verso nord. Dopo poco più di tre chilometri deviamo verso destra sulla SP5, che si chiamava fino a poco tempo fa SP36, e, percorsi tre chilometri su questa strada provinciale, raggiungiamo il centro agricolo Villanovafranca. Dal Municipio di Villamar a quello di Villanovafranca si percorrono 7.0 chilometri. Il comune agricolo chiamato VillanovafrancaIl centro agricolo Villanovafranca (nome in lingua sarda Biddanoa Franca, altezza metri 300 sul livello del mare, abitanti 1.194 al 31 dicembre 2021) è un paese adagiato sulle colline nella subregione storica della Marmilla, al confine con la Trexenta. Ai piedi della collina sulla quale sorge il paese, scorre il Flumini Mannu. L’abitato è raggiungibile per mezzo della SS197 di San Gavino e del Flumini, che corre a soli tre chilometri ad ovest. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche abbastanza accentuate, e si estende nella parte settentrionale della Provincia del Sud Sardegna, ai confini con la Provincia di Nuoro, ad est dei colli Marmilla, tra i comuni di Barumini, las Plassas, Villamar, Guasila e Gesico. Origine del nomeSi ritiene che il nome sia composto da Villa Nova, dato che si trattava di una villa formatasi per un preciso disegno politico di colonizzazione di un territorio che, precedentemente, aveva subito un processo di spopolamento, e dall’aggettivo Franca, ossia libera dal pagamento di tasse, sgravio che fungeva da incentivo per i nuovi coloni, e che, secondo qualche studioso, potrebbe rimandare alla franchigia, concessa alla località dal feudatario, a quelli che sarebbero andati a stabilirvisi. La sua economiaSi tratta di un comune collinare che basa la sua economia sulle tradizionali attività agricole. Nell’economia locale l’agricoltura conserva, infatti, un ruolo importante, e si producono cereali soprattutto grano duro, frumento, ortaggi, foraggi, agrumi e frutta. Sul territorio Comunale sono particolarmente importanti le colture dell’olivo, della vite, del mandorlo e dello zafferano, un prodotto locale al quale è stato riconosciuto il marchio DOP. Rinomati i dolci prodotti con la pasta di mandorle. Si pratica anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Non sono presenti attività industriali, fatta eccezione per una piccola impresa edile. Il terziario si compone di una sufficiente rete commerciale. alla diffusione della cultura e dell’informazione provvede anche un’emittente radiotelevisiva locale. Pur non figurando tra le mete turistiche più celebrate della zona, è in grado di richiamare l’attenzione degli appassionati di archeologia, dato che degno di una visita è il sito nuragico di su Molinu, che sorge a quasi 300 metri di altezza sulla vecchia strada per Villamar. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Ultimamente l’economia si sta diversificando interessando i settori agrituristico, bed & breakfast, valorizzazione prodotti locali e turismo culturale. Brevi cenni storiciIl comune vanta nel suo territorio la presenza di numerosi insediamenti e siti archeologici prevalentemente riferibili ai periodi proto nuragico e nuragico, come il Nuraghe Sa Barracca de Is Dragonis, il Nuraghe Tuppedili, ed il più importante è quello denominato Su Molinu, che si sviluppa attorno a una vera e propria fortezza, costruita con grandi blocchi di arenaria. Nel Medioevo la denominazione originaria era villa Nova Franca. Si ritiene che la villa sia sorta con i benefici delle concessioni di franchigia, fornita alla località dal feudatario a quelli che sarebbero andati a stabilirvisi, ma mancano documenti che chiariscano se la villa sia sorta con i questi benefici, oppure se sia nata in funzione rurale, ed abbia modificato la propria denominazione quando ha acquisito queste concessioni. L’abitato ha forse origine tardo medioevale, ma per alcuni l’esistenza della villa sarebbe attestata in un documento risalente al 20 luglio 1219, e vive un’importante stagione storica in epoca giudicale. Per la storia di questo paese, si parte da quando Francesco Carroz, proveniente dalla Valenza con i figli, aveva fornito a Giacomo II il Giusto denari e cavalli armati per partecipare alla conquista catalano aragonese dell’Isola. Nel 1313 Francesco ottiene il titolo di ammiraglio, nel 1323 arma venti galee per conquistare la Sardegna per conto dell’infante Alfonso d’Aragona, e nel 1330 ottiene la giurisdizione di diversi feudi tra i quali quello di Quirra. Il figlio di Francesco, Berengario I, per un breve periodo occupa la Mamilla con le sue truppe e vorrebbe annetterlo al suo feudo di Quirra, ma il re Martino I d’Aragona, poco prima della morte, ne aveva incluso buona parte nel feudo concesso a Garcia lupo de Ferrero. Comunque anche dopo la morte del re e la successiva morte di Garcia lupo de Ferrero senza eredi, Berengario I continua ad occupare la Marmilla. Berengario I sposa in seconde nozze Gerardona de Ribelles, dalla quale nasce il figlio Berengario II. Il feudo di Quirra viene convertito nel 1363 in contea, e il sovrano Pietro IV il Cerimonioso nomina Berengario II conte di Quirra. Berengario II lascia un’unica figlia legittima, Violante I, che trasferisce i diritti sui feudi al figlio Berengario III, il quale si sposa con Eleonora Manrique de lara, parente del re di Castiglia, che porta in dote altri feudi. Nel 1412, il nuovo re Ferdinando I d’Aragona costringe Berengario III a rendere i territori della Marmilla occupati, che vengono amministrati direttamente della Corona d’Aragona, e dal 1421 entrano a far parte del feudo concesso a Raimondo Guglielmo Moncada, al quale viene però confiscato dopo pochi decenni. A seguito di alterne vicende, la Marmilla viene acquistata all’asta da Pietro de Besalù, uno dei generi di Nicolò Carroz, conte di Quirra e viceré di Sardegna, appartenente al ramo dei Carroz di Arborea. Pietro de Besalù però, non disponendo dell’intera somma riChiesta, la chiede in prestito al cagliaritano Simone Rubei, ed inizia a ripagarlo grazie alle rendite feudali. Nel 1459 però le rendite gli vengono sequestrate dal fisco in quanto moroso, e Pietro de Besalù si trova impossibilitato a rendere il prestito a Simone Rubei. Quest'ultimo nel 1464 minaccia di mettere all’asta i feudi per recuperare il suo credito, ma Pietro de Besalù viene salvato dall’intervento del suocero Nicolò Carroz, che, interessato ai territori confinanti con il suo feudo di Quirra, salda il debito con Simone Rubei. alla morte nel 1469, Berengario III lascia un’unica figlia legittima minorenne, Violante II, che viene posta sotto la tutela di Nicolò, il quale la fa sposare con suo figlio Dalmazio Carroz, e Violante porta in dote il titolo comitale e tutti i territori infeudati. alla morte di Nicolò Carroz, Pietro de Besalù si trova nuovamente nei guai, dato che Dalmazio, il nuovo conte di Quirra, approfittando dello stato di tensione conseguente alla ribellione di Leonardo de Alagon, nel 1474 occupa militarmente tutta la Marmilla e gli ingiunge di saldare le somme dovute. Impossibilitato a pagare, nel 1477 Pietro de Besalù giunge ad un compromesso con Dalmazio Carroz, che gli consente di conservare solo i territori di Barumini, las Plassas e Villanovafranca, e sotto i Besalù viene costituita la Baronia di las Plassas. Nel 1541, con diploma di Carlo V firmato a Ratisbona il 6 maggio 1541, viene acquistata dall’aragonese Açor Zapata, di un’antica e nobile famiglia che era giunta in Sardegna nel 1323 al seguito dell’Infante Alfonso e si era stabilita a Cagliari. Da allora la famiglia Zapata mantiene il feudo fino all’indipendenza, quando a questi viene riscattato nel 1839, con la soppressione del sistema feudale, per cui diviene un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio Comunale. Dopo aver fatto parte del Mandamento di Barumini, nella Provincia di Isili e diocesi di Oristano, nel 1848, in seguito alla fusione dei territori insullari del Regno di Sardegna con quelli peninsullari, Villanovafranca viene riconosciuta come ente autonomo. La successiva legge Rattazzi del 1859 dà un nuovo assetto territoriale al regno, e nel 1865 l’ente assume la struttura politico amministrativa propria del comune moderno. Del comune di Villanovafranca nel 2001, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella del Medio Campidano, ed in seguito, con la sua abolizione, nel 2016, passa alla nuova Provincia del Sud Sardegna. Personaggi nati a VillanovafrancaA Villanovafranca è nato Vincenzo Raimondo Porru, presbitero, filologo e linguista italiano, definito da Giovanni Siotto Pintor il Legislatore della lingua sarda. Le principali feste e sagre che si svolgono a VillanovafrancaTra le principali feste e sagre che si svolgono a Villanovafranca vanno citate, il 17 ed il 20 gennaio, la Festa di Sant’Antonio e la Festa di San Sebastiano, in concomitanza della seconda delle quali si svolge la Sagra della pecora; i riti della Settimana Santa comprendono le celebrazioni della Pasqua, con la Via Crucis, la celabrazione di Su Scravamentu e la celebrazione del rito di S’Incontru;la terza domenica di maggio si celebre la Festa più sentita, ossia la Festa di Sant’Isidoro, il patrono dei contadini, con sfilata in processione di macchine agricole ricoperte di fiori e tappeti tradizionali, seguita da traccas, cavalli e costumi sardi, e con balli in piazza Aldo Moro; sempre a maggio, la Sagra della mandorla, con vendita e degustazione dolci e prodotti tipici a base di mandorle e intrattenimenti in piazzaAldo Moro; il 10 agosto, si celebra la Festa di San Lorenzo, che è il patrono del paese, una Festa religiosa seguita da balli e spettacoli in piazza Aldo Moro; la terza domenica di settembre, si celebra la Festa della Madonna della Salute presso la chiesa campestre ad essa dedicata; la prima domenica di novembre, la Sagra dello zafferano, con stands espositivi e degustazione prodotti a base di zafferano; in una data variabile, la Rassegna dei Cori Polifonici, una manifestazione canora allargata a vari cori e gruppi polifonici della Sardegna. Visita del centro di VillanovafrancaL’abitato, interessato da crescita edilizia, mostra l’andamento altimetrico tipico delle località collinari, ed urbanisticamente l’attuale centro abitato è costiluito dai due storici assi Viari ortogonali, attorno ai quali si espandeva il paese. Solo recentemente le zone di espansione si stanno sviluppando verso la vallata. La tipologia edilizia più diffusa in questo territorio è la casa con loggiato e con corte antistante, alternata a una tipologia affacciata sulla strada con un piccolo cortile posteriore, al quale si accede tramite un portale passante. In questo caso, come nei centri montani ad economia pastorale, l’abitato è distribuito su due livelli. Il materiale da costruzione piu largamente utilizzato è la pietra calcarea. Oggi il centro storico mostra le caratteristiche case in pietra, dotate di portali in legno di pregevole fattura. La chiesa di San Sebastiano MartireArriviamo a Villanovafranca da ovest con la SP5, passato il cartello segnaletico che indica l’abitato, percorriamo centocinquanta metri, e, subito dopo aver passato il cartello indicatore del chilometro 3, prendiamo a sinistra la via Regina Elena, che si dirige verso nord e che ci porta in centro. Entrati nell’abitato con la via Regina Elena, percorriamo trecentocinquanta metri fino a che questa strada sbocca sulla via XX Settembre. La prendiamo verso destra, e vediamo subito, alla destra della strada, la facciata della piccola chiesa San Sebastiano Martire chiamata La Cresiedda, ossia la piccola chiesa. Edificata verso la fine del 1500, anche se non si hanno notizie precise al riguardo, è interessante sia per la semplicità delle linee architettoniche, che la singolare facciata in pietra lavorata, con motivi di finto marmo. La sua facciata è adornata da un portale d’ingresso in pietra calcarea del diciassettesimo secolo, con ai lati due colonne con capitelli corinzi, e un timpano spezzato che sovrasta l’architrave con nicchia a conchiglia e cariatidi laterali. Sulla sommità della facciata è presente un campanile a vela, con una campana del 1811. Presenta pianta a croce latina, al suo interno vi è una sola navata, ed un transetto nel quale si trovano le due cappelle laterali con altari in legno dedicati uno a Santa Lucia e l’altro all’Immacolata Concezione. L’altare maggiore è anch’esso in legno, con una nicchia centrale che ospita la statua del Santo alta un metro e venti centimetri, che rappresenta un giovane dal volto idealizzato, di autore sconosciuto ma sicuramente locale, databile al diciottesimo secolo. Altro particolare interessante dall’altare è il piccolo tabernacolo che si presenta come una struttura architettonica semi ottagonale in legno intagliato e dipinto, al cui centro si trova lo sportello dipinto con serrature cruciforme in argento, anche questo risalente al diciottesimo secolo. All’interno, nel braccio destro del tarnseto, conserva un prezioso organo, un vero gioiello dell’arte musicale della fine del 1700. Interessante è anche l’alzata di mobile con cassettiera in legno intagliato di pregevole fattura, conservata nella sacrestia vecchia, databile tra il diciassettesimo ed il diciottesimo secolo. A Villanovafranca il 20 gennaio si svolge la Festa di San Sebastiano, con il falò la sera precedente, caratterizzata da cerimonie religiose e manifestazioni civili. Tra esse estremamente significativa è la Sagra della pecora, che si svolge in concomitanza della Festa di San Sebastiano, caratterizzata dalla cena tipica con piatti a bese di carne di pecora, seguita da intrattenimento musicale. Il Municipio di Villanovafranca con la torre CivicaArrivati dalla via Regina Elena in via XX Settembre, la prendiamo verso sinistra e la seguiamo verso ovest per una sessantina di metri, fino a trovare, alla sinistra della strada, la centralissima piazza Risorgimento, sul lato orientale della quale, al civico numero 18, si trova l’edificio che ospita il Municipio di Villanovafranca, in un palazzo nel quale sono presenti la sede e gli uffici che forniscono i servizi comunali ai cittadini. Nella piazza, di fronte a questo edificio, si trova la Torre Civica ossia la torre Comunale di Villanovafranca, sulla quale è presente una lapide affissa in occasione del primo Convegno regionale sull’importanza della figura di Vincenzo Raimondo Porru nella cultura sarda. Il Civico Museo Archeologico Su MulinuSull’altro lato della piazza Risorgimento, al civico numero 6 che si trova sul suo lato occidentale, ospitato nell’edificio dell’ex Monte Granatico, struttura risalente all’ottocento ed oggi recuperata, si può visitare il Civico Museo Archeologico Su Mulinu che espone circa cinquecento reperti relativi al periodo compreso fra l’età preistorica ed a quella altomedievale, provenienti dal territorio Comunale. Il Museo è diviso in due sezioni. Nella prima si trovano manufatti ceramici, metallici, vitrei e litici provenienti dal territorio Comunale. Nella seconda sezione vengono presentati esclusivamente reperti provenienti dal Nuraghe su Mulinu, con una sezione dedicata ai non vedenti, corredata da un piano tattile con le copie dei più significativi documenti esposti, da un plastico ricostruttivo e da un tabellone in braille contenente cenni storici sulla fortezza nuragica. un’ambientazione scenografica riproduce, inoltre, in scala reale, lo straordinario altare nuragico rinvenuto all’interno della fortezza. Il Monumento ai Caduti di Villanovafranca nella prima e seconda guerra mondialeDi fronte all’ex Monte Granatico, al centro della piazza Risorgimento, si trova il Monumento ai Caduti Di Villanovafranca nella prima e seconda guerra mondiale. realizzato fra il 1945 ed il 1960, è costituito da un alto plinto sormontato da una scultura in pietra che rappresenta la figura di soldato in combattimento. La chiesa parrocchiale di San Lorenzo MartireDalla piazza Risorgimento, prendiamo la prosecuzione della via XX Settembre, che è la via Umberto I. Percorsa per duecento metri, questa strada incrocia la via Galileo Galilei, superiamo l’incrocio e proseguiamo per unaltro centinaio di metri, fino a che la via Umberto I sbocca sulla via San Lorenzo, che prendiamo verso destra e, dopo una cinquantina di metri, vediamo alla sinistra della strada la facciata della chiesa di San Lorenzo Martire che è la parrocchiale di Villanovafranca. Il primo impianto della chiesa risale al 1591, come attesta il concio centrale della volta gotico aragonese che riporta anche l’effige del Santo, ed al 1773 si fa risalire l’ampliamento. realizzata in stile pisano, ha una facciata tripartita rivestita semplicemente da intonaci color crema. Ha un impianto a croce latina con navata unica, nei bracci del transetto vi sono gli altari dedicati a San Lorenzo e alla madonna del Rosario, e lungo la navata sono presenti quattro cappelle laterali dedicate a San Giuseppe, alla Madonna della Salute, a Santa Vitalia e al Sacro Cuore. Ha una interessante cupola ed è affiancata da un solido e massiccio campanile. L’interno si presenta in stile tardo rinascimentale, ed è ricco di marmi pregiati. Di particolare importanza è l’arredo marmoreo del 1789, opera raffinata di Giovanni Battista Spazzi, costituito dall’altare ammgiore, dalla balaustra, dal pulpito e dal fonte battesimale. Sull’altare maggiore, al centro, collocata in una nicchia, è presente una pregevole statua di San Lorenzo Martire, con ai lati le statue dei Santi Pietro e Paolo. Nel transetto sono presenti un organo del diciannovesimo secolo ed un dipinto a olio su tela raffigurante la Vergine, Santi e Anime del Purgatorio attribuito a Giacomo Altomonte e risalente al 1722. A Villanovafranca, presso questa chiesa, il 10 agosto si celebra la Festa di San Lorenzo, che è il patrono del paese. Si tratta di una Festa religiosa, con diverse cerimonie, che sono seguite manifestazioni civili, con balli e spettacoli che si svolgono in piazza Aldo Moro. La Cappella delle Anime e l’area dell’antico CimiteroAdiacente al lato sinistro della chiesa parrocchiale, si trova l’annesso oratorio delle Anime che della chiesa riprende gli schemi stilistici, ed è sicuramente di fondazione più antica della chiesa. Riprendendo lo stile costruttivo di questo oratorio, verranno successivamente edificate anche le Chiese di San Sebastiano e di San Francesco, si può quindi presumere che la fondazione dell’edificio sia riferibile alla seconda metà del sedicesimo secolo. L’oratorio presenta una pianta rettangolare con copertura voltata a botte e pavimentazione in cotto, al di sotto della quale sono presenti numerose sepolture. Le murature estemamente contraffortate, sono interamente ricoperte da diversi strati di intonaco e pitture, di cui ora non rimangono tracce visibili. Al centro dell’aula, in prossimità della parete opposta all’ingresso, è situato un piccolo altare in pietra lavorata. Nel corso dei secoli viene anche cambiata l’intitolazione, in quanto fonti orali affermano che prima era stata dedicato a Sant’Antonio, poi alle Anime del Purgatorio, quindi al Sacro Cuore di Gesù, ed ora viene conosciuto come S’Omu ’e S’Ossia. Prima della costruzione della chiesa parrocchiale, il complesso era cositutito dall’oratorio delle Anime, dall’adiacente casa canonica ora ridotta a un rudere, e da diversi fabbricati oggi scomparsi, che un tempo erano protetti da un’antica cinta, della quale ancora oggi rimane l’imponente ingresso costituito da arco a tutto sesto, che fronteggia l’antica parrocchiale. Successivamente la cinta viene aperta con un secondo arco, situato sul lato sinistro dell’oratorio, in modo da consentire ai fedeli di accedere all’Antico Cimitero che nel frattempo ere stato realizzato, e per questo motivo, dopo la costruzione della nuova parrocchiale, l’oratorio viene ridotto a semplice Cappella cimiteriale. Ed oggi le aree di pertìnenza, pur non avendo alcuna funzione cimiteriale, mantengono una certa sacralità, dovuta alla presenza di numerose sepolture nel sottosuolo, e di una piccola Cappella privata già della famiglia Santa Cruz, una delle più ricche e facoltose di Villanovafranca. La chiesa di San Francesco da PaolaDalla via Regina Elena eravamo arrivati in via XX Settembre che, presa verso destra, ci aveva portati alla chiesa di San Sebastiano. Passata questa chiesa, prendiamo a sinistra la via Alfonso lamarmora, la seguiamo per centosettanta metri, poi svoltiamo a sinistra per rimanere sulla via Alfonso lamarmora, dopo un centinaio di metri prendiamo a destra la via Antonio Gramsci, e in una cinquantina di metri vediamo, alla destra della strada, la facciata della chiesa di San Francesco da Paola.Si ipotizza che la chiesa di San Francesco da Paola che era dedicata al culto della Santa Caterina Vergine e Martire, esistesse già attorno alla metà del diciassettesimo secolo. Poiché i frati Minimi di San Francesco da Paola, arrivati a Villanovafranca nel 1710, già dal 1787 la avevano in uso, intorno al 1907 viene cambiato il suo nome passando dal culto di Santa Caterina a quello di San Francesco da Paola, e della chiesa antica rimane la statua di Santa Caterina. La chiesa è stata dismessa alla fine del diciottesimo secolo, per essere poi ristrutturata negli anni ’80 del secolo scorso. Oggi si presenta con un impianto con una sola aula, coperta da un solaio ligneo su archi diaframma, con un presbiterio a pianta quadrata. All’esterno si presenta molto povera, con murature di pietrame calcareo a vista, tranne la facciata che è intonacata, ed è arricchita da un portone archivoltato con conci di pietra calcarea lavorata a bugnato. della stessa pietra è la cornice di coronamento, con un andamento sinuoso e terminazioni a ricciolo di gusto barocco. Per quanto riguarda l’interno, purtroppo la ristrutturazione ha modificato gli archi diaframma interni e vari elementi, impoverendo nel complesso la struttura. Oggi la chiesa viene utilizzata solo saltuariamente e solo per particolari ricorrenze. Passata la piazza Aldo Moro arriviamo al Cimitero di VillanovafrancaPassata la chiesa di San Sebastiano, proseguiamo verso sud est con la via XX Settembre, e, sopo un’ottntina di metri, arriviamo a un bivio, dove prendiamo a destra ed arriviamo nella piazza dei Martiri, dove, dopo un centinaio di metri, prendiamo a destra la via Regina Margherita, alla sinistra della quale si trova la grande Piazza Aldo Moro nella quale si svolgono le manifestazioni civili in occasione delle diverse feste e sagre che si tengono a Villanovafranca. Tornati nella piazza dei Martiri, prendiamo verso sud est la via Isonso, che, dopo trecento metri, sbocca sulla SP5, seicento metri più ad est rispetto a dove avevamo incontato la via Regina Elena, che ci aveva portati in centro. Percorsi meno di duecento metri, vediamo alla destra della strada provinciale l’ingresso del Cimitero di Villanovafranca. Ad esso potevamo arrivare anche, invece di deviare in piazze dei martiri, proseguendo sulla via XX Settembre, che ci avrebbe portati anch’essa sulla SP5. Il Campo da Mini Pitch ed il Campo Sportivo polivalenteArrivati a Villanovafranca con la SP5, invece di prendere a destra la via Regina Elena, prendiamo a sinistra la via Giuseppe Verdi. Seguita per duecentocinquanta metri, vediamo alla destra della strada l’ingresso del Campo da Mini Pitch di Villanovafranca, dotato di tribune in grado di ospitare un centinaio di spettatori. Il progetto mini: il pitch è nato con la finalità di promuovere l’attività sportiva attraverso l’utilizzo dei mini campi, ed in quello di Villanovafranca è possibile assistere a partite di Mini basket, di Mini volley e di calcetto ossia calcio a cinque. Seguita la via Giuseppe Verdi per altri centicinquanta metri, vediamo alla sinistra della strada l’ingresso del Campo Sportivo polivalente di Villanovafranca, un campo dotato di tribune in grado di ospitare 140 spettatori, nel quale si svolgono incontri di calcio, di calcetto ossia calcio a cinque, di pallavolo e di tennis. Visita dei dintorni di VillanovafrancaVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Villanovafranca, sono stati portati alla luce i resti del Protonuraghe Trattasi; dei Nuraghi semplici Bruncu Friarosu, Figu, Paberi, Tuppedili; dell’importante Nuraghe complesso su Mulinu; ed anche del Nuraghe Paberi II, di tipologia indefinita. La chiesa campestre di Nostra Signora della SaluteDal centro di Villanovafranca, con la via Regina Elena verso sud torniamo sulla SP5, che prendiamo verso ovest, in direzione della SS197 di San Gavino e del Flumini. Percorsa per due chilometri ed settecento metri, vediamo la deviazione sulla destra in una sterrata che, in qualche centinaio di metri, porta davanti alla chiesa campestre di Nostra Signora della Salute. Si tratta di una chiesa di recente costruzione, aperta ufficialmente nel 1989. Al suo interno è abbellita da sculture in pietra di Romano Porcu e Gesuino Murgia, entrambi artisti locali. La Santa è stata molto venerata dalle donne del paese durante la Prima Guerra Mondiale, così, alla fine della guerra, si decide di dedicarle una chiesa.La terza domenica di settembre, si celebra la Festa della Madonna della Salute presso la chiesa campestre ad essa dedicata. È una ricorrenza particolarmente sentita, caratterizzata da grande partecipazione, con una solenne processione che parte dalla chiesa parrocchiale di San Lorenzo con il simulacro della Santa, una suggestiva commemorazione dei caduti in guerra presso il monumento ad essi dedicato, ed il trasferimento in processione fino alla chiesa campestre, cerimonie religiose ed, alla chiusura dei festeggiamenti, il rientro con la fiaccolata e fuochi artificiali. La processione della Madonna della Salute è stata voluta per la prima volta, durante la Prima Guerra Mondiale, dalla mogli e dalle madri dei soldati partiti per la guerra, affinche l’intercessione della Madonna potesse farli rientrare sani e salvi. I ruderi della Stazione ferroviaria dismessa di VillanovafrancaPercorsi altri trecento metri, la SP5 sbocca sulla SS197 di San Gavino e del Flumini, che prendiamo verso destra, ossia in direzione di las Plassas e Barumini. Pecorsi trecentocinquanta metri, vediamo, alla sinistra della strada statale, i ruderi della Ex Stazione ferroviaria di Villanovafranca. Si trattava di una stazione delle Ferrovie Complementari Sarde lungo la ferrovia che collegava Isili con Villacidro, posizionata tra la stazione di las Plassas e quella di Villamar, ed era stata edificata a breve distanza sul lato ovest della SS197, a circa tre chilometri dal centro abitato. Oltre al fabbricato viaggiatori, erano presenti originariamente nella fermata il magazzino merci sul lato verso Villacidro, e, sul lato opposto in direzione Isili, le ritirate. La stazione è stata chiusa nel 1956, ed, ai nostri giorni, rimangono unicamente il fabbricato viaggiatori ed il deposito merci, ridotti purtroppo a due ruderi diroccati dopo oltre mezzo secolo di incuria e di totale abbandono. Raggiungiamo la località Molino Paderi con i resti dell’omonimo mulinoPercorso ancora un chilometro e mezzo sulla SS197 di San Gavino e del Flumini in direzione di las Plassas e Barumini, raggiungiamo la località Molino Paderi (altezza metri 148, distanza in linea d’aria circa 5.1 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti). Qui, passati sulla sinistra i resti del Casello delle Ferrovie Complementari Sarde, alla destra della strada si vedono i resti del mulino, il cui rudere presenta la muratura discontinua sia in elevazione che lungo il perimetro, costituita da conci sbozzati, posti in opera in maniera incerta, con inserimenti e zeppature, legati tra loro con malta di terra. È appena visibile, al livello del terreno, l’apertura per l’ingresso dell’acqua del fiumiciattolo denominato rio di Mara, che probabilmente azionava una turbina orizzontale. Il maneggio ComunaleDal centro di Villanovafranca, presa la via Regina Elena verso sud, superiamo la SP5 e proseguiamo lungo la strada che è diventata la via Giuseppe Verdi, che è la vecchia strada per Villamar, passiamo il Campo da Mini Pitch ed il Campo Sportivo polivalente. Percorso un chilometro e duecento metri sulla via Giuseppe Verdi, arriviamo in località Pranu Scalitta,su un altopiano situato a 290 metri sul livello del mare, che permette grazie alla sua posizione di poter ammirare tutta la Marmilla, parte della Trexenta e del Medio Campidano. Qui vediamo alla sinistra della strada l’edificio del Maneggio Comunale di Villanovafranca, con spazi per le scuderie dei cavalli e per le diverse discipline legate all’ippica. I resti dell’importante Nuraghe complesso su MulinuPercorsi appena trecento metri lungo la via Giuseppe Verdi, prendiamo una deviazione in una strada bianca sulla destra che porta alla biglietteria per la visita del complesso nuragico di su Mulinu, dalla quale si prosegue sempre dritti sino all’area archeologica. Il complesso è costituito da un insediamento abitativo nuragico che si sviluppa, a 285 metri di altezza, attorno al Nuraghe su Mulinu un Nuraghe complesso che costituisce una vera e propria fortezza, costruita con grandi blocchi di arenaria, edificata su un altopiano di arenarie e marne che dominano la Marmilla, ai confini della Trexenta. Di esso non si conosce ancora l’intera planimetria, ma si individuano tre fasi costruttive. La prima fase vede l’impianto di un bastione e di un antemurale con corridoi e celle con apertura ad ogiva gradonata. Nella seconda fase, sull’edificio si sovrappone un bastione trilobato sinusoidale, che ospita nel piano inferiore numerose cellette e brevi anditi, E viene, inoltre, costruito un nuovo antemurale di quattro torri raccordate da cortine irregolarmente rettilinee. Nella terza fase l’antemurale viene dotato di un’altra torre, chiamata torre F, con cortine. La torre F presenta undici feritoie, due finestre rettangolari sopraelevate, ed ingressi al vano inferiore ed al corridoio. Durante la prima Età del Ferro il monumento continua ad essere frequentato e trasformato in Santuario, a questo momento va infatti ascritto un monumentale altare nuragico in arenaria, provvisto di vasca, con le due facce a vista coronate probabilmente, in origine, da oggetti in bronzo. In questo Nuraghe si può notare, quindi, ogni tipo di architettura nuragica dei vari periodi, ed esso subisce diverse evoluzioni fino al sesto secolo dopo Cristo, quando la Sardegna entra a fare parte del impero bizantino. La torre verrà riutilizzata a scopo civile e funerario in età tardo punica, romana e altomedievale. Dopo l’ottavo secolo avanti Cristo prevale il carattere religioso del complesso, e la campagna di scavo del 1988 condotta dall’archeologo Ugas porta alla luce l’unico esempio di Altare preistorico in pietra che riproduce in tufo lo schema planimetrico del corpo centrale della fortezza. Sulla Torre dell’altare è scolpito il crescente lunare, e la vasca presente nell’altare stesso forse conteneva la Dea Madre e consentiva la celebrazione di riti iniziatici. A poca distanza dall’altare è stato rinvenuto uno scolatoio. Da parte di alcuni si ritiene che l’altare potesse essere una vasca che raccoglieva il sangue dei sacrifici di animali, che venivano posti sopra una colonna, a sinistra dell’altare, dalla quale il sangue scolava nella vasca. Una ricostruzione dell’altare si trova esposta nel Civico Museo Archeologico Su Mulinu. recentemente, comunque, alcuni studiosi ritengono che l’altare sia un falso, avendo dato sembianze immaginarie ad un monumento, invece, normalissimo per l’antichità sarda. Il Kartodromo Comunale San LorenzoEvitando la deviazione verso la biglietteria del complesso nuragico, proseguiamo per un altro centinaio di metri lungo la via Giuseppe Verdi, e la strada termina di fronte all’ingresso del Kartodromo Comunale San Lorenzo di Villanovafranca, gestito dalla Società Cooperativa Su Mulinu. L’intero complesso occupa un’area di circa cinque ettari, con una pista di 1.056 metri e larga mediamente otto metri lungo il percorso e dieci metri alla partenza, è dotata di box e officina, ed è dotato di tribune in grado di ospitare 120 spettatori. L’impianto può essere utilizzato oltre che per i kart, anche per auto, moto e per i più piccoli mini-kart e mini-Moto, in competizioni a livello nazionale, regionale e provinciale. Il kartodromo è l’unica struttura in Sardegna omologabile per gare internazionali. Sul colle Tuppedili si trovano i resti del Nuraghe semplice TuppediliDal centro di Villanovafranca, con la via Regina Elena verso sud torniamo sulla SP5, che prendiamo questa volta verso est, in direzione di Mandas. Percorsi poco più di due chilometri e mezzo, si vede alla sinistra della strada il colle Tuppedili, sul quale sorge, a 339 metri di altezza, il Nuraghe Tuppedili un Nuraghe semplice, monotorre, che costituisce una fortezza nuragica a pianta quadrata ancora in attesa di essere studiato completamente. Del monumento rimangono soli pochi resti della torre, della scala parzialmente conservata, mentre la camera è crollata. Sono presenti anche i resti di quella che poteva essere forse una torre laterale dell’eventuale Nuraghe complesso, ossia della torre che si trova a sud est. Finora il ritrovamento ha restituito un gran numero di suppellettili databili al periodo nuragico, ossia resti di ceramiche nuragiche greco orientali, fenice e coppe di produzione attica, ed anche suppellettili del periodo romano. Parte dei resti si trova esposta nel Civico Museo Archeologico Su Mulinu. I resti del Nuraghe Paberi II chiamato anche Nuraghe Sa Barraca de Is DragonisPercorsi due chilometri e ottocento metri sulla SP5, poco prima del cartello indicatore del chilometro 5, prendiamo la sterrata sulla sinistra, la seguiamo per un chilometro e trecento metri, e vediamo alla sinistra della strada, su un’altura, i pochi resti del Nuraghe Paberi II da alcuni chiamato Nuraghe Sa Barraca de Is Dragonis, di tipologia indefinita, situato a un’altezza di 310 metri. Nel corso delle ricerche effettuate, all’interno dei resti di questo Nuraghe sono state ritrovate brocche ed altre ceramiche. Parte di questi resti si trova esposta nel Civico Museo Archeologico Su Mulinu. I resti del Nuraghe semplice Paberi IA circa settecento metri di distanza, in direzione ovest, si trovano anche i resti del Nuraghe Paberi I un Nuraghe semplice, monotorre, edificato a 297 metri di altezza. Lo si può raggiungere uscendo dal centro dell’abitato di Villanovafranca in direzione nord est con la via del convento, seguendo questa strada fuori dall’abitato per quasi due chilometri e mezzo, fino a vedere, alla destra della strada, i resti del Nuraghe. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita dell’interno della Marmilla. Ci recheremo a Las Plassas per visitare il centro abitato ed i suoi dintorni dove si trova il Castello di las Plassas ossia il Castello della Marmilla o Castello di Eleonora d’Arborea. |