Lodè paese agropastorale con nei dintorni la tomba megalitica o allèe couverte di Monte Prana
In questa tappa del nostro viaggio, da Siniscola effettueremo una deviazione verso ovest all’interno per raggiungere il paese agropastorale di Lodè. La regione storica delle BaronieLe regioni storiche denominale Baronie (nome in lingua sarda Sa Baronìa) hanno costituito, durante il Medioevo, la parte meridionale del Giudicato di Gallura. L’origine delle Baronie risale a quando gli Aragonesi introducono in Sardegna il sistema feudale, che dura fino al 1846, anno di abolizione del feudalesimo. Alfonso V d’Aragona, dopo aver sconfitto la resistenza dei Giudicati, il 25 giugno 1431 investe Nicolò Carroz, discendente della casa d’Arborea già signore di Mandas e Terranova, del titolo di barone di Posada e Castellano e Signore di Torpè, Lodè e Siniscola, e viene costituita la cosiddetta Baronia Settentrionale o Baronia di Posada. I comuni che fanno parte della Baronia settentrionale sono, quindi, Budoni, Siniscola, Torpè, Lodè. Successivamente, nel 1448, il barone don Salvatore Guiso acquista per 6.700 ducati il feudo che comprende i villaggi di Galtellì, Orosei, Loculi, Onifai, Irgoli, Lula e Dorgali, dando origine a quella che viene chiamata la Baronia Meridionale o Baronia di Galtellì e Orosei. I comuni che fanno parte della Baronia meridionale sono, quindi, Galtellì, Irgoli, Loculi, Onifai, Orosei, Posada. Da allora queste zone della Sardegna, disposte tra la Barbagia e la Gallura, vengono chiamate Baronie, con le eccezioni di Lula e Dorgali, che hanno esercitato una forte opposizione, anche con il banditismo, pur di conservare le loro caratteristiche barbaricine. Oggi alcuni considerano in questa ragione anche Lula, che però noi preferiamo attribuire alla Barbagia di Nuoro, e San Teodoro, che però preferiamo attribuire alla Gallura. In viaggio verso LodèDa Siniscola possiamo fare una deviazione all’interno, prendendo in direzione ovest la SP3. È una bella strada panoramica che passa sul costone settentrionale del Monte Albo, lasciando sulla sinistra la Punta Cupetti, di 1.029 metri. La seguiamo per otto chilometri e mezzo, e, in corrispondenza della Cantoniera Sant’Anna, quando la provinciale curva a sinistra, prendiamo invece sulla destra la SP50 che, dopo un chilometro e mezzo, ci porta in corrispondenza della frazione Lodè denominata Sant’Anna. La frazione Sant’AnnaA poco più di nove chilometri dalle prime case dell’abitato di Lodè si trova la sua frazione Sant’Anna (altezza metri 630, distanza 10.2 chilometri dal centro di Lodè). La frazione è costituita da un aggregato principale, che è quello descritto, e da un secondo aggregato di minori dimensioni posizionato qualche centinaio di metri più ad est, verso Siniscola. La frazione Sant’Anna viene contestata, come appartenenza, con il comune del Siniscola, dato che si posiziona al confine tra le due aree comunali. All’interno della frazione si trova la chiesa di Sant’Anna edificata a metà del novecento sui resti di un’antica chiesa risalente al periodo medievale, che è probabile fosse la parrocchiale del piccolo insediamento umano di Ortecana, villaggio sotto la giurisdizione amministrativa della Curatoria di Posada, forse spopolato come tantissimi altri centri, alla fine del quattordicesimo secolo in seguito alle continue guerre per il possesso della Sardegna. Si pensa che la piccola chiesa sia stata abbandonata, dato che nel 1600 risultava distrutta, e che quarant’anni più tardi l’arcivescovo di Cagliari, rettore della diocesi di Galtellì, ne ha disposto la ricostruzione, che però non è avvenuta. L’attuale luogo di culto è degli anni 1947 e 1948, edificato sugli unici resti ancora visibili dell’antica chiesa, quelli del presbiterio. Durante i lavori di costruzione, sono venuti alla luce gli avanzi di alcune strutture che si pensa potessero essere le Cumbessias, o forse addirittura i resti delle case dell’antico villaggio ormai perduto. La Festa di Sant’Anna si svolge l’ultima domenica di luglio, preceduta dalla novena. Il mercoledì sera, viene portata la statua nella chiesa parrocchiale di Lodè, ed il giovedì mattina all’alba parte la processione per riportare il simulacro nella sua piccola chiesa. Il percorso dura tre ore e mezzo, e, all’arrivo a Sant’Anna, dopo la messa, viene offerta la colazione, con caffè e dolci tipici. Il venerdì sera, una fiaccolata percorre le vie della frazione. Le manifestazioni civili con le rappresentazioni folkloristiche, sono in programma il sabato e la domenica. Un appuntamento gastronomico immancabile è la Pecora in cappotto, che richiama numerosi buongustai da tutta la Sardegna, ed anche i turisti dalle vicine spiagge, che hanno la possibilità di gustare gli antichi e genuini sapori. Arrivamo all’abitato di LodèProseguendo con la SP50 verso ovest, dopo circa nove chilometri, arriviamo all’abitato di Lodè. Dal Municipio del Siniscola a quello di Lodè abbiamo percorso 21 chilometri. Il comune chiamato LodèLa SP50 prosegue lasciando a destra il monte Tundu e, dopo 11 chilometri, ci porta al centro agropastorale di Lodè (altezza metri 345 sul livello del mare, abitanti 1.606 al 31 dicembre 2021). Il comune è situato nella parte nord orientale della Provincia di Nuoro, al confine con quella di Sassari, a nord ovest del Monte Albo ed ai piedi del monte Calvario. Gli abitanti vivono per la maggior parte nel capoluogo Comunale, mentre il resto della popolazione si distribuisce nei due nuclei urbani della frazione Sant’Anna ed in case sparse. Il territorio Comunale, collinoso e montagnoso fatta eccezione le zone fertili verso sud che sono bagnate dal rio Mannu, presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, dato che si raggiungono i 1.057 metri di quota. Origine del nomeIl nome dell’abitato è attestato, per la prima volta, in documenti del 1341, nella forma di Lode. Del nome del paese non si conosce l’origine, comunque gli studiosi lo attribuiscono allo strato linguistico protosardo. La sua economiaLe attività economiche prevalenti di Lodè sono legate alla produzione agricola e all’allevamento. L’agricoltura rappresenta il settore trainante dell’economia locale, dato che si coltivano cereali, frumento, ortaggi, foraggi, ulivi, agrumeti, viti e altri alberi da frutta. Si pratica l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini ed equini. Il settore industriale è di scarse dimensioni, e neanche il terziario assume dimensioni rilevanti. Dal punto di vista turistico Lodè non rappresenta meta di significativo afflusso, tuttavia una delle principali attrazioni naturalistiche è rappresentata dal vicino Monte Albo. Brevi cenni storiciIl territorio nel quale sarà edificata Lodè è stato frequentato fino dai tempi più antichi, come è documentato dal ritrovamento sul suo territorio di alcuni resti di età preistorica. Qui nasce l’abitato, in passato conosciuto con il nome di Villa de lotde o Villa de locde, nato probabilmente dalla fusione dei villaggi di Sos lothos, Oriannele e Thilameddu. Nell’undicesimo secolo viene aggregato al Giudicato di Gallura, nella curatoria di Montalbo, del quale è posto al confine occidentale, ed è tenuto a difenderlo da eventuali aggressioni dei vicini Giudicati con un contingente di cento armati. Dopo la conquista catalano aragonese passa sotto la giurisdizione della Baronia di Posada, di cui segue anche le vicende storiche, e nel 1431 passa, insieme ai beni della Baronia di Posada, sotto il controllo del vicere di Sardegna. Nel sedicesimo secolo la sua antica parrocchiale di Sant’Andrea, oggi scomparsa, viene menzionata nei documenti che elencano i beni dell’ordine benedettino di Marsiglia. Passata sotto il controllo dei Savoia, del comune di Lodè nel 1927, dopo la creazione della Provincia di Nuoro, viene cambiata la provincia, da quella di Sassari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro. Le principali feste e sagre che si svolgono a LodèA Lodè sono attivi diversi gruppi folk, tra i quali il Gruppo Folk di Lodè, il Gruppo Folk Santa Lucia, il Gruppo Folk Carlo Canu, i gruppi minifolk Santa Lucia e Pietrino Appeddu, ed anche diversi gruppi di canto a tenore, tra i quali il Tenore Lodè, il Tenore Sant’Antoni, il Tenore Santa luchia, il Tenore su Riscattu. Durante le esibizioni dei gruppi folk, sia nell’abitato che in altre occasioni in comuni diversi, è possibile ammirare il costume tradizionale degli abitanti di Lodè, che ballano i tipici balli sardi al suono diell’organetto diatonico. Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono a Lodè si segnala il Mercatino settimanale, che si tiene il martedì e il venerdì; la Festa di Sant’Antonio di su Occu o Sant’Antonio del Fuoco, ossia di Sant’Antonio Abate, il 17 gennaio, con l’accensione del falò la sera precedente, cui seguono i riti religiosi ed i festeggiamenti civili, caratterizzato dalll’offerta di Calistros, il pane tipico ed esclusivo del paese che viene preparato generalmente in occasione di alcune feste paesane; il 13 giugno si celebra la Festa di Sant’Antonio da Padova, che è il Santo Patrono di Lodè; l’ultima domenica di luglio si celebra la Festa di Sant’Anna, presso la chiesa presente nell’omonima frazione; la prima domenica di settembre la Festa di Santa Lucia. La Festa di Santa LuciaLa Festa in onore di Santa Lucia, in programma per la prima domenica di settembre, prevede tre giorni di Festa grande, dal venerdì alla domenica, e costituisce uno degli appuntamenti tradizionali più sentiti e attesi in paese, organizzato dai venticinquenni. Mentre in parrocchia si celebrano i riti religiosi, i giovani di Lodè organizzano in piazza Villanova i festeggiamenti civili con anche una giornata interamente dedicata al folclore, con la processione in costume lungo le vie principali del paese, ed, a seguire, esibizione sul palco che nel 2013 prevedeva la partecipazione dei gruppi folk lodeini Santa Lucia e Carlo Canu, i gruppi minifolk Santa Lucia e Pietrino Appeddu, del gruppo di canto a tenore Su Riscattu, oltre che di diversi gruppi provenienti da altre località. Una serie di altre iniziative, dagli immancabili balli sardi in piazza ai giochi per bambini e a un torneo di calcio, fanno da corollario ai tre giorni di festa. Visita del centro di LodèL’abitato, che si sviluppa al margine settentrionale dell’altopiano di Bitti, è caratterizzato da un andamento altimetrico di tipo collinare. Il centro storico mantiene intatta la sua fisionomia di borgo montano, con le vecchie case in pietra, i balconi in legno e i viottoli in selciato. E conserva in buono stato alcune antiche costruzioni dell’antico vicinato, oggi assoggettate a vincolo tipologico. Entriamo all’interno dell’abitato da nord est, con la SP50 che prende il nome di corso Villanova. Percorsi circa quattrocento metri lungo il corso Villanova, la SP50 devia sulla sinistra con il nome di via Santissima Annunziata, che porta fuori dall’abitato, a ovest, all’omonima chiesa campestre, mentre il corso Villanova prosegue dritto. Il Municipio di LodèDopo circa quattrocento metri lungo il corso Villanova, quando la SP50 devia sulla sinistra con il nome di via Santissima Annunziata, proseguiamo per circa cento metri lungo il corso Villanova e qui, al civico numero 8 troviamo alla sinistra della strada l’edificio che ospiata la sede e gli uffici del Municipio di Lodè, che viene indicato con il nome di ex Municipio. È stato, infatti, costruito un nuovo edificio, che dovrebbe ospitare la sede e gli uffici, e che viene indicato con il nome di Nuovo Municipio e che si trova dopo avre passato il Cimitero, in via S’Iscala, sulla sua continuazione verso est che prende il nome di via monte Longu. La piazza VillanovaProseguendo lungo il corso Villanova, percorsi un’ottantina di metri, troviamo alla sinistra della strada la Piazza Villanova La piazza principale del paese, una bella grande piazza che si trova a metà strada tra il Municipio e la chiesa parrocchiale. La piazza Villanova si trova dove un tempo era situata l’antica chiesa parrocchiale di Sant’Andrea, distrutta a seguito del suo definitivo crollo nel diciassettesimo secolo, ed era situato anche il Cimitero del villaggio. La chiesa de Sant’Antoni ossia la chiesa parrocchiale di Sant’Antonio da PadovaPercorsi circa settanta metri proseguendo lungo la via Villanova, alla destra della strada si trova la chiesa di Sant’Antonio da Padova che è la chiesa parrocchiale di Lodè. Le prime testimonianze su questa chiesa risalgono al quindicesimo secolo, quando, al pari dell’ormai scomparsa chiesa della Santa Croce, è citata in un elenco voluto dal Vescovo di Galtellì. In seguito al definitivo crollo della chiesa di Sant’Andrea, nel diciassettesimo secolo, essa diviene la chiesa parrocchiale. Una descrizione del 1777 la rappresenta con un’unica navata, con quattro cappelle laterali, una delle quali dedicata alla Vergine di Monserrat. L’interno della chiesa era dedicato anche alla sepoltura, dato che i sacerdoti venivano sepolti presso l’altare maggiore. Il battistero, di cui oggi non rimane nulla, era ancora a vasca con gradini atti a fornire un’abluzione completa del battezzato. Sebbene di recente costruzione, l’edificio conserva ancora oggi un altare del 1850 che proviene dalla ex chiesa parrocchiale di Sant’Andrea, ed un’acquasantiera in pietra bianca del 1667. All’inizio degli anni 2000, il vescovo di Nuoro, Monsignor Pietro Meloni, ha eretto la chiesa parrocchiale di Lodè a Santuario giubilare, ossia un luogo ritenuto sacro per il Giubileo del 2000 che è stato reso noto come il Grande Giubileo. La chiesa de Sa Purissima ossia della PurissimaGuardando la facciata della chiesa, prendiamo verso ovest la strada che diventa via Vittorio Alfieri, la seguiamo fino a dove diventa via Felice Cavallotti. Qui prendiamo un vicolo sulla destra che ci porta nella piazzetta Sa Purissima, dove si trova sulla destra la chiesa de Sa Purissima ossia della Purissima che sorge al centro dell’abitato di Lodè prospiciente la piazzetta omonima, nel bel mezzo dell’antico centro storico. L’edificio sacro è a navata unica, la copertura è realizzata con tavolato di legno di ginepro e tegole curve, sorretto da tre ordini di arcate a sesto acuto, poggianti su pilastri incorniciati all’imposta e senza nessun basamento al suolo. L’altare una volta era addossato alla parete, ed in seguito è stato sostituito da una mensa in granito posta in mezzo, e rivolta verso i fedeli, sopra il quale trova posto la nicchia contenente il simulacro della Vergine. La chiesa de Sa Itria ossia di Nostra Signora d’ItriaDalla piazza Villanova alla quale siamo arrivati da est dalla via Villanova, prendiamo a sinistra la via Roma, dopo poco più di centocinquanta metri questa svolta leggermente a sinistra e diventa via Giuseppe Garibaldi, che dopo un centinaio di metri diventa la via Itria. La seguiamo fino alla fine, per una settantina di metri, e troviamo alla destra della strada quello che resta della chiesa de Sa Itria ossia di Nostra Signora d’Itria. Costruita verso il 1625 e crollata negli anni ’40 del novecento, era una chiesa a navata unica, con travi sostenute da archi a tutto sesto, aveva il pavimento in terra battuta e il tetto era costituito da capriate di legno di ginepro e di canne, che sostenevano le tegole in argilla. La facciata, rivolta ad est, era provvista di una porta in legno sormontata da un arco a tutto sesto. Lungo la navata erano presenti diverse nicchie che contenevano le antiche statue di Sant’Agata, dei Santi Cosma e Damiano e della Vergine d’Itria col Bambino Gesù, che oggi sono conservate presso la chiesa parrocchiale. È oggi in stato di completo abbandono, manca del tetto, e si prevede che sarà oggetto di un’azione di recupero. La chiesa de su remediu ossia di Nostra Signora del RimedioImboccata a sinistra la via San Giovanni, prendiamo quasi subito a sinistra la via Salvatore Satta, che seguiamo fino a che termina sulla via del Rimedio. All’incrocio tra le due strade si trova la chiesa de su remediu ossia di Nostra Signora del Rimedio che era un’antichissima chiesa del quindicesimo o sedicesimo secolo, completamente riedificata alla fine del diciassettesimo secolo. La chiesa, che è stata intitolata alla Vergine del Rimedio, apparteneva all’Ordine della Santissima Trinità, un Istituto religioso maschile di diritto pontificio. I Frati di questo ordine mendicante, detti popolarmente Trinitari, aveva il compito di redimere gli schiavi dalle catene dei musulmani e di portare avanti un’attività ospedaliera. Viste le continue incursioni saracene alle quali erano esposte le popolazioni della Baronia, è chiaro l’intento di consacrare questa chiesa all’emblema della lotta anti musulmana, e ciò è dimostrato dal fatto che al suo interno sono conservate due antiche statue, una della Vergine della Defensa, ossia della difesa dagli attacchi dei musulmani, e l’altra della Vergine del Riscatto, ossia al riscatto dalle catene dei musulmani. La devozione alla Madonna del Rimedio è molto antica dato che con ogni probabilità si deve far risalire a San Giovanni de Matha, provenzale, che, mentre stava dicendo la sua prima messa, ebbe la visione di un angelo con una croce rossa e blu sul petto e le sue mani sulle teste di due prigionieri. Giovanni de Matha ha fondato nel 1198 l’Ordine dell’Ospedaliere della Santissima Trinità e dei prigionieri, comunemente chiamati Trinitari, con lo scopo di liberare i prigionieri di guerra, specialmente i Cristiani che si trovavano in catene presso i Musulmani. Sul loro abiti ha messo la croce che aveva visto sull’angelo e, ha scelto come patrona la Madonna del Buon Rimedio, una devozione popolare nella sua patria provenzale, tanto che si rivolgeva sempre a Maria del Buon Rimedio per ottenere aiuto nella sua attività di liberazione degli schiavi cristiani. |
Il Cimitero di LodèLa via del Rimedio prosegue verso sud est per circa duecento metri, al suo termine si immette sulla via S’Iscala, che parte di fronte alla chiesa parrocchiale dirigendosi verso sud. Seguiamo la via S’Iscala per poco più di centocinquanta metri, quando inizia a costeggiare il Cimitero di Lodè, il cui ingresso si trova in una traversa sulla destra. Proseguendo, la via S’Iscala diventa via monte Longu che procede verso est, e lungo la quale si trova l’edificio che ospiterà la nuova sede del Municipio di Lodè e che abbiamo già descritto. Che cosa si trova nei dintorni di LodèVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Lodè, sono stati portati alla luce i resti della domus de janas di Sas Ruchittas; della muraglia megalitica con la tomba megalitica o allèe couverte di Monte Prana; delle Tombe di giganti Araene, Pirelca, Sas Melas; del Protonuraghe Janna Bassa; del Nuraghe semplice Sas Melas; del Nuraghe complesso Thorra; ed anche del Nuraghe su Nuragheddu di tipologia indefinita. Il Santuario di S’Annossata ossia la Santuario della Santissima Madonna dell’AnnunziataUscendo da Lodè verso ovest con la via Santissima Annunziata, in circa sette chilometri si raggiunge il Santuario di S’Annossata ossia della Santissima Madonna dell’Annunziata. Il Santuario è situato presso i confini comunali di Bitti nel cui territorio Comunale si trova, di Onanì e di Lodè, e sorge a oltre trentacinque chilometri a nord est dell’abitato,su un rilievo collinare costeggiato dalla SP50 che collega Bitti con Lodè. Un fiume, il rio dell’Annunziata, lo racchiude a nord, mentre un affluente di quest’ultimo lo cinge a sud e a ovest. L’attuale edificio risale al diciottesimo secolo, e sorge al posto di una chiesa medioevale preesistente, della quale è stata riChiesta la licenza di costruzione nel 1619, caduta in disgrazia e riedificata tra il terzo ed il quarto decennio del settecento. La sua principale caratteristica è l’alto numero di Cumbessias, ovvero piccole abitazioni, utilizzate dai locali durante le varie festività religiose, che sorgono attorno all’edificio religioso. Fino alla metà del novecento era presente qualche diecina di Cumbessias, ma tra il sessanta e l’ottanta del novecento ne sono state costruite una sessantina, quasi tutte da privati. Attualmente nel Santuario, esclusi i luoghi di culto e la casa del cappellano, sono presenti 94 Cumbessias,52 di proprietà del Santuario che nel periodo della novena vengono sorteggiate fra i novenanti, o assegnate ai richiedenti durante il resto dell’anno, e 42 ad uso privato. La Festa della Madonna dell’Annunziata, viene preceduta dalla tradizionale novena, che inizia il secondo venerdì del mese di maggio, quando i novenanti si stabiliscono nelle Cumbessias, e molti fedeli si recano a piedi al Santuario in segno di penitenza. Il terzo sabato del mese, alla vigilia della festa, arriva al Santuario un gruppo di cavalieri partiti dal Santuario di Nosta Signora del Miracolo. Gli stessi cavalieri, il martedì successivo, scortano il ritorno del simulacro della Madonna verso il paese. Nel 1804 il papa Pio VII ha concesso in perpetuo l’indulgenza plenaria a tutti coloro che, penitenti, si recano al Santuario e ricevono i sacramenti. La muraglia megalitica con la tomba megalitica o allèe couverte di Monte PranaUscendo da Lodè verso ovest con la via Santissima Annunziata, dopo poco 3.2 chilometri prendiamo una trasversale sulla sinistra, la seguiamo per 1,7 chilometri, poi prendiamo a sinistra e, dopo cinquecento metri, arrivamo in un punto, a est del quale si trovano la muraglia con la tomba megalitica di Monte Prana. La Muraglia di Monte Prana è una fortificazione ciclopica che recinge parzialmente un breve pianoro, che si trova sulla cima ad un’alta collina, integrando le difese naturali offerte da alcuni contrafforti rocciosi. La muraglia si può seguire per un tratto di circa diciassette metri, con andamento da sud ovest a nord est, sino ad un affioramento di roccia, oltre il quale si trovava un altro tratto di muraglia di circa venti metri, orientato da nord ovest a sud est, che attualmente è ridotto solo a un cumulo di macerie. Dalla posizione dove sorge la muraglia si poteva dominare tutta la valle del rio Minore e parte di quella del rio Mannu, con i diversi insediamenti. Nel pianoro doveva sorgere un abitato, oggi non individuabile a causa della fitta vegetazione. È ancora presente una Tomba megalitica del tipo ad allèe couverte sicuramente in relazione con la muraglia. della tomba restano porzioni dei muri laterali, di un cassone funerario realizzato con lastre piatte disposte a coltello, mentre non rimane nulla dei lati di testata e di fondo. Analogamente, non rimane alcuna traccia della copertura, non si può, quindi, sapere se essa fosse a lastra unica o a piccole lastre trasversali. Non è neanche possibile ipotizzare la lunghezza complessiva del monumento. Il Campo da Calcio di LodèDal centro di Lodè preniamo la via S’Iscala, passato il Cimitero proseguiamo verso sud per circa quattrocento metri, superiamo un incorcio e proseguiamo dritti per quasi duecento metri superando la deviazione a sinistra, dopo poco più di cinquecento metri arriviamo al Campo da Calcio di Lodè. La domus de janas di Sas Ruchittas o Sas SeddasDa via del Rimedio ci immettiamo verso sud su via S’Iscalas, dopo l’incrocio con via Santissima Annunziata, invece di proseguire su via S’Iscalas, prendiamo a sinistra la via Luca Bandis che seguiamo per trecentocinquanta metri, poi prendiamo una deviazione parallela sulla destra in discesa. La seguiamo per 2.2 chilometri, arriviamo a un bivio dove prendiamo a destra e, dopo quattrocentocinquanta metri, prendiamo a sinistra. Dopo 6.7 chilometri prendiamo a destra, e, dopo sicentocinquanta metri, a sinistra la strada che, in tre chilometri, ci porta dove si trova, sulla destra la domus de janas di Sas Ruchittas o Sas Seddas. L’ipogeo è scavato in un banco di roccia scistosa, a sessanta centimetri dal piano di campagna, e la sepoltura è costituita da due vani, l’anticella e la cella principale. L’accesso alla sepoltura avviene tramite un portello di forma trapezoidale, la cui forma irregolare è dovuta alla naturale erosione della roccia. Verso il Monte AlboUna delle principali attrazioni naturalistiche dei dintorni di Lodè è rappresentato dal Monte Albo chiamato così per le sue bianche rocce calcaree, caratterizzato da una linea di cresta lunga ben tredici chilometri, con un’altezza media superiore ai 1.000 metri, che è stato frequentato sin dall’antichità dall’uomo. La catena calcarea del Montalbo, dichiarata dall’Unione Europea Sito di Interesse comunitario, si trova nei territori comunali di Lula a sud, ed a Lodè e soprattutto Siniscola a nord. Ben segnalata la sentieristica in territorio del comune di Lodè, e su di esso è possibile visitare la sua Punta Cupetti, di 1.029 metri, per raggiungere la quale viene proposto di percorrere un sentiero che permette di scoprire l’antico Caminu ’e carru. Bello anche l’ampio pianoro carsico di S’Ena ’e Cupetti, nel quale un tempo si seminava il grano. Sulle cime del Monte Albo trovano il loro ambiente naturale l’aquila reale, il muflone, il cinghiale, l’astore sardo, il raro gracchio corallino, un elegante corvide dal colore rosso vermiglio. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa, riprenderemo il nostro viaggio da Siniscola e proseguiremo verso nord in direzione di Posada, ma prima faremo una deviazione all’interno, a Torpè ed al lago artificiale sul fiume Posada. |