Mores con l’Autodromo nazionale e il Dolmen Sa Coveccada, il più grande ritrovato in tutta l’area mediterranea
In questa tappa del nostro viaggio, da Bessude ci recheremo a Mores dove vedremo l’Autodromo nazionale Franco di Suni ed il Dolmen Sa Coveccada, il più grande ritrovato all’interno di tutta l’area mediterranea. La regione storica del Meilogu, chiamata anche Mejlogu o Logudoro MeiloguIl Logudoro è stato, nel periodo medioevale, uno dei quattro Giudicati che ha avuto come capoluogo prima Porto Torres, in seguito Ardara, ed infine Sassari. Oggi possiamo dividere questa regione in tre parti: Logudoro Turritano, il cosiddetto Sassarese, a nord; il Logudoro Meilogu a ovest; ed il Logudoro Montacuto a est. In particolare, il Meilogu ha il nome che deriva dal suo posizionamento in Mediu logu, vale a dire nel cuore del Giudicato. I comuni che fanno parte del Meilogu sono Ardara, Banari, Bessude, Bonnanaro, Bonorva, Borutta, Cheremule, Cossoine, Giave, Ittireddu, Mara, Mores, Padria, Pozzomaggiore, Semestene, Siligo, Thiesi, Torralba. Il Meilogu è caratterizzato da un territorio prevalentemente pianeggiante, che produce cereali, verdure, ortaggi. Sono fiorenti gli allevamenti ovini, da cui deriva la ricca produzione casearia. Le numerose sorgenti e corsi d’acqua favoriscono questa ricchezza. In viaggio verso MoresDal centro di Siligo riprendiamo verso nord la SP41, che ci aveva portato in questo paese provenendo da Florinas, e che in circa tre chilometri e mezzo ci fa tornare sulla SS131 di Carlo Felice, che prendiamo verso sud est. La seguiamo per circa sette chilometri e mezzo, ed arriviamo all’uscita per Bonnanaro, Mores e Ozieri. Usciamo e prendiamo il raccordo verso sinistra, che ci porta sulla SS128bis in direzione di Mores, che raggiungiamo dopo poco più di cinque chilometri. Il comune chiamato MoresIl comune chiamato Mores (pronuncia Mòres, altezza metri 366 sul livello del mare, abitanti 1.747 al 31 dicembre 2021) è situata ai piedi del monte Lachesos, dove sorgeva l’antico abitato, fra gli altopiani Logudoro e Meilogu, nella conca di Chilivani, in un territorio prevalentemente collinare, di natura calcarea, attraversato dal rio Mannu. Il territorio Comunale ha un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, che vanno da un minimo di 217 a un massimo di 733 metri sul livello del mare. Il paese chiamato è attraversata dalla SS128bis centrale Sarda, e dispone di una propria Stazione ferroviaria, posta sulla linea che collega Cagliari con la stazione di Ozieri Chilivani. Origine del nomeLa sua denominazione è attestata, dal 1341, e si trova nelle forme Morer e Moras, delle quali è difficile risalire all’origine. La sua economiaL’economia del paese è prevalentemente di tipo agropastorale ed industriale. L’agricoltura produce cereali, frumento, ortaggi, foraggi, viti, ulivi, agrumi e frutta. Si pratica, inoltre, l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Va segnalata, a questo proposito, la Cooperativa Allevatori di Mores, molto conosciuta ed apprezzata per la qualità dei suoi prodotti che esporta in tutto il mondo. La sua realtà industriale si occupa dei comparti estrattivo, lattiero caseario, dell’abbigliamento, della produzione di mobili, edile e dell’energia elettrica. Il terziario è dotato di una rete commerciale che riesce a soddisfare sufficientemente le esigenze primarie della popolazione. L’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Il paese chiamato offre a quanti vi si rechino la possibilità di visitare gli antichissimi Nuraghi, il Dolmen Sa Coveccada, unico esempio in Sardegna per dimensioni, e la chiesa di San Giovanni. Brevi cenni storiciIl territorio circostante è stato abitato fin dalla preistoria, come testimoniano le varie domus de janas ed i Dolmen presenti, tra i quali molto importante quello di Sa Coveccada, oltre a numerosi Nuraghi. Significative anche le grotte e le domus de janas presenti sul Monte lachesos. Frequentato in età punica e romana, sono da visitare le tombe puniche e romane rinvenute ai piedi del Monte lachesos. Durante l’impero Romano l’area è stata particolarmente frequentata, e Mores ha rappresentato un importante centro dell’arteria che percorreva da nord a sud tutta l’isola, collegando Turris Libisonis, ossia Porto Torres, a Karales, oggi Cagliari. Durante il periodo giudicale fa parte del Giudicato di Logudoro, capoluogo della curatoria di Oppia, sede del dipartimento amministrativo. Con la fine del Giudicato, avvenuta nella metà del 1700, entra a far parte dei possedimenti dei Doria, ed inseguito degli Aragonesi. Schieratasi con Leonardo de Alagon, viene coinvolta nella guerra tra questi e il vicerè Carroz, ma, con la battaglia di Macomer, ritorna agli Aragonesi. Nel 1614 viene elevata a Marchesato e, come tale, viene concessa ai Marchesi Manca, contro cui si schiera l’intera popolazione durante la rivolta antifeudale capeggiata dall’Angioy. Il Marchesato Manca dura fino al 1839, quando avviene il riscatto del feudo. Le principali feste e sagre che si tengono a MoresA Mores sono attive la Banda Musicale lachesos ed l’Associazione Culturale Coro lachesos, che prendono il nome dal Monte lachesos, alle pendici del quale è situato l’abitato. Tra le feste e sagre che si celebrano a Mores si segnalano il 13 maggio, la Festa di Santa Lucia; il 22 maggio, la suggestiva Festa di Santa Rita; il 13 giugno, la Festa di Sant’Antonio da Padova; il 24 giugno e il 29 agosto, la Festa di San Giovanni Battista; l’8 ed il 9 settembre, la Festa di Nostra Signora di Todorache; il 25 novembre, si festeggia la Patrona, Santa Caterina. Visita del centro di MoresL’abitato, interessato da forte espansione edilizia, si estende ai piedi del Monte lachesos. Arriviamo a Mores da ovest con la SS128bis, che, all’interno del centro abitato, assumerà il nome di corso Vittorio Emanuele. Il Campo da Calcio di MoresArrivando in vista dell’abitato, passato il cartello indicatore della località, e passato sulla destra un deposito di laterizi e di macchine per movimento terra, si trova una deviazione, sempre sulla destra che, in circa quattrocento metri, porta al Campo da Calcio di Mores. La chiesa di Sant’Antonio da Padova ed il convento dei Frati CappucciniProseguendo sulla SS128bis, troviamo le prime abitazioni di Mores, e la strada diventa corso Vittorio Emanuele. Lo seguiamo per 650 metri, e troviamo sulla destra la traversa via Giuseppe Garibaldi, che prendiamo e, dopo circa duecento metri, ci porta in piazza San Francesco, o piazza dei Cappuccini, una bella piazza alberata che si trova alla sinistra della strada. Nella piazza si trova il convento dei Frati Capuccini edificato nel 1713 in una zona del paese elevata, detta Piani de Santu Pedru, di proprietà del marchese Manca. Qui esisteva da molti anni una piccola chiesa, dedicata a San Pietro Apostolo, e presso di essa i Cappuccini edificano il convento, e ristrutturano la chiesa secondo il loro stile, e diventa la chiesa dedicata a Sant’Antonio di Padova. Abbandonato nel 1866 a seguito delle leggi soppressive emanate dalla casa Savoia, il convento è stato adibito a caserma dei Carabinieri. Durante l’assenza dei frati, la chiesa rimane sempre officiata, e la devozione a Sant’Antonio non è mai venuta a cessare presso la popolazione di Mores, che si è adoperata per il ritorno dei Cappuccini, che avviene nel 1938. Accanto al convento di trova, quindi, la settecentesca chiesa di Sant’Antonio da Padova, che abbiamo fotografato mentre erano in corso i lavori di restauro della facciata. È molto viva nella popolazione di Mores la devozione a Sant’Antonio, in onore del quale si celebra la Festa solenne di Sant’Antonio da Padova il 13 giugno, che viene preceduta da una tredicina predicata. Il Municipio di MoresRitornati sul corso Vittorio Emanuele, proseguiamo verso est per poco più di cinquanta metri, e troviamo sulla destra una bella piazza completamente rinnovata, la piazza Padre Paolo Serra. Ai due lati della piazza, sulle pereti degli edifici si trovano delle belle composizioni artistiche in terracotta. Nella piazza si trova l’edificio che ospita la sede e gli uffici principali del Municipio di Mores, che ha anche numerose altre sedi secondarie. La chiesa parrocchiale di Santa Caterina d’AlessandriaPoco più di cento metri più avanti, lungo il corso Vittorio Emanuele, si trova sulla destra la chiesa di Santa Caterina d’Alessandria che è la chiesa parrocchiale dedicata alla patrona di Mores, ricostruita nel diciassettesimo secolo con la facciata in stile baroccheggiante, caratterizzata da un altissimo campanile ornato da lesene e marcapiani con cella campanara sulla cui spicca un’edicola di Salvatore Calvia, allievo dell’Antonelli. Il campanile, progettato dall’architetto locale Salvatore Calvia e realizzato nel 1871, rappresenta una delle più belle realizzazioni del neoclassicismo sardo, e, con i suoi 47 metri di altezza, è la torre campanaria più alta dell’Isola. Dal 2001 la piazza che costeggia la chiesa, sulla sua sinistra, è stata dedicata a Madre Teresa di Calcutta. A Mores la Festa patronale di Santa Caterina d’Alessandria, chiamata anche Ammentos de Sa die se Santa Cadrina, si svolge il giorno della sua ricorrenza, il 25 novembre, con riti religiosi ai quali fanno seguito diverse manifestazioni civili, degustazione della carne di maiale ed esposizione di prodotti tipici locali. Il Campo da Tennis e da basket di MoresGuardando la facciata della chiesa parrocchiale, prendiamo alla sua sinistra la piazza Madre Teresa a Calcutta, nella quale costeggiamo la fiancata della chiesa dino al suo termine, poi prendiamo a destra la via Brigata Sassari, che, in meno di duecento metri, ci porta a vedere, alla sua sinistra, il Campo da Tennis e da basket di Mores. La chiesa della Santa CroceProseguendo lungo il corso Vittorio Emanuele per poco più di cento metri, svoltiamo a sinistra in via Nazario Sauro, che porta il largo Santa Croce, sulla quale si affaccia la facciata della chiesa della Santa Croce dalla quale ha preso il nome la omonima Confraternita, della quale non si hanno notizie circa l’anno di costituzione e di eventuale soppressione. si sa che, almeno negli ultimi anni, la Confraternita era, però, operante presso la parrocchia di Santa Caterina da Alessandria. Il Cimitero di MoresRipreso il corso Vittorio Emanuele, lo seguiamo per circa trecento metri, quando esce dal paese verso est sulla SS128bis, e troviamo alla destra della strada un ampio piazzale alberato sul quale si affaccia l’ingresso del Cimitero di Mores. Visita dei dintorni di MoresVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Mores, sono stati portati alla luce i resti del Dolmen Sa Coveccada, il più grande ritrovato in tutta l’area del Mediterraneo; delle domus de janas di su Cunnu ’e S’Acca, e di S’Istampa de Sas Fadas; del Nuraghe semplice Sa Cuguttada; ed anche dei Nuraghi Agos, Bentosu, Fumu, Funtana Salida, Giuncazos, Ispaduledda, Ispaduledda II, Mannu, Mendula, Nortulas, Nuraghetta, Poddighe, Ranas, Ruiu, Sa Punta de Mastru Franciscu, sSu Cantaru, Suldu, Toddighe, Tres Nuraghes, tutti di tipologia indefinita. Nei dintorni di Mores si trova anche l’Autodromo nazionale Franco di Suni. Il Monte lachesos con la sua area archeologicaDal centro del paese prendiamo il corso Vittorio Veneto verso nord est, poi svoltiamo a siistra verso la via Amsicora, alla quale prendiamo a sinistra la via lachesos, che, in meno di due chilometri, ci porta alle pendici e sulla sommità del Monte lachesos, che si trova a nord del paese. L’itinerario conduce del monte, che porta il nome dell’antico abitato, prima che scendesse a valle e prendesse il nome di Mores. Il monte, con la sua altezza di 546 metri, rappresenta la seconda emergenza orografica del territorio dopo monte Santo, in territorio di Siligo. Nei pressi della sommità trova una colonna romana, e dalla sommità del Monte lachesos si gode uno splendido panorama. Lungo le pendici del monte si trovano le domus de janas di su Cunnu ’e S’Acca e di S’Istampa de Sas Fadas tipiche tombe a camera scavate nella roccia, risalenti al Neolitico recente. La Grotta di su Puttu Porchinu oltre a interessanti singolarità geologiche, ha anch’essa documentato tracce della presenza dell’uomo del Neolitico nel territoio di Mores. Il parco con la chiesa campestre di Santa Lucia di lachesosLungo la strada che ci ha portato sul Monte lachesos, circa cinquecento metri prima di raggiungere la sommità, alla sinistra della strada si vede il parco di Santa Lucia, all’interno del quale si trova la piccola chiesa campestre di Santa Lucia di lachesos che oggi è dedicata a Santa Lucia, mentre un tempo era dedicata a San Leonardo. La piccola chiesa, la cui origine si fa risalire al periodo bizantino, era la chiesa parrocchiale della villa di Lachesos, appartenente nel periodo medioevale al Giudicato di Torres, e che è sopravvissuto fino alla metà del diciottesimo secolo. In passato venivano festeggiati, sia il vecchio titolare San Leonardo, che Santa Lucia, il 13 diecembre. Attualmente la Festa di Santa Lucia si celebra il 13 maggio, preceduta dal vespro, dopo il quale gli Obrieri offrono un rinfresco. La Festa è, poi, caratterizzata dall’esecuzione di canti sardi e dalla gara di poeti. Il parco con la chiesa campestre di San Giovanni BattistaDal centro del paese prendiamo all’indietro la SS128bis che ci ha portato dalla SS131 di Carlo Felice all’interno dell’abitato. Percorsi circa tre chilometri verso ovest, in direzione di Bonnanaro, svoltiamo a sinistra, poi, percorso poco meno di un chilometro e mezzo, arriviamo nel parco di San Giovanni, all’intero del quale si trova la chiesa campestre di San Giovanni Battista edificato nel 1600. La Festa di San Giovanni Battista è una Festa campestre in onore del Santo, che si svolge il 24 giugno, in occasione della sua natività. Ma la Festa più grande si svolge per tre giorni, dal 28 al 30 agosto, come commemorazione del suo martirio. La Festa ha inizio la sera del 27 con i vespri e le celebrazioni religiose, presso la chiesa campestre, che terminano con i consueti tre giri beneauguranti della chiesa, ai quali seguono spettacoli. Il 28 ha luogo la messa e una processione in costume che accompagna il simulacro del Santo dalla chiesa campestre alla parrocchiale di Mores. Il 29 agosto si svolgono i festeggiamenti civili, ed il giorno seguente si ritorna in processione alla chiesa campestre con la statua del Santo, viene celebrata una messa con i Gosos de Santu Iuanne in lingua sarda, ovvero gli antichi canti tradizionali in lode del Santo. La giornata si conclude con una cena, offerta a tutti i presenti, a base di pecora bollita o vitello arrosto. Si tiene, inoltre, un singolare rito che, dopo la processione di mezzanotte, prevede che i fedeli immergano i piedi in una fontana al fine di purificarsi. L’Autodromo Nazionale Franco di SuniNel territorio Comunale di Mores è presente l’Autodromo Nazionale Franco di Suni noto anche come Autodromo Mores o Autodromo Sardegna dedicato al marchese Franco di Suni, per molti anni presidente dell’Automobile Club di Sassari, che ha contribuito allo sviluppo dell’automobilismo sportivo sardo, fondando, ad esempio, nel 1955 la cronoscalata Alghero: scala Piccada. Lo si raggiunge dal centro dell’abitato, prendendo verso sud est la via Pola, dalla quale si svolta sulla destra in via San Giovanni, che esce dall’abitato in direzione sud ovest con il nome di via Cordoines. La seguiamo per circa cinque chilometri ed arriviamo in località Su Sassu dove, dopo averlo costeggiato alla sinistra della strada, arriviamo all’ingresso dell’autodromo. Si tratta del primo ed unico impianto presente in Sardegna, in grado di ospitare gare automobilistiche e motociclistiche, in conformità con le norme tecniche e sportive emanate dalle federazioni. È uno dei più recenti autodromi italiani, essendo stato inaugurato, dopo tre anni di lavori, il 15 marzo 2003. recentemente il circuito è stato allungato, e ne è stato portato il percorso alla lunghezza di 3016 metri. I resti del Nuraghe semplice Sa Cuguttadaalla sinistra dell’ingresso dell’autodromo, si trova un cancello, passato il quale si può procedere in un sentiero carreggiabile. Se lo si segue per circa quattrocento metri, si arriva nel punto dove, alla sua destra, si trova l’altura sulla quale sono presenti i resti del Nuraghe Sa Cuguttada. Si tratta di un Nuraghe semplice, monotorre, costruito in blocchi di basalto a 304 metri di altezza sul livello del mare, che residua per un’altezza esterna di circa tre metri. È dotato dell’ingresso sul lato sud sormontato da una pietra d’architrave, e l’andito retrostante, a sezione trapezoidale, riceve a sinistra una garetta semiellittica in piano, di un metro di larghezza. La camera centrale, oblunga, si distingue per la presenza inusitata di quattro nicchie, una sul lato sinistro, una sul fondo contro l’ingresso, e due a coppia sul lato destro. Sono tutte di piano semiellittico. alla difesa naturale, costituita dalla confluenza dei fiumi, si aggiungeva quella artificiale costituita da due muraglie megalitiche. Fra le due muraglie, cumuli di pietrame in basalto costituiscono i segni della presenza di capanne circolari d’abitazione di età nuragica. Da notare che è una dei soli quattro Nuraghi finora conosciuti con la presenza di quattro nicchie. La chiesa campestre di Nostra Signora di TodorachePer raggiungere la chiesa campestre, si parte dal centro di Mores e, dalla fine di via Pola, si percorre la strada asfaltata per circa ottocento metri, fino a trovare alla destra della strada il nuovo impianto di depurazione. Svoltiamo sulla strada bianca sulla sinistra e la percorriamo per quasi un chilometro, sino a un quadrivio dove campeggia un traliccio, quindi prendiamo a destra sino al termine della strada, dopo circa ottocento metri. Qui, in prossimità di una cabina elettrica, si trova un cancello e, alla sua sinistra, un reticolato. Si rimuove la rete e si prosegue per gli ultimi settecento metri, per arrivare alla chiesa campestre. La chiesa campestre di Nostra Signora di Todorache è stata edificata prima del quindicesimo secolo, ed era la chiesa parrocchiale della villa di Todorache, appartenente nel periodo medioevale al Giudicato di Torres. La piccola chiesa campestre subisce varie modifiche nel corso dei secoli, fino a quando, negli anni tra il 1652 ed il 1654, l’ultima pestilenza subita dalla Sardegna, riduce gli abitanti della villa a poche persone, tanto che, nel 1681, la rettoria di Todorache viene unita alla parrocchia di Mores. La Festa di Nostra Signora di Todorache, che è la Festa in onore della Santa, si svolge nel mese di settembre, nei giorni 8 e 9. Dopo i riti religiosi, eguono varie manifestazioni civili, tra le quali la sfilata, partecipata dai gruppi in costume, ed il Palio degli asinelli. Il Dolmen Sa Coveccada, il più grande ritrovato all’interno di tutta l’area mediterraneaDa Mores prendiamo la SS128bis in direzione di Ittireddu. Percorsi circa un paio di chilometri, a una rotonda prendiamo a destra la SP47, seguendo le indicazioni verso la località Sa Coveccada, e da qui proseguiamo dritti per 3,8 chilometri, quando, passato il viadotto sopra la ferrovia, prendiamo una deviazione sulla destra. Percorsa questa strada per 1,8 chilometri, svoltiamo a sinistra, dopo un altro chilometro e mezzo svoltiamo ancora a sinistra, e, percorsi poco più di cinquecento metri, alla fine della strada, troviamo due cancelli che permettono di arrivare al Dolmen Sa Coveccada, letteralmente la pietra messa per ricoprire. Questo Dolmen è il più grande ritrovato in tutta l’area mediterranea, realizzato interamente in trachite tufacea locale di un colore grigio rosa, con la pianta rettangolare, è lungo cinque metri circa, largo due metri e mezzo, ed alto 2,7 metri. In origine pesava 27 tonnellate. Il Dolmen è costituito da tre grandi lastre ortostatiche, mentre la quarta, quella di fondo, manca. Le lastre sostengono un’enorme e pesante tavola di copertura a piattabanda, non grezza ma realizzata con massi tagliati, sbozzati e rifiniti. Purtroppo manca della parete posteriore ed alcune parti della copertura. Ha un’apertura di accesso adeguata al passaggio per le inumazioni. Le piccole nicchie per le offerte, presenti all’esterno e all’interno della costruzione, sono simili agli incavi e stipetti di alcune domus de janas, di alcuni circoli tombali, di altri Dolmen e Tombe di giganti. Il Dolmen Sa Coveccada rappresenta un momento di passaggio verso le tombe megalitiche vere e proprie, ossia verso le Tombe di giganti. La frazione denominata Mores Scalo con resti della Stazione ferroviaria dismessa di Mores IttiredduRitornati indietro fino alla deviazione sulla SP47, proseguiamo, invece, lungo la SS128bis, e dopo poco più di tre chilometri arriviamo alla frazione denominata Mores Scalo (altezza metri 241, distanza 4.2 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti). Qui, una deviazionesu una sterrata alla sinistra della strada statale, ci porta alla Ex Stazione ferroviaria di Mores Ittireddu posta sulla Dorsale Sarda, dopo la stazione di Giave e quella chiusa al traffico passeggeri di Torralba, e prima della stazione di Ozieri Chilivani. L’impianto, situato a circa quattro chilometri a est di Mores, tra gli abitati di Mores e quello di Ittireddu, nasce ad opera della Compagnia reale delle Ferrovie Sarde negli anni settanta dell’ottocento, inaugurata nel 1878, data di apertura del tronco ferroviario tra Chilivani e Giave della linea. La stazione, denominata all’epoca col nome della sola Mores, passa nel 1920 alle Ferrovie dello Stato, che ne cederanno la proprietà nel 2001 alla controllata RFI, e nell’immediato dopoguerra cambia denominazione, associando a Mores anche il nome del vicino comune di Ittireddu. A metàanni novanta nell’impianto cessano sia il traffico merci che quello viaggiatori, viene ridimensionato restando dotato dal solo binario di corsa, che è il più occidentale dei binari presenti sino a metàanni duemila, che era dotato anche di un secondo binario passante e di un terzo, parallelo alle strutture dello scalo merci. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Mores ci recheremo a Ittireddu che visiteremo con i suoi dintorni, nei quali si trova il Nuraghe Funtana. |