Neoneli con il suo coro di canto a Tenore e nei cui dintorni di trova l’Oasi Faunistica di Assai
In questa tappa del nostro viaggio, da Ardauli ci recheremo a Neoneli paese noto per il suo coro di canto a Tenore che visiteremo con il suo centro ed i suoi dintorni nei quali si trova l’Oasi Faunistica di Assai. La regione storica del BarigaduSulla sponda meridionale del lago Omodeo, il più grande lago artificiale dell’Isola, si affaccia il territorio del Barigadu uno dei distretti amministrativi dell’antico Giudicato d’Arborea. Il Barigadu è una regione storica della Sardegna centrale che si sviluppa interamente nella Provincia di Oristano. I comuni che ne fanno parte sono allai, Ardauli, Bidonì, Busachi, Fordongianus, Neoneli, Nughedu Santa Vittoria, Sorradile, Ula Tirso, Villanova Truschedu. Ne facevano parte anche i comuni che oggi sono considerati appartenenti alla regione storica del Guilcer. Grazie al clima soleggiato, ma non arido, vi si trovano molte foreste di sughero e di quercia e ovviamente macchia mediterranea, come anche alcune specie di animali rari, come cervi sardi, cinghiali, volpi, lepri sarde e molti tipi di uccelli tra i quali anche l’aquila. Il paesaggio della regione storica del Barigadu è composto da una vasta distesa pianeggiante arricchita da una serie di colline. In viaggio verso NeoneliDal centro di Ardauli prendiamo verso sud la via Fra Tommaso che esce dall’abitato come SP30, la seguiamo verso sud per circa cinque chilometri, ed arriviamo nel centro di Neoneli. Dal Municipio di Ardauli a quello di Neoneli si percorrono 5.4 chilometri. A Neoneli saremmo arrivati anche dal centro di Nughedu Santa Vittoria seguendo la SP15 prima verso est e poi verso sud per quasi sette chilometri. Dal Municipio di Nughedu Santa Vittoria a quello di Neoneli si percorrono 7.0 chilometri. Il comune chiamato NeoneliIl comune di Neoneli (nome in lingua sarda Naunele, altezza metri 554 sul livello del mare, abitanti 622 al 31 dicembre 2021) è un comune di collina ad economia basata sulle tradizionali attività agricole e pastorali, che si adagia su verdi colline nel cuore dell’Isola, a pochi passi dallo scenario del lago Omodeo, uno dei bacini artificiali più grandi d’Europa. Il territorio Comunale, ammantato da boschi maestosi che incorniciano valli di straordinaria bellezza in un’area di grande interesse faunistico, presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, dato che si raggiungono gli 841 metri di quota. Ambiente, natura, cultura e tradizioni ne hanno fatto un borgo autentico d’Italia. Questo paese fa parte dell’Associazione nazionale città del VinoQuesto paese fa parte dell’Associazione nazionale città del Vino, il cui obiettivo è quello di aiutare i Comuni a sviluppare intorno al vino, ai prodotti locali ed enogastronomici, tutte quelle attività e quei progetti che permettono una migliore qualità della vita, uno sviluppo sostenibile, più opportunità di lavoro. Le città del Vino in Sardegna sono ad oggi Alghero, Arzachena, Atzara, Badesi, Benetutti, Berchidda, Bonnanaro, Bosa, Calangianus, Dolianova, Donori, Dorgali, Jerzu, Loceri, Luogosanto, Luras, Meana Sardo, Modolo, Monti, Neoneli, Olbia, Samugheo, San Nicolò di Arcidano, Sant’Antioco, Selargius, Sennori, Serdiana, Sorgono, Sorso, Tempio Pausania. Origine del nomeIl toponimo non ha chiara etimologia ed è, probabilmente, di origine protosarda. Il linguista Massimo Pittau sostiene che probabilmente sia da riportare a Leune, che letteralmente significa Leone al diminutivo, pertanto Neoneli probabilmente significherebbe Leoncino, corrispondendo dunque al cognome latino Leonilla, e, per metafora, Volpicina, ossia Piccola volpe. La sua economiaIl perno dell’economia locale è l’agricoltura, che rappresenta una fonte di sostentamento importante per la popolazione, e le coltivazioni più diffuse sono quelle di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, frutteti e olivo. Si pratica anche l’allevamento, in particolare di bovini, ovini, suini, caprini, equini e avicoli. Il settore industriale risulta di dimensioni molto modeste, tuttavia si registrano aziende che operano nel comparto della produzione alimentare, della lavorazione del legno e dell’edilizia. Il terziario non assume dimensioni rilevanti. Il suggestivo panorama che si gode dall’abitato, insieme al ricco patrimonio storico e culturale, rappresentano una ragione sufficiente per attirare sul posto un discreto flusso turistico, ed offre, inoltre, a quanti vi si rechino la possibilità di gustare i semplici ma genuini prodotti locali ed i dolci tipici, spesso legati a festività, come Tzipulas per carnevale, ed Amarettus, Seadas, sospiri, morbide praline di pasta di mandorla, in occasione di matrimoni e cerimonie solenni. È possibile, inoltre, effettuare escursioni nei dintorni e di raggiungere interessanti zone dal punto di vista naturalistico, come il monte Orisetzo di 840 metri, la fonte S’Alasi, l’oasi faunistica di Assai, gestita dall’Ispettorato Fores tale, dove sono ospitati splendidi daini e altri animali che popolano i boschi circostanti. L’apparato ricettivo, comprendente un agriturismo, offre possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciIl suo territorio fu abitato fino dalla preistoria, ed è stato al centro di un notevole insediamento di genti nuragiche che hanno lasciato il segno della loro presenza. Di notevole importanza sono le domus de janas, il Nuraghe di Monte Orisezzo e il villaggio nuragico di Nocurreli. Sono scarse le tracce dell’influenza punica, ma abbastanza notevoli quelle romane. Infatti, nei pressi del paese esiste l’importante via romana che da Forum Traiani si portava sino ad Austis. Nel medioevo la villa appartiene prima al Giudicato di Arborea nella curatoria di Parte Barigadu, dove è la sede della Curatoria del Barigadu ’e Susu, ed in seguito al monastero di Santa Maria di Bonarcado. Nel 1420 alla caduta del Giudicato passa sotto il dominio aragonese, e viene dato in feudo alla famiglia De Jana fino al 1462, e poi a Da Silva che lo possiedono con il titolo di conti di Montesanto fino al XVIII secolo. Nel 1774, in epoca sabauda, forma un Marchesato, concesso in feudo a Pietro Ripoll. Il feudo rimane ai Ripoll’fino al 1837, quando passa ai Sanjust, per il matrimonio di Maria Angela Ripoll’e Carlo Enrico Sanjust, barone di Teulada. Il paese viene riscattato agli ultimi feudatari nel 1839, con la soppressione del sistema feudale, quando diviene un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio Comunale. Del comune di Neoneli nel 1974, dopo la creazione della Provincia di Oristano, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella di Oristano. I Tenores di NeoneliNeoneli è ancora oggi famoso per il gruppo folk dei Tenores di Neoneli, un quartetto polifonico tradizionale ossia un coro nato per recuperare l’atavico e unico modulo canoro del Canto a tenore, che rischiava di scomparire dalla memoria collettiva, dato che ormai non cantavano quasi più neanche gli anziani. Grazie all’imprescindibile guida dei vecchi Cantadores è stato possibile ricostruire fedelmente i più tradizionali moduli e le originali tecniche de Su cuncordu neunelesu. Il gruppo dei Tenores di Neoneli nasce nel 1976 per iniziativa di Tonino Cau, unico dei fondatori rimasti che ancora oggi guida il quartetto. Il gruppo composto oggi da Tonino Cau, Ivo Marras, Angelo Piras e Roberto Dessì non esce dai suoi canoni tradizionali, e canta a Ballu torrau, Gocios e Ballu tundu, ma, oltre al canto a tenore, si spinge anche verso contaminazioni insospettabili che a qualche osservatore hanno fatto storcere il naso. È il caso, per esempio, delle collaborazioni artistiche con i cantautori Francesco Guccini, Angelo Branduardi, ligabue, Francesco Baccini e con il gruppo di Elio e le Storie Tese. Il gruppo ha progettato una prima canzone, Amazzonia, da cantare assieme ad Elio, primo cantante non isolano che canta dignitosamente in sardo, che poi ha riscritto la sua geniale Terra dei cachi diventata in sardo Sa terra ’e su entu, la terra del vento. Nel 2022 i Tenores di Neoneli, ospiti della trasmissione di Giovanni Floris di Martedì su la7, hanno cantato l’inno Su patriotu sardu a sos feudatarios scritto nel 1794 da Francesco Ignazio Mannu che è diventato l’inno ufficiale della regione Sardegna, ed hanno parlato del loro progetto Un’Omine, una Vida dedicato a tre grandi nomi dell’Isola, nel 2018 ad Antonio Gramsci, nel 2021 a Emilo Lussu, ed il prossimo ad Enrico Berlinguer. |
Le principali feste e sagre che si svolgono a NeoneliAlle processioni religiose che si tengono a Neoneli fanno da contorno spettacoli folcloristici, mostre mercato e i famosi canti A cuncordu o a Sa neunelesa. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Neoneli vanno citate il 17 gennaio la Festa di San'Antonio Abate, con le sera precedente la benedizone del parroco e l’accensione del falò nella piazza, subito dopo si ripete la danza rituale con la quale Sos Corriolos, le maschere del Carnevale di Neoneli, danno inizio ai festeggiamenti; a febbraio o marzo, i festeggiamenti per il Carnevale di Neoneli; la seconda domenica dopo Pasqua, la Festa di Sant’Antioco Martire, il Santo patrono della Sardegna e protettore dell’Isola, una grande Festa in suo onore con riti religiosi e festeggiamenti civili; il 29 giugno, la Festa patronale in onore di San Pietro; il primo lunedì di agosto, la Festa dell’Angelo ossia di S’Angelu, una Festa di origine pastorale che si svolge nella sua chiesa campestre; a fine settembre, il festival Licanias, un meritevole impegno culturale tra presentazioni di libri, recital, musica dal vivo, mostre e laboratori per bambini; a inizio ottobre, Sa Festa de sa fregula istuvada e de Sa cassola celebra la grande cucina sarda, ed in essa viene proposta la fregola cotta nel brodo e condita con vari strati di pecorino e strutto, una eccellenza della cucina locale di tradizione agro pastorale, fatta di pietanze semplici e dai sapori intensi. Le maschere tipiche del carnevale di Neoneli sono chiamate Sos CorriolosLe maschere tipiche del Carnevale di Neoneli, riscoperte e rilanciate di recente grazie al ritrovamento di alcuni scritti del settecento, sono chiamate Sos Corriolos, e la loro prima uscita si effettua durante la Festa di Sant’Antonio Abate, con la quale hanno inizio i festeggiamenti che culminano nel carnevale. Queste maschere vestite di pelli, sulle spalle indossano una pelle di riccio, e sulle schiena, al posto dei tradizionali campanacci, scuotono delle ossa di animale legate assieme, che producono un suono con il quale viene rappresentato il ciclo di morte e rinascita tipico di questi riti arcaici. Sul loro copricapo, generalmente di sughero, vengono applicate corna di daino o di cervo. Durante il rito le maschere si dispongono in cerchio intorno a un fuoco, ed eseguono una danza eccentrica e coinvolgente al ritmo di un corno, facendo tintinnare all’unisono il loro carico d’ossa. Visita del centro di NeoneliL’abitato, che segue i canoni classici di impianto rurale pur interessato da una forte espansione edilizia, ha l’andamento altimetrico tipico delle località collinari, ed offre un panorama di indiscutibile fascino. Il centro storico di Neoneli è caratterizzato da case in trachite rossa, diffusa pietra locale, con finestre, architravi e fregi d’impronta aragonese e ornamenti in basalto. Ad esse si affiancano botteghe artigiane, dove ancora oggi vengono prodotti manufatti secondo tecniche antiche, ossia intagliatori di sughero, lavoratori di pelli e fabbri realizzano pezzi artistici. Il Municipio di NeoneliArriviamo a Neoneli provenendo da Ardauli con la SP30 e, passato il cartello segnaletico che indica l’ingresso all’interno del paese, la strada provinciale entra nell’abitato ed assume il nome di via Tirso. Percorsi quattrocento metri lungo la via Tirso, questa strada va ad immettersi sulla via Roma che proviene da destra, la seguiamo per poco più di duecento metri e vediamo, alla sinistra della strada, al civico numero 83 della via Roma, l’edificio che ospita il Municipio di Neoneli, nel quale si trova la sua sede e si trovano gli uffici che forniscono i loro servizi agli abitanti del paese. La Palestra delle Scuole ElementariPassato l’edificio che ospita il Municipio, la fiancheggiamo sulla sinistra con la via Antonio Scanu, lungo la quale sulla destra, al civico numero 2, si affaccia l’edificio che ospita la Scuola Elementare di Neoneli. All’interno di questa Scuola si trova la Palestra delle Scuole Elementari, nella quale è possibile svolgere come disciplina la ginnastica. Il nuovo impianto sportivo polivalente al servizio delle Scuole ElementariTornati al Municipio, riprendiamo la via Roma indietro per una settantina di metri e prendiamo a sinistra la via Sant’Anna. La strada costeggia sulla destra la piazza Mercato e, dopo una cinquantina di metri, sbocca su una traversa dove prendiamo a sinistra la via Dottore Melis. Dopo un centinaio di metri, vediamo a destra l’ingresso del nuovo Impianto sportivo polivalente al servizio delle Scuole Elementari, che permette la disputa di un campionato di calcetto ossia di calcio a cinque, dotato di tribune coperte con una tettoia. Nel parco delle Rimembranze si vede il Monumento ai CadutiDa dove dalla via Tirso avevamo preso la via Roma, la seguiamo per appena centoventi metri e prendiamo a destra la via Vittorio Emanuele che, dopo duecento metri, arriva a un incrocio passato il quale la prosecuzione della via Vittorio Emanuele assume il nome di via Sebastiano Satta. All’incrocio arriva da sinistra la via Dottore Melis lungo la quale avevamo visto l’ingresso del nuovo impianto sportivo polivalente al servizio delle Scuole Elementari, mentre prendiamo a destra la via Canonico Uselli che si dirige prima a sud e poi verso ovest. Dopo una quarantina di metri lungo la via Canonico Uselli, vediamo alla destra della strada il Parco delle Rimembranze, un bello spazio alberato. Al centro del parco delle Rimebranze è stato edificato il Monumento dei caduti nelle due guerre mondiali, un monumento in marmo appoggiato sopra un masso, sul quale sono riportati i nomi dei diciotto caduti di Neoneli nelle due guerre mondiali, alcuni ben leggibili mentre altri sono parzialmente rimossi. Oltre a questi, i ricercatori Tino Melis e Giuliano Chirra hanno effettuato una ricerca documentale e sul campo, che ha portato al ritrovamento delle salme di altri quattro soldati neonelesi morti nella Grande Guerra, tutt’ora sepolti nei sacrari di Asiago, Ferrara, Torino e Salonicco, in Grecia. All’interno del parco delle Rimembranze, presso il Monumento ai Caduti ogni anno il 4 novembre, quando viene celebrata la giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate, dopo una cerimonia commemorativa nella chiesa parrocchiale, viene deposta una corona d’alloro. La chiesa parrocchiale di San Pietro ApostoloPassato il parco delle Rimembranze, si prosegue verso ovest lungo la via Canonico Uselli e, dopo poco più di un centinaio di metri, parte a sinistra la via San Pietro. Presa la via San Pietro, la strada svolta verso sinistra e subito dopo, alla sua sinistra, si affaccia la chiesa di San Pietro Apostolo che è la parrocchiale di Neoneli e si trova in posizione dominante rispetto al centro storico. La chiesa è stata ricostruita nel 1611su un precedente impianto trecentesco, dato che l’attestazione della villa di Neoneli lascia immaginare la presenza di una parrocchiale già in epoca tardomedievale. Inoltre, tra il 1853 e il 1855, è stata interamente restaurata dopo i danni subiti da un fulmine. lla chiesa presenta un aspetto semplice, in un dignitoso stile tardo gotico di antica ascendenza catalana, anche grazie all’uso di mura in cantoni di trachite rossa e bruno violacea di media e grossa pezzatura. La facciata è divisa in tre parti da lesene, ed è impostata secondo un modulo quadrangolare, con un terminale piano coronato da merlature a tridente,. Al suo centro, in asse con il portale, si apre il grande rosone realizzato con conci lapidei lavorati a rilievo. Sulla sinistra della facciata si eleva la torre campanaria. All’interno la chiesa ha una navata unica, con sette cappelle laterali, quattro sul lato destro e tre su quello sinistro, dedicate a San Michele, il Cristo Morto, San Giuseppe, Sant’Antioco, l’Immacolata, San Francesco e il Sacro Cuore. È caratterizzata dal pavimento e dalla balaustra in marmo, il presbiterio è sopraelevato di tre gradini rispetto alla navata. Le murature, in pietrame misto, sono intonacate e tinteggiate. La chiesa custodisce al suo interno molti pregevoli arredi: altari in marmi policromi, sculture in legno e preziosi argenti liturgici. Oltre alle belle statue di San Pietro e Sant’Anna, presenta un altare maggiore del 1858 in stile romanico dell’architetto Andrea Ugolino di Carrara, e un coro ligneo del 1880. Su riChiesta è possibile vedere un prezioso ostensorio quattrocentesco di gusto catalano in argento dorato. Presso questa chiesa parrocchiale, ogni anno il 29 giugno si svolge la Festa patronale in onore di San Pietro, al centro di tre giorni di cerimonie religiose alle quali si affiancano anche numerose manifestazioni civili. Il campo Comunale da TennisDalla via Canonico Uselli, presa a sinistra la via San Pietro, dove questra strada svolta verso sinistra per passare davanti alla chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo, parte verso destra la via Gugliemo Marconi che, in un’ottantina di metri, sbocca sulla via Umberto. Prendiamo verso sinistra la via Umberto e la seguiamo per circa duecento metri, poi questa strada prosegue sulla via Pietro Nenni, lungo la quale, dopo centicinquanta metri, svoltiamo a sinistra nella via dei Ciliegi. Lungo la via dei Ciliegi, sulla destra, si affaccia il Campo Comunale da Tennis, un bel Campo da gioco che non è dotato però di tribune per gli spettatori. Il Cimitero Comunale di NeoneliDa dove dalla via Roma avevamo preso a destra la via Vittorio Emanuele, questa strada dopo duecento metri, era arrivata a un incrocio dove proviene da sinistra la via Dottore Melis ed a destra parte la via Canonico Uselli che porta alla chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo. All’incrocio, la prosecuzione della via Vittorio Emanuele assume il nome di via Sebastiano Satta la quale, dopo Duecentocinuanta metri, arriva a un bivio dove la via Sebastiano Satta procede verso sinistra, mentre a destra parte la via dell’Angelo. Dopo centoventi metri la via dell’Angelo raggiunge un successivo bivio al centro del quale si trova il Cimitero Comunale di Neoneli, il cui ingresso si trova lungo la prosecuzione verso sinistra della via dell’Angelo, dopo un centinaio di metri alla destra della strada. La Cantina Bentu luna con un vino inserito nella guida 5StarWines di Vinitaly ed un vino premiato dal Gambero RossoDa dove eravamo arrivati con la via Tirso sulla via Roma, la prendiamo verso destra, e la strada si dirige verso sua, Percorsi circa quattrocento metri, al civico numero 1 della via Meriaga, si trova la Cantina Bentu luna, un nuovo significativo progetto enologico di Gabriele Moratti.
La Cantina Bentu luna rappresenta non solo una giovane e dinamica realtà imprenditoriale, ma un vero e proprio progetto di valorizzazione territoriale e di esaltazione identitaria di un territorio di antiche tradizioni vitivinicole, dato che i vigneti si trovano tra il Barigadu e il paesaggio policolturale del Mandrolisai. Il progetto e l’azienda prendono vita dalla visione della famiglia Moratti, già proprietaria della Cantina Castello di Cigognola nell’Oltrepò Pavese. Si tratta di un nuovo progetto enologico di Gabriele Moratti al centro della regione Sardegna, i cui venti riecheggiano nel nome stesso della tenuta e nel ricordo della passione per la barca a vela di suo padre Gian Marco Moratti. Qui, immersa in una splendida macchia mediterranea, Bentu luna valorizza gli antichi vigneti e una cultura millenaria rimasta pressochché invariata, ma che rischiava di essere abbandonata per la scarsa produzione di reddito. Il suo Vino Rosso Susu 2019 è stato inserito nella 5StarWines del 2023 di Vinitaly. Inoltre la Cantina Bentu luna ha ottenuto dalla guida Vini d’Italia 2023 del Gambero Rosso nel 2022 il premio di Cantina Emergente, ed anche nel 2023 il riconoscimento dei Tre Bicchieri per il suo vino Sobi 2020. |
Visita dei dintorni di NeoneliPer quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Neoneli,, sono stati portati alla luce i resti delle domus de janas di Puleu, Pranu Sasa e Su Angiu; ed i resti del Nuraghe semplice di Monte Olisezzo, e del Nuraghe semplice di Nole detto anche di Nocurreli, con il suo villaggio nuragico. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Il campo Comunale da CalcioDalla via Roma, prendiamo a destra la via Vittorio Emanuele che, dopo duecento metri, arriva a un incrocio dove proviene da sinistra la via Dottore Melis ed a destra parte la via Canonico Uselli che porta alla chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo. All’incrocio, la prosecuzione della via Vittorio Emanuele assume il nome di via Sebastiano Satta la quale, dopo Duecentocinuanta metri, arriva a un bivio dove a destra parte la via dell’Angelo. Dopo centoventi metri la via dell’Angelo raggiunge un successivo bivio al centro del quale si trova il Cimitero Comunale di Neoneli, a sinistra si arriva all’ingresso del Cimitero Comunale, mentre prendiamo verso destra la strada che si dirige fuori dall’abitato. Seguiamo la via dell’Angelo per circa un chilometro, e arrivati in località Olai, vediamo alla sinistra della strada l’accesso al Campo Comunale da Calcio di Neoneli, con fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare 280 spettatori. La chiesa campestre dell’Angelo o di San Gabriele ArcangeloPassato il campo Comunale da Calcio, proseguiamo lungo la via dell’Angelo per un altro chilometro e mezzo, fino ad arrivare a vedere, alla destra della strada, l’ampio parco all’interno del quale si trova la chiesa dell’Angelo ossia Sa Cresia eS’Angelu, edificata in onore dell’Arcangelo Gabriele e dedicata agli Arcangeli Gabriele, Raffaele e Michele, dei quali conserva al suo interno elementi decorativi e iscrizioni in lingua spagnola. Sulla sua fondazione risultano diverse fonti, ma l’ipotesi più accreditata sembra quella di Raimondo Bonu, il quale indica l’avvio dei lavori nel 1619 e il loro completamento nel 1640. Nell’ottocento sono state effettuate modifiche riguardardanti l’interno della chiesa e la facciata principale. È invece cronologicamente incerta la costruzione del piccolo portico a cuspide posto a protezione e copertura dell’ingresso, e dei Muristenes ovvero degli alloggi in cui soggiornavano i novenanti, situati sui fianchi dell’edificio, che sono durati sino agli anni sessanta del secolo scorso quando sono stati demoliti nel corso di alcuni lavori di risanamento. Tra il 1994 e il 1995 sono state condotte una serie di operazioni di restauro, esu un progetto del 1994 sono stati realizzati il piazzale antistante e l’Anfiteatro ad est della chiesa campestre. Nel 2005 è stato eseguito un intervento di restauro pittorico mirato al consolidamento e fissaggio degli affreschi delle pareti del coro. La chiesa dell’Angelo è un edificio di impianto rettangolare dalle forme gotico catalane, caratterizzato da un antistante portico a capanna traforato sui lati da tre archi a sesto acuto in trachite rossa, di cui il centrale più grande e i laterali minori, e che poggiano su pilastri innestati nella muratura. Il piccolo portico presenta un campanile a vela con monofora archiacuta ed è sovrastato da un tetto a doppia falda, ribassato rispetto alla copertura della chiesa. All’interno si accede attraverso un portale centinato con conci a ventaglio, sormontato da una finestra con arco a tutto sesto, entrambe in trachite così come le sedute ai lati dell’ingresso. L’aula ad una sola navata è scandita da archi diaframma a sesto acuto a conci squadrati, che sorreggono un tetto ligneo a doppia falda, e si estende su quattro diverse quote. La prima è quella dedicata ai fedeli ed è separata dalla zona del pulpito da un gradino in pietra, ulteriori due alzate delimitano l’area dell’altare rispetto a cui il coro retrostante si trova ancora rialzato. Sui lati lunghi vi è traccia di due portali a sesto ribassato da cui si accedeva ai Muristenes e attualmente chiusi. Un tempo accanto alla chiesa si trovavano anche i Muristenes, le caratteristiche abitazioni usate dai fedeli nei giorni di festa. Attualmente il primo lunedì di agosto si svolge la Festa dell’Angelo ossia di S’Angelu nella sua chiesa campestre, una Festa di origine pastorale. Per l’occasione, il giorno della vigilia le statue dei tre arcangeli Gabriele, Michele e Raffaele vengono trasportate dalla chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo alla chiesa campestre in processione con i confratelli di Neoneli accompaganta dai cavalieri, dove il lunedì si tiene la processione intorno alla chiesa campestre seguita dalla messa con panegirico e diverse manifestazioni civili. Le celebrazioni religiose proseguono con la novena dalla prima domenica di settembre alla seconda domenica, quando le statue degli arcangeli vengono riportate nella chiesa parrocchiale, e si concludono il secondo lunedì di settembre. L’Oasi Faunistica di AssaiPassata la chiesa campestre, proseguiamo lungo la via dell’Angelo per un altro chilometro e mezzo, fino a che la strada si immette sulla SP31, che prendiamo verso destra. Seguita la SP31 per due chilometri e quattrocento metri, si vede alle sinistra della strada l’accesso all’Oasi Faunistica di Assai caratterizzata da imponenti guglie di granito che sovrastano un uniforme mantello di lecci sempreverdi e macchia mediterranea. Il territorio è caratterizzato da formazioni paleozoiche, costituite da graniti rosati, compatti e massivi, molto fessurati che si interrompono al confine del complesso, nella parte occidentale, dove iniziano le terrazze trachitiche dell’era terziaria, rosso violacee, che caratterizzano questa parte del territorio. Il sottobosco è costituito prevalentemente da corbezzolo, cisto ed erica. Nell’Oasi sono presenti numerose specie animali alcune delle quali ormai rare come il daino e il cervo, delle quali esiste un’area di ripopolamento. Sono presenti inoltre il cinghiale, la volpe, la lepre o la martora, ed uccelli come il falco, l’aquila, il picchio e la pernice. Sino dai primi decenni del secolo scorso le terre comunali venivano utilizzate per il taglio del legnatico, destinato alla produzione della legna da ardere e del carbone, come testimonia la presenza di un’antica carbonaia, situata in un’area adiacente all’Oasi. Altra rendita storicamente importante per la popolazione locale era data dallo sfruttamento della risorsa sughericola. Successivamente, nel 1983, i quasi mille ettari che costituisco l’Oasi di Assai furono presi in gestione dall’ex Ente Foreste della Sardegna che istituì un Cantiere Forestale, con la volontà sia di tutelare un patrimonio di così grande valenza ambientale e paesaggistica, favorendo la conservazione dei millenari paesaggi forestali, sia di creare occupazione stabile per le comunità locali. La roccia detta Sa CrabarissaIn località Sa Senoredda, nelle campagne fra Neoneli ed Austis, si trova una roccia in granito, un monumento naturale diventato leggenda, la roccia detta Sa Crabarissa che sembra avere le sembianze di una donna vestita in abito tradizionale, il cui nome starebbe ad indicare la donna di Cabras, il paese dei pescatori in Provincia di Oristano. La forma di questo masso ha fatto nascere una leggenda popolare, secondo la quale la roccia sarebbe stata, un tempo, una donna di Cabras, tramutata in pietra per aver rifiutato ad un pastore un poco di cibo. Al pastore che le chiedeva cibo avrebbe risposto: Per te ho solo pietre. E lui la avrebbe maledetta per la sua avarizia con le parole: Ed io in pietra ti trasformerò. Una maledizione che la avrebbe trasformata nella pietra che oggi possiamo ammirare, e che starebbe a rappresentare una donna con il tradizionale costume di Cabras. un’altra leggenda narra che una fanciulla di Cabras si era innamorata di un pastore di Austis, conosciuto durante la transumanza invernale che dalle montagne portava le greggi alla ricerca di pascoli dove il clima era più mite, verso il Campidano di Oristano. Dopo essersi conosciuti, i due innamorati decidono di scambiarsi doni e promesse di matrimonio ma, finita la transumanza, il pastore riparte per la montagna e la ragazza attende invano il suo ritorno. La giovane promessa sposa decide allora di incamminarsi verso Austis per capire cosa sia successo, ma al suo arrivo trova il pastore sposato con un’altra donna, ed affranta dal dispiacere, durante il viaggio di ritorno verso la pianura, la ragazza rimane pietrificata dal dolore, tramutandosi così nella celebre roccia. Secondo una terza leggenda, però meno diffusa, il nome starebbe ad indicare non la donna di Cabras, ma la Guardiana delle capre, visto che se ne sta solitaria su un rilievo roccioso e sembra controllare tutto intorno il suo gregge di capre. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Neoneli ci recheremo ad Ula Tirso che visiteremo con il suo centro ed i suoi dintorni nei quali si trova la diga di Santa Chiara, la vecchia diga che per prima ha generato il lago Omodeo, il più grande bacino artificiale d’Europa. |