Nughedu Santa Vittoria con i resti della necropoli di Arzolas de Goi ed i dintorni con la chiesa di San Basilio
In questa tappa del nostro viaggio, da Sorradile effettueremo una deviazione a Nughedu Santa Vittoria che visiteremo con il suo centro nel quale si trovano i resti della necropoli di Arzolas de Goi ed i suoi dintorni con il Museo naturalistico dell’Oasi d’Assai e la chiesa campestre di San Basilio. La regione storica del BarigaduSulla sponda meridionale del lago Omodeo, il più grande lago artificiale dell’Isola, si affaccia il territorio del Barigadu uno dei distretti amministrativi dell’antico Giudicato d’Arborea. Il Barigadu è una regione storica della Sardegna centrale che si sviluppa interamente nella Provincia di Oristano. I comuni che ne fanno parte sono allai, Ardauli, Bidonì, Busachi, Fordongianus, Neoneli, Nughedu Santa Vittoria, Sorradile, Ula Tirso, Villanova Truschedu. Ne facevano parte anche i comuni che oggi sono considerati appartenenti alla regione storica del Guilcer. Grazie al clima soleggiato, ma non arido, vi si trovano molte foreste di sughero e di quercia e ovviamente macchia mediterranea, come anche alcune specie di animali rari, come cervi sardi, cinghiali, volpi, lepri sarde e molti tipi di uccelli tra i quali anche l’aquila. Il paesaggio della regione storica del Barigadu è composto da una vasta distesa pianeggiante arricchita da una serie di colline. Una deviazione verso Nughedu Santa VittoriaDal centro di Sorradile prendiamo verso nord est il corso Umberto I che esce dall’abitato con il nome di SP15, si dirige verso est e, in poco più di due chilometri, ci porta all’interno dell’abitato di Nughedu Santa Vittoria. Dal Municipio di Sorradile a quello di Nughedu Santa Vittoria si percorrono 3.1 chilometri. Il comune chiamato Nughedu Santa VittoriaQuello di Nughedu Santa Vittoria (nome in lingua sarda Nughedu, altezza metri 496 sul livello del mare, abitanti 441 al 31 dicembre 2021) è un comune di collina di origine nuragica che basa la sua economia soprattutto sull’agricoltura e sull’allevamento. Il paese si affaccia quasi interamente sul lago Omodeo ed è abbarbicato in collina, in mezzo ad una fitta vegetazione di querce, rovere e macchia mediterranea. Si trova in una parte della Sardegna che, pur nell’evolversi degli usi e delle tradizioni, ha conservato un ambiente intatto e incontaminato. Il paese ha alle sue spalle la caratteristica mole del monte Santa Vittoria, che presenta aspetti naturalistici ancora intatti, ha un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, dato che in esso si raggiungono gli 817 metri di quota. Origine del nomeIl nome è chiaramente ibrido, ossia mezzo sardo e mezzo italiano. L’etimologia del primo elemento è del tutto sicura, dato che deriva dal latino Nucetum, che indica un noceto ossia un sito con alberi di noci, dunque il paese ha derivato la sua denominazione dalla particolare presenza, in origine, di alberi di noci nel sito in cui è sorto. La specificazione di Santa Vittoria, derivata da quella che era la Santa patrona del villaggio, si è resa necessaria per distinguerlo da Nughedu San Nicolò, paese che si trova nella Provincia di Sassari. La sua economiaIl perno dell’economia locale è l’agricoltura, che rappresenta una fonte di sostentamento importante per la popolazione, e le coltivazioni più diffuse sono quelle di cereali, foraggi, vite e olivo. Si pratica anche l’allevamento, in particolare di bovini, ovini, suini e equini. Data l’esiguità numerica della popolazione, costituita per lo più da anziani., non vi è stato praticamente alcuno sviluppo industriale, fatta eccezione per una piccola impresa estrattiva. Il terziario non assume dimensioni rilevanti. L’artigianato è legato soprattutto alla produzione di Mustacciolus, gustosi dolci tipici dell’Oristanese. Nughedu Santa Vittoria non costituisce meta di significativo richiamo turistico, pur offrendo a quanti vi si rechino la possibilità di godere delle bellezze dell’ambiente naturale, di gustare i semplici ma genuini prodotti locali ed effettuare interessanti escursioni nei dintorni. L’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciL’area è abitata già in epoca prenuragica e nuragica, come dimostra la presenza nel territorio di diversi siti archeologici tra cui domus de janas, megalitismo e un Protonuraghe. L’origine del paese è medioevale, e l’abitato si sarebbe sviluppato vicino a un monastero benedettino che sorgeva nelle pendici del monte Santa Vittoria. Nel medioevo appartiene al Giudicato di Arborea e fece parte, con il nome di Nugheddu, della curatoria di Parte Barigadu. Nel 1420, alla caduta del Giudicato, passa sotto il dominio aragonese e diviene un feudo. Passa al marchese d’Oristano che ne acquisisce l’investitura ufficiale nel 1420. Il paese, quando il Marchesato d’Oristano viene sequestrato a Leonardo de Alagon, diventa nel 1479 proprietà dell’amministrazione reale. Nel 1481 va a incorporarsi nel grande feudo del Barigatu, che viene concesso a Gaspare Fabra, i cui eredi lo vendono nel 1519 a Carlo Alagon e a Nicolò Torresani. Nughedu Santa Vittoria passa nel 1557 ai De Gerp che si estinguono nel 1579. Il paese passa allora agli Alagon di Villasor, dai quali passa ai De Silva, ai quali venne confiscato. Nel 1774 viene concesso in feudo ad Antonio Todde, marchese di San Vittorio, che, morendo, lo lascia al nipote Domenico Pes. Incluso, nel 1821 nella Provincia di Oristano, viene riscattato nel 1839 ai Pes, ultimi feudatari, con la soppressione del sistema feudale, per cui diviene un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio Comunale. Nel 1862 dello storico comune di Nughedu viene cambiata la denominazione in Nughedu Santa Vittoria. Il comune di Nughedu Santa Vittoria nel 1927 viene aggregato al comune di Sorradile, dal quale nel 1947 viene nuovamente separato diventando un comune autonomo. Dopo l’abolizione delle province, nel 1948 Nughedu Santa Vittoria entra nella divisione amministrativa a Cagliari. Del comune di Nughedu Santa Vittoria nel 1974, dopo la creazione della Provincia di Oristano, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella di Oristano. Le principali feste e sagre che si svolgono a Nughedu Santa VittoriaA Nughedu Santa Vittoria è attivo il Gruppo Folk Nughedu Santa Vittoria, nelle cui esibizioni in diverse manifestazioni e eventi che si svolgono nel paese ed il altre localtà dell’Isola, è possibile ammirare il costume tradizionale del paese. Nel paese svolge la sua attività anche il Coro Santa 'Itòria di Nughedu, che si esibisce quasi esclusivamente in occasione di manifestazioni religiose. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Nughedu Santa Vittoria vanno citate, il 17 gennaio, la Festa di Sant’Antonio Abate, con la sera della vigilia l’accensione del falò tradizionale in onore del Santo; il 25 luglio, la Festa patronale di San Giacomo, preceduta da diverse manifestazioni ed eventi della vigilia; il 26 luglio, la Festa di Sant’Anna; la prima domenica di agosto, la Festa di Santa Vittoria; l’1 settembre, la Festa di San Basilio, preceduta dalla novena il onore del Santo. Visita del centro di Nughedu Santa VittoriaL’abitato, circondato da un lato dal lago Omodeo e dall’altro dalle aspre montagne granitiche di lochele, è interessato da forte crescita edilizia, ed il suo andamento altimetrico è quello tipico delle località di montagna. Il Municipio di Nughedu Santa VittoriaArrivando a Nughedu Santa Vittoria da nord est con la SP15, passato il cartello segnaletico che indica l’ingresso nel paese, la strada provinciale entra all’interno dell’abitato conservando il nome di via Provinciale. Percorsi circa trecento metri, svoltiamo a sinistra nella via del Parco lungo la quale, quasi ad angolo tra questa strada e la via Provinciale, si vede l’edificio che ospita il Municipio di Nughedu Santa Vittoria, il cui indirizzo è il civico numero 1/3 della via del Parco. Si tratta di un edificio nel quale si trovano la sua sede e gli uffici in grado di fornire i loro servizi agli abitanti del paese. I resti della necropoli di Sas Arzolas de GoiAll’altro lato ossia alla destra della via Provinciale, proprio di fronte alla via del Parco, si sviluppa la piazza Stara, una piazza alberata dalla quale parte la via Regina Elena, che porta verso la chiesa parrocchiale dedicata a San Giacomo Apostolo. Proprio all’inizio della via Regina Elena, alla sua sinistra parte la via Stara, lungo la quale, alla sua destra, si trova il sito archeologico della Necropoli di Sas Arzolas de Goi, formato da cinque domus de janas di varia tipologia, situate nel versante scosceso di una collina trachitica, accessibili da ingressi nascosti dai quali si diramano anditi e ambienti che si addentrano nelle profondità del rilievo roccioso, per un totale di diciotto cellette funerarie. Quattro ipogei sono raggruppati sul pendio della collina, il quinto dista circa venti metri sul fronte di un blocco di roccia. Le tombe, pluricellulari, con andito, anticella, camera principale e vani laterali, custodiscono espressioni artistiche preistoriche, come effigi scolpite nella pietra raffiguranti le divinità invocate dalle popolazioni neolitiche, e in alcune domus de janas si può ammirare all’interno, scolpita nella roccia, la testa del toro che rappresentava il dio maschile adorato dalle popolazioni del neolitico che seppellivano i morti in queste grotte artificiali. Questa necropoli è stata creata dalla Cultura di Ozieri che si è sviluppata nel Neolitico Finale, che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 4000 ed il 3200 avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale, basata su considerazioni strettamente tecnologiche o etnologiche, tra il 3200 ed il 2800 avanti Cristo, ed è rimasta in uso sino all’Eneolitico, che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 3200 ed il 2200 avanti Cristo, e secondo una datazione più tradizionale tra il 2800 ed il 1800 avanti Cristo. Sul portello d’ingresso della Tomba I si trova una testa di toro, completa di orecchie e corna scolpite a rilievo. Il toro è il dio maschile, venerato nel Neolitico come simbolo di fertilità e fecondità insieme alla dea Madre, anch’essa rappresentata nella necropoli. Si ritrova l’effige taurina anchesu un pilastro dentro la cella funeraria. Nelle pareti dei cunicoli sono presenti misteriose decorazioni in ocra, simbolo del rinnovarsi della vita attraverso il sangue, che colorano di rosso intenso elementi architettonici come lesene, pilastri, cornici e piccole nicchie. La Tomba II ha sviluppo longitudinale, composta dalle due celle precedute da anticella e con vani secondari, ed in esse le tracce di pittura rossa si fanno più intense. Al centro del pavimento della prima cella, si nota un focolare. L’accesso alla seconda cella è ornato da una cornice, ed il vano ad essa connessa, ha pareti rettilinee ornate con pittura rossa, croci scolpite in negativo e la riproduzione nella roccia del tetto di una capanna. La Tomba III è rettangolare, ed in essa si notano due letti rialzati dal pavimento, che si collocano vicino ad altre cellette. Anche nella Tomba IV, scavata venti metri a sud-est, di notano tracce di ocra ed effigi taurine. La chiesa parrocchiale dedicata a San Giacomo ApostoloDalla piazza Stara prendiamo la via Regina Elena, la seguiamo per trecento metri poi svoltiamo a destra nella via Pietro Nenni che, in una cinquantina di metri, porta nell’ampia piazza della parrocchia, sulla quale si affaccia sulla destra la chiesa dedicata a San Giacomo Apostolo, che è la parrocchiale di Nughedu Santa Vittoria. Edificata nel cinquecento, è stata ristrutturata in stile gotico-aragonese nel 1634, data che Vittorio Angius aveva rilevato sopra l’epigrafe un tempo collocata nel coro e oggi scomparsa, concernente la fine dei lavori di costruzione, riferibili al solo interno, essendo procuratore Gregorio Plassa. Stessa data è incisa nella chiave di volta del presbiterio. Per la facciata dovrebbe valere, invece, la data 1674, incisa entro uno scudo nell’interruzione del timpano curvilineo che sovrasta il portale. L’eclettismo dell’architettura seicentesca isolana si evidenzia soprattutto nella facciata, dove il prospetto segue la tradizione nel terminale piano con merlature a tridente, ma con l’uso di un modulo quadrato che conferisce alla facciata proporzioni rinascimentali. Divisa in due ordini da una cornice a dentelli, sottolineata da un corso di formelle in cui si alternano punte di diamante e rosette, presenta in asse con il rosone cigliato e ornato di dentelli, un bel portale tardomanieristico a timpano curvilineo spezzato. Il portale è affiancato da semicolonne composite impostate su alti plinti che sorreggono la trabeazione dentellata con fregio a formelle e il timpano curvilineo, anch’esso interamente percorso da dentelli. L’interno segue la tradizione gotico catalana, ha un’aula a una sola navata con archi diaframma a sesto acuto, con cappelle laterali tra contrafforti e capilla mayor quadrangolare più bassa e stretta della navata, coperta con volta a crociera costolonata con massiccia gemma pendula. Le cappelle laterali sono voltate a botte e si raccordano all’aula mediante arconi a tutto sesto in conci lisci di trachite rossa. La capilla mayor si affaccia all’aula mediante un arco a sesto acuto in trachite modanato e poggiante su capitelli figurativi a motivi fito zoomorfi. Quasi di fronte alla splendida facciata in trachite rosa della chiesa di San Giacomo, si trova anche l’l’ex casa parrocchiale, costruzione cinquecentesca abbellita da un timpano decorato con croce e acroteri e da una loggia con pilastri in trachite. Presso questa chiesa parrocchiale, ogni anno il 25 luglio si svolge la Festa patronale di San Giacomo, preceduta da diverse manifestazioni ed eventi il giorno della vigilia, e seguita il 26 luglio dalla Festa di Sant’Anna. Generalmente il Santo Giacomo e Sant’Anna vengono festeggiati con un’unica processione e diverse celebrazioni religiose nella chiesa parrocchiale. L’ex convento di San GiacomoArrivando nella piazza della parrocchia con la via Pietro Nenni, alla destra della strada ad angolo con la piazza si vede l’edificio che ospita la Biblioteca Comunale, mentre all’altro lato della strada, quasi di fronte alla facciata della chiesa parrocchiale di San Giacomo, si trovano i locali che un tempo ospitavano il convento di San Giacomo, un edificio storico costituito da due corpi di fabbrica in muratura portante con ampi spazi esterni. Una volta ristrutturato, l’’ex convento sarà destinato ad iniziative di carattere culturale e convegnistico. Nell’ex convento si è ristabilita quella funzionalizzazione che eviterà il rischio di abbandono o fatiscenza nei tempi futuri, indiviuando potenzialità e nuovi modi di utilizzare gli spazi. Una nota particolare legata a questo convento e alla chiesa di San Giacomo Apostolo, patrono del paese, è il Cammino di San Giacomo che, ispirato all’antico viaggio rituale di Santiago di Compostela, già da qualche anno si è attivato anche a Nughedu Santa Vittoria, con Mandas come capofila del pellegrinaggio che interessa, oltre a Cagliari, anche molti altri paesi del circondario. Ed i locali dell’ex convento di San Giacomo, ristrutturati, potranno essere utilizzati come struttura ricettiva, ossia come albergo diffuso, al servizio tra glli altri anche per i pellegrini in occasione della loro partecipazione al Cammino religioso di Santu Jacu. Il Cammino di San Giacomo o Cammino di Santu JacuUn’occasione per stare a contatto con la natura e riscoprire la propria spiritualità, questo è il senso del Cammino di San Giacomo, chiamato anche Cammino di Santu Jacu, che si svolge da Cagliari a Mandas. Un cammino che nella sua forma più completa attraversa tutta la Sardegna, con l’asse centrale da Cagliari a Porto Torres, la variante ovest da Noragugume a Oristano, la variante est da Orosei a Olbia, ed inoltre il tratto meridionale nel Sulcis e nelle isole, che tocca e attraversa gli antichi luoghi di culto di San Giacomo il Maggiore nell’Isola. Il tutto per unire con un percorso coerente, il più possibile vario e percorribile da persone con zaino in spalla, in sintonia con l’andare all’imbarco verso ovest a Santiago di Compostela o est verso Roma e Gerusalemme, circa cento comuni con partenza e arrivo a Sant’Antioco e Carloforte, Cagliari, Orosei e Porto Torres, comprese le varianti verso Olbia e Oristano, e riuscendo a collegare la maggioranza delle Chiese dedicate a San Giacomo il Maggiore esistenti in Sardegna, più i resti di alcune antiche Chiese in rovina. Il Monumento ai CadutiDalla piazza della parrocchia, guardando la facciata della chiesa parrocchiale di San Giacomo Apostolo prendiamo la strada che la costeggia sulla sinistra, che è la continuazione della via San Giacomo ed assume il nome di via Vittorio Emanuele, lungo la quale subito a destra, ad angolo con la piazza, si vede un ufficio aperto al pubblico della Pro Loco. Seguendo la via Vittorio Emanuele per una cinquantina di metri, si vede sopra un rialzo recintato alla destra della strada il Monumento ai Caduti di Nughedu Santa Vittoria. Lo spazio dedicato al Monumento ai Caduti, nel 2016 è stato oggetto di lavori di valorizzazione, nel quadro degli interventi di tutela del centro storico. Il Cimitero Comunale di Nughedu Santa VittoriaDopo la deviazione che ci aveva porati a visitare la chiesa parrocchiale di San Giacomo Apostolo, ritorniamo con la via Regina Elena nella piazza Stara. Dalla piazza prendiamo la prosecuzione della via Provinciale che ci aveva portato ad essa e la seguiamo verso est, dopo circa duecento metri svoltiamo leggermente a destra e prendiamo una deviazione in discesa lungo la quale, dopo un centinaio di metri, si vede alla sinistra il muro di cinta con il cancello si ingresso del Cimitero Comunale di Nughedu Santa Vittoria. In questo Cimitero, nel 2016 sono stati realizzati camminamenti in cemento e sistemata una tettoia nella zona in cui si ricevono le condoglianze. Visita dei dintorni di Nughedu Santa VittoriaPer quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Santa Vittoria, sono stati portati alla luce i resti della necropoli di Sas Arzolas de Goi situata all’interno dell’abitato; sono stati inoltre portati alla luce i resti del Nuraghe Cuccuru su Monte, e del Nuraghe su Casteddu, entrambi di tipologia indefinita. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Il Campo Sportivo polivalenteDal centro di Nughedu Santa Vittoria, torniamo nella piazza Stara dalla quale prendiamo la prosecuzione della via Provinciale e la seguiamo verso sud est, finché questa strada esce dall’abitato con il nome di SP15 dirigendosi verso Neoneli. A settecento metri dalla piazza, troviamo una deviazione sulla destra che ci porta all’ingresso del Campo Sportivo polivalente. In questo campo, che è dotato di tribune in grado di ospitare un’ottantina di spettatori, è possibile praticare come discipline il calcio, il calcetto ossia calcio a cinque, la pallacanestro, ed il tennis. Il Campo da CalcioPassati il Campo Sportivo polivalente, proseguiamo lungo la SP15 e, dopo trecento metri, prendiamo una deviazione a sinistra seguendo le indicazioni per il Campo Sportivo. Dopo circa un chilometro e cento metri lungo questa deviazione, si vede alla destra della strada l’accesso al Campo da Calcio di Nughedu Santa Vittoria. Si tratta diun campo con fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare 110 spettatori, nel quale praticare come disciplina il gioco del calcio. Il Museo naturalistico dell’Oasi d’AssaiPassato il Campo da Calcio, proseguiamo lungo questa strada evitando le deviazioni e, dopo circa tre chilometri, arrivati in località Alamoju, vediamo alla destra l’edificio che ospita il Museo naturalistico dell’Oasi d’Assai, che è annesso alla foresteria del cantiere forestale e ha sede in un edificio ristrutturato che è stato ricovero di pastori e greggi, quando quest'area costituiva un pascolo pubblico. Vi sono esposti, in un unico ambiente, esemplari impagliati di fauna sarda come fenicottero e la testuggine marina, e pochi altri non sardi. Una riproduzione in scala ridotta riproduce un angolo di territorio naturale della foresta, con un bell’esemplare di aquila reale che nidifica nel territorio di Nughedu Santa Vittoria, il topo quercino, la poiana, il daino, cinghiali, donnole, il gatto selvatico, lo sparviero. Sono presenti una xiloteca ossia una collezione di minerali e fossili, con sezioni longitudinali e trasversali di numerose essenze legnose della macchia mediterranea e dell’alto fusto, ed una collezione di minerali e fossili di provenienza isolana. Particolarmente notevole un esemplare di corallo di Bosa. Il materiale esposto è classificato con nome comune, nome scientifico e nome sardo. Alcuni pannelli illustrano le varie specie animali e vegetali. Concludono la visita, all’esterno del Museo, una carbonaia ed una pinnetta pastorale costruite secondo le tecniche tradizionali. L’altopiano denominato Pranu Santa Vittoria con i ruderi della chiesa campestreA sud del Museo naturalistico si sviluppa l’Oasi faunistica di Assai, una delle più belle aree verdi della Sardegna situata in gran parte nel territorio di Neoneli. Ai limiti tra il territorio di Nughedu Santa Vittoria e quello di Neoneli si trova l’altopiano denominato Pranu Santa Vittoria, che ospita un bosco caratterizzato dalla presenza di lecci e sughere secolari, e nel quale sono presenti numerosi daini. Il modo più semplice per arrivare a questo bosco è di seguire la SP15, a circa un chilometro dalla piazza Stara evitando la deviazione che porta verso il Campo da Calcio e proseguendo lungo la SP15 per due chlometri e mezzo, fino ad arrivare a un bivio dove la SP15 prosegue verso destra in direzione di Neoneli, mentre si deve prendere verso sinistra la SP31 che si dirige verso Austis. Proseguendo per tre chilometri e mezzo lungo la SP31, si trovano sulla sinistra la strada le indicazioni di accesso all’Oasi faunistica di Assai. Seguendo la strada che si dirige verso nord, ai limiti del territorio di Neoneli si trova il Pranu Santa Vittoria sopra il quale, a 820 metri di altezza, è presente la Vedetta antincendi di Santa Vittoria. Durante i lavori per la realizzazione della vedetta antincendi, è stata rinvenuta l’area cimiteriale dell’antico insediamento di Sancta Victoria dove in passato sorgeva un antico monastero benedettino, e dove restano ancora oggi i ruderi della chiesa campestre dedicata a Santa Vittoria. Probabilmente il pietrame accumulato e in parte riutilizzato nel sito della vedetta antincendio proviene dalla chiesa perduta, della quale non si conosce l’esatta ubicazione e dunque l’appartenenza territoriale. È possibile che il luogo di culto si trovasse sulla sommità dell’altura e dunque a cavallo tra i due Comuni. In un elenco diocesano settecentesco, la chiesa risultava distrutta e pertinente alla parrocchia di Neoneli, ma pare che la statua della Santa si trovasse nella parrocchia di Nughedu Santa Vittoria, dove la prima domenica di agosto si continua a celebrare la Festa di Santa Vittoria. La chiesa di San Basilio o Santu AsiliDal centro di Nughedu Santa Vittoria, torniamo nella piazza Stara dalla quale prendiamo la via Provinciale e la seguiamo verso nord ovest, finché questa strada esce dall’abitato con il nome di SP15 dirigendosi verso Sorradile. A un chilometro e quattrocento metri dalla piazza, prendiamo una deviazione verso destra, dopo cinquecento metri questa strada sbocca su una traversale che prendiamo verso destra, la seguiamo per duecento metri ed arriviamo a un bivio dove prendiamo a destra e, in un centinaio di metri, si vede alla sinistra della strada il cancello di ingresso del parco all’interno del quale si trova il piccolo villaggo chiamato Novenario di San Basilio, nome che gli deriva dal fatto che viene occupato dai fedeli per nove giorni ogni anno in occasione della Festa di San Basilio. La chiesa di San Basilio o Santu Asili, realizzata in stile tardo gotico catalano, risale al seicento ma, dalle linee architettoniche semplici, è databile nelle forme attuali al primo trentennio del dciassettesimo secolo. Presenta un porticato sorretto da otto colonesu un lato, ed i caratteristici Muristenes del novenario dall’altro. Risulta attualmente quasi completamente intonacata con malta di calce sia esternamente che internamente. Sulla facciata principale, il portone d’ingresso è racchiuso da due colonne su plinti in trachite, che reggono una trabeazione rettilinea. Altri due plinti, di modeste dimensioni sostengono due colonnine alveolare terminanti in capitelli e fascione floreale portanti l’arco a tutto sesto a ghiera gradonata. Sull’architrave gradonato poggiante sulle due colonne laterali, si apre una finestra quadrangolare con profondo sguancio gradonato. Sul lato destro del prospetto si inserisce un modesto campanile a vela e sullo stesso fianco corre un porticato coperto in coppi. Il portico è sostenuto da otto colonne in trachite impostate su massicci plinti dello stesso materiale, sormontate da capitelli con tori e gole con mensole che reggono l’architrave ligneo della copertura. L’interno è costituito da un’unica navata a pianta rettangolare, scandita in quattro campate da archi a sesto acuto in conci di trachite.su uno dei lati corti della navata, in posizione opposta rispetto alla porta principale d’ingresso, si inserisce lo spazio occupato dal presbiterio e dall’abside, rialzato da un gradino rispetto alla navata, ospitante l’altare in muratura con il sovrastante gruppo scultoreo del Santo, e in posizione più avanzata verso la navata, la mensa in legno per la celebrazione dell’Eucaristia. Sul lato sinistro e destro e posteriore sono presenti delle sedute coperte con lastre di trachite. Il corpo del presbiterio risulta aggiunto sccessivamente, e presenta pianta rettangolare, copertura con volta a botte con imposta segnata da una robusta cornice, ingentilito nelle pareti laterali da due scuffie lanceolate dove si inseriscono due finestrelle. Dal presbiterio si accede alla sacrestia, attraverso una porticina con architrave monolitico in trachite, recante un’incisione che riporta la data del 1834, che probabilmente è stato l’anno che ha determinato la forma attuale dell’edificio con la costruzione del presbiterio. La copertura della navata è in travi e arcarecci in legno con cannicciata e manto di copertura in coppi. L’area circostante la chiesa è delimitata attualmente per tre lati da una serie di costruzioni che racchiudono lo spazio del sagrato, chiamato dai fedeli Sa corte de Sa festa, cioè la corte o il cortile della festa. Si tratta di edifici costruiti con pietrame trachitico reperito sul posto, legato con malta di calce e fango, e sono piccole casette che servivano di rifugio ai fedeli che in passato vi trascorrevano tutto il periodo della novena e della festa. Allo stato attuale queste costruzioni comprendono dodici Muristenes, piccole abitazioni costituite da un unico vano, a pian terreno, che in occasione della novena vengono concesse a chi ne fa riChiesta; tre Muristenes parzialmente crollati; il perimetro della casa denominata Casa rettorale, costruita originariamente su due livelli; un loggiato, utilizzato durante la Festa per i servizi gastronomici. Presso questa chiesa campestre, ogni anno l’1 settembre si tiene la Festa di San Basilio, preceduta dalla novena il onore del Santo che ha inizio il 24 agosto una processione accompagna nella sua chiesa il simulacro del Santo, che vi rimane per tutto il periodo della novena, fino al rientro che avviene l’1 settembre, che è il giorno solenne. Oltre a quelli di Nughedu Santa Vittoria, anche gli abitanti di Silanus sono molto devoti a San Basilio e per venerarlo hanno riscoperto l’antico sentiero del pellegrinaggio. A piedi, partendo da loro paese e passando per la chiesa campestre di Santa Sabina arrivano al Santuario di San Costantino a Sedilo per trascorrere la notte. Il cammino riprende all’alba del primo settembre, in tempo per arrivare a Nughedu Santa Vittoria per onorare San Basilio che nel diciassettesimo secolo li salvò da una grave pestilenza e loro fecero voto di partecipare alla sua festa. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Nughedu Santa Vittoria ci recheremo ad Ardauli affacciato sul lago Omodeo che visiteremo con il suo centro dove si trova la chiesa dei Santi Cosma e Damiano e con i suoi dintorni con le Chiese campestri. |