Nuraminis e la frazione Villagreca con l’area funeraria di Santa Maria e la capanna megalitica Sa Corona
In questa tappa del nostro viaggio, da Monastir ci recheremo a Nuraminis dove visiteremo il suo centro e la frazione Villagreca e con i dintorni nei quali si trovano l’area funeraria di Santa Maria e la capanna megalitica Sa Corona. Il Campidano di CagliariIl Campidano è la grande pianura della Sardegna sud occidentale compresa tra il golfo di Cagliari e quello di Oristano, ha una lunghezza di circa cento chilometri e presenta la massima altitudine di settanta metri sul mare. Deve le sue origini al colmarsi di una depressione geologica terziaria da parte di sedimenti marini, fluviali e vulcanici. Sono frequenti gli stagni costieri con acque salmastre, nell’angolo nord ovest della regione sfocia il fiume Tirso, che contribuisce all’irrigazione del Campidano, la rete idrografica è inoltre formata da piccoli Torrenti. La principale risorsa è l’agricoltura e si coltivano specialmente grano, viti, olivi, frutta e agrumi. Il Campidano di Cagliari comprende nella Provincia del Sud Sardegna i comuni di Decimoputzu, Monastir, Nuraminis, Samatzai, San Sperate, Villasor e Villaspeciosa. Comprende, inoltre, nella città metropolitana di Cagliari i comuni di Assemini, Cagliari, Capoterra, Decimomannu, Elmas, Maracalagonis, Monserrato, Quartu Sant’Elena, Quartucciu, Selargius, Sestu, Settimo San Pietro, Sinnai, Uta. I comuni di Samassi, Serramanna e Serrenti si trovano tra il Monreale ed il Campidano di Cagliari, i comuni di Pula, Villa San Pietro e Sarroch si trovano tra il Sulcis ed il Campidano di Cagliari, così come Soleminis si trova tra il Campidano di Cagliari e il Parteòlla, per cui possono essere considerate appartenenti all’una o all’altra di queste regioni. Geograficamente rappresenta la parte più meridionale della pianura del Campidano, che ha come suo centro principale Cagliari, nonche Quartu Sant’Elena ed i comuni immediatamente a nord ovest del capoluogo sardo. Si affaccia sul mare e comprende la costa orientale del golfo di Cagliari, fino al paese chiamato Villasimius. In viaggio verso NuraminisUsciamo da Monastir verso nord con la SS131 di Carlo Felice e, dopo aver percorso poco più di cinque chilometri sulla strada statale, prendiamo l’uscita che ci porta all’interno dell’abitato di Nuraminis. Dal Municipio di Monastir a quello di Nuraminis si percorrono 8.3 chilometri. Il comune chiamato NuraminisIl comune di Nuraminis (nome in lingua sarda Nuràminis, altezza metri 93 sul livello del mare, abitanti 2.317 al 31 dicembre 2021) è un paese della Provincia del Sud Sardegna frequentato dall’uomo sin dall’antichità, ed il suo territorio ospita numerosi e importanti reperti archeologici, come il sito nuragico di Santa Maria, nel quale è possibile visitare un suggestivo pozzo sacro. Il paese è raggiunto dalla principale strada sarda, la SS131 di Carlo Felice, che si sviluppa ad ovest dell’abitato, ed altri collegamenti coi comuni limitrofi sono possibili tramite le SP33 e SP54 bis. È, inoltre, servito dalla stazione di Serramanna-Nuraminis, situata nel vicino comune di Serramanna, lungo la Dorsale Sarda, nella quale fanno tappa i treni di Trenitalia. Il territorio Comunale, particolarmente fertile al punto da venire sfruttato in passato per la coltivazione cerealicola intensiva, presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate. Il comune fa parte dell’Associazione nazionale delle città della Terra CrudaQuesto paese fa parte dell’Associazione nazionale delle città della Terra Cruda, nata per promuovere il recupero delle tradizioni e del patrimonio edilizio, naturalistico, artistico e storico delle comunità. Questa associazione comprende, in Sardegna, i comuni di Decimoputzu, donori, Fluminimaggiore, Furtei, Gonnosfanadiga, Guspini, Musei, Nuraminis, Pabillonis, Samassi, Samatzai, San Gavino Monreale, San Sperate, Sardara, Segariu, Selargius, Serramanna, Serrenti, Settimo San Pietro, Solarussa, Soleminis, Ussana, Ussaramanna, Vallermosa, Villa San Pietro, Villacidro, Villamassargia, Villasor. Origine del nomeAttestato nell’anno 1341 con De Noramine calaritane diocesis, il nome risulterebbe composto con l’elemento sardo di origine preromana Mura o Murra, oppure Nura o Nurra, inteso come mucchio, mucchio di pietre; e del suffisso neolatino, anche di valore lievemente dispregiativo, Mini. Il suo significato pertanto dovrebbe essere stato quello di pietrame, lasciando intendere che in un certo periodo della sua storia il villaggio sarà entrato in crisi per spopolamento, divenendo in larga misura una pietraia. La sua economiaSi tratta di un centro di pianura che accanto alle tradizionali attività agricole ha sviluppato il tessuto industriale. Il settore economico primario è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, olivo, agrumi e frutta. È presente anche con l’allevamento di suini, ovini, caprini ed equini. Il settore secondario è costituito da imprese che operano nei comparti alimentare, del legno, metallico, della centrale elettrica ed edile. Il terziario si compone di una sufficiente rete distributiva. Nuraminis offre al turista sia le bellezze dell’ambiente naturale, sia un ricco patrimonio artistico, e, per gli amanti della buona cucina non manca l’occasione di assaporare piatti prelibati, quali Marigosus de oristani, Pardulas, Turta reali o de pasta de mendula, Turta de mazza de gesminus, Scandelaus, timballo di latte a bagno maria, budino al limone e frittura di patate, Gueffusu che sono dolcetti di pasta di mandorle. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione e di soggiorno. Brevi cenni storiciLa presenza umana nel territorio di Nuraminis risale al periodo nuragico, numerosi sono infatti i siti archeologici che testimoniano una significativa presenza nella zona, tra i quali il più importante è costituito dall’area funeraria nuragica di Santa Maria. Il suo territorio viene abitato in seguito dal popolo punico, e sfruttato dai dominatori romani, che usano il terreno fertile del Campidano per sviluppare e accrescere l’attività agricola, soprattutto per quanto riguarda la produzione di cereali, grano, frumento. La presenza romana è dimostrata anche dal ritrovamento di resti di colonne e di monete dell’epoca. Nuraminis nasce in epoca medievale, ed un documento del 1141 cita per la prima volta il villaggio, in occasione della consacrazione della chiesa di San Saturno. Nel medioevo appartiene al Giudicato di Càralis, nella curatoria di Nuraminis, della quale è il capoluogo. Nel 1258, alla caduta del Giudicato, dopo una breve parentesi nella quale passa ai conti della Gherardesca e in seguito al comune di Pisa, per finire in seguito sotto il dominio aragonese. Quando nel 1519 Ludovico Bellitàviene creato barone di Monastir, Nuraminis è annesso alla sua Baronia. Successivamente, nel 1355, viene concessa in feudo dal re d’Aragona Pietro IV il Cerimonioso a Francesco di Valguarnera, finché, nel 1436, dopo l’estinzione dell’ultimo discendente, passa attraverso il dominio di varie famiglie di feudatari, i de Besora, i Bertran, i Capdevilla, i Gualbes, i Brondo ed i Bon Crespi, ai quali viene riscattato nel 1839 con la soppressione del sistema feudale e diviene un comune autonomo. Nel 1868 quello che era stato lo storico piccolo comune di Villagreca viene aggregato al comune di Nuraminis. Nella seconda metà del diciannovesimo secolo, grazie anche alla sua salubre posizione, inizia un periodo di prosperità, e vi si trasferiscono alcuni nuclei familiari, come la nobile famiglia Vaquer di Villasor, di origine aragonese, che inizia a risiedervi a seguito del matrimonio del nobile cavaliere don Francesco Vaquer con donna Maria Efisia sorella dell’arcivescovo Serci, ed i nobili Vaquer integrano all’interno di Nuraminis la loro già cospicua proprietà terriera in territorio di Villasor, con l’acquisto di un importante fondo a frutteto chiamato Sa Tanca Vaquer, dopo aver dato al Campidano e alla Sardegna personaggi illustri, distintisi durante il Risorgimento e contribuendo all’Unità d’Italia. Nuraminis, divenuto un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio Comunale, resta nella Provincia di Cagliari fino alla riforma del 2016, quando il paese viene aggregato alla nuova Provincia del Sud Sardegna. Principali personaggi nati a NuraminisA Nuraminis è nato Paolo Giuseppe Maria Serci, arcivescovo prima di Oristano e poi di Cagliari. A Nuraminis nel 1827 nasce Paolo Giuseppe Maria Serci dal cavaliere Felice Maria Serci e dalla nobile donna Maria luigia Serra. Nel 1849 si laurea in teologia nel seminario di Cagliari. Nel 1871 viene eletto vescovo di Ogliastra, e si impegna a riordinare la diocesi dopo una lunga vacanza, restaurare il seminario e la cattedrale, curando la formazione del clero, e favorisce l’impianto di eucaliptus che, si diceva, purificasse l’aria e combattesse la malaria, vera piaga delle popolazioni costiere. Nel 1882 viene promosso arcivescovo di Oristano e nel 1892 arcivescovo di Cagliari, vescovo di Bonavoglia, primate di Sardegna e Corsica, signore delle Baronie di Suelli, San Pantaleone e Santadi, queste ultime tutte cariche spettanti all’epoca all’arcivescovo. Il 24 aprile 1885 riconsacra a Cagliari il Santuario di Nostra Signora di Bonaria, dopo i lavori di ripristino. muore a Cagliari nel 1900, ed è sepolto nella Cappella degli arcivescovi del Cimitero monumentale di Bonaria, vicino al nipote, figlio del fratello Celestino, Igino Maria Serci Vaquer, vescovo di Ozieri, e della nobile donna Margherita Vaquer di Villasor. Il libro I miei tre episcopati raccoglie i documenti più importanti da lui emanati. |
Principali feste e sagre che si svolgono a NuraminisA Nuraminis svolge la sua attività il Gruppo Folk Sa Corona di Nuraminis, nelle cui esibizioni nel paese ed in altre località dell’isola è possibile apprezzare il costume tradizionale del posto. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Nuraminis vanno citate, il 16 e 17 gennaio, la Festa di Sant’Antonio Abate, con processione del Santo e degustazione di vini e dolci locali; a febbraio, il Carnevale nuraminese; a fine maggio, la Sagra della primavera; a metà o fine giugno, la Festa di San Vito Martire e Sant’Isidoro agricoltore, nella frazione Villagreca; in data diversa, solitamente il 17 e 18 giugno, la Sagra del cereale, con una mostra di utensili agricoli antichi, la degustazione gratuita di primi piatti e premiazione dei panificatori; il 29 giugno, si festeggia il patrono, nella Festa di San Pietro Apostolo; a metà luglio, la Festa della Madonna del Carmine; il 21 ed il 22 agosto, la Festa di San Lussorio, nella sua chiesa campestre; a metà settembre, la manifestazione Cumbidus; a dicembre, la Sagra della semina a mano, con l’utilizzo del’aratro di legno e seguendo le più antiche tradizioni contadine. La manifestazione CumbidusA Nuraminis, a metà settembre, si tiene la manifestazione Cumbidus. Incontri letterari tra le case di terra, nata dalla volontà di creare sinergie tra i vari aspetti della cultura del luogo, dove le case di terra cruda sono utilizzate come vere e proprie incubatrici di espressione artistica e sviluppo. D’altronde, nella realtà le case in terra cruda sono da una parte un monumento architettonico in grado di raccontare le tecniche di costruzione di un tempo, dall’altro un monumento Civico in grado di raccontare gli aspetti sociali ed economici principali di una comunità. Ecco perchché Cumbidus si svolge in questi luoghi identificativi. La due giorni è un susseguirsi di appuntamenti, di discussioni letterarie, di reading con diversi autori e di concerti. Il tutto viene cadenzato da laboratori sulla creazione e l’uso della terra cruda, da Is Cumbidus, che sono banchetti, e ad degustazione di vini. Visita del centro di NuraminisL’abitato di Nuramnis è interessato da un fenomeno di forte crescita edilizia. Arrivando da sud con la SS131 di Carlo Felice, seguendo le indicazioni per Nuraminis prendiamo l’uscita che ci porta all’interno dell’abitato con la strada che assume il nome di via Nazionale, e percorre tutto il paese da sud a nord. La chiesa di Nostra Signora del CarmineDa dove, arrivando con la SS131 di Carlo Felice, prendiamo l’uscita per Nuraminis, dopo centottanta metri, incontriamo il cartello segnaletico che indica l’ingresso nell’abitato, passato il quale la strada statale assume il nome di via Nazionale. Seguiamo la via Nazionale per circa settecento metri, poi seguendo le indicazioni prendiamo a destra la stretta via Giuseppe Garibaldi, dopo una sessantina di metri, svoltiamo a destra nella via Madonna del Carmine, lungo la quale, dopo poche decine di metri, subito dopo aver passato a destra la prima traversa che è la via Pietro Nenni, si vede partire sempre a destra la deviazione in un viottolo secondario in salita che porta sul colle dove si trova la chiesa di Nostra Signora del Carmine. La nascita di questa chiesa è dovuta a un certo Efisio Corda, il quale ottiene, nel 1725, che i monaci Carmelitani costruiscano un convento ed una piccola chiesa sul colle che tuttora conserva il nome de Su Crammu ossia del Carmelo. Ogni anno, a metà luglio, si tiene la Festa della Madonna del Carmine, per la quale i riti dedicati a Nostra Signora del Carmine hanno come Teatro la parrocchia di San Pietro, dove il sacerdote celebra la funzione solenne, seguita da una fiaccolata che termina nella chiesa del Carmine. Gli impianti sportivi di NuraminisEvitando la deviazione nella via Giuseppe Garibaldi, proseguiamo verso nord con la via Nazionale e, percorsi poco più di centocinquanta metri, svoltiamo a sinistra e prendiamo la via Sebastiano Satta, che segiamo per un centinaio di metri, per prendere la prima deviazione a sinistra. Lungo questa deviazione, dopo una trentina di metri, vediamo alla destra della strada il cancello che porta alla Palestra Comunale di Nuraminis. Si tratta di una Palestra polivalente, non dotata di tribune, nella quale esercitare come discipline diverse attività ginnico motorie. Evitando la deviazione e proseguendo verso sud lungo la via Sebastiano Satta, troviamo altri cancelli diningresso e, dopo centoventi metri, prendiamo una nuova deviazione a sinistra, che porta al cancello di ingresso del Campo da Calcio con pista di atletica. Il Campo da Calcio è costituito dal Campo Comunale in erba J. F. Kennedy, con fondo in erba, dotato di tribune in grado di ospitare 500 spettatori. In questo campo gioca le sue partite casalinghe la squadra della Società Sportiva calcio Nuraminis, partecipante al campionato di calcio di Amatori UISP Cagliari Girone B in Sardegna. Intorno al campo Comunale in erba si sviluppa la Pista anulare di atletica, nella quale praticare atletica leggera, Corse su pista, salto in alto, Salti in estensione. Vicino alla Palestra Comunale ed al Campo da Calcio, si trovano anche un Campo da Calcetto, ossia da Calcio a cinque, con fondo in erba sintetica, con tribune per un centinaio di spettatori; ed un Campo da Tennis, che non è dotato di tribune per gli spettatori. Il Municipio di Nuraminis e nella piazza il monumento in onore dei cadutiEvitando la deviazione nella via Sebastiano Satta, proseguiamo verso nord con la via Nazionale e, percorsi circa centocinquanta metri, vediamo, alla destra della strada, la bella piazza Municipio, nella quale si affaccia l’edificio del Municipio di Nuraminis, che ospita la sua sede e gli uffici che forniscono i loro serviizi ai cittadini. Nella piazza Municipio, proprio davanti all’edificio nel quale questo si trova, alla sinistra, nel 1950 è stato eretto un Monumento in onore dei caduti nuraminesi. Si tratta di una stele commemorativa in marmo che riporta sulle due facciate, in bronzo, i nomi dei combattenti di Nuraminis caduti durante i due conflitti mondiali. La chiesa di Sant’Antonio AbateDalla via Nazionale, prendiamo a destra la via Umberto, che parte subito alla sinistra della piazza Municipio, e la seguiamo per duecentocinquanta metri, fino a vedere, alla sinistra della strada, la facciata della chiesa di Sant’Antonio Abate. Questa chiesa sorge nel luogo in cui un tempo si trovava la vecchia chiesa di Sant’Antonio Abate, che era una semplice costruzione realizzata in mattoni crudi, con un piccolo spiazzo davanti all’ingresso, sorta verso la seconda metà del cinquecento come Cappella privata all’interno dell’abitazione di una famiglia locale, chiamata per questo casa Mudu Serci. In seguito ad alcune controversie legate alla gestione della struttura e ai problemi relativi ai restauri, circostanza che ha portato al lento decadimento della chiesa, si decide la demolizione dell’antica struttura, considerata di scarsa rilevanza storica e artistica. La chiesa, ricostruita ex novo, si presenta oggi completamente rinnovata. Antistante l’edificio si trova un ampio atrio a tre aperture ad arco a tutto sesto coperto da una tettoia in tegole. Sulla stessa domina la parte superiore del prospetto, caratterizzato da tetto a salienti e un piccolo campanile a vela ad unica luce a tutto sesto culminante con una stilizzata croce. L’essenziale aula interna si presenta di forma irregolare, spartita da pilastri. Il rifacimento ha compreso la messa in opera di una nuova pavimentazione e di un altare marmorei. Ogni anno, il 17 gennaio si celebra la Festa di Sant’Antonio Abate, con la messa nella sua chiesa, seguita il sabato successivo da una nuova messa, la recita del rosario e la benedizione del pane, la benedizione della catasta di legna e l’accensione del falò, dopo la quale si ha la degustazione di vini e dolci locali. La domenica si tiene un’altra messa nella sua chiesa, seguita dalla processione con la statua del Santo per le vie del paese, fino alla chiesa parrocchiale, dove si tiene una nuova messa solenne, e poi il rientro del Santo in processione nella sua chiesa. La chiesa parrocchiale di San Pietro ApostoloTornati in piazza Municipio, prendiamo la prosecuzione della via Nazionale e la seguiamo per duecentocinquanta metri arrivando a vedere, alla destra della strada, una piccola piazza alberata alla quale si accede con sei gradini, proseguendo dai quali, con una lunga gradinata, si arriva alla grande piazza San Pietro. In questa piazza, di fronte, proprio dove arriva la gradinata, si vede la facciata della chiesa della Confraternita del Rosario, mentre, alla destra, si affaccia la chiesa di San Pietro Apostolo, che è la parrocchiale di Nuraminis. Edificata nel 1588 in chiara pietra calcarea locale, è posta nel punto più alto del paese, e con la sua torre campanaria sovrasta l’abitato. La chiesa di San Pietro Apostolo è considerata un importante esempio di stile gotico aragonese. La chiesa presenta una facciata rettangolare liscia con semplici modanature, un portale abbellito da capitelli sormontato da un ampia finestra circolare. Lateralmente sono visibili due frammenti di marmo appartenuti ad un antico sarcofago nel quale sono visibili iscrizioni in greco, superstiti di un oratorio bizantino del settimo secolo, ed alcune colombe. La torre campanaria è semplice ed equilibrata nelle forme, con sezione quadrata, ed una altezza di trenta metri. E’ segnata da modanature e presenta nella parte alta archetti acuti e un motivo a traforo al di sotto del quale vi sono quattro monofore. Nel campanile della chiesa sono incastonate due tessere marmoree che presentano inedite iscrizioni greche e diverse decorazioni che, in linea col gusto bizantino, raffigurano animali di matrice biblica e mitologica. All’interno la chiesa ha un’ampia navata a pianta rettangolare, coperta da una volta a botte, frutto di un rifacimento del diciassettesimo secolo, mentre la copertura precedente doveva essere in legno. Gli affreschi della volta sono stati realizzati tra il 1922 e il 1924 dalla bottega dell’artista Battista Scanu di Cagliari, e presentano per ciascun settore un grande medaglione centrale. Partendo dall’entrata, i medaglioni raffigurano una croce greca dorata su fondo azzurro, la scena evangelica di Gesù che parla con i bambini, la liberazione di San Pietro dal carcere ad opera di un angelo, una colomba dorata su fondo azzurro.L’area presbiteriale di forma quadrata risulta sopraelevato rispetto al piano di calpestio del resto dell’edificio, e separato dallo stesso per mezzo di una balaustra marmorea risalente alla prima metà del diciannovesimo secolo. In corrispondenza della volta superiore del presbiterio si trova l’altare maggiore, in marmi policromi, sovrastato da un meraviglioso dipinto a olio raffigurante San Pietro. La volta è divisa in quattro settori da diaframmi, che poggiano su semicolonne laterali con capitello decorato, e, tra le semicolonne delle pareti laterali, si aprono le otto cappelle, quattro su ciascun lato, con archi a tutto sesto. Sulle fasce laterali alla base della volta, sopra la seconda e la terza Cappella di entrambi i lati, sono presenti quattro medaglioni che ritraggono gli evangelisti, San Marco e San Giovanni a sinistra, San Matteo e San Luca a destra. Nelle parete sinistra, tra prima e seconda cappella, è presente una lastra marmorea funeraria dell’arcivescovo Paolo Giuseppe Maria Serci, mentre tra la terza e la quarta Cappella si erge il ricco pulpito marmoreo di San Pietro del 1848. Le cappelle situate sul lato sinistro sono la Cappella delle Anime, posta in corrispondenza del campanile, decorata da una statua lignea del diciassettesimo secolo raffigurante Cristo deposto, e una tomba sotterranea coperta da una lastra marmorea; la Cappella di Sant’Antonio di Padova, con volta a cupola con un altare marmoreo del 1830, nonchché tre statue inserite in altrettante nicchie di pietra che rappresentano i Santi Francesco d’Assisi, Antonio di Padova e Luigi Gonzaga; la Cappella del Sacro Cuore, con volta a botte, decorata da un altare in marmi policromi; la Cappella della Croce, con volta a cupola, impreziosita da un meraviglioso quadro ad olio della Madonna di Bonaccattu, da un crocifisso ligneo, e un altare in marmo. Lungo il lato destro della navata sono situate la Cappella del fonte Battesimale, con volta a botte, occupata da una splendida vasca lustrale a tarsie marmoree; la Cappella della Madonna di Bonaria, con volta a botte, ospitante un altare a tarsie marmoree, e due nicchie anch’esse marmoree del diciottesimo secolo; la Cappella della Madonna Assunta, coperta da una volta a sesto ribassato, con altare a tarsie marmoree realizzato nel 1846, e due statue raffiguranti i Santi Giuseppe e Ignazio, e una terza che rappresenta la Madonna Assunta; la Cappella della Madonna del Rosario, con volta a vela, impreziosita da una pala d’altare del diciassettesimo secolo rappresentante i quindici misteri del Rosario, raffigurati dalla Madonna circondata da quattordici figure e dalla rappresentazione dell’incoronazione della Vergine. Nella parete d’ingresso, in corrispondenza del portale, è collocata una preziosa bussola lignea settecentesca, ed a destra della bussola è appesa la grande croce di legno con due scalette, utilizzate ogni anno di Venerdì Santo per la cerimonia de Su Scravamentu. Agli angoli della parete sono collocate le due acqueSantiere di marmo bianco. A Nuraminis, presso la chiesa parrocchiale, ogni anno il 29 giugno, si festeggia il Santo patrono nella Festa di San Pietro Apostolo, che inizia il 26 con il triduo che prevede le messe serali nei tre giorni precedenti il giorno dei festeggiamenti solenni. Segue il 29 il giorno della festa, con i diversi riti religiosi, e con la processione per le strade del paese con la statua del Santo accompagnata dal Gruppo Folk del paese. Si prosegue, nel giorno della Festa e nei giorni seguenti, con gli appuntamenti del programma civile, che prevedono animazioni, concerti ed altro. Solitamente, in occasione di questa festa, nei vicini locali del Monte Granatico, è possibile visitare mostre ed esposizioni organizzate per l’occasione. La chiesa della Confraternita del RosarioArrivati alla grande piazza San Pietro, In questa piazza, alla destra si affaccia la chiesa di San Pietro Apostolo, che è la parrocchiale di Nuraminis, con la facciata rivolta verso nord ovest, mentre di fronte, proprio dove arriva la gradinata, si vede la facciata della piccola chiesa della Confraternita del Rosario che è rivolta verso sud ovest. Questa chiesa, attigua al sagrato della parrocchia, sorge dove un tempo si trovava l’antica chiesa chiamata in sardo S’Arrattoriu de s’Arrosariu, che è stata demolita nel 1969 a causa della struttura pericolante, ed è stata ricostruita nel 2004 nelle forme originarie. La chiesa è custodita dalla Confraternita del Santo Rosario di Nuraminis, una delle più antiche confraternite dedicate alla Madonna del Rosario di tutto il Campidano, rifondata nel 1641. Il piccolo edificio sacro sacro presenta oggi una facciata rettangolare che termina nel lato alto con un cornicione, sormontato da un piccolo campanile a vela. Gli antichi arredi, ancora oggi conservati, sono l’acquasantiera, costituita da un massiccio bacino in marmo bianco poggiato su una colonna con fusto rigato e capitello ionico con inciso sul bordo il nome della donatrice e la data 1661, che testimonia già da quell’epoca la presenza dell’antica piccola chiesa; la lampada ad olio in argento cesellato che si trova oggi nella Cappella del Rosario della chiesa parrocchiale datata 1772; il Cristo dolorante in carta pesta di probabile fattura dello scultore Efisio Antonio Castangia, della fine del 1700; un pregevole quadro della Madonna del Rosario del diciassettesimo secolo del pittore Giuseppe Deris, che nel seicento operava in stretto contatto con i Gesuiti di Cagliari, con al centro la Madonna del Rosario mentre nella parte bassa sono rappresentati quattro Santi inginocchiati in preghiera, con a sinistra San Domenico, e sulla destra due monache, Santa Caterina e Santa Rosa da lima, con un abito bianco e un manto nero, mentre sullo sfondo del dipinto è rappresentato un paesaggio e in lontananza un’antica processione della Confraternita del Rosario. Gli edifici che ospitavano il vecchio Monte Frumentario ed il nuovo Monte GranaticoGuardando la chiesa parrocchiale di San Pietro, addossato al suo lato destro, si trova l’edificio che ospitava il Vecchio Monte Frumentario o Granatico chiamato dai nuraminesi Su Monti, caratterizato da una struttura rettangolare a sezione allungata. Si tratta di un impianto sobrio e funzionale risalente al diciottesimo secolo, che ha ospitato il Monte Frumentario fino all’inizio del novecento, quando è stato progettato il nuovo magazzino. La funzione dei Monte Frumentari o Granatici era quella di immagazzinare le sementi al fine di prestarne una parte agli agricoltori, con l’obbligo di restituzione dopo il raccolto. Si trattava quindi vere e proprie banche del grano, la cui attività era diretta ad arginare la possibilità di carestie e ad evitare il proliferare dell’usura. Questo Istituto si era già diffuso rapidamente anche a causa della grande carestia che ha colpito l’isola tra il 1679 e il 1681. Dalla piazza San Pietro, vicino alla chiesa parrocchiale, parte verso nord est la via della chiesa, alla sinistra della quale si trova il lato destro della chiesa della Confraternita del Rosario. All’inizio del novecento, è stata realizzato vicino ad essa, alla destra della via della chiesa, il Nuovo Monte Granatico. Il progetto dell’edificio riporta nel frontespizio la dicitura Progetto d’un nuovo magazzino, in sostituzione del primo Monte Frumentario del paese, che attualmente è di proprietà della ex Cassa Comunale di Credito Agrario. Con non poche difficoltà, e attraverso diverse amministrazioni, queste strutture hanno svolto una funzione importantissima per oltre tre secoli, fino alla metà del ventesimo secolo, quando questi edifici sono stati dismessi, alcuni venduti, altri acquistati dal Banco di Sardegna, ristrutturati e adibiti a uffici filiali della banca. L’edificio che ospitava il nuovo Monte Granatico ha una struttura a capanna con superficie rettangolare, è realizzato in muratura di pietrame e malta, mentre stipiti e architravi sono in muratura di mattoni pieni, il tetto è a due falde, con capriate di legno e tiranti metallici, la copertura è in tegole sarde. Oggi l’edificio, che è stato ristrutturato dall’amministrazione Comunale, ospita il Centro di aggregazione sociale Ex Monte Granatico, e viene utilizzato per ospitare esposizioni e mostre. Il parco di Nuracesus con la Piscina ComunaleDalla piazza Municipio eravamo arrivati alla piazza San Pietro, e da qui proseguiamo con la via Nazionale che ci porta alla periferia nord occidentale dell’abitato. Percorsi cinquecento metri, seguendo le indicazioni, prendiamo a sinistra la via Nuracesus, che, in duecento metri, dopo essere passata sotto la SS131 di Carlo Felice, porta al cancello di ingresso del Parco di Nuracesus al quale si puo` accedere liberamente, e nel quale sono presenti un punto bar, un parco giochi, e relative aree verdi. All’interno del parco di Noracesus, si trova anche la Piscina Comunale scoperta di Nuraminis, che non è dotata di tribune, e nella quale si pratica come disciplina il nuoto in tutti gli stili. Il lavatoio pubblico di NuraminisAll’interno del parco di Nuracesus è compreso l’Ex lavatoio pubblico di Nuraminis, un esempio di archeologia industriale che ha resistito al tempo. Sino dalla meta` dell’ottocento sono attestate spese per la manutenzione della fontana di Nuracesus, che forniva acqua potabile ma veniva utilizzata anche per l’abbeveraggio degli animali. La fonte di Is Muracesus viene bonificata negli anni trenta del novecento ad opera dell’Amministrazione Comunale, al fine di convogliare le acque sporche dei lavandini del lavatoio e farle defluire nelle campagne. Inizialmente erano presenti pietre di granito per lavare i panni, poi, verso la fine degli anni settanta dell’ottocento, si hanno notizie dell’acquisto di otto vasche in pietra. Oggi l’edificio ha una copertura in metallo semplice ed elegante, caratterizzata da alcuni elementi in ghisa di notevole interesse, ed è ancora visibile l’indicazione della fonderia Doglio di Cagliari che realizzò l’opera nel 1933. Il lavatoio è formato da vasche disposte in due file parallele, all’estremità delle quali vi è un pozzo per l’acqua. Il lavatoio pubblico, che rappresentava il punto di ritrovo delle donne del paese, attualmente è meta di passeggiate rese ancor più piacevoli dalla presenza di alcuni alberi prossimi alla struttura. Poco fuori dall’abitato si trova il Cimitero Comunale di NuraminisDalla piazza San Pietro, prendiamo verso nord est la via della chiesa e la seguiamo per quasi centocinquanta metri, dopo i queli questa strada sbocca sulla via Santa Margherita, che prendiamo verso destra. La seguiamo e, dopo centotrenta metri, questa strada svolta leggermente a sinistra e continua sulla via San Sebastiano, che, dopo una settantina di metri, arriva a un bivio, dove prendiamo leggermente a sinistra la via del Cimitero. La seguiamo e, dopo Duecentosettanta metri, parte una traversa a sinistra e, al centro tra le due strade, si vede il portone di ingresso del Cimitero Comunale di Nuraminis, inaugurato nel 1880 lontano dal centro abitato, per sostituire l’area adiacente alla chiesa parrocchiale, fino a quel momento utilizzata per le sepolture. La frazione VillagrecaIl piccolo centro agricolo e pastorale del Campidano di Cagliari chiamato Villagreca (altezza metri 102, distanza 2.44 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 253) è una frazione del comune di Nuraminis. La presenza dell’uomo nel suo territorio risale al periodo prenuragico e nuragico per la presenza di alcune testimonianze archeologiche. L’area viene abitata anche in epoca romana. della dominazione bizantina rimangono importanti reperti e numerose tracce, anche nel nome di Villagreca, borgo nato precedentemente al vilaggio di Nuraminis, che viene chiamato così proprio per l’origine geografica dei dominatori. Nel medioevo appartiene al Giudicato di Càralis, nella curatoria di Nuraminis. Nel 1258, alla caduta del Giudicato, dopo una breve parentesi di dominazione pisana, passa sotto il dominio aragonese. Nel 1414 venne incorporato nella Baronia di Furtei, feudo dei Sanjust, ai quali è riscattato nel 1839 con la soppressione del sistema feudale e diviene un comune autonomo. Dal 1861, con l’Unità d’Italia, diviene un comune autonomo, fino al 1868 quando lo storico piccolo comune di Villagreca viene soppresso, e viene aggregato al comune di Nuraminis del quale diventa una frazione. Arrivo nell’abitatoPartiamo dal centro di Nuraminis e, dalla piazza San Pietro, prendiamo verso nord ovest la via Nazionale, che va ad immettersi sulla SS131 di Carlo Felice, e va dirigersi verso Serrenti. Percorsi circa due chilometri e mezzo, dopo il cartello segnaletico che indica il chilometro 30, prendiamo seguendo le indicazioni l’uscita a destra, che ci fa arrivare all’interno dell’abitato della frazione Villagreca. Il pozzo pubblico di VillagrecaDa dove siamo usciti dalla SS131 di Carlo Felice, la rampa di uscita dalla strada statale entra nell’abitato con il nome di via Monsignor Serci. La seguiamo per duecentocinquanta metri, fino a che questa strada incrocia la via della chiesa, alla quale si sarebbe potuti arrivare direttamente dalla strada statale prendendo una deviazione poco prima dell’uscita segnalata. All’incrocio, dalla via Monsignor Serci prendiamo verso sinistra la via della chiesa, e, dopo un centinaio di metri, arriviamo in una piazza, al centro della quale si trova il Pozzo pubblico un pozzo naturale che riforniva gli abitanti di Villagreca. La chiesa parrocchiale di San VitoDalla piazza con il pozzo pubblico, proseguiamo lungo la via della chiesa e, dopo una cinquantina di metri, vediamo alla sinistra della strada un rialzo, con una gradinata che porta alla chiesa di San Vito che è la parrocchiale della frazione. Risale al nono secolo, ed è uno dei rari esempi di arte bizantina nell’Isola. Viene ristrutturata completamente negli ultimi decenni del sedicesimo secolo, come dimostrato dagli elementi strutturali e decorativi tardogotici presenti. La facciata, d’inizio diciassettesimo secolo, si presenta a paramento liscio ed è conclusa con un coronamento curvilineo con doppia inflessione e volute laterali, con al centro una croce in pietra. Il portale semplice e lineare è sovrastato da una nicchia centrale che ospita la statua in pietra del Martire. In alto una finestra rettangolare sostituisce probabilmente un antico rosone. Sul lato destro si trova la torre campanaria, eretta tra il 1718 e il 1720, a canna quadra, con coronamento merlato, da cui parte un tamburo ottagonale sovrastato dalla cupola. L’interno aveva in origine una sola navata, divisa in tre campate da due archi ogivali, alla quale sono state poi aggiunte le cappelle laterali. Un arco acuto poggiante su falsi capitelli tardo gotici introduce al presbiterio quadrato, coperto da una volta stellare gotica con cinque gemme pendule. Nel 1711 si è montato l’altare marmoreo, oggi sormontato dal retablo ligneo del 1759, nella cui nicchia si trova la statua di San Vito, patrono di Villagreca. L’altare è finemente decorato a intarsi policromi, e nel Paliotto centrale è rappresentata la fuga in barca di San Vito. Il pulpito marmoreo addossato sul fianco sinistro della navata è del 1711. All’ingresso della chiesa, sulla destra, si trova il fonte battesimale, del 1705. Nella prima Cappella a destra sottostante il campanile si trova un’acquasantiera proveniente dall’antica chiesa di San Costantino. All’interno la chiesa conserva diversi arredi liturgici, tra i quali il più significativo è il Cristo doloroso, ripresa di fine sedicesimo secolo del Cristo gotico doloroso detto di Nicodemo, della chiesa di San Francesco ad Oristano. Il Cristo, rappresentato dolente con gli occhi chiusi, il capo reclinato sulla spalla destra e il corpo accasciato, con l’esasperato patetismo della figura rappresentata sofferente sulla croce, richiama modelli di devozione tipicamente spagnoli e vicini alla spiritualità francescana. Le braccia della figura sono state sostituite verosimilmente nella prima metà del diciottesimo secolo, quando al loro posto sono stati montati degli arti mobili per il rito de S’Iscravamentu. L’opera si trova oggi nella Cappella destra intitolata a Santa Margherita, deposta nella cosiddetta lettiga dell’Assunta, assemblata nel diciannovesimo secolo con parti di un antico retablo ligneo. Tra gli altri arredi grande pregio, i candelieri seicenteschi di legno dorato, il simulacro settecentesco di San Raffaele con Tobiolo ossia il giovane Tobia, le statue lignee di Sant’Elena e Santa Barbara del diciassettesimo secolo. Tra gli arredi contemporanei ricordiamo le formelle della Via Crucis del ceramista Claudio Pulli, nato a lecce ma vissuto a Sassari ed a Selargius. Presso questa chiesa San Vito, patrono di Villagreca, viene celebrato un fine settimana a metà o fine giugno, nella Festa di San Vito Martire e Sant’Isidoro agricoltore, quando Villagreca si veste a Festa per le celebrazioni in onore di San Vito, il patrono della piccola frazione, e di Sant’Isidoro, il patrono degli agricoltori. I riti entrano nel vivo il sabato, con la processione col simulacro di Sant’Isidoro, a cui segue la messa solenne. La domenica si svolge la processione col simulacro di San Vito accompagnato dali gruppo folk, a cui segue la messa solenne, e poi appuntamenti più laici, come il rinfresco nella piazza chiesa offerto dal comitato organizzatore e diverse altre manifestazioni civili. Gli impianti sportivi di VilllagrecaPer raggiungere la chiesa parrocchiale di San Vito, eravamo arrivati con la via Monsignor Serci, dal quale avevamo preso la via della chiesa. Invece, proseguendo verso sud con la via Monsignor Serci, la seguiamo ficnhé la strada compie un’ampia curva verso sinistra, e, dopo centottanta metri, vediamo, alla destra della strada, il cancello di ingresso del Campo Sportivo Comunale in località Villagreca. All’interno è presente un Campo da Calcio, con fondo in terra battuta, che non è dotato di tribune per gli spettatori. Poco fuori dall’abitato si trova il Cimitero di VillagrecaDalla piazza davanti alla chiesa parrocchiale di San Vito, prendiamo la prosecuzione della via della chiesa, che diventa la via Samatzai, e, dopo un’ottantina di metri, svoltiamo a destra nella via San Costantino, che si dirige verso nord est. Percorsi lungo la via San Costantino per centoventi metri, questa strada esce dall’abitato e continua sulla Strada Comunale Villagreca-Nuraminis. Percorsa per trecentocinquanta metri, vediamo, alla sinistra della strada, uno spiazzo sul quale è affacciati il muro di cinta ed il cancello di ingresso del Cimitero Comunale di Villagreca edificato negli anni sessanta del secolo scorso, sul luogo del vecchio sagrato dell’antica chiesa oggi scomparsa di San Costantino che era adibito a Camposanto, a cinquecento metri dall’abitato. Il Cimitero ha pianta quadrangolare ed è delimitato da muretti intonacati. Sulla parete nord orientale si appoggia una piccola Cappella in stile moderno, con tetto a due spioventi e pareti in vetro, adibita a sala del commiato. La sepoltura di epoca bizantina rinvenuta in località San CostantinoProseguendo per quasi trecento metri lungo la Strada Comunale Villagreca-Nuraminis, si vede, alla destra della strada, nella campagna, alla distanza di una sessantina di metri, un cespuglio sotto il quale si trova una Sepoltura di epoca bizantina. La località dove si incontra la tomba si chiama San Costantino, già nota agli studiosi per il ricordo dell’antica chiesa oggi scomparsa ma tradizionalmente individuata presso il vicino Cimitero di Villagreca. La tomba viene scoperta nel corso degli anni novanta del secolo scorso, quando il proprietario del campo sprofonda con il mezzo agricolo in un affossamento nel terreno, in prossimità di una struttura affiorante, che si rivela essere una sepoltura semipogea di epoca bizantina. La tomba è realizzata in blocchi di pietra di medie dimensioni e composta da un breve corridoio d’accesso raccordato a un ingresso e a una camera sepolcrale voltata a botte. La camera risultava chiusa da un portello, oggi perso. La datazione indicativa della tomba, ancora da confermare con approfonditi scavi archeologici, risulta compresa tra il settimo e il nono secolo. All’interno della sepoltura sono state ritrovate ossa appartenenti a diversi individui di differenti età, senza alcun manufatto di corredo, dettaglio che, insieme alla mancanza di alcune porzioni della copertura, ha fatto ipotizzare che la tomba sia stata soggetta a scavi clandestini. Visita dei dintorni di Nuraminis e della sua frazione VillagrecaNei dintorni dell’abitato di Nuraminis e della sua frazione Villagreca, sono stati portati alla luce i resti del Protonuraghe Sa Corona; dei Nuraghi complessi Monte leonaxi, Monte Matta Murronis detto anche su Padru, Monte Nuraxi, Segavenu, Serra Cannigas; ed anche del Nuraghe Cresieddas di tipologia indefinita. La chiesa campestre di San Lussorio MartireDalla piazza Municipio prendiamo la via Nazionale che ci porta alla periferia nord occidentale dell’abitato, percorsi circe cinquecento metri, seguendo le indicazioni, prendiamo a sinistra la via Nuracesus, passiamo il cancello di ingresso del parco di Nuracesus e proseguiamo per circa un chilometro, quando la strada si immettesu una traversale. La prendiamo verso destra, seguendo le indicazioni e passando sopra il canale rio Malu, la seguiamo costeggiando il Parco di San Lussorio, e, dopo trecento metri, vediamo alla sinistra della strada il cancello di ingresso, che porta alla chiesa campestre di San Lussorio Martire La quale un tempo faceva parte del villaggio medievale di Nuracesus o Moratxesus. La tradizione vuole che lo stesso San Lussorio abbia alloggiato nel luogo in cui poi è stata costruita la chiesa, ma la totale mancanza di una croce o un simbolo religioso smentisce questa ipotesi. La chiesa campestre di San Lussorio, circondata da un ampio giardino, è, tra le più importanti nel territorio nuraminese, ma le attestazioni sulla sua fondazione sono scarse, si presume che un impianto fosse già presente nel diciassettesimo secolo, ma è attestato che viene modificata e riedificata intorno al seicento, in seguito allo scioglimento di qualche voto relativo alla terribile peste del 1652, infatti, le steli scanalate presenti all’esterno ovest della chiesa, suggeriscono la presenza di un’ulteriore navata, andata successivamente distrutta. In seguito, nel 1780 vengono aggiunti la sagrestia e il loggiato antistante. L’ultima modifica risale al 1986, che porta all’ampliamento del parco adiacente di 18mila metri quadrati. Oggi la chiesa è anteceduta da un ampio loggiato a tre aperture ad arco a tutto sesto, e che presenta una copertura a spioventi. La facciata realizzata in pietre a vista, presenta un piatto terminale ed un culminante campanile a vela ad unica luce ogivale, nella quale si apre l’incorniciato portale d’ingresso e una piccola finestrella lobata. Internamente la chiesa presenta un notevole altare ligneo seicentesco, ed una secolare acquasantiera in pietra calcarea. Il tetto della chiesa è fabbricato con legno di Zinnibiri, ossia di ginepro, e un intreccio di canne. Il ruolo di questa chiesa all’interno della comunità, è sottolineato dall’antica memoria degli Eredi San Lussorio, un diritto riconosciuto fino dal Medioevo e citato negli archivi parrocchiali, che consiste in una successione che tramanda, di padre in figlio, gli onori del giuspatronato per provvedere alla tenuta della chiesa. Negli anni della soppressione degli ordini religiosi, le terre di San Lussorio sfuggirono al sequestro dei funzionari, ed ancora oggi persiste questa secolare tradizione. Secondo la tradizione, San Lussorio in latino Luxorius o Luxurius, chiamato anche San Rossore dai Pisani, era un soldato pagano che svolgeva l’attività di Apparitor, cioè impiegato del governatore Delfio a Carales, dove si converte al Cristianesimo. Incarcerato durante le persecuzioni di Diocleziano, si rifiuta di abiurare e viene decapitato il 21 agosto di un anno non precisato presso Forum Traiani, oggi Fordongianus. A Fordongianus nel seicento viene rinvenuta una Cripta absidata del quarto secolo che si ritiene fosse la sua sepoltura, sulla quale viene edificata nell’undicesimo secolo la chiesa di San Lussorio. Si suppone che le reliquie siano state poi traslate a Cagliari, come testimonia un’iscrizione mosaicata che indica una seconda sepoltura. Ma ne rivendicano il possesso anche la chiesa di Pavia, dove le avrebbe portate liutprando dopo averle acquistate dai Vandali assieme a quelle di Sant’Agostino, e la chiesa di Pisa che se ne sarebbe impadronita nel 1088, insieme con quelle di Sant’Efisio e San Potito, che giacevano a Nora. Forse dopo il trasferimento a Cagliari, parte delle reliquie è rimasta in città, parte traslata a Pavia da liutprando, ed il resto portato a Pisa. alla storia di San Lussorio viene, nella tradizione, collegata quella di due martiri fanciulli, Cesello e Camerino anche loro santificati. Imprigionati a Carales dal governatore Delfio che, dopo aver tentato di riconvertirli alla religione pagana, li condanna a morte ed i loro corpi vengono dati in pasto ai cani. I resti dei corpi vengono sepolti nella stessa città: Et sepelierunt eos in loco ubi nunc est ecclesia Sancti luciferi confessoris, ossia e li seppellirono dove sorge ora la chiesa di San lucifero confessore. A loro si ritiene appartengano i due corpicini rinvenuti nel 1615 nel secondo complesso funerario sotterraneo dell’attuale chiesa di San lucifero. |
Presso questa chiesa campestre, ogni anno il 21 ed il 22 agosto, date che raccontano la flagellazione e la morte del Santo Martire avvenute nel 304 dopo Cristo, si svolge la Festa di San Lussorio, che viene festeggiato insieme ai martiri Cesello e Camerino. Dopo un triduo di prepazione i giorni precedenti, a sera della vigilio il simulacro viene portato in processione alla sua chiesa campestre con l’accompagnamento del gruppo folk, ed il 21 si celebra la messa solenne, alla quale segue il rientro al tramonto, mentre il 22 si celebra la messa solenne nella chiesa parrocchiale con la processione per le vie del paese. Seguono anche le diverse manifestazioni civili, con la sera del giorno della Festa lo spettacolo pirotecnico. L’area funeraria nuragica di Santa Maria sul colle Sa CoronaDegni di nota sono anche i siti nuragici presenti sul territorio Comunale, tra cui occorre menzionare l’area funeraria nuragica di Santa Maria sita a valle del rilievo calcareo chiamato Sa Corona, difesa dai quattro Nuraghi che la attorniano. Per raggiungere questa importante area funeraria prendiamo la SS131 di Carlo Felice, al chilometro 27 troviamo la frazione Villagreca, svoltiamo verso l’abitato e prendiamo la stradina sterrata che porta sul rilievo calcareo Sa Corona, alto 258 metri. L’area consiste in un sito pluristratificato, dove la presenza dell’uomo è testimoniata a partire dal terzo millennio avanti Cristo fino all’alto medioevo, con un’area funeraria, un vasto abitato, e un probabile luogo di culto cristiano. Tra gli aspetti più interessanti di quest'area, c’è il pozzo sacro nuragico del quale rimangono tracce ai piedi del rilievo calcareo, che assolveva a una duplice funzione, ossia da un lato garantiva l’approvvigionamento idrico alla comunità residente, dall’altro costituiva luogo di culto e venerazione dell’acqua. L’area funeraria ubicata più ad ovest rispetto al pozzo sacro, è caratterizzata dalla presenza di sepolture alla cappuccina o a fossa con rifascio litico. Nella parte più in alto rispetto a quest'area si trovano alcuni brevi tratti murari, i quali farebbero ipotizzare la presenza di un edificio di culto, da identificare probabilmente con l’originaria chiesa di Santa Maria che ha dato il suo nome all’area funeraria, che apparteneva al villaggio medioevale di Prumontis, la cui esistenza è testimoniata da fonti documentarie, vllaggio che è in stato di abbandono sul finire del Medioevo, quando viene assorbito, nel cinquecento, nella giurisdizione di Nuraminis. La chiesa giaceva già in stato di completo abbandono nel secondo settecento. Dell’abitato di età storica rimangono solamente testimonianze materiali relative a fittili da costruzione ed a frammenti ceramici, riferibili a un periodo cronologico compreso tra l’età romana e l’alto medioevo. Il Protonuraghe Sa Corona e gli altri tre Nuraghi a difesa dell’insediamentoSulla sommità del rilievo calcareo Sa Corona, a circa centosessanta metri di distanza in linea d’aria dal pozzo sacro, più ad est rispetto ad esso, si trovano a 209 metri di altezza i resti del Protonuraghe Sa Corona che era un Nuraghe a corridoio o più probabilmente una torre capanna megalitica. Si tratta, infatti, di una grande capanna costruita con grossi massi di pietra, con la pianta di forma ellittica, con diametro nel punto più largo di quasi dodici metri all’esterno e più di sei metri all’interno. La muratura raggiunge, nel punto meglio conservato, un’altezza di circa un metro e mezzo, ed ha uno spessore di circa due metri. Il mancato ritrovamento di blocchi di pietra più piccoli o di lastre di copertura portano ad ipotizzare la presenza di una copertura di frasche. Il monumento, realizzato con blocchi di calcare locale, riveste una straordinaria importanza perché è stato interpretato come prototipo delle costruzioni su alture per il controllo e il dominio del territorio, tipico dell’età nuragica. Si ritiene, infatti, che la struttura a torre più antica risalga al terzo millennio avanti Cristo, mentre i resti ceramici ritrovati all’interno sono relativi alla Cultura di Monte Claro. Un poco più a sud, sulla stessa barriera calcarea, a quattrocentocinquanta metri di distanza in linea d’aria in direzione sud est, sono visibili, a 191 metri di altezza, i resti del Nuraghe e struttura nuragica di Serra Cannigas un Nuraghe complesso di tipo misto che sfrutta il banco di roccia naturale a ovest e uno strapiombo sul versante orientale. Il monumento è costituito da un Nuraghe a corridoio che si sviluppa planimetricamente in senso longitudinale secondo un orientamento da nord ovest a sud est, con un probabile ingresso a nord. Il Nuraghe è aratterizzato da un grosso mastio centrale dotato di camera a tholos, il corpo a pianta subrettangolare, un ambiente semicircolare, e muri ad andamento curvilineo. Intorno a questo, che occupa un’area di un migliaio di metri quadrati, sono visibili i basamenti di alcune capanne minori, aventi probabilmente funzione abitativa. Più ad ovest rispetto a questo Nuraghe, a poco più di un chilometro di distanza in linea d’aria, sulla sommità del monte leanaxi, sono presenti i pochi resti del Nuraghe di Monte leonaxi anch’esso un Nuraghe complesso edificato a 176 metri di altezza, dotato di due torri connesse da un muro, costruito in basalto, e catalogato come fortificazione preistorica. Nel sito dovrebbe essere presente anche il relativo insediamento nuragico. Molto più a sud, a circa un chilometro e mezzo di distanza in linea d’aria dal Nuraghe di Serra Cannigas e dal Nuraghe di Monte leonaxi, sulla sommità della collina più alta di Nuraminis che viene chiamata Monte Matta Murronis e si trova a breve distanza verso nord dall’abitato, sono presenti i pochi resti del Nuraghe di Monte Matta Murronis chiamato dai nuraminesi Nuraghe su Padru. Si tratta di un Nuraghe edificato a 185 metri di altezza, anch’esso un Nuraghe complesso del tipo misto, dotato di due torri, costruito in pietra calcarea. Questi quattro Nuraghi costituivano il sistema difensivo dell’insediamento di Santa Maria. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Nuraminis ci recheremo a Samatzai considerata una delle patrie delle launeddas, che visiteremo con il suo centro ed i dintorni con il Nuraghe complesso di Samatzai detto anche Nuraghe su Nuraxi e la necropoli di Sa Rocca Pertunta, e dove si sta edificando la chiesa campestre dedicata a San Bertorio. |