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Oliena città del bandito Giovanni Battista Salis con i dintorni da Su Gologone al villaggio Sa Sedda e Sos Carros


In questa tappa del nostro viaggio, da Dorgali ci recheremo a visitare Oliena La città nota per la produzione del vino Nepente. Vedremo le sue principali Chiese e parleremo della processione pasquale detta S’Incontru. Visiteremo, poi, i suoi dintorni passando per le fonti carsiche di Su Gologone e per il villaggio nuragico Sa Sedda e Sos Carros, ed andado a visitare il monte Maccione.

La regione storica della Barbagia di Ollolai

La regione storica della Barbagia di OllolaiLa Barbagia di Ollolai (nome in lingua sarda Barbàgia ’e Ollolai), chiamata anche Barbagia Superiore, è una regione storica della Sardegna centrale. Durante il periodo giudicale ha fatto parte del Giudicato d’Arborea, nellla Curatoria della Barbagia di Ollolai, è stata poi degli Aragonesi, quindi del Ducato di Mandas. Ne fanno parte i comuni: Austis, Fonni, Dorgali, Gavoi, lodine, Mamoiada, Oliena, Ollolai, Olzai, Orgosolo, Ovodda, Teti e Tiana. Secondo molti, ed anche secondo noi, alla Barbagia di Ollolai apparterrebbe anche il comune di Dorgali, che durante il periodo nel quale la Sardegna era sotto il controllo dell’impero Bizantino e nel primo periodo del Giudicato di Arborea ne costituiva uno sbocco al mare, che è andato perduto a seguito dell’espansione, promossa dai Pisani, verso sud del Giudicato di Gallura. Secondo alcuni, alla Barbagia di Ollolai apparterebbero anche i comuni di Orani e Sarule, che noi attribuiamo, invece, al Nuorese, noto anche come Barbagia di Nuoro o Barbagia di Bitti.

In viaggio verso Oliena

Dal centro di Dorgali prendiamo corso Umbero verso ovest, e, dopo quattrocento metri, imbocchiamo a destra la circonvallazione di valle, che, dopo poco più di un chilometro, arriva all’incrocio, dove prendiamo a sinistra la via Alberto Ferrero della Marmora verso nord ovest, che ci fa uscire da Dorgali sulla SS125 Orientale Sarda per Orosei. Dopo meno di due chilometri deviamo a sinistra sulla SP38 in direzione di Nuoro, e, percorsi circa tre chilometri e mezzo, passiamo, in località Iriai, il ponte sul Lago artificiale sul fiume Cedrino.

Dorg0ali-Lago artificiale Iriai sul fiume Cedrino Dorgali-Lago artificiale Iriai sul fiume Cedrino Dorgali-Lago artificiale Iriai sul fiume Cedrino

La foto precedente è stata utilizzata per la copertina del romanzo 'Il mistero del lago Cedrino' di Bruno MilanoAbbiamo fornito una foto per la copertina del romanzo Il mistero del lago Cedrino di Bruno Milano, un thriller nuragico che racconta una storia dove moderno e preistorico si intrecciano a meraviglia tra le verdi acque dell’invaso del Cedrino. Passato il ponte sul lago artificiale sul fiume Cedrino e percorso ancora un chilometro, arriviamo a un bivio, dove la SP38 continua verso destra, mentre noi, seguendo le indicazioni, prendiamo verso sinistra la SP46 per Oliena. Dopo poco più di sette chilometri e mezzo, troviamo sulla sinistra le indicazioni per le Fonti di Su Gologone e per l’Hotel Su Gologone. Saltata questa deviazione, dopo altri sei chilometri, arriviamo a Oliena. Dal Municipio di Dorgali a quello di Oliena abbiamo percorso 21,4 chilometri.

Il comune chiamato Oliena

Oliena-Veduta del paese con sullo sfondo il Supramonte di Oliena con il monte MaccioneOliena-Stemma del comuneCon la SP46 arriviamo al paese chiamata Oliena (nome in lingua sarda Ulìana, altezza metri 379 sul livello del mare, abitanti 6.640 al 31 dicembre 2021), un importante centro collinare posizionato proprio sotto il massiccio del monte Maccione, alle falde del Supramonte. È uno dei paesi più caratteristici della Barbagia, i suoi abitanti sono concentrati per la maggior parte nel paese, mentre solo pochi si distribuiscono in case sparse. Il suo territorio, che ha un profilo geometrico irregolare dato che in esso si raggiungono i 1.463 metri di quota, è ricco di formazioni calcaree, e numerose sono le attrazioni di carattere naturalistico che lo caratterizzano. Tra esse, l’ambiente fluviale del Cedrino con le fonti carsiche di su Golone, la splendida valle di Lanaitto, e lo spettacolare Supramonte, ossia il vastissimo altopiano di calcari mesozoici, dal paesaggio interrotto da strette gole, larghi pianori e profonde doline.

Si tratta di uno dei paesi dove la speranza di vita è più alta rispetto alla media mondiale

Area in cui la speranza di vita è notevolmente più alta rispetto alla media mondialeIl comune appartiene ad una delle zone blu dove la speranza di vita è più alta rispetto alla media mondiale. Il termine Zone blu, in inglese Blue Zones, viene usato per identificare le aree demografiche o geografiche del mondo in cui la speranza di vita è notevolmente più alta rispetto alla media mondiale. Il concetto è nato quando gli studiosi Gianni Pes e Michel Poulain hanno pubblicato su Experimental Gerontology il loro studio demografico sulla longevità umana, che identifica la Provincia di Nuoro, in Sardegna, come l’area con la maggiore concentrazione di centenari al mondo. Gli studiosi, per procedere nel lavoro, tracciavano sulla mappa delle serie di cerchi concentrici blu che indicavano le zone con la più alta longevità, da qui il termine Zona blu. I paesi appartenenti alle zone blu in Sardegna sono Arzana, Baunei, Fonni, Gavoi, Mamoiada, Oliena, Ollolai, Orgosolo, Ovodda, Perdasdefogu, Seulo, Talana, Tiana, Ulassai, Urzulei, Villagrande Strisaili.

Questo paese fa parte dell’Associazione nazionale delle città dell’Olio

Questo paese fa parte dell’Associazione delle città dell’OlioQuesto paese fa parte dell’Associazione nazionale città dell’Olio, che ha tra i suoi compiti principali quello di divulgare la cultura dell’olivo e dell’olio di oliva di qualità, tutelare e promuovere l’ambiente ed il paesaggio olivicolo, diffondere la storia dell’olivicoltura, e garantire il consumatore attraverso le denominazioni di origine. Le città dell’Olio in Sardegna sono ad oggi Alghero, Berchidda, Bolotana, Bosa, Cuglieri, Dolianova, Escolca, Genuri, Gergei, Giba, Gonnosfanadiga, Ilbono, Ittiri, Masainas, Olbia, Oliena, Orgosolo, Orosei, Osini, Riola Sardo, Samatzai, Santadi, Seneghe, Serrenti, Siddi, Sini, Uri, Usini, Ussaramanna, Vallermosa, Villacidro, Villamassargia.

Origine del nome

Il suo nome, che si è stato ritrovato nella forma Olian in un documento del 1342, è di probabile origine protosarda, ed secondo alcuni potrebbe avere un riferimento con la presenza di ulivi e con l’olio che se ne ricava, ma questa interpretazione non ha fondamento, in quanto l’impianto maggiore di oliveti si è avuto in tempi recenti, così come non ha alcun fondamento la sua derivazione della voce fenicia Helion, ossia altissimo, con riferimento all’altissimo monte Maccione che lo sovrasta.

La sua economia

La sua economia si basa sulle tradizionali attività agricole, con la produzione di cereali, ortaggi, foraggi, uva da vino ed olive, agrumi e frutta, ed alle attività zootecniche, con l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Sono affiancate da attività industriali, nei comparti estrattivo, alimentare e lattiero caseario, della lavorazione del legno, dei materiali da costruzione, dei laterizi. A livello artigianale si producono pregiati scialli in seta ricamati con motivi floreali, i famosi scialli di Oliena, oltre ad oggetti in oro e filigrana. fra le produzioni della gastronomia locale, i vini derivati dalle uve Cannonau. Famoso, oltre al vino, è anche l’olio di Oliena. Immersa in uno scenario paesaggistico di rara bellezza, la sua popolazione ancora oggi mantiene vive le tradizioni barbaricine, ed è, pertanto, meta di un rilevante afflusso turistico. Altro motivo di richiamo è la gastronomia, che offre la possibilità di gustare il tipico Pane casarau, l’eccellente vino e l’olio d’oliva.

Brevi cenni storici

Il territorio è stato abitatato dai tempi preistorici, fino dal Paleolitico, del quale sono state trovate tracce, poi nel Mesolitico. I principali reperti sono relativi al Neolitico Medio e Finale, poi all’Età del Bronzo. Secondo la tradizione, in base alla ricostruzione dello storico romano Gaio Sallustio Crispo del primo secolo dopo Cristo e di quello greco Pausania del II secolo, la storia di Oliena sarebbe legata alle vicende della guerra di Troia. Il suo nome, infatti, deriverebbe da quei Troiani che, fuggiti nel 1184 dopo la caduta di Troia, sarebbero arrivati su queste coste, si sarebbero stabiliti nella valle di Lanaitto e si sarebbero chiamati Iliensi. Nel corso del primo secolo, lo storico romano Plinio il Vecchio menziona i celeberrimi popoli Iliensi, situati nella Sardegna centrale, per la particolare bellicosità. In seguito, in base al racconto del frate cappuccino seicentesco Giorgio Aleo, abbandonata la valle ed il villaggio di Tiscali, si sarebbero stabiliti qui, in una località che avrebbero chiamato Iliena in ricordo della perduta Ilio, poi diventata nel tempo Oliena. Poiché nel suo territorio vi era un presidio romano dal quale si poteva dominare un buon tratto del corso del fiume Cedrino, dalla cui foce potevano penetrare eventuali invasori, è probabile che ad Oliena si trovasse inizialmente una postazione romana, nella quale confluscono successivamente i vari nuclei ribelli che popolano la valle di Lanaitto. Nel periodo medioevale fa parte del Giudicato di Gallura, nella diocesi di Galtellì. Nell’area, nel undicesimo secolo arrivano i Vittorini provenzali di lingua occitana, dell’Abbazia di San Vittore di Marsiglia, e nella seconda metà del dodicesimo secolo i Benedettini Cistercensi. In questo periodo parte del territorio di Dorgali, Oliena, Nuoro, Orgosolo, Loculi e Galtellì viene a formare una zona franca chiamata Girifai, realizzata dalla cessione di Costantino III giudice di Gallura ai monasteri, e quindi al di fuori del potere giudicale. Successivamente, nel quattordicesimo secolo, passa sotto il dominio dei giudici d’Arborea e, ancora più tardi, sotto quello aragonese. In quei tempi, il paese viene dotato di un imponente Castello, di cui oggi non rimangono però tracce. Nel cinquecento vi si insediano i Gesuiti, che edificano un Istituto nel quale si inizia la coltura del baco da seta. In periodo repubblicano, del comune di Oliena nel 1927, dopo la creazione della Provincia di Nuoro, viene cambiata la provincia, da quella di Sassari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro.

Che cosa era la zona franca estragiudicale di Girifai

Stemma della zona franca detta GirifaiIl territorio di Girifai che si trova in posizione strategica al confine meridionale del Giudicato gallurese, in una zona di confine tra la Gallura, il Giudicato di Cagliari e l’Arborea, era delimitato dal Monte Ortobene vicino a Nuoro e dal Golfo di Orosei a nord, e da Dorgali a sud. Aveva sbocco al mare ed era una piccola enclave monastica già dall’antichità, nella quale si erano formati prima monasteri greco-ortodossi e dopo la riforma gregoriana si erano installati diversi ordini della chiea romana come i Cistercensi, i Benedettini e gli Ospitalieri di San Giovanni. Questi conventi erano strettamente collegati ad altri presenti sulla penisola italiana e sull’isola del Giglio, creando un importante ponte economico e commerciale. Costantino III decide di creare qui la Zona franca di Girifai, la cui bandiera contiene la croce cistercense che presenta al centro il fiordaliso araldico o giglio di Francia detto anche Fleur de lys, che formava di fatto uno stato indipendente legato per vassalaggio alla Gallura, ma che permetteva una certa autonomia amministrativa e tributaria. Da qui infatti si poteva commerciare con tutta l’Europa, in particolare ad opera degli Ospitalieri di San Giovanni a Malta e dei Templari. Nuoro-Lollove: le case del paeseLa zona franca sopravviverà al resto del Giudicato, ma verrà attaccata dai Pisani alla fine del tredicesimo secolo, che ne divideranno il territorio e consegneranno le pertinenze monastiche sempre ad esponenti ecclesiastici, ma di influenza pisana, come il Vescovo di Galtelì che otterrà il titolo di barone. Nonostante questo, il territorio rimarrà comunque controllato dagli ordini monastici, ed ancora oggi molte terre in quel territorio sono pubbliche e di uso Civico, come ad esempio il Monte Ortobene. Nell’area del Girifai un vero e proprio retaggio del periodo medioevale è Il villaggio di Lollove, frazione di Nuoro, l’unico tra i piccoli centri del Girifai ad aver varcato l’epoca moderna senza scomparire o senza essere assorbito da un centro limitrofo più grande.

Il banditismo ad Oliena

Oliena è stato un importante centro del banditismo in Sardegna, dato che ad Oliena è nato il famoso bandito ottocentesco Giovanni Battista Salis, oltre ai due banditi Giuseppe Pau e Antonio Mulas, ed all’altro bandito Salvatorangelo Catte.

Il bandito Giovanni Battista Salis detto CorbedduLettura di 'Banditi a Orgosolo' di Franco CagnettaA Oliena il 16 aprile 1844 nasce, da una famiglia modesta, il bandito Giovanni Battista Salis detto Corbeddu che viene indicato come Il re della macchia, o anche Il re del bosco o L’aquila della montagna. A 34 anni si da alla macchia, dopo l’ingiusta imputazione e condanna per il furto di una coppia di mucche. Durante la latitanza, gli viene addebitata buona parte dei delitti che si verificano nella zona. Il suo nome è stato dato alla Gotta Corbeddu, la caverna che è stato il suo rifugio nei 19 anni di latitanza, dove sono stati poi trovati i principali reperti della prima comparsa dell’uomo in Sardegna, e che viene anche chiamata la Grotta di Ziu Corbeddu in segno di rispetto ed ammirazione. Il 2 settembre del 1898, all’età di quarantasette anni, dopo diciannove anni di latitanza, viene accerchiato dai Carabinieri nella regione Riu monte, in località Sa Dente de Orzulè, fra Oliena ed Orgosolo, insieme ad un altro latitante, Antonio Congiu, ed a un pastorello di quindici anni, e, mentre tenta di sfuggire all’accerchiamento, viene colpito e ucciso dal tiratore scelto Aventino Moretti con una fucilata alla schiena. Insieme a lui viene ucciso il pastorello quindicenne mentre il Congiu riesce a fuggire. La sciabola infilata sotto la sua cartucciera è quella rapinata dallo stesso Salis al maggiore Spada, comandante della divisione dei Carabinieri reali di Sassari, durante l’assalto alla diligenza che si recava da Nuoro a Macomer. Quando muore, sul suo capo è posta una taglia di 8mila lire. Una leggenda popolare racconta che conducesse i nemici o i delatori nel suo rifugio, e che qui facesse una specie di processo, che finiva con la condanna a morte del rapito, che veniva giustiziato e sepolto nella grotta. Ma si tratta di una leggenda, infatti Giovanni Battista Salis viene, dai più, ricordato come il bandito buono. Ed è ciò che traspare anche dalle parole del vecchio pastore F. S. Di Orgosolo, che ricorda: «Ziu Corveddu era uomo di valore, non mancava mai alla parola data e raccomandava sempre ai suoi compagni di non infierire mai su alcuno prima di averne accertato la colpevolezza; una volta infatti assalì con duri rimproveri i banditi P. ed M. Per aver ammazzato un compaesano innocente che altri aveva avuto interesse ad accusare per farlo fuori. Egli era solito ammonirli con il detto Su re tenede su lepore a harru, ossia Il re prende la lepre col carro a buoi, a significare che era sempre il re, ossia il potere costituito, ad avere partita vinta dati i mezzi di cui disponeva se messi in opera. Non rubava e morì povero. Fu merito suo se i due commercianti francesi, sequestrati dai banditi, furono rimessi in Libertà. Infatti, dopo le infruttuose ricerche delle forze dell’ordine, il sottoprefetto gli aveva dato incarico di intervenire con la sua autorevolezza presso i responsabili col preciso scopo di ottenerne la liberazione. Come compenso gli fu offerta una grossa somma in denaro che egli, da uomo, sdegnosamente rifiutò. In tale circostanza però usufruì di un salvacondotto di dieci giorni, Cessu e recessu, per cui, il bandito più temuto e rispettato del circondario, poteva liberamente circolare nel paese fra lo stupore e la curiosità dei compaesani e dei Carabinieri». Di Giovanni Battista Salis parla a lungo Franco Cagnetta nel volume Banditi a Orgosolo, pubblicato dalla Ilisso Edizioni di Nuoro.

Poesia anonima intitolata al bandito olianese Salvatore Giovanni PauVerso la seconda metà dell’ottocento, a Oliena nasce anche Giuseppe Pau detto Paeddu. Si tratta di un altro bandito di grosso calibro, assai feroce, che costituisce con Vincenzo Fancello, detto Berrina, di Dorgali, e con Antonio Mulas, una banda che impone l’obbedienza al paese chiamato Dorgali ed a tutti i suoi dintorni. Il 7 febbraio 1899, in località Monte Gulei, non lontano dalle fonti Su Gologone, avviene uno scontro a fuoco con i Carabinieri di Oliena guidati dal brigadiere Bellani, nel quale muore Antonio Mulas, mentre lui riesce a farla franca sebbene gravemente ferito. La notte tra il 14 ed il 15 maggio 1899, il comandante dei Carabinieri di Nuoro Giuseppe Petella compie una grande operazione contro il banditismo, nella quale Vincenzo Fancello viene colpito da un colpo di moschetto, mentre Giuseppe Pau riesce a fuggire, e si unisce alla banda dei fratelli Giacomo ed Elias Serra Sanna, di Nuoro, che spadroneggia nella zona che va da Orgosolo fino a Nuoro. Le sue imprese si concludono il 10 luglio 1899, quando a Morgogliai, un’impervia località fra Orgosolo e Oliena, vengono impegnati in un conflitto a fuoco con oltre Duecento fra Carabinieri e fanti. restano sul campo i due fratelli Serra Sanna, Giuseppe Pau e Tommaso Virdis, di Oniferi. Allo scontro finale è dedicato il volume Caccia Grossa di Giulio Bechi, vissuto in prima persona essendo l’autore un carabiniere di stanza a Nuoro, che paragona l’azione ad una vera e propria battuta di caccia. Quando muore, sul capo di Giuseppe Pau, che, però, nelle cronache dalla banda Serra Sanna viene chiamato Salvatore Giovanni, e che nell’elenco dei latitanti viene chiamato Salvatore Angelo, è posta una taglia di 8mila lire.

Il cadavere del latitante Antonio Mulas chiamato su bellu d’Uliana ucciso in un conflitto a fuoco con i CarabinieriNegli stessi anni, a Oliena nasce Antonio Mulas chiamato Su bellu d’Uliana. Anch’egli bandito spietato e privo di scrupoli, costituisce con Vincenzo Fancello, detto Berrina, di Dorgali, e con Giuseppe Pau, la banda che impone l’obbedienza al paese chiamato Dorgali ed a tutti i suoi dintorni. Colpito da quattordici mandati di cattura per gravi delitti di sangue, con una taglia sul suo capo di 5mila lire, viene ucciso il 7 febbraio 1899, in località Monte Gulei, non lontano dalle fonti Su Gologone, al termine di uno scontro a fuoco con i Carabinieri di Oliena guidati dal brigadiere Bellani, dopo essere stato latitante da tre anni. In questo scontro, Antonio Mulas è in compagnia dell’altro latitante Giuseppe Pau, che riesce a farla franca sebbene gravemente ferito. Mulas ha addosso alcune lettere, tra i suoi scapolari, con preghiere a Gesù Bambino, e nessuno, tra i numerosi intervenuti, si presenta per il riconoscimento ufficiale dell’ucciso. I Carabinieri sono, pertanto, costretti a rivolgersi ad un loro palafreniere civile, Antonio Angheleddu, che riconosce senza difficoltà il cadavere, ma che verrà trucidato a fucilate dopo pochi giorni, e gli amici del Mulas infieriranno sul suo cadavere colpendolo con numerose coltellate, oltre ad uccidergli tutto il bestiame. E si allontaneranno dal luogo del misfatto canticchiando il motivo Ora va, o Angheleddu, a monte Gulei, ove fu ucciso il Mulas, a prendere la medaglia!.

Il cadavere del latitante Salvatorangelo Catte rimasto ucciso in un conflitto a fuoco con i CarabinieriSempre verso la seconda metà dell’ottocento a Oliena nasce anche Salvatorangelo Catte, un bandito sul cui capo si arriva a porre una taglia di 2mila e cinquecento lire dato che è colpito da numerosi mandati di cattura per sei omicidi, furti, estorsioni ed altri gravi reati minori. Salvatorangelo Catte rimane ucciso 15 agosto 1899 nelle campagne di Nugheddu San Nicolò, in località Badde Canna, al termine di uno scontro a fuoco con i Carabinieri della compagnia di Ozieri guidati dal capitano Berti e dal tenente Oddone. Di Salvatorangelo Catte non esistono fotografie, ne esiste solamente una scattata dal tenente Addone, che lo ritrae morto, steso sulla nuda terra con la testa poggiata su uno spuntone di roccia.

Alcuni dei principali personaggi che sono nati a Oliena

In anni recenti, ad Oliena è nato il Gianfranco Zola, che è stato un importante calciatore italiano nel ruolo di attaccante.

Oliena-Calciatore Gianfranco ZolaA Oliena nasce nel 1966, Gianfranco Zola che è stato un importante calciatore italiano nel ruolo di attaccante, e che, passato a giocare in Gran Bretagna nel 2003 è stato eletto il miglior giocatore del Chelsea di tutti i tempi. Soprannominato dagli inglesi Magic Box, poco dopo il suo ritorno in Italia, Zola è stato nominato dalla regina Elisabetta Membro dell’Ordine dell’impero Britannico, e, sebbene il Chelsea non abbia mai ufficialmente ritirato la maglia numero 25, nessun giocatore dopo Zola ha indossato quella maglia. Nel mondo del calcio si è reso celebre per le sue eccelse abilità balistiche sui calci piazzati. Divenuto, poi, allenatore, dopo aver allenato il West Ham, dal 2012 al 2013 è stato alla guida del Watford.

Le principali feste e sagre che si svolgono a Oliena

A Oliena sono attivi il Gruppo Folk Su Gologone ed il Gruppo Folk su Durdurinu, oltre al Coro Polifonico di Oliena. Durante le feste è possibile ammirare il costume tradizionale di Oliena, che prevede un costume femminile molto più elaborato e ricco di varianti rispetto a quello maschile. In base alle circostanze nel quale veniva indossato, il costume femminile varia notevolmente, risultando abbastanza scarno per le faccende domestiche, sino ad arrivare ad una grande elaborazione nel costume da sposa. È oggi scomparsa la differenziazione del costume a seconda del ceto sociale di appartenenza, come avveniva un tempo, le uniche varianti sono nei disegni, nei ricami e nelle diverse qualità dei broccati usati. L’abito maschile è, invece, abbastanza uniforme e simile a quello dei paesi vicini, con Il giubetto, detto Su Gippone, di panno rosso guarnito in diverse varianti, ossia in broccato, velluto, raso ricamato con fili di seta, con le maniche aperte perché da esse fuoriesce la camicia, rifinite con un nastro viola.

Oliena-Il 'Gruppo Folk su Gologonè di Oliena Oliena-Il 'Gruppo Folk su Durdurinu' di Oliena Oliena-Il 'Coro Polifonico' di Oliena

Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Oliena si segnalano, il 16 e 17 gennaio, la Festa di Sant’Antonio Abate, una festa antichissima, che illumina la notte della vigilia con numerosi fuochi nei diversi rioni del paese; a febbraio le manifestazioni del Carnevale di Oliena ossia il Harrasehare Ulianesu; le cerimonie della Settimana Santa che culminano la Domenica di Pasqua con la Festa di Cristo Risorto, detta anche Processione de S’Incontru; il 24 giugno la Festa di San Giovanni Battista; il 31 luglio, la Festa di Sant’Ignazio di Loyola; il 21 agosto la Festa di San Lussorio, che è il Santo patrono del paese, in occasione della quale si svolge il Palio di San Lussorio chiamato anche Paliu Ulianesu; l’8 settembre la Festa di Nostra Signora di Monserrat. Oltre alle feste religiose, il secondo fine settimana di settembre a Oliena si svolge la manifestazione Cortes Apertas.

Oliena-Il Carnevale di Oliena ossia il '<em>'Harrasehare Ulianuesu' Oliena-Le cerimonie della Settimana Santa Oliena-La Festa di Sant’Ignazio di Loyola Oliena-La Festa di San Lussorio Oliena-Il Palio di San Lussorio ossia il 'Paliu Ulianesu' Oliena-La Festa di Nostra Signora di Monserrat Oliena-La manifestazione Cortes Apertas

I riti della Settimana Santa a Oliena

Oliena-Settimana Santa: statua del Cristo con Sa PandelaImportanti sono, ad Oliena, i riti della Settimana Santa curati dalle Confraternite di Santa Maria, Santa Croce e San Francesco. Il Venerdì Santo si svolge la Processione dei Misteri cui segue la paraliturgia de S’Iscravamentu e la processione del Cristo morto. Ma i riti raggiungono il massimo il Giorno di Pasqua, nella processione detta S’Incontru, secondo una tradizione introdotta in Sardegna dagli Spagnoli nel quattrocento. È una delle rappresentazioni sacre più caratteristiche e suggestive di tutta l’isola, che ripropone l’incontro tra la Madonna e il Cristo risorto. Fino dalla mattina presto le strade si riempiono di gente con i costumi tradizionali, donne in abiti ricchi di seta e di fili d’oro e d’argento, uomini con la berritta e il gonnellino d’orbace. Quindi, dalle due Chiese di San Francesco e di Santa Maria, partono rispettivamente i simulacri lignei del Cristo Risorto e della Madonna, ricchi di ori votivi, accompagnati dai fedeli in processione. Oliena-Settimana Santa: la cerimonia de S’IncontruLa statua del Cristo reca nella mano destra un opulento stendardo chiamato pandela, contornato di fili d’oro, ricco di ricami, ricoperto di bottoni d’oro, caratteristici dell’abito tradizionale olianese, con la calotta inferiore in filigrana a giorno, mentre quella superiore, dalla caratteristica lavorazione a piccos de marteddu, terminante con un lungo castone in lamina d’oro contenente pasta di turchese. Tale vessillo è il segno glorioso della resurrezione. I due cortei convergono, dai lati opposti, nella piazza di Santa Maria, e le due statue vengono poste l’una di fronte all’altra. alla Madonna viene tolto il velo nero del lutto e, nel momento in cui la madre saluta il figlio risorto, tra l’esultanza della folla dalle finestre si sparano colpi di fucile. Subito dopo S’Incontru, i due cortei si riuniscono per raggiungere la chiesa parrocchiale di Sant’Ignazio, dove viene celebrata la messa solenne. Poi, secondo la tradizione, si svolgono i caratteristici balli in piazza, e a tutti viene offerto il vino e i dolci di Oliena.

La manifestazione Cortes Apertas

Ogni anno, da oltre 25 anni, il secondo fine settimana di settembre Oliena apre le sue case ai visitatori nella manifestazione Cortes Apertas. Le antiche corti degli Olianesi, Sas Cortes appunto, rivelano gli aspetti più autentici della cultura, dell’enogastronomia e delle tradizioni barbaricine. è un viaggio tra le vie del centro storico dove ogni casa, ossi ogni corte, è una stazione in cui vale la pena fermarsi per scorgere con uno sguardo, o attraverso il profumo e il palato, un microcosmo di saperi familiari e comunitari stratificatisi nei secoli.

Oliena-La manifestazione Cortes Apertas Oliena-La manifestazione Cortes Apertas Oliena-La manifestazione Cortes Apertas Oliena-La manifestazione Cortes Apertas Oliena-La manifestazione Cortes Apertas Oliena-La manifestazione Cortes Apertas

Visita del centro di Oliena

Oliena-Ingresso di una abitazione del centro storicoArriviamo nell’abitato di Oliena da est, con la SP46, che procede in direzione sud ovest, ed assume prime il nome di via Antonio Lussu, per poi diventare la via Ingegner Marco Galiani. L’abitato, caratterizzato da una forte espansione edilizia, nel quale sono presenti quattordici quartieri, è circondato da vasti vigneti e oliveti, e conserva ancora, nel suo centro storico, le semplici abitazioni con cortili e le strette viuzze medievali. Caratteristica dell’abitato di Oliena, sono le numerose Chiese, ben undici, che si trovano all’interno del suo centro storico. Ci ricorda Giovanni Battista Corbeddu Salis, oltre al murale sulla casa detta Il Rifugio, anche un muralesu una casa di Oliena. Un altro murale ricorda i morti per i moti popolari Su Connottu, che si verificarono nel 1865, dopo la legge di Vittorio Emanuele II sui terreni ademprivi, ossia sui terreni comuni sfruttati fino ad allora in maniera collettiva da contadini e pastori, che consentiva che questi terreni venissero concessi a imprese private per lo sfruttamento delle risorse del bosco.

Oliena-un bel murale a ricordo del bandito Giovanni <em>Corbeddu</em> Salis Oliena-un murale in rievocazione dei morti <em>Su Connottu</em>

Il Cimitero di Oliena

Oliena-Ingresso del Cimitero di OlienaLungo la SP46, dove la via Ingegner Marco Galiani cambia nome e diventa corso John Fitzgerald Kennedy, prendiamo sulla destra una strada denominata viale del Cimitero, che, in centotrenta metri, ci porta davanti all’ingresso del Cimitero di Oliena. Lo abbiamo trovato chiuso, dato che, come dice la signora M.G., olienase ma residente a Nuoro, il Cimitero cittadino come un ufficio, apre e chiude con orari assurdi. Succede solo a Oliena. In altri centri vicini come Nuoro e Bitti le cose sono ben diverse. È incredibile che anche durante le feste il Camposanto resti chiuso, o si rischi come è già successo di rimanere chiusi all’interno se non si osservano con precisione gli orari.

La Cantina Sociale di Oliena

Riprendiamo il corso John Fitzgerald Kennedy, e, dopo duecento metri, arriviamo a un incrocio nel quale svoltiamo a destra sulla SP22, che assume il nome di via Nuoro, dato che conduce, in direzione nord ovest, in direzione di Nuoro. La seguiamo per quasi ottocento metri, e arriviamo, sulla destra della strada, al civico numero 112, all’edificio nel quale si trova la Cantina Sociale di Oliena.

Oliena-La Cantina Sociale di OlienaLa Cantina Sociale di Oliena viene costituita nel 1950 per volontà di un gruppo di viticoltori locali allo scopo di valorizzare e diffondere il vino Cannonau. Il vitigno, importato dalla Spagna e presente anche in altre zone della Sardegna, grazie al clima secco ed al terreno sabbioso ha qui trovato le condizioni ideali d’insediamento. La coltivazione ad alberello o a spalliera, non permette rese elevate ma consente la produzione di un vino dalle caratteristiche uniche. Fra le produzioni di Oliena vanno citati i vini derivati dalle uve Cannonau, soprattutto il Nepente. Fra le produzioni di Oliena vanno citati i vini derivati dalle uve Cannonau, soprattutto il Nepente, il cui nome deriva da una curiosa definizione per lui coniata dal poeta Gabriele D’Annunzio.

Oliena-La Cantina Sociale di Oliena Oliena-La Cantina Sociale di Oliena Oliena-I vini della Cantina Sociale di Oliena

Villacidro-Gabriele D’Annunzio giovane al tempo del suo viaggio in SardegnaNel 1882, il poeta Gabriele D’Annunzio, appena diciannovenne ma già giornalista affermato, aveva intrapreso un breve viaggio in Sardegna in compagnia dei poeti Cesare Pascarella ed Edoardo Scarfoglio, inviati nell’isola dalle riviste letterarie e satiriche Capitan Fracassa e Cronaca bizantina, con le quali collaboravano. Accompagnati da Ugo Ranieri, noto scrittore e giornalista, e da altri amici, visitano tutta la Sardegna da nord a sud, vagabondando a lungo nel Campidano e nelle Barbagie, accolti festosamente dappertutto. Viaggio di Gabriele D’Annunzio in Sardegna a seguito del quale scriverà l’articolo 'Un itinerario bacchico' pubblicato sul 'Corriere della Sera' il 15 febbraio 1910Viaggio con Gabriele D’Annunzio in Sardegna a seguito del quale Edoardo Scarfoglio scriverà una corrispondenza per 'Capitan Fracassa' nel calendimaggio 1882Egli, pur astemio, in memoria della più vasta sbornia di cui fosse stato testimone e complice, dopo essere rimasto con gli amici quattro giorni a letto, fradicio, in soave delirio per aver bevuto di casa in casa, ospite onorato, quel vino che ti dà una potente nostalgia del paradiso terrestre, chiama questo vino come una antica bevanda magica, il Nepente appunto, il cui nome deriva dal greco Ne ossia non, e Penthos ossia tristezza, ossia che secondo gli antichi greci allontanava tristezza e dolore. E nell’ottobre nel 1909 scrive, in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera il 15 febbraio 1910, l’articolo Un itinerario bacchico, nel quale si trova la famosa frase: Non conoscete il Nepente di Oliena neppure per fama? Ahi lasso! lo sono certo che se ne beveste un sorso, non vorreste mai più partirvi dall’ombra delle candide rupi.

Il Campo Sportivo Comunale Arenaglios

Tornati sulla via Nuoro, la riprendiamo e proseguiamo in direzione nord ovest per altri centocinquanta metri, poi troviamo alla destra il giadino pubblico di via Nuoro e subito dopo la deviazione nella strada che, in un centinio di metri, ci porta all’ingresso del Campo Sportivo Comunale Arenaglios di Oliena. All’interno di questi impianti sportivi si trova un Campo da Calcio, con superficie in erba artificiale; ed intorno al Campo da Calcio è presente una Pista da atletica leggera. Il Campo Sportivo e la pista da atletica sono dotati di tribune in grado di ospitare 400 spettatori.

Oliena-Campo Sportivo Comunale: ingresso Oliena-Campo Sportivo Comunale: Campo da Calcio Oliena-Campo Sportivo Comunale: il pista da atletica

Il Palazzetto dello Sport

Vicino al Campo da calcetto ed alla Pista da atletica si trova il Palazzetto dello Sport nel quale è presente una Palestra dotata di tribune in grado di ospitare 450 spettatori, nella quale effettuare incontri di pallacanestro, pallavolo, calcio e calcetto; ed uno Spazio di Preparazione, per praticare attività ginnico motorie.

Oliena-Palazzetto dello Sport: esterno Oliena-Palazzetto dello Sport: la palestra Oliena-Palazzetto dello Sport: spazio da preparazione

Il Complesso Sportivo Polivalente

Vicino al Campo Sportivo si trovano anche un Complesso Sportivo Polivalente, che ospita un Campo da Calcetto, ossia da Calcio a cinque, con fondo in erba sintatica; un Campo da Tennis; ed un Campo da Volley, con fondo in sabbia, nel quale è possibile praticare come discipline la pallavolo ed il beach volley. I diversi campi sportivi sono dotati di tribune in grado di ospitare una ventina di spettatori.

Oliena-Complesso Sportivo Polivalente: campo da calcetto ossia da calcio a cinque Oliena-Complesso Sportivo Polivalente: campo da tennis Oliena-Complesso Sportivo Polivalente: campo bich volley

Il ristorante Sa Corte consigliato dalla Guida Michelin

Continuando lungo la via Nuoro per poco meno di trecento metri, arriviamo al civico numero 138, dove si trova il ristorante Sa Corte, consigliato dalla Guida Michelin.

Consigliato dalla MichelinOliena-Il ristorante Sa CorteIl ristorante Sa Corte è un locale che propone la cucina sarda in un ambiente familiare, e che viene consigliato dalla Guida Michelin. La tradizione gastronomica nuorese e della Barbagia viene proposta in un ristorante rustico, nel quale le ricette fanno richiamo spesso a tempi antichi, sebbene arricchite da un tocco personale che propone squisite paste, ottime carni e profumati vini sardi. Gli ingredienti sono in gran parte di provenienza locale. Giovanna, Giacomo e i figli accolgono gli ospiti nel loro elegante locale tipico sardo, e propongono una valida interpretazione della cucina tipica barbaricina, alternata anche a piatti di pesce. Tra i piatti proposti in questa locanda tipica vanno citati i raviolini in salsa di arancia e pecorino, il capretto ed il maialetto allo spiedo, il biancomangiare con vincotto e mandorle croccanti di Oliena.

La chiesa di Sant’Anna

Quando siamo entrati il Oliena, abbiamo preso al deviazione per il Cimitero. Sull’altro lato della strada, dopo pochi metri, si trova la via Sant’Anna, che, in una quarantina di metri, ci conduce alla chiesa di Sant’Anna che si trova alla destra della strada. La chiesa di Sant’Anna, edificata nel diciassettesimo secolo, sorgeva originariamente fuori dall’abitato, in un’area che all’epoca era considerata periferica. La chiesa ha il classico stile delle Chiese campestri, con tetto a capanna ed un campanile a vela sulla sommità della facciata che è di grande semplicitàà.

Oliena-Murales lungo la strada che porta alla chiesa di Sant’Anna Oliena-Murales lungo la strada che porta alla chiesa di Sant’Anna Oliena-Chiesa di Sant’Anna

All’interno, l’edificio presenta una navata unica suddivisa in due campate separate da archi a sesto acuto. senz'altro meritevole di menzione l’altare in muratura, tipicamente seicentesco, adornato da una nicchia nella quale si trova la statua di Sant’Anna, circondata da quattro colonne tortilie e concluso da una decorazione a forma di fiamma.

Oliena-Chiesa di Sant’Anna: interno Oliena-Chiesa di Sant’Anna: l’altare maggiore

Sant’Anna tradizionalmente considerata la protettrice delle partorienti, e la sua venerazione profondamente radicata nella religiosit popolare di Oliena. Le giovani donne offrivano le loro lunghe trecce sull’altare della Santa, nella speranza di ottenere il dono della fertilit . Sant’Anna veniva invocata anche per favorire la lievitazione del pane.

La chiesa di Santa Maria che è stata la vecchia parrocchiale del paese

La SP46 incrocia la SP22, che prendiamo verso sud est, e, in poche decine di metri, ci porta sulla piazza Santa Maria, che si trova alla destra della strada. Su questa piazza si affaccia la chiesa di Santa Maria che è una chiesa molto importante dato che è stata fino al 1791 la parrocchiale del paese ed è sede della Confraternita di Santa Maria. L’edificio, isolato nella piazza, è di forme molto semplici, scandite per tutto il perimetro da grossi contrafforti, che divengono obliqui in corrispondenza delle testate del transetto e del presbiterio. Edificata in stile tardo romanico pisano, il suo aspetto attuale è il risultato di profondi rimaneggiamenti, cominciati a partire dagli anni venti del novecento, con la sopraelevazione del campanile che sorge sul suo lato destro, si appoggia su un basamento a scarpa di età medioevale, ed è concluso da una cuspide. Il confronto con foto d’epoca consente di vedere i radicali mutamenti subiti dalla chiesa, che oggi mostra una veste neo romanico gotico, mescolando con disinvoltura archi a tutto sesto e acuti.

Oliena-Chiesa di Santa Maria: facciata Oliena-Chiesa di Santa Maria: veduta d’insieme

Malgrado le trasformazioni e le pesanti ridipinture, anche in colori contrastanti, dell’interno, possibile leggere nella planimetria lo schema gotico catalano, diffusosi in Sardegna dopo la conquista aragonese. All’interno è presente un’unica navata con archi di rinforzo e contrafforti, che contenevano le cappelle, ed ha un presbiterio più stretto e più basso. La chiesa era, un tempo, circondata dall’antico Cimitero di Oliena.

Oliena-Chiesa di Santa Maria: interno Oliena-Chiesa di Santa Maria:  crocifisso sopra l’altare

La chiesa di Nostra Signora del Buon Cammino

Dalla piazza Santa Maria svoltiamo a destra in via Badu e Rivu, la seguiamo per circa centocinquanta metri, quando sbocca su via del Buoncammino, che prendiamo verso sinistra, e, dopo una settantina di metri, svoltiamo ancora a sinistra in via Satta. Qui, dopo una cinquantina di metri, troviamo sulla destra della strada la chiesa di Nostra Signora del Buon Cammino, che si erge nei pressi dell’antico rione Sa Tiria, su una posizione elevata che conferisce alla struttura una presenza distintiva. La facciata della chiesa si distingue per le sue linee molto semplici e per il campanile a vela con due luci sovrastate da una terza che ospita la campana. Si tratta di una delle Chiese peggio conservate di Oliena, dato che il suo prospetto è stato rivestito con cemento a vista, come anche il campanile a vela.

Oliena-La chiesa di Nostra Signora del Buon Cammino Oliena-Chiesa di Nostra Signora del Buon Cammino: facciata Oliena-Veduta dell’abitato di Oliena dal piazzale della chiesa di Nostra Signora del Buon Cammino

Anche l’interno della chiesa è intonacato con dubbi accostamenti di colore. L’interno caratterizzato da una navata unica articolata in tre campate, che conduce al semplice altare situato sul fondo, impreziosito da una nicchia che ospita la statua della Madonna, elemento centrale del culto e della devozione dei fedeli.

Oliena-Chiesa di Nostra Signora del Buon Cammino: interno Oliena-Chiesa di Nostra Signora del Buon Cammino: l’altare maggiore

La chiesa di Nostra Signora di Buoncammino rimane un luogo di fede importante per gli abitanti di Oliena, simbolo di devozione mariana e punto di riferimento spirituale nonostante le sfide legate alla conservazione del suo patrimonio architettonico.

Gli impianti sportivi delle Scuole secondarie

Evitando la deviazione in via Satta, proseguiamo lungo la via del Buoncammino per centosettanta metri, finché questa strada sbocca sul viale Italia. Svoltiamo a destra e prendiamo il viale Italia, lo seguiamo per circa duecento metri fino a vedere, alla destra della strada al civico numero 31, l’ingresso degli edifici che ospitano le Scuole secondarie di Oliena. All’interno di questo complesso scolastico si trova una Palestra nella quale è possibile praticare come discipline la pallacanestro e diverse attività ginnico motorie.

Oliena-Scuole secondarie: ingresso Oliena-Scuole secondarie: interno della palestra

La chiesa della Santa Croce

Dopo aver raggiunto la chiesa di Nostra Signora del Buon Cammino, procediamo lungo la via Satta per poco meno di cinquanta metri, poi svoltiamo leggermente a sinistra ed entriamo in via Giovanni Battista Melis, che seguiamo per poco più di centocinquanta metri, svoltiamo leggermente a destra in una strada che ci porta sulla SP22, che assume il nome di corso Grazia Deledda. Qui, in uno slargo alla destra della strada, troviamo la chiesa della Santa Croce costruita nel cinquecento e sovrapposta a un edificio pi antico andato parzialmente distrutto. Il prospetto è molto semplice, caratterizzato da un rustico loggiato sormontato da un coronamento ondulato sormontato da quattro croci, con una quinta croce posizionata sopra il campanile a vela a forma di tridente con tre aperture, e una sesta nella parte posteriore, nel punto in cui si incontrano le falde del tetto. A destra è presente un portico ritenuto ricovero per i poveri.

Oliena-Chiesa della Santa Croce: facciata Oliena-Chiesa della Santa Croce: fiancata Oliena-Chiesa della Santa Croce: ingresso laterale Oliena-Chiesa della Santa Croce: il porticato ritenuto ricovero per i poveri

L’interno, in stile rustico, ha una sola navata con campate separate da archi a sesto acuto e travature in legno e incannucciato. Sull’altare, un bel crocifisso in legno sovrasta un’altra statua lignea del Cristo deposto, che viene utilizzata per i riti della Settimana Santa. Ospita un tabernacolo ligneo seicentesco a base semipoligonale, in forma di piccolo tempio decorato da colonnine raccordate con volute recanti teste umane, rosette e dall’Agnus Dei. Particolarmente antica sembra l’acquasantiera all’ingresso, scavata in un cilindro di basalto, dalle superfici non levigate. I recenti lavori di restauro hanno portato alla luce, nel presbiterio, degli affreschi che rappresentano i quattro evangelisti.

Oliena-Chiesa della Santa Croce: interno verso il presbiterio Oliena-Chiesa della Santa Croce: statua di Cristo sull’altare Oliena-Chiesa della Santa Croce: interno verso il portale di ingresso

La chiesa ospitava l’oratorio della Confraternita della Santa Croce, fondata il 16 giugno 1580 su approvazione dell’arcivescovo di Cagliari, i cui membri portano il simulacro del Cristo Risorto per la processione della domenica di Pasqua, che incontrerà quello della Madonna vestita a lutto col velo nero proveniente dalla chiesa di San Francesco da Paola. Di fronte alla chiesa di Santa Maria, l’antica chiesa parrocchiale, avviene S'Incontru, quando le due statue si incontrano.

La chiesa di San Lussorio

Proseguiamo in direzione sud ovest sul corso Grazia Deledda, che, dopo una cinquantina di metri, si immette sul corso Vittorio Emanuele II, che prendiamo verso destra, ossia verso ovest, e, dopo un’altra cinquantina di metri, troviamo alla sinistra della strada la chiesa di San Lussorio, che risale al quindicesimo secolo ed apparteneva un tempo a un convento di Frati Minori Francescani, che rimasero a Oliena dal 1640 e lo hanno abbandonato nel 1644. La chiesa, di dimensioni ridotte, ha una facciata molto semplice sormontata soltanto dal piccolo campanile a vela.

Oliena-La chiesa di San Lussorio Oliena-Chiesa di San Lussorio: facciata durante i festeggiamenti

All’interno si può osservare lo schema costruttivo gotico catalano sia nella pianta con navata unica a quattro campate, separate da archi acuti, sia nel presbiterio rialzato e coperto da una volta a crociera. Sul presbiterio, da cui si accede anche alla sacrestia, posto un’altare in muratura, e in muratura sono anche le bancate laterali lungo le pareti della chiesa. Il presbiterio decorato con affreschi, rappresentanti tendaggi ed elementi architettonici, che fanno da cornice alla nicchia contenente la statua del Santo. Attualmente la chiesa arricchita da affreschi dell’artista Liliana Cano, particolarmente legata al paese di Oliena.

Oliena-Chiesa di San Lussorio: interno Oliena-Chiesa di San Lussorio: l’altare maggiore Oliena-Chiesa di San Lussorio: simulacro del Santo Oliena-Chiesa di San Lussorio: 'Crocifissione' di Liliana Cano

Il 21 di agosto, presso questa chiesa si svolge la Festa di San Lussorio, che è, per importanza, la seconda Festa del paese. È questa una occasione per poter ammirare, durante la suggestiva processione religiosa aperta da decine di cavalieri in costume, e al momento delle danze tradizionali, lo sfarzo dei costumi femminili, policromi ed eleganti, impreziositi dai caratteristici gioielli di cui le donne si adornano.

Oliena-Su Palu de Sos VihinadosDurante i festeggiamenti si svolge Su Palu de Sos Vihinados il Palio dei Vicinati, organizzato dal comitato dei giovani. Lungo la provinciale da Oliena a Dorgali, passata la deviazione a destra per Su Gologone, si percorrono due chilometri e ottocento metri e si trova, sulla sinistra, la strada che porta nella piana di Frathale, dove si trova il Centro Ippico e si tiene la competizione ippica. Da oltre un decennio questo Palio rappresenta un momento di particolare aggregazione, ed il rione vincitore conquista uno stendardo che viene conservato per un anno. La corsa piana prevede la partecipazione di soli fantini locali, rappresentanti dei quattordici storici rioni del paese. Nel 2013 il Palio è stato vinto dal rione Fala ’e Nodi, con il cavallo Durdurinu montato da Stefano Calaresu, ed al secondo posto è arrivato il rione Managheri-Masiloghi, con il cavallo Miracol montato da Nicola Gardu, che ci ha gentilmente fornito le foto. La straordinaria partecipazione di popolo e il forte richiamo sui turisti ne fanno una delle manifestazioni ippiche tra le più apprezzate nel panorama regionale.

Il Municipio di Oliena di fronte al quale si trova l’Anfiteatro Comunale

Ritorniamo indietro lungo il corso Vittorio Emanuele II, proseguendo in direzione nord est, e dopo poco più di centocinquanta metri, si apre sulla destra della strada la via Dottor Antonio Puligheddu. Qui, in corso Vittorio Emanuele II, al civico numero 4, si trova l’edificio che ospita il Municipio di Oliena che si affaccia con l’ingresso principale sulla piazzetta all’inizio della via Dottor Antonio Puligheddu, con la sua sede e gli uffici che forniscono i loro servizi agli abitanti del paese.

Oliena-Municipio di Oliena Oliena-Ingresso del Municipio di Oliena sulla piazzetta all’inizio della via Dottor Antonio Puligheddu

Oliena-L’Anfiteatro Comunale di fronte al Municipio di OlienaSi tratta degli uffici dell’Area Economico Finanziaria, ossia gli uffici della Ragioneria, del Personale, di Economato e Provvidorato, e di Culture a Turismo; dell’Area di Vigilanza, ossia gli ufffici della Polizia Locale-Verbali Amministrativi, della Polizia Locale-Polizia Ambientale, della Polizia Locale-Informazioni e Infortunistica Stradale, della Polizia Locale-Accertamenti Anagrafici, del S.U.A.P., della Segreteria-Affari Legali-Organi Istituzionali, della Segreteria-Ufficio Messi-Archivio; dell’Area Tecnica, ossia gli uffici dei Lavori Pubblici, dell’Urbanistica ed Edilizia Privata, della Tutela Paesaggio e Pianificazione Territoriale; dell’Area Servizi alla Persona, ossia gli uffici dei Servizi Sociali, e gli uffici della Pubblica Istruzione; dell’Area Amministrativa Tributaria, ossia l’Ufficio Tributi-Gestione Attività di recupero Evazione, l’Ufficio Tributi-Gestione Ordinario, l’ufficio dello Stato Civile-Elettorale-Gestione Cimiteriale, l’ufficio dell’Anagrafe-Leva Militare-Statistica-Toponomastica. Di fronte al Municipio di trova l’Anfiteatro Comunale.

La chiesa parrocchiale di Sant’Ignazio di Loyola alla quale era annesso il convento Gesuitico

Proseguendo per una trentina di metri lungo il corso Vittorio Emanuele II, troviamo, alla destra della strada, in via Canonico Bisi, al civico numero 10, la chiesa di Sant’Ignazio da Loyola, che è dal 1791 la chiesa parrocchiale di Oliena. La storia di Oliena è legata alla presenza dei Gesuiti, che nel 1665 si trovarono a frequentare questa terra dove già vivevano i frati minori di San Francesco da Paola di cui rimane una chiesa. La costruzione della chiesa di Sant’lgnazio, dedicata al fondatore dell’ordine Gesuitico, è durata pi di un secolo, dalla met del seicento al 1758. Il progetto iniziale era di Domenico Spotorno, genovese, che diede alla chiesa le caratteristiche della scuola della sua citt . Il suo aspetto finale tuttavia pi aderente agli stilemi del settecento. La costruzione della chiesa vide l’impiego di molte pietre prelevate dal vecchio Castello cittadino ormai ridotto in rovina, definitivamente smantellato dagli operai proprio per la crescita della chiesa dei Gesuiti. alla chiesa si accede mediante una doppia scalinata, appoggiata alla maestosa facciata, suddivisa verticalmente e orizzontalmente in tre parti da lesene e cornici, e si chiude con un timpano curvilineo. A sinistra si erge il campanile a canna quadrata, concluso da una insolita cupoletta. Da notare la cupola del campanile, che rimanda alla tradizione francese.

Oliena-Chiesa parrocchiale di Sant’Ignazio di Loyola Oliena-Chiesa parrocchiale di Sant’Ignazio di Loyola: campanile

L’ampio spazio interno è costituita da una navata con tre cappelle per lato, comunicanti tra loro, separate da pilastri reggenti un cornicione aggettante, ed un arco trionfale immette nel presbiterio sopraelevato. Il presbiterio ospita una statua del Santo e un altare costruito su indicazioni di Domenico Spotorno, decorato con i canoni tipici del tardo barocco, con festoni, ghirlande, conchiglie, foglie e colonne policrome. Nella navata si possono apprezzare numerose opere d’arte antiche e moderne. Conservata al suo interno una seicentesca statua lignea di San Francesco Saverio e un Polittico sardo del cinquecento.

Oliena-Chiesa parrocchiale di Sant’Ignazio di Loyola: interno Oliena-Chiesa parrocchiale di Sant’Ignazio di Loyola: altare maggiore Oliena-Chiesa parrocchiale di Sant’Ignazio di Loyola: quadri nella parete di lato all’altare maggiore Oliena-Chiesa parrocchiale di Sant’Ignazio di Loyola: altare laterale Oliena-Chiesa parrocchiale di Sant’Ignazio di Loyola: altare laterale

La lapide commemorativa dei Caduti in guerra di Oliena

Oliena-Lapide commemorativa ai CadutiSulla parete sinistra della chiesa parrocchiale di Sant’Ignazio di Loyola, all’esterno affacciata sulla piazza del Collegio, si trova una Lapide commemorativa ai Caduti in guerra. Si tratta di una lapide in marmo scolpito e inciso che ricorda i soldati olianesi scomparsi al fronte, durante i due conflitti mondiali, con iscrizioni e varie decorazioni allegoriche che riportano alla Patria e alla Vittoria, ossia una scudo italiano, una stella, rami di quercia e d’alloro, ed una corona d’alloro. Una piccola targa marmorea aggiunta al centro ricorda un soldato caduto durante la battaglia dello Scir in Etiopia. L’opera è senz'altro da mettere in relazione con le analoghe lapidi di Ortueri e Lanusei, che replica una versione leggermente semplificata ed è anche l’unica esattamente datata essendo stata posta in essere nel 1930.

I resti del convento Gesuitico

Oliena-L’ex convento GesuiticoTra la via Canonico Bisi e piazza del Collegio si trova il complesso di quello che era il convento Gesuitico, annesso alla parrocchiale, che era adibito anche a scuola dove si insegnavano il latino e la retorica, e perciò veniva chiamato anche Collegio. Una scuola che ha saputo formare molti ragazzi, divenendo un centro propulsore di cultura nel cuore della provincia di Nuoro, ancora oggi considerato di grande importanza storica per il ruolo ricoperto nel tempo oltreché per la crescita riservata al paese stesso. All’interno dell’ex Collegio vi è una galleria di statue lignee di notevole importanza, come il Cristo de S’Iscravamentu, datato tra la fine del quindicesimo e la prima metà del sedicesimo secolo, opera forse di scultore catalano.

Oliena-Il retablo di San CristoforoAll’interno è conservato anche il retablo di San Cristoforo, ascritto al maestro di Oliena e datato al secondo quarto del sedicesimo secolo. Il retablo composto da un doppio trittico e una predella a cinque scomparti. Negli scomparti mediani si trovano la Madonna con Bambino e angeli al centro e San Cristoforo in alto; in quelli laterali a sinistra sono raffigurati San Giuliano e Sant’Apollonia in alto; in quelli laterali a destra San Fabiano e San Rocco. Nella predella, da sinistra verso destra, San Giovanni Battista, San Giorgio di Suelli, Cristo in piet , San Nicola di Bari, San Gavino di Torres. Durante un recente restauro, all’interno dell’ex convento sono state ritrovate tempere murali, alcune delle quali incompiute, probabilmente per l’improvvisa partenza dei Gesuiti dopo la soppressione, nel 1773, della Compagnia di Gesù, che è stata ripristinata da Pio VII nel 1814. Nella sala del refettorio oggi ha sede una preziosa pinacoteca ricca di quadri, affreschi, sculture, paramenti liturgici e libri.

La chiesa di Sa Itria o di Nostra Signora d’Itria

Proseguendo per qualche decina di metri verso nord est, svoltiamo a sinistra ed imbocchiamo via Ichnusa che seguiamo per circa cinquanta di metri, e ci porta alla chiesa di Sa Itria o chiesa di Nostra Signora d’Itria, che risale probabilmente alla fine del sedicesimo secolo e potrebbe essere stata originariamente dedicata a San Bernardino. La presenza di una confraternita dedicata alla Vergine d’ltria, istituita il 28 maggio 1613, sottolinea il valore storico e spirituale di questa chiesa all’interno della comunit . Il prospetto fa riferimento a una interpretazione non colta del modulo barocco, e richiama quello della Pietà, per i terminali a doppia inflessione ossia con doppie volute, ed è impreziosito da un campanile a vela decorato con alte volute. Elementi decorativi barocchi sono visibilianche sull’architrave aragonese che sormonta il portone d’ingresso e sulla cornice di una finestra nel lato sinistro.

Oliena-La chiesa di Sa Itria o di Nostra Signora d’Itria Oliena-Chiesa di Sa Itria o di Nostra Signora d’Itria: facciata

L’interno è molto semplice, con una navata unica divisa in due campate separate da archi a sesto acuto, ricoperte da un soffitto in travi di legno e canne. Il presbiterio è articolato in due vani voltati a botte, in una è presente affresco seicentesco, rovinato, che raffigura la discesa dello Spirito Santo sulla Vergine e sui dodici apostoli, l’altra ha decorazioni in stucco con cherubini ed una conchiglia.

Oliena-Chiesa di Sa Itria o di Nostra Signora d’Itria: interno verso il presbiterio Oliena-Chiesa di Sa Itria o di Nostra Signora d’Itria: affresco in uno dei due vani del presbiterio Oliena-Chiesa di Sa Itria o di Nostra Signora d’Itria: interno verso il portale di ingresso

Al suo interno sono custodite la statua della Madonna venerata nella processione del giorno di Pasqua, abbigliata con eleganti capi in broccato, e la statua di San Bernardino, accompagnata da simboli dei Francescani e dei Gesuiti. La chiesa ospitava la Confraternita di Sa Itria, fondata il 28 maggio 1613.

Il nome d’Itria è la contrazione di Odigitria, parola che significa Mostra la Via. Veniva così chiamato il tempio che si trovava a Costantinopoli, eretto per custodire ed onorare un quadro che raffigurava la Madonna. Non si sa come la venerazione della Madonna d’Itria sia giunta in Italia, ma si ritiene che il suo culto possa essere legato a un quadro della Vergine dipinto da San Luca Evangelista. Il culto della Vergine d’Itria a Portoscuso sembra risalire al periodo dell’attività della tonnara, ed è attestato fino dal 1630, ed il sito attuale nel quale sorge la chiesa dovrebbe corrispondere a quello, dove, nel 1655, il marchese Vivaldi Pasqua fece costruire una piccola chiesa col medesimo titolo. Il quadro raffigurante la Madonna d’Itria, secondo una tradizione popolare, era stato portato nella chiesa dove, durante un’incursione saracena, venne colpito da alcuni proietili. Dopo molti anni, il proprietario della tonnara lo portò a Genova per farlo restaurare, ma da dove il quadro non fece più ritorno a Portoscuso, ed in sua sostituzione, vi venne portato il simulacro che riproduceva la Santa.

La chiesa dei Minori Osservanti di San Francesco da Paola alla quale era annesso il convento Francescano

Da via Ichnusa, torniamo indietro per cinquanta metri, poi riprendiamo, verso sinistra, il corso Vittorio Emaniele II. Dopo centocinquanta metri, il corso sbocca sulla via Padre Solinas, che prendiamo verso sinistra, ossia verso nord, e, in duecento metri, arriviamo in una piccola piazza nella quale si affaccia la chiesa di San Francesco da Paola, costruita nel sedicesimo secolo insieme al convento, che è stata sede dell’Ordine dei Minimi di San Francesco da Paola, fino alla soppressione decretata da Carlo Emanuele lII nel 1767. La chiesa sitrovava inizialmente nella periferia dell’abitato mentre oggi risulta pienamente integrata nel tessuto urbano. La chiesa ha una facciata semplice e disadorna, conclusa in alto da un grande campanile a vela a tre luci.

Oliena-Chiesa dei Minori Osservanti di San Francesco da Paola Oliena-Chiesa dei Minori Osservanti di San Francesco da Paola: facciata Oliena-Edifici intorno alla chiesa dei Minori Osservanti di San Francesco da Paola

L’interno costituito da una sola navata, coperta da un soffitto in travi lignee e incannucciato, suddivisa in quattro campate da archi a sesto acuto. Due aperture ad arco conducono al presbiterio da cui si accede a un vano laterale. All’altezza dell’ultima campata di destra si innesta una cappella con volta a botte unghiata, arricchita da affreschi settecenteschi, con tralci vegetali, cherubini e figure allegoriche un’iscrizione in latino sull’altare della cappella ricorda i lavori di restauro effettuati nella prima met del diciottesimo secolo.

I resti del convento Francescano

Oliena-resti del Convanto dei Minori Osservanti di San Francesco da Paolaalla chiesa era annesso il convento dei Minori Osservanti di San Francesco da Paola, fino all’emanazione della carta reale di Carlo Emanuele III che, nel 1767, sopprimeva questo convento ed anche gli ospizi di Assemini e Lula. I locali del piccolo monastero sono parte integrante della struttura e testimoniano la ricca storia religiosa e comunitaria del luogo. Ancora oggi la chiesa continua ad essere testimone di importanti momenti della vita comunitaria e spirituale del paese, il giorno di Pasqua parte da qui la processione nella quale i membri della Confraternita di San Francesco, che in essa ha la sua sede, portano il simulacro della Madonna vestita a lutto col velo nero, che incontrer quello del Cristo Risorto, proveniente dalla chiesa di Santa Croce. Di fronte alla chiesa di Santa Maria, l antica chiesa parrocchiale, avviene S'Incontru, quando le due statue si incontrano.

La chiesa di Nostra Signora di Bonaria

Ritornati indiatro in direzione sud lungo la via Padre Solinas, dopo duecento metri proseguiamo su via XX Settembre, dopo cinquanta metri svoltiamo a sinistra e imbocchiamo la via Bonaria, che in circa cinquecento metri ci porta in periferia, davanti alla chiesa Nostra Signora di Bonaria, ossia di Santa Bonera. La chiesa si trova appena fuori dal centro abitato, sorge isolata su un’altura sul lato est che sorge ai piedi del inte Corrasi, altura che offre un belvedere eccezionale con vista mozzafiato sui monti circostanti. L’edificio, in passato residenza dei Frati della Mercede, di grande semplicit ma con alcune peculiarit architettoniche. Ha prospetto a capanna, in facciata presenta un campanile a vela che culmina con un piccolo arco, mentre sul solo lato sinistro si registra la presenza di solidi contrafforti. L’accesso alla chiesa sopraelevato rispetto al terreno circostante da cinque gradini. L’interno articolato in due campate, separate da gradini che si articolano su livelli diversi, mentre altri quattro scalini obliqui conducono al presbiterio, creando un interessante gioco di volumi e prospettive.presenta anche un’acquasantiera in muratura.

Oliena-La chiesa di Nostra Signora di Bonaria Oliena-Chiesa di Nostra Signora di Bonaria: facciata

La chiesa della Beata Vergine del Carmelo

Torniamo indietro da via Bonaria fino a che sbocca su via XX Settembre, la seguiamo verso sinistra per una cinquantina di metri, poi prendiamo a sinistra la via Gennargentu, poi a destra la via Pastrengo, che ci porta in piazza San Giorgio. Da qui prendiamo a sinistra la via del Carmine, che, in duecento metri, ci porta nella piazza del Carmine, dove si affaccia la chiesa della Beata Vergine del Carmelo, ossia de Su Carmene, che si trova nella parte alta del paese su un piccolo spiazzo scosceso in pendio. Ha una struttura a capanna che si inserisce armoniosamente nel contesto architettonico e paesaggistico della zona, caratterizzata da un campanile a vela realizzato in mattoni rossi a vista che termina con un archetto. La sua fondazione risale al 1619 ma oggi l’interno dell’edificio è costituito da due corpi aggregati longitudinalmente, ma differenti per schema ed elementi costruttivi. Quello anteriore è costituito da un’unica aula, con rozze capriate in legno e incannucciato. Un arco a tutto sesto lo collega al secondo vano, rialzato di un gradino, con volta a botte con due unghie per lato. L’altare, di fattura novecentesca, è sovrastato da una nicchia ricavata nelle murature della chiesa.

Oliena-La chiesa della Beata Vergine del Carmelo Oliena-Chiesa della Beata Vergine del Carmelo: facciata

La chiesa di San Giuseppe

Ripresa all’indietro la via del Carmine, torniamo in piazza San Giorgio, dove prendiamo a sinistra la via Borrotzu, che è la continuazione di via Pastrengo, e che ci porta, svoltando a sinistra, su via Ippolito Nievo. La seguiamo per circa trecento metri, anche nelle curve che si incontrano lungo il suo percorso, poi svoltiamo leggermente a destra e imbocchiamo la via Nino Bixio. In meno di centro metri troviamo, alla sinistra della strada, la chiesa di San Giuseppe con l’esterno ed anche l’interno profondamente segnati da contrafforti, che reggono archi a tutto sesto, e con una copertura a spioventi. Edificata nel diciassettesimo secolo e situata nell’antico rione di Sa Banditta, questa chiesa si distingue per la sua semplicit e robustezza. Un campanile a vela caratterizza la facciata mentre i massicci contrafforti esterni sostengono all’interno gli archi a tutto sesto e la copertura a spioventi dell’edificio, e conferiscono alla struttura una presenza imponente nel contesto paesaggistico. La navata unica, suddivisa in tre campate dai gi citati archi a tutto sesto, termina nel presbiterio, dove l’altare ospita una nicchia contenente la statua di San Giuseppe. La decorazione in stucco a forma di conchiglia sull’altare, elemento artistico tipico dello stile barocco, non un semplice dettaglio estetico ma rappresenta un simbolo di protezione e accoglienza, tipici attributi di San Giuseppe, custode e protettore.

Oliena-La chiesa di San Giuseppe Oliena-Chiesa di San Giuseppe: facciata

Visita dei dintorni di Oliena

Vediamo ora che cosa si trova di più significativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Oliena, sono stati portati alla luce i resti del villaggio nuragico Sa Sedda e Sos Carros; delle Tombe di giganti Donnicoro, Lainattu; dei Protonuraghi Badu ’e Chercu, Gollei, Susune; del Nuraghe complesso d’Enitte; dei Nuraghi semplici Arrennegula, Biriai, Chessa Ruia, Enatuda, Fratale, Ganagosulla, Luduruju, Muggiaglio, Othate, Pirastru Tortu, Preda ’e Serra, Sa luzzana, Sarunele, Satzaresu, Su Cungiadu, Suvegliu, Torcodossile, Toroddai; ed anche del Nuraghe Orrighile, di tipologia indefinita con insediamento abitativo, che viene segnalato però come semplice villaggio nuragico. Tra gli altri reperti archeologici sono presenti le grotte del Rifugio, del Guano, di Sa Oche, di Su Bentu, la grotta Corbeddu e la grotta di Sisaia, nelle quali sono stati rinvenuti reperti molto significativi.

Da Oliena sulla strada provinciale per Dorgali incontriamo il Santuario dedicato a Nostra Signora di Monserrat

Dal centro di Oliena prendiamo la SP46 in direzione di Dorgali, proseguiamo per poco più di quattro chilometri, e troviamo sulla destra una deviazione con le indicazioni per la chiesa di Nostra Signora del Monserrat. La seguiamo per circa cinquecento metri, poi svoltiamo a destra e, dopo duecento metri, arriviamo al cosiddetto novenario campestre dedicato a Nostra Signora di Monserrat, che si trova su un pianoro in lievissimo pendio, all’interno del quale si trova il Santuario di Nostra Signora di Monserrat. Situata in uno scenario suggestivo ai piedi di un’altura, la chiesa di Nostra Signora di Monserrat vanta origini che risalgono al 1543, come testimoniato dall’iscrizione in tufo all’ingresso. L’impianto attuale, edificato nel 1856 sui ruderi della costruzione cinquecentesca, conserva della struttura originaria la sacrestia e probabilmente la forma semicircolare dell’abside.

Oliena-Santuario dedicato a Nostra Signora di Monserrat: mura esterne che circondano il cortile e la chiesa Oliena-Il Santuario dedicato a Nostra Signora di Monserrat Oliena-Santuario dedicato a Nostra Signora di Monserrat: facciata Oliena-Santuario dedicato a Nostra Signora di Monserrat: immagine della Madonna sulla facciata della chiesa

La facciata, caratterizzata da un campanile a vela con due pinnacoli e un piccolo arco centrale, immette nell’unica navata divisa in tre campate da archi a sesto acuto, mentre il presbiterio con abside semicircolare che ospita l’altare coperto da una semicupola. All’interno custodita la statua della Madonna nera, ispirata a quella celeberrima del Santuario di Montserrat in Catalogna. La sacrestia, accessibile dal presbiterio, presenta una volta a crociera in stile gotico aragonese il cui recente restauro ha rivelato costoloni in trachite ed antichi affreschi con decorazioni floreali oltre a un simbolo solare.

Oliena-Santuario dedicato a Nostra Signora di Monserrat: interno della chiesa verso il presbiterio Oliena-Santuario dedicato a Nostra Signora di Monserrat: altare maggiore Oliena-Santuario dedicato a Nostra Signora di Monserrat: statua della Madonna nera sopra l’altare Oliena-Santuario dedicato a Nostra Signora di Monserrat: statua di Nostra Signora di Monserrat

Il Santuario occupa quasi il vertice di un triangolo, lungo i cui lati sono disposte le Cumbessias, le tradizionali strutture abitative aperte verso la campagna che ospitavano i pellegrini durante il novenario per i festeggiamenti che culminano l’8 settembre con la festa dedicata alla Beata Vergine di Monserato. L’interno ha una sola navata suddivisa da archi acuti, ha un altare collocato entro un vano absidato coperto a semicupola, ed a destra del presbiterio si apre una Cappella con volta a crociera, intonacata di un colore pastello. L’esterno ha un prospetto a capanna, ed ha un campanile a vela con ai lati due curiosi pinnacoli.

Oliena-Santuario dedicato a Nostra Signora di Monserrat: le <em>Cumbessias</em> Oliena-Santuario dedicato a Nostra Signora di Monserrat: il palco per gli spettacoli della festa Oliena-Santuario dedicato a Nostra Signora di Monserrat: bella veduta delle montagne dietro al palco per gli spettacoli della festa

Come abbiamo detto, le Cumbessias che ospitano i fedeli in occasione della Festa sono disposte a schiera, su due ali divergenti rispetto alla chiesa, e sono recentissime, realizzate in blocchetti di calcestruzzo a vista. Il primo tipo, coperto da tetto a due falde, individua un’unità abitativa con due stanze intercomunicanti, precedute da un vano-Loggia ad arco ribassato, mentre il secondotipo, più semplice e più piccolo, ha due vani quadrati, uguali e comunicanti. La chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alla Beata Vergine di Monserrat. La Festa della Nostra Signora di Monserratè una Festa campestre che si svolge ogni anno l’8 settembre, preceduta dalla novena che inizia a fine agosto. Oltre alle cerimonie religiose, si svolgono numerose competizioni sportive, manifestazioni folkloristiche e spettacoli serali che variano di anno in anno.

Presa la deviazione per Su Gologone incontriamo il Santuario campestre di San Giovanni Battista

Proseguiamo sulla SP46 in direzione di Dorgali per circa un chilometro, ed, alle indicazioni, svoltiamo a sinistra in direzione dell’Hotel e delle fonti di Su Gologone. Dopo poco più di due chilometri, troviamo una sterrata sulla destra che ci porta all’ingresso dell’antico Santuario campestre di San Giovanni Battista. Intorno al Santuario di San Giovanni, che era già costruita nel 1595 come risulta da un libro di conti che arriva fino al 1664, si trova un cortile quasi rettangolare, al quale si accede attarverso un cancello collocato sul retro della chiesa. L’esterno della chiesa è semplice e povero, la sua facciata, con terminale orizzontale e un portale sormontato da un piccolo oculo, priva di spioventi e campanile, conferisce alla struttura un aspetto piuttosto caratteristico nella sua semplicit .

Oliena-Chiesa campestre di San Giovanni: mura esterne che circondano il cortile e la chiesa Oliena-Chiesa campestre di San Giovanni: facciata Oliena-Chiesa campestre di San Giovanni: facciata

I contrafforti sui lati esterni scandiscono all’interno le tre campate voltate a botte, separate dagli archi a tutto sesto dell’unica aula. Il presbiterio ospita un altare in muratura entro cui collocata la statua del Santo, inserita in una nicchia ornata da due colonnine e sovrastata da un timpano.

Oliena-Chiesa campestre di San Giovanni: altare Oliena-Chiesa campestre di San Giovanni: nicchia sopra l’altare Oliena-Chiesa campestre di San Giovanni: statua nella nicchia sopra l’altare

Nel cortile che si trova all’esterno del Santuario cresce un un olivastro secolare di rara bellezza, e, sempre nel cortile, si affacciano diverse costruzioni e si trovano le Cumbessias che ospitano i fedeli in occasione della Festa di San Giovanni Battista.

Oliena-Chiesa campestre di San Giovanni: olivastro secolare Oliena-Chiesa campestre di San Giovanni: olivastro secolare nel cortile esterno

Oliena-Festa campestre di San Giovanni Battista: praparazione per la processionePresso questo Santuario campestre ogni anno il 24 giugno si svolge la Festa campestre di San Giovanni Battista, preceduta dalla novena. La mattina del 24 numerosi cavalieri si radunano presso la casa del priore e partono per il Santuario, dove, al loro arrivo, si svolge la processione intorno al Santuario e quindi la messa solenne. Al termine si svolge Su Humbidu, il tradizionale banchetto che in passato era offerto dai pastori. Sino agli anni quaranta del novecento, l’ultimo giorno della Festa i cavalieri, rientrando in paese, si fermavano in periferia e si esibivano nel salto di un gran falò, sul quale ardeva S’Istatua, la statua, che consisteva in un fantoccio di stracci, allo scopo di scacciare le influenze malefiche che potevano incombere sulla comunità.

Vicino al chiesa campestre di San Giovanni si trovano i ruderi della chiesa di Santa Lucia

All’altro lato della strada provinciale, ossia sulla sinistra, una sterrata ci porta a raggiungere gli interessanti ruderi della chiesa campaestra di Santa Lucia, un antico edificio religioso le cui prime testimonianze risalgono al 1495. La struttura realizzata in cantoni di pietra di diversi colori e dimensioni, sorretta da contrafforti laterali e obliqui, che reggeva una travatura in legno di cui rimangono solo pochi frammenti. La chiesa aveva una pianta ad una sola navata, costituita da quattro campate a pianta irregolare, rette da archi a sesto acuto, cui corrispondono esternamente i contrafforti. Sulla parete terminale si trova ancora un altare in muratura. La chiesa è, però, diroccata e in stato di completo abbandono. L’unica parte ancora coperta è il presbiterio, con volta a crociera, e con un altare addossato alla sua parete terminale. Nonostante il fabbricato oggi si presenti in rovina, privo della sua originaria copertura lignea, i resti restituiscono ancora l’eleganza e il fascino che l’edificio aveva in passato.

Oliena-resti della chiesa di Santa Lucia Oliena-resti della chiesa di Santa Lucia

L’Hotel Su Gologone con il suo ristorante al quale la Guida Michelin ha attribuito il Bib Gourmand

Percorsi appena una cinquantina di metri, circa cinquecento metri prima di arrivare alle fonti, una strada sulla destra ci porta, dopo circa settecentocinquanta metri, all’Hotel Su Gologone.

Nel celebre Hotel Su Gologone è possibile trascorrere una vacanza di relax abbinata a visite all’interno della Barbagia, dove abbiamo pernottato in camere delle quali ci piace ricordare il gradevole arredamento. Da oltre mezzo secolo, la struttura è sicuramente una delle migliori dell’Isola, indirizzo giusto per vivere un’esperienza all’insegna dell’arte sarda nelle sue molteplici applicazioni, ossia ceramiche, tessuti, sculture e tanto altro ancora. L’Hotel trent’anni fa era un chiosco rivendita di panini e bibite per chi andava verso il mare, ma oggi non teme il confronto con i più blasonati dell’area del Consorzio Costa Smeralda, ma con un’anima ben più sarda ed artistica.

Oliena-Hotel Su Gologone: esterno Oliena-Hotel Su Gologone: camera Oliena-Hotel Su Gologone: camera

All’interno dell’Hotel è presente il ristorante Su Gologone, uno dei sei ristoranti sardi ai quali la Guida Michelin ha attribuito il riconoscimento Bib Gourmand.

Segnalato per un pasto accurato a prezzo contenutoOliena-Il ristorante Su Gologone: la cucinaAll’Hotel è abbinato l’importante ristorante Su Gologone un locale con la cucina sarda in un ambiente tradizionale, che viene consigliato dalla Guida Michelin 2023 ed indicato come Bib Gourmand per il suo ottimo rapporto tra la qualità ed il prezzo. Dispone di tre sale, e scegliere la più suggestiva non è facile. Si può scegliere quella con immenso camino per assitere alla cottura del celebre porceddu, quella più intima dedicata ad una celebre ceramista, o ancora quella di un pittore sardo. Comunque sia, il ristorante propone la cucina sarda ovviamente dell’entroterra, gustata clima permettendo sulla panoramica terrazza affacciata su vigne ed ulivi. E erede di una filosofia di vita semplice, genuina, anche frugale, con sapori forti e veri come i suoi formaggi di pecora, le carni cotte nel camino, il pane croccante, l’olio dal gusto intenso e la pasta lavorata a mano ogni giorno dalle donne sarde, che mostrano e insegnano i segreti della loro arte a chi abbia desiderio di imparare.

Le fonti carsiche di Su Gologone

Percorsi settecentocinquanta metri, troviamo sulla destra la strada in cemento in salita che porta nella valle di Lanaitto. Proseguendo dritti, percorsi altri cinquecento metri, parcheggiamo e raggiungiamo sulla sinistra le Fonti carsiche di Su Gologone. Sono le più grandi e scenografiche, oltre che le più conosciute, della Sardegna. Nella parete rocciosa, alle falde del Supramonte di Oliena, da una fonte carsica sgorga l’acqua potabile limpida e fresca, con una portata di 300 litri al secondo. Forma un vero torrente che, passato un boschetto di eucalipti, si getta direttamente nel fiume Cedrino. La frattura nella roccia dalla quale sgorga la fonte è stata esplorata fino a cento metri di profondità.

Oliena-Su Gologone: fonti carsiche di Su Gologone Oliena-Su Gologone: fonti carsiche di Su Gologone Oliena-Su Gologone: fonti carsiche di Su Gologone Oliena-Su Gologone: fonti carsiche di Su Gologone Oliena-Su Gologone-torrente che si immette nel fiume Cedrino Oliena-Su Gologone: bosco circostante Oliena-Su Gologone: area attrezzata nel bosco

La chiesa campestre di Nostra Signora della Pietà

A metà della strada, prima di arrivare alle fonti di Su Gologone, si trova sulla destra, addossata contro la roccia, la chiesa campestre di Nostra Signora della Pietà, una delle chiese campestri, forse la più suggestiva seppure priva di cumbressias, che si trova all’interno del parco in prossimità dell’omonima fonte. La chiesa mostra nel prospetto molto semplice, la facciata, inconfondibile, è coronata da un elemento a doppia inflessione, con volute terminali, sormontata da un campanile a vela che si chiude con un timpano, e che sostiene una campana.

Oliena-La chiesa campestre di Nostra Signora della Pietà Oliena-Chiesa campestre di Nostra Signora della Pietà: facciata

L’interno, a due campate con volta a vela, separate da archi a sesto acuto, presenta un presbiterio caratterizzato da un altare a navicella, staccato dalla parete. Al centro è presente un tabernacolo tra due colonne per parte, che conserva una statua della Madonna che sostiene il Cristo morto. La Festa di Nostra Signora della Pietà si svolge in settembre.

Oliena-Chiesa campestre di Nostra Signora della Pietà: interno verso il presbiterio Oliena-Chiesa campestre di Nostra Signora della Pietà: il presbiterio Oliena-Chiesa campestre di Nostra Signora della Pietà: interno verso il portale di ingresso

Lungo la strada verso la valle di Lanaitto sono state trovate la grotta del Rifugio e la grotta del Guano

Passato l’Hotel, prima delle fonti di Su Gologone, circa a metà strada, si trova sulla destra una strada di cemento in salita che porta verso la valle di Lanaitto. La strada parte verso sud e curva poi verso est. Qui si trovano due grotte, che non sono visitabili, nelle quali sono stati rinvenuti importanti reperti archeologici, tra i quali materiali fittili e lirici risalenti al Neolitico Medio, durante il quale si è assistito alla nascita ed allo svilupparsi della Cultura di Bonu Ighinu, ed al Neolitico Finale, nel quale si è affermata la Cultura di Ozieri. I reperti sono conservati nel Museo Nazionale Archeologico di Nuoro.

Percorso circa un chilometro e mezzo, è stata rinvenuta alla destra della strada la Grotta del Rifugio, così chiamata perché nella primavera del 1961 vi hanno trovato riparo, durante un acquazzone, gli speleologi del Gruppo Grotte Nuorese. Le ricerche condotte nel 1977 e 1978 hanno portato alla scoperta del corridoio d’ingresso al pozzo sepolcrale contenuto nella cavità, nel quale sono stati rinveuti numerosi reperti archeologici, ed in quell’occasione si sono scoperti anche i resti di una donna risalenti a circa 1900 anni avanti Cristo.

Oliena-La Grotta del Rifugio Nuoro-Museo Nazionale Archeologico: reperti rinvenuti a Oliena nella grotta del Rifugio

Dopo altri quasi cinquecento metri, alla sinistra della strada, è stata rinvenuta la Grotta del Guano, ossia Sa Conchedda de Su Guanu. In essa, negli scavi compiuti nel 1978, sono stati rinvenuti un idoletto che, più che una dea madre, fa ipotizzare una figurina antropozoomorfa, due vasi con beccuccio versatoio nuovi come tipologia per quanto riguarda i reperti della Cultura di Ozieri ed un frammento di ciotolina carenata a superficie ingubbiata rossa con motivi di linee orizzontali a zig zag dipinte in nero.

Oliena-La Grotta del Guano Nuoro-Museo Nazionale Archeologico: reperti rinvenuti a Ozieri e ad Oliena nella grotta del Guano

Nella valle di Lanaitto raggiungiamo il villaggio nuragico Sa Sedda e Sos Carros

Oliena-Valle di LanaittoProseguendo, la strada curva verso sud e porta all’interno della Valle di Lanaitto che si sviluppa verso il centro del Supramonte, percorsa dal rio Sa Oche, le cui acque hanno portato nel corso dei millenni alla formazione di straordinari fenomeni carsici. A circa sette chilometri da dove abbiamo imboccato la strada, si arriva a un bivio, con le indicazioni a sinistra per il villaggio nuragico di Tiscali, che si trova in territorio di Dorgali, ed a destra per il villaggio nuragico di Sa Sedda e Sos Carros, che è, invece, interritorio di Oliena. Seguendo le indicazioni per il Villaggio nuragico di Sa Sedda e Sos Carros che letteralmente sta ad indicare il punto di passaggio dei carri, poco dopo troviamo un piazzale dove possiamo parcheggiare, nei pressi della casa detta Il Rifugio, dove ha sede la società speleologica e da dove partono le visite guidate.

Oliena-Valle di Lanaitto: la strada verso il Rifugio Oliena-Valle di Lanaitto-Rifugio

Oliena-Villaggio nuragico Sa Sedda e Sos Carros: rotonda cerimonialeC’è anche un sentiero che permette di raggiungere il villaggio Sa Sedda e Sos Carros da ovest, partendo da Oliena, ma il modo più agevole di arrivarci è provenendo da Dorgali, come abbiamo fatto noi. Solo una parte del villaggio è stata portata alla luce, gran parte dell’insediamento è ancora da scavare. È formato da numerose capanne a pianta circolare ed ovale. Possiamo vedere un cortile centrale, sul quale si aprono diversi ambienti, alcuni ritenuti un opificio utilizzato dai primitivi per la lavorazione dei metalli, e l’area sacra. Quest’ultima comprende una camera, pavimentata in calcare, con un sedile in pietra che si sviluppa lungo tutti i muri. Nell’area sacra si trova la fonte sacra, a forma circolare, realizzata con filari di blocchi di basalto. Tra i blocchi di basalto, troviamo un filare formato, invece, da blocchi di calcare bianco, con scolpite protomi a testa d’ariete dalle quali usciva l’acqua, che arrivava a una vasca circolare al centro della fonte. Importante l’ingegneria idraulica, che rende questo pozzo unico nel suo genere.

Oliena-Villaggio Sa Sedda e Sos Carros: i monti a nord del villaggio Oliena-Villaggio Sa Sedda e Sos Carros: accesso al villaggio Oliena-Villaggio Sa Sedda e Sos Carros: la fonte sacra Oliena-Villaggio Sa Sedda e Sos Carros: bacile al centro della fonte sacra Oliena-Villaggio Sa Sedda e Sos Carros: il protome a testa d’ariete dalle quali usciva l’acqua Oliena-Villaggio Sa Sedda e Sos Carros: sedile, dall’altro lato del bacile doveva essercene un altro Oliena-Villaggio Sa Sedda e Sos Carros: area per la forgiatura dei metalli Oliena-Villaggio Sa Sedda e Sos Carros: altra vasca sacra a monte di quella contenete il bacile Oliena-Villaggio Sa Sedda e Sos Carros: altra vasca sacra a monte di quella contenete il bacile Oliena-Villaggio Sa Sedda e Sos Carros-resti di capanne del villaggio nuragico Oliena-Villaggio Sa Sedda e Sos Carros-resti di capanne del villaggio nuragico Oliena-Villaggio Sa Sedda e Sos Carros-resti di capanne del villaggio nuragico Oliena-Villaggio Sa Sedda e Sos Carros-resti di capanne del villaggio nuragico Oliena-Villaggio Sa Sedda e Sos Carros-resti di capanne del villaggio nuragico Oliena-Villaggio Sa Sedda e Sos Carros: bastioni megalitici a difesa del villaggio Oliena-Villaggio Sa Sedda e Sos Carros: capanna dell’Età del Ferro

Oliena-Villaggio Sa Sedda e Sos Carros: il pesi da telaio e fusaiole fittiliLa costruzione del villaggio è iniziata verso il 1300 avanti Cristo circa, nell’Età del Bronzo Medio, ed il villaggio è stato abitato anche in seguito, di sicuro almeno fino all’Età del Ferro. Nell’area sacra sono stati trovati pesi da telaio e fusaiole fittili, che oggi sono conservati nel Civico Museo Archeologico di Dorgali. Sono stati rinvenuti, inoltre, oltre 150 chili di bronzo, destinati ad un nuovo ciclo di lavorazione, che potrebbero essere legati ad un’officina fusoria che, probabilmente, sorgeva nelle vicinanze dell’abitato.

Oliena-Villaggio Sa Sedda e Sos Carros: askos in lamina di bronzo con versatoio e protome bovina, ispirato a modelli cipriotiTra i numerosi oggetti in bronzo, è stato rinvenuto un bel vaso askoide in lamina di bronzo con versatoio e protome bovina, ispirato a modelli ciprioti, datato presumibilmente Età del Ferro. Sono stati rinvenuti anche una navicella di notevoli dimensioni con protome cervina e la splendida protome di muflone di un’originaria navicella, oltre ad altre tipologie di manufatti, spilloni, immanicature di strumenti da lavoro e di armi, contenitori emisferici in lamina bronzea, un pezzo d’ambra non lavorata e vaghi di collana dello stesso materiale. Gran parte dei reperti rinvenuti sono conservati nel Museo Nazionale Archeologico di Nuoro e nel Museo Archeologico ed Etnografico Giovanni Antonio Sanna di Sassari.

La grotta di Sa Ohe e la grotta di Su Bentu

La strada che porta dal piazzale del parcheggio al villaggio fiancheggia il costone roccioso. Lungo questa strada, una deviazione sulla sinistra porta al grandioso sistema carsico costituito dalla Grotta di Sa Ohe, ossia la Grotta della Foce, nome che non è casuale, infatti per via della tanta acqua dovuta ai forti temporali in montagna, sfocia dalla medesima sotto forma di fiume. La grotta erroneamente è nota anche col nome di Grotta di Sa Oche, tradotto in modo sbagliato col significato di Grotta della Voce. È nota e frequentata fin da tempi antichissimi, e si apre a 150 metri d’altitudine. In essa si creano dei forti boati per la grande quantità di aria spinta all’interno dall’acqua a seguito di temporali. La grotta presenta un ampio ingresso, ha una lunghezza di 260 metri, è attraversata da un fiume, ed al suo interno si formano tre diversi laghi.

Oliena-La Grotta di Sa Ohe Oliena-Fiume all’interno della Grotta di Sa Ohe

Lungo la strada che ci ha portato al parcheggio, un’altra deviazione sulla sinistra porta alla Grotta di Su Bentu, ossia la Grotta del Vento, nota anche come Grutta de Sa Sennora, che si trova più a sud, ma più in alto, rispetto alla Grotta di Sa Ohe. Si apre a 206 metri d’altitudine, presenta un andamento prevalentemente orizzontale, è anch’essa ricca di laghi e saloni e costituisce un sistema complesso, con uno sviluppo estremamente ampio, del quale non è ancora nota la lunghezza. Entrambi le grotte sono di tipo carsico, famose per essere tra le grotte più grandi in Europa, e sono collegate tra loro da un sifone naturale di oltre cento metri, interamente sommerso, che, nei periodi piogge copiose, agisce come valvola di svuotamento. Le due grotte, che raggiungono i cento metri d’altezza, sono ornate da stupende stalattiti e molteplici concrezioni, che le rendono luoghi di eccezionale bellezza.

Oliena-La Grotta di Su Bentu Oliena-La Grotta di Su Bentu

La Grotta Corbeddu con i numerosi resti che sono stati rinvenuti al suo interno

Più a sud e più in alto, ma difficilmente raggiungibile ed oltre tutto chiusa ai visitatori, si trova la Grotta Corbeddu che deve il suo nome al famigerato bandito barbaricino Giovanni Corbeddu, vissuto verso la metà dell’ottocento, che la scelse come suo rifugio. Si tratta di una cavità a sviluppo pressoche orizzontale, lunga circa 130 Metri, suddivisa in tre sale principali, che termina in un piccolo ambiente, ed è raggiungibile attraverso un sentiero che ha inizio a destra dell’ingresso della Grotta Sa Oche e risale la montagna.

La Grotta Corbeddu Grotta Corbeddu: scavi all’interno della grotta

Grotta Corbeddu-resti di Megaceros CaziotiNella grotta Corbeddu sono stati rinvenuti alcuni resti che vengono fatti risalire al Paleolitico Superiore, che si è sviluppato tra il 35 e il 10mila avanti Cristo, ed al Mesolitico, che si è sviluppato tra il 10 ed il 6mila avanti Cristo. La grotta è stata abitata a partire dal Paleolitico Superiore, esattamente da 25 o 26mila anni fa. Sono stati, infatti, rinvenuti Frustoli di carbone assieme ad Ossa di animali selvatici con segni di combustione, la cui datazione radiometrica è quella indicata. Si tratta di un cervo di grandi dimensioni, il Megaceros Cazioti, che all’interno della valle non sembra aver subito il fenomeno del nanismo, documentato fra le stesse specie animali nelle altre isole del Mediterraneo. Sono stati, poi, rinvenuti i resti scheletrici del canide sardo, il Cynoterium sardous, che aveva la dimensione di una piccola volpe, estremamente strano data l’assenza di grossi carnivori nell’ambito delle faune insullari.

Grotta Corbeddu-resti di un osso mascellre umanoNella grotta sono stati trovati anche Frammenti ossei umani, da uno strato datato, col metodo del Carbonio 14, tra i 20 ed i 14mila anni fa, e che appartengono quindi ad uno dei più antichi insediamenti umani in Sardegna. Si tratta del più antico ritrovamento di ossa umane in Sardegna. Sono stati rinvenuti anche Rozzi strumenti come raschiatoi, lame e bulini, alcuni in osso, ma per la maggior parte in selce e quarzo, datati anch’essi fra i 14 ed i 12mila anni or sono. In strati superiori, appartenenti al Mesolitico, sono stati rinvenute, anche, Ossa ammucchiate al centro della grotta, oltre a resti di un roditore endemico delle dimesioni di una lepre ma senza la coda, il Prolagus Sardus, che costituiva una importante risorsa alimentare ed è ormai estinto. Sono stati rinvenuti anche resti di focolari ed altro notevole materiale ancora in fase di studio.

I resti della Tomba di giganti nella valle di Lanaitto

Proseguendo lungo la strada che porta nella valle di Lanaitto, a poca distanza dall’ingresso della Grotta di Sa Ohe sono stati rinvenuti i resti di una Tomba di giganti, che probabilmente poteva avere qualche relazione con il vicino villaggio.

Oliena-A poca distanza dalla Grotta di Sa Ohe si trovano i resti di una Tomba di giganti Oliena-A poca distanza dalla Grotta di Sa Ohe si trovano i resti di una Tomba di giganti

Nella valle di Lanaitto nella Grotta di Sisaia sono stati rinvenuti i resti della cosiddetta donna di Sisaia

Nella valle di Lanaitto vicino a Oliena, nella quale tanti reperti archeologici sono stati portati alla luce, in località Borrosca, a ridosso del versante occidentale di Monte Gutturgios, nel percorrere il sentiero che adduce al canyon di Doloverre, è stato trovato un piccolo anfratto, parzialmente occultato dalla verde macchia mediterranea, aperto tra le fessure della parete calcarea, chiamato la Grotta naturale di Sisaia. In essa sono stati rinvenuti i resti di una donna sepolta, chiamata la Donna di Sisaia con un povero corredo funebre, costituito da una ciotola, un tegame, una macina di granito e tracce di legno combusto. La datazione effettuata la attribuisce alla Cultura di Bonnanaro, che si è sviluppata in Sardegna tra l’Età del Bronzo Antico e quella del Bronzo Medio, e si può presumere che risalga, quindi, a circa 4500 anni fa.

Nuoro-Museo Nazionale Archeologico: scheletro della donna di Sisaia Nuoro-Museo Nazionale Archeologico: scheletro della donna di Sisaia Nuoro-Museo Nazionale Archeologico: scheletro della donna di Sisaia con i segni della trapanazione cranica

Nel suo volume La storia del dolore, Gualtiero Bellucci scrive che «Il ritrovamento ha aperto nuovi interrogativi. Si tratta di un chiaro esempio di trapanazione cranica con sopravvivenza, eseguito con fine tecnica operatoria, mediante l’uso di un trapano cilindrico, con estrazione e successiva riapposizione del disco osseo, con perfetta saldatura, che non può non stupirci! Altre sorprese ha rilevato lo scheletro, quali fratture dell’arto superiore sinistro, ben ricomposte, e una neoplasia ossea del sacro che doveva rendere assai dolorosa la deambulazione, la giacitura supina e anche lo stare seduta. Una donna che aveva indubbiamente molto sofferto, per la quale è stata avanzata la supposizione che soffrisse di male sacro e che fosse, essa stessa, una guaritrice».

Proseguendo verso Dorgali troviamo il Centro Ippico

Riprendiamo la SP46 in direzione di Dorgali e la seguiamo per circa due chilometri ed ottocento metri, poi troviamo la deviazione verso sinistra che, in circa trecento metri, ci porta nella piana di Frathale, dove si trova il Centro Ippico nel quale si tengono corsi di equitazione anche per bambini e disabili. Presso questo centro, durante le manifestazioni del 21 agosto per la Festa di San Lussorio, si svolge Su Palu de Sos Vihinados, il Palio dei Vicinati, organizzato dal comitato dei giovani di Oliena, che abbiamo già descritto.

Oliena-Centro Ippico: la pista Oliena-Centro Ippico: una competizione

Ad est si trova la Vitivinicola Giuseppe Gabbas con un vino premiato dal Gambero Rosso

Dal centro di Oliena, presa la via Nuoro che si dirige verso nord ovest, all’incorcio dove avevamo trovato alla destra il giadino pubblico di via Nuoro e subito dopo la deviazione nella strada che ci aveva portati al Campo Sportivo Comunale Arenaglios di Oliena, prendiamo invece verso sinistra la strada la via Senatore Antonio Monni, che esce dall’abitato come strada provinciale e si dirige verso la SP58. La seguiamo e, a tre chilometi e mezzo dall’incrocio, si vede alla sinistra della strada un cancello che immette nelle proprietà della Vitivinicola Giuseppe Gabbas.

Tre Bicchieri del Gambero RossoOliena-Vitivinicola Giovanni GabbasLa Vitivinicola Giuseppe Gabbas si estendesu una superficie di circa trenta ettari, dei quali venti a vigneto e cinque a oliveto, in una vallata ai piedi del Supramonte, nel cuore della Sardegna. Terreni profondi, di origine granitica e sufficentemente permeabili, conservano una certa umidità anche nei periodi di lunga siccità. Il particolare clima della zona, influenzato dalle brezze temperate che giungono dal mare, distante poco più di venti chilometri, e la vicinanza di rilievi montuosi assicurano una buona escursione termica, con positivi effetti sul colore e sul profilo aromatico delle uve. Questo favorisce un ecosistema ideale per la vite, riducendo, tra l’altro, i trattamenti antiparassitari, eseguiti solo con prodotti tradizionali. Il vitigno maggiormente coltivato è il Cannonau, al quale sono state aggiunte altre varietà locali, selezionate tra le più interessanti del ricco panorama viticolo sardo. La Vitivinicola Giuseppe Gabbas ha ottenuto dalla guida Vini d’Italia 2023 del Gambero Rosso il riconoscimento dei Tre Bicchieri per il suo vino Cannonau di Sardegna Classico Dule 2019.

A sud est del paese si trova l’area di sosta del monte Maccione

Oliena-Monte MaccioneDal centro di Oliena si prende la SP22 verso sud est, che è la continuazione di via Maggiore Toselli e prende il nome di via Corrasi, ed esce dall’abitato in direzione appunto sud orientale, seguendo le indicazioni per la Cooperativa Enis, e ci porta sul Monte Maccione. Usciti dall’abitato, questa strada, qui chiamata Istrada nova, ci porta in poco meno di tre chilometri, tra curve a tornanti in una strada in cemento, molto tortuosa, all’area di sosta del monte Maccione, che si trova a un’altezza di ottocento metri, sovrasta il paese chiamato Oliena, ed è ricoperto di lecci ed altri alberi secolari. Sul monte Maccione si trovano strutture turistiche ricettive.

Il ristorante della Cooperativa Enis

Lungo la strada per l’area di sosta del monte Maccione, seguendo le indicazioni prendiamo una strada sulla sinistra che, in circa centocinquanta metri, ci porta al ristorante della Cooperativa Enis.

Oliena-Enis Hotel in localit  Monte MaccioneIn località monte Maccione si trova l’Enis Hotel che ospita anche il ristorante Enis, un locale specializzato nella cucina sarda in un ambiente semplice. Immerso in un bosco di lecci secolari, sorge in una posizione isolata, circondato dal verde e dalla tranquillità, ed è un luogo ideale per gli amanti delle escursioni in montagna. Si tratta di un Hotel con proposte di cucina regionale, che dispone anche di alcune camere semplici ma confortevoli, dalle quali si ha una bella vista sulle cime montuose circostanti. Il ristorante pizzeria offre un menu a prezzo contenuto, ma per un pasto in questo ristorante è suggerita la prenotazione.

Dala località Sos Prados raggiungiamo il Supramonte di Oliena

Il Supramonte è un complesso montuoso di altopiani carbonatici che occupano la parte centro orientale della Sardegna, che si estende per 3cinquemila ettari nei territori di Oliena, Orgosolo, Urzulei, Baunei e Dorgali, paesi situati ai piedi delle alte pareti calcaree che delimitano i confini dell’altopiano. In realtà, quello che noi definiamo Supramonte non esiste dal punto di vista geografico, nel senso che questo termine è una traduzione in italiano di un modo di dire sardo ad indicare I monti sopra, che in realtà sta ad indicare tutti quelli più alti rispetto a dove tu ti trovi. Costituito da rocce di dolomie e calcari e incorniciato da montagne carsiche tra le più alte della Sardegna, seconde in altezza solo a quelle del Gennargentu, è pressoche inaccessibile a chi non ne conosca i segreti. Si sconsiglia di avventurarsi da soli nel Supramonte e si raccomanda di chiedere informazioni all’Ispettorato Forestale di Nuoro.

Proseguendo oltre l’area di sosta per poco più di altri due chilometri, raggiungiamo la località denominata Sos Prados che è il pianoro, il passo, il luogo al quale si può giungere con un fuoristrada, e dal quale ci si può incamminare a piedi per raggiungere le cime del Monte Corrasi, sul Supramonte di Oliena. Il Supramonte di Oliena va dalla località di Sos Prados alla vetta del Monte Corrasi di 1.463 metri, alla punta di Sos Nidos di 1.348 metri, alla Punta Cusidore di 1.147 metri, fino alla gola di Badde Su Tuo. Il monte Corrasi, con i suoi 1.463 metri, costituisce la vetta più alta di tutto il complesso montano. Per la particolarità e la ricchezza delle specie che crescono su questo monte, la Società Botanica Italiana ha incluso dal 1971 il monte Corrasi nel censimento dei biotopi di rilevante interesse vegetazionale e meritevoli di conservazione. Conosciuto per i suoi calcari, ospita la famosa Nurra de Sas Palumbas, una grotta di rilevante importanza faunistica.

Oliena-Monte Corrasi Oliena-La punta Sos Nidos Oliena-La punta Cusidoore

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, da Oliena ci recheremo nel Nuorese, a visitare la città di Nuoro capoluogo della Provincia omonima e considerata la capitale della Barbagia. Visiteremo il centro della città parlando dei tanti personaggi storici e culturali che l’hanno resa illustre, e nella successiva tappa visiteremo il Monte Ortobene e le altre frazioni, per recarci poi a visitare i principali siti archeologici presenti nei dintorni.


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