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La città di Nuoro capoluogo della Provincia e patria di Grazia Deledda con le sue principali manifestazioni


In questa tappa del nostro viaggio, da Oliena ci recheremo nel Nuorese, a visitare la città di Nuoro capoluogo della Provincia omonima e considerata la capitale della Barbagia. Visiteremo il centro della città parlando dei tanti personaggi storici e culturali che l’hanno resa illustre, e nella prossima tappa visiteremo il Monte Ortobene e le altre frazioni, per recarci poi a visitare i principali siti archeologici presenti nei dintorni.

La regione storica del Nuorese o Barbagia di Nuoro o Barbagia di Bitti

La Barbagia di NuoroIl Nuorese (nome in nuorese Su Nugorèsu, in logudorese Su Nuorèsu), indicato da alcuni anche con il nome di Barbagia di Nuoro o Barbagia di Bitti, è una regione storica della Sardegna nord orientale. In periodo giudicale il suo territorio apparteneva per lo più al Giudicato di Torres, nella Curatoria di Dore-Orotelli. In realtà oggi per Nuorese si intende un territorio molto più ampio, che comprende anche parte dei territori che in periodo giudicale appartenevano alle curatore di Bitti e di Orosei-Galtellì, nel Giudicato di Gallura. I comuni che ne fanno parte sono Bitti, Lula, Nuoro, Onani, Oniferi, Orani, Orotelli, Orune, Osidda, Ottana, e, secondo molti, ed anche secondo noi, al Nuorese apparterrebbe anche il comune di Sarule. Secondo alcuni vi apparterrebbe anche il comune di Dorgali, che, a nostro avviso, appartiene invece alla Barbagia di Ollolai, dato che durante il periodo nel quale la Sardegna era sotto il controllo dell’impero Bizantino e nel primo periodo del Giudicato di Arborea ne costituiva uno sbocco al mare, andato perduto a seguito dell’espansione, promossa dai Pisani, verso sud del Giudicato di Gallura. Il Nuorese è costituito da luoghi, paesi, tradizioni, enogastronomia, artigianato artistico, musica e cultura, che si sviluppano nei paesaggi dei paesi del comprensorio barbaricino, richiamati nelle opere letterarie del Nobel per la letteratura Grazia Deledda.

In viaggio verso Nuoro

Da Oliena prendiamo la SP22 che, dopo 11 chilometri, ci porta a raggiungere Nuoro. Per arrivarci da Dorgali è più veloce, usciti verso nord sulla SS125 Orientale Sarda per Orosei, dopo due chilometri deviamo sulla SP38 verso nord. Incrociata sulla sinistra la SP46, proseguiamo, invece, dritti sulla SP38 per circa 10 chilometri, poi deviamo a sinistra sulla SS129 che, dopo venti chilometri, ci fa entrare nella città di Nuoro.

La città di Nuoro capoluogo della Provincia omonima

Nuoro-Veduta della cittàNuoro-Stemma del comuneLa città di Nuoro il cui nome si pronuncia Nùoro (nome in lingua sarda Nùgoro, altezza metri 549 sul livello del mare, abitanti 34.105 al 31 dicembre 2021) ci si presenta appoggiata su un altopiano granitico, fra le valli Isalle di e quella di Oliena, a circa seicento metri sul mare, dominata verso oriente dal Monte Ortobene. Da rilevare la differenza tra la pronuncia italiana del suo nome, che viene chiamato Nuòro, e che differisce dalla pronuncia locale, nella quale la città viene, invece, chiamata Nùoro. Nuoro è il capoluogo della Provincia omonima, che si estende per tutta la parte centrale dell’Isola, ed è considerata la capitale della Barbagia, anche se non si trova propriamente nella Barbagia ma in una zona indicata come Nuorese. Da Nuoro, verso sud est, si possono ammirare i massicci calcarei del supramonte di Oliena. La favorevole posizione geografica, l’attaccamento alle attività tradizionali con la recente apertura di quelle più nuove, e la ricchezza di monumenti e strutture culturali la rendono meta di visite, al punto da farla definire l’Atene sarda, sia al suo centro storico che ai suoi bei dintorni.

Origine del nome

Le forme documentate più antiche del nome del paese sono Nuor e Norium, e derivano dallo strato linguistico protosardo, mentre è considerata fantasiosa l’interpretazione secondo cui il suo etimo sarebbe da rintracciare nella voce orientale Nugor, ad indicare la luce, il fuoco, la dimora. In ogni caso, il nome del paese è documentato per la prima volta nel 1341, e viene menzionato come Nugor anche in documenti più antichi.

La sua economia

L’economia di Nuoro è basata sull’agricoltura, con la produzione di cereali, frumento, ortaggi, uva, olive, agrumi e altra frutta. Si pratica anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria, abbastanza sviluppata, è costituita da numerose aziende che operano nei comparti della produzione di sale, alimentare e lattiero caseario, tessile e conciario, del legno, dei prodotti che derivano dalla raffinazione del petrolio, chimico e delle materie plastiche, del vetro, dei materiali da costruzione, metalmeccanico, elettronico, dei mobili, della gioielleria e oreficeria, ed edile. Per l’artigianato, si producono tessuti in orbacee, lino, tappeti, arazzi e gioielli in filigrana.

Brevi cenni storici

Per quanto riguarda la storia di Nuoro, va considerato che la zona è stata frequentata fino da epoca preistorica. Il primo nucleo urbano si è formato con l’arrivo di alcuni uomini provenienti dall’Asia minore, in fuga dai Romani, la cui prima base è stata la valle di Seuna, da cui ha preso il nome il più antico quartiere di Nuoro. Durante l’occupazione romana, gli abitanti si ritirano sul Monte Ortobene, per tornare a valle in età vandalica e bizantina, quando si inizia a parlare dei barbaricini. Nel periodo medioevale, in periodo giudicale, viene aggregata alla curatoria di Ottana e, con la curatoria di Dore e Orotelli, fa parte del Giudicato di Logudoro, e su carte medievali del 1147 troviamo il primo riferimento al villaggio di Nugor, sviluppatosi intorno alla chiesa di Santu Milianu, ossia Sant’Emiliano, nel quartiere Seuna ed alla chiesa di Santu Pedru, ossia San Pietro, nel quartiere omonimo. Sant’Emiliano testimonia il passaggio della popolazione dal Monte Ortobene, località Milianu, al quartiere Seuna, in cui si è preservata la devozione al Santo. Dal dodicesimo secolo diviene sede vescovile, ma alla fine del quattrocento, sotto il papa Alessandro sesto, la sua diocesi viene annessa a quella di Cagliari, e Nuoro viene privata del vescovato, iniziando a decadere anche come città. A partire dalla dominazione catalana e spagnola, sono numerose le famiglie che si contendono il governo feudale: i Carroz, i Massa di licano, i Cancanti, i Portuzal, i De Silva. Sotto Filippo II di Spagna entra in possesso di Caterina De Silva, quindi dei Fadriguez Ferdinandez. Già da questo periodo, in tutto il Nuorese ed in Barbagia si sviluppa il banditismo, che si accresce poi durante la dominazione piemontese. Con l’Editto delle Chiudende, del 1820, nell’intera Barbagia si assiste all’occupazione selvaggia dei terreni, sino ad allora adibiti ad uso comune. Iniziano rivolte sanguinose che culminano nei moti popolari Su Connottu. Ha, inoltre, una forte recrudescenza il banditismo, giustificato da sentimenti di ribellione all’invasore. Gli anni successivi vedono la rinascita della città, dove, durante il regno d’Italia, nel novecento si sviluppa la più importante avanguardia artistica sarda, che fà di Nuoro il centro culturale della Sardegna. Nelle strette viuzze del quartiere di Santu Pedru vedono la luce alcuni tra i principali esponenti della cultura sarda, tra i quali il premio Nobel per la letteratura Grazia Deledda. Nel periodo della dominazione piemontese, dal 1848 al 1859, Nuoro viene nominata capoluogo di una delle tre circoscrizioni amministrative della Sardegna, e diviene capoluogo di Provincia nel 1927. In periodo repubblicano, del comune di Nuoro nel 1927, dopo la creazione della Provincia di Nuoro, viene cambiata la provincia, da quella di Sassari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro.

Nuoro in età sabauda viene elevata al rango di città

Durante il Regno di Sardegna sabaudo, Nuoro nel 1836 viene elevata dal re Carlo Alberto al rango di città con regio Decreto del 10 settembre 1836, secondo la consuetudine diffusa in Piemonte, ma in modo puramente onorifico e senza privilegi. Rango che viene confermato dal successivo regno d’Italia e dalla repubblica Italiana.

Alcuni dei principali personaggi che sono nati a Nuoro

Vediano alcuni dei personaggi che sono nati a Nuoro, mentre i più significativi verranno descritti quando visiteremo la città ed illustreremo le loro case natali.

Nati a Nuoro, i fratelli Serra Sanna costituiscono il più incredibile gruppo di famiglia nella lunga storia del brigantaggio ottocentesco in Sardegna. Si tratta di due fratelli senza scrupoli, dediti agli omicidi, ai ricatti e alla violenza, votati al delitto nelle sue manifestazioni più efferate, e di una sorella dalla ferrea determinazione, audace e di grande intelligenza, che sono conosciuti come Sos gigantes, ossia i giganti, o sos senadores, ossia i senatori, e Sa reina, ossia la regina. Così la gente si riferisce a loro, con circospezione e parole scelte con cura, temendo le terribili vendette per cui i Serra Sanna sono tristemente famosi. Il maggiore dei due fratelli, Giacomo nato nel 1865, vede la sua prima condanna a cinque anni a causa di un semplice furto, ma la condanna esaspera il suo animo, determinando uccisioni, devastazioni, incendi, sgarrettamenti, abigeati. Ad un suo acerrimo nemico, il ricco possidente G. Manca, dopo avergli bruciato e distrutto l’ovile, fa scavare una fossa e vi fissa un foglio con il seguente messaggio: Come padrone della tua casa, oggi in fumo, ti ho lasciato una fune per impiccarti ed un ottimo coltello per traffigerti, non perdere del tempo, provvedi immediatamente da solo. Il secondo fratello, Elias nato nel 1872, è senza alcun dubbio il più duro ed il più temibile, sanguinario e vendicativo, e costituisce per il circondario un vero terrore, tanto che le sue gesta sono conosciute fino a Sassari ed a Ozieri, oltre Nuoro naturalmente. Ritratto di MariantoniettaTanto Giacomo quanto Elias possono contaresu un alleato veramente eccezionale, la sorella Mariantonia una donna di carattere duro e deciso, intelligente, che di giorno fa visita a molte persone, dalle quali, nel porgere il saluto dei fratelli, pretende denaro, medicinali e cartucce, e poi, di notte, cavalcando, parte alla volta del rifugio dei fratelli, e porta loro, oltre che consigli ed informazioni, munizioni, biancheria e cibarie. Capace di imbracciare il fucile e di assumere sembianze maschili per girare liberamente nelle campagne circostanti dove agiscono indisturbati i suoi due fratelli, è lei l’eccellente tramite tra il paese e i territori circostanti dove la legge non si può applicare. L’attività di Mariantonia, definita dal governo piemontese Un accidente mandato da Dio sulla terra per dannazione del genere umano, termina nella notte tra il 14 e il 15 maggio 1899, meglio conosciuta come la Notte di San Bartolomeo, nella quale l’autorità regia, grazie ad un’azione a sorpresa, riesce a compiere arresti eccellenti, tra cui, a Nuoro, quello di Mariantonia, che verrà condannata, nel 1900, a diciottoanni di reclusione, e, nella sentenza si dirà di lei: Nell’imperversare di questo feroce banditismo, in questa immane bufera dei più esecrabili delitti, campeggia purtroppo una triste figura di donna, Serra Sanna Mariantonia, sorella dei famosi banditi, dal cuore perverso quanto i di lei fratelli, crudele colle vittime, eccitatrice e consigliatrice con ogni modo possibile dei banditi di lei fratelli e degli altrettanti feroci loro compagni, la cui casa in Nuoro serviva di convegno a parenti ed affiliati della triste lega, con un andirivieni di persone sia di giorno che di notte. A Morgogliai i fratelli Serra Sanna uccidono il carabiniera Aventino MorettiMurales a Orgosolo: caccia grossa a Orgosolo (la strage di Murguliai dove reparti dell’esercito e di Carabinieri reali nel 1899 riuscirono a sgominare la banda dei fratelli Serra Sanna)I due fratelli costituiscono un gruppo brigantesco di settantadue uomini, che spadroneggia nella zona che va da Orgosolo fino a Nuoro, e che non esita a imporre uno spietato dominio sul territorio. Le imprese dei due fratelli si concludono il 10 luglio 1899, quando a Morgogliai, un’impervia località fra Orgosolo e Oliena, vengono impegnati in un conflitto a fuoco che vede impegnati oltre Duecento fra Carabinieri e fanti contro cinque banditi. restano sul campo i due fratelli Serra Sanna, Giuseppe Pau e Tommaso Virdis, mentre si salva il quinto componente del gruppo, Giuseppe Loddo, di Orgosolo, che morirà due anni dopo, anche lui con le armi in pugno. Nella cosiddetta battaglia di Morgogliai muore anche un carabiniere famoso, Aventino Moretti, che due anni prima aveva ucciso Giovanni Corbeddu Salis, di Oliena. Quando muoiono, Elias, più spietato e sanguinario del fratello, ha una serie di imputazioni impressionante, non a caso, con una taglia di 12mila e cinquecento lire, è al primo posto della classifica dei latitanti più pericolosi della Sardegna; mentre Giacomo è colpito da 15 mandati di cattura per una decina di omicidi ed un numero infinito di reati minori, e, sulla sua testa, è posta una taglia di 8mila lire.

Il volume Caccia Grossa di Giulio BechiAllo scontro finale è dedicato il volume Caccia Grossa di Giulio Bechi, vissuto in prima persona dato che l’autore era un carabiniere di stanza a Nuoro, che in esso paragona l’azione ad una vera e propria battuta di caccia. Egli così descrive quel periodo: Nuoro, un brulichio nerastro di villaggio steso fra le stoppie giallicce, in uno scenario fantastico di monti, dei pastori vestiti di pelli, delle vie di granito battute dal vento, delle campane martellanti un eterno tintinnio di tarantella, la capitale del brigantaggio ci appare come un grosso e squallido borgo, dove il Vescovo mitrato, il sottoprefetto e il comandante del presidio fanno l’effetto di una commenda sulla casacca di un villano.

Piero MarrasTesti di due canzoni di Piero MarrasIl cantautore Piero Marras al secolo Piero Salis nasce a Nuoro nel 1949. Esordisce come tastierista e cantante del Gruppo 2001, dal quale esce nel 1974. Da allora inizia la carriera di cantautore, prima col nome Piersalis e successivamente con quello di Piero Marras. Scrive inizialmente canzoni in lingua sarda italiana e successivamente esclusivamente in lingua sarda, i cui contenuti sono ispirati alla sua regione. Ha scritto testi anche per i Tazenda, tra i quali il famosissimo Carrasecare, ed inoltre ha scritto la bellissima canzone Osposidda, che rievoca la cosddetta battaglia di Osposidda, nella quale vengono uccisi quattro banditi e un poliziotto, ma con i cadaveri dei banditi trasportati su camion scortati dalla polizia a sirene spiegate, il che causerà accese polemiche, perché molti interpreteranno il fatto come un’ostentazione dei cadaveri alla stregua di trofei di caccia, dato che il trasporto per le vie del paese si usa nella caccia al cinghiale. Piero Marras in concerto il 16 agosto 2005 a DorgaliDa una lettera di Gian Luigi Cabizza a Piero: Alcuni dei suoi pezzi mi piacciono a tal punto che vorrei, in quei momenti avere soltanto io orecchie per sentire quella melodia, quelle parole dense di significato e di passione. Spesso, almeno ogni giorno, mi rinchiudo nel mio mondo, nel mio angolino vicino ai cd e con le cuffie penso ad un luogo che mi sembra descriva nei suoi pezzi, a quella persona, uomo donna, padre madre che danno vita ed animano o ispirano le sue canzoni. (...) Quando ascolto un suo pezzo, mi vengono i brividi, scorgo qua e la parole dense di significato, e immagino un mondo che mi rendo conto, non conoscere quanto vorrei. Riportiamo un filmato girato in uno dei nostri viaggi in Sardegna, quando abbiamo ascoltato Piero Marras in concerto il 16 agosto 2007 a Dorgali, ed i testi delle due sue più significative canzoni.

Giovanni ColumbuA Nuoro nel 1949 nasce il regista cinematografico Giovanni Columbu figlio di Michele Columbu di Ollolai, che è stato sindaco di Cagliari. Si trasferisce a Milano dove si laurea in Architettura, e realizza diverse mostre di pittura e video arte, tra cui Strategia di Informazione alla Rotonda della Besana e al palazzo della Permanente di Milano. Dal 1979, lavora per vent’anni come programmista regista presso la sede della RAI di Cagliari realizzando numerosi programmi televisivi, ed è autore di cortometraggi tra i quali nel 1985 Visos. Sogni, visioni, avvisi, sette sogni raccontati e interpretati dai sognatori; nel 1989 Dialoghi trasversali; e nel 1991 Villages and villages, vincitore Prix Europa di Berlino. Nel 1999 lascia la Rai e costituisce la Luches Film per la quale realizza come regista diversi  documentari, tra i quali Storie Brevi, premio Hermes come miglior documentario di promozione turistica nel 2005. Firma nel 2001 il suo primo film Arcipelaghi, incentrato sul processo a un ragazzo di quattordici anni accusato di omicidio, la cui sceneggiatura ha ottenuto premi e riconoscimenti. Nel 2012 firma il successivo film, Su re, ambientato in Sardegna, una storia incentrata sulla passione di Cristo tratta dai quattro Vangeli, con i dialoghi in lingua sarda. Nel marzo 2015 diviene Segretario del Partito Sardo d’Azione, ma nell’autunno dello stesso anno viene sostituito da Christian Solinas. Successivamente, nel 2017 pubblica il documentario antropologico Surbiles, che descrive queste immaginarie figure femminili apparentemente uguali a tutte le altre ma che, fra il tramonto e l’alba, nel sonno o attraverso l’uso di droghe, abbandonano il loro corpo fisico, penetrano nelle case in cui ci sono dei bambini e succhiano loro il sangue, donne alle quali, in passato, nei paesi della Sardegna centrale, veniva attribuita la morte improvvisa e inspiegabile di molti bambini.

Riproduzione integrale del cortometraggio 'Visos. Sogni, visioni, avvisi' di Giovanni Columbu Riproduzione integrale del docuemtario 'Storie brevi' di Giovanni Columbu Riproduzione integrale del film 'Arcipelaghi' di Giovanni Columbu Riproduzione integrale del film 'su rè di Giovanni Columbu Trailer del documentario 'Surbiles’ di Giovanni Columbu

Le principali feste e sagre che si svolgono a Nuoro

A Nuoro sono attivi l’Accademia Tradizioni Popolari Gruppo Folk su Nugoresu, l’Associazione Culturale Gruppo Folk Ortobene, l’Associazione Folkloristica Santu Predu di Nuoro, l’Associazione Folkloristica Sos Canarjos, l’Associazione Culturale Bustianu Satta, l’Associazione Folkloristica Tradizioni Popolari di Nuoro, l’Associazione Coro Polifonico Gli Amici del Folklore, oltre al coro polifonico Complesso Vocale di Nuoro. Tutti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località.

Nuoro-Sfilata ed esibizione del 'Gruppo Folk su Nugoresu' di Nuoro Nuoro-Sfilata ed esibizione del 'Gruppo Folk Ortobenè di Nuoro

A Nuoro si svolgono numerose feste e sagre, tra le quali la più significativa è la Sagra del redentore, la principale Festa religiosa di tutta la Sardegna, che il 29 agosto è Teatro di un’importante processione, e nella quale ai riti religiosi si sono affiancate diverse manifestazioni civili. A questa manifestazione sono dedicati diversi filmati presenti più avanti in questa pagina. Altri appuntamenti importanti sono, il 16 e 17 gennaio, la Festa di Sant’Antonio Abate; le manifestazioni del Carnevale; il 19 marzo la Festa di San Giuseppe; a metà di maggio la Festa di Sant’Isidoro l’Agricoltore; il 5 agosto la Festa di Santa Maria della Neve, che è la Santa patrona della città; il 6 agosto la Festa di San Salvatore; l’8 settembre la Festa della Madonna di Valverde; a novembre la Festa della Madonna del Rosario e la Festa di Nostra Signora delle Grazie.

Il Carnevale a Nuoro

Le manifestazioni del Carnevale hanno i loro momenti principali nei giorni di giovedi grasso, e il martedi Carnevale. Il punto di forza delle manifestazioni Carnevalesche a Nuoro sono due sfilate per le vie del centro. La prima è quella delle Maschere Tradizionali della Barbagia, dai Mamuthones e Issohadores di Mamoiada, ai Thurpos di Orotelli, ai Tumbarinos di Gavoì, Su Bundu di Orani, ed altre. La seconda sfilata si svolge la domenica successiva, detta Domenica della pentolaccia, che vede la partecipazione di carri allegorici e gruppi in maschera provenienti da tutta la Sardegna. I festeggiamenti si concludono la sera con un grande concerto in piazza Vittorio Emanuele. Le manifestazioni sono accompagnate da abbondante distribuzione di vino e dolci, dal giovedi grasso alla domenica, e anche alla domenica successiva.

La Festa di su Serbadore nel quartiere di Santu Pedru

Il 6 di agosto a Nuoro si svolge la Festa di su Serbadore, la Festa che per ben cinque secoli ha rappresentato la Sagra più importante di Nuoro. La festa, che era stata nel tempo dimenticata, è stata riscoperta nel 1977 dall’Associazione Folkloristica Sos Canarjos e riproposta ai nuoresi nella sua veste più antica.

La Festa di Sant’Isidoro nel quartiere di Seuna

Si celebra a metà di maggio, nell’antico quartiere di Seuna, la Festa di Sant’Isidoro l’Agricoltore, il contadino spagnolo che viene considerato protettore di Sos massajos e Sos carrulantes. Si tratta di un rito religioso molto antico che, oltre che al Santo, rende omaggio ai contadini e agli artigiani. La Sagra nel tempo era stata dimenticata, ma da alcuni anni è stata rilanciata con i contributi popolari, grazie a un comitato spontaneo di nuoresi di Seuna, ed è diventata la Festa non solo del quartiere, ma che coinvolge tutti i nuoresi. Il primo giorno si svolge una Rassegna di prodotti tipici, mentre lungo le vie del quartiere potranno essere visitati alcuni laboratori, poi, nel pomeriggio, la corsa degli asinelli, seguita da balli e canti tradizionali. Il secondo giorno, la domenica, si tiene la messa solenne nel Santuario dedicato alla Madonna delle Grazie, accompagnata dall’esibizione dell’Associazione Folkloristica Sos Canarjos.

L’importante Sagra del redentore

Il 29 agosto 2013 mi sono recato a Nuoro per assistere alle manifestazioni della Sagra del redentore, ed ho scattato le numerose foto ed i filmati presenti nei video che si possono consultare da questa pagina.

Nuoro: locandina della Sagra del redentore 2013Nuoro-Monte Ortobene: la statua del redentoreLa domenica precedente ed il giorno 29 di agosto a Nuoro si svolge la Sagra del redentore, che costituisce la Festa manna, la Festa grande dei nuoresi. Nata come Festa religiosa per decisione di papa Leone XIII nel 1900, si ripete dal lontano 29 agosto 1901, l’anno in cui fu inaugurata la statua del redentore eseguita dalla scultore Vincenzo Jerace, che si erge maestosa sulla cima del Monte Ortobene. Nata allo scopo di celebrare nella preghiera, si è andata, in seguito, arricchita in modo da farla diventare una Festa popolana, con divertimenti, manifestazioni e coreografie, al punto che alla Festa assistono oltre venticinquemila persone provenienti dalla Barbagia e da tutta l’isola.

La domenica che precede il 29 agosto, si svolge la manifestazione civile, che prevede, a partire dalle 16, la Grande sfilata dei Costumi Tradizionali sardi, alla quale segue alle 18 la Sfilata dei Cavalieri in Costume Tradizionale, provenienti da tutta l’isola. Nuoro-Sagra del redentore: sfilata dei Costumi Tradizionali sardi (25/08/2013)Nuoro-Sagra del redentore: sfilata dei Cavalieri in Costume Tradizionale (25/08/2013)Centottanta gruppi avrebbero voluto partecipare, ma ne sono stati accettati solamente settantaquattro, con tremila partecipanti ed oltre Duecento cavalli, per uno spettacolo di oltre quattro ore, che riportiamo in due filmati di oltre mezz’ora. In seguito, la sera del 28 agosto si svolge la Fiaccolata di preghiera, che visita le Chiese della Solitudine, di Nostra Signora del Rosario, di San Salvatore, della Santa Croce, della Madonna delle Grazie, e si conclude alla cattedrale di Santa Maria della Neve. Il culmine delle manifestazioni religiose si raggiunge il 29 agosto, quando molto presto, alle sei di mattina, inizia il Pellegrinaggio sul Monte Ortobene. La processione parte da Nuoro, dove i fedeli si radunano alle 6 di mattina di fronte alla cattedrale, per recarsi in pellegrinaggio lungo la via Aspromonte, la via della Solitudine dove fanno una fermata al piccolo Santuario, e salgono fino alla statua del redentore sul Monte Ortobene, Nuoro-Sagra del redentore: il pellegrinaggio religioso verso la statua del redentore sul Monte Ortobene (29/08/2013)Con accompagnamento dei cori nuoresi. Qui, sull’altare in granito, si celebra alle 11 la messa solenne. Segue uno spettacolo serale. Riportiamo un filmato dell’arrivo dei pellegrini alla chiesa della Solitudine.

Diverse sono le manifestazioni che accompagnano quelle più tradizionali, come la sfilata in costume e la processione, e tra esse, il 17 agosto 2013, una bella Sfilata delle Maschere Tradizionali dell’antico Carnevale sardo, ed il 29 agosto, dopo la benedizione solenne, si svolge il Festival regionale del Folklore, che si teneva nell’Anfiteatro Comunale, ma dal 2013 è stato abbandonato dato il suo stato di degrado, ed il raduno è stato spostato nella piazza Vittorio Emanuele, dove i gruppi folkloristici si esibiscono in canti e balli tradizionali.

La visita del centro storico della città di Nuoro

Nuoro: veduta del centro storicoL’abitato di Nuoro, in forte espansione edilizia, si estende in un pianoro dominato dal Monte Ortobene, ed in esso, accanto al centro storico ben conservato, sono successivamente sorti due nuovi quartieri residenziali. Entrati a Nuoro, sulla destra possiamo prendere il viale Francesco Ciusa, che conduce sul Monte Ortobene e che descriveremo più avanti. Proseguendo invece dritti, saliamo nel centro cittadino per via Aspromonte, che seguiamo fino a piazza San Giovanni, da dove parte corso Garibaldi, quello che una volta veniva chiamato la Via Majore e che separa il due rioni della città vecchia, ossia il rione Santu Pedru in alto nella città dal rione Seuna che si trova in basso.

Il nostro itinerario

Iniziamo la visita del centro storico recandoci nel rione Santu Pedru

Dalla piazza San Giovanni prendiamo verso nord la via Grazia Deledda, che risaliamo fino quasi alla fine, per visitare a piedi il Rione Santo Pedru che era un tempo abitato dai pastori.

Nel rione di Santu Pedru si respira ancora l’aria di altri tempi, descritta nell’opera di Salvatore Satta, che così descriveva il rione di Santu Pedru: San Pietro, Santu Predu, è il cuore nero di Nuoro… Non ha colori: ha già case alte che danno su vie strette che non sono più vicoli, e per vedere il cielo bisogna guardare in su… San Pietro è il prolungamento cittadino dell’ovile, c’è anche nell’aria l’odore delle pecore e delle capre. La sera è tutto uno sferragliare di zoccoli sul selciato, perché i padroni tornano a casa con le bisacce ricolme… le case sono grandi perché servi e padroni vivono insieme, mangiano dallo stesso tagliere, si scaldano allo stesso fuoco, e questo rende più servi i servi, e più padroni i padroni.

Visita del Museo Deleddiano

In via Deledda, al civico numero 42, troviamo il Museo Deleddiano dedicato alla vita ed all’opera di Grazia Deledda, affacciato su un bel cortile. Nella Casa Museo sono conservati oggetti personali, foto, lettere, prime edizioni delle sue opere e la riproduzione del diploma di conferimento del premio Nobel per la letteratura, attribuitole nel 1926.

Nuoro: la casa natale di Grazia Deledda che ospita il Museo Deleddiano fotografata qualche anno fa quando era esposto il grande manifesto illustrativo Nuoro: la casa natale di Grazia Deledda che ospita il Museo Deleddiano fotografata qualche anno fa quando era esposto il grande manifesto illustrativo Nuoro: la casa natale di Grazia Deledda come si presenta oggi dopo che il vento ha strappato il grande manifesto illustrativo Nuoro-Museo Deleddiano: la cucina e la dispensa ricostruite sulla base del romanzo autobiografico <em>Cosima</em> Nuoro-Museo Deleddiano: la cucina e la dispensa ricostruite sulla base del romanzo autobiografico <em>Cosima</em> Nuoro-Museo Deleddiano: la cucina e la dispensa ricostruite sulla base del romanzo autobiografico <em>Cosima</em> Nuoro-Museo Deleddiano: rievocazione dell’assegnazione del premio Nobel Nuoro-Museo Deleddiano: la camera da letto di Grazia Deledda Nuoro-Museo Deleddiano-Lo studio dove Grazia Deledda lavorava Nuoro-Museo Deleddiano: cortile interno Nuoro-Museo Deleddiano: cortile interno Nuoro-Museo Deleddiano: cortile interno attrezzato per spettacoli

Tutti gli ambienti ricostruiscono l’abitazione della scrittrice. In particolare, la cucina e la dispensa sono state ricostruite sulla base del romanzo autobiografico Cosima, in esse sono collocati arredi d’epoca e alimenti freschi, che vengono sostituiti al variare delle stagioni.

Grazia DeleddaProbabilmente il principale autore della letteratura sarda è Grazia Deledda nata a Nuoro nel 1871, da una famiglia benestante. La sua opera è influenzata del verismo di Giovanni Verga e dal decadentismo di Gabriele D’Annunzio, il paesaggio dei suoi romanzi è quello aspro della Sardegna, che non viene rappresentato secondo schemi regionali nè con la coloritura dannunziana, ma rivissuto attraverso il mito. Grazia Deledda-Una rara foto del momento della premiazione della scrittrice sardaLe sue opere, sospese tra verismo e decadentismo, testimoniano questo passaggio. Dall’interesse per la cultura tradizionale sarda passano all’analisi psicologica, al cospetto della quale l’ambiente isolano diviene un semplice sfondo. Risale al 1927 il conferimento del premio Nobel per la letteratura ma, sebbene il premio le sia stato consegnato nel 1927, quello conferitole è relativo al 1926, perché proprio nel 1926 l’Accademia Svedese aveva deciso di non attribuire alcun Nobel per la letteratura. Così Grazia Deledda descrive la sua città natale Nuoro è il cuore della Sardegna, è la Sardegna stessa con tutte le sue manifestazioni. È il campo aperto ove la civiltà incipiente combatte una lotta silenziosa con la strana barbarie sarda, così esagerata oltre mare. È possibile conoscere la sua vita e leggere Tutte le principali opere di Grazia Deledda che sono riportate integralmente nella pagina a lei dedicata.

La porta di accesso al parco letterario Grazia Deledda

Nuoro: la porta di accesso al parco letterario Grazia DeleddaIn onore di Grazia Deledda è stato realizzato il Parco letterario Grazia Deledda che permette di ripercorrere le tappe del suo viaggio letterario ed umano. Il parco disegna un percorso che unisce le coste dell’isola da oriente a occidente, e per visitarlo è necessario recarsi presso una delle tre porte di accesso, presenti a Nuoro, Galtellì e Monteleone Rocca Doria. Queste porte mettono a disposizione una piccola Biblioteca Deleddiana, allestita con i suoi principali volumi, e danno l’opportunità di provare la tipica ospitalità sarda, quella che viene chiamata Sa Posada, ossia la fermata. Vengono fornite informazioni e prenotazioni per i diversi itinerari, percorribili autonomamente o con l’aiuto di personale specializzato. In Provincia di Nuoro, si possono visitare la città di Nuoro, i comuni di Galtellì, descritta come Galte in Canne al Vento; di Bitti, raccontata come la Tibi della quale viene raccontato il Santuario dei Miracolosi di Orosei e di Orune, quest’ultima descritta come Oronou in Colombi e sparvieri. In Provincia di Sassari si visitano i comuni di Ittiri, Mara, Romana, Villanova Monteleone e Monteleone Rocca Doria. A Nuoro la porta di accesso al parco letterario si trova di fronte al Museo Deleddiano, in via Grazia Deledda, al civico numero 53.

La piazza Salvatore Satta

Da via Deledda, sul lato di fronte alla Casa Museo, subito a destra della porta di accesso al parco letterario, una scalinata ci porta alla Piazza Salvatore Satta dove, come nelle altre vie del rione, si trovano pannelli di ceramica che ripropongono frasi tratte dai libri di Grazia Deledda.

Nuoro: la scalinata che porta in piazza Salvatore Satta Nuoro: il piazza Salvatore Satta Nuoro: da piazza Salvatore Satta la scalinata che porta in via Deledda Nuoro: l’incendio nell’oliveto

La chiesa di Nostra Signora del Rosario

Da piazza Salvatore Satta risaliamo per via Gian Pietro Chironi ed arriviamo in piazza del Rosario, dove si trova l’importante chiesa di Nostra Signora del Rosario. È stata realizzata nel seicento su iniziativa della Confraternita del Rosario, nell’area ove anticamente sorgeva la chiesa di San Pietro, tra le più antiche di Nuoro, che non esisteva già più all’epoca dell’abate e storico Goffredo casalis e che aveva dato il nome al rione. La sua forma attuale risale al 1892, quando si è effettuato l’innalzamento dei muri esterni ed il rifacimento di archi e volte, per essere, poi, rimaneggiata nella seconda metà del ventesimo secolo, quando è stato anche realizzato il campanile. interessanti, all’interno, gli affreschi del camaldolese padre Martino Pinese, eseguiti negli anni ottanta del novecento.

Nuoro: chiesa di Nostra Signora del Rosario Nuoro: chiesa di Nostra Signora del Rosario: interno Nuoro: chiesa di Nostra Signora del Rosario: l’altare maggiore Nuoro: chiesa di Nostra Signora del Rosario: altare laterale

In piazza San Carlo si affaccia la casa Ciusa

Nuoro: casa natale di Francesco Ciusa da restaurareNuoro: casa natale di Francesco Ciusa da restaurareDa piazza Salvatore Satta prendendo, invece, la via Gian Pietro Chironi in senso opposto, ossia verso sud ovest, ci recheremo nella piazza San Carlo, dove si trova la Casa Ciusa che è stata la casa natale del grande scultore Francesco Ciusa. Dopo l’acquisizione della casa Chironi e della casa Satta, nel 2010 il comune ha, quindi, acquisito anche la casa Ciusa, completando il programma di acquisizioni delle case storiche presenti nella città. Anche la casa Ciusa è stata, quindi, restaurata. La avevamo fotografata alcuni anni fa, quando era in condizioni disastrose, ma è stata in seguito completamente restaurata e la si può vedere oggi in tutta la sua bellezza.

Lo scultore Francesco CiusaA Nuoro nasce nel 1883 da un ebanista Francesco Ciusa si forma all’Accademia di Belle Arti di Firenze, torna in Sardegna nel 1904 e si stabilisce prima a Sassari e poi a Nuoro. Nel 1907 vince, appena ventenne, il primo premio alla Biennale di Venezia con la scultura La madre dell’ucciso, il massimo esempio dell’arte sarda moderna, il cui gesso originale è stato acquistato nel’39 dalla Galleria Comunale d’Arte di Cagliari, ma di cui esistono cinque versioni in bronzo: una alla Galleria nazionale d’Arte Moderna di Roma, la seconda eseguita per un Museo londinese della quale si sono perse le tracce, la terza per la Galleria d’Arte Moderna di Palermo, le altre due sono state realizzate rispettivamente nel 1983 per il palazzo Civico di Cagliari e nel 1985 per la tomba dell’artista nella chiesa di San Carlo a Nuoro. Sempre nel 1907 realizza il gesso Il pane, che si pone all’interno del ciclo de I cainiti. Nel '09 realizza il La filatrice, ed Il nomade. Nell’11 realizza La dolorante anima sarda, alla quale l’artista ha in seguito tagliato le braccia maledicenti perché ritenute eccessivamente sconvenienti, e nella stesso anno realizza il gesso Bontà. Tra il’12 e il’14 realizza il piatto Il Golfo degli Angeli, stucco a marmo colorato a freddo. Biografia di Francesco CiusaNel’13 lavora con Filippo Figari, Felice Melis Marini e Mario Delitala al completamento del palazzo Civico di Cagliari. Nel’14 produce Il dormiente e Il cainita, ultimo gesso della serie, e nel 1922 Il bacio. Nel 1923 inizia la produzione di piccole ceramiche e nel’24 apre una Scuola d’Arte a Oristano. Nel’25 realizza La pietà, nel’28 espone alla Biennale di Venezia la scultura L’anfora sarda. Nel’34 realizza il Monumento al poeta Sebastiano Satta, che è stato però distrutto da atti vandalici, e nel’40 realizza Il fromboliere, che rappresenta l’ultima sua opera significativa. Nel’43 gli viene assegnata la cattedra di disegno all’università di Cagliari, città dove insegna e nella quale, anni ammalato, muore nel’49. Per lui viene coniata la definizione di Fidia dell’Atene Barbaricina, e vedremo le sue principali opere quando visiteremo il Museo a lui dedicato.

La chiesa di San Carlo Borromeo

In piazza San Carlo, di fronte alla casa Ciusa, si trova la seicentesca chiesa di San Carlo ossia di Santu Caralu, dedicata a San Carlo Borromeo. La semplice piccola chiesa, che in realtà era un oratorio, è stata edificata in pietra intonacata di rosa, con la facciata lineare al centro della quale si apre un portale, sormontato da una monofora con arco a tutto sesto, ed il campanile a vela. Ci eravamo persi nei vicoli del centro ed abbiamo Chiesto a molte persone dove fosse la chiesa di San Carlo, ma nessuno la conosceva; la abbiamo trovata solo quando abbiamo avuto l’idea di chiamarla Santu Caralu, ed allora tutti erano in grado di indicarcela. Quando il comune ha restaurato la chiesa, ha deciso di tumularvi, all’interno, le spoglie dello scultore Francesco Ciusa, che la frequentava, in una tomba opportunamente guardata da una copia bronzea del suo capolavoro, La madre dell’mcciso, e di collocare, all’esterno, nella piccola facciata, una lapide commemorativa.

Nuoro: chiesa di San Carlo Nuoro: chiesa di San Carlo: facciata Nuoro: chiesa di San Carlo: interno Nuoro: chiesa di San Carlo: sopra l’altare Nuoro: chiesa di San Carlo: la tomba di Francesco Ciusa con la copia in bronzo de la madre dell’ucciso

La piazza dedicata ai moti di su Connottu

Dalla piazza San Carlo prendiamo via San Carlo, che ci porta nella Piazza su Connottu dedicata al ricordo dei moti popolari Su Connottu e realizzata in seguito alla demolizione della vecchia Caserma dei Carabinieri. Nel 1865 Vittorio Emanuele II emana la legge sui terreni ademprivi, ossia sui terreni comuni, che consente che questi terreni, sfruttati fino ad allora in maniera collettiva da contadini e pastori, vengano concessi a imprese private per lo sfruttamento delle risorse del bosco. La legge sui terreni ademprivi porta a diverse sollevazioni popolari. Nuoro, nel 1868, vede la sollevazione Su Connottu, con centinaia di persone in piazza a chiedere il ritorno a Su Connottu, il conosciuto, cioè la tradizione, e quindi all’utilizzo comune dei terreni, con l’assalto al Municipio dell’archivio Comunale.

Nuoro: il piazza su Connottu Nuoro: il piazza su Connottu con il busto di Gian Pietro Chironi Nuoro-Ricordo dei moti popolari per il ritorno <em>A su Connottu</em> del 1868

La casa Chironi

Nuoro: casa natale di Gian Piero Chironi prima del restauroNuoro: casa natale di Gian Piero Chironi dopo il restauroNella piazza su Connottu troviamo la Casa Chironi che è stata la casa natale del noto giurista e uomo politico Gian Pietro Chironi, il cui busto si trova nella piazza antistante la casa. L’edificio è composto da tre entità, il corpo principale, il cosiddetto rudere ed il giardino. L’esterno del corpo principale è stato costruito dal giurista, sul finire della seconda metà dell’ottocento, e rappresenta un significativo esempio di casa padronale nuorese. La casa Chironi è stata acquisita dal comune, ed è in corso da molti anni il suo completo restauro, terminato il quale la casa sarà destinata ad ospitare il Museo regionale della Ceramica.

Il giurista Giampietro ChironiNato a Nuoro nel 1855, Gian Pietro Chironi si laurea in giurisprudenza a Sassari, e dal 1881 diviene professore di Diritto Civile presso l’Università di Siena. Nel 1885 passa a quella di Torino, città dove si stabilìsce assumendo gli incarichi di rettore dell’ateneo piemontese e del locale politecnico. Sempre a Torino ricopre la carica di consigliere Comunale, assessore e sindaco, ma rimane sempre in stretto contatto con la sua città di origine, che lo elegge deputato nel 1892 per il gruppo parlamentare della sinistra. Venne nominato senatore a vita nel 1908. Scrive numerosi trattati di diritto, soprattutto sulla colpa e sui privilegi e le ipoteche. muore a Torino nel 1918, e la città di Torino gli dedica una via.

La chiesa della Santa Croce

Dalla piazza su Connottu, prendiamo, verso ovest, la via Roma, poi prendiamo subito a destra la via Francesco Sulis, che ci porta davanti alla chiesa o oratorio della Santa Croce ossia di Santa Ruche. Si tratta di una chiesa del quindicesimo o sedicesimo secolo che si trova prossima alla piazza su Connottu, nel quartiere di San Pietro, ed è stata l’antica sede della omonima Confraternita. L’interno è caratterizzato da una piccola cupola e da archi in trachite a sesto acuto. Conserva un Cristo quattrocentesco di Scuola fiorentina, ed un Cristo in croce di fattura spagnola di probabile datazione cinquecentesca.

Nuoro: chiesa della Santa Croce Nuoro: chiesa della Santa Croce: interno Nuoro: chiesa della Santa Croce: crocefisso sopra l’altare maggiore Nuoro: chiesa della Santa Croce: cristo quattrocentesco di Scuola fiorentina

La chiesa di San Salvatore

Nuoro: chiesa di San SalvatoreProseguendo verso nord ovest dopo la chiesa della Santa Croce lungo la via Francesco Sulis, dopo qualche decina di metri prendiamo a sinistra la strada che ci porta, in una cinquantiva di metri, nella piazza San Salvatore, sulla quale si affaccia la chiesa di San Salvatore o chiesa del Salvatore detta anche chiesa Su Serbadore. Edificata prima del quindicesimo secolo, ha subito nel tempo numerosi restauri che ne hanno del tutto stravolto gli esterni. Durante questi restauri, nel novecento sono state, inoltre, abbattute le Cumbessias, che servivano come appoggio per i pellegrini in occasione della Festa de su Serbadore, che per ben cinque secoli ha rappresentato la Sagra più importante di Nuoro, ed è stata recentemente riscoperta.

La piazza Sebastiano Satta con la casa natale del poeta

Ritornati dalla via Francesco Sulis sulla via Roma, prendiamo nell’altro lato della strada la via Sebastiano Satta, che ci porta in Piazza Sebastiano Satta dove si affaccia quella che è stata l’abitazione dell’importante poeta. È stato progettato di destinare la casa Satta a ospitare una Biblioteca dei Fondi, e di trasferirvi il Fondo Sebastiano e Vindice Satta, una raccolta di 1073 volumi, manoscritti e fotografie lasciati dal poeta.

Nuoro: la piazza Sebastiano Satta Nuoro: casa natale di Sebastiano Satta in corso di ristrutturazione Nuoro: lapide sulla casa natale di Sebastiano Satta

La piazza è stata sistemata nel 1967 dallo scultore Costantino Nivola, il grande artista di Orani. Sulla sua pavimentazione in granito, lo scultore ha fatto portare rocce naturali dal Monte Ortobene, ed ha posto in esse piccoli bronzi, che ritraggono il poeta e scene di vita barbaricina, e che vengono a costituire quindi un Museo a cielo aperto. Gli originali dei piccoli bronzi sono conservati al Museo d’Arte della Provincia di Nuoro.

Nuoro-Sculture di Costantino Nivola in piazza Sebastiano Satta Nuoro-Sculture di Costantino Nivola in piazza Sebastiano Satta Nuoro-Sculture di Costantino Nivola in piazza Sebastiano Satta Nuoro-Sculture di Costantino Nivola in piazza Sebastiano Satta Nuoro-Sculture di Costantino Nivola in piazza Sebastiano Satta Nuoro-Sculture di Costantino Nivola in piazza Sebastiano Satta Nuoro-Sculture di Costantino Nivola in piazza Sebastiano Satta Nuoro-Sculture di Costantino Nivola in piazza Sebastiano Satta Nuoro-Sculture di Costantino Nivola in piazza Sebastiano Satta Nuoro-Sculture di Costantino Nivola in piazza Sebastiano Satta Nuoro-Sculture di Costantino Nivola in piazza Sebastiano Satta Nuoro-Sculture di Costantino Nivola in piazza Sebastiano Satta

Il poeta Sebastiano Bustianu SattaSebastiano Satta detto Bustianu nasce a Nuoro nel 1867. Si laurea in giurisprudenza a Sassari, dove esercita come avvocato penalista. Pubblica nel 1893 Versi ribelli, la sua prima raccolta di poesie; nel 1896 l’ode Primo maggio; nel 1910 i Canti barbaricini. I Canti del salto e della Tanca viene pubblicato postumo nel 1924. Colpito da paralisi, vive gli ultimi anni in completa immobilità e muore a Nuoro nel 1914, a soli 47 anni. È considerato il maggiore poeta sardo dell’ottocento, è la voce più genuina della Barbagia. Non nasconde il suo rispetto per i banditi che, alla macchia, vivono una vita dura, misteriosa e affascinante. Considera i banditi uomini divenuti simili ad animali randagi, che esprimono la ribellione a un ordine sociale ingiusto e inaccettabile. Il volume Canti di Sebastiano SattaScrive Giovanni Pirodda: «alla notizia della morte di Sebastiano Satta pastori e banditi, e insieme a loro i contadini, scesero dai monti per accompagnarlo all’ultima dimora. Il poeta è stato popolare e amato fra i Sardi contemporanei, che si dilettavano ad ascoltare anche in pubbliche letture i suoi canti, ispirati agli ideali di uguaglianza e di progresso sociale, ai miti di un immaginario collettivo, ossia la natura, la donna (sposa e madre-matriarca), l’amore, le leggende tradizionali, il pastore, il bandito, l’odio, la vendetta, il ribellismo e l’attesa di una palingenesi». Per conoscere Sebastiano Satta è possibile leggere in versione integrale il volume Canti, nel quale sono riunite le poesie pubblicate nel 1910 in Canti barbaricini e quelle pubblicate postume nel 1924 in Canti del salto e della tanca.

In via Sebastiano Satta si trova il MAN ossia il Museo d’Arte della Provincia di Nuoro

Nuoro-Sede del MAN ossia del Museo d’Arte della Provincia di NuoroPassata la piazza Sebastiano Satta, la via Sebastiano Satta si dirige verso sud ovest e si dirige verso il corso Giuseppe Garibaldi. A metà della strada, dove sulla sinistra parte la via Luciano Manara, si trova l’edificio che ospita il MAN ossia il Museo d’Arte della Provincia di Nuoro un’istituzione pubblica permanente, unica nel suo genere in Sardegna, votata allo studio, la conservazione e la promozione dell’arte moderna e contemporanea. Il Museo espone oltre Duecento opere di artisti sardi del ventesimo secolo, tra i quali Antonio Ballero, Francesco Ciusa, Giuseppe Biasi, Mario Delitala, Carmelo Floris, Giovanni Ciusa Romagna, Costantino Nivola. Dispone inoltre di una raccolta di disegni e ceramiche di Salvatore Fancello, e dell’opera grafica di Giovanni Pintori.

In corso Giuseppe Garibaldi si trova la casa natale di Attilio Deffenu

Nuoro: la casa natale di Attilio DeffenuLa via Sebastiano Satta ci porta in corso Giuseppe Garibaldi, che era chiamata la Via Majore, ed è la strada che attraversa da est ad ovest tutta la città, e che separa il due rioni, Santu Pedru a nord, e Seuna a sud.

Prendiamo il corso Giuseppe Garibaldi verso sinistra, ossia in diresione est, e lo seguiamo per centocinquanta metri, fino a trovare, alla sinistra della strada, al civico numero 52, la Casa natale di Attilio Deffenu che è stato un intellettuale e giornalista, fondatore della rivista Sardegna, esponente del sindacalismo rivoluzionario e dell’autonomismo sardo.

Attilio DeffenuA Nuoro nasce nel 1890 Attilio Deffenu figlio di Giuseppe, commerciante e presidente della Società Operaia di Nuoro. Sino da giovane matura simpatie socialiste, consegue la licenza liceale a Sassari, tre anni dopo si iscrive nella facoltà di giurisprudenza a Pisa, dove, sotto l’influenza del sindacalismo di Arturo labriola e Enrico Leone, frequenta gli ambienti anarchici toscani. Dopo una collaborazione con la rivista anarchica Il Pensiero, scrive per il Giornale d’Italia con lo pseudonimo di Elia Spina, pubblicando articoli sulla situazione politica ed economica sarda. Nel 1914 fonda la rivista Sardegna, per poi partecipare alla Prima Guerra Mondiale nella Brigata Sassari, e morire a Fossalta di Piave nel 1918, a soli 27 anni.

La casa natale di Salvatore Satta

Nuoro: la casa natale di Salvatore SattaSeguendo il corso Giuseppe Garibaldi per una trentina di metri, quasi all’imbocco della piazza Giuseppe Mazzini, prendiamo a sinistra la via Giovanni Maria Angioj, e subito, sulla sinistra della strada, al civico numero 1, troviamo la Casa natale di Salvatore Satta il giurista e scrittore nato nel 1902. Questa abitazione oggi è di proprietà della diocesi di Nuoro e che ospita il Seminario vescovile, chiamato anche Tridentino Istituto Filippo Satta Galfrè, intestato al fratello maggiore di Salvatore, che era un noto civilista. Degli ambienti originari resta la corte, con le casupole dalla tipica architettura locale. A Salvatore Satta è dedicata la piazza che abbiamo già descritta, sulla quale siamo saliti con una gradinata dalla via Grazia Deledda.

Salvatore SattaA Nuoro nasce nel 1902 Salvatore Satta giurista e scrittore. Consegue la licenza liceale a Sassari, si laurea in giurisprudenza nel 1924, ed inizia la carriera universitaria, che lo porta ad insegnare nelle università di Macerata, Padova, Genova e Roma. Sul finire della Seconda Guerra Mondiale viene nominato pro rettore all’Università di Trieste. Colpito da un male incurabile, muore a Roma il 19 aprile 1975. La sua affermazione come romanziere avviene postuma. Infatti solo dopo la sua morte la famiglia riprende le vecchie carte e scopre, nelle pagine di una vecchia agenda, un manoscritto dal titolo Il giorno del giudizio. Nel romanzo, Satta ricorda gli abitanti, ormai quasi tutti morti, che incontrava a Nuoro nella sua infanzia. Pubblicato postumo nel 1977, inizialmente è quasi totalmente ignorato, ma pochi anni dopo viene ripubblicato e diventa un caso letterario. Il romanzo viene oggi considerato un’opera letteraria di grande spessore e riscuote ampi consensi da parte della critica. Altre opere postume sono La veranda e De Profundis, un grande affresco sulla condizione umana, nato sull’esperienza maturata durante il secondo conflitto mondiale.

Proseguiamo la visita del centro storico recandoci nel rione Seuna

L’antico Rione di Seuna quello dei contadini e degli artigiani, si sviluppa attorno alla chiesa di Nostra Signora delle Grazie, importante luogo di culto non solo per i Seunesi, ma per tutti gli abitanti di Nuoro. Intorno alla chiesa sorgevano case piccole e basse, con i tetti incannicciati e a tegole curve, che hanno ormai lasciato il posto a edifici a due o più piani, mentre le poche sopravissute hanno conservato i piccoli cortili interni che fino ai primi anni del secolo ospitavano i carri e servivano come deposito di attrezzature e prodotti agricoli.

Il Santuario della Madonna delle Grazie

Riprendiamo il corso Garibaldi, a sud del quale si trova il rione Seuna. Lo riprendiamo nell’altra direzione, ossia verso ovest, e lo seguiamo fino a raggiungere lo slargo dove da corso Garibaldi parte sulla sinistra la via Alessandro Manzoni, mentre il corso prosegue sulla via Alberto Ferrero della Marmora. Proprio in quest’ultima strada, al civico numero 1, troviamo il Santuario della Madonna delle Grazie edificato nel 1956, prima di tale data il culto della Madonna delle Grazie era attestato in un’altra chiesa risalente al 1670 voluta da Nicolao Ruju Manca. L’edificio è in stile romanico classico, all’interno si sviluppa su tre navate con granito a vista. Nel 1957 il simulacro della Madonna delle Grazie è stato trasferito dall’antica chiesa delle Grazie in questo nuovo Santuario. La tradizione vuole che il simulacro sia stato rinvenuto da un giovane pastorello all’interno di una grotta nelle campagne circostanti il Santuario. La stessa Vergine avrebbe indicato al pastore in sogno l’ubicazione della chiesa che sarebbe stata poi in effetti edificata. L’opera è attribuita a un artista del seicento e un tempo era custodita nell’antica chiesa.

Nuoro-Santuario della Madonna delle Grazie Nuoro-Santuario della Madonna delle Grazie: interno Nuoro-Santuario della Madonna delle Grazie: crocefisso sopra l’altare maggiore

La chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alla statua di piccole dimensioni della Vergine con il Bambino Gesù in braccio, nel quale la Madonna è raffigurata con lineamenti giovanili. Il 21 novembre a Nuoro si svolge la Festa di Nostra Signora delle Grazie, dato che la Madonna delle Grazie viene considerata miracolosa ed è la vera protagonista dei nuoresi. La festa, prevede che il sindaco, accompagnato dai consiglieri comunali, sciolga l’antico voto per ringraziare la Madonna di aver salvato la città dalla pestilenza del 1812. Si tratta di un evento religioso particolarmente sentito dai nuoresi, che viene preceduto dalla una novena, cui partecipano numerosi fedeli provenienti anche dai paesi vicini. Dodici giovani in costume donano dodici ceri, tanti quanti erano i rioni tradizionali della città. A fare da cornice a questi riti è la Confraternita delle Grazie accompagnata da un corteo di uomini e donne in costume tradizionali e dalla musica della banda. La Festa religiosa si conclude in serata con la solenne processione del simulacro della Madonna delle Grazie.

La chiesa antica della Madonna delle Grazie

Nuoro: la strada per andare alla chiesa antica della Madonna delle GrazieDal Santuario della Madonna delle Grazie, passando per vicoli finalmente ristrutturati dopo anni di lavori, prendiamo sulla sinistra la via delle Grazie, che seguiamo fino a quasi all’incrocio con via Antonio Gramsci, e subito prima, dopo una scalinata, troviamo sulla sinistra uno slargo sul quale si affaccia la chiesa antica della Madonna delle Grazie, aperta al culto il 13 maggio 1670 dopo due anni circa dalla posa della prima pietra. All’interno ha una sola navata rettangolare con volta a botte, ed un presbiterio quadrato sopraelevato di un metro e mezzo rispetto alla navata. Ospita pregevoli affreschi, risalenti al diciottesimo secolo, dove sono raffigurati i dodici apostoli, i profeti, alcuni brani delle sacre scritture ed episodi dell’edificazione della chiesa, realizzati su intonaco, poi imbiancato a calce fresca, con terre colorate, secondo una tecnica sarda peculiare nell’effetto. Ora è stata restaurata e la si vede con l’intonaco nuovo rosa, ma fino a qualche anno fa aveva le pietre scoperte e una porticina in legno chiusa da un catenaccio, alla quale gli anziani sostavano e devotamente continuavano a depositare le loro offerte, infilando monetine e soldi carta tra le fessure dell’antico portoncino. All’esterno la facciata è conclusa in alto con una da una cimasa curvilinea e sul lato destro, inglobata nella muratura, si erge una torretta sulla quale svetta un campaniletto a vela, mentre il portale è evidenziato da un frontone in trachite composto dal timpano con nicchia, che poggia su un architrave diviso in specchi da due cornici, e sorretto da due semicolonne. Nello spazio fra l’architrave e la base del timpano vi è un’iscrizione in latino che riporta la dedica alla Madonna delle Grazie, il nome del committente Nicolau Ruju Manca e il suo desiderio di essere sepolto all’interno della chiesa, e, dato che sotto il pavimento, è stata ritrovata la sepoltura di un uomo, ciò conferma che il suo desiderio sarebbe stato esaudito.

Nuoro: chiesa antica della Madonna delle Grazie Nuoro: chiesa antica della Madonna delle Grazie: facciata Nuoro: chiesa antica della Madonna delle Grazie: interno Nuoro: chiesa antica della Madonna delle Grazie: ’altare maggiore Nuoro: chiesa antica della Madonna delle Grazie: affresco del diciottesimo secolo Nuoro: chiesa antica della Madonna delle Grazie: affresco del diciottesimo secolo Nuoro: chiesa antica della Madonna delle Grazie: affresco rovinato sul soffitto Nuoro: chiesa antica della Madonna delle Grazie: rosone conservato in sacrestia

alla chiesa si accede con una scala di granito, ma vi è un secondo ingresso nella fiancata laterale sinistra, ed un terzo ingresso è collocato sul lato destro della chiesa che conduceva a un chiostro con un porticato, che ospitava le Cumbessias, ostello per i pellegrini durante la Festa della Patrona di Nuoro. Nel 1720 l’area ecclesiale ha ospitato una residenza dei padri Gesuiti.

La chiesa di Nostra Signora del Carmelo

Nuoro: chiesa di Nostra Signora del CarmeloRitornati indietro fino a dove il corso Giuseppe Garibaldi incrocia la via Alessandro Manzoni, la prendiamo verso sud est. Dopo poco più di centoventi metri prendiamo sulla sinistra una stretta strada parallela in salita, la percorriamo per circa sessanta metri, e troviamo sulla sinistra il cancello che immette al parco che ospita la chiesa di Nostra Signora del Carmelo. Si tratta di una piccola chiesa, che costituisce una Cappella di proprietà privata edificata nel 1822 sulla preesistente chiesa di Santu lenardu, di cui si hanno notizie già alla fine del quindicesimo secolo. All’interno, conserva un quadro del 1613 che ritrae San Leonardo di limoges, che riporta il nome del fondatore della chiesa, Angelo Pirella di Nuoro. Sopra la porta di ingresso è posto un dipinto dell’artista Mario Paglietti, nato a Porto Torres nel 1865.

L’ampia piazza Vittorio Emanuele II, chiamata anche i Giardinetti

Ritorniamo sul corso Giuseppe Garibaldi e lo riprendiamo in direzione opposta, ossia verso est, fino a tornare nella piazza Mazzini. Qui, dove sulla sinistra parte la via Giovanni Maria Angioj che ci ha portato alla casa natale di Salvatore Satta, prendiamo invece a destra e raggiungiamo la grande Piazza Vittorio Emanuele II che viene chiamata anche I Giardinetti. Si tratta dell’antica Piazza d’armi, che ha subito varie trasformazioni nel corso degli anni. Negli anni cinquanta del novecento la piazza è stata risistemata e abbellita con due fontane gemelle, disegnate dall’architetto Giovanni Ciusa Romagna. Le due fontane, dopo l’ultimo intervento di ristrutturazione della piazza, sono state trasferite, una all’ingresso dell’ex Tribunale che oggi ospita il Museo Francesco Ciusa, e l’altra al Museo Etnografico. Rimane, nella piazza, la vecchia fontana con la vasca circolare.

Nuoro: la piazza Vittorio Emanuele II Nuoro: la piazza Vittorio Emanuele II Nuoro: la piazza Vittorio Emanuele II Nuoro: la piazza Vittorio Emanuele II

La piazza San Giovanni

Proseguendo lungo il corso Garibaldi, centocinquanta metri più avanti si trova sulla sinistra la Piazza San Giovanni. Questa piazza, che anticamente ospitava il mercato pubblico, era precedentemente chiamata Piazza Cavallotti. In seguito, durante il ventennio fascista, era stata ribattezzata Piazza littorio.

La cattedrale di Santa Maria della Neve

Dalla piazza San Giovanni prendiamo a destra la via Efisio Tola che seguiamo per centoventi metri, poi arriviamo, ai limiti della città vecchia, in piazza Santa Maria della Neve. Qui, in posizione sopraelevata, sulla sinistra della piazza troviamo la cattedrale di Santa Maria della Neve, definita cattedrale essendo la chiesa più importante della diocesi, di cui costituisce il centro liturgico e spirituale, e che contiene la cattedra del vescovo della Diocesi di Nuoro. Nella seconda metà del settecento la diocesi di Barbaricina viene trasferita a Nuoro, che all’epoca non era ancota dotata di importanti edifici di culto. Il Santuario viene edificato per volontà del vescovo Giovanni Maria Bua e il progetto affidato al frate architetto Antonio Cano. La prima pietra viene posta nel 1835 ma terminarono solo nel 1853 dopo la morte accidentale dello stesso architetto precipitato da un ponteggio. Questa nuova cattedrale ha preso il posto dell’antica Pieve di Santa Maria ad Nives, che doveva essere costruita nella maniera catalana. Durante il periodo di costruzione della nuova cattedrale, è stata utilizzata come cattedrale la chiesa de Sa Purissima, una antica chiesa oramai perduta situata nel corso Garibaldi. La cattedrale viene realizzata in stile neoclassico, interamente in granito intonacato. L’esterno della chiesa è caratterizzato dalla facciata, che ricorda un tempio dell’età classica, con quattro imponenti colonne in granito e capitelli ionici, che reggono il timpano triangolare. Il prospetto è incorniciato da due campanili identici, coperti alla sommità da una piccola cupola.

Nuoro: la cattedrale della Madonna della Neve Nuoro: la cattedrale della Madonna della Neve: facciata Nuoro: la cattedrale della Madonna della Neve: facciata

Oltre all’altare maggiore dedicato a Santa Maria della Neve, con pulpito marmoreo realizzate nel diciannovesimo secolo dagli artisti Francesco Cucchiari e Michele Fiaschi, sono presenti sei cappelle laterali, tre per lato, comunicanti tra loro tramite archi, che vengono così a costituire due navate laterali. Nella navata sinistra si trovano le cappelle dedicate alla Madonna di lourdes, alla Madonna di Bonaria, e al Sacro Cuore di Gesù, mentre nella navata destra ci sono quelle dedicate alla Madonna della Salute, a San Giovanni Battista, e alla Madonna del Carmelo.

Nuoro: la cattedrale della Madonna della Neve: interno Nuoro: la cattedrale della Madonna della Neve: veduta dell’altare maggiore Nuoro: la cattedrale della Madonna della Neve: esibizione dei tenores durante un matrimonio

Nella Cappella di San Giovanni si trova un fonte battesimale del 1756 e la statua di San Giovanni che erano presenti nella vecchia chiesa cattedrale di Santa Maria Maggiore, demolita per far posto alla nuova costruzione, e che provenivano dalla seicentesca chiesa di San Giovanni, ossia di Santu Jubanne, che era ubicata nell’attuale piazza San Giovanni e che è stata demolita. All’interno conserva un’importante tela dipinta da Alessandro Tiarini, pittore bolognese seicentesco allievo dei Carracci, raffigurante il Cristo morto. Gli altri dipinti presenti all’interno fanno riferimento alla Scuola pittorica sarda del diciannovesimo e ventesimo secolo.

Nuoro: la cattedrale della Madonna della Neve: Cappella dedicata alla Madonna di lourdes Nuoro: la cattedrale della Madonna della Neve: Cappella dedicata alla Madonna di Bonaria Nuoro: la cattedrale della Madonna della Neve: Cappella dedicata al Sacro cuore di Gesù Nuoro: la cattedrale della Madonna della Neve: Cappella dedicata alla Madonna della Salute Nuoro: la cattedrale della Madonna della Neve: Cappella dedicata a San Giovanni Battista Nuoro: la cattedrale della Madonna della Neve: Cappella dedicata alla Madonna del Carmelo Nuoro: la cattedrale della Madonna della Neve: simulacro della Madonna di Bonaria Nuoro: la cattedrale della Madonna della Neve: simulacro di Gesù Cristo Nuoro: la cattedrale della Madonna della Neve: tela raffigurante il Cristo morto Nuoro: la cattedrale della Madonna della Neve: tela raffigurante Gesù che parla con i saggi

Nuoro: la cattedrale della Madonna della Neve: il palazzo vescovile ed il Seminario DiocesanoOltre ad essere la cattedrale, la chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alla Madonna della Neve, patrona di Nuoro, il cui culto è molto legato a quello della basilica di Santa Maria Maggiore di Roma. alla piazza Santa Maria della Neve si può arrivare anche dalla piazza Vittorio Emanuele, percorrendo la via Monsignor Giovanni Bua. Sull’altro lato della piazza, ai due lati della via Monsignor Giovanni Bua, si trova alla sinistra il Seminario Diocesano collegato tramite un corridoio sopraelevato con l’Episcopio o Palazzo Vescovile che si trova alla destra della strada prima di arrivare in piazza Santa Maria della Neve.

Il Museo Francesco Ciusa e lo spazio espositivo Tribu Spazio per le Arti

Nuoro-Museo Francesco Ciusaalla sinistra della cattedrale, si trova l’edificio che ospita il Museo Francesco Ciusa che accoglie le principali opere dell’artista. L’esposizione è collocata all’interno dell’ex Tribunale di Nuoro, vasto complesso architettonico recentemente restaurato, che rappresenta una costante nei ricordi e nell’immaginario della popolazione nuorese, essendo stato prima un antico convento, poi il tribunale, ed infine un Istituto scolastico. Il Museo si articola in sei sale, e propone ai visitatori circa sessanta opere dell’artista, tra gessi e lavori in terracotta e pasta marmorea, il tutto corredato da disegni e da numerosi altri documenti d’archivio. Tra le opere che abbiamo fotografato citiamo la scultura in gesso La madre dell’ucciso, che rappresenta una madre di Nuoro che compie il rito de Sa ria, ossia la veglia funebre, per il figlio ucciso, così descritta da Ettore Cozzani: Era la madre che, da quando le hanno sgozzato il figlio, S’è seduta sulle ceneri del suo focolare, e non S’è mossa più-e ginocchia alzate al petto, le braccie intorno alle ginocchia, il busto eretto, la testa alta; ma, indimenticabilmente, la bocca chiusa, come sigillata, che tirava a se tutte le fibre del viso, convogliando sulle labbra sottili tutta la raggiera delle rughe: e gli occhi che guardano immobili il dolore e il mistero. Ed inoltre Il pane, che rappresenta una donna intenta a impastare il pane, e si pone all’interno del ciclo de I cainiti, dove per Ciusa il Cainita, il cui nome deriva dal primo omicida della terra, Caino, è l’uomo condannato a un destino di violenza perché Figlio di una terra di dolore e di maledizione, che ha gli uomini forti e saldi come le sue querce: uomini… che sono assassini e potrebbero essere eroi. Poi La filatrice, che rappresenta la bella Salvatora, che lo incantava da bambino, quando la osservava filare sul balcone e gli appariva lei stessa Più del fuso un fuso, ed Il nomade che faceva anch’esso parte del ciclo de I cainiti ed era a figura intera, il cui aspetto attuale deriva dalla rottura delle gambe durante un trasporto. Inoltre La dolorante anima sarda, che rappresenta una donna alla quale hanno ucciso il figlio, mentre maledice tutto il mondo, alla quale l’artista ha in seguito tagliato le braccia maledicenti perché ritenute eccessivamente sconvenienti, ed il piatto Il Golfo degli Angeli, stucco a marmo colorato a freddo, probabilmente la prima delle opere di Ciusa destinate alla realizzazione seriale, del quale esistono diversi esemplari, con varianti nel trattamento della patina, nonche una versione realizzata successivamente in terracotta che è rappresentata nella famosa foto di Francesco Ciusa con Sebastiano Satta. Abbiamo anche fotografato Il cainita, ultimo gesso della serie, che rappresenta la vendetta, con l’uomo che stringe in mano la testa del nemico ucciso, diverse piccole ceramiche, L’anfora sarda, una donna che beve da una brocca e allatta un piccolo, pochi resti del Monumento al poeta Sebastiano Satta che era posto sulla sommità del colle di Sant’Onofrio, distrutto da atti vandalici, ed Il fromboliere, la figura di un giovane ignudo che rappresenta l’ultima sua opera significativa.

Francesco Ciusa: la madre dell’ucciso, gesso del 1907 Francesco Ciusa: il pane, gesso del 1907 Francesco Ciusa: il pane, gesso del 1907 Francesco Ciusa-nomade, gesso del 1909 Francesco Ciusa: la dolorante anima sarda, gesso del 1911 Francesco Ciusa-Golfo degli Angeli, stucco a marmo colorato a freddo del 1912 Francesco Ciusa: foto di Sebastiano Satta e Francesco Ciusa con una copia del Golfo degli Angeli Francesco Ciusa: cainita, gesso del 1914 Francesco Ciusa: bacio, gesso del 1922 Francesco Ciusa: Fanciulla di Desulo, terracotta dipinta a freddo del 1923 Francesco Ciusa: sacco d’orbace, stucco a marmo del 1923 Francesco Ciusa: l’adolescente, stucco a marmo del 1925 Francesco Ciusa: Nudo femminile, stucco a marmo del 1925 Francesco Ciusa: l’anfora sarda, gesso del 1928 Francesco Ciusa: Madonnina, stucco a marmo con base in legno originale degli anni trenta Francesco Ciusa: il pochi resti del monumento al poeta Sebastiano Satta, del 1934 Francesco Ciusa-fromboliere, gesso del 19407

Presso il Museo Francesco Ciusa sono ospitate le mostre temporanee allestite da Tribu Spazio per le Arti e nell’agosto 2013, quando lo abbiamo visitato, era presente la mostra Arte Sarda: un itinerario del novecento dalle collezioni private, un percorso ricco di contenuti che vede raccolte oltre 200 opere di 50 artisti tra i più storicizzati del novecento. Tra le molte esposte, abbiamo fotografato opere di Filippo Figari, Mario Delitata, Carmelo Floris, Brancaleone Cughusi, Giovanni Ciusa Romagna, Giuseppe Dessì e di Foisio Fois. La mostra ideata, organizzata e curata dalla Ilisso Edizioni, oltre a opere pittoriche e scultoree, di cui molte ancora inedite, propone una rilevante presenza di manufatti d’arte applicata che rivelano le profonde radici dell’artigianato sardo.

Filippo Figari: Vaso di dalie, olio su tela del 1920 Filippo Figari: donna di Atzarae, olio su tela del 1920 Filippo Figari: donna di Atzara, olio su compensato del 1930 donna di Atzara: Vaso di dalie, olio su compensato del 1934 Mario Delitala-Guardiano della vigna, tempera su cartone del 1913 soggetto originale per il manifesto della Ditta vinicola Zedda Piras Mario Delitala: Nostalgie di Sardegna, il pastore che si disseta, olio su tela del 1915 Mario Delitala: Venditrice di cesti in Sardegna, china colorata su carta del 19283 Mario Delitala: Ritratto di donna, del 1933 Mario Delitala: Ritratto di donna, olio su cartone e legno pressati del 1933 Mario Delitala-Sogno dei pastori, olio su masonite del 1953 Mario Delitala: Raccoglitrici in riposo, olio su masonite del 1953 Carmelo Floris: Ragazza con cappello, olio su tela del 1932 Carmelo Floris: Fanciulla di Ollolai, olio su tela del 1933 Carmelo Floris: Vendemmia, olio su tela del 1933 Carmelo Floris: donna di Ollolai, olio su tela del 1951 Brancaleone Cugusi: il pensieri tristi, olio su tela degli anni ’40 Brancaleone Cugusi: Ragazzo, olio su tela degli anni ’40 Brancaleone Cugusi: Ragazzi in strada, olio su tela degli anni ’40 Brancaleone Cugusi: Giovane vinto dalla vita, olio su tela degli anni ’40 Brancaleone Cugusi: donna che cuce, olio su tela degli anni ’40 Giovanni Ciusa Romagna: il pastorello addormentato, carboncino e sanguigna su carta del 1938 Carmelo Floris: Ritratto di Giuseppe Murgia, olio su tela del 1926 Giovanni Ciusa Romagna: Olianese seduta, carboncino sanguigna e gessetto su carta degli anni ’40 Giovanni Ciusa Romagna: sposa di Nuoro, olio su masonite della fine degli anni ’40 Giovanni Ciusa Romagna: donna con brocca, carboncino sanguigna e gessetto su carta del 1948 Giovanni Ciusa Romagna: Riposo, carboncino e sanguigna su carta del 1949 Giovanni Ciusa Romagna: Mietitrici, carboncino e gessetto su carta del 1952 Giuseppe Dessì: Autoritratto degli anni ’50 Giuseppe Dessì: il paesaggio degli anni ’50 Giuseppe Dessì: Vendemmia, del 1963 Foiso Fois: capra, olio su tela del 1968

Il Museo Nazionale Archeologico

Lettura di 'Il Museo Speleo-archeologico di Nuoro' di Maria Ausilia FaddaDalla piazza Santa Maria della Neve prendiamo, alla sinistra della facciata della cattedrale, la via Asproni, che fiancheggia il Museo, e che ci conduce, in circa centocinquanta metri, in piazza Asproni. Qui possiamo visitare il Museo Nazionale Archeologico di Nuoro, inaugurato nel 2002. La donazione al Ministero per i Beni e le attività Culturali da parte del comune di Nuoro del palazzo appartenuto al politico autonomista di Bitti Giorgio Asproni, ha consentito il trasferimento dei materiali archeologici dalla sede del vecchio Museo Speleo archeologico in via Leonardo Da Vinci, che era stato inaugurato nel 1978 in occasione della decimododicesimo Riunione dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria. Oggi il Museo è aspitato in una importante casa padronale di fine ottocento con un ampio giardino. Il reperto più suggestivo presente nel Museo è stato rinvenuto nella grotta naturale di Sisaia, in territorio di Oliena e che abbiamo già descritto quando abbiamo illustrato questa località, e consiste nei resti di una donna sepolta, chiamata la Donna di Sisaia, con chiari segni di trapanazione cranica e con un povero corredo funebre, costituito da una ciotola, un tegame, una macina di granito e tracce di legno combusto. La datazione effettuata la attribuisce alla Cultura di Bonnanaro, che si è sviluppata in Sardegna tra l’Età del Bronzo Antico e quella del Bronzo Medio, e si può presumere che risalga, quindi, a circa 4500 anni fa.

Nuoro-Museo Nazionale Archeologico Nuoro-Museo Nazionale Archeologico-resti fossili di fauna insullare endemica Nuoro-Museo Nazionale Archeologico: armi primitive in selce Nuoro-Museo Nazionale Archeologico: ciotole e vasi preistoriciNuoro-Museo Nazionale Archeologico: ciotole e vasi preistoriciNuoro-Museo Nazionale Archeologico: reperti rinvenuti nel villaggio nuragico Romanzesu di Bitti Nuoro-Museo Nazionale Archeologico: reperti rinvenuti in territorio di Torpè Nuoro-Museo Nazionale Archeologico: brocche askoidi rinvenute a Desulo e Orani Nuoro-Museo Nazionale Archeologico: reperti rinvenuti a Oliena nella grotta del Rifugio Nuoro-Museo Nazionale Archeologico: reperti rinvenuti a Ozieri e ad Oliena nella grotta del Guano Nuoro-Museo Nazionale Archeologico: strumenti, materiali e bronzetti rinvenuti in diverse zone del nuorese Nuoro-Museo Nazionale Archeologico: bronzetti rinvenuti a Fonni e ad Orune nella fonte sacra <em>Su Tempiesu</em> Nuoro-Museo Nazionale Archeologico: il piantina del villaggio nuragico di Sa Sedda e Sos Carros a Oliena Nuoro-Museo Nazionale Archeologico: reperti rinvenuti nel villaggio nuragico di Sa Sedda e Sos Carros a Oliena Nuoro-Museo Nazionale Archeologico: reperti in ceramica e in bronzo Nuoro-Museo Nazionale Archeologico: reperti in ceramica e in bronzo Nuoro-Museo Nazionale Archeologico: reperti in ceramica e in bronzo Nuoro-Museo Nazionale Archeologico: bronzetti rinvenuti nel tempio a megaron Domus de Orgia a Esterzili Nuoro-Museo Nazionale Archeologico: navicella bronzea con protome taurina e scafo di navicella bronzea rinvenute nel deposito votivo di Orulù presso Orgosolo Nuoro-Museo Nazionale Archeologico: ricostruzione di una tomba romana del secondo secolo dopo Cristo Rinvenuta in periferia di Galtellì Nuoro-Museo Nazionale Archeologico: materiali di età romana provenienti da relitti di navi onerarie della costa orientale Nuoro-Museo Nazionale Archeologico: materiali di età romana provenienti da relitti di navi onerarie della costa orientale Nuoro-Museo Nazionale Archeologico: scheletro della donna di Sisaia Nuoro-Museo Nazionale Archeologico: scheletro della donna di Sisaia Nuoro-Museo Nazionale Archeologico: scheletro della donna di Sisaia con i segni della trapanazione cranica

Da piazza Asproni, dove siamo arrivati a visitare il Museo Archeologico, il Vico Giuseppe Giusti ci riporterebbe nella via Aspromonte, dalla quale abbiamo iniziato la visita del centro storico di Nuoro.

La prossima tappa del nostro viaggio

Dopo aver visitato il centro storico di Nuoro, nella prossima tappa del nostro viaggio visiteremo i suoi quartieri periferici della città ed i suoi dintorni, con le sue principali frazioni, tra le quali quella del Monte Ortobene e quella di Lollove, e con i resti archeologici che si trovano all’esterno della città.


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