Orroli ed i dintorni con il Nuraghe Arrubiu, uno dei quattro complessi nuragici più importanti dell’Isola
In questa tappa del nostro viaggio, da Nurri ci recheremo ad Orroli che visiteremo con il suo centro abitato e con i suoi dintorni dove vedremo il Nuraghe Arrubiu ed il Nuraghe De Pardu con il villaggio nuragico su Putzu. La regione storica del SarcidanoIl Sarcidano è una regione della Sardegna che si estende tra il territorio del Campidano e quello della Barbagia. Si sviluppa tra la Provincia di Oristano e la Provincia del Sud Sardegna. Elemento morfologico dominante è l’altopiano de Laconi, il più grande tavolato calcareo della Sardegna. Al suo interno si estendono i due laghi artificiali del Mulargia e del Flumendosa. In Provincia di Oristano ne fa parte il solo comune di Laconi, mentre in Provincia di Cagliari ne fanno parte Escolca, Genoni, Gergei, Isili, Nuragus, Nurallao, Nurri, Orroli, Serri, Villanova Tulo. Vi è diffusa la quercia, ma non mancano anche foreste di castagno. Il territorio del Sarcidano è costellato di numerose testimonianze archeologiche, prevalentemente nuragiche. In viaggio verso OrroliNella tappa precedente eravamo arrivati al comune di Nurri. In questa tappa, dal centro di Nurri, prendiamo il corso Italia che esce verso sud est con il nome di SP10. Percorriamo poco più di tre chilometri, ed arriviamo all’interno dell’abitato di Orroli, dove la SP10 assume il nome di via Roma. Dal Municipio di Nurri a quello di Orroli si sono percorsi appena 3.1 chilometri. Il comune chiamato OrroliIl comune chiamato Orroli (altezza metri 530 sul livello del mare, abitanti 2.012 al 31 dicembre 2021) è un importante centro del Sarcidano situata nella parte centro settentrionale della Provincia del Sud Sardegna, posizionato sulla destra del Lago Medio del Flumendosa, a sud dell’altopiano basaltico di Pranu ’e Muru, alle pendici del monte Pizziogu. È raggiungibile dalla SS198 di Seui e Lanusei, che passa a soli sei chilometri dall’abitato. Sul posto è presente la Stazione ferroviaria, posta sulla linea che collega Mandas con Arbatax, attiva dal 1997 per soli impieghi turistici. Il territorio Comunale, ricco di boschi di querce, lecci, castagni, roverelle, di una folta macchia mediterranea e comprensivo delle aree speciali dei bacini artificiali del lago Flumendosa e del lago Mulargia, presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, che vanno da un minimo di 112 a un massimo di 730 metri sul livello del mare. Orroli detto il paese della longevitàOrroli è detto il paese della longevità per la insolita presenza di ultracentenari tra la sua popolazione. Il più anziano, Tziu Giuanniccu Frau, divenuto nel 2000 il più vecchio d’Europa, le cui foto erano presenti un pò dappertutto quandonel mio viaggio in Sardegna sono arrivato ad Orroli la prima volta, era morto da appena qualche mese, il 19 giugno del 2003, alla venerabile età di 112 anni. In Sardegna, i segreti dei centenari sono allo studio del progetto AKeA, ossia A Kent’Annos che è il tradizionale augurio sardo che significa A Cent’anni, dell’università di Sassari, con a capo il professor Luca Deiana, che ha esaminato gli alberi genealogici di popolazioni intere per individuare che cosa rende tanto longevi un centinaio dei trecento e più ultracentenari sardi. Sono state formulate molte spiegazioni di questa particolarità, come la qualità della vita o un particolare regime alimentare, ma principalmente gli studiosi sono interessati ad analizzare specifici fattori genetici che interagirebbero in concomitanza con i fattori ambientali. Origine del nomeIl nome deriva dal latino Robur, plurale Roboris, dal quale la voce sarda Orròli, molto diffusa nel campidanese e nel barbaricino, ad indicare il Rovere, ossia i boschi di rovere presenti nel territorio. Secondo gli studiosi è, dunque, ovvio che il luogo sia stato tradizionalmente chiamato in questo modo in riferimento ai numerosi alberi di quercia che attorniavano la zona. La sua economiaOrroli ha un’economia basata prevalentemente sulle tradizionali attività agricole e zootecniche. Il settore primario è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, ulivi, agrumeti, viti e altri alberi da frutta. Significativo anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria, di modeste dimensioni, è costituita da aziende che operano nei comparti dei materiali da costruzione ed edile. Il terziario non assume dimensioni rilevante, mentre significativo è l’artigianato locale. Orroli è anche meta di passaggio del Trenino Verde. Pur essendo la sua economia prevalentemente agropastorale, gli importanti siti archeologici presenti nel suo territorio hanno permesso un importante sviluppo turistico. Nel paese sono presenti numerose attività ricettive quali bed and breakfast e alcuni Hotel costruiti secondo l’antica tradizione dei rifugi dei pastori e nell’assoluto rispetto ambientale. Il significativo artigianato locale è costituito dalla tradizionale tessitura dei Burras che sono tappeti fatti con stracci, dalle Bertulas che sono le bisacce, dai tappeti di lana, dal ricamo, dalla concia delle pelli, dalla lavorazione artistica del ferro battuto, dai tipici Arresojas ossia coltelli a serramanico, e dall’incisione del legno soprattutto per la prodzione delle panche nuziali. Brevi cenni storiciLe origini degli insediamenti nel suo territorio risalgono all’età nuragica, come è dimostrato dai numerosi reperti rinvenuti. Subisce, nel sesto secolo, la dominazione cartaginese, e successivamente quella romana. Durante il Medioevo fa parte del Giudicato di Càralis, nella curatoria di Surgius. Nel tredicesimo secolo passa sotto il controllo dei Pisani, e nel sedicesimo secolo degli Aragonesi. Con il dominio spagnolo viene incluso nel Ducato di Mandas, e ceduta nel 1604 in feudo alla famiglia dei Maza. Con il governo sabaudo, viene concessa ai Tellez Giron d’Alcantara, i quali ne sono ultimi feudatari, che la controllano fino al 1839. Del comune di Orroli nel 1927, dopo la creazione della Provincia di Nuoro, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro. Successivamente nel 2003, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene cambiata la Provincia da quella di Nuoro nuovamente a quella di Cagliari, e successivamente nel 2016, con l’abolizione di quest'ultima provincia, passa alla nuova Provincia del Sud Sardegna. Le principali feste e sagre che si svolgono ad OrroliA Orroli è attivo il Gruppo Folk Orroli, i cui componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località. Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono ad Orroli,17 gennaio si svolgono festeggiamenti in onore di Sant’Antonio Abate; il 22 gennaio, si festeggia il Patrono, che è San Vincenzo Martire; il 15 maggio, la Festa di Sant’Isidoro, per la quale durante la giornata si svolge una processione in onore del Santo, si nomina un Obriere, ma imomento più importante è costituito dalla benedizione degli animali alla fine della processione; il 25 maggio, si celebra la Festa di San Nicola; l’ultima domenica di giugno, si celebra la Sagra di Santa Caterina d’Alessandria, nella sua chiesa campestre; nel mese di settembre, si svolge la Festa di San Vincenzo Ferreri. Visita del centro di OrroliEntriamo in Orroli da Nurri con la SP10, che proviene da nord ovest, e che, prima di una ampia curva a destra, passato il cartello segnaletico che indica l’ingresso nel paese, all’interno dell’abitato assume il nome di via Roma. L’abitato, interessato da forte espansione edilizia, conserva, nel centro storico, interessanti abitazioni e palazzotti con caratteristici portali e corti campidanesi. Nel centro abitato sono presenti numerose abitazioni storiche padronali ben conservate anche a seguito delle loro recenti ristrutturazioni. La chiesa di San Nicola VescovoDal cartello segnaletico che indica l’ingresso nel paese, percorriamo la via Roma per circa un chilometro, ed arriviamo a un bivio, dove la SP10 prosegue verso destra con la via Giacomo Matteotti, mentre noi proseguiamo dritti sulla prosecuzione della via Roma. Percorsa una ventina di metri, prendiamo a sinistra la deviazione nella via San Nicolò, dopo circa centocinquanta metri troviamo sulla destra le indicazioni per la chiesa di San Nicola, le seguiamo e, dopo una cinquantina di metri, arriviamo a vedere la chiesa di San Nicola Vescovo situata nella periferia del rione più antico dl paese. È stata la prima chiesa parrocchiale di Orroli, ruolo che mantiene fino al cinquecento, quando, con l’aumento demografico e l’espansione dell’abitato, non è più in grado di assolvere alle sue funzioni. A questo periodo infatti risale la costruzione dell’attuale parrocchiale dedicata a San Vincenzo Martire. Nel sedicesimo secolo la chiesa viene ristrutturata per assumere l’aspetto attuale, con l’interno a tre navate dotato di copertura in legno a abbastanza amplie, dotate di copertura lignea a capriate e delimitate da arconi a tutto sesto. Il presbiterio, leggermente rialzato rispetto al piano delle navate, ha un altare semplice impreziosito dalla presenza dei simulacri di due leoni di pregevole fattura, posti alla base dello stesso. All’esterno la facciata è dotata di tre ingressi e caratterizzata da un piccolo portico davanti all’ingresso principale, e sormontata da un campaniletto a vela. Nel corso dei restauri effettuati nel 1996 nella chiesa, lo smantellamento della pavimentazione ha permesso di individuare diverse strutture preesistenti. In particolare sono emersi il perimetro di un tempio cristiano del sesto secolo, ed i resti di un edificio di epoca alto medioevale realizzato su costruzioni murarie del periodo nuragico, dal quale, con successivi ampliamenti, è derivata la struttura attuale. A Orroli ogno anno, il 25 maggio si celebra la Festa di San Nicola Vescovo, preceduta da due giorni di manifestazioni ed eventi tra i quali la manifestazione denominata Prazzas Abertas. La Festa inizia con una processione lungo le vie del rione San Nicola, nella quale viene portato in corteo il simulacro del Santo, con i cavalieri e carri, accompagnati dalle launeddas e dai gruppi folk, alla quale seguono le diverse cerimonie religiose culminanti con la messa solenne. Seguono diversi eventi e la degustazione di prodotti tipici locali. I resti del Nuraghe San NicolaLa chiesa di San Nicola Vescovo si posiziona al centro di una vasta area ricchissima di emergenze archeologiche, delle quali allo stato attuale è visibile solo il Nuraghe San Nicola che è ormai inglobato nell’antico tessuto urbano. Per raggiungerlo, dalla via San Nicola, dove abbiamo deviato a destra seguendo le indicazioni per la chiesa, proseguiamo invece dritti, sulla continuazione della via San Nicola che è la via Nuraghe, vicino alla quale si trovano i poche resti del Nuraghe. Per arrivare ad essi, è necessario passare per i cortili di qualcuna delle abitazioni che si trovano alla destra della strada. Si trattava di un Nuraghe complesso, con due torri connesse tra loro da un muro di collegamento. Oggi risulta in buona parte interrato, anche se si riesce a vedere l’architrave di quello che probabilmente era l’ingresso principale. La chiesa parrocchiale di San Vincenzo MartireRiprendiamo la via Roma da dove la avevamo lasciata per prendere la via San Nicolò, la seguiamo per circa duecentocinquanta metri, ed arriviamo a trovare sulla sinistra la via Eleonora d’Arborea. All’incrocio tra le due strade, si trova una scalinata che conduce all’attuale chiesa di San Vincenzo Martire che è la parrocchiale di Orroli intestata anche a Sant’Anastasia. La chiesa è stata edificata nel 1582 su preesistenti strutture del dodicesimo secolo, e conserva gran parte degli iniziali caratteri architettonici gotico aragonesi cinquecenteschi. La sua data di edificazione risulta da una iscrizione sul capitello destro dell’arcone gotico. La facciata si configura con terminale piatto, sul quale si appoggia un’interrotta serie di merlature. Al centro si trova un bel portale impreziosito da fregi di gusto moresco, ed una vetrata di forma rettangolare in asse con esso. L’interno è costituito da tre navate, voltate a falde inclinate nella parte centrale, ed a botte sui due lati. Presenta una spartizione della navata centrale in campate, con l’uso di imponenti archi a sesto acuto. Nell’area prebiterale la copertura è a crociera con costolature e gemme. Il coro è del 1744, e l’altare maggiore è stato realizzato tra il 1768 e il 1769 da Giovan Battista Franco di lanzo. La chiesa ospita al suo interno una bellissima esposizione di paramenti sacri. contemporanea alla chiesa è anche la imponente torre campanaria a canna quadrata, che presenta la parte superiore, in cui si trova la cella campanaria, in porfido rosso. Anticamente, dove ora è il sagrato della chiesa, era presente un Cimitero con un ossario. A Orroli, il 22 gennaio, si festeggia il patrono nella Festa di San Vincenzo Martire, caratterizzata da celebrazioni religiose e manifestazioni civili. Il Municipio di OrroliRitornando sulla via Roma, una cinquantina di metri prima di arrivare a trovare sulla sinistra la via Eleonora d’Arborea, prendiamo a destra la via Cesare Battisti. La seguiamo per circa centotrenta metri, e trovamo, alla sinistra della strada, l’edificio nel quale è presente il Municipio di Orroli, nel quale sono ospitati la sua sede ed i principali uffici che offrono i loro servizi ai cittadini. Si tratta degli Uffici del Segretario Comunale; dell’Area Amministrativa e Socio Culturale, che comprende la Segreteria Generale, il Protocollo, i Servizi Demografici, la Polizia Municipale, ed i Servizi Sociali; dell’Area Finanziaria, che comprende i Servizi Finanziari, i Tributi, il Personale, e l’Economato; dell’Area Tecnica, che comprende la Pianificazione Urbanistica, l’Edilizia Privata, i lavori Pubblici, lo Sportello Unico delle Attività Produttive, e gli Impianti tecnologici. La Stazione ferroviaria di OrroliProseguiamo lungo la via Cesare Battisti e, dopo trecento metri, vediamo, alla sinistra della strada, l’edificio nel quale è ospitata la Stazione ferroviaria di Orroli, nella quale transitano i mezzi lungo il tratto tra Mandas ed Arbatax. LA stazione viene costruita per conto della Società italiana per le Strade Ferrate Secondarie della Sardegna negli anni novanta dell’ottocento, e viene inaugurata nel 1893, quando viene aperto all’esercizio il tronco che collega Mandas con Nurri, uno dei primi della linea per Arbatax a venire completati. alla gestione SFSS nel 1921 subentra quella della Ferrovie Complementari della Sardegna, alla quale segue nel 1989 quella della Ferrovie della Sardegna. Sotto questa amministrazione, nel 1997 l’intera tratta tra Mandas ed Arbatax viene destinata all’impiego per il solo traffico turistico legato al progetto Trenino Verde, e da allora lo scalo di Orroli, dal 2010 gestito dall’ARST, viene utilizzato quasi esclusivamente nel periodo estivo, restando per il resto dell’anno pressocché privo di traffico. Il Teatro ComunaleTorniamo a dove dalla via Roma abbiamo preso la via Cesare Battisti, seguiamo questa strada e, dopo duecento metri, ossia cento metri prima di arrivare alla Stazione ferroviaria, prendiamo a sinistra la via Enrico Berlinguer, la percorriamo per un centinaio di metri, poi, passata linea ferroviaria, svoltiamo a destra e prendiamo il viale Kennedy. Lo seguiamo per trecento metri, poi prendiamo a sinistra la via Pietro Nenni, che, in un centinaio di metri, ci porta, sulla destra, nella nuova piazza del Teatro Comunale. In questa piazza si trova il moderno Teatro Comunale di Orroli. Il Campo Sportivo di OrroliDove lungo la via Enrico Belinguer abbiamo passato la linea ferroviaria, svoltiamo a destra e prendiamo, invece del viale Kennedy, la strada più a destra, che è il viale Giorgio Murgia. La seguiamo per trecentocinquanta metri, poi prendiamo la traversa a sinistra e, dopo una trentina di metri, troviamo alla destra l’ingresso principale del Campo Sportivo di Orroli. Nel Campo Sportivo sono presenti un Campo da Calcio dotato di tribune in grado di ospitare 250 spettatori, nel quale si possono svolgere partite di Serie D e altri livelli. Intorno al Campo da Calcio è presente una Pista anulare d’atletica leggera nella quale si possono svolgere competizioni d’atletica leggera e corse su pista. Più avanti, è presente un Campo da Calcetto, ossia da Calcio a cinque, dotato di tribune in grado di ospitare un centinaio di spettatori, al quale si accede da un ingresso secondario circa centocinquanta metri più avanti rispetto all’ingresso principale. Nel Campo da Calcio gioca le sue partite casalinghe la squadra della Polisportiva Orrolese calcio A.S.D. che milita nel campionato di Eccellenza della Sardegna, che è il principale campionato regionale. Il Museo intitolato la casa del Nuraghe ArrubiuRiprendiamo la nostra visita del centro di Orroli, ripartendo dalla chiesa parrocchiale di San Vincenzo Martire e riprendendo verso sud la via Roma, che seguiamo per una settantina di metri, dopo di che vediamo alla destra partire la via Eugenio Montale. Lungo la prosecuzione della via Roma, ad angolo con la via Eugenio Montale, si trova il Museo intitolato La casa del Nuraghe Arrubiu, ubicato all’interno di una vecchia casa padronale, che offre informazioni sul territorio, sulle antiche popolazioni che lo abitavano, con le loro attività ed i commerci. All’interno del Museo il percorso si snoda attraverso la visita di dodici stanze distinte per argomenti. Non si tratta di un Museo tradizionale, dato che non è un contenitore di materiali estrapolati dal loro contesto, ma è stato concepito come la presentazione dei risultati più avanzati delle ricerche effettuate, inquadrando i fenomeni nel panorama della protostoria della Sardegna e del bacino del Mediterraneo. Al Museo si effettuano visite guidate su prenotazione, minimo quindici persone, organizzate dalla Cooperativa Is Janas con sede al Civico 30 di via Eleonora d’Arborea. La chiesa di San Vincenzo FerreriProseguendo lungo la via Roma, una settantina di metri più avanti si vede, alla sinistra della strada, una piazzetta, sulla quale si affaccia la chiesa di San Vincenzo Ferreri edificata nel 1704 per volontà del teologo Salvatore pisano che la dedica al Santo spagnolo, in stile aragonese rustico. La famiglia del fondatore possedeva a quel tempo il Diritto di Patronato e lo Jus sepeliendi, cioè il diritto di sepoltura, per cui all’interno della chiesa potevano costruirsi le tombe per i soli suoi discendenti ed ascendenti. La chiesa ha una facciata che presenta un portale con antichi fregi oramai deteriorati, ed una falsa lunetta lavorata a modanature. Nella parte alta del frontale è presente un rosone, inserito in un portale ricurvo alle cui estremità sono posti due monoliti sferici sormontati da cuspide. Un interessante campanile a vela a due luci, con monofore a sesto acuto e linea superiore definita da una cornice modanata, si trova su un’opera muraria affiancata al lato destro dell’edificio. Nel sagrato della chiesa è stata individuata un’area cimiteriale ed un ossario. Oggi, nella chiesa di San Vincenzo, la Festa di San Vincenzo Ferreri si svolge nel mese di settembre, con una processione, riti religiosi e anifestazioni civili. Un tempo si celebravano due feste solenni, una in maggio e l’altra in settembre, e per i solenni festeggiamenti, gli eredi dellla famiglia pisano esponevano le reliquie del Santo, delle quali, però, non era mai stata riscontrata l’autenticità. Ai festeggiamenti partecipava gente dei paesi vicini, per assistere alla corsa dei cavalli con ricchi premi offerti dalle persone sposate, ed anche alla corsa degli asinelli. La Omu Axiu attualmente adibita a Museo Etnografico e del RicamoProseguendo per una cinquantina di metri lungo la via Roma, alla sinistra della strada, al civico numero 46, si trova la Omu Axiu ossia la Casa Vargiu, una abitazione storica padronale di oltre 1200 metri quadrati appartenente alla famiglia Vargiu sino dal 1500, ben conservata. La casa ospita un importante ristorante Albergo, ed è, anche, attualmente adibita a Museo Etnografico e del Ricamo. Nei diversi ambienti che compongono la casa è possibile ricostruire i gesti e gli antichi mestieri, sentire i profumi e i sapori delle pietanze tipiche della società contadina del Sarcidano. La visita guidata consente di scoprire i locali adibiti a deposito degli attrezzi agricoli, delle stanze con i forni per il pane, della Cantina dove invecchiano corposi vini Cannonau, e della dispensa nella quale vengono ancora conservati salumi, formaggi e conserve ottenuti in maniera artigianale. Il piano superiore della casa è adibito a Museo del ricamo, e nelle stanze da letto sono raccolti abiti, corredi e oggettistica appartenenti alla famiglia Vargiu. Il largo Gavino Boi con il caratteristico S’Arcu S’ImpiccuPercorriamo altri centosessanta metri lungo la via Roma, sempre verso sud, e vediamo che, alla sinistra della strada, passata la via Giovanni Gronchi, si apre il Largo Gavino Boi, nel quale viene spesso allestito un palco che ospita eventi e manifestazioni. Come portale di ingresso di un’abitazione privata, nel largo proprio all’inizio della via Giovanni Gronchi, si trova un arco di rilevante interesse, il caratteristico S’Arcu S’Impiccu, che veniva utilizzato nel passato per le pubbliche esecuzioni. La piazza dei Caduti nella quale si trova il Monumento ai Caduti in Guerra e sul lavoroSubito confinante con il largo Gavino Boi, una cinquantina di metri più avanti, alla sinistra della via Roma si apre la Piazza dei Caduti, che è una bella piazza alberata. Al centro di questa piazza si trova il Monumento ai Caduti in Guerra e sul lavoro di Orroli. L’Antico Cimitero di Orroli con la sua cappellaPercorsi trecentocinquanta metri verso sud con la via Roma, da destra si immette il corso Cavour, che è la prosecuzione all’interno dell’abitato della SP10. Continuiamo con la via Roma che si immette sulla SP10 ed esce dall’abitato. Una trentina di metri più avanti, si vede alla sinistra della strada quello che era l’ingresso dell’Antico Cimitero di Orroli. Il Cimitero è stato dismesso, ma all’interno rimane la piccola Cappella dell’Antico Cimitero. Il Nuovo Cimitero Comunale di OrroliPochi metri più avanti, alla destra della strada si trova il Vialetto alberato che conduce all’accesso al nuovo Cimitero che, in un centinaio di metri, ci porta ai cancelli di ingresso del Cimitero Comunale di Orroli. Passato il Cimitero Comunale, la SP10 prosegue verso sud in direzione di Escalaplano. I resti del Nuraghe Sa Serrasu una altura nella campagna di Orrili, ad ovest rispetto al nuovo Cimitero Comunale, tra la SP10 e, più ad ovest, il viale Europa, si trovano i resti del Nuraghe Sa Serra. Si tratta di un Nuraghe complesso, di tipo quadrilobato, con una torre centrale e quattro torri laterali, con bastioni. Le torri sono posizionate a nord, a sud, ad est e ad ovest, ed è presente un ampio cortile situato tra la torre centrale e le torri a sud, est e ovest. I Nuraghe è interamente costruito in basalto. Visita dei dintorni di OrroliVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Orroli, sono stati portati alla luce i resti della necropoli di su Motti; del villaggio nuragico su Putzu con il suo importante pozzo sacro; dei Nuraghi semplici Corti ’e Uannesu, Cuccuru, de Pardu, Findeu, Fossas, Fruscus, Funtana de Spida, Gasoru, Ollasta, Perdesi, Sa Tanca Manna, Salonis, Sedda S’Amadori, su Gaffu, su luaxu, su Motti II, Su Pranu, Tacchixeddu, Taccu ’e Caronas, Taccu Maiore, Tanca ’e Maxia; dei Nuraghi complessi Affogau, Arrubiu, Carcina, Crocoriga, Martingiana, Perda Inferrada, Perda Taulla, Sa Serra, San Nicola, su Motti, Taccu ’e Idda, Taccu Piccinnu; ed anche dei Nuraghi Carcina II, Cracuri, Cubingiu, Enna ’e Sarra, Enna ’e Sarra II, Meson ’e Sarra, Su Pranu II, Tacchixeddu II, Tipoi, tutti di tipologia indefinita. Il territorio di Orroli ospita uno tra i più importanti Nuraghi della Sardegna, il Nuraghe Arrubiu, l’unico pentalobato presente in Sardegna, una delle due dighe del Flumendosa e la diga del Mulargia, che formano altrettanti laghi artificiali. Il parco archeologico e botanico di su MottiDal centro di Orroli, percorrendo la via Roma verso sud, cento metri dopo la piazza dei Caduti in Guerra e sul lavoro, prendiamo a sinistra la via Francesco Orgiana seguendo le indicazioni per l’Hotel ristorante Antichi Ovili. La strada, in un paio di chilometri, ci porta a nord est del centro abitato, al Parco archeologico e botanico di su Motti un ampio parco Comunale racchiuso da un naturale Anfiteatro basaltico. Il parco, ricco di rovereti, si sviluppa lungo un pendio nel quale si succedono avvallamenti ai quali fa da cornice una Lussureggiante vegetazione, ed è ricoperto in prevalenza da lecci e roverelle, molte delle quali secolari. Vivono nel parco in numero considerevole cinghiali, volpi, lepri, conigli, donnola, riccio e gatto selvatico, tra i volatili si trovano colombacci, pernici, quaglie, merli, tordi, pettirossi, picchi tra i quali il rarissimo picchio rosso ed il corvo reale. A rappresentare i rapaci diurni si trovano il Falco Pellegrino e la poiana, mentre il barbagi anni e la civetta dominano incontrastati nelle ore notturne. Il parco è caratterizzato dalla presenza di numerosi massi erratici nei quali sono scavate sedici domus de janas che costituiscono la Necropoli di su Motti. Il primo gruppo comprende due domus de janas. Il secondo gruppo è costituito da tre domus de janas, scavate sulla base di un affioramento roccioso quasi sulla sommità del rilievo montuoso. Il terzo gruppo è costituito da cinque domus de janas. Il quarto gruppo è costituito da due domus de janas. Il quinto gruppo è costituito da quattro domus de janas, in prevalenza unicellulari, scavate su grossi massi erratici sparsi fra le roverelle. I resti del Nuraghe semplice SalonisIl primo Nuraghe che si trova all’interno del parco archeologico è il Nuraghe Salonis chiamato anche Is Allonis, costruito in basalto su un pianoro sovrastato da una imponente e suggestiva parete rocciosa chiamata Sa Corona Arrubia, inserito in un ambientale caratterizzato prevalentemente dalla macchia mediterranea, e risulta in buona parte interessato da crolli. Da quello che rimane si pensa a un Nuraghe semplice monotorre, con camera interna, ma i resti attorno al Nuraghe suggeriscono la possibile architettura di un Nuraghe complesso. Infatti l’ampiezza di questi ultimi fanno pensare ad una costruzione ciclopica, più specificamente forse a un Nuraghe polilobato. I resti del Nuraghe complesso su Motti ed il Nuraghe semplice su Motti IIPoco più a sud rispetto al Nuraghe Salonis, si trovano i resti del Nuraghe su Motti II un Nuraghe semplice, di tipo monotorre, costruito anch’esso in basalto. Proseguendo, più avanti si trovano i resti del Nuraghe su Motti chiamato anche Ziu Mannoi, che è un Nuraghe complesso costruito a un’altezza di 621 metri, l’unico del territorio basato su un mastio con pianta a corridoio centrale, con bastioni, collegato con un cortile, e si ritiene fossero presenti tre torri aggiunte successivamente, delle quali, però, oggi non rimane quasi nulla. Il tutto è protetto da un antemurale, ed, ai suoi piedi, si sviluppa un piccolo villaggio prenuragico. Una rigogliosa vegetazione, in prevalenza roverella e leccio, e una particolare morfologia del territorio, caratterizzata dalla presenza di suggestivi massi basaltici e tombe neolitiche, fanno da cornice al Nuraghe su Motti. I resti del Nuraghe CarcinaPercorriamo la via Roma verso sud, fino a dove si immette sulla SP10 e, subito dopo il cartello segnaletico che indica l’abitato, prendiamo sulla sinistra una stretta strada in salita che si dirige verso l’Hotel Castellinaria, che si rarriunge dopo un paio di chilometri in località Perdu Accraxiu. alla metà di questa strada, alla destra, ad una distanza di circa trecento metri, sono presenti i resti del Nuraghe Carcina, che si trova nella campagna di Orroli e dista circa un chilometro e mezzo a sud est del paese. Si tratta di un Nuraghe complesso costruito in basalto a 548 metri di altezza, con due torri. La torre occidentale è la più antica, mentre la torre orientale presenta un altezza residua di oltre tre metri ed è accessibile da un ingresso sormontato da una bella architrave inclinata, ingresso che è in buona parte interrato e dà accesso ad una camera marginata da una nicchia, con una scala che conduceva al piano superiore, e con una tholos a cui mancano gli ultimi filari di chiusura. Si trova in stato di abbandono pur essendo in discrete condizioni. Intorno al Nuraghe sono presenti le tracce di un villaggio nuragico. I resti del Nuraghe Arrubiu che è uno dei più importanti Nuraghi della Sardegna con la sua Stanza del SolePercorriamo la via Roma verso sud, fino a dove si immette sulla SP10, che prendiamo e percorriamo per un chilometro e ottocento metri dal cartello segnaletico che indica l’abitato, poi, subito prima del cartello indicatore del chilometro 9, prendiamo, seguendo le indicazioni, la deviazione sulla sinistra che, in tre chilometri e mezzo, ci porta all’ingresso dell’area archeologica del Nuraghe Arrubiu, che spicca nella sua grandezza sull’altopiano di Su Pranu e domina un antico guado nel corso del medio Flumendosa, dove oggi sorge una diga di sbarramento. Il nome del Nuraghe Arrubiu, ossia il Nuraghe Rosso in lingua sarda, deriva dalla colorazione che ha assunto, dovuta ai licheni che ricoprono le pietre di basalto utilizzate per la sua costruzione, e per questo viene spesso definito Il gigante rosso. Si tratta di un grande Nuraghe complesso, uno dei quattro siti archeologici più importanti dell’Isola, insieme alla reggia nuragica Santu Antine di Torralba, al Nuraghe Losa di Abbasanta ed alla reggia nuragica su Nuraxi di Barumini. Risulta essere il più grande e complesso Nuraghe di tutta la Sardegna preistorica, dato che le sue strutture si sviluppano su un’area di oltre tremila metri quadrati, ed è tra i maggiori monumenti protostorici di tutta l’Europa occidentale. Gli interventi di scavo del Nuraghe Arrubiu sono iniziati nel 1981 con un rilevamento integrale, successivamente il sito è stato oggetto di sistematiche campagne di scavo, che ne hanno rivelato la complessità strutturale. Per motivi economici, gli scavi archeologici stati interrotti nel 1996. Gli scavi sono ripresi nel 2012 con cadenza annuale e sono caratterizzati dall’applicazione di metodologie stratigrafiche con le quali è stato possibile realizzare dettagliate ricostruzioni paleoambientali del sito. Si ritiene, comunque, che una grossa percentuale del complesso sia ancora da scavare. Il Nuraghe Arrubiu è costituito da un mastio centrale a tre piani, circondato da un bastione pentalobato, ossia da una cerchia di mura con cinque torri laterali a due piani, e con mura molto spesse. Sono visibili ancora buona parte dei crolli, ed i rilievi archeologici hanno permesso di mettere in luce le basi delle torri costruite secondo la tecnica megalitica, ossia sovvrapponendo grosse pietre e riempendo gli spazi vuoti con pietre più piccole. Il mastio, indicato come torre A, ha attualmente un’altezza residua di sedici dei probabili quasi trenta metri originali, probabilmente la più alta tra quelle conosciute, e conserva intatti il piano terra ed il primo piano. La tholos del piano terra è integra, alta quasi dieci metri, con un diametro di cinque metri, ed all’interno si aprono due nicchie ai lati e una di fronte all’ingresso. Davanti alla torre centrale, è presente il cortile centrale indicato come B, un vasto ambiente di forma irregolarmente poligonale, il cui uso ultimo precedente il crollo è identificato dalla presenza di una banchina circolare lungo tutto il lato destro, di un pozzo, dall’esistenza di una sistemazione gradonata a sinistra, forse usata come focolare, e dal rinvenimento al centro, vicino al pozzo, di un grande bacile di arenaria, vuoto e solo leggermente inclinato. Nel cortile sono stati accentuati i solchi naturali del basamento roccioso per costituire un sistema di canalizzazione dell’acqua piovana, ed è stato scavato un profondo e stretto canale che terminava con una cisterna visibile sul cortile, con funzione di sifone quando era troppo piena, e punto di raccolta delle acque meteoriche. Questo cortile collega la torre centrale A con le torri del bastione pentalobato, ossia le torri C, D ed e a nord, e F e G a sud, collegate l’una all’altra da potenti muraglioni rettilinei. In particolare, sul lato nord ovest del cortile si apre l’andito di accesso alla torre C, una possente struttura nella quale alle dimensioni gigantesche dei blocchi si unisce l’accuratezza dell’esecuzione, e che viene definita dagli archeologi Torre delle donne, in quanto sono stati ritrovati oggetti di uso femminile, come fusaiole per filare la lana, aghi e pugnali in osso, macine per i cereali. Al centro e fino allo stipite di una nicchia a sinistra, si aprono dieci feritoie lungo i giganteschi blocchi verticali, le prime sei da destra sono pervie e consentono il passaggio della luce e dell’aria, le ultime quattro sono occluse mediante l’impiego di piccole pietre squadrate e cementate con pietruzze e terra argillosa, creando così un paramento regolarissimo. Le torri D, E, F e G non sono state ancora oggetto di scavo all’interno, ma sono state interessate all’esterno dalla rimozione dei crolli. La torre F, situata a sud ovest, presenta una grande apertura non originale, dato che la pietra obliqua è spezzata e priva di un blocco che ne sosteneva il peso e si presume che tale modifica sia stata fatta in epoca romana. La torre G, parzialmente crollata, è accessibile per il momento solo dall’alto. Il pentalobato è circondato da un’ulteriore struttura muraria, un antemurale esterno, più basso, difeso da sette torri chiamate da H a P, che compongono un’altra cinta muraria difensiva, la quale racchiude tre cortili interni chiamati K, decimo e Y. Nella torre H si aprono quattordici feritoie, delle quali sei, tre per parte, occluse in antico, che formano delle piccole nicchie. Il cortile decimo è il più vasto dell’intero complesso, dal quale si possono scorgere dall’esterno tre delle torri del bastione pentalobato, le C, G ed F; mentre nel cortile K, fra le torri D ed E, si trova l’unico accesso ancora integro al bastione pentalobato. Al di fuori dell’antemurale è presente una seconda cortina muraria esterna aggiuntiva, con cinque torri chiamate da Q ad U. Vi sono, infine, più lontani, i resti di una terza cortina muraria con altre tre torri, non raccordate con quelle precedenti. Il numero totale delle torri è riconducibile, quindi, a ventuno. All’esterno di questa cerchia muraria, soprattutto lungo il lato meridionale, vi sono capanne a pianta circolare e rettangolare, di epoche diverse. Si tratta dei resti delle abitazioni che costituivano il villaggio nuragico, ed oggi si vedono le ricostruzioni delle abitazioni del villaggio. Sono anche presenti i ruderi delle mura edificate successivamente dai Romani e si possono vedere, ben conservati, i resti di due laboratori artigianali di epoca romana, che in base a quanto rinvenuto all’interno si ritiene venissero utilizzati per la produzione del vino. Al di sopra del crollo che colmava il cortile centrale B, sotto lo strato di circa un metro di deposito recente, sono stati messi in luce, nel corso della seconda campagna di scavo del 1982 i resti di un ambiente di età romana nel quale è presente il primo laboratorio Enologico; mentre nel cortile K, davanti all’ingresso del bastione pentalobato, fra le torri D ed E, al di sopra di una massa di crollo, è stato identificata, fin dal 1982, la presenza di un ambiente di età romana nel quale è presente il secondo laboratorio Enologico. Analogo al fenomeno della Luce del Toro è quello che si verifica nella Stanza del Sole, così definita da Tonino Mura, che si trova in una tipologia di torri secondarie di Nuraghi complessi, caratterizzate dal fatto di essere provviste di finestrelle disposte a raggiera intorno alla camera, in un numero che non supera generalmente le dieci raramente dodici aperture, per la maggiore realizzate ad una certa quota dal piano di calpestio, delle quali alcune orientate dove sorge il sole nel solstizio d’inverno, ed è prodotto dall’allineamento del sole con il finestrino, che genera, all’interno, un fascio luminoso che percorre la sala, ed arriva al massimo quando si realizza l’impatto della luce sulla parete, o dentro una nicchia posizionata di fronte, dove viene realizzata visivamente una forma di testa taurina nitida ed inconfutabile, oppure, in altri casi, una fisionomia soltanto stilizzata. Riportiamo il testo di un articolo del Gruppo Ricerche Sardegna sul fenomeno della luce del Toro. |
Il giovane oristanese Tonino Mura, che ha scoperto con Leonardo Melis una Stanza del Sole nel Nuraghe Santa Barbara di Villanova Truschedu, in seguito ha visitato e studiato diversi altri Nuraghi. Scoprendo analogie con quello di Santa Barbara, e ritiene di avere individuato in molti di essi una Stanza del Sole, anche nel Nuraghe Arrubiu di Orrolì. Non sappiamo in quale delle torri sia stata trovata, nè abbiamo documentazione fotografica, ma riteniamo che probabilmente si trovasse nella torre C o nella torre H, sulle pareti delle quali sono presenti significative feritoie disposte a raggiera, che convergono in unico punto di stazione. L’importanza della simbologia del Toro è documentata da un particolare del paramento esterno del Nuraghe, nel quale sono state disposte pietre che potrebbero rappresentare, appunto, una forma di testa taurina, come documentato nella foto realizzata dal Gruppo Ricerche Sardegna, di cui fanno parte Sandro Garau, Alessandro Atzeni e Tonino Mura. Alcuni tra i pincipali rinvenimenti effettuati nel Nuraghe ArrubiuFra i rinvenimenti di maggior interesse storico, nella camera principale della torre centrale del Nuraghe Arrubiu è stato rinvenuto un Alabastron, ossia un recipiente miceneo di piccole dimensioni diffuso nel quattordicesimo secolo avanti Cristo in tutta l’area egea ed esportato frequentemente sulle sponde del Mediterraneo. Il vaso miceneo, il più antico rinvenuto in Sardegna, consente anche di datare prima del quattordicesimo secolo la fondazione dello stesso Nuraghe Arrubiu, in quanto la maggior parte dei frammenti sono stati rinvenuti sul pavimento della nicchia d’andito della torre centrale, dove presumibilmente è avvenuta la rottura del recipiente. recentemente, nel 2015, è stata presentata la scoperta effettuata nel corso di ricerche condotte da Fulvia Lo Schiavo, coadiuvata da Mauro Perra, curatore del Museo La casa del Nuraghe Arrubiu, in una camera della torre laterale D del Nuraghe pentalobato, di un ambiente risalente al quattordicesimo o tredicesimo secolo avanti Cristo, dotato di un focolare, di un sedile forse destinato alla consumazione di pasti collettivi e di una piastra di cottura, sistema attestato nel Mediterraneo occidentale, ma in passato non riconosciuto e quindi documentato in Sardegna. Ciò confermerebbe l’ipotesi che i Nuraghi, pensati come strutture di controllo del territorio e delle loro risorse, non avessero funzione militare, avrebbero piuttosto simboleggiato, in maniera proporzionale alla complessità e alla cura delle architetture, il prestigio politico ed economico dei singoli villaggi. La chiesa campestre di Santa Caterina d’Alessandria d’EgittoPercorriamo la via Roma verso sud, fino a dove si immette sulla SP10, che prendiamo e percorriamo per due chilometri e quattrocento metri dal cartello segnaletico che indica l’abitato, poi prendiamo una deviazione verso destra. Dopo una settantina di metri, seguendo le indicazioni, prendiamo a sinistra, e, dopo circa settecento metri, prendiamo a destra ed arriviamo alla chiesa campestre di Santa Caterina d’Alessandria d’Egitto. Si tratta di una chiesa cinquecentesca edificata in tardo stile gotico catalano. È caratterizzata da un modesto prospetto in pietra a vista, con tetto a capanna, con una facciata essenziale in cui è posto un semplice portale centrale sormontato da una lunetta ogivale, e da un piccolo rosone. Ha un abside cupolato, e presenta monofore con arco a tutto sesto lungo i fianchi. Santa Caterina, martirizzata nel quarto secolo, è la protettrice dei sarti e dei mugnai. Orroli festeggia la sua Santa con riti religiosi e festeggiamenti che per tre giorni, con culmine l’ultima domenica di giugno, vedono una grande partecipazione di devoti e visitatori. Si tratta della Sagra di Santa Caterina d’Alessandria d’Egitto, durante la quale un grande cero, chiamato Su cereu, dopo aver sostato nella casa del capo Obriere per un anno, viene portato con il simulacro della Santa in processione sino alla piccola chiesa campestre, accompagnato da cavalieri e traccas. Durante i giorni di Festa si dorme nelle Lollas o dentro ai carri, si danza e si canta, ed alla fine, la domenica sera, una grande processione riporta il cero ed il simulacro della Santa in paese, accompagnati da cavalieri, traccas, tamburini, gruppi folk e suonatori di launeddas. balli in piazza, spettacoli, esibizioni di gruppi folk di tutta l’isola concludono la festa. I resti del Nuraghe semplice De ParduDopo la visita alla chiesa campestre di Santa Caterina d’Alessandria d’Egitto, ritorniamo sulla SP10, che seguiamo per altri due chilometri e mezzo. Poco dopo il cartello indicatore del chilometro 12, vediamo sulla destra della strada, su una piccola collina, stagliarsi i resti del Nuraghe De Pardu. Si trattava di un Nuraghe monotorre costruito con pietra porfiroida. Lo sguardo spazia dal Nuraghe, fino al lago artificiale Mulargia, che si vede dalla strada più avanti, rispetto ad esso. Il villaggio nuragico su Putzu con il suo importante pozzo sacroQuasi di fronte al Nuraghe, si trova, alla sinistra della strada, un sentiero spietrato tra due grossi lentischi, che parte in salita e che si inoltra sull’altopiano. Una volta in cima ci si trovano i resti del Villaggio nuragico su Putzu composto da circa cento capanne reimpiegate in epoca romana, molte delle quali con i muri ancora in buono stato. Al suo interno è presente un bel pozzo sacro, al quale si deve il nome del sito archeologico, e sembrerebbe anche alcuni menhir. Il pozzo sacro è parzialmente demolito, per cui non è possibile vederne interamente la tholos, ed al suo interno non è più presente la fonte, che non è più attiva. In alcuni pozzi sacri, nei solstizi o negli equinozi si verifica il fenomeno della Luce dal foro apicale, per il quale il sole penetra nel pozzo dal foro presente alla sommità della tholos, e va a riflettersi in questo specialissimo specchio sacro. La teoria, inoltre, afferma che ogni diciotto anni e mezzo, nel momento della sua massima declinazione, sarebbe la luna a specchiarsi nell’acqua del pozzo, facendo filtrare la sua luce. |
Alcuni studiosi ritengono che i pozzi sacri siano, in generale, frutto di un raffinato calcolo teso a determinare l’orientamento astronomico. Uno spettacolo luminoso di grande efficacia si sarebbe verificato il giorno del solstizio d’estate, si ritiene che in questo giorno la luce del sole sarebbe entrata dal foro presente alla sommità della tholos e progressivamente sarebbe scesa fino a raggiunge, al mezzogiorno esatto, il livello dell’acqua che un tempo era presente all’interno del pozzo. Sarebbe stato, inoltre, accertato che l’apertura del pozzo avrebbe permesso il riflesso della luna alla sua massima declinazione, ogni diciotto anni e sei mesi, in occasione del lunistizio maggiore settentrionale, quando dal foro della tholos interrata sarebbe penetraro il suo raggio che, passando dal meridiano, si sarebbe riflesso sulla superficie del pozzo. Il fiume Flumendosa con i suoi due laghiIl fiume Flumendosa, che dai Romani era denominato Saeprus, con una lunghezza di 127 chilometri è il secondo fiume della Sardegna dopo il Tirso, ma primo per portata media annua che alla foce raggiunge di 22 metri cubi al secondo. Il suo percorso è sbarrato da due imponenti dighe che danno luogo a due laghi artificiali. Nasce nel massiccio del Gennargentu, sulle pendici est del monte Perda Aira, a sud-est di Punta la Marmora. Dopo aver attraversato il territorio di Arzana, il fiume si getta nel Lago Alto del Flumendosa. Il percorso naturale dell’acqua prosegue nei territori di Aritzo, Gadoni, Seulo e Sadali per poi gettarsi nel Lago Basso del Flumendosa nei territori di Villanova Tulo, Nurri e Orroli. Continua quindi il suo percorso nei territori di Esterzili, Escalaplano, Goni, Ballao, Armungia, Villasalto e San Vito, fino a sfociare nel mar Tirreno a Villaputzu, nella Provincia del Sud Sardegna. Viene considerato il fiume più importante dell’Isola, per la natura e le caratteristiche del suo corso e per gli aspetti della sua utilizzazione, ed è probabilmente il più bello dal punto di vista naturalistico ed ambientale. Il primo sbarramento, la Diga a Bau Muggeris che sbarra il fiume Flumendosa nel comune di Villagrande Strisaili, le cui costruzione si è conclusa nel 1949 nella gola omonima, a 801 metri di altezza, forma il Lago Alto del Flumendosa lungo sei chilometri e largo un chilometro e mezzo, con una capacità di 61 milioni di metri cubi. Le acque passano attraverso tre centrali elettriche il corrispondenza in quelli che sono chiamati il tre salti del Flumendosa. Una volta utilizzate per la produzione di energia elettrica nelle centrali sotterrane dei tre salti del Flumendosa, collegati tra loro tramite gallerie e condotte forzate, le acque, si versano poi nel lago artificiale di Sa Teula, a est di Villagrande Strisaili, ad una quota di 240 metri, e da qui vengono inviate nella sottostante piana di Tortolì per l’irrigazione. Il secondo sbarramento, la Diga a Nuraghe Arrubiu che sbarra il fiume Flumendosa nel comune di Orroli, realizzata più a sud tra il 1953 ed 1959, a 268 metri di altezza, forma il Lago Medio del Flumendosa molto più grande del primo lago, lungo diciassette chilometri e largo circa cinquecento metri, con una capienza di 317 milioni di metri cubi pare dividere in due parti il territorio, a destra il Sarcidano e a sinistra la Barbagia di Seùlo, e rimarcare l’antico confine tra le terre romanizzate e le enclaves delle Civitates Barbariae. Le acque, una volta utilizzate anch’esse per la produzione di energia elettrica, vengono travasate per mezzo di una galleria lunga sei chilometri nel Lago Mulargia, da cui, con una seconda galleria, vengono immesse nel grande canale che, con sistema di condotte idriche parte in galleria e parte in superficie, le trasporta per l’irrigazione del Campidano. La diga di Nuraghe Arrubiu che genera il Lago Medio del FlumendosaPer raggiungere la diga a Nuraghe Arrubiu, da dove ci siamo fermati per visitare il Nuraghe De Pardu ed il villaggio nuragico su Putzu, proseguiamo lungo la SP10 per circa tre chilometri, poi, subito prima di una curva a destra, troviamo le indicazioni per prendere sulla sinistra la strada a traffico limitato, che, in quasi cinque chilometri, porta ad essa. Si tratta di una strada a traffico limitato, per cui non è consentito l’accesso se non autorizzati. La Diga di Nuraghe Arrubiu è lo sbarramento artificiale situato nell’omonima località, la cui costruzione si è conclusa nel 1959. È una diga del tipo che si può definire una diga muraria a volta ad arco di gravità, ha una altezza di 112 metri, genera un invaso di 299.27 metri cubi, e raggiunge una quota di massima regolazione di 267 metri sul livello del mare. La sua costruzione è iniziata nel 1953 su progetto dell’ingegner Filippo Arredi, dalla Società Italiana per Condotte d’Acqua, e si è conclusa nel 1959. alla quota di massimo invaso, prevista a quota 269, il bacino generato dalla diga ha una superficie dello specchio liquido di circa 874 ettari, mentre il suo volume totale è calcolato in 316 milioni di metri cubi. La superficie del bacino imbrifero direttamente sotteso risulta di circa 579 chilometri quadrati. La diga è dotata di uno sfioratore libero in sinistra e da due sfioratori regolati in destra. Gli scarichi profondi consistono in uno scarico di mezzofondo ricavato in sponda destra sotto la spalla della diga e in due scarichi di fondo ricavati uno in sponda destra e uno in sponda sinistra. Il lago del MulargiaIn territorio di Orroli si trova la costa settentrionale ed orientale del lago sul rio Mulargia, e si trova anche la diga che lo ha prodotto, che è la diga di Monte su rei. Per raggiungere questa diga, da dove ci siamo fermati per visitare il Nuraghe De Pardu ed il villaggio nuragico su Putzu, proseguiamo lungo la SP10 per poco più di un chilometro, e deviamo a destra seguendo le indicazioni per la Riserva naturale del lago Mulargia e, dopo circa otto chilometri ci arriviamo. Il Lago del Mulargia è un lago artificiale creato tra il 1951 e il 1958 a seguito della costruzione di una diga posta lungo il corso del rio Mulargia, per alimentare gli acquedotti di Cagliari e di altri ventinove centri sardi. Si tratta di uno specchio d’acqua che si trova a 258 metri sul livello del mare, in un ambiente naturale incontaminato circondato da rigogliosi colli verdeggianti che degradano verso le sue coste frastagliate. Al suo interno è ornato da molti isolotti che gli fanno assumere l’effetto cromatico di un’enorme macchia azzurra immersa nel verde. Sul lago è possibile praticare il canottaggio. Di grande interesse l’escursione su battello stile Mississippi, con le partenze previste sia da Siurgus Donigala che da Orroli. La diga di Monte su rei che genera il lago del MulargiaLa Diga di Monte su rei è uno sbarramento artificiale situato nell’omonima località, situata parte in territorio di Orroli e parte in quello di Siurgus Donigala, la cui realizzazione si è conclusa nel 1958. Può essere classificata come diga muraria a volta ad arco di gravità, ed, interrompendo il corso del rio Mulargia, dà origine al lago di Mulargia. Comprese le fondamenta ha un’altezza di 94 metri e sviluppa un coronamento di 272 metri. alla quota di massimo invaso, prevista a quota 258 il bacino generato dalla diga ha una superficie dello specchio liquido di circa 12,45 chilometri quadrati, mentre il suo volume totale è calcolato in 332 milioni di metri cubi. La superficie del bacino imbrifero direttamente sotteso è di circa 172 chilometri quadrati. La prossima tappa del nostro viaggioIn una precedente tappa del nostro viaggio eravamo arrivati a Villanova Tulo, e in questa tappa da Villanova Tulo ci recheremo ad Esterzili che visiteremo con il suo centro ed i dintorni nei quali si trovano il complesso di fonti nuragiche del villaggio di Monte Nuxi, il recinto megalitico di Monte Santa Vittoria, e soprattutto il grande tempio a megaron Domu de Orgia. |