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Osilo con il Castello dei Malaspina e nei dintorni le chiese campestri e le diverse necropoli


In questa tappa del nostro viaggio, continueremo la visita del Logudoro Turritano recandoci ad Osilo dove visiteremo il paese con il Castello dei Malaspina, e ci recheremo nei suoi dintorni, dove si trovano le tombe ipogeiche di Abealzu e Abealzu o Sos Laccheddos, i cui reperti hanno dato origine alla cosiddetta Cultura di Abealzu.

La regione storica del Sassarese chiamata anche Logudoro Turritano

Il SassareseIl Logudoro è stato, nel periodo medioevale, uno dei quattro Giudicati che ha avuto come capoluogo prima Porto Torres, in seguito Ardara, ed infine Sassari. Oggi possiamo dividere questa regione in tre parti: Logudoro Turritano, il cosiddetto Sassarese, a nord; il Logudoro Meilogu a ovest; ed il Logudoro Montacuto a est. Più in particolare, il Sassarese (nome in lingua sarda Su Tataresu) è tutta un’area con una forte impronta agropastorale, con splendidi panorami, dominati da rilievi d’origine vulcanica, ampi tratti pianeggianti, scarse foreste che interrompono le grandi distese di pascoli. L’antico popolamento della zona, territorio ideale per i popoli preistorici dal punto di vista ambientale, è testimoniato dai cospicui resti archeologici, cui si aggiungono alcuni notevoli monumenti medioevali. I comuni che fanno parte del Sassarese sono Cargeghe, Codrongianos, Florinas, Ittiri, Monteleone Rocca Doria, Muros, Osilo, Ossi, Ploaghe, Putifigari, Romana, Sassari, Tissi, Uri, Usini, Villanova Monteleone. Oggi alcuni considerano in questa ragione anche Porto Torres, che però attribuiamo alla Nurra. Si parla il Sassarese o Turritano, una lingua romanza nata intorno al dodicesimo secolo da una base toscano corsa, evolutasi poi autonomamente con influenze liguri, iberiche e soprattutto sardo logudoresi.

In viaggio verso Osilo

Ad Osilo si può arrivare partendo da Sassari o da Nulvi.

Arrivare ad Osilo partendo da Sassari

Usciamo da Sassari con la via Napoli, in direzione della via Milano, che seguiamo e che ci porta a prendere la SS127 Settentrionale Sarda in direzione est, la seguiamo per tredici chilometri e ci porta all’interno dell’abitato di Osilo. Dal Municipio si Sassari a quello di Osilo si percorrono 17.2 chilometri.

Arrivare ad Osilo partendo da Nulvi

Si può arrivare ad Osilo ache partendo dall’Anglona, ossia uscendo da Nulvi sulla SS127 Settentrionale Sardain direzione ovest, che ci fa lasciare l’Anglona e ci porta nel Sassarese. Percorsa per poco più di otto chilometri e mezzo, dalla SS127 Settentrionale Sardasi muove sulla sinistra la SP76 che ci porta in direzione di Ploaghe. Evitando la deviazione sulla SP76, proseguiamo lungo la SS127 Settentrionale Sarda verso ovest, e, in poco più di altri otto chilometri e mezzo, arriviamo ad Osilo. Da qui, poi, la SS127 Settentrionale Sardaproseguirebbe verso ovest e condurrebbe a Sassari. Dal Municipio di Nulvi a quello di Osilo abbiamo percorso esattamente 17.7 chilometri.

Il comune chiamato Osilo

Osilo-Veduta panoramiva dell’abitatoOsilo-Stemma del comuneIl comune di Osilo (nome in lingua sarda Osile, altezza metri 615 sul livello del mare, abitanti 2.826 al 31 dicembre 2021) è un caratteristico centro agropastorale di origine medievale situato nella parte centro occidentale della Provincia di Sassari, fra gli altopiani di Anglona e Logudoro, collocato sulla più settentrionale delle tre cime del monte Tuffudesu. Siamo arrivati a soli tredici chilometri da Sassari e ventidue dal litorale di Sorso. È il secondo comune pi alto della provincia di Sassari, che costituisce un paese chiamato montagna con vista sul mare, dominato dai resti del Castello medioevale dei Malaspina, ed è attraversato dalla SS127 Settentrionale Sarda. Il territorio comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, che vanno da un minimo di 65 a un massimo di 766 metri sul livello del mare. Negli anni Novanta del Novecento, nel suo territorio si è tentata la ricerca di giacimenti auriferi, quando un’azienda australiana, la Sardinian Gold Mining, ha ottenuto l’autorizzazione a effettuare carotaggi per la ricerca del minerale. Ma il permesso è stato successivamente revocato, a seguito delle proteste della popolazione, che ha voluto evitare un possibile disastro ambientale dovuto all’utilizzo di ingenti quantità di cianuro e mercurio, necessari per l’estrazione dell’oro.

Origine del nome

La pi antica attestazione di questo toponimo viene riportata come Ogosilo e si trova nel Condaghe di San Pietro di Silki, ed anche in un documento dell’anno 1112 riportato nel Codex Diplomaticus Sardiniae di Pasquale Tola. Il villaggio citato anche come Osolo nel Codex Diplomaticus Ecclesiensis e parecchie volte negli elenchi delle parrocchie della diocesi di Torres che nella met del quattordicesimo secolo versavano le decime alla curia romana, ed ancora risulta citato come oppidum Osulis nella Chorographia Sardiniae di Giovanni Francesco Fara. La sua forma pi antica Og silo da confrontare con l antico termine Othila, che è chiaramente di matrice sardiana o protosarda, ma di essa non si conosce il significato. Viene ritenuta, da alcuni studiosi, una derivazione della voce fenicia Oz El, ossia fortezza, o presidio di Dio, e starebbe, quindi, ad indicare un villaggio pietroso, di pietra, o anche una roccia o un luogo fortificato.

La sua economia

La principale voce dell economia del paese rappresentata dall agricoltura, oltre ad allevamento ovino e industria lattiero casearia. Il settore agricolo conserva tuttora un ruolo di primaria importanza, dato che si coltivano cereali, frumento, ortaggi, foraggi, viti, ulivi, agrumi e frutta. Accanto al lavoro dei campi si pratica anche l allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. E vi viene prodotto il pecorino di Osilo, chiamato Casu Cottu, un formaggio freschissimo o fresco, grasso, a pasta cruda e semidura, ottenuto da latte caprino intero e crudo proveniente da capre di razze varie allevate nel territorio, riconosciuto a livello internazionale di cui è in via di definizione il marchio DOP. Un piatto forte della cucina di Osilo sono le formaggelle, in osilese chiamate Casadinas, un dolce tradizionale fatto col formaggio a pasta semicotta, lo stesso che si usa per le famose Seadas che vengono prodotte soprattutto in Barbagia. É significativo, per la sua economia, anche l’artigianato, il cui prodotto più prezioso è il costume femminile, fra i più noti ed apprezzati dell’Isola.

Osilo-Su Casu Cottu Osilo-Casadinas

Osilo-Il costume femminile di OsiloDi grande pregio sono anche i tappeti e gli altri prodotti dell’artigianato tessile, ma il noto laboratorio che produceva manufatti, come tappeti e altri tessuti, decorati e non, e che era riconosciuto dalla regione Sardegna, è stato chiuso nel 2008. Negli ultimi anni si vanno affermando i gioielli dell’artigianato artistico, realizzati con le pietre dure locali. L’industria, modestamente sviluppata, fa registrare delle realtà produttive che operano nei comparti alimentare, meccanico, della gioielleria e oreficeria ed edile. Il terziario si compone di una sufficiente rete commerciale, in grado di soddisfare le esigenze primarie della popolazione. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Sebbene non rappresenti una meta di rilevante afflusso turistico, offre, a chiunque vi si rechi, la possibilità di effettuare delle piacevoli e rilassanti escursioni nell’incontaminato ambiente naturale circostante. In particolar modo, sono degni di visita il monte Tufudesu, a oltre settecento metri di altezza, dove è situato il Santuario di Nostra Signora di Bonaria, ed il lago artificiale Bùnnari.

Brevi cenni storici

Il territorio di Osilo è stato abitato fino dal periodo nuragico, come testimoniano gli oltre ottanta Nuraghi presenti nei suoi dintorni. Durante la dominazione romana è stato la sede di un Castrum, ed anche un’importante stazione sulla strada che collegava Turris Libisonis, ossia Porto Torres, con Tibula, cittadina posta probabilmente vicina a Santa Teresa di Gallura. Nell’alto periodo medioevale il paese ancora non esisteva, e sua popolazione viveva in numerosi piccoli centri sparsi nel territorio. Stemma della famiglia dei Malaspina dello Spino Secco di origine della LunigianaIl primo riferimento storico al centro abitato di Osilo risale al 1118. In seguito, sul finire del dodicesimo secolo, vi viene edificato un Castello della potente famiglia dei Malaspina dello Spino Secco, di origine della Lunigiana, intorno al quale si sviluppa il paese. Anch’esso subisce, come i vicini comuni, la dominazione dei Doria, dei Malaspina e, infine degli Aragonesi. Nei secoli successivi, dopo la conquista aragonese, il paese si sviluppa, nonostante guerre e pestilenze. Al quindicesimo secolo risale la costruzione della Chiesa parrocchiale dedicata all’Immacolata Concezione, che verrà eretta a Collegiata nel 1728. Nel 1622, a Osilo vengono censiti 1100 fuochi, e, nel 1846, Osilo è, per numero di abitanti, il decimo comune della Sardegna. Con il passaggio alla dominazione sabauda, Osilo ha costituito un centro di primaria importanza fino agli inizi del Novecento, tanto che nei primi decenni del Novecento conta ancora oltre seimila abitanti, per poi via via spopolarsi, pur conservando vive le proprie tradizioni. Nel 1839, anno dell’abolizione del feudalesimo, il suo territorio viene riscattato dal demanio dello Stato. Anche il Castello viene definitivamente abbandonato, tanto da andare quasi in rovina, finche, nei primi anni Sessanta del Novecento, subisce un parziale restauro.

Le principali principali feste e sagre che si svolgono a Osilo

A Osilo sono attive tra l’altro l’Associazione Gruppo Folk Tuffudesu e l’Associazione Folkloristica Culturale A Manu Tenta, i cui componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località dell’Isola, e nelle cui esibizioni è possibile ammirare il costume tradizionale di Osilo.

Osilo-Sfilata del Gruppo Folk 'Tuffudesu' Osilo-Esibizione dell’Associazione Folkloristica Culturale 'A Manu Tenta'

Ad Osilo svolgono la loro attività il gruppo di canto a tenore Sa Cantoria de Su Tuffudesu, ed anche il coro polifonico misto dei Cantori di Bonaria, la formazione osilese che porta nei teatri e nelle Chiese del paese e dei dintorni le melodie del canto corale.

Osilo-Esibizione del gruppo di canto a tenore 'Sa Cantoria de Su Tuffudesu' Osilo-Esibizione del coro polifonico misto dei 'Cantori di Bonaria'

Tra le feste e sagre che si svolgono ad Osilo vanno citati il 20 gennaio, la Festa di San Sebastiano; i festeggiamenti del Carnevale Osilese; i festeggiamenti della Settimana Santa; il 14 maggio, le celebrazioni religiose della Festa di Santa Vittoria; il 13 giugno la Festa di Sant’Antonio da Padova nell’omonima Chiesa campestre che è l’unica Chiesa campestre in territorio di Osilo ancora consacrata; il 21 giugno, la Festa di San Luigi Gonzaga; la prima domenica di agosto, è stata recentemente recuperata la Festa della Madonna degli Angeli, patrona dei muratori, dovuto all’impegno degli anziani della categoria dei muratori che, profondamente legati alla tradizione, hanno voluto restituire agli osilesi una delle feste più antiche e più legate al sentimento religioso locale; nella prima quindicina di agosto, al fine di valorizzare e promuovere le ricchezze del territorio e dell’artigianato locale, viene organizza da alcuni anni la manifestazione A Osilo... le tradizioni popolari, una rassegna di antichi mestieri, produzioni, folklore, e fra i momenti più significativi di questa manifestazione si svolgono la Cavalcata Osilese e la Corsa all’Anello, la rassegna Artes Antigas, gli stands di Osilo Produce; il 15 agosto, la domenica dell’Assunzione, si celebra la Festa di Nostra Signora di Bonaria, presso l’omonima Chiesa campestre; nella prima quindicina di agosto si svolge anche la manifestazione chiamata A Osilo... Le tradizioni popolari; il 22 settembre è il giorno della Festa di San Maurizio, nella Chiesa omonima; la prima domenica di ottobre, la Festa del Rosario; l’8 dicembre la Festa dell’Immacolata Concezione, che è la Festa patronale di Osilo, in occasione della quale si svolge la manifestazione Sul Filo del tempo, festa di arte e cultura tra artigianato, prodotti tipici, sperimentazioni e folclore; 13 dicembre la Festa di Santa Lucia.

Osilo-Festa di San Sebastiano Osilo-Il Carnevale Osilese Osilo-La Settimana Santa Osilo-Festa di Santa Vittoria Osilo-Festa di San Luigi Gonzaga Osilo-Manifestazione 'Sul Filo del tempo'

La Cavalcata Osilese e la Corsa dell’Anello

Osilo-La Corsa dell’AnelloLa Cavalcata Osilese si svolge a Osilo solitamente il 12 di agosto, e consiste in un corteo di cavalieri che indossano il costume tradizionale. Ad essa fa seguito la Corsa dell’Anello, una seguitissima gara di abilità a cavallo che richiama, ogni anno, un numeroso pubblico. Durante questa corsa il cavaliere, vestito col costume tradizionale di uno dei centri dell’Isola, lanciato al galoppo il suo cavallo, deve infilare uno spadino di legno in uno dei tre anelli, sospesi a due metri e mezzo di altezza lungo un tracciato rettilineo di cento metri. Il centro viene ritenuto valido solo se lo spadino rimane infilato in uno degli anelli. La Corsa all’Anello è una Festa conosciuta da sempre, da non confondere con la Sartiglia di Oristano, che ha avuto un’altra origine e nasce con tutt'altro spirito. Durante la festa, gli artigiani del paese tengono aperte le loro botteghe, fornendo una dimostrazione degli antichi mestieri. Sono previsti, inoltre, spettacoli folk e musicali.

Visita del centro di Osilo

L’abitato, interessato da espansione edilizia, ha conservato buona parte dell’originario nucleo medievale, dominato dal Castello dei Malaspina, da cui si gode di una straordinaria vista panoramica. Arriviamo ad Osilo con la SS127 Settentrionale Sarda, che entra dalla sua periferia sud occidentale e ci conduce nell’abitato, all’interno del quale assume il nome di via Sassari, che poi diventa la via Roma.

L’Impianto Sportivo Polivalente di Osilo

Osilo-La immensa balena di Andrea D’Ascanio in arte SardomutoPassato il cartello segnaletico che indica l’ingresso nell’abitato della SS127, dove la strada assume il nome di via Sassari, troviamo sulla destra, in località S'Istevene, l’Impianto Sportivo Polivalente di Osilo. Dal 2018, sul muro di contenimento dell’Impianto Polivalente, all’ingresso del paese dalla via Sassari che si dirige da est verso ovest, campeggia il murale che rappresenta una immensa balena che guarda verso il mare. È la prima opera del progetto Osiwall, sos chirrios narana, ossia i rioni raccontano, l’intervento di arte pubblica promosso nel 2018 dal Comune di Osilo in collaborazione con le Acli, con la partecipazione di Andrea D’Ascanio, in arte Sardomuto, ideatore e curatore dell’evento. La via Sassari, subito dopo questo murale, curva a destra, e tra il suo arrivo dove si dirige da est verso ovest, e dopo la curva la sua prosecuzione da ovest verso est, si sviluppa l’Impianti Sportivo Polivalente.

Osilo-L’Impianto Sportivo Raffaele Cimino visto dall’altoL’Impianto Sportivo è intitolato a Raffaele Cimino, una figura di spicco dello sport osilese nato a Castelsardo nel 1944 ed arrivato a Osilo nel 1968, dove ha stabilito la sua residenza e partecipato a numerosi tornei di calcio. Nel 1972 è stato chiamato ad allenare la squadra del Malaspina, dove ha assunto la doppia veste di giocatore ed allenatore, e successivamente ha assunto incarichi da dirigente e contribuito a diversi salti di categoria della squadra, e che si è spento nel 2008. L’Impianto comprende un Campo di calcetto, ossia da calcio a cinque; due Campi da tennis; ed anche un Campo da pallavolo e badminton, che è lo sport che consiste nel colpire con una racchetta un oggetto leggero chiamato volano, facendogli oltrepassare la rete e mandandolo nella metà campo opposta, dove dovrà essere ribattuto al volo dall’avversario. Sono presenti inoltre quattro blocchi strutturali nei quali sono rispettivamente ospitati spogliatoi completi di servizi igienici, uffici e magazzini per attrezzature.

Osilo-Impianto Sportivo Raffaele Cimino: ingresso Osilo-Impianto Sportivo Raffaele Cimino: il campo da calcetto Osilo-Impianto Sportivo Raffaele Cimino: il campo da tennis Osilo-Impianto Sportivo Raffaele Cimino: il campo da pallavolo e badminton

La Palestra dell’Istituto Comprensivo di Osilo

Osilo-Istituto Comprensivo di Osilo-La ingressoLa via Sassari, passato il murale della balena di Sardomuto, come si è detto curva verso destra e si dirige verso est. La seguiamo e, dopo circa duecento metri, prendiamo la prima traversa a sinistra, che è la via Brigata Sassari, la quale si dirige verso nord. Percorsa una cinquantina di metri, vediamo alla sinistra della strada, al civico nuemro 1, l’ingresso dell’Istituto Comprensivo di Osilo, che comprende tre caseggiati adiacenti, con i caseggiati della Scuola primaria e della Scuola secondaria di primo grado, costruiti agli inizi degli anni Sessanta e degli anni Settanta, mentre il caseggiato della Scuola dell Infanzia è stato costruito agli inizi degli anni Ottanta. L’Istituto Comprensivo ospita anche una Palestra, senza tribune per gli spettatori.

Osilo-Istituto Comprensivo di Osilo-La esterno della palestra Osilo-Istituto Comprensivo di Osilo-La interno della palestra

Il Palazzetto dello Sport

Proseguendo per un’altra cinquantina di metri, la via Brigata Sassari sbocca sulla via Sebastiano Satta. La prendiamo verso sinistra e la seguaimo per circa centocinquanta metri, fino a vedere alla destra della strada il Palazzetto dello Sport, che ospita una Palestra dotata di tribune in grado di ospitare 450 spettatori, nella quale è possibile praticare come discipline calcetto ossia calcio a cinque, handball ossia pallamano, pallacanestro e pallavolo.

Osilo-Palazzetto dello Sport: esterno Osilo-Palazzetto dello Sport: interno della palestra

La Chiesa di Santa Lucia

Da dove dalla via Sassari è partita la via Brigata Sassari, proseguiamo verso est lungo la via Sassari per circa centocinquanta metri, e troviamo sulla sinistra della strada la Chiesa di Santa Lucia, la cui data di edificazione non è nota, comunque la Chiesa è il frutto di un’architettura locale, con influenze del barocco isolano. Alla Chiesa si accede mediante una gradinata. La facciata divisa in due ordini da una semplice modanatura orizzontale, e sopra il portale in legno si trova un piccolo oculo. Segue il cornicione sul quale svetta il campanile a vela. La copertura della Chiesa a doppio spiovente. L’interno, a una sola navata, con volta a botte, divisa in due campate da un arco a tutto sesto. All’altare maggiore, che ha la mensa in pietra, si accede mediante due gradini di marmo rosso e nero. Sopra l’altare vi sono tre statue, al centro il Sacro Cuore di Gesù, in gesso, a sinistra la statua della Madonna, ed a destra l’antica statua settecentesca in legno dipinto di Santa Lucia. Lungo le pareti laterali corre una cornice in gesso. Nel lato destro della Chiesa si trova l’ingresso laterale, un quadro ottocentesco di Santa Lucia, un confessionale in legno, un’acquasantiera in pietra, un armadietto di recente fattura, con sopra una statua in legno di Santa Lucia. La scultura rappresenta la Santa martire stante con una veste e un mantello che ricade sul davanti, formando delle pieghe ondulate, e con la mano destra che stringe la palma del martirio. L’opera, i cui aspetti stilistici risultano alterati da una pesante ridipintura, presenta la Martire priva dei suoi attributi tradizionali, che sono gli occhi su un piatto.

Osilo-Chiesa di Santa Lucia: faccoata Osilo-La Chiesa di Santa Lucia

Ogni anno il 13 dicembre presso questa Chiesa si svolge la Festa di Santa Lucia che tutt ora molto sentita ad Osilo, ma che in passato era preceduta da una novena e dal caratteristico Izadolzu, la veglia di preghiera all interno della chiesa, alla quale seguiva una festa con balli all esterno. Vi si festeggiava anche il 24 agosto la Festa di San Bartolomeo Apostolo.

In via Sant’Antonio si raggiunge la sede dell’Istituto Nazionale di Biostrutture e Biosistemi

Osilo-Il grande barbagianni di Andrea D’Ascanio in arte SardomutoPassata la Chiesa di Santa Lucia, proseguiamo verso est lungo la via Sassari per circa seicento metri, poi dove a sinistra parte la SP72 che porta verso Sennori, Tergu e Sassari, prendiamo a destra la via Grazia Deledda. Dopo una trentina di metri, dalla via Grazia Deledda prendiamo verso sinistra il viale Sant’Antonio, e sul primo palazzo alla destra del viale Sant’Antonio sopra una cabina elettrica campeggia il murale che rappresenta un grande barbagianni. Questa è un’altra delle opere del progetto Osiwall, sos chirrios narana, ossia i rioni raccontano, l’intervento di arte pubblica promosso nel 2018 dal Comune di Osilo in collaborazione con le Acli, con la partecipazione di Andrea D’Ascanio, in arte Sardomuto, ideatore e curatore dell’evento.

Osilo-La sede dell’Istituto Nazionale di Biostrutture e BiosistemiSeguiamo la via Grazia Deledda per duecentocinquanta metri fino alla fine, dove, alla sinistra della strada, si vedono i palazzi che ospitavano il laboratorio e centro di ricerca dell’Istituto Nazionale di Biostrutture e Biosistemi, la cui attività consisteva prevalentemente nel coordinamento scientifico e gestionale di progetti di Ricerca e Formazione, che vedevano impegnate direttamente le sue Unità di Ricerca presso gli atenei consorziati, con particolare interesse rivolto ai Programmi dell’Unione Europea. In seguito nel 2016 l’Istituto ha deciso di chiudere la sede di Osilo ma, a prescindere dai motivi che hanno portato a questa decisione, lasciare un cos bell’edificio in balia del tempo e degli agenti atmosferici un vero peccato. Dove una volta c'erano i ricercatori ora infatti c' solo umidit , il portone principale semi aperto con i vetri spaccati, cos come alcune finestre mentre da un lucernaio divelto e con il cristallo rotto entra direttamente la pioggia. I condizionatori esterni sono arrugginiti e alcuni sono gi caduti sul terreno sottostante, cos come gli altri impianti e la vegetazione cresce in libert .

Il Campo Sportivo Comunale intitolato a Francolino Arca

Dalla via Sassari prendiamo a sinistra la SP72 che porta verso Sennori, Tergu e Sassari, la quale costeggia il muro di cinta del Campo Sportivo Comunale di Osilo, del quale si trova l’ingresso alla destra della strada dopo un centinaio di metri. Il Campo Sportivo di Osilo qualche anno fa è stato intitolato a Francolino Arca, indimenticato talentuoso centrocampista prematuramente scomparso nel 2010, ex giocatore ed ex allenatore del Malaspina calcio, la storica squadra del paese. Il Campo Sportivo è dotato di tribune in grado di ospitare circa 500 spettatori, ed in esso si svolgono le partite casalinghe della A.S.D. Polisportiva Malaspina, comunemente chiamata Malaspina, fondata nel 1966, che attualmente milita nella Prima Categoria Sarda.

Osilo-Campo Sportivo Comunale Francolino Arca: ingresso Osilo-Campo Sportivo Comunale Francolino Arca: il campo da gioco

La Chiesa di San Maurizio

Entrati all’interno dell’abitato dalla via Roma, prendiamo verso destra la via Umberto che conduce nel centro storico, poi subito a destra la via Pietro Canalis, che costeggia la periferia orientale dell’abitato. Proseguendo per meno di trecento metri sulla via Pietro Canalis, al bivio prendiamo tutta a sinistra la via San Martino, lungo la quale, percorsa una cinquantina di metri, troviamo sulla sinistra della strada la piccola Chiesa di San Maurizio, che si trova nella periferia orientale del paese. La Chiesa di San Maurizio è sorta probabilmente nel Seicento, con influssi di architettura gotico catalana, ed è stata più volte rimaneggiata nel corso degli anni. La Chiesa è in cantoni di tufo e in conci di pietra basaltica. La facciata ha una cornice a listello che la divide in due settori, il portale è di schema rettangolare. Al centro del timpano, sopra il portale, vi sono due lesene con il capitello scolpito raffigurante delle foglie, vagamente in stile corinzio. Dietro si erge il grazioso campanile a vela. La Chiesa è sostenuta ai lati da contrafforti.

Osilo-La Chiesa di San Maurizio: facciata Osilo-La Chiesa di San Maurizio: campanile a vela

L’interno è a navata unica, divisa in tre campate con arcate a tutto sesto ribassato, e con le volte a crociera. Lungo le pareti laterali si trova un sedile in tufo, e l’abside ha nei lati due piccole aperture, e un oculo ad archetti posto sopra l’arco. L’altare è costruito in tufo e legno, parzialmente dipinto, e, nella nicchia posta sopra l’altare, si trova la statua del Santo titolare, in legno dipinto. La scultura rappresenta il Santo, stante, in ponderazione con la gamba destra portante e gamba sinistra flessa, la mano destra reca una palma, la mano sinistra una lancia. Il Santo indossa abiti militari e mantello, ed il volto appena sollevato è rivolto verso sinistra. La scultura si discosta dalla più consueta iconografia equestre del Santo, militare cristiano, martirizzato sotto Diocleziano. In origine nella Chiesa stava un San Maurizio a cavallo, sostituito nell’Ottocento. Non è da escludersi che la scultura fosse un simulacro di un altro martire soldato, forse San Gavino, e poi sia stata riutilizzata con l’odierna dedicazione.

Osilo-La Chiesa di San Maurizio: interno Osilo-La Chiesa di San Maurizio: statua del Santo titolare

La Festa di San Maurizio, ossia del Santo titolare che è il Martire San Maurizio, viene celebrata a Osilo ogni anno il 22 settembre, con la messa solenne.

La Chiesa della Santissima Trinità, già dello Spirito Santo, chiamata anche Chiesa di Babbu Eternu

Proseguiamo con la strada che si sviluppa nella periferia orientale del paese, seguiamo la via Pietro Canalis, e, dopo circa duecentocinquanta metri, troviamo, sulla sinistra, la Chiesa della Santissima Trinità, un tempo dedicata allo Spirito Santo. La statua che rappresenta la terza persona della Santissima Trinità, e che viene chiamato dalla popolazione Babbu Eternu, ha dato il nome con il quale viene solitamente chiamata la Chiesa. Tale statua era stata trafugata, è poi stata recuperata, restaurata nel 1993. La Chiesa dello Spirito Santo, è la più antica Chiesa posta all’interno del paese. Risalente ad influssi tardo romanici e gotici modellati secondo l’architetiura locale. L’Arciprete Sanna Tolu nel 1868 in una relazione sulle Chiese di Osilo la nomina come prima Parrocchiale, e come la più antica Chiesa del paese. Non si hanno notizie sulla sua erezione, ma sappiamo che sino al 1900 vi si ufficiava la messa. La Chiesa è costruita interamente in conci di pietra basaltica scapola e in cantoni di tufo squadrati. Segue un’apertura ad arco, i resti del cornicione e il campanile a vela. La copertura della Chiesa è a doppio spiovente. L’edificio è sostenuto da cinque grandi contrafforti per parte, probabilmente costruiti successivamente alla Chiesa. L’antica Chiesa dedicata allo Spirito Santo è stata, comunque, recentemente, oggetto di una significativa opera di restauro conservativo.

Osilo-La Chiesa dello Spirito Santo chiamata anche Chiesa di Babbu Eternu Osilo-Chiesa dello Spirito Santo chiamata anche Chiesa di Babbu Eternu: facciata

La Chiesa ha una sola navata, divisa in tre campate con archi a sesto acuto costruiti interamente in blocchi di pietra calcarea, con i capitelli privi di decorazioni, ed ha le volte a crociera. Il  capitello  dell’arco absidale è ornato da una ghiera ad archetti che prosegue lungo le pareti laterali dell’abside. Il pavimento è in lastre squadrate di ardesia. Nel lato destro della navata vi era un ingresso laterale avente i piedritti e l’architrave in conci di pietra calcarea  lavorata.  Successivamente all’esterno, sempre nel lato destro, si vede un semiarco costruito in cantoni di tufo e interrotto dal contrafforte. Proseguendo lungo il lato destro, si trovano le tracce di una porta ora murata, che reca sull’architrave una finestrella.  L’abside quadrata è voltata a botte, con l’arco sormontato da una finestrella. Al centro dell’abside si trova l’altare costruito in tufo e marmo. Venne rifatto nel 1917, ma ormai completamente distrutto e privo di arredi. La statua del Babbu Eternu è stata rifatta nel 1993 e collocata nella Chiesa Parrocchiale. Nella parete centrale dell’abside si trova una finestra murata con arco a sesto acuto. Sul lato destro della navata troviamo nella seconda campata una porticina murata anch’essa con l’architrave ad arco.

Osilo-Chiesa dello Spirito Santo chiamata anche Chiesa di Babbu Eternu: interno verso il presbiterio Osilo-Chiesa dello Spirito Santo chiamata anche Chiesa di Babbu Eternu: il presbiterio Osilo-Chiesa dello Spirito Santo chiamata anche Chiesa di Babbu Eternu: interno verso il portale di ingresso

Fino al 1900 in questa Chiesa si ufficiava la messa, e la solenne Festa dello Spirito Santo veniva celebrata il giorno della Santissima Trinità, che è la prima domenica dopo la Pentecoste.

Il Cimitero Comunale di Osilo

Torniamo indietro lungo la via Pietro Canalis per circa cento metri, e prendiamo sulla sinistra la via Don Pietro Campus. A metà di questa strada, vediamo sulla sinistra l’ingresso del grande Cimitero Comunale di Osilo, che raggiungiamo con una breve strada sulla destra. Nel 2012 nel Cimitero Comunale sono state effettuate opere per la sistemazione delle aree cimiteriali, con la realizzazione di nuovi loculi mediante sopraelevazione di quelli esistenti, previa demolizione delle coperture esistenti e la loro ricostruzione, e la realizzazione di nuovi ossari.

Osilo-Cimitero di Osilo: ingresso Osilo-Cimitero di Osilo: scalinata interna

Lungo i vicoli dell’antico centro storico di origine medioevale

La via Don Pietro Campus, che ci ha portato al Cimitero, prosegue verso est e sbocca su una strada che gira tutto intorno al monte Tuffudesu, un rilievo alto circa 650 metri che si trova nalla periferia settentronale dell’abitato. Proseguendo dritti si seguirebbe la via Don Pietro Campus, mentre, girando a sinistra, prendiamo la via Malaspina, che ci fa girare intorno al rilievo, fino ad arrivare, seguendo le indicazioni, ad attraversare i vicoli del centro storico che ci portano al Castello, che sorge sulla più settentrionale delle tre cime del monte Tuffudesu. Di grande suggestione è il centro storico di Osilo, di origine medievale, con le sue antiche costruzioni, e con le viuzze in acciottolato, talora con archi e con volte a botte.

Osilo-Via del centro storico Osilo-Via del centro storico Osilo-Via del centro storico

Il Castello di Osilo o Castello dei Malaspina

Osilo-Veduta del paeseSalendo per i vicoli del centro storico, percorsa la via Malaspina e poi la via Adelasia, arriviamo ai resti del Castello di Osilo o Castello Malaspina del quale ignoriamo la data di edificazione, presumibilmente sul finire del 1100, da parte dalla potente famiglia dei Marchesi di Malaspina dello Spino Secco, di origine della Lunigiana, per proteggere i loro possedimenti del Logudoro settentrionale da eventuali mire espansionistiche della famiglia dei Doria. Il Castello secondo Pietro Alighieri, in un’annotazione nella Divina Commedia di suo padre Dante, sarebbe stato portato in dote a Corrado Malaspina da Orietta, figlia naturale del Giudice di Torres Mariano II, lasciando intendere che la fortificazione esistesse già prima del dominio dei Marchesi di Malaspina dello Spino Secco. La rocca osilese occupava una superficie di solo circa mille metri quadrati, ma, malgrado le non eccessive dimensioni, era di estrema importanza per la sua posizione strategica. Sappiamo che nel 1272, anno della morte di Enzo Hohenstaufen di Svevia e della conseguente fine del Giudicato di Logudoro, i Malaspina sono i padroni incontrastati dl Castello di Osilo, del borgo sottostante e delle sue pertinenze, ed utilizzano il Castello per contrastare, dal 1294, le mire del libero comune di Sassari. Successivamente, a seguito della creazione del Regnum Sardiniae et Corsicae fatta nel 1297 da papa Bonifacio VIII e della sua assegnazione a Giacomo II d’Aragona, i Malaspina si offrono di servire il sovrano iberico nella conquista della Sardegna, ricevendone in cambio la conferma di tutti i loro possedimenti sardi. conteso ai Malaspina dai Sassaresi, dagli Aragonesi, dai Doria, dal Giudicato di Arborea, il munitissimo Castello di Osilo diviene uno dei protagonisti del tormenteto Trecento sardo. Nel 1308, il cittadini del libero comune di Sassari, forti di un esercito di mercenari catalani, occupano e devastano le terre dei Malaspina, non riuscendo, però, ad espugnare le fortezze. Riconfermata, inizialmente, dagli Aragonesi la sua appartenenza ai Malaspina nel 1323 e nel 1324, il Castello di Osilo diviene, però, l’oggetto di pretese aragonesi, che provocano la ribellione dei Malaspina, ma la rocca viene assediata ed il suo territorio saccheggiato, fino venire conquistato.

Osilo-Resti del Castello dei Malaspina Osilo-Resti del Castello dei Malaspina Osilo-Resti del Castello dei Malaspina Osilo-Resti del Castello dei Malaspina

Il Castello rimane in possesso del regno d’Aragona fino al 1345, quando Azzone e Federico Malaspina, dopo essere rimasti esclusi dalla sucessione al loro fratello deceduto, Giovanni, si pongono a capo di un grosso esercito assoldato nei loro possedimenti in Lunigiana, e riconquistano il Castello e le sue competenze. Viene, però, subito dopo espugnato dai Doria, e riconsegnato a Pietro IV d’Aragona, detto il Cerimonioso, che nel 1352 lo riconsegna ai fratelli Malaspina. Nel 1354 ritorna in possesso di Pietro IV d’Aragona, che lo consegna al governatore di Sassari e lo fa rafforzare. Del Castello rimangono oggi, però, soltanto pochi resti, che consistono in una torre quadrata, in conci di calcare squadrati, ed un torrione cilindrico realizzato con pietre basaltiche rozzamente sbozzate.

La sede del Municipio nel Palazzo Vecchio che attualmente è chiamato il Palazzo Civico

Osilo-Il palazzo CivicoDalla via Malaspina, che ci ha portati al Castello dei Malaspina, torniamo indietro fino ad incontrare, sulla sinistra, la via del Castello. La prendiamo dirigendoci verso in centro del paese, e, dopo una settantina di metri, incrociamo la via Sanna Tolu, che prendiamo verso destra, ossia verso ovest, e, dopo un’altra settantina di metri, al civico numero 30, troviamo il notevole Palazzo Vecchio, risalente a fine Ottocento ed attualmente chiamato Palazzo Civico, il quale ospita il Municipio di Osilo. Si tratta di una costruzione interessante per le soluzioni architettoniche valutabili abbastanza di pregio, se paragonata alle architetture locali. L’edificio, con finiture armoniche, si sviluppa su tre livelli, e presenta una forma planimetrica irregolare, pressapoco a C, di superficie complessiva di circa quattrocento metri quadri. È posizionato in testata d’isolato, con il prospetto principale lungo circa dodici metri, prospiciente una piccola piazza. Realizzato in blocchi regolari di calcarenite e sottili strati di malta a base di calce, attualmente di presenta parzialmente intonacato. Le bucature, in parte attualmente occluse, sono date da una serie di porte al piano terra con archi a tutto sesto, a sesto ribassato la centrale nel prospetto principale e una laterale a sesto acuto. Le finestre presentano archi ribassati o piattabante. All’interno del Palazzo Civico si trova la sede municipale e si trovano gli uffici in grado di fornire i loro servizi agli abitanti del paese, che appartengono ai settori Lavori Pubblici e Manutenzione; Ambiente e Territorio; Edilizia Privata, Urbanistica e Paesaggio; all’Ufficio Personale; all’Ufficio Affari Generali; ed all’Ufficio Protocollo.

Lapidi commemorativi dei Caduti

Osilo-Commemorazione dei Caduti davanti al Palazzo CivicoSulla facciata, alla sinistra rispetto al portone di ingresso del Palazzo Civico, è presente una lapide commemorativa dei Caduti della Prima Guerra Mondiale, attribuita allo scultore Luigi Corona, che è delimitata da due lesene poggianti su peducci modanati e coronate da una cornice anch’essa modanata e ornata da ovoli. L’insieme è sormontato da un timpano triangolare sul quale sono collocate un’aquila bronzea e una stella, simbolo della Vittoria. Alla lapide originaria immediatamente successiva alla Grande Guerra sono state aggiunte dopo il 1945 delle lastre marmoree con incisi i nomi dei Caduti della Seconda Guerra Mondiale, attribuita allo scultore Giovanni Solinas di Sassari, la cui collocazione sulla facciata del Municipio non è originaria, dato che alla fine degli anni Novanta l’opera venne infatti spostata dall’Asilo Infantile, dove si trovava, alla collocazione attuale. Davanti alla lapide è stato, più recentemente, edificato un Monumento commemorativo che rappresenta una donna che sostiene il corpo del figlio morto.

Osilo-Le lapidi commemorative dei Caduti Osilo-Il monumento in ricrdo dei Caduti

Il Museo Etnografico ospitato nel Palazzotto Satta

La strada che costeggia a sud il Palazzo Civico è la via Sanna Tolu. Presa la via Sanna Tolu percorriamo un’ottantina di metri e vediamo alla sinistra della strada, al civico numero 50, l’ingresso del Museo Etnografico, che è ospitato nel Palazzotto Satta. Osilo tra il sedicesimo ed il diciottesimo secolo si è trasformato, superando in parte l’assetto di età medievale, un processo che ha portato alla creazione di case a più piani superando l’originale modello con abitazioni organizzate con il solo piano terra e con un unico ambiente interno. Le abitazioni seguono un modello con una singola facciata, decorazioni nel prospetto, ingresso con ghiera ad arco, cornici lungo le linee marcapiano e piccoli terrazzi al piano superiore. All’interno si aprono gli spazi di servizio ossia le stalle e le cantine, sulla destra l’ampia scala per raggiungere i piani superiori destinati a ospitare le camere da letto. È in questo processo che va inserito il Palazzotto Satta, che mostra nella parte bassa i locali destinati al ricovero dei cavalli, la cantina per la custodia della legna e l’accesso alla cisterna per la raccolta dell’acqua piovana.

Osilo-Il Palazzotto Satta che ospita il Museo Etnografico Osilo-Iinterno del Palazzotto Satta che ospita il Museo Etnografico

L’edificio di testata d’isolato ha forma planimetrica a L, con copertura a doppia falda e presenta due livelli. Semplice nelle finiture, ma con una composizione architettonica armoniosa, esito della combinazione di variegate bucature e cantonale realizzato con particolare impegno e accuratezza, realizzato con la disposizione di elementi lapidei più grandi e lavorati più accuratamente, con angolo arrotondato. Attualmente la muratura è totalmente intonacata con intonaco a base di calce di recente realizzazione e pittura superficiale, con pietrame di calcarenite a vista nelle mostre delle bucature. Nel prospetto principale due porte con arco a sesto più o meno ribassato al piano terra, una con concio di chiave lavorato con motivo fitomorfo, e al primo piano architravate come le restanti della struttura, negli altri prospetti. Al primo piano un elegante balcone abbellisce il prospetto principale. Oggi la struttura, che ospita il Museo Etnografico, è destinata a mostre etnografiche temporanee.

La Chiesa parrocchiale dedicata all’Immacolata Concezione

Osilo-Chiesa parrochiale dell’Immacolata Concezione: facciataPercorrendo le strette viuzze del centro storico, dalla via Sanna Tolu svoltiamo a sinistra una trentina di metri dopo il Palazzo Civico, ed arriviamo, in un centinaio di metri, in via Vittorio Emanuele, alla sinistra della quale si apre la piazza della parrocchia. Qui si trova la Chiesa dedicata all’Immacolata Concezione che è la Chiesa parrocchiale di Osilo, edificata prima del 1553, ma completamente ricostruita nel diciottesimo secolo e nel 1728 è stata eretta a Collegiata, ossia è divenuta una Chiesa che, senza essere cattedrale, ha un capitolo collegiale. L’insigne Collegiata di Osilo è durata bel 155 anni. L’impianto originario risente di influssi gotico catalani, con le volte a sesto acuto e il cupolino al centro del transetto. Sino al 1968 era a navata unica con cinque cappelle per lato con volta a botte, ognuna delle quali con un altare ligneo scolpito e dipinto. Purtroppo, degli arredi originari lignei sono rimasti soltanto il coro, rifatto intorno al 1727, e il fonte battesimale settecentesco, in legno intagliato e dorato. Anche l’altare maggiore in origine era in legno, ma nel 1835 stato rifatto in marmo, seguendo la tradizione, iniziata già nel settecento, di sostituire gli altari lignei con altri marmorei provenienti da Genova. La facciata è stata rifatta nel 1907, non sembra aver subito ulteriori rimaneggiamenti, e si può ricollegare agli stili della tradizione classica. Presenta una decorazione semplice ma raffinata. Il portale rettangolare di modeste dimensioni slanciato e snellito da archetti a profilo ogivale, che lo sormontano. La parte sottostante il cornicione, decorata ad arcatelle cieche, ed al centro della facciata compare un piccolo rosone. Il vertice della facciata infine sormontato dal caratteristico crocifisso in pietra. Particolare menzione, merita il campanile, edificato nei primi anni del Settecento, ha un apparecchio murario ben squadrato in pietra trachite, si presenta ripartito in due ordini con la lanterna finale e nel secondo ordine, aperture con arco a tutto sesto ospitano le campane.

Osilo-Chiesa parrochiale dell’Immacolata Concezione: particolare della facciata Osilo-Chiesa parrochiale dell’Immacolata Concezione: particolare della facciata Osilo-Chiesa parrochiale dell’Immacolata Concezione: il campanile

Osilo-Chiesa parrochiale dell’Immacolata Concezione: planimetriaL’ultima modifica risale al 1968, che le ha dato la configurazione attuale a tre navate, con l’apertura delle cappelle che hanno generato le navate laterali, l’eliminazione degli affreschi, del pulpito in legno e delle balaustre in marmo. Oggi la Chiesa a pianta rettangolare con tre navate, abside semicircolare, e la copertura sulle navate a volte a vela. Le murature sono in pietrame non squadrato, hanno uno spessore variabile dai sessanta agli ottanta centimetri, e viste le notevoli dimensioni, sono stati eretti i contrafforti laterali volti a contrastare la spinta generata dall altezza della navata principale. La copertura a due falde, con distinzione fra la navata principale e le laterali che conservano l originaria conformazione a due falde perpendicolari rispetto la principale. Anche la cupola centrale coronata da un tetto a due falde, mentre la sagrestia grande, a destra rispetto il presbiterio, e la sala capitolare, hanno una copertura a padiglione. All’interno conserva ancora oggi una bella statua della Madonna, ossia la Vergine, frontale e stante, la gamba sinistra leggermente portata in avanti, poggiata su una mezza luna che calpesta un serpente, indossa una veste dorata ed un manto azzurro svolazzante, ha le mani giunte in atteggiamento orante, il volto levato verso il cielo. Conserva anche un prezioso crocefisso in argento, un bel fonte battesimale e lo splendido coro ligneo recentemente restaurato.

Osilo-Chiesa parrochiale dell’Immacolata Concezione: interno verso il presbiterio Osilo-Chiesa parrochiale dell’Immacolata Concezione: il presbiterio Osilo-Chiesa parrochiale dell’Immacolata Concezione: altare laterale Osilo-Chiesa parrochiale dell’Immacolata Concezione: altare laterale Osilo-Chiesa parrochiale dell’Immacolata Concezione: fonte battesimale Osilo-Chiesa parrochiale dell’Immacolata Concezione: interno verso il portale di ingresso

La Chiesa è titolata alla Vergine Santissima della Immacolata Concezione, ed  ogni  anno, in occasione della sua ricorrenza, l’8 dicembre, vi si celebra la Festa dell’Immacolata Concezione. La prima domenica di agosto, è stata recentemente recuperata la Festa della Madonna degli Angeli, patrona dei muratori, dovuto all’impegno degli anziani della categoria dei muratori che, profondamente legati alla tradizione, hanno voluto restituire agli osilesi una delle feste più antiche e più legate al sentimento religioso locale.

La Chiesa sconsacrata della Santa Croce

Osilo-Chiesa sconsacrata della Santa Croce alla sinistra della Chiesa parrocchialeOsilo-La Chiesa sconsacrata della Santa CroceAlla sinistra della Chiesa parrocchiale, dove termina la piazza ed inizia via Giuseppe Verdi, si trova la Chiesa della Santa Croce che è stata un Oratorio, governato dal Priore della Confraternita della Santa Croce. Edificata probabilmente nel Seicento, ha caratteristiche tardo rinascimentali e gotico aragonesi. Sconsacrata, nel 1945 è stata trasformata in cinema parrocchiale, come ci scrive un lettore che, con i suoi amici e coetanei, andava al Cinema parrocchiale, nella Chiesa della Santa Croce in via Giuseppe Verdi a Osilo, dal 1946 in poi, pagando il biglietto di 30 lire. Con la trasformazione, le due cappelle sul lato destro sono state chiuse con pareti prefabbricate, e utilizzate come bagni per il cinema. Poi, qualche anno dopo, è stata definitivamente chiusa. Attualmente sono iniziati i lavori per il suo restauro, per adibirla a Centro Culturale. Niente o ben poco rimane della antica e caratteristica chiesetta che fu un tempo. La facciata in blocchi di tufo squadrati, mentre gli altri lati sono in conci di pietra basaltica. Il portale della facciata stato murato, come pure la finestra che si trova sopra di esso. Il campanile al centro della facciata a vela, sormontato da una croce. L’ingresso della Chiesa non veniva considerato quello principale, poich si trovava sul cortile interno della vecchia casa Parrocchiale, ed i fedeli entravano nella Chiesa dall’ingresso laterale. L’interno, a pianta rettangolare con sacrestia annessa sulla destra, si presenta in stato di avanzato degrado. L’abside rialzata rispetto al piano della navata con la volta a botte. All’interno si trovano tre porte, una nel lato sinistro che conduce all’aula Capitolare della Chiesa Parrocchiale, due nel lato destro che permettono l’accesso alla sagrestia, nella quale non rimasto niente. Un soppalco con balconata sormontato da una volta a crociera si affaccia sulla navata centrale, impostandosi su un arco a tutto sesto. Altri due archi sorreggono la volta a crociera della navata. Ben poco è rimasto, quindi, di originale all’interno dell’antica chiesa, e quel portico è quasi completamente andato in rovina, come la pavimentazione in monocotture esagonali e quadrate, gli intonaci e gli affreschi delle volte di cui rimane solo qualche traccia. Nella Chiesa non si trova nessun arredo, mancano gli altari e il pulpito.

La Chiesa della Beata Vergine del Rosario

Dalla piazza della parrocchia, prendiamo sulla sinistra la via Vittorio Emanuele, che, in meno di un centinaio di metri, ci porta alla pregevole Chiesa della Beata Vergine del Rosario che è stata un Oratorio, governato dal Priore della Confraternita del Rosario. La Chiesa risulta in posizione altamente panoramica affacciandosi col prospetto sulla vallata di Bunnari, libera da qualsiasi impedimento visivo. Si tratta di un tipico esempio di architettura di fine settecento, caratterissata da un’architettura tardorinascimentale, con influssi gotico aragonesi. La facciata è costituita da un un monumentale portico a tre archi, di cui quello centrale è sormontato da una finestra a timpano spezzato. il porticato presenta forti analogie con quelli del duomo di Sassari, di San Pietro di Silki, e di San Michele a Cagliari. Nella facciata dell’edificio è presente un portichetto con volte a crociera destinato originariamente ad offrire, ai pellegrini ed ai mercanti, valido riparo. Caratteristico il portale d’ingresso incorniciato da due lesene e da due colonne dal fusto scanalato e capitello corinzio, aventi la funzione di sorreggere la trabeazione. La copertura è a capanna con manto in coppi, il prospetto della facciata frontale, si presenta in forma quadrata in conci di pietra a vista. All’esterno la muratura, ad esclusione della facciata, era in pietra basaltica, rafforzata con conci di pietra calcarea squadrati. Attualmente le parti a vista della muratura in pietra basaltica sono state intonacate. Sul fianco sinistro si trova la torre campanaria, a canna quadrata, realizzata in conci di tufo.

Osilo-La Chiesa del Rosario Osilo-Chiesa del Rosario: particolare del portichetto Osilo-Chiesa del Rosario: portone di ingresso Osilo-Chiesa del Rosario: veduta da destra del portichetto

L’interno della Chiesa è a navata unica, coperta a botte, divisa in due campate da un’arcata a tutto sesto. L’ingresso è sormontato da una tribuna, mentre nella navata si aprono due piccole cappelle a pianta rettangolare. il presbiterio è quadrato con la copertura a crociera con gemma pendula. Nella parete sinistra si apre l’ingresso laterale e l’accesso alla torre campanaria. Sul lato destro si trova l’accesso alla sagrestia. Nelle pareti, nel soffitto del presbiterio e nella volta della tribuna, vi sono tracce di pittura di varie epoche, ma per lo più di anni assai recenti. Oltre l’altare maggiore, la Chiesa aveva due altari laterali. Si trovano ancora i pavimenti in monocottura, mentre sono notevolmente degradati gli intonaci. Sulle pareti compaiono decorazioni a motivi geometrici e floreali.

Osilo-Chiesa del Rosario: interno verso il presbiterio Osilo-Chiesa del Rosario: il presbiterio Osilo-Chiesa del Rosario: il pulpito Osilo-Chiesa del Rosario: interno verso il portale di ingresso

Presso questa Chiesa si celebrava la Festa del Rosario, la prima domenica di ottobre. Vi si celebravano un tempo anche la Festa di San Domenico, la Festa di Sant’Anna, e la Festa di San Narciso di Girona.

Visita dei dintorni di Osilo

Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Osilo, sono stati portati alla luce i resti della necropoli di Abealzu e Abealzu o Sos Laccheddos, lo studio delle quali ha dato il nome alla Cultura di Abealzu; delle necropoli di Ittiari, e di Calancoi e Sos Saltos; delle Tombe di giganti di Badde Cannalza, Ittiari I, Ittiari II, Ittiari III, Ittiari IV, Ittiari V, Ittiari VI, Ittiari VII, Ittiari VIII, San Quirico, Santa Maria Iscalas I, Santa Maria Iscalas II, Santa Maria Iscalas III, Sassalu I, Sassalu II; del Nuraghe semplice Baiolu; del Nuraghe complesso Crasta; ed anche dei Nuraghi Badu Canu, Badu de Samude, Barunalzu, Boe, Calvarida, Cantarocheddu, Caudes, Cobeltu, Conca Omine, De Montis, de Sa Pattada, Idine, Nieddosu, Pala Martine, S'Anzonile, Sa Marghine, Sa Pala de Su Cossu, Sa Pudda I, Sa Pudda II, Serra de Ghigulas, Su Colvolu, Tau, Tinghiridano, Tomarittu, Uttari, tutti di tipologia indefinita. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto.

Frazioni e siti archeologici a nord di Osilo

Passata la Stazione ferroviaria di Osilo ci rechiamo a visitare le frazioni che si trovano a nord dell’abitato di Osilo con le Chiese in esse presenti e con i principali siti archeologici presenti nei dintorni.

La Stazione ferroviaria di Osilo

Osilo-La Stazione ferroviaria di OsiloDal centro di Osilo raggiungiamo la Chiesa della Santissima Trinità chiamata anche Chiesa di Babbu Eternu, proseguiamo lungo la via Pietro Canalis per centottanta metri e poi svoltiamo tutto a destra nella via Sassalu, dopo trecentocinquanta metri svoltiamo a sinistra e prendiamo la SP72, chiamata strada provinciale che collega Osilo con Sennori. Seguiamo la SP72 per due chilometri, poi troviamo una deviazione sulla destra che in trecentocinquanta metri ci porta alla Stazione ferroviaria di Osilo, alla quale arriva la linea ferroviaria proveniente da Sassari dopo le fermate di Baddimanna, Filigheddu ed Achettas. Le origini della stazione coincidono con quelle della ferrovia lungo la quale è stata realizzata, la linea che collegava Sassari con Tempio Pausania e con Palau, costruita dalle Ferrovie Settentrionali Sarde tra la fine degli anni venti e l’inizio dei trenta del Novecento. L’impianto è stato attivato nel 1931, ed è stato ceduto alle Strade Ferrate Sarde nel 1933. Ad esse sono subentrate le Ferrovie della Sardegna nel 1989 e in seguito l’ARST nel 2010. Sotto questa gestione la stazione è stata chiusa al servizio di trasporto pubblico ordinario nel 2015, restando attiva per le sole relazioni del Trenino Verde che gi interessavano occasionalmente la stazione da alcuni decenni, oltre che con una programmazione a calendario nel periodo estivo dal giugno 1997. Il fabbricato viaggiatori, che conserva l’aspetto degli edifici sulle linee delle Strade Ferrate Secondarie della Sardegna negli anni trenta, presenta sulla facciata verso il piazzale interno della stazione tre ingressi e tre corrispondenti finestre sul piano superiore.

La Chiesa di San Giovanni Battista

Passata la stazione, proseguiamo per quattrocento metri sulla SP72, poi prendiamo una deviazione sulla sinistra, che seguiamo per cinquecento metri, poi deviamo a sinistra, e, dopo trecento metri, arriviamo a vedere, sulla destra, la Chiesa di San Giovanni Battista. Secondo le fonti disponibili, il primo riferimento alla Chiesa di San Giovanni Battista, ossia di Santu Juanne 'e s'Ena, è del 1688, ma fra gli storici è diffusa l’opinione che originariamente fosse già dedicata a Santa Barbara, citata nel undicesimo secolo nel Condaghe di San Pietro di Silki come appartenente all’insediamento medioevale di Ogosilo nella Curatoria di Montes, Giudicato di Torres e antica Diocesi di Turris. Il paese si trovava ai piedi del Monte di Osilo, circa un chilometro in linea d’aria dall’attuale paese, intorno alla Chiesa di San Giovanni che in origine era dedicata a Santa Barbara, ed è stato il villaggio principale della Scolca di Ogosilo, alla quale afferivano altri minuscoli centri che si svilupparono nelle aree delle Chiese di San Marco e San Giorgio, ridotte a rudere, e della Chiesa di San Salvatore  totalmente perduta. Poi nessuna menzione si ha di questa Chiesa nel periodo che va dall’undicesimo secolo al 1688, nonostante l’esistenza di una grande quantità di fonti relative ad Osilo di età catalano aragonese.

Osilo-La Chiesa di San Giovanni de Sena ossia di San Giovanni Battista Osilo-Chiesa di San Giovanni de Sena ossia di San Giovanni Battista: retro Osilo-Chiesa di San Giovanni de Sena ossia di San Giovanni Battista: interno

Il 24 giugno del 1891 nasce ad Osilo la Società di San Giovanni Battista, ad opera di un gruppo di negozianti. Restando, in ogni caso l’appuntamento fisso della giornata del 23 giugno, dopo un periodo di abbandono, la Società è rinata nel 1996, e da allora, oltre ad aver ripristinato i festeggiamenti religiosi, porta avanti una intensa battaglia per il recupero della Chiesa.

I resti della necropoli di tombe a prospetto architettonico di Ittiari

Per raggiungere la Necropoli di tombe a prospetto architettonico di Ittiari, dal centro di Osilo usciamo dall’abitato verso nord sulla SP72, dopo circa tre chilometri troviamo la deviazione per la Stazione ferroviaria, proseguiamo altri quattrocento metri, poi troviamo la strada sulla sinistra, che si muove verso nord ovest e porta alla Chiesa di San Giovanni Battista. Seguiamo questa strada che, dopo circa centocinquanta metri, passa sotto il ponte della Strada Provinciale dell’Anglona, teniamo la sinistra mantenendoci sulla via principale in una strada in cemento e dopo altri circa duecento metri troviamo un passaggio a livello, lo superiamo e proseguiamo per quattrocentocinquata metri, fino a trovare una deviazione in una strada bianca sulla destra. La seguiamo per centocinquanta metri fino a un secondo passaggio a livello sui binari posto in leggera salita, proseguiamo ancora per qualche centinaio di metri fino ad arrivare ad un piccolo spiazzo dove è possibile lasciare al massimo due auto, sotto roccia dove termina la stradina. Lasciata la macchina proseguiamo a piedi nel sentiero per qualche decina di metri fino a scorgere, in un bancone calcareo di roccia affiorante sulla sinistra, la necropoli.

Caratteristica principale della necropoli, che si compone di otto tombe, per la maggior parte orientate a sud est, è che sono tutte caratterizzate dall’abbinamento della sepoltura ipogeica prenuragica con elementi tipici delle Tombe di giganti. Per questo, vengono definite tombe a prospetto architettonico. La Tomba 1, sostanzialmente isolata e piu a sud rispetto alle altre, è molto rovinata e presenta evidenti tracce di un suo riutilizzo moderno. Più a nord si trovano la Tomba 2 e la Tomba 3. La 2 è la più monumentale, con una stele centinata che arriva ai tre metri, con la lunetta incompleta e il riquadro inferiore, che arriva fino a terra, in cui è ricavato, al centro, il portello d’ingresso; mentre la 3 è molto rovinata.

Osilo-necropoli di tombe a prospetto architettonico di Ittiari: ingresso della tomba 1 Osilo-necropoli di tombe a prospetto architettonico di Ittiari: ingresso della tomba 2 Osilo-necropoli di tombe a prospetto architettonico di Ittiari: interno della tomba 2 Osilo-necropoli di tombe a prospetto architettonico di Ittiari: ingresso della tomba 3

Ancora più a nord si trovano le altre cinque tombe, e di esse quattro conservano ancora la stele a prospetto architettonico a imitazione delle Tombe di giganti, ma si sa che la quinta ne era probabilmente provvista. La Tomba 4 è di tipo pluricellulare, e presenta, sulla destra, anche un secondo ingresso, con un breve dromos, il che lascia presumere che forse, in origine, erano due domus de janas distinte.

Osilo-necropoli di tombe a prospetto architettonico di Ittiari: ingresso della tomba 4 Osilo-necropoli di tombe a prospetto architettonico di Ittiari: interno della tomba 4 Osilo-necropoli di tombe a prospetto architettonico di Ittiari: ingresso della tomba 5 Osilo-necropoli di tombe a prospetto architettonico di Ittiari: interno della tomba 5

La Tomba 5, la Tomba 6 e la Tomba 7 si trovano più a nord rispetto alla tomba 4.

Osilo-necropoli di tombe a prospetto architettonico di Ittiari: ingresso della tomba 6 Osilo-necropoli di tombe a prospetto architettonico di Ittiari: ingresso della tomba 7 Osilo-necropoli di tombe a prospetto architettonico di Ittiari: ingresso della tomba 8

Le tombe a prospetto architettonico si ritengono costruite nel periodo nuragico, forse come evoluzione di precedenti ipogei prenuragici, ma è dimostrato un loro riutilizzo fino nell’età della dominazione romana, come testimonia il rinvenimento di materiali archeologici di provenienza romana loro interno.

La Chiesa di Santa Maria Iscalas con i resti del Monastero

Evitando la deviazione che ci ha portati alla Chiesa di San Giovanni Battista, proseguiamo sulla SP72 per altri seicento metri ed arriviamo allo svincolo della SP72 con la Strada provinciale dell’Anglona, che conduce in direzione di Sassari. La seguiamo per poco più di tre chilometri in direzione ovest, ed incontriamo una deviazione subito a destra, che, in poco più di duecentocinquanta metri, ci porta al parcheggio per la Chiesa e le domus de janas di Santa Maria Iscalas. Preso il sentiero che parte dal parcheggio, dopo trecento metri si raggiunge un guado, passato il quale il sentiero verso sinistra in un centinaio di metri porta alla Chiesa di Santa Maria Iscalas. Attualmente in rovina ma non in stato di abbandono, la Chiesa di Santa Maria Iscalas rappresentava il centro dell’antico villaggio di Iscalas, uno dei tanti centri che nel Medioevo popolarono l’agro del Montes, denominato Iscalas o Scalae, già totalmente disabitato nel 1358. Realizzata tra la fine dell’undicesimo e gli inizi del dodicesimo secolo, e recentemente consolidata nelle sue notevoli strutture residue, mantiene le sue forme romaniche, nonostante rimodellamenti e rifacimenti, come quando nel Seicento la copertura lignea viene sostituita da una volta a botte, che, con il suo peso, mina le fragili pareti della struttura. Ancora un restauro si ha negli anni ottanta del Novecento, atto a metterla in sicurezza e liberarla dalla vegetazione. Di questa Chiesa parlano il Condaghe di San Pietro di Silki, ed è pure nominata in una bolla papale del primo ottobre 1119 con la quale il papa Gelasio II la pone sotto la sua protezione, insieme alle Chiese di Sant’Elia, San Gregorio e San Massimiliano di Simassi, tutte dipendenti dal Monastero di San Massimiliano nell’isola di Montecristo. Santa Maria quindi era un possedimento dei Monaci Camaldolesi, e nei dintorni restano anche le tracce dell’adiacente piccolo Monastero. Prima del 1363 o in quello stesso anno, stando alla lettera di papa Urbano V, gli Aragonesi costruiscono nei pressi del cenobio un Castrum, sicuramente ligneo, e questa presenza si ripercuote sulle sorti della comunità religiosa, che entro gli inizi del quindicesimo secolo abbandona la casa monastica. La Chiesa allenta i contatti con Montecristo, fino a venirne formalmente svincolata intorno al 1533, ma già dai primi del cinquecento, viene concessa in beneficio semplice a priori locali, come Gavino Tanca che la ottiene nel 1501. Ancora, un sacerdote di Osilo di nome Gavino Sechi, nel 1767 destina un lascito al fine di solennizzarne la festa.

Osilo-I resti della Chiesa di Santa Maria Iscalas Osilo-Resti della Chiesa di Santa Maria Iscalas: facciata Osilo-Resti della Chiesa di Santa Maria Iscalas: interno

L’edificio realizzato in pietra calcarea e presenta pianta a una sola navata, con corpo laterale sulla sinistra, a circa met della sala. L’abside semicircolare sopraelevato grazie a cinque gradini ed sormontato da un catino absidale emisferico, in parte svettato. L’ambiente laterale, che forse collegava la Chiesa ad un locale del Monastero oggi distrutto, sormontato da una volta a crociera con costoloni evidenziati. La facciata semplice, a capanna con paramento liscio e larghe paraste d’angolo. Il portale di ingresso architravato ed ha stipiti monolitici sormontati da capitelli a foglie d’acqua. Sopra l’ingresso si trova una lunetta centinata a tutto sesto oggi occlusa, ancora pi in alto una finestrella quadrangolare e, sopra questa, una rientranza circolare che ricorda un rosone. Altro elemento degno di nota la cornice molto sporgente visibile nel lato destro e che appare in parte nella facciata. Visibili nel lato meridionale, archetti vari pensili e per ciascun fianco, due monofore a doppia strombatura. Sulla sinistra della Chiesa si intuiscono i resti totalmente atterrati del Monastero, che aveva in comune una parete del tempio, nella quale ricavata una nicchia che forse ospitava un simulacro, sopra la quale posta una vasca in calcare avente sicure funzioni liturgiche. La Chiesa era ancora attiva alla fine del diciannovesimo secolo, quando si celebrava l’annuale Festa di Santa Maria de Iscalas, che si svolgeva il 5 agosto.

Resti della necropoli ipogeica di Santa Maria de Iscalas

Osilo-La Stazione ferroviaria di OsiloLa Necropoli ipogeica di Santa Maria de Iscalas è composta da tre domus de janas visibili, ma sicuramente esistono altre tombe che sono però coperte dalla macchia mediterranea e da rovi. La Tomba 1 si raggiunge dal guado, passato il quale il sentiero verso destra in meno di un centinaio di metri porta al ponte ferroviario, un Viadotto a tre luci sulla linea tra Sassari e Palau in località Iscalas, sotto il quale si trova la tomba, che aveva un prospetto architettonico, ormai praticamente illeggibile. All’interno si trova una cella rettangolare con una nicchia sulla parete di destra. Gli altri due ipogei sono ravvicinati, si trovano a trecento metri di distanza in direzione sud ovest e si raggiungono proseguendo il sentiero che ha portato alla Chiesa di Santa Maria de Iscalas per altri duecento metri. La Tomba 2 è molto ampia, e la Tomba 3 era anche essa a prospetto architettonico, ma anche questo è praticamente invisibile. Sono scolpite nella roccia delle scale, che permettono di accedere sul blocco calcareo dove sono visibili numerose coppelle e varie canalette, che favoriscono il deflusso delle acque piovane.

Osilo-necropoli ipogeica di Santa Maria de Iscalas: ingresso della domus 1 Osilo-necropoli ipogeica di Santa Maria de Iscalas: interno della domus 1 Osilo-necropoli ipogeica di Santa Maria de Iscalas: ingresso della domus 2 Osilo-necropoli ipogeica di Santa Maria de Iscalas: ingresso della domus 3

La frazione Santa Vittoria con la Chiesa parrocchiale di Santa Vittoria de Sa Rocca

Osilo-Frazione di Santa VittoriaPassato lo svincolo con la deviazione sulla Strada provinciale dell’Anglona, proseguendo per altri circa due chilometri e seicento metri con la SP72 verso nord in direzione delle spiagge di Sorso, arriviamo alla pittoresca frazione Osilo denominata Santa Vittoria (altezza metri 445, distanza 3.2 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 115), caratterizzata da vicoli, scalette e antiche case costruite sulla roccia. Il paese sembra essere stato fondato da persone che fuggivano da guerre tra le cittadine di Perfugas e Bulzi, in seguito raggiunte da altri esuli per lo pi poveri, accolti inizialmente nel loggiato della chiesa e con il permesso di Osilo. Nel 1865 nella piccola frazione di Santa Vittoria nato Antonio Farina, poeta in lingua sarda logudorese, che è stato un protagonista della poesia estemporanea della Sardegna soprattutto con Antonio Cubeddu e Antoni Piredda. Nei primi anni del Novecento ha praticato la poesia anche la figlia Maria, che per lunghi anni era stata l’unica femmina a partecipare alle gare di poesia estemporanea.

Appena entrati nalla frazione, si trova alla destra della strada la, ossia Santa Vittoria della Roccia, che è interamente costruita sulla roccia e costituisce la Chiesa della parrocchia di Santa Vittoria e San Lorenzo. Sembra che la chiesa sia stata costruita intorno al 1400, ma nel 1568 ci fu un altra edificazione perch venne demolita la volta a botte che con le sue spinte minacciava di demolire le pareti laterali. Venne eseguito un prospetto di stile rinascimentale con un unica navata e la volta in legno a capriate, seguendo, nella travatura, lo stile romanico. La Chiesa risolta originale per la pianta leggermente curva che segue l’andamento della parete rocciosa che vi a ridosso. La Chiesa è costruita interamente in cantoni di tufo. Nella facciata, ai lati del portale, vi sono due semicolonne ed un architrave, con la data del 1730 con la scritta Santa Vittoria de Sa Rocca, attestante probabilmente il rifacimento della medesima. L’architrave è sormontato  dal  timpano ricurvo spezzato, con al centro una nicchia nella quale si trova una piccola statua di Santa Vittoria, ed al centro, sulla sommità, si trova il campanile a vela. La Chiesa è sostenuta da contrafforti, e si trova, oggi, in situazione di grave degrado. Intorno agli anni trenta del Novecento, sotto il pontificato di papa Pio XI, stata costruita la casa parrocchiale, accanto alla sacrestia della Chiesa. Lo stemma del Papa sulla facciata attesta e conferma questa affermazione.

Osilo-Santa Vittoria: la Chiesa parrocchiale di Santa Vittoria de Sa Rocca Osilo-Santa Vittoria: facciata della Chiesa parrocchiale di Santa Vittoria de Sa Rocca

L’interno è a navata unica, con cinque semicolonne addossate, che scandiscono le campate, la volta a capriate, e con due cappelle laterali. Nella parete destra cinque finestre hanno i vetri suddivisi in riquadri colorati e trasparenti, che raffigurano la Croce, e, sempre al lato destro, nella terza campata, si trova la porta che conduce al cortile della casa parrocchiale. L’altare è stato costruito in pietra nel 1965, mentre quello precedente era in legno intagliato, e su di esso si trova la statua di Santa Vittoria da Tivoli in legno scolpito. Il sarcofago dell’altare maggiore contiene una statua di Santa Vittoria con una sua reliquia. Nel 1976 la statua di Santa Vittoria presente al suo interno e interamente in cera venne decapitata e derubata di tutti i suoi gioielli. Una storia triste di una particolare e originale Chiesa che andrebbe a tutti i costi tutelata, non deturpata.

Osilo-Santa Vittoria: interno della Chiesa parrocchiale di Santa Vittoria de Sa Rocca Osilo-Santa Vittoria: altare della Chiesa parrocchiale di Santa Vittoria de Sa Rocca

Fino al 1900 l Arciprete di Osilo assicurava un sacerdote ossia un vicario alla comunit vittorina, mentre dal 1901 al 1920 ci fu un sacerdote stabile che è stato il canonico Giuseppe Chessa di Osilo, e cos di seguito sino al duemila, quando la Chiesa parrocchiale ritorn sotto le cure del Parroco di Osilo. Nella frazione Santa Vittoria di Osilo, presso questa Chiesa parrocchiale, nel mese di maggio, si svolgono le Celebrazioni religiose in onore di Santa Vittoria.

La frazione San Lorenzo con la Chiesa omonima

Osilo-Frazione di San LorenzoProseguendo sulla SP72, dopo poco meno di tre chilometri attraversiamo la frazione Osilo denominata San Lorenzo (altezza metri 281, distanza 5.0 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 96), anch’essa assai pittoresca. La frazione San Lorenzo sorge nella verdeggiante Valle dei Mulini, così chiamata per la presenza dei resti di trentasei mulini ad acqua, nei quali in passato si produceva dell’ottima farina di grano sardo, dei quali alla metà del diciannovesimo secolo ne erano in funzione ancora venticinque. Presso questa frazione è attiva una cava di estrazione mineraria, l’unica della zona di un certo valore dal punto di vista economico, finché alcuni decenni fa la crisi del settore estrattivo ha portato alla chiusura e alla dismissione di tutti gli impianti, di cui si possono ancora osservare i ruderi silenziosi in prossimità del centro abitato o nelle sue immediate vicinanze.

All’interno della frazione si trova la Chiesa di San Lorenzo posta sul ciglio di un costone roccioso. La Chiesa, edificata probabilmente nel Seicento, è stata più volte rimaneggiata. A navata unica, ha tre campate con due cappelle laterali, una per lato, ed ha un altare in marmo policromo che risale ai primi anni del Novecento. La facciata è stata rifatta nei primi anni del Novecento in stile vagamente liberty, ed è divisa in tre specchi, in quello centrale si trova il portale in legno con intarsiate le lettere S e L. Sopra il portale c'è un arco a tutto sesto, con al centro il bassorilievo raffigurante San Lorenzo, che tiene in una mano il rastrello e nell’altra un ramo d’ulivo, e, sopra l’arco, si trova un piccolo rosone. Ai lati della facciata vi sono due finestre, con due lesene che reggono l’arco a tutto sesto. Alla sommità della facciata è posto un campanile a vela.

Osilo-San Lorenzo: la Chiesa di San Lorenzo Osilo-San Lorenzo: facciata della Chiesa di San Lorenzo Osilo-San Lorenzo: campanile a vela della Chiesa di San Lorenzo Osilo-San Lorenzo: portale della Chiesa di San Lorenzo Osilo-San Lorenzo: sommit  del portale della Chiesa di San Lorenzo

Sul lato sinistro della Chiesa si trova una porticina che conduce alla sagrestia, mentre sul lato destro è presente la nuova casa parrocchiale.

La Valle dei Mulini

Osilo-San Lorenzo: 'Badde Lontana' eseguita dai BertasNella valle lungo il il rio San Lorenzo vi sono i resti di trentasei impianti di molitura idraulica, e per questo la valle viene chiamata la Valle dei Mulini. I mulini sono stati abbandonati nel dopoguerra, e la vallata è nota come Badde Lontana, ossia valle lontana, come viene nominata nella canzone critta nel 1972 dal compositore Antonio Costa, sulle parole della omonima poesia, scritta dal poeta e scrittore osilese Antonio Strinna, in memoria della morte di un neonato nella culla schiacciato da un masso precipitato dalla collina, avvenuto nel 1957 nella frazione di San Lorenzo di Osilo, dove viveva l’autore. Questo brano un canto d’autore di ispirazione folklorica e da tempo entrato a far parte della cultura e della tradizione popolare sarda. Il brano era stato pubblicato nel 1975 dai Bertas, gruppo musicale beat e rock italiano, proveniente dalla Sardegna e attivo dalla met degli anni sessanta del Novecento. I mulini di San Lorenzo sono stati fondamentali per l’economia locale tra il tredicesimo e il quattordicesimo secolo, e rappresentano l’identità e la memoria storica. La valle costituisce un bel percorso da fare in auto, a piedi e in bici. Ancora oggi la vallata viene coltivata per la presenza d’acqua.

Osilo-San Lorenzo: la Valle dei Mulini Osilo-San Lorenzo: la Valle dei Mulini Osilo-San Lorenzo: la Valle dei Mulini

Le altre frazioni di Osilo che sono la Lungo Valle e la Pirastreddu

Procedendo in direzione nord ovest sulla SP72, che si dirige verso la regione Ottula, dopo circa un chilometro e mezzo raggiungiamo, con una breve deviazione, la piccola frazione Osilo denominata Lungo Valle (altezza metri 197, distanza 5.6 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 11).

E da qui, proseguendo sulla SP72 per meno di altri due chilometri, troviamo le indicazioni che ci fanno prendere a destra una strada che, in meno di cinquecento metri, ci porta alla frazione Osilo denominata Pirastreddu (altezza metri 75, distanza 6.8 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 77), che è più grande della Lungo Valle.

Frazioni e siti archeologici a sud di Osilo

Vediamo, ora, che cosa si trova a sud dell’abitato, e ci rechiamo a visitare le frazioni che si trovano a sud di Osilo con le Chiese in esse presenti e con i principali siti archeologici presenti nei dintorni.

La Chiesa campestre di Sant’Antonio da Padova

Dal centro di Osilo prendiamo il viale Sant’Antonio, che ci ha portato al laboratorio e centro di ricerca dell’Istituto Nazionale di Biostrutture e Biosistemi. Si tratta di un viale che, dopo settecentocinquanta metri, si immerge nel verde di un boschetto di pini e lecci, sul colle di Sant’Antonio da Padova. Qui si trova la Chiesa di Sant’Antonio da Padova che si ritiene che sia stata edificata nel 1666, come era indicato da una scritta che si trovava sull’architrave del portale d’ingresso, ma attualmente di questa data non rimane traccia. La Chiesa è realizzata secondo un’architettura locale, con influanze gotico catalane. Costruita in conci di pietra basaltica, è sostenuta da grandi confrafforti realizzati con cantoni di tufo squadrati. Sino al Novecento, alla sommità della facciata si trovava il campanile a vela. La Chiesa di Sant’Antonio da Padova è l’unica Chiesa campestre presente nel territorio di Osilo ancora consacrata.

Osilo-La Chiesa campestre di Sant’Antonio da Padova Osilo-Chiesa campestre di Sant’Antonio da Padova: veduta laterale Osilo-Chiesa campestre di Sant’Antonio da Padova: veduta posteriore

L’edificio ha una sola navata, con la volta a crociera, che è appoggiata su due pilastri rettangolari che la dividono in due campate, mentre l’abside ha volta a botte. L’altare è in marmo, e, sopra di esso, nella nicchia centrale si trova la statua lignea di Sant’Antonio, risalente al settecento. Sul lato sinistro della navata si trova l’ingresso laterale della Chiesa, mentre sul lato destro si troa il pulpito in legno dipinto.

Osilo-Chiesa campestre di Sant’Antonio da Padova: interno verso il presbiterio Osilo-Chiesa campestre di Sant’Antonio da Padova: il presbiterio Osilo-Chiesa campestre di Sant’Antonio da Padova: interno verso il portale di ingresso

In questa Chiesa, il 13 giugno, si celebra la Festa di Sant’Antonio, con grande affluenza della popolazione. La Festa è preceduta dalla tredicina in onore di Sant’Antonio, una pratica nata subito dopo la sua morte, che consiste in una serie di preghiere che vengono recitate per tredici giorni consecutivi, in ricordo del giorno della morte del Santo, il 13 giugno 1231.

Il Santuario campestre di Nostra Signora di Bonaria

Osilo-Il Santuario campestre di Nostra Signora di BonariaArrivati alla Chiesa campestre di Sant’Antonio da Padova, subito prima della Chiesa si trova una deviazione in salita, sulla sinistra, con le indicazioni per la Chiesa di Nostra Signora di Bonaria. Proseguendo lungo questa strada, dopo poco meno di due chilometri arriviamo alla Chiesa, la più alta Chiesa di tutta l’Anglona, ubicata sulla cima più alta del monte Tuffudesu, a 767 metri di quota, da cui si gode una visuale che supera i cento chilometri, fino all’Asinara e alla Corsica. Il Santuario campestre di Nostra Signora di Bonaria si trova in una posizione spettacolare, dato che da questo luogo si gode di una vista davvero particolare, che si affaccia sulle colline sarde. Si tratta di una Chiesa molto antica, dato che risale probabilmente al 1450, quando fu poggiata la prima pietra dai fedeli dell’epoca per ringraziare la Madonna dalla liberazione della peste, che aveva assalito le popolazioni facendo decine e decine di morti. Rientra tra le Chiese medievali, l architettura è molto solida e rudimentale costruita con la pietra. L’intero edificio è costruito interamente in pietra basaltica. La facciata è in blocchi di tufo calcareo squadrati completamente lisci. L’architrave del portale è ad arco a tutto sesto scolpito. Assume una figura massiccia e ben piantata a terra, difficile da distruggere, anche se per un lungo periodo ha purtroppo subito un lungo abbandono che l hanno peggiorata strutturalmente.

Osilo-Santuario campestre di Nostra Signora di Bonaria: veduta d’insieme Osilo-Santuario campestre di Nostra Signora di Bonaria: facciata Osilo-Santuario campestre di Nostra Signora di Bonaria: veduta posteriore

Realizzato secondo i canoni di un’architettura locale con qualche riferimento all’architettura barocca, l’edificio ha una sola navata divisa da due campate, formate da pilastri inglobati nella parete, che corrispondono ai contrafforti esterni, ed ha una volta a botte. Sul lato destro si trova una finestra rettangolare, chiusa da una grata in ferro. L’abside è quadrato, ed al centro si trova una nicchia che conteneva la statua della Madonna di Bonaria, che si trova attualmente nella Chiesa parrocchiale. Una particolarità della Chiesa, difficile da trovare in altri luoghi di culto, è il sedile destinato al coro, costruito in conci di pietra basaltica e in blocchi di tufo calcareo squadrati, datato all’inizio della costruzione della Chiesa stessa. Gli affreschi sulle pareti sono molti, ma non ben visibile a causa delle condizioni atmosferiche e della storia che hanno passato. La Chiesa è priva di qualsiasi arredo ed anche degli infissi.

Osilo-Santuario campestre di Nostra Signora di Bonaria: interno Osilo-Santuario campestre di Nostra Signora di Bonaria: il presbiterio

Sul tetto della Chiesa, Alberto Ferrero della Marmora aveva collocato un segnale trigonometrico per misurare la sua altitidine sopra il livello del mare. Nel passato, la Chiesa veniva frequentata tutto l’anno dai fedeli, poi è caduta in estrema rovina. La Chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli che in essa si recavano numerosi in pellegrinaggio, dato che al suo interno si venerava la statua della Madonna di Bonaria, che si trova attualmente nella Chiesa parrocchiale. Ancora oggi sopravvive, comunque, la tradizione, ed il 15 agosto, la domenica dell’Assunzione, si celebra la Festa di Nostra Signora di Bonaria, con una processione che riporta in questa Chiesa la statua della Madonna, per poi tornare alla Chiesa parrocchiale.

I resti del Nuraghe semplice Baiolu

Osilo-Planimetria del mastio del Nuraghe BaioluDalla Chiesa di Sant’Antonio da Padova, proseguiamo lungo la continuazione della via Sant’Antonio, che è strada che ci ha condotti fino ad essa, per circa due chilometri e trecento metri, ed incrociamo una strada trasversale. La superiamo e proseguiamo dritti lasciando alla sinistra della strada i tralicci dell’ampio parco eolico presente a sud dell’abitato di Osilo, poi dopo settecentocinquanta metri, poco prima dell’ultimo traliccio che si trova alla destra della strada, vediamo a destra un cancello, passato il quale si può prendere una strada bianca. Tra la strada asfaltata e la strada bianca, alla destra della due strade, al di sopra di un’altura si trovano quelli che sono i resti del Nuraghe Baiolu. Osilo-Veduta dei resti del Nuraghe semplice BaioluSi tratta di un Nuraghe semplice, monotorre, costruito in trachite a 614 metri di altezza con l’ingresso rivolto nel lato sud. Nel Nuraghe Baiolu è ancora ben visibile l’architrave d’ingresso, e la camera a tholos è ben conservata. La scala interna inizia dalla camera, non dal passaggio d’ingresso, il che è un caso raro nei Nuraghi sardi. Molto probabilmente sono presenti anche parte dei gradini che portavano al piano superiore, ma ad oggi, il tutto è, in parte distrutto e in parte ricoperto di vegetazione. Si tratta di uno dei Nuraghi meglio conservati presenti all’interno del territorio di Osilo. Il Nuraghe, che si trova al confine fra il territorio comunale di Osilo e quello di Ploaghe, secondo quanto riportato nel libro di Giovanni Lilliu apparterrebbe al comune di Osilo. In ogni caso molti Nuraghi sono usati come punti di riferimento per tracciare i confini tra i comuni, e quindi spesso non è chiaro a quale di essi appartengano.

I resti della necropoli ipogeica di Abealzu che ha dato origine alla cosiddetta Cultura di Abealzu

Dalla periferia sud occidentale di Osilo prendiamo la SS127 Settentrionale Sarda in direzione di Sassari. A poco pi di sette chilometri dalla citt , all altezza del chilometro 122 della Strada Statale, in localit Abealzu, nei terreni alla destra della strada ed alla sua sinistra fino alla Strada provinciale dell Anglona ed oltre ad essa, sino al limite della collina di Abealzu che domina tutta l area da nord est, si estendeva un vasto abitato preistorico in grado di ospitare almeno settecento abitanti. Osilo-Planimetria della necropoli di Sos LaccheddosI diversi rinvenimenti che vi furono fatti a partire dalla fine del diciannovesimo secolo e soprattutto alla metà del ventesimo, hanno poi dato il nome a quel momento della fase finale dell’Eneolitico Medio che viene indicata con il nome di Cultura di Abealzu, dal nome dell’omonima necropoli. Intorno al villaggio si disponevano le aree funerarie, caratterizzate da necropoli di pi o meno numerose domus de janas, scavate nelle pareti del tenero calcare miocenico del Sassarese. Tutti i gruppi di tombe sono localizzati entro un raggio inferiore al chilometro rispetto all abitato, e sono anche piuttosto vicini fra di loro al punto da costituire, se non un unica necropoli, sicuramente un unico vasto comprensorio funerario nel quale si contano non meno di una cinquantina di ipogei neo eneolitici. Le diverse necropoli presenti in quest'area verranno descritte nei dettagli nella prossima pagina.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, continueremo la visita del Logudoro Turritano recandoci nei dintorni di Osilo dove visiteremo diverse tombe ipogeiche tra le quali quelle di Soa Laccheddos o Abealzu, i cui reperti hanno dato origine alla cosiddetta Cultura di Abealzu.


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