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Nei dintorni di Osilo le necropoli di domus de janas che hanno dato origine alla cosiddetta Cultura di AbealzuIn questa tappa del nostro viaggio, continueremo la visita del Logudoro Turritano recandoci nei dintorni di Osilo dove visiteremo diverse tombe ipogeiche tra le quali quelle di Soa Laccheddos o Abealzu, i cui reperti hanno dato origine alla cosiddetta Cultura di Abealzu. La regione storica del Sassarese chiamata anche Logudoro TurritanoIl Logudoro è stato, nel periodo medioevale, uno dei quattro Giudicati che ha avuto come capoluogo prima Porto Torres, in seguito Ardara, ed infine Sassari. Oggi possiamo dividere questa regione in tre parti: Logudoro Turritano, il cosiddetto Sassarese, a nord; il Logudoro Meilogu a ovest; ed il Logudoro Montacuto a est. Più in particolare, il Sassarese (nome in lingua sarda Su Tataresu) è tutta un’area con una forte impronta agropastorale, con splendidi panorami, dominati da rilievi d’origine vulcanica, ampi tratti pianeggianti, scarse foreste che interrompono le grandi distese di pascoli. L’antico popolamento della zona, territorio ideale per i popoli preistorici dal punto di vista ambientale, è testimoniato dai cospicui resti archeologici, cui si aggiungono alcuni notevoli monumenti medioevali. I comuni che fanno parte del Sassarese sono Cargeghe, Codrongianos, Florinas, Ittiri, Monteleone Rocca Doria, Muros, Osilo, Ossi, Ploaghe, Putifigari, Romana, Sassari, Tissi, Uri, Usini, Villanova Monteleone. Oggi alcuni considerano in questa ragione anche Porto Torres, che però attribuiamo alla Nurra. Si parla il Sassarese o Turritano, una lingua romanza nata intorno al dodicesimo secolo da una base toscano corsa, evolutasi poi autonomamente con influenze liguri, iberiche e soprattutto sardo logudoresi. A sud ovest dell’abitato di Osilo ci rechiamo a visitare i resti delle necropoli che hanno dato origine alla Cultura di AbealzuVediamo ora i siti archeologici che si trovano a sud ovest dell’abitato di Osilo, che hanno dato origine a quel momento dell’Eneolitico Medio che viene chiamato il periodo della Cultura di Abealzu. Nella descrizione che segue vengono riportate numerose foto tratte da internet, la maggior parte delle quali opera di Gianni Canu. I resti della necropoli ipogeica di Abealzu che ha dato origine alla cosiddetta Cultura di AbealzuDalla periferia sud occidentale di Osilo prendiamo la SS127 Settentrionale Sarda in direzione di Sassari. A poco più di sette chilometri dalla città, all’altezza del chilometro 122 della Strada Statale, in località Abealzu, nei terreni alla destra della strada ed alla sua sinistra fino alla Strada provinciale dell’Anglona ed oltre ad essa, sino al limite della collina di Abealzu che domina tutta l’area da nord est, si estendeva un vasto abitato preistorico in grado di ospitare almeno settecento abitanti. I diversi rinvenimenti che vi furono fatti a partire dalla fine del diciannovesimo secolo e soprattutto alla metà del ventesimo, hanno poi dato il nome a quel momento della fase finale dell’Eneolitico Medio, secondo la cronologia calibrata tra il 2900 ed il 2700 avanti Cristo, e secondo una datazione più tradizionale, basata su considerazioni strettamente tecnologiche o etnologiche, tra il 2500 ed il 2400 avanti Cristo, che viene indicata con il nome di Cultura di Abealzu dal nome dell’omonima necropoli in territorio di Osilo, in Provincia di Sassari. Rappresenta, questa, l’espressione di una lenta rinascita dopo la fase Sub Ozieri, con l’affermazione di una nuova espressione culturale, che risulta però ancora assai povera. Intorno al villaggio si disponevano le aree funerarie, caratterizzate da necropoli di più o meno numerose domus de janas, scavate nelle pareti del tenero calcare miocenico del Sassarese. Tutti i gruppi di tombe sono localizzati entro un raggio inferiore al chilometro rispetto all’abitato, e sono anche piuttosto vicini fra di loro al punto da costituire, se non un’unica necropoli, sicuramente un unico vasto comprensorio funerario nel quale si contano non meno di una cinquantina di ipogei neo eneolitici, senza considerare anche la presenza di tre tombe ipogeiche a prospetto architettonico dell’Età del Bronzo, ossia le tombe Ladrofurti 1 e Ladrofurti 2 ed anche una nella necropoli di Abealzu, che è però scomparsa.
La necropoli di Badde InzaProcedendo da nord verso sud, incontriamo per prime le tombe situate a nord est chiamate le Tombe di Badde Inza, che si trovano alle pendici del versante meridionale di un grande altura calcarea a circa quattrocento metri di distanza della nuova Strada provinciale dell’Anglona, per raggiungere la quale dalla via Sassari di Osilo prendiamo a sinistra la SP72 che porta verso Sennori, Tergu e Sassari, la seguiamo per quasi tre chilometri e mezzo, fino a svoltare a sinistra sulla Strada provinciale dell’Anglona, che sviluppa ad ovest dell’abitato. In quest’area, nei primi anni cinquanta del Novecento Monsignor Giuseppe Chelo, parroco per vocazione ed archeologo per passione, ha individuato il gruppo principale di sette ipogei, quasi tutti fortemente degradati dagli agenti atmosferici e dal riutilizzo da parte dei pastori. In realtà il numero delle tombe non è inferiore a undici, ma è destinato certo ad aumentare nel prosieguo delle ricerche. Le tombe più verso ovestSeguendo la Strada provinciale dell’Anglona, dopo cinque chilometri e quattrocento metri, poco prima che a sinistra parta la strada per Abealzu, vediamo alla destra della strada un cancello passato il quale si trovano tre sentieri, a sinistra quello per la necropoli di Monte Barcellona, poi quella per la necropoli di Ladrofurti, ed a destra quella che porta alla necropoli di Badde Inza. Preso il sentiero di destra, dopo più di quattrocento metri raggiungiamo la Tomba 10, più a destra della quale si trova la Tomba 11. Più a sinistra di questa si trova la Tomba 3, poi la Tomba 2 e vicina ad essa la Tomba 1. Infine, ancora più a sinistra, si trova la Tomba 9 e vicina ad essa la Tomba 8. Le tombe più verso estPresa una deviazione verso destra del sentiero che ha portato a raggiungere le prime tombe della necropoli di Badde Inza, si arriva a vedere, dopo una grotta che è stata forse adibita a rifugio sotto roccia, da nord a sud prima la Tomba 7, più a sud la Tomba 6. Poi, dirigendoci verso ovest, si incontrano la Tomba 12, la Tomba 5 ed infine la Tomba 4. Quest'ultima si trova poco lontana dalla tomba 11, che abbiamo già vista. La necropoli di LadrofurtiSeguendo la Strada provinciale dell’Anglona, dopo cinque chilometri e quattrocento metri, poco prima che a sinistra parta la strada per Abealzu, vediamo alla destra della strada un cancello passato il quale si trovano tre sentieri, a sinistra quello per la necropoli di Monte Barcellona, poi quella per la necropoli di Ladrofurti, ed a destra quella che porta alla necropoli di Badde Inza. Preso il sentiero centrale, dopo un centinaio di metri si raggiungono le due tombe chiamate le Tombe di Ladrofurti, che si trovano alla base di un’altura che è chiamata il Monte Barcellona, sul suo versante sud orientale. Si tratta di due domus de janas a prospetto architettonico, ossia domus de janas riadattate con l’aggiunta, nell’ingresso, di una stele centinata simile a quelle delle tombe di giganti, scavata anch’essa nella roccia e con a volte sul bordo superiore della stele tre fori nei quali collocare dei piccoli betili. Le tombe a prospetto architettonico sono una particolare tipologia di domus de janas tipica del territorio sassarese, e risalgono al periodo nuragico, dunque sono di parecchio successive alle altre domus de janas che si ritiene siano state realizzate nel Neolitico Finale. La tomba di Ladrofurti 1Le Tombe di Ladrofurti sono, quindi, due tombe ipogeiche, affiancate. Si raggiunge per prima la Tomba 1, che è una una tomba a prospetto architettonico, alla quale si accede attraverso un’angusto ingresso di forma rettangolare, che conduce all’unico ambiente interno, anch’esso di forma perfettamente rettangolare, così come sono rettangolari le due nicchie laterali. La tomba di Ladrofurti 2Si trova più avanti, ad appena una diecina di metri di distanza verso nord ovest, la Tomba 2, che è anch’essa una tomba a prospetto architettonico con la facciata assai dilavata, che si trova a poca distanza dalla tomba 1. In particolare la tomba 2 è tutta all’insegna del cerchio, ha un ingresso circolare, e la cella interna è anch’essa tondeggiante ed ha un’altezza di quasi due metri. All’interno presenta una sola nicchia dalle morbide forme arrotondate. La necropoli di Monte BarcellonaSeguendo la Strada provinciale dell’Anglona, dopo cinque chilometri e quattrocento metri, poco prima che a sinistra parta la strada per Abealzu, vediamo alla destra della strada un cancello passato il quale si trovano tre sentieri, a sinistra quello per la necropoli di Monte Barcellona, poi quella per la necropoli di Ladrofurti, ed a destra quella che porta alla necropoli di Badde Inza. Preso il sentiero a sinistra, dopo circa quattrocento metri si raggiunge l’altura di Monte Barcellona, con un’altezza massima di 402 metri sul livello del mare, che è attigua all’altura di Badde Inza, separata da una stretta valle fluviale, Sull’altura di Monte Barcellona è presente il gruppo delle cinque tombe del guppo centrale, non ancora studiate, che si trovano isolate ed ubicate in punti distanti del pianoro. Si tratta di domus de janas pressoché isolate, tranne la 1 e la 2 che sono tra loro affiancate. La collina di Monte Barcellona è nota anche per la presenza, alla base della stessa altura, delle due tombe ipogeiche a prospetto architettonico di Ladrofurti che abbiamo già descritte. Le cinque tombe dal Monte BarcellonaA sud della necropoli si trovano la Tomba 1, che è preceduta da un dromos lungo quattro metri e mezzo, e la Tomba 2. Le due tombe sono unite tra loro a causa di alcuni scassi effettuati nelle pareti separatorie, e risultano quindi formate da due entrate e sette ambienti. Più a nord si trova la Tomba 3, che è una tomba pluricellulare con ingresso a pozzetto, il quale è assai raro per questo territorio, ed è ricolma di pietre e quindi pressoché inaccessibile. Ancora più a nord si raggiunge la Tomba 5, che è una tomba monocellulare. Il sentiero prosegue dirigendosi verso sud ovest, e si raggiunge la Tomba 4, una tomba monocellulare situata quasi sul bordo orientale del Monte Barcellona. Al di sopra di questa tomba, il Monte Barcellona ospita alcune vie per l’arrampicata sportiva prevaltemente in strapiombo su una falesia, tra le altre la via per l’arrampicata chiamata Superpippo, di grado 7c+ ed alta dodici metri, che è comunque poco frequentata. La nuova tomba ipogeica scoperta nel 2020Nel 2020 è stata riportata la notizia del rinvenimento di una nuova tomba ipogeica del tipo a prospetto architettonico, scoperta durante recenti ricognizioni nell’area di Monte Barcellona. La nuova tomba è ubicata anch’essa nel versante orientale della collina alla quota di 388 metri sul livello del mare, come le due di Ladrofurti dalle quali dista relativamente poco, ma ad una quota molto più elevata, su un gradino sottostante il pianoro superiore. Per questo motivo si è preferito evitare di chiamarla ta lomba di Ladrofurti 3, e considerarla tra le tombe di Monte Barcellona. L’ipogeo si apre su una bassa parete calcarea, con esposizione a nord est. Nella facciata esterna, completamente rovinata, si individua solamente l’intaglio dell’ala destra dell’esedra, che in origine doveva avere un’ampiezza complessiva di circa sette metri ed essere provvista di un sedile alla base, del quale residuano deboli tracce. Nulla si conserva, invece, del prospetto con il consueto spartito centinato, come anche del tumulo superiore e dei tre fori di coronamento della facciata, elementi generalmente immancabili nelle tombe a prospetto architettonico dell’area sassarese. La necropoli ipogeica di Sos Laccheddos in località AbealzuSeguendo la Strada provinciale dell’Anglona, dopo poco più di cinque chilometri e quattrocento metri, a sinistra parte la strada per Abealzu. Presa questa strada, la si segue verso sud per appena più di duecento metri, e si vede una deviazione sulla destra in un sentiero che, in altri tre o quattrocento metri, porta alla Necropoli ipogeica di Sos Laccheddos, chiamata anche Necropoli ipogeica di Abealzu dal nome della località nella quale si trova, che si distende a sud del Monte Barcellona ed a nord della necropoli di Calancoi, e costituisce la aggregazione più numerosa, nonché la più vicina all’abitato preistorico. La necropoli, che è composta da tombe quasi tutte pluricellulari, si divide sostanzialmente in due gruppi, ubicati il primo a nord ovest composto da quindici tombe, ed il secondo a sud est composto da otto tombe, tutte ricavate nel tenero calcare miocenico del Sassarese. La gran parte degli ipogei si presenta in cattive condizioni, rovinata a causa di scassi effettuati e nei suoi riusi successivi. Le prime tombe nella necropoli di Sos Laccheddos nord ovestLa Necropoli di nord ovest presenta un gruppo principale di dieci ipogei, posizionato su un’unica parete di circa 220 metri esposta alla base del versante sud della collina di Monte Barcellona, su basse pareti calcaree, ed alcune di queste tombe sono state scavate e completamente svuotate da Pio Mantovani nel 1876. Si tratta prevalentemente di tombe pluricellulari, piuttosto rovinate e spesso unite fra di loro da scassi recenti nelle pareti separatorie. Arrivando con la strada sterrata che proviene dalla Strada provinciale dell’Anglona, si incontra per prima la Tomba 1, passata la quale e superato un’anfratto, in un centinaio di metri si raggiungono la Tomba 2, la Tomba 3 e la Tomba 4, che sono state considerate da Pio Mantovani e successivamente da Monsignor Giuseppe Chelo, un’unica domus de janas, ma in realtà si tratta di tre distinti ipogei uniti tra loro in un secondo momento, a causa della rovina dei diaframmi di roccia che li separavano. Le tombe avevano tutte sviluppo longitudinale, con anticella e cella principale, seguita da una celletta al fondo o lateralmente, ma soltanto la tomba 2 aveva una maggiore articolazione di celle. Proprio in una di queste celle, un vano laterale che si apre a destra della seconda cella, Pio Mantovani esegui uno scavo nel 1876, rivenendovi solo poche ossa umane, una accetta rozzamente scheggiata, schegge di ossidiana ed inoltre un pezzo di tufo calcare di forma irregolarmente ellissoidale, forato nel mezzo e lisciato in alcuni punti per modo che ha l’aspetto di un grossolano anello, che può benissimo essere servito come peso da rete. Vicino alla 4 si trova la Tomba 5, che aveva anch’essa sviluppo longitudinale, con tre piccole celle disposte su un unico asse, sebbene a lato della terza cella sia presente un’apertura laterale inagibile a causa del riempimento di terra. Nella seconda stanza sembrerebbe di poter scorgere, a sinistra del portello che comunica con l’ambiente successivo, una sorta di rilievo sulla parete, purtroppo notevolmente deteriorato. E vicino alla 5 si trova la Tomba 6, che aveva invece una planimetria con ampia cella centrale, forse preceduta da anticella ora scomparsa, su cui si affacciavano almeno tre ambienti minori, di cui uno inagibile a causa del forte interramento. La cella principale aveva un pilastro risparmiato nella roccia, al centro del vano. Molto vicina alle precedenti, si trova la Tomba 7 che è molto semplice e si compone di una anticella e di una piccola cella disposte longitudinalmente. Oggi l’ipogeo si presenta notevolmente ingombro di terra e pietre, ma va detto che la tomba si trova al livello del piano di campagna, soggetta quindi più delle altre all’ingombro di terra e detriti smossi dalle lavorazioni agricole. Un'ottantina di metri più a sud si trova la Tomba 8, con planimetria regolare e schema a T, con anticella e grande cella trasversale, sulla quale si aprono altre due cellette a destra ed a sinistra. Una trentina di metri più a sud la Tomba 9 che mostra una singolare planimetria quasi labirintica, con almeno otto ambienti disposti in senso trasversale. L’ingresso immette in una cella di disimpegno su cui si aprono tre portelli, uno per ciascun lato. Il portello di sinistra introduce in due ambienti coassiali, quello di destra in una piccola celletta di passaggio che a sua volta introduce in un vano oggi in comunicazione con l’esterno tramite uno scasso in parete. Il terzo portello nell’anticella, sulla parete frontale, immette in una cella su cui si apre, nel lato destro, un ulteriore portello che comunica con un’ampio vano provvisto di piccola nicchia e da cui si accede anche ad un ulteriore cella sopraelevata. Infine, a un’altra trentina di metri più a sud, si trova la Tomba 10 che richiama quasi perfettamente lo schema della tomba 8, con anticella e grande cella trasversale ampliata da due cellette laterali, con la differenza che in questo caso l’anticella è quasi totalmente scomparsa a causa del degrado della roccia. Altre tombe nella necropoli di Sos Laccheddos nord ovestUn secondo gruppo di quattro tombe, sempre all’interno della Necropoli di nord ovest, si apre su due differenti affioramenti rocciosi, al centro della valle marginata dalla parete in cui sono scavate le tombe precedenti. Passando al piccolo gruppo di quattro ipogei più meridionali, la Tomba 11, isolata su un’affioramento calcareo a nord della strada sterrata, dista circa una sessantina di metri dal gruppo precedente, ed notevolmente deteriorata. Presenta due vani affiancati, ed in essa la presenza di una fossa scavata nel pavimento, provvista di un rilievo pulvinare che è deteminato sicuramente da un suo riuso di epoca medievale. Dalla parte opposta della stradina, a sud e ad un centinaio di metri dal gruppo principale, si aprono altre tre tombe su un unico affioramento di roccia, due nel versante orientale ed una in quello occidentale. La Tomba 12 è stata ampliamente rimaneggiata e presenta attualmente un unico grande ambiente alle cui pareti si scorgono tracce di diverse cellette oramai sventrare e ridotte a semplici nicchie. La Tomba 13, analogamente ampliamente rimaneggiata, si mostra come un unico ambiente polilobato, frutto dell’unione di differenti vani. Sul retro del medesimo saliente di roccia calcarea, la Tomba 14, pur essa ampiamente rimaneggiata, mostra tuttavia ancora tracce di una originaria planimetria complessa. Scomparsa l’anticella, della quale sembra di poter scorgere qualche traccia, il portello di ingresso attuale immette in un grande vano con pilastro centrale, al quale si collegavano, con disposizione radiale, almeno quattro cellette minori, due a destra unite da uno scasso della parete, e due al fondo, più piccole ed affiancate. La tomba 15 della necropoli di Sos Laccheddos nord ovest scoperta nel 2016Nel 2016 è stata scoperta una nuova domus de janas nella vasta necropoli di Sos Laccheddos. La tomba è ubicata in posizione settentronale, all’interno del gruppo di nord ovest della necropoli, ed è la Tomba 15. La tomba ha richiamato subito l’attenzione, per le singolari caratteristiche planimetriche, e si è quindi provveduto ad effettuarne il rilievo integrale. Si tratta, infatti di una tipologia planimetrica poco conosciuta nel panorama dell’ipogeismo del Neolitico Recente in Sardegna. L’ipogeo, scavato su un breve pianoro che si protende, come saliente, sulla valle alle cui pareti si aprono pressoché tutte le tombe del gruppo, ed è del tipo con ingresso a pozzetto verticale che introduce nel portello il quale dà accesso alla tomba. Un breve salto consente di accedere all’interno dell’ipogeo, il cui pavimento è interessato da uno strato di interro. L’interno della tomba si presenta come un vano plurilobato, ed i lobi, quasi delle nicchie, si dispongono in numero di quattro, due maggiori ai lati della calatoia di ingresso, e due minori nella parte più interna. La necropoli di Los Laccheddos sud estProseguendo ancora verso sud, si incontra la Necropoli di sud est, scavata su una parete che si apre sul lato sud della picola valle e composta da sette ipogei scavati su una medesima parete, ed un ottavo, isolato, che si apre sulla parete opposta della stessa valle a un centinaio di metri di distanza. Si tratta di tombe generalmente pluricellulari, spesso rovinate dal loro riutilizzo successivo. La prima domus de janas che si apre nella parete rocciosa, procedendo da sinistra verso destra, la Tomba 1 che mostra nel profilo esterno una particolare lavorazione che potrebbe richiamare la fronte arcuata delle domus a prospetto architettonico dell’Età del Bronzo. Si notano quattro gradini, realizzati sul lato sinistro dell’ingresso, probabilmente di epoca recente. Ha uno schema planimetrico a T e si compone di due ambienti, un’anticella dalla forma circolare, in cui sulla parete sinistra è presente una piccola nicchia, ed una cella principale rettangolare, che si sviluppa trasversalmente. La Tomba 2, a pochi metri dalla precedente, ha l’ingresso preceduto da un’atrio e si presenta con una pianta dallo sviluppo longitudinale. È costituita da quattro ambienti coassiali in successione, un’anticella, una cella principale trasversale ed una terza cella quadrangolare, con l’aggiunta probabilmente successiva di una quarta celletta sul lato destro della cella principale. Nella Tomba 3 non si è conservato l’atrio che probabilmente precedeva l’ingresso, ed il portello di accesso è sopraelevato rispetto al piano di campagna. Unica all’interno della piccola necropoli, questa tomba presenta uno schema planimetrico del tipo cruciforme. L’anticella introduce nella cella principale quadrangolare sulla quale si affacciano tre portelli, uno per lato, che comunicano con altrettante cellette minori. Sempre proseguendo verso destra, si trova la monumentale Tomba 4, il cui prospetto frontale si presenta con due aperture affiancate, di cui quella sulla destra costituisce l’ingresso vero e proprio. Il portello d’ingresso, è preceduto da un breve atrio con pareti e soffitto ben conservati, ed introduce in una tomba dalla pianta piuttosto alterata ma in origine molto articolata, forse del tipo sassarese, con un grande ambiente centrale sul quale si aprono in modo radiale cinque celle, tutte con accesso sopraelevato rispetto al piano pavimentale. Straordinaria per distinzione architettonica, sia all’interno della necropoli ma anche di tutte quelle del territorio circostante, è la monumentale Tomba 5, che sembrerebbe dividersi in due parti, una prossima all’ingresso, originaria, ed un’altra più interna, frutto di un’ampliamento successivo. Quello che sembrerebbe essere il primo impianto è composto dai primi quattro ambienti che si incontrano procedendo verso l’interno, e si presenta con uno stile simile alle tombe 1 e 2. L’ingresso introduce in una piccola anticella cui fà seguito un vano trasversale rettangolare, ampliato a destra da una celletta e sulla parete di fondo da un’altro vano quadrangolare. In un secondo momento si era intervenuti per ampliare la tomba con un gruppo di celle più interne realizzate però con estrema cura. Dalla cella principale, nella parete di fondo, una sorta di vestibolo introduce nel portello che immette in un vano di disimpegno quadrangolare ribassato, cui si accede mediante due gradini, e sul quale si aprono, sopraelevati, tre portelli, uno per ogni lato. Gli ingressi sono tutti sopraelevati, quelli di destra e sulla parete di fondo sono forniti di gradini, mentre quello di sinistra è preceduto da un’ampio vestibolo sopraelevato. Tutti e tre gli ambienti quadrangolari, finemente realizzati, hanno al loro interno un pilastro risparmiato nella roccia, e dei setti dall’altezza rilevante che ripartiscono lo spazio in tre o anche in un caso in quattro settori destinati alle diverse deposizioni. Nella Tomba 6, che si apre sul piano di campagna, il portello è alquanto deteriorato ma comunque è probabile che vi fosse in precedenza un’anticella o un’atrio che precedeva l’ingresso odierno. La tomba è costituita da tre ambienti, una cella principale e due vani oblunghi sul lato destro e su quello di fondo. In quest'ultimo è presente una nicchia semicircolare rialzata dal pavimento. La Tomba 7 è l’ultima presente nella parete, ed il suo schema planimetrico è molto particolare ed articolato. L’ingresso è sopraelevato rispetto al piano di campagna ed è preceduto da un’atrio, e la tomba è costituita da sei ambienti, anche se in origine dovevano essere in numero maggiore. Una piccola anticela introduce in un vano maggiore trasversale sul quale si aprivano a destra una cella divisa in due settori da una semiparete, sul fondo un’altra cella, a sinistra una cella a sua volta ampliata da altri due vani laterali. Questi ultimi tre vani sono stati in seguito fusi in un unico ambiente oblungo, ed ampliati da tre nicchie sopraelevate e da un ulteriore vano allungato nella parte più interna. Separata dalla necropoli è invece l’isolata Tomba 8, costituita da quattro ambienti, con tre celle che si dispongono sull’asse longitudinale dell’ingresso. Nella seconda cella si nota a sinistra una piccola nicchia mentre a destra un portello immette in una cella molto ampia, perfettamente quadrangolare e disposta trasversalmente, che si presenta priva della parete destra, probabilmente crollata con tutto il prospetto frontale. La necropoli di CalancoiProcedendo verso sud dopo aver visitato la necropoli di Abealzu o Sos Laccheddos, a breve distanza troviamo la più piccola Necropoli ipogeica di Calancoi, scoperta nei primi anni cinquanta del Novecento, che si trova vicino al chilometro 122 della SS127, strada situata sul bordo dell’altopiano calcareo che domina, da nord, la sottostante vallata del rio Bunnari. La prima notizia scientifica su questa necropoli è riportata nella tesi di laurea di Giuseppe Chelo, che subito dopo la pubblicherà nella rivista Studi Sardi, corredata da una planimetria di due degli ipogei del gruppo orientale. Nel 2009 Paolo Melis, riprendendo gli studi precedenti, fornirà una descrizione esaustiva delle caratteristiche architettoniche delle sette domus de janas della necropoli est, insieme ad una precisa documentazione grafica oltre che l’esatta localizzazione delle stesse. Oltrepassata la SS127, verso sud est, si raggiunge il pianoro calcareo che digrada, poi, ripidamente nella profonda vallata di Bunnari. Qui si aprono, in località Sos Saltos, cinquecento metri a sinistra rispetto alla strada statale, le sette tombe della Necropoli di Calancoi est, chiamata anche Necropoli di Sos Saltos. La necropoli di Calancoi ovestSubito prima della SS127, in località Calancoi, trecento metri a destra rispetto alla strada statale, si trova la Necropoli di Calancoi ovest, costituita da quattro tombe. Si trovano prima le tre tombe che si aprono subito al di sotto della parete calcarea su cui sorgono il capannone e il silos dell’azienda agricola Testoni che alleva pecore e produce formaggi e ricotta che vende in proprio, mentre una quarta tomba è ubicata molto più a sud, vicinissima alla rotabile. La prima che si incontra è la Tomba 3, subito a sud rispetto ad essa si trova la Tomba 2, ed ancora piu a sud la Tomba 1. Tutte queste tombe sono state riutilizzate in seguito ed ampliate dai pastori. Una quarta domus de janas della necropoli di Calancoi ovest, denominata la Tomba A, si trova un centinaio di metri più a sud rispetto alla tomba 1, e presenta, nella cella principale, la riproduzione in rilievo di un tetto a doppia falda, quasi la riproduzione del tetto di una capanna. La necropoli di Calancoi est detta anche di Sos SaltosCinquecento metri a sinistra rispetto alla Statale 127 si trova la Necropoli di Calancoi est, chiamata anche Necropoli di Sos Saltos per la quale il toponimo di Sos Saltos è desunto dalle carte dell’Istituto Geografico Militare, sebbene il parroco Giuseppe Chelo ne abbia contestato l’ubicazione sostenendo che la località di Sos Saltos dovrebbe trovarsi più a sud ovest. La necropoli è costituita da sette tombe che presentano significative particolarità meritevoli di attenzione. Le tombe 2, 4 e 5, poste alla base della parete, sono precedute da un dromos o corridoio più o meno lungo, mentre le 1, 3, 4 e 7, che si trovano in posizione sopraelevata, presentano un breve ambiente secondario di passaggio e disimpegno. Procedendo da est verso ovest si incontra per prima la Tomba 7, crollata ed interrata, della quale restano solo tracce di un’anticella e di una cella successiva. Segue la Tomba 1, una piccola domus de janas a sviluppo longitudinale, con tre celle disposte sullo stesso asse. Anche la Tomba 2 aveva uno sviluppo longitudinale, che è stato però limitato alla sola anticella ed alla cella principale, poiché l’ulteriore sviluppo è stato interrotto dalla presenza di una lesione naturale della roccia. La Tomba 3 si trova più in alto rispetto alle altre, a circa tre metri dal pianoro sovrastante, ed a causa della folta vegetazione è accessibile solo dall’alto, possibilmente con l’utilizzo di una corda di sicurezza. È senz’altro la più articolata, si compone di un’ampia anticella e di una vasta cella centrale, sulla quale si affacciano tre celle laterali, mentre un sesto ambiente si apre sullo sviluppo di uno dei vani più interni, ed altri due piccoli ambienti sono stati ricavati sfruttando alcune lesioni naturali della roccia. Le ultime tre domus de janas sono quelle che presentano le caratteristiche più significative, soprattutto per quel che concerne l’aspetto simbolico legato alla religiosità prenuragica e al rituale funerario. La Tomba 4 si compone di un breve dromos, un’anticella ed una cella principale trasversale sulla quale si aprono lateralmente due celle secondarie. Vi sono, nell’anticella, due coppie di protomi taurine in rilievo, non ben conservate, e questo motivo è associato anche a lesene e denti di lupo, insieme ad una falsa porta con architrave inciso presente nella cella principale. La Tomba 5 presenta una planimetria singolare, costituita da un profondo atrio coperto, in funzione di dromos, che introduce direttamente nell’unico vero e proprio vano, cui segue solamente una piccolissima celletta, quasi una nicchia, forse in origine destinata ad essere ampliata ulteriormente. Si tratta di una tomba presumibilmente destinata ad una personalità eminente all’interno del gruppo umano, ed in essa sono attestati altri due elementi simbolici molto importanti, un focolare ed un falso architrave realizzato a sbalzo e staccato dalla parte superiore del portello, all’interno dell’unica grande cella. La Tomba 6, piccola ma di notevole interesse, si compone di un’anticella, una cella principale con una nicchia, ed una celletta laterale. Nell’anticella vi sono due coppie di protomi taurine in rilievo, discretamente conservate. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, nel Logudoro Turritano ci recheremo a visitare Usini con il suo centro ed i suoi dintorni, con la tomba di Chercos e la necropoli di S’Elighe Entosu. | ||||
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