Quartucciu con la necropoli di Pill’e Matta e la Tomba di giganti di Is Concias detta anche Sa Domu ’e S’Orku
In questa tappa del nostro viaggio, ci recheremo a visitare il paese di Quartucciu con il suo centro ed i suoi dintorni con la necropoli punico romana di Pill’e Matta e l’importante Tomba di giganti di Is Concias detta anche Sa Domu ’e S’Orku. Il Campidano di CagliariIl Campidano è la grande pianura della Sardegna sud occidentale compresa tra il golfo di Cagliari e quello di Oristano, ha una lunghezza di circa cento chilometri e presenta la massima altitudine di settanta metri sul mare. Deve le sue origini al colmarsi di una depressione geologica terziaria da parte di sedimenti marini, fluviali e vulcanici. Sono frequenti gli stagni costieri con acque salmastre, nell’angolo nord ovest della regione sfocia il fiume Tirso, che contribuisce all’irrigazione del Campidano, la rete idrografica è inoltre formata da piccoli Torrenti. La principale risorsa è l’agricoltura e si coltivano specialmente grano, viti, olivi, frutta e agrumi. Il Campidano di Cagliari comprende nella Provincia del Sud Sardegna i comuni di Decimoputzu, Monastir, Nuraminis, Samatzai, San Sperate, Villasor e Villaspeciosa. Comprende, inoltre, nella città metropolitana di Cagliari i comuni di Assemini, Cagliari, Capoterra, Decimomannu, Elmas, Maracalagonis, Monserrato, Quartu Sant’Elena, Quartucciu, Selargius, Sestu, Settimo San Pietro, Sinnai, Uta. I comuni di Samassi, Serramanna e Serrenti si trovano tra il Monreale ed il Campidano di Cagliari, i comuni di Pula, Villa San Pietro e Sarroch si trovano tra il Sulcis ed il Campidano di Cagliari, così come Soleminis si trova tra il Campidano di Cagliari e il Parteòlla, per cui possono essere considerate appartenenti all’una o all’altra di queste regioni. Geograficamente rappresenta la parte più meridionale della pianura del Campidano, che ha come suo centro principale Cagliari, nonche Quartu Sant’Elena ed i comuni immediatamente a nord ovest del capoluogo sardo. Si affaccia sul mare e comprende la costa orientale del golfo di Cagliari, fino al paese chiamato Villasimius. In viaggio verso QuartucciuVediamo come possiamo arrivare a Quartucciu da Quartu Sant’Elena ed alche direttamente da Cagliari. Da Quartu Snt'Elena verso QuartucciuNella tappa precedente eravamo arrivati a Quartu Sant’Elena. Dal Municipio di Quartu Sant’Elena prendiamo, in direzione nord est, la via Eligio Porcu, dopo centocinquanta metri prendiamo a sinistra la via Regina Margherita che, dopo centottanta metri, diventa la via Dante che, dopo altri seicento metri, diventa la via Quartu. La seguiamo per trecentocinquanta metri, poi svoltiamo a sinistra in via della Pace, dopo altri trecentocinquanta metri prendiamo a destra la via Don Minzoni, che seguiamo per cinquecento metri, e poi prendiamo a destra la via Nazionale, che ci porta all’interno dell’abitato di Quartucciu. Dal Municipio di Quartu Sant’Elena a quello di Quartucciu si percorrono 2.7 chilometri. Da Cagliari verso QuartucciuDal Municipio di Cagliari prendiamo la via Roma verso sud est, poi svoltiamo leggermente a sinistra e prendiamo il viale Armando Diaz, lo percorriamo per circa un chilometro e, passata la scalinata della Basilica di Bonaria, prendiamo a destra la via Sebastiano Caboto, dopo una settantina di metri ci immettiamo a sinistra sul viale Salvatore Ferrara, percorsi quattrocentocinquanta metri svoltiamo leggermente a destra e prendiamo la via Emanuele Pessagno, che seguiamo per un chilometro e duecento metri. Continuiamo sull’Asse Mediano di Scorrimento, che percorre la periferia orientale della città lasciando alla sua destra lo stagno di Molentargius. Percorsi due chilometri e trecento metri, prendiamo l’uscita verso Quartu Sant’Elena, che ci porta in via Giuseppe Mercalli, dopo un chilometro e trecentocinquanta metri ci immettiamo sul viale Marconi, lo seguiamo per trecentocinquanta metri ed usciamo allo svincolo per Monserrato Quartucciu Selargius. Percorsi centottanta metri, alla rotonda che passa sotto la sopraelevata prendiamo la prima uscita verso destra, dopo una settantina di metri, evitiamo la deviazione per Quartu Sant’Elena e prendiamo leggermente a sinistra verso via delle Serre. Percorso un centinaio di metri, alla biforcazione mantieniamo la sinistra salendo sulla sopraelevata per continuare su via delle Serre, dopo ottocentocinquanta metri lungo questa strada, alla rotonda, prendiamo la seconda uscita e continuamo su via delle Serre, dopo un chilometro questa strada diventa la via Nazionale, che, in seicento metri, ci porta nel centro di Quartucciu. Dal Municipio di Cagliari a quello di Quartucciu si percorrono 11.2 chilometri. Il comune chiamato QuartucciuIl comune chiamato Quartucciu (nome in lingua sarda Cuartuciu, altezza metri 15 sul livello del mare, abitanti 12.756 al 31 dicembre 2021) è un comune della città metropolitana di Cagliari, conurbato con il capoluogo. Si tratta di un centro di pianura situato nella parte sud orientale del Campidano di Cagliari, il cui territorio si estende dallo stagno di Molentargius alla catena montuosa dei Sette Fratelli che lo chiude a nord est. Nello stemma comunale è raffigurata la chiesetta di Sant’Efisio con a lato una pietra miliare con inciso il numero romano IV, da cui deriva il nome di Quartucciu. L’abitato è raggiungibile tramite la SS125 Orientale Sarda e la SS554 Cagliaritana, che ne attraversano il territorio. Il territorio Comunale di Quartucciu, che comprendente l’isola amministrativa separata di Sant’Isidoro avente una superficie di 17,47 chilometri quadrati che si trova ad est, tra Maracalagonis e Quartu Sant’Elena, presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate. Origine del nomeIl nome deriva dal latino Quarto ab Urbe Lapide, dato che la città sorge al quarto miglio della strada che collegava Cagliari a Palau, presso il quale si sarebbe trovata, presumibilmente, una Statio romana, che avrebbe costituito il primo nucleo di quello che sarebbe stato il successivo abitato. Nella zona tra Quartucciu e Quartu Sant’Elena esistevano, un tempo, varie ville caratterizzate dal nome Quarto, e l’attuale Quartucciu si trova dove un tempo sorgeva Quarto Suso, chiamato anche Quarto Toto oppure Quartutxo, dal quale poi ha preso il nome il paese. La sua economiaSi tratta di un centro di pianura che, accanto alle tradizionali attività agricole, ha sviluppato il suo tessuto industriale. L agricoltura produce cereali, frumento, ortaggi, foraggi, olivo, agrumi, uva e altra frutta. Quartucciu è noto soprattutto per la coltivazione del garofano, che viene esportato in tutta Europa. Si pratica anche l allevamento di suini, ovini, equini e avicoli. L industria è costituita da imprese che operano nei comparti alimentare, del legno, dell estrazione, dei mangimi, della stampa, della fabbricazione di articoli in plastica, del vetro, dei materiali da costruzione, dei laterizi, metalmeccanico, della fabbricazione di strumenti ottici fotografici, dei mobili, della gioielleria e oreficeria, dei giochi e dei giocattoli, della centrale elettrica ed edile. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciIl suo territorio doveva essere abitato fin dal periodo nuragico, data la presenza di diversi resti preistorici ancora oggi visibili, costituiti da vari Nuraghi disseminati nelle campagne di Sant’Isidoro, nelle cui vicinanze si trova la Tomba di giganti di Is Concias detta anche Sa Domu ’e S’Orku, che costituisce un maestoso monumento megalitico di età nuragica. Numerose sono le testimonianze risalenti ai periodi storici punico, romano, vandalico e medievale, e la necropoli punico romana di Pill’e Mata è un esempio di alto valore storico ed archeologico. Fin dal quinto decennio del quinto secolo, e cioè ancor prima della caduta dell’impero romano d’Occidente nel 476, Quartucciu subisce numerosi saccheggi da parte dei Vandali. Durante il Medioevo appartiene al Giudicato di Càralis, in seguito passa sotto le dipendenze di Pisa, e subito dopo cade sotto il controllo degli Aragonesi. Nel 1426, la Baronia di Quartu, che comprende anche Quartucciu, viene concessa da Alfonso d’Aragona ad Antonio de Sena, fino al 1491, quando viene eliminata la Baronia dei De Sena ed il paese viene incorporato nel patrimonio regio. I secoli sedicesimo e diciassettesimo sono tra i peggiori che il paese abbia mai vissuto, sia per le frequenti incursioni barbariche, sia per la peste che vi dilaga con frequenza. Agli inizi del diciottesimo secolo, Quartucciu, che ancora fa parte della Baronia di Quartu, viene concesso in feudo alla famiglia Pes, ed inizia a risollevarsi. Nel 1717 viene occupato, insieme a Quartu, dalle truppe inviate dal cardinale Giulio Alberoni, al servizio di Filippo V di Spagna, per la riconquista della Sardegna. Passata la Sardegna ai Savoia nel 1720, il paese viene confermato come feudo, dal re Vittorio Amedeo II e dal re Carlo Emanuele III, alla famiglia Pes. Dal 1893 al 1971 la località viene attraversata dalla tranvia extraurbana Cagliari-Monserrato-Quartu Sant’Elena, sulla quale vengono impiegate dapprima locomotive con trazione a vapore, e che, in seguito, viene incorporata nella rete tranviaria di Cagliari, e vengono impiegati tram elettrici. Quartucciu è sempre un comune, anche se fa parte del mandamento di Quartu Sant’Elena fino al 1928, anno in cui, per virtù dei poteri conferiti al Governo dai Decreti del 1927 e 1928, con Pirri, Monserrato e Selargius, viene aggregato al comune di Cagliari, dal quale nel 1983 viene nuovamente separato. Nel 2016 viene cambiata la Provincia alla quale appartiene, passando dalla Provincia di Cagliari alla Città metropolitana di Cagliari. Perché gli abitanti di Quartuccio vennero chiamati PariginiNel 1789 i francesi, con la presa della Bastiglia, rovesciarono la situazione nel proprio paese e cercarono di esportare la rivoluzione in tutta l Europa. La Sardegna, data anche la sua posizione nel Mediterraneo, rientrava nelle mire del nuovo governo francese antifeudatario, che invi una flotta per cercare di conquistarla. I Piemontesi che governavano l Isola e i feudatari sardi, impauriti per la prospettiva di perdere i loro privilegi, si prepararono ad affrontare i Francesi, arruolando a pagamento nel 1792 in una milizia numerosi volontari sardi tra i contadini ed i pastori. Non aderirono per gli abitanti di Quartucciu, che per questo motivo vennero chiamati Parigini in senso dispregiativo dai volontari dei paesi vicini. Nel 1793 i francesi sbarcarono vicino a Quartu, provarono ad assediare Cagliari ma furono respinti e costretti ad abbandonare l impresa, anche grazie a una burrasca. Principali personaggi nati a QuartucciuDue sono i personaggi nati a Quartuccio chiamati Raffaele Piras, e sono il Monsignor Raffaele Piras nato nel 1865, e l’atleta Raffaele Piras nato nel 1942. A Quartucciu nasce il 13 ottobre 1865 quello che diventerà Monsignor Raffaele Piras. Egli compie gli studi nel seminario di Cagliari e completa il corso di teologia in quello di Genova. Tornato due anni dopo a Cagliari viene ordinato sacerdote a 23 anni e contemporaneamente si laurea con lode in teologia. A 24 anni viene nominato professore di teologia dogmatica nell Ateneo del seminario di Cagliari. A 30 anni, in seguito a concorso, viene prescelto dall arcivescovo Monsignor Paolo Giuseppe Maria Serci Serra per ricoprire il canonicato teologale della primaziale. A 33 anni viene nominato vicario generale dall’arcivescovo Monsignore Pietro Balestra ed a 40 anni vescovo delle diocesi a loro unite di Penne ed Atri in Abruzzo. Il 20 gennaio 1907 nel duomo di Cagliari, riceve la consacrazione episcopale. La morte lo coglie a 45 anni nel 1911. Grazie all interessamento dell Associazione Amici di Monsignore Raffaele Piras, le spoglie mortali del vescovo sono state riportate a Quartucciu l’11 ottobre 1998. |
A Quartucciu nasce nel 1942 quello che diventerà l’atleta Raffaele Piras. Egli, amante dello sport, è stato per due volte campione italiano assoluto nel salto in lungo e titolare della Nazionale di Atletica Leggera. Nel 1961 e nel 1963 diviene il campione italiano assoluto di salto in lungo, ed il 9 giugno 1963 a Torino stabilisce il suo primato personale saltando 7.60 metri, che allora è la terza miglior prestazione italiana di ogni epoca. In seguito, però, un infortunio al ginocchio gli impedisce di partecipare alle Olimpiadi di Tokyo nel 1964 e finisce col limitarne la carriera. Nella sua carriera ha vestito per cinque volte la maglia azzurra. Terminata l’attivit agonistica, oltre a rimanere nel mondo dell’atletica come allenatore sino al 1978, tirando su un folto e qualificato gruppo di atleti, mostrando un’intelligenza tecnica quantomeno pari a quella da atleta. Dal 1978 si dedica alla composizione di poesie in lingua sarda campidanese, ambito nel quale vince oltre cinquecento premi nazionali e transnazionali. Muore a Cagliari all’età di 72 anni nel 2014. |
Le principali feste e sagre che si svolgono a QuartucciuA Quartucciu sono attivi il Gruppo Folk Campidano di Quartucciu, e l’Associazione Culturale Folkloristica Is Prendas de Sant’Efis, nelle cui esibizioni è possibile ammirare il costume tradizionale delle donne e degli uomini del paese. Sono inoltre attivi il Coro Polifonico Maschile Is Concias, ed anche il Complesso Bandistico Santa Cecilia, nato il primo gennaio 2019 che nel 2023 si è totalmente rinnovato. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Quartucciu vanno citati il 16 gennaio, la Festa di Sant’Antonio Abate con l’accensione di un piccolo falò in onore del Santo; il 3 febbraio, la Festa di San Biagio; le manifestazioni per il Carnevale; il 23 aprile la Festa religiosa del patrono San Giorgio; tra giugno e ottobre, la manifestazione Sere d’Estate, un programma comprendente una serie di appuntamenti all’aperto per ritrovare il piacere di incontrarsi; l’ultima domenica di giugno con la Festività religiosa e civile di San Giorgio; tra settembre ed ottobre, la manifestazione Arrexinis nata con l obiettivo di valorizzare e far conoscere il patrimonio artistico, culturale e archeologico della cittadina dell area metropolitana di Cagliari e del suo territorio, in particolare la Necropoli di Pill e Matta e la Tomba dei Giganti in localit Is Concias, ai piedi del parco dei Sette Fratelli, tra le meglio conservate del sud Sardegna; verso la metà di settembre, la Mostra artistica del pane e del dolce, per la quale da oltre quattro decenni si svolge un appuntamento nato da un episodio quasi fiabesco, in cui un topolino nella Chiesa di Sant Antonio Abate si nutr di dolci e pani, esposizione che oggi raccoglie pane e dolci provenienti da ogni angolo della Sardegna, testimoni di una cultura millenaria che ancora oggi resiste e si rinnova; la terza domenica di settembre si svolge la Festa di Nostra Sennora de Sa Defenza; la prima domenica di ottobre, presso il borgo di Sant’Isidoro si svolge la Festa di San Pietro Pascasio con il Palio ossia Su Pannu 'e Santu Pedru, preceduto dalla benedizione dei cavalieri che si tiene in latino. Visita del centro di QuartucciuEntrati in Quartucciu provenendo da Cagliari con la via delle Serre, ci recheremo a visitare il centro del paese, della quale l’abitato rispecchia le caratteristiche del territorio nel quale si trova, mostrando l’andamento altimetrico tipico delle località pianeggianti. Nel centro abitato le tipologie abitative sono diverse, dato che, accanto ai recenti palazzi e villette a schiera, permangono le caratteristiche case campidanesi e alcune palazzine in stile neoclassico e liberty. Le case campidanesi, costruite con i mattoni di fango, presentano ancora gli elementi costitutivi quali le Lollas, ossia i loggiati aperti sul cortile con archi a tutto sesto, e gli imponenti portoni di legno. Le Chiese presenti all’interno del centro abitato documentano il periodo che va dall’ undicesimo al diciottesimo secolo, e al loro interno sono presenti interessanti opere d’arte. Il centro sportivo Le SerreDa dove, dalla via Giuseppe Marconi, abbiamo preso la via delle Serre che si dirige verso est, percorsi circa cinquecento metri arriviamo a un’ampia rotonda. Superata la rotonda, proseguiamo lungo la via delle Serre e, dopo meno di trecento metri, vediamo alla sinistra della strada l’ingresso del Complesso Sportivo Le Serre, dedicato dal 2017 a Raffaele Piras che stato due volte campione italiano assoluto nel salto in lungo e titolare della Nazionale di Atletica Leggera. Presso questo complesso sportivo sono presenti un Campo da Calcio con Piste d’atletica leggera, dotato di tribune in grado di ospitare 260 spettatori; un Campo polivalente per calcetto e tennis; un Campo polivalente per basket e pallavolo; tre Campi da Tennis; e due Campi per il gioco delle bocce. Saranno aggiunti tre Campi da padel coperti e un Campo da calcio in sintetico con tribuna, sostituendo l’ormai datato Campo in erba naturale. La ex piazza della StazioneProseguendo per altri settecento metri lungo la via delle Serre, questa termina a un incrocio oltre il quale prosegue con il nome di via Nazionale. Nell’incrocio si trovava, fino agli anni cinquanta del secolo scorso, la Piazza della Stazione così denominata poiché vi esisteva una piccola Stazione ferroviaria, trasformata in seguito in una fermata del filobus, dove oggi si trova una pizzeria. Quest area si trova lungo l asse di scorrimento verso il paese di Selargius e la citt di Quartu, le attuali via Rosselli e via Don Minzoni. La stazione era costituita da un caseggiato a due vani, uno per il capostazione e l’altro come sala d’attesa per i viaggiatori. Verso sud era presente un piano d’appoggio utilizzato per pesare le merci e per facilitarne il carico e lo scarico. Il parco urbano Sergio AtzeniAll’incrocio dove termina la via delle Serre ed inizia la via Nazionale, prendiamo a sinistra la via Carlo Rosselli, che si dirige verso Selargius. Alla sinistra dell’ultimo tratto della via delle Serre ed alla sinistra della via Carlo Rosselli è presente un ampio spazio che ospita il Parco urbano Sergio Atzeni, che si sviluppa fino alla via Sandro Pertini. Il parco è stato realizzato nel terreno dove sorgevano le serre di Quartucciu, tra le più grandi d’Europa, che danno il nome alla strada vicina, ed è stato inaugurato nel 2022 dedicato allo scrittore considerato l’esponente per antonomasia della Nouvelle Vague letteraria sarda, una intensa voce narrante al servizio degli umili e degli sconfitti, morto nel 1995 a soli 43 anni scaraventato da un’onda sugli scogli dell’isola di San Pietro. Nato a Capoterra e vissuto a Orgosolo, a Cagliari e nella stessa Quartucciu, aveva poi lasciato la Sardegna, per stabilirsi a Torino. Tra le sue opere pi importanti, tutte incentrate sulla storia isolana, dall’et dei nuraghi alle lotte sociali dei minatori del Sulcis dei primi del Novecento, figurano L’apologo del giudice bandito, Il figlio di Bakun n, Passavamo sulla terra leggeri, Il quinto passo l’addio e Bellas mariposas, uscito postumo, a cui il regista Salvatore Mereu si ispirato per l’omonimo film del 2012. L’area riqualificata è di circa 12mila metri quadri, di cui oltre duemila di pavimentazione in calcestruzzo lavato e circa mille metri in calcestruzzo drenante. Si tratta di un parco di concezione moderna, che favorisce l’aggregazione sociale e che potrà essere fruito da tutti i cittadini: bambini, ragazzi, adulti, anziani e diversamente abili. Il parco urbano Sergio Atzeni ospiterà il Museo Archeologico Luce sul TempoPercorsa per circa duecento metri, vediamo alla sinistra della strada, ad angolo con la via Sandro Pertini, un bell’edificio realizzato per ospitare l’innovativo Museo Archeologico Luce sul Tempo nel quale saranno esposti gli oltre 4mila reperti rinvenuti nella necropoli punico romana di Pill’e Mata, che esporrà i reperti in una cornice sensoriale interattiva, all’interno di un progetto culturale imperniato sul tema dei riti della morte nel bacino del Mediterraneo. Una struttura che da anni è oggetto di critiche per il suo aspetto a forma di caffettiera, un’opera incompiuta e mai messa a disposizione della comunità che presto verrà completata. La struttura, realizzata su progetto dell’architetto romano Pietro Reali ma non ancora terminata, in effetti al momento è solo un grande cono spuntato e capovolto in cemento armato, ma una volta finito accoglierà reperti trovati nella vicina necropoli punico romana. Nonostante le critiche, l’amministrazione comunale difende l’opera, che verrà completata con una copertura in trachite, a richiamare l’architettura nuragica. Il parco urbano Sergio Atzeni ospita anche la nuova Biblioteca civicaStessa cosa si deve dire per la realizzazione, alla sua sinistra lungo la via Sandro Pertini, dell’edificio che ospita la nuova Biblioteca civica di Quartucciu. La biblioteca comunale, che è inserita all’interno del sistema bibliotecario Ladiris, provvede alla gestione, incremento, catalogazione e valorizzazione del patrimonio librario comunale. Eroga servizi quali consultazioni in sede, prestiti a domicilio e interbibliotecari, consulenza e ricerche bibliografiche, consultazione di periodici, ed offre spazi attrezzati per la lettura e lo studio di propria documentazione ed uno spazio mediateca adibito al prestito di DVD. Oltre alla consultazione di testi propri e non in sede, è possibile usufruire del prestito dei volumi della Biblioteca, ma sono escluse dal prestito le opere di pregio, i volumi e le riviste appartenenti alla sezione locale, i libri della sezione di consultazione, l’ultimo numero di tutti i periodici. Gli Impianti sportivi delle Scuole dell’infanzia di via Efisio PiriaAll’incrocio tra la via delle Serre e la via Nazionale, dove avevamo preso verso sinistra la via Carlo Rosselli, prendiamo, invece, verso destra la via Don Minzoni. Le seguiamo per poco più di duecento metri, ed arriviamo dove proviene da sinistra la via Efisio Piria e parte a destra la via Guspini. Ad angolo tra la via Don Minzoni e la via Efisio Piria vediamo l’ingresso delle Scuole dell’infanzia di via Efisio Piria, che fanno parte dell’Istituto Comprensivo Statale Ermanno Cortis. Al’interno di questo complesso scolastico è presente una Palestra senza tribune per gli spettatori, nella quale è possibile praticare come disciplina la pallacanestro. Oltre alla palestra, nel complesso scolastico è presente un Campo sportivo polivalente all’aperto, con fondo in materiali cementizi o asfaltoidi, anch’esso senza tribune per gli spettatori, nel quale è possibile praticare pallacanestro e pallavolo; ed accanto ad esso anche una Pista da atletica leggera. Gli Impianti sportivi delle Scuole Primarie di via GuspiniAll’incrocio tra la via delle Serre e la via Nazionale, dove avevamo preso verso sinistra la via Carlo Rosselli, prendiamo, invece, verso destra la via Don Minzoni. Le seguiamo per poco più di duecento metri, ed arriviamo dove proviene da sinistra la via Efisio Piria e parte a destra la via Guspini. Presa verso destra la via Guspini, dopo una cinquantina di metri vediamo alla sinistra della strada l’ingresso delle Scuole primarie di via Guspini, che fanno parte dell’Istituto Comprensivo Statale Ermanno Cortis. Al’interno di questo complesso scolastico è presente un Campo sportivo polivalente all’aperto, con fondo in materiali cementizi o asfaltoidi, senza tribune per gli spettatori, nel quale è possibile praticare come discipline calcetto ossia calcio a cinque, pallacanestro e pallavolo. Il Cimitero Comunale di QuartucciuAll’incrocio tra la via delle Serre e la via Nazionale, dove avevamo preso verso sinistra la via Carlo Rosselli, prendiamo, invece, verso destra la via Don Minzoni. Le seguiamo per quattrocentocinquanta metri, e vediamo alla sinistra della strada l’ingresso del Cimitero Comunale di Quartucciu. L’impianto del cimitero, risalente al 1896, ha la pianta poligonale con ingresso sulla via Don Minzoni e altri due ingressi sulla via della Pace. Il cimitero è stato costruito attorno all’antica Chiesa di Sant’Efisio e suddiviso in due aree ben distinte, una dedicata ai bambini a sinistra e una per adulti a destra. Al centro si trova una stradina con la Chiesa di Sant’Efisio, che è divenuta la cappella cimiteriale. A sud ovest rispetto alla Chiesa di Sant’Efisio è ubicata una colonna monolitica in arenaria, in cui risulta scolpita la data del 1896, anno dell’inaugurazione del cimitero. L’ingresso è costituito da un edificio tripartito, con al centro un portale con rosone centrale e frontone curvilineo superiore, mentre ai lati del corpo principale sono presenti due locali attigui adibiti a servizi. All’interno del Cimitero si trova la Chiesa romanica di Sant’Efisio MartireAll’interno del Cimitero di Quartucciu si trova la Chiesa di Sant’Efisio Martire uno splendido esempio di edificio sacro realizzato in stile romanico pisano nel dodicesimo secolo, ed è stata donata ai monaci Vittorini di Marsiglia nel 1119, tanto che viene citata tra i loro possessi fino al 1218. La facciata si presenta culminante con una copertura a capanna caratterizzata centralmente da un campanile ad una sola luce a sesto acuto. Le due angolari paraste che la contraddistinguono sono interconnesse attraverso l’uso di una serie continua di archetti pensili poggianti su decorati peducci. Centralmente, preceduto da due gradini, si apre il portale d’ingresso sovrastato da una cornice con motivo decorativo a dentelli. Addossate al paramento murario sono presenti diverse lastre tombali. L’interno dell’edificio è caratterizzato da una semplice aula unica di forma rettangolare con copertura lignea a capriate e tetto a due falde in coppi e presbiterio delimitato da una balaustra marmorea. Le uniche fonti di luce sono una stretta monofora sul fianco destro e un oculo nella parete di fondo. All’interno, in una nicchia, è custodita una Pietà lignea risalente al sedicesimo o diaciassettesimo secolo, di bottega sarda. Il Campetto rionale di via SardaraDalla via delle Serre, all’incrocio con la via Carlo Rosselli e la via Don Minzoni, prendiamo la sua prosecuzione verso est, che è la via Nazionale, la seguiamo per circa duecentocinquanta metri, e prendiamo a sinistra la via Cesare Serra, la seguiamo per quasi duecentocinquanta metri e poi prendiamo a destra la via Mogoro, che dopo una cinquantina di metri diventa la via Sardara. Seguita la via sardara per un centinaio di metri, vediamo alla sinistra della strada l’ingresso del Campetto rionale di via Sardara, un campo di calcetto ossia di calcio a cinque con fondo in erba artificiale, dotato di tribune in grado di ospitare una sessantina di spettatori. L’Oratorio e la Chiesa di Sant’Antonio AbateDalla via Nazionale, dove avevamo perso a sinistra la via Carlo Rosselli prendiamo invece a destra la via Quartu che si dirige verso sud est, e poi, dopo una quarantina di metri, a sinistra la via Neghelli. Tra la via Nazionale e la via Neghelli si trova l’Oratorio della Chiesa di Sant’Antonio Abate, mentre il suo ingresso principale è subito all’inizio della via Neghelli, il primo portone sulla sinistra. Attestato già dal 1322 come proprietà del notabile pisano Betto Alliata, l’Oratorio si presentava in origine come azienda agricola con annessa una Chiesa. Era probabilmente l’edificio di maggior rilievo del villaggio di Quarto Tocho, e successivamente diviene la sede delle carceri fino al sedicesimo secolo. Dopo una fase di gestione da parte della Confraternita de Los Capachos, a metà dell’ottocento la proprietà passa all’Ospedale Civile di Cagliari, e successivamente all’acquisto da parte del Cavalier Ingeniere Antonio Vivanet. Negli anni venti del ventesimo secolo l’Oratorio passa al Seminario di Cagliari e dopo un periodo di utilizzo come ospedale infantile, finisce in rovina fino ai lavori di recupero nei primi anni ottanta del novecento e nei primi anni duemila. La Chiesa di Sant’Antonio Abate è stata ricostruita a cavallo fra diciannovesimo ed il ventesimo secolo in via Neghelli, dopo la distruzione, a causa della piena del fiume Is Cungiaus del 1889, di quella vecchia che era situata sulla via Nazionale. Abbandonata negli anni sessanta del novecento è stata successivamente ristrutturata nel 2001 e riaperta al culto nel 2003. L’ingresso laterale, in via Neghelli, e la Chiesa presenta lungo la via Neghelli una semplice facciata intonacata, con un piatto terminale ornato da cornice e un portone d’ingresso leggermente ricurvo. Perpendicolarmente alla facciata, sul suo lato destro, quindi affacciato sulla via Quartu, si alza un muro, concluso da un particolare campanile a vela, con due luci con archi a sesto acuto e due campane, e con una torretta sulla parte sinistra. All’interno sono presenti due navate asimmetriche divise da una serie di archi. Quella principale, che costeggia via Neghelli, la pi alta nonch la principale, mentre in fondo alla navata di sinistra vi un pozzo antico. All’interno della Chiesa sono conservati, oltre alla statua di Sant’Antonio, anche un meraviglioso organo, alcuni bellissimi dipinti e pregevoli paramenti sacri. Ogni anno a Quartucciu il 16 gennaio presso questa Chiesa si celebra la Festa di Sant’Antonio Abate, con l’accensione nelle adiacenze dell’ingresso della Chiesa in via Negrelli di un piccolo falò in onore del Santo, e con la degustazione di cibi da parte di tutti i fedeli. La Chiesa parrocchiale di San Giorgio MartireDopo aver incontrato la via Neghelli, seguiamo la via Quartu per un’altra ottantina di metri, ed arriviamo all’incrocio con sulla destra la via Asmara ed a sinistra la via Corongiu. Passato questo incrocio, alla sinistra della via Quartu si apre la grande piazza della Parrocchia, al termine della quale, una cinquantina di metri più avanti, si trova la facciata della Chiesa di San Giorgio Martire che è la Chiesa parrocchiale di Quartucciu. Questa Chiesa è stata costruita dagli Aragonesi nel quattordicesimo secolo in stile gotico su una precedente Chiesa tardo gotica, della quale restano gli archi a sesto acuto delle cappelle. Ma non si sa se l’intenzione iniziale sia stata quella di dedicarla a San Giorgio Martire come attualmente, o a San Giorgio Vescovo di Suelli, dato che le caratteristiche dei due Santi sono molto differenti, anche se alcuni episodi della loro vita sono simili. L’attuale facciata rivela le trasformazioni subite, dato che in origine mostrava un austero prospetto tipico dell’architettura tardo gotica di influsso catalano, con la torre campanaria aderente al corpo principale. Nel 1931 la facciata viene ingrandita e resa simmetrica, inglobando l’antica torre campanaria. Il nuovo campanile viene realizzato, alcuni anni più tardi, nell’area del Monte Granatico. La facciata oggi caratterizzata da un piatto terminale sul quale impostata una struttura timpanata decorata centralmente. In asse con esso, lungo il prospetto, si apre un lunettato portale sormontato da una finestra ad arco a tutto sesto. Il campanile cuspidato, a pianta quadrata, si erge poco distante sul lato sinistro dell’edificio. L’ingresso della Chiesa si prospetta sul vasto piazzale, con al centro una bellissima statua della Madonna di Lourdes. In seguito la Chiesa è stata ampliata, modificata e ristrutturata varie volte. In origine aveva tre navate a ciascuna delle quali corrispondeva una porta nella facciata, due delle quali ora murate, ma oggi è dotata di una sola grande aula rettangolare con volta a botte, rinforzata da tre sottarchi a tutto sesto. Simmetricamente si aprono quattro cappelle per lato. L’area del presbiterio risulta sopraelevata rispetto al piano della navata e delimitata da una balaustra marmorea. Introdotta da un arco trionfale a sesto acuto, voltata a crociera. L’altare maggiore, in marmo, è sovrastato da quattro colonnine dove è sistemato il Simulacro di San Giorgio Martire, del 1854, e custodisce al suo interno un bel Polittico settecentesco che rappresenta la Crocifissione di San Biagio, opera del pittore manierista napoletano Bartolomeo Castagnola, che ha vissuto a Cagliari fra il 1598 e il 1611. Conserva, inoltre, nove crocifissi del diciottesimo secolo, tra cui il più suggestivo, è il crocifisso miracoloso detto anche Crocifisso della pioggia in proporzioni naturali, in legno intagliato e dipinto. San Giorgio è il patrono di Quartucciu, e si celebra due volte l’anno, il 23 aprile con la Festa liturgica di San Giorgio, e l’ultima domenica di giugno con la Festività religiosa e civile. Ha come compatrona la Vergine della Difesa, che si celebra nella terza domenica di settembre con la Festa di Nostra Sennora de Sa Defenza. San Giorgio è uno dei più venerati martiri della Chiesa cristiana, tanto da avere il titolo di Megalomartire, ossia di grande Martire. La storia di questo Martire è avvolta dalla leggenda, infatti son poche le testimonianze certe e attendibili. Per ricostruire le vicende umane di San Giorgio ci si riferisce alla Passio sancti Georgii, Che però è un’opera apocrifa. Secondo questa fonte, Giorgio nasce in Cappadocia tra il 275 ed il 285 da madre cappadoce e padre persiano, che lo educano nella religione cristiana. Divenuto adulto, si arruola nell’esercito dell’Imperatore romano Diocleziano. Giorgio dona tutti i suoi averi ai poveri e dichiara apertamente la propria adesione alla religione cristiana, ha così inizio per lui un lungo periodo di torture e tormenti, che terminano con la sua decapitazione, durante la persecuzione dei Cristiani sotto Diocleziano, a Nicomedia il 23 aprile 303. Su San Giorgio è nata una leggenda, che racconta che egli, trovandosi in libia, viene a conoscenza dell’esistenza di un terribile drago presente sotto le acque di un lago, in grado di uccidere con il suo fiato bollente chiunque gli si avvicinasse. Perciò gli abitanti limitrofi gli offrivano in sacrificio due pecore al giorno, e, quando le pecore iniziano a scarseggiare, si pensa di offrire una pecora e un fanciullo o una fanciulla estratti a sorte. Un giorno viene estratta a sorte la figlia del re, che per risparmiare la sua vita decide di offrire tutto il suo patrimonio, ma la popolazione si ribella. In quel momento passa il giovane soldato Giorgio, che, sentita la storia, suggerisce alla ragazza di legare la propria cintura intorno alla testa del drago. La principessa lega il drago, che diviene docilissimo. La popolazione rimane terrorizzata, ma Giorgio dice loro che, se avessero accettato di convertirsi alla religione cristiana, lui avrebbe avuto da Dio la forza per uccidere il drago. Tutti si convertono e Giorgio uccide il drago. |
La Chiesa di San Luigi GonzagaNella piazza della Parrocchia, guardando la Chiesa parrocchiale di San Giorgio Martire, alla sua sinistra, passata la torre campanaria, si trova la facciata della Chiesa di San Luigi Gonzaga. Edificata nel corso del seicento dinanzi alla Chiesa parrocchiale, è apprezzabile per la sua semplicit e per le sue linee pulite ed essenziali. Il colore della facciata è neutro e non compaiono decori o ornamenti. La modesta facciata in muratura presenta un terminale a capanna ed è caratterizzata da un semplice portone ligneo intarsiato di forma rettangolare, posto in asse con la piccola apertura finestrata di forma rettangolare con una grata in ferro che lo sovrasta. Sul tetto a capanna a due falde con copertura in coppi sardi sorretto da capriate in legno di ginepro, si trova l’alto campanile a vela con luce ad arco acuto, realizzato nel 1907 dall architetto quartuccese Pietrino Pau, dotato di una campana. L’interno della Chiesa di San Luigi Gonzaga, anch’esso molto essenziale, presenta una pianta rettangolare articolata in una sola navata dedicata appunto a San Luigi Gonzaga e priva di abside, caratterizzata da una copertura lignea a capriate di ginepro. Le strutture ridotte e la semplice pianta rettangolare rendono unico questo edificio. Gli interni appaiono, quindi, spogli e arredati in modo molto essenziale. Nella parte retrostante le stato accorpato un ambiente quadrangolare, un tempo utilizzato come sede dell Arciconfraternita della Santissima Addolorata. Caratteristica principale della chiesa il particolare impiego durante la costruzione del ladiri, il tradizionale mattone crudo ottenuto mescolando fango, paglia e ghiaia. La Chiesa di San Biagio Vescovo di SebastePassando dietro alla Chiesa parrocchiale di San Giorgio Martire, prendiamo la via San Biagio verso nord est e, in centottanta metri, si può vedere alla destra della strada la Chiesa è dedicata a San Biagio Vescovo e Martire. Ad essa si può arrivare anche proseguendo, dopo aver incontrato la via Quartu, per circa centotrenta metri, prendendo verso destra la via San Biagio, in direzione sud est, ed, in centoventi metri, porta a vedere alla sinistra della strada la Chiesa di San Biagio Vescovo e Martire. La Chiesa inserita nel centro storico di Quartucciu e costituisce la testata di un isolato tra la via San Biagio, una traversa e la via Michele Valle. La Chiesa dedicata a San Biagio Vescovo e Martire che è stato Vescovo di Sebaste, è stata realizzata nella seconda metà del cinquecento in uno stile vario. La semplice facciata a terminale piano termina con un cornicione e con un campanile a vela ad una luce ad arco a sesto acuto, e caratterizzato da un portale incorniciato e architravato, sormontato, nella parte alta del prospetto, da una piccola finestra chiusa da una inferriata. Il paramento murario intonacato ad eccezione dei conci angolari lasciati a vista. Alla sinistra della facciata è presente un piccolo giardinetto, mentre sulla destra si apre un secondo portale ligneo, e l ambiente addossato sul fianco destro ha rivelato le tracce di arcate in muratura, poi obliterate, forse relative ad un portico secentesco in seguito demolito. L’interno presenta una pianta a tre navate, suddiviso in campate tramite l’uso di arcate a tutto sesto. L’area del presbiterio risulta rialzata rispetto alla pavimentazione del resto dell’aula. La chiesa, notevolmente manomessa e trasformata nel corso dei secoli, presenta un impianto planimetrico irregolare. Anteriormente ad aula unica si dilata poi trasformandosi in pianta a tre navate su archi a tutto sesto retti da pilastri. La parte anteriore, la pi antica ascrivibile al diciassettesimo secolo, è a navata unica ed coperta a capanna con orditura lignea su capriate. La parte successiva si trasforma, invece, in pianta a tre navate su archi a tutto sesto retti da pilastri. Questa parte presenta sempre una copertura lignea, ma senza capriate. Solo tre pilastri sono liberi ed il recente restauro ha messo in mostra le basi gradonate in pietra. Sul fianco destro, all’altezza delle prime due campate stato addossato un ambiente con tetto ad uno spiovente e copertura lignea, che presumibilmente veniva utilizzato per le riunioni della Confraternita della Santa Croce, che vi aveva sede e che il 18/08/1620, è stata aggregata all’Arciconfraternita del Santissimo Crocifisso. Del Santo titolare sono conservati il simulacro ligneo seicentesco con il baculo d’argento, ed una reliquia entro un reliquiario d’argento. Ai lati del presbiterio, sopraelevato con un gradino e coperto da tetto a due falde, sono due piccoli ambienti, quello di destra ospita la sacrestia, a sinistra i servizi ed il passaggio al limitrofo giardinetto. A Quartucciu il 3 febbraio si celebra la Festa di San Biagio, con la processione ed un grande falò. Tra i riti tradizionali in onore del Santo, infatti, figura il gigantesco falò realizzato con la legna benedetta, che viene ammucchiata nella piazzetta antistante la Chiesa, per ottenere le grazie richieste. Inoltre, durante la messa, il celebrante pone due candele incrociate nella gola dei fedeli, mentre il coro intona i versi: «Avvocato prodigioso della gola, sei speciale guaritore, liberaci dal male, tu San Biagio glorioso». La ex piazza Dante oggi piazza dei Caduti per l’Unità d’Italia con il Monumento ai Caduti della prima e della seconda guerra mondialeProseguiamo lungo la via Nazionale dopo aver incontrato la via San Biagio, e, percorsa un’ottantina di metri, arriviamo a vedere sulla destra della strada, ad angolo con la via Raffaele Piras, un’area che, fino alla metà dell’ottocento, era denominata Sa Panca Manna, per via di un edificio rettangolare sede del Macello Comunale, divenuto in seguito sede del Dazio, e che è stato distrutto durante i moti del 1906. Fino alla metà degli anni sessanta del secolo scorso, quast'area era luogo di passaggio per persone e per carri, poi, verso la fine degli anni sessanta, in essa è stata realizzata la Piazza Dante. Questa piazza è stata ultimata solo negli anni ottanta del secolo scorso, con la costruzione del Monumento ai Caduti, ed è stata ribattezzata per questo con il nome di Piazza dei caduti per l’Unità d’Italia. Al centro della piazza si trova, infatti, il Monumento ai Caduti della prima e della seconda guerra mondiale, realizzato nel 1977, bellissimo ed elegante, che arricchisce una delle principali piazze di Quartucciu. Il monumento costituito da un cippo in marmo sormontato da una statua in bronzo come allegoria della Vittoria rappresentata da una donna alata che reggeva in origine sulla mano destra una palma come rappresentazione dell’allegoria della Vittoria. Sulla lastra in marmo affissa alla parte superiore del cippo sono presenti anche due piccole targhe, l’una con lo stemma del Comune di Quartucciu raffigurante la piccola Chiesa di Sant’Efisio con a lato la pietra miliare avente la scritta IV da cui il nome del comune, l’altra con il logo del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Sul lato destro e sinistro sono presenti lapidi con i nomi dei Caduti. Il Municipio di QuartucciuRiprendiamo a percorrere la via Nazionale per altri quasi centocinquanta metri, ed arriviamo a vedere, alla destra della strada, al civico numero 127 della via Nazionale, la facciata dell’edificio che ospita la sede e gli uffici del Municipio di Quartucciu. L’edificio, costruito intorno al 1920, è stato ottenuto dalla trasformazione e dall’accorpamento in un unico edificio di due case preesistenti, ed il pavimento del piano terra poggia sulla sommità dell’argine, con un dislivello rispetto al piano stradale di circa un metro. Ha un impianto rettangolare di circa ventidue per undici metri sviluppato su due livelli fuori terra separati da una fascia marcapiano e voltato a padiglione, e poggia su uno zoccolo rifinito ad intonaco con scanalature verticali. La facciata è priva di elementi decorativi di rilievo. Al piano terra sono presenti tre ingressi di cui il principale non in posizione centrale, il primo piano è invece simmetrico e presenta cinque bucature, alternate tra finestre e porte finestre. Queste ultime sono dotate di balconcini poco aggettanti su mensole con volute a ricciolo e con ringhiere in ferro battuto dalle linee sinuose. La facciata si conclude con un cornicione leggermente sporgente con modanature. Altri uffici comunali si trovano al civico numero 1 della prima traversa sulla destra che fa angolo con l’edificio, ossia nella via Giofra. La piazza del CrocifissoProseguendo lungo la via Nazionale per circa duecento metri, arriviamo alla Piazza del Crocifisso. Sino al novecento in questa piazza c era una gran croce di legno denominata Croce del perdono, e, secondo i racconti della memoria orale, vicino ad essa vi era un patibolo, la cui ultima esecuzione risale alla fine del settecento ed è stata effettuata nei confronti di un abitante di Selargius. Alla distruzione del patibolo, quest area è stata utilizzata ad uso agricolo, rimanendo immutata la posizione della croce. La Croce del perdono è stata sostituita nel 1948 con un Monumento eretto a ricordo del crocifisso miracoloso detto anche Crocifisso della pioggia. L idea di questo monumento è appartenuta a don Giampaolo Secci, vicario presso parrocchia di San Giorgio Martire, che ha promosso una raccolta di fondi tra la popolazione, ma la sua scomparsa non gli ha permesso di vedere attuata la propria idea. Il suo successore Monsignor Giovanni Tronci, tenta in tutti i modi di completarla cercando di sensibilizzare le ditte a realizzare l opera gratuitamente, ed i lavori iniziano nel 1948 con la realizzazione di un alto obelisco in blocchi di pietra granitica quadrangolare e con la croce in ferro sovrastante, i quali sono tutt oggi esistenti. Gli Impianti sportivi delle Scuole secondarie di via AlesDalla piazza del Crocifisso prendiamo a sinistra la via degli Ulivi, la seguiamo per poco più di duecento metri, ed incrociamo la via Ippolito Nievo. La prendiamo verso sinistra e, dopo una cinquantina di metri, arriviamo all’ingresso delle Scuole secondarie di via Ales, che fanno parte dell’Istituto Comprensivo Statale Ermanno Cortis. Al’interno di questo complesso scolastico è presente una Palestra senza tribune per gli spettatori, nella quale è possibile praticare come discipline pallacanestro, pallavolo, ed anche badminton, lo sport che consiste nel colpire con una racchetta un oggetto leggero di forma conica aperta, chiamato volano, facendogli oltrepassare la rete e mandandolo nella met campo opposta, dove dovr essere ribattuto al volo dall’avversario. Oltre alla palestra, nel complesso scolastico è presente anche un Campo sportivo polivalente all’aperto, con fondo in materiali cementizi o asfaltoidi, anch’esso senza tribune per gli spettatori, nel quale è possibile praticare pallacanestro e pallavolo. Il Palazzetto dello sport di via Monte SpadaDalla piazza del Crocifisso prendiamo a sinistra la via degli Ulivi, la seguiamo per quasi trecento metri, ed incorciamo verso sinistra la via Monte Spada ed a destra la via Tabarca. Presa verso sinistra la via Monte Spada, la seguiamo per una trentina di metri e vediamo, alla destra della strada, l’ingresso del Palazzetto dello sport di via Monte Spada. che è stato intitolato a Beatrice Lopez, la ragazza di 15 anni scomparsa a causa di un tumore alla caviglia nel 2015. Beatrice era una promessa della pallavolo, giocava nell’Audax, la societ sportiva di Quartucciu e fiore all’occhiello della pallavolo in Sardegna. Nel Palazzetto dello sport di via Monte Spada, dotato di tribune in grado di ospitare circa 250 spettatori, si possono praticare come discipline pallacanestro, pallavolo, attivit ginnico motorie, ed anche scherma. La Chiesa parrocchiale di San Pietro PascasioDalla piazza del Crocifisso prendiamo a sinistra la via degli Ulivi, la seguiamo per quasi trecento metri, ed incorciamo verso sinistra la via Monte Spada ed a destra la via Tabarca. Presa verso destra la via Tabarca, in una cinquantina di metri arriviamo a vedere, alla sua destra, al civico numero 1, l’ingresso della Chiesa di San Pietro Pascasio, che è la seconda Chiesa parrocchiale di Quartucciu dedicata al religioso e sacerdote mercedario spagnolo che è divenuto Vescovo ed è morto martire decapitato dai musulmani di Moley Mahomed, califfo di Granada. Nonostante la parrocchia esistesse, essendo stata eretta canonicamente nel 1971, il parroco è stato costretto per ben otto anni a celebrare messa in un garage. Sono iniziati nel maggio del 1985 i lavori di costruzione dell’attuale Chiesa, e l’opera è stata terminata nel 1989, dopo ventidue anni. La parrocchia dedicata a San Pietro Pascasio si presenta realizzata in cemento armato, caratterizzato da una pianta irregolare e da un prospetto nel quale prevalgono linee geometriche, sia curve che spezzate. Illuminano l’edificio delle aperture finestrate, disposte in posizione decrescente nella parte superiore della facciata. Il portone d’ingresso è collocato all’intersezione degli stessi. Una serie di aperture finestrate, caratterizzano la parte superiore della facciata. Presso questa Chiesa la prima domenica di ottobre si svolge la Festa di San Pietro Pascasio, con cerimonie religiose ed anche un Palio, che viene preceduto dalla benedizione dei cavalieri che si tiene in lingua latina. Campo dell’Oratorio di San Pietro PascasioAccanto alla Chiesa parrocchiale di San Pietro Pascasio è stato realizzato il Campo dell’Oratorio di San Pietro Pascasio, un campo da calcetto ossia da calcio a cinque, con fondo in erba sintetica, dotato di tribune in grado di ospitare un centinaio di spettatori. Visita della periferia e dei dintorni di QuartucciuVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nella periferia e nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Quartucciu, sono stati portati alla luce i resti delle Tombe di giganti di Nuraxi Piccia, e di Is Concias detta anche Sa Domu ’e S’Orku; dei Nuraghi semplici Anna, e Ortu de Schirru; dei Nuraghi complessi Corti a Perda, Nanni Arru, e Nuraxi Piccia . Il Campo da calcetto di via Daniele ManinIl Campo da calcetto di via Daniele Manin si trova nella periferia sud orientale dell’abitato. Dalla via Nazionale, prendiamo verso sud est la via Quartu che ci porta in direzione della Chiesa parrocchiale di San Giorgio Martire. Passata la piazza della Parrocchia, proseguiamo verso sud est con la via Quartu e la seguiamo per circa seicento metri, finché questa strada termina alla periferia sud orientale dell’abitato di Quartucciu per entrare poi in quello di Quartu Sant’Elena nel quale assume il nome di via Dante Alighieri. Al termine della via Quartu, svoltiamo a sinistra e prendiamo la via Daniele Manin e, dopo una cinquantina di metri, svoltiamo di nuovo a sinistra nella traversa Daniele Manin. Dopo una quarantina di metri vediamo alla sinistra della strada l’ingresso del Campo da calcetto ossia di Calcio a cinque di via Daniele Manin, con fondo in erba sintetica, senza tribune per gli spettatori. La frazione Su Pezzu MannuLa frazione Su Pezzu Mannu si trova a nord est rispetto all’abitato. Dal Municipio di Quartucciu proseguiamo verso nord est con la via Nazionale, che dopo seicento metri diventa la via Mandas. Percorsi altri cinquecentocinquanta metri incrociamo la SS554 Cagliaritana, che prendiamo a sinistra verso nord ovest, la seguiamo per un chilometro e duecento metri ed arriviamo ad uno svincolo, nel quale prendiamo verso destra, ossia in direzione nord est, la via del Lavoro, che è la SP15. Seguita per un chilometro e trecento metri, arriviamo a una rotonda, alla quale prendiamo la prosecuzione sulla SP15, dopo trecentocinquanta metri prendiamo a destra la Strada Comunale del Carcere Minorile, la seguiamo per duecento metri, poi svoltiamo a sinistra, dopo altri duecento metri svoltiamo a destra, e dopo duecentocinquanta metri arriviamo alla frazione Su Pezzu Mannu (altezza metri 37, distanza 4.4 chilometri, circa 35 abitanti). Nella frazione Su Pezzu Mannu si trova il carcere minorile di QuartucciuDalla abitazioni della frazione Su Pezzu Mannu, proseguiamo per un centinaio di metri, poi svoltiamo a destra e, in duecentocinquanta metri, raggiungiamo l’ingresso dell’Istituto Penale per Minorenni di Quartucciu. Si tratta di una struttura realizzata a suo tempo secondo parametri di massima sicurezza perché destinata ad accogliere detenuti di alta pericolosità sociale, in cui l’Istituto Penale per Minorenni è stato collocato dal 1983 a seguito dell’abbandono dell’allora Istituto di Osservanza per Minorenni, i cui locali erano inutilizzabili. È l’unica struttura della Sardegna che accoglie minori provenienti dai due distretti del Tribunale per Minorenni di Cagliari e Sassari, ed anche trasferiti da altri istituti della penisola, che accoglie minori dai 14 ai 18 anni sia in custodia cautelare che in espiazione di condanna definitiva, ed anche giovani adulti fino al compimento del 21esimo anno d’età per condanne relative a reati compiuti quando erano in età minore. Il Campo sportivo della SS554 in località Pill’e MattaLa localtà Pill’e Matta si trova ad est rispetto all’abitato. Dal Municipio di Quartucciu proseguiamo verso nord est con la via Nazionale, che dopo seicento metri diventa via Mandas. Percorsi altri cinquecentocinquanta metri incrociamo la SS554 Cagliaritana, la superiamo e proseguiamo dritti con la via Primo Maggio che ci porta all’interno dell’Area Industriale di Pill’e Matta. Dopo appena una settantina di metri, seguendo le indicazioni, svoltiamo a destra in una strada bianca e la seguiamo per circa cinquecento metri, fino ad arrivare al Campo sportivo della SS554 in località Pill’e Matta. Si tratta di un campo da calcio recentemente ristrutturato, con fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare fino a 350 spettatori. I resti della necropoli punico romana di Pill’e MattaCon la via Mandas, percorsi circa ottocentocinquanta metri incrociamo la SS554 Cagliaritana, la superiamo e proseguiamo dritti con la via Primo Maggio per circa un chilometro, poi prendiamo a sinistra la via Antonio Cannas e vediamo, alla sinistra della strada, l’edificio destinato ad ospitare i resti ed i reperti rinvenuti nella Necropoli di Pill’e Matta. Si tratta di una necropoli punico romana con caratteristiche uniche in Sardegna, scoperta per caso nel 2000 durante alcuni lavori nella zona industriale di Quartucciu, a poche centinaia di metri dal centro abitato. Gli scavi hanno messo in luce finora duecentocinquanta tombe di epoca punico romana, siano a fossa dalla forma rettangolare, che alla cappuccina tipica romana, ed in essa sono stati recuperati circa duemila reperti tra bicchieri, piatti e lucerne. Infatti la necropoli è stata frequentata dal periodo punico, nel quarto secolo avanti Cristo, sino al periodo tardo romano, nel quinto secolo dopo Cristo. Quasi tutte le sepolture erano intatte, e nessuno sospettava che in questa zona ci fosse una necropoli di queste dimensioni. Queste le impressionanti misure di un tesoro riemerso dalla notte dei tempi che non teme confronti al mondo, tanto da destare l’interesse dell’antropologo Don Brothwell, dell’Università di York, il cui nome è legato in modo indissolubile alla controversa identificazione dei resti dell’ormai mummificata, ma pur sempre splendida, regina Nefertiti. Nel 2009 si è sistemata la copertura della necropoli, realizzata su progetto di David Palterer e Norberto Medardi con Pietro Reali. Tra alcune delle duecentocinquanta tombe venute alla luce, la tomba 238, risalente al quarto o terzo secolo avanti Cristo, è di epoca punica come testimoniato dagli elementi del corredo. In questo caso probabilmente il defunto era stato avvolto in un sudario, secondo l’usanza tipicamente orientale, come dimostra il colore rosso rimasto impresso sulla parte esterna delle ossa del cranio. La tomba 149 presenta una copertura cosiddetta alla cappuccina, per l’abitudine di coprire il defunto con degli embrici a formare una sorta di tettuccio a spiovente. Tale sepoltura, riferibile al secondo o terzo secolo dopo Cristo in ragione del corredo funerario associato, si colloca in piena età romana imperiale. La tomba 233, infine, ha una tipologia sepolcrale sconosciuta nell’Isola, presente a Pill’e Matta a partire dal terzo secolo dopo Cristo. Si tratta di un sepolcro a nicchia ricavato nella roccia, il quale custodiva diversi resti osteologici, non più in connessione anatomica, appartenenti a quattro soggetti differenti. Per ritrovare delle analogie con tali sepolture bisogna guardare ad alcune tipologie funerarie proprie dell’Africa settentrionale. Difatti, anche la particolare fattura di talune fibule bronzee e delle loro decorazioni, presentano caratteristiche riconducibili a quei popoli tanto lontani, giunti in Sardegna per motivi ancora sconosciuti. Il lago di SimbirizziLa località Simbirizzi, il cui nome ha origini oscure forse risalenti ad epoca preromana ed è probabile che derivi dal termine sardo Su Imbirizzi che significa il luogo dove si raccolgono le piogge, si trova anch’essa ad est rispetto all’abitato di Quartucciu, in prossimità dell’abitato di Quartu Sant’Elena. Dal Municipio di Quartucciu proseguiamo verso nord est con la via Nazionale, che dopo seicento metri diventa via Mandas. Percorsi circa ottocentocinquanta metri incrociamo la SS554 Cagliaritana, che prendiamo a destra verso sud est, la seguiamo per duecento metri e prendiamo la corsia di destra per lo svincolo che porta sulla SS125 orientale Sarda che conduce verso Muravera. Percorsi tre chilometri sulla SS125, vediamo alla destra della strada il Lago di Simbirizzi, prima prosciugato ed oggi trasformato in bacino artificiale di acqua dolce, che era uno stagno salmastro naturale di origine antichissima, riempito dai numerosi ruscelli che scendevano dai monti circostanti. Il suo regime variava a seconda delle stagioni e, quando le acque in parte evaporavano, sulle rive si formava il sale che gli abitanti di Maracalagonis e Sinnai raccoglievano per i loro usi domestici. Il bacino artificiale ha un invaso con una superficie di 3.23 chilometri quadrati e con un volume totale di 33.44 milioni di metri cubi di acqua. L’invaso è generato dalla Diga di Simbirizzi, uno sbarramento artificiale di tipo murario a volta a gravità ordinaria dell’altezza di ventidue metri, realizzato ai margini di una conca naturale tra il 1951 e il 1958 su progetto esecutivo redatto dall’ingegnere Mario Mulas. Attualmente il lago è stato trasformato in una riserva idrica, alla quale sono collegate le struttture dell’acquedotto del Simbirizzi, che partono dal vicino bacino idrico del Simbirizzi e sono di grande utilita per Cagliari. L’impianto, di proprietà della Regione Sardegna, fa parte del sistema idrico multisettoriale regionale ed è gestito dall’Ente acque della Sardegna. La Chiesa campestre di San Gaetano da ThieneDa dove abbiamo preso la SS125 Orientale Sarda, percorriamo su questa strada statale verso est per circa otto chilometri e, prima del cartello indicatore della deviazione verso sinistra per Maracalagonis e della pietra miliare indicativa del chilometro 17.4, prendiamo una sterrata sulla destra che ci porta in regione San Gaetano presso il rio Corongiu, ed, in duecento metri, arriviamo all’incrocio con la via delle Primule. Sulla sinistra, affacciata su questa strada, vediamo la Chiesa campestre di San Gaetano da Thiene, di proprietà privata, che è stata fatta costruire nel diciannovesimo secolo dalla famiglia Vivanet ed è chiusa al culto dagli anni cinquanta del secolo scorso. La Chiesa presenta una semplice facciata a capanna con portale lunettato e incorniciatura in pietre a vista, sormontato da un oculo. Alla sommità del tetto un campanile a vela in mattoni. La chiesetta ha pianta ad aula rettangolare priva di abside e tetto a due falde con copertura in tegole. Essa è addossata lungo il lato sinistro alla casa adiacente La frazione SeparassiuDa dove abbiamo preso la SS125 Orientale Sarda, percorriamo su questa strada statale verso est circa sette chilometri e cento metri e prendiamo la deviazione verso destra, in direzione della costiera, verso Flumini e Villasimius. Imbocchiamo il viale dell’Autonomia regionale Sarda, che è la SP96, e lo seguiamo per quasi un chilometro e mezzo, poi deviamo a sinistra sulla via del Pesco Fiorito, che, in circa cinquecento metri, ci porta alla frazione Separassiu (altezza metri 40, distanza 11 chilometri, circa 71 abitanti). La frazione Sant’IsidoroEvitando la deviazione sulla via del Pesco Fiorito, proseguiamo sul viale dell’Autonomia regionale Sarda, ossia sulla SP96, per cinquecento metri e, poco dopo aver passato il cartello segnaletico del chilometro 2, seguendo le indicazioni per Sant’Isidoro prendiamo a sinistra la via Sant’Isidoro. Questa strada dopo ottocento metri diventa la via dei Mandorli, e, percorso sulla via dei Mandorli circa un chilometro, ci porta all’interno della frazione Sant’Isidoro (altezza metri 47, distanza 12.4 chilometri, circa 84 abitanti). Nella frazione si trova la Chiesa di Sant’Isidoro AgricoltoreAll’interno della frazione Sant’Isidoro, quasi ad angolo sulla destra con la via degli Agrumi, si trova la Chiesa di Sant’Isidoro Agricoltore situata su un rialzo del terreno. Nelle Respuestas, un importante questionario inviato nel 1777 dai vescovi sardi a tutte le parrocchie, il parroco di Quartucciu trasmise importanti informazioni sulle Chiese del territorio, ossia su quattro Chiese tra cui quella di Sant’Isidoro En la pispissa de Fruminy, che era sopraelevata rispetto alle case circostanti. La Chiesa è stata fatta edificare nel 1741 dal sacerdote don Antonio Pisano a sue spese per permettere agli agricoltori che stanziavano per molti mesi all’anno nelle campagne di Sant’Isidoro di seguire le funzioni religiose. L’edificio, che ha il lato sinistro inglobato nelle costruzioni adiacenti e quello destro contraffortato, presenta un semplice prospetto, con portalino centinato sovrastato da un bello stemma marmoreo con iscrizione dedicatoria e da una piccola luce, e termina in un campanile a doppia vela tra due raccordi curvilinei. L’impianto planimetrico è costituito da una semplice aula rettangolare voltata a botte, con orientamento da est ad ovest, in cui le fonti di luce provengono da un oculo che si apre nella parete di fondo. Il tetto a due falde con copertura a coppi sardi ha il colmo arrotondato. Il presbiterio, sopraelevato di un gradino, è privo di vano absidale, e nella parete di fondo si aprono tre nicchie. Tramite una porta sul fianco sinistro si accede alla sacrestia, un ambiente rettangolare voltato a botte collegato al corpo della chiesa tramite un raccordo ad unghia. La Chiesa è ancora oggi utilizzata per le funzioni religiose, e di essa si occupa la comunità religiosa dei Frati Carmelitani Scalzi. Ogni anno la domenica di Pentecoste presso questa Chiesa si celebra la Festa di Sant’Isidoro Agricoltore, che prevede una solenne processione nei campi coltivati dai Quartuccesi, e in quell’ occasione si benedicono le spine di grano e le piante d’olivo. La frazione Is Pisus - Is ConciasDalla via dei Mandorli nella frazione Sant’Isidoro, invece di prendere a destra la via degli Agrumi, prendiamo a sinistra, ossia verso nord, la via delle Fragole, la seguiamo per quattrocentocinquanta metri, poi prendiamo a destra la via delle Viole, che, in altri quattrocentocinquanta metri, ci porta all’interno della frazione Is Pisus - Is Concias (altezza metri 39, distanza 12.4 chilometri, circa 33 abitanti). I resti della Tomba di giganti di Is Concias detta anche Sa Domu ’e S’OrkuInvece di deviare sulla destra nella via delle Viole, proseguiamo verso nord lungo la via delle Viole che, in un chilometro e duecento metri, sbocca sulla SS125 Orientale Sarda, ottocentocinquanta metri dopo la deviazione sulla sterrata che ci aveva portati alla Chiesa Gaetano da Thiene. Proseguiamo sulla SS125 verso est per poco più di due chilometri fino ad arrivare al chilometro 20.3, dopo il ponte sul rio Longu a piscina Nuxedda, nel parco del monte dei Sette Fratelli, e svoltiamo a destra seguendo le indicazioni per la Tomba di giganti Is Concias. Dopo cento metri svoltiamo a destra, proseguiamo per altri ottocento metri in leggera salita su una strada asfaltata, quindi giriamo nuovamente a destra verso est sulla Strada Vicinale da Pixina Nuxedda a San Pietro Paradiso. Proseguiamo su questa strada per circa sei chilometri in salita, fino a raggiungere la tomba, visibile sul lato destro della strada. La Tomba di giganti Is Concias ossia Le Pietre, detta anche Sa Domu ’e S’Orku, ha la facciata a filari tipica delle Tombe di giganti del sud della Sardegna, e veniva usata per dare sepoltura ai morti e per riti religiosi, come testimoniano i tre focolari rituali di forma circolare a nord del monumento. Ha un impianto a protome taurina stilizzata, con un corpo rettangolare appena rastremato verso il giro del fondo. L’esedra è ampia dieci metri, mentre il corpo della tomba è lungo undici metri e mezzo, e largo quattro metri e mezzo. Dal portello d’ingresso si accede alla camera funeraria, lunga sette metri e ottocento metri, larga un metro e trecento metri, che si presenta intatta, con la copertura originaria. Ha un’altezza massima di poco più di due metri all’ingresso, che si abbassa man mano che si arriva al fondo della camera, che ha un’altezza di un metro e settecento metri. Sul fronte dell’esedra, sulla sinistra del portello di ingresso, è presente di un piccolo betilo posto a guardia del sepolcro. Inoltre, mentre nell’area antistante l’estremità destra dell’esedra, sono presenti i tre focolari rituali di forma circolare. Questa Tomba di giganti viene fatta risalire al quattordicesimo o tredicesimo secolo avanti Cristo e si presenta in ottime condizioni di conservazione, è una delle meglio conservate della Sardegna e, come scrive Giovanni Lilliu, si trova occultata tra i boschi dei monti dei Sette Fratelli, vicino a San Pietro Paradiso. Alcuni studiosi ritengono che, oltre ai Nuraghi ed ai pozzi sacri, anche le Tombe di giganti siano frutto di un raffinato calcolo teso a determinare l’orientamento astronomico. La maggior parte delle Tombe di giganti hanno l’esedra orientata a sud est, cioè la direzione del sorgere del sole all’alba del solstizio d’inverno. Ci sono, poi, tombe che guardano verso est, in relazione al sorgere del sole nel periodo degli equinozi, e tre tombe sono orientate a sud verso la stella Aldebaran, della costellazione dei Toro. La Tomba di giganti Is Concias, detta anche Sa Domu ’e S’Orku, situata a Quartucciu quasi ai confini con l’area Comunale di Maracalagonis, è orientata verso sud, con un azimut di 180°, dove sorge il sole al mezzogiorno agli equinozi. |
I ruderi della Chiesa di San Pietro in Paradiso detta anche San Pietro VecchiaProseguendo verso est sulla Strada Vicinale da Pixina Nuxedda a San Pietro Paradiso per altri settecento metri, al bivio si prende leggermente verso destra, dopo seicentocinquanta metri si arriva a un incrocio, si prende a sinistra e dopo quattrocento metri ancora a sinistra. Questa strada ci porta all’interno di un ampio bosco. Circa cinquecento metri più avanti, sulla sinistra della strada, all’interno del bosco, sono presenti i ruderi della Chiesa di San Pietro in Paradiso detta anche San Pietro Vecchia. Questa Chiesa, nell’alto Medioevo, era di proprietà dei Giudici di Cagliari, ma le rendite furono donate alla mensa arcivescovile, quando Torchitorio I di Cagliari ha concesso ad Alfredo, arcivescovo di Cagliari, le ville di Quartu Jossu e di Santa Maria di Paradiso, da cui dipende la Chiesa di San Pietro, che è ricordata per la prima volta in un documento del 1365, un Inventario fatto compilare da Giovanni d’Aragona, arcivescovo di Cagliari, per riorganizzare le rendite della mensa arcivescovile, messa in crisi dalla guerra promossa dagli Aragonesi per la conquista dell’Isola. In ricordo di questa Chiesa, è stata edificata la Chiesa di San Pietro Paradiso Nuova, che si trova un poco più a nord, nel territorio comunale di Maracalagonis. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, ci recheremo a visitare il paese di Selargius che vedremo con il suo centro ed i suoi dintorni con l’insediamento preistorico di su Coddu: canelles e con la frazione su Planu. |