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Romana città natale del pittore Brancaleone Cugusi che è stato di recente valorizzato


In questa tappa del nostro viaggio, torniamo nel Sassarese, e da Mara proseguiremo verso nord ovest per raggiungere l’abitato di Romana città natale del pittore Brancaleone Cugusi che è stato di recente valorizzato.

La regione storica del Sassarese chiamata anche Logudoro Turritano

Il SassareseIl Logudoro è stato, nel periodo medioevale, uno dei quattro Giudicati che ha avuto come capoluogo prima Porto Torres, in seguito Ardara, ed infine Sassari. Oggi possiamo dividere questa regione in tre parti: Logudoro Turritano, il cosiddetto Sassarese, a nord; il Logudoro Meilogu a ovest; ed il Logudoro Montacuto a est. Più in particolare, il Sassarese (nome in lingua sarda Su Tataresu) è tutta un’area con una forte impronta agropastorale, con splendidi panorami, dominati da rilievi d’origine vulcanica, ampi tratti pianeggianti, scarse foreste che interrompono le grandi distese di pascoli. L’antico popolamento della zona, territorio ideale per i popoli preistorici dal punto di vista ambientale, è testimoniato dai cospicui resti archeologici, cui si aggiungono alcuni notevoli monumenti medioevali. I comuni che fanno parte del Sassarese sono Cargeghe, Codrongianos, Florinas, Ittiri, Monteleone Rocca Doria, Muros, Osilo, Ossi, Ploaghe, Putifigari, Romana, Sassari, Tissi, Uri, Usini, Villanova Monteleone. Oggi alcuni considerano in questa ragione anche Porto Torres, che però attribuiamo alla Nurra. Si parla il Sassarese o Turritano, una lingua romanza nata intorno al dodicesimo secolo da una base toscano corsa, evolutasi poi autonomamente con influenze liguri, iberiche e soprattutto sardo logudoresi.

In viaggio verso Romana

Torniamo, ora, nel Logudoro Turritano, ossia nel Sassarese. Riprendimo il nostro viaggio da Mara dirigendoci verso nord ovest sulla SS292 Nord Occidentale Sarda per poco più di dieci chilometri, poi prendiamo sulla sinistra la SP28bis che ci porta, dopo due chilometri e mezzo, al paese chiamato Romana. Dal centro di Mara a quello di Romana abbiamo percorso 12,8 chilometri.

Il comune chiamato Romana

Romana: veduta dell’abitatoRomana-Stemma del comuneIl borgo agricolo Romana (altezza metri 267 sul livello del mare, abitanti 496 al 31 dicembre 2021), circondato da lievi colline, sorgesu un ampio tavolato formato da rocce vulcaniche e calcaree. L’abitato è situato nell’entroterra sardo, a nord est dell’altopiano Meilogu. Il paese è raggiungibile con la SS292 Nord Occidentale Sarda, distante soli tre chilometri dall’abitato. Nel territorio Comunale scorre il fiume Temo, il quale, grazie ad uno sbarramento, riversa la propria acqua nel bacino artificiale denominato lago di Monteleone, che si trova sotto Monteleone Rocca Doria. Il territorio Comunale, ricco di sorgenti d’acqua e comprensivo dell’area speciale del lago, ha un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate, che vanno da un minimo di 157 a un massimo di 475 metri sul livello del mare.

Origine del nome

Il nome del paese deriva dalla voce latina Romanus, ossia Romano, ma non è chiaro se abbia un significato etnico, o se indichi, per esempio, un gruppo gentilizio.

La sua economia

Il comune è dotato di un’economia di tipo prettamente agricolo, da sempre specializzata nella coltivazione di cereali, ortaggi, foraggi, viti, ulivi e frutta. È presente anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Modesto è il settore industriale, ed anche il terziario non assume dimensioni rilevanti. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno.

Brevi cenni storici

Il territorio circostante è stato abitato fino dall’età preistorica, come dimostrano diversi reperti presenti nella zona. In epoca medievale, il territorio appartiene al Giudicato di Logudoro, nella curatoria di Cabu Abbas, e, nel suo settore settentrionale, viene edificata la chiesa campestre di San Lussorio, di fronte alla quale, sulla sponda opposta del vallone, si scorgono i ruderi della chiesa di San Giorgio. È questa l’area prescelta in fase altomedievale e postmedievale come punto nevralgico per la nascita dei nuclei abitativi dai quali ha origine il borgo di Romana. alla morte di Adelasia di Torres, con la dissoluzione del Giudicato, il borgo passa, prima, nelle mani dei Doria, e, più tardi, in quelle degli Aragonesi. Durante la dominazione aragonese, viene aggregata al vicino comune di Monteleone, che nel 1862 cambia la sua denominazione che diventa Monteleone Rocca Doria, del quale segue le vicende storiche, fino a quando non acquisisce la piena autonomia amministrativa.

Le principali personaggi nati a Romana

A Romana nasce il pittore Brancaleone Cugusi, che è stato solo di recente valorizzato.

Un dipinto di Brancaleone CugusiA Romana nasce nel 1903 Brancaleone Cugusi. Eccentrico pittore autodidatta, fà dell’arte la sua ragione di vita. Brancaleone si muove tra l’essenzialità formale di Piero della Francesca e la luce caravaggesca, che assume una valenza simbolica esaltando la componente drammatica. Lo si coglie in dipinti a tema tradizionale, ossia ritrattistico a figura intera e bucolico, come Giovane vinto dalla vita, Ragazzi di strada o Pensieri tristi. Lo colpisce inoltre la tecnica del verista Antonio Mancini, che adotta nell’ultima fase del suo percorso artistico: dopo aver sistemato la scena vi colloca davanti un telaio a reticolo, procedendo con la fotografia. Una volta stampata la foto, ne riprende masse e luminosità e sovrappone la grata alla tela, che allontana solo dopo aver finito il dipinto. Sconosciuto fino a pochi anni fa, sono dovuti trascorrere sessantadue anni dalla sua morte, avvenuta a 39 anni a Milano nel 1942, prima che arrivassero i dovuti riconoscimenti ad uno dei più grandi artisti che la Sardegna abbia avuto e che ora è detto Brancaleone da Romana, la cui opera è stata di recente scoperta e valorizzata da Vittorio Sgarbi. Lo stesso Sgarbi, nel 2007, ha tenuto una conferenza a Romana, parlando di Brancaleone e delle sue opere, e nello stesso anno, nel centro del paese, sono stati dipinti vari murali basati sulle opere di Brancaleone. A Cagliari è stata intitolata una via a questo pittore.

Brancaleone Cugusi: il pensieri tristi, olio su tela degli anni ’40 Brancaleone Cugusi: Ragazzo, olio su tela degli anni ’40 Brancaleone Cugusi: Ragazzi in strada, olio su tela degli anni ’40 Brancaleone Cugusi: Giovane vinto dalla vita, olio su tela degli anni ’40 Brancaleone Cugusi: donna che cuce, olio su tela degli anni ’40

Le principali feste e sagre che si svolgono a Romana

Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono a Romana vanno citate, il 20 gennaio, la Festa di San Sebastiano; il 19 marzo, la Festa di San Giuseppe; il 27 aprile, la Festa di Santa Zita; il 16 maggio, la Festa di San Giovanni Nepomuceno; il 17 maggio, la Festa di Santa Lucia; il 2 agosto, la Festa della Madonna degli Angeli, che è la patrona di Romana; tra il 20 ed il 28 agosto, si svolge la Festa di San Lussorio, nella sua chiesa rupestre; la seconda domenica di settembre si svolge la Festa di Santa Maria Ispidale, nella chiesa campestre della Madonna della Salute; sempre a settembre, si svolge la Festa di Sant’Antonio da Padova.

Visita del centro di Romana

L’abitato, circondato da lievi colline, presenta un andamento altimetrico tipico collinare. Arriviamo a Romana da sud con la SP28bis, che all’interno del centro abitato assume il nome di via Roma.

Il Cimitero di Romana

Prima di arrivare alle prime case del paese, troviamo sulla sinistra della strada il Vialetto che porta al cancello di ingresso del Cimitero di Romana.

Il Campo da Calcetto di Romana

Percorsi meno di cento metri sualla via Roma, arriva da destra la via Paolo IV, e sulla sinistra parte la via Sas Sommas, che, in circa centoventi metri, porta al Campo da Calcetto di Romana, che si trova alla sinistra della strada

La chiesa parrocchiale di Santa Maria degli Angeli

Romana: chiesa parrocchiale di Santa Maria degli AngeliPercorsi altri centoventi metri sulla via Roma, alla sinistra della strada si apre in un ampio slargo la piazza della chiesa, nella quale si trova la chiesa di Santa Maria degli Angeli che è la chiesa parrocchiale di Romana. Questa chiesa rappresenta una tra le vestigia del passato di maggiore interesse storico ed architettonico del paese, essendo stata eretta nel quindicesimo o sedicesimo secolo in forme tardogotiche, anche se in seguito è stata radicalmente rimaneggiata nel corso del diciottesimo secolo. L’edificio è completato dal campanile a canna quadrata sormontato da una cuspide. Nella chiesa parrocchiale di Romana è conservata una reliquia di San Giovanni Nepomuceno, donata dal papa alla fine del 1700.

Il 2 del mese di agosto, presso questa chiesa e nel centro di Romana si svolge la Festa della Madonna degli Angeli, con i festeggiamenti in onore della Madonna che hanno inizio il giorno della vigilia con i vespri solenni e le prime manifestazioni civili, e che proseguono il giorno della Festa con riti religiosi e nomerosi eventi civili.

Il 16 maggio è la ricorrenza di San Giovanni Nepomuceno, protettore delle persone in pericolo di annegamento. A Romana è la Festa più importante, benché il Santo non ne sia il patrono, ed è l’unico paese in Sardegna in cui egli viene venerato. Ed il venerdì successivo alla sua ricorrenza, ha inizio la Festa di San Giovanni Nepomuceno, con i festeggiamenti religiosi e civili che proseguono per tre giorni, e si concludono la domenica. Durate la sua Fest, viene portata in processione la sua reliquia, insieme alla statua del Santo.

Il Municipio di Romana

La via Roma prosegue verso nord ovest, dopo circa ottanta metri arriva il piazza Tola, passata la quale la strada prosegue verso est. Percorsi ancora centoventi metri, troviamo alla destra della strada, al civico numero 50, l’edificio che ospita la sede e gli uffici del Municipio di Romana, di fronte al quale si apre una bella piazza alberata, con due gradinate che portano alla parallela via Umberto.

L’oratorio della Santa Croce

Proseguiamo lungo la via Roma per centoventi metri, poi svoltiamo a sinistra in via Antonio Garmsci, che seguiamo per qualche decina di metri, prendiamo la prima a destra che, in ottanta metri, sfocia su via Giuseppe Garibaldi. La prendiamo verso sinistra, e, dopo una settantina di metri, si apre sulla sinistra della strada la piazza sulla quale si affaccia la chiesa ed oratorio della Santa Croce. Si tratta di un’antica piccola chiesa romanica, denominata in lingua sarda Cheja de Santa Rughe.

Visita dei dintorni di Romana

Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Romana, sono stati portati alla luce i resti del Nuraghe semplice Santu Giagu II; ed anche dei Nuraghi Chilcios, Cugutta, Giagu, Iscora, Mastru Bachis, Montigiu, Montigiu II, Montigiu III, Pibirra, Sa Mandra ’e Sa Giua, su Achiliddu, su laccheddu, su Muttigu, su Padru, Subadru, Suezzones I, Suezzones II, Trigiada, tutti di tipologia indefinita.

La chiesa campestre dedicata alla Madonna della Salute

Riprendiamo la SP28 che ci ha portato a Romana, la seguiamo all’indietro per circa un chilometro e quattrocento metri, poi prendiamo una stradicciola sulla sinistra che, in ottocento metri, ci porta nella località chiamata salto di litto o licto, dove si trova la chiesa della Madonna della Salute chiamata anche in lingua sarda Cheja de Santa Maria de S’Ispidale. Il suo nome deriva probabilmente dal fatto che essa apparteneva al Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, detto Ordine di Malta, che possedeva nella zona numerose proprietà, facenti capo alla Commenda di San Leonardo di Sette fontane presso Santu Lussurgiu. Intorno ai primi anni del 1800 è caduta in rovina ed è stata probabilmente distrutta dal nuovo proprietario. Successivamente, un nuovo proprietario del salto di litto, forse con l’intento di porre riparo alla profanazione del luogo di culto, si è preoccupato di ricostruire la piccola chiesa così come la si ricordava. Presso questa chiesa, la seconda domenica di settembre si svolge la Festa di Santa Maria Ispidale, una tipica Festa campestre con festeggiamenti in onore della Santa.

La fonte romana di Abbarghente e l’attuale fonte di acqua minerale frizzate

Ripresa la SP28, la seguiamo per poco più di un chilometro, poi svoltiamo a sinistra sulla SS292 Nord Occidentale Sarda in direzione di Mara, che seguiamo per due chilometri e mezzo. Prendiamo, quindi, una deviazione sulla destra, che, in settecento metri, ci porta all’antica fonte sacra Mudeju o di Abbarghente, dove si trovano i resti della Fonte romana di Abbarghente usata da tempi antichissimi, dall’età nuragica all’età punica. Quella giunta fino a noi, è la fonte dell’età romana, scoperta qualche anno fa dalla sovrintendenza senza darne notizia ufficiale. A questo proposito, va notato come nei dintorni del paese siano state ritrovate delle statue, che secondo gli studiosi, erano un voto offerto da persone affette da una malattia e guarite grazie alle proprietà benefiche delle acque. Molti reperti trovati in questo sito, sono esposti al Museo Archeologico ed Etnografico Giovanni Antonio Sanna di Sassari.

Vicino alla fonte romana, si trova l’attuale Fonte dell’acqua di Abbarghente, una sorgente di acqua minerale frizzante di origine vulcanica che si trova a 267 metri, che oggi è però fuori produzione.

Il Campo da Calcio di Romana

Dal Municipio di Romana prendiamo via Roma verso est e la seguiamo per circa duecento metri, poi svoltiamo a destra sulla SP77, che esce dall’abitato e, in seicentocinquanta metri, dopo aver girato intorno al Campo da Calcio di Romana, ci porta al suo ingresso, che si trova alla sinistra della strada.

Lo scavo della chiesa di San Giovanni Sottoterra

Proseguendo sulla SP77 per circa Duecentotrenat metri, troviamo alla sinistra della strada una sterrata che, fiancheggiata da rudi muretti a secco, sale sulla collina, per portare ai resti della chiesa di San Giovanni di Sottoterra una piccola chiesa sotterranea scavata nella roccia calcarea. La chiesa è citata in alcuni documenti, che dimostrano come il Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, detto Ordine di Malta, possedesse nella zona numerose proprietà mobili ed immobili, facenti capo alla Commenda di San Leonardo di Sette fontane presso Santu Lussurgiu. Dai documenti si intuisce come la chiesa venisse ancora utilizzata per le feste campestri in onore del Santo fino almeno ai primi anni del 1700, ma in seguito è stata abbandonata ed è crollata completamente agli inizi del diciannovesimo secolo. È stata, quindi, dimenticata, finche il suo ritrovamento è stato possibile a partire dal 2007, grazie ad alcune segnalazioni fatte dal ricercatore Stefano Castello. L’edificio, rettangolare, era lungo circa nove metri e largo quattro, con muri perimetrali edificati sopra un filare di grossi blocchi squadrati dello spessore medio di circa novanta centimetri. I muri laterali e quello di fondo, impostati direttamente sulla roccia, delimitano l’ambiente utilizzato per svolgere le attività di culto, che risulta completamente scavato nel calcare, ed il suo piano di utilizzo si trova a circa due metri e mezzo sotto il piano di campagna. Sarà necessario realizzare in quest’area archeologica un progetto che comprenda lo scavo archeologico, il restauro e la valorizzazione del sito, per chiarire le sue funzioni nel tempo e restituirlo alla comunità.

I ruderi della chiesa di San Giorgio o Santu Giorzi

Dal Municipio di Romana prendiamo la via Roma all’indietro, verso ovest, e la seguiamo per centoventi metri, poi prendiamo a destra la via Amsicora in direzione nord ovest. Dopo trecento metri, prendiamo a sinistra la strada che porta nella regione Santa Croce, e la seguiamo per poco meno di tre chilometri e mezzo. Qui troviamo alla destra della strada un cancello, e sulla collina alla destra della strada si trovano i Ruderi della chiesa di San Giorgio o Santu Giorzi in lingua sarda, del quale non rimangono che pochi ruderi.

La chiesa rupestre di San Lussorio

Romana: chiesa rupestre di San LussorioPercorsi altri cinquecento metri sulla strada che ci ha portato fin qui, troviamo alla sinistra della strada il parcheggio per la chiesa rupestre di San Lussorio ossia la Cheja de Santu lussùlzu in lingua sarda, considerato tra le più antiche Chiese della Sardegna, che si trova alla destra della strada. È dedicata al Santo, detto anche San Rossore, che secondo la tradizione vi si sarebbe rifugiato dopo la fuga da Cagliari per le persecuzioni dopo la sua conversione. La chiesa è situata nell’interno di una grotta, e si presenta come una costruzione a volta a tutto sesto, dovuta ai lavori effettuati come risultato di una serie di successivi ampliamenti di una preesistente chiesa rupestre, realizzati nel corso dei secoli per dotare di infrastrutture un luogo di culto frequentato da un grande numero di fedeli. Entrati, sul fondo si trova il presbiterio rettangolare, chiuso da un altare sul quale si trovano quattro statue, due di dimensioni maggiori che rappresentano San Lussorio, una in abito militare romano, l’altra in abito vagamente episcopale, e le altre due rappresentano i Santi Cesello e Camerino, fanciulli compagni di martirio di Lussorio. In una teca in vetro si trova la statua di San Lussorio che è rappresentato in abito da pallegrino o eremita. Passato il presbiterio, una stretta porticina porta nella parte finale della grotta, nella più completa oscurità, in cui sono state ricavate due nicchie con funzione di absidi. Alle spalle dell’altare sono ammassate ossa umane appartenenti a numerosi individui, che sono probabilmente ossa depositate dopo la distruzione delle sepolture a fossa davanti alla grotta.

Dal 20 al 28 agosto presso questa antica chiesa si svolge la Festa di San Lussorio, con gare estemporanee di poesia e manifestazioni folkloristiche. La Festa prevede veglie notturne tra il 20 e il 21 agosto, dopo le quali il simulacro del Santo viene portato in paese dove rimane per una settimana presso la chiesa parrocchiale, per ritornare nella sua chiesa dove nei giorni 27 e 28 si tiene una seconda veglia, detta S’Ottava poiché avviene a otto giorni di distanza.

La valle di Santu Giagu con i resti della chiesa campestre e con la grotta di Inghiltidolzu

Procedendo per circa quattrocento metri sulla strada in salita, alla sinistra si apre la bella valle cieca doliforme detta Valle di Santu Giagu. In essa si trovano i due Nuraghi di Santu Giagu e due Tombe di giganti. Tra i due Nuraghi, in una posizione intermedia tra di essi, si trovano i pochi resti della chiesa campestre di Santu Giagu ormai ridotta solo un rudere.

Nella stessa area, con un inghiottitoio che si attiva durante forti precipitazioni, abbiamo un sistema di grotte con uno sviluppo di circa seicento metri. Tra esse va citata la Grotta di Inghiltidolzu che è percorsa prevalentemente nel periodo invernale da acque per circa trecentocinquanta metri.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, ci recheremo a visitare il lago di Monteleone e la città di Monteleone Rocca Doria La piccola comunità collinare affacciata sul lago di Monteleone.


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