Padria con il Nuraghe Binzas ed il Nuraghe Badde Rupida nel quale è stata rinvenuta la navicella del re Sole
In questa tappa del nostro viaggio, visiteremo Padria nei cui dintorni si trovano con il Nuraghe Binzas noto anche come Nuraghe Vigna ed il Nuraghe Badde Rupida nel quale è stata rinvenuta la navicella del re Sole. La regione storica del Meilogu, chiamata anche Mejlogu o Logudoro MeiloguIl Logudoro è stato, nel periodo medioevale, uno dei quattro Giudicati che ha avuto come capoluogo prima Porto Torres, in seguito Ardara, ed infine Sassari. Oggi possiamo dividere questa regione in tre parti: Logudoro Turritano, il cosiddetto Sassarese, a nord; il Logudoro Meilogu a ovest; ed il Logudoro Montacuto a est. In particolare, il Meilogu ha il nome che deriva dal suo posizionamento in Mediu logu, vale a dire nel cuore del Giudicato. I comuni che fanno parte del Meilogu sono Ardara, Banari, Bessude, Bonnanaro, Bonorva, Borutta, Cheremule, Cossoine, Giave, Ittireddu, Mara, Mores, Padria, Pozzomaggiore, Semestene, Siligo, Thiesi, Torralba. Il Meilogu è caratterizzato da un territorio prevalentemente pianeggiante, che produce cereali, verdure, ortaggi. Sono fiorenti gli allevamenti ovini, da cui deriva la ricca produzione casearia. Le numerose sorgenti e corsi d’acqua favoriscono questa ricchezza. In viaggio verso PadriaUsciamo verso ovest dal centro di Mara, ed imbocchiamo la SS292 Nord Occidentale Sarda, che procede in direzione sud ovest. La seguiamo per poco più di tre chilometri, poi la strada svolta verso sinistra, e ci porta a Padria. Dal centro di Mara a quello di Padria abbiamo percorso solo 3,8 chilometri. Il comune chiamato PadriaIl comune chiamato Padria (pronuncia Pàdria, altezza metri 304 sul livello del mare, abitanti 603 al 31 dicembre 2021) è un piccolo borgo agricolo dominato dall’alto da tre colli di basalto a forma conica, che ne costituiscono la caratteristica cornice. Si tratta dei colli situati a nord ovest dell’abitato, chiamati colle di San Giuseppe che si trova più ad ovest, poi il colle di San Pietro, e quello di San Paolo che si trova più a nord. L’abitato è facilmente raggiungibile dalla SS292 Nord Occidentale Sarda, che ne attraversa il centro. Il territorio Comunale ha un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate, che vanno da un minimo di 115 a un massimo di 406 metri sul livello del mare. Origine del nomeIl suo nome del paese è attestato fino dalla documentazione medievale, nella forma Patria o Padria, che secondo alcuni studiosi deriverebbe dall’aggettivo Patria, inteso nel senso di Terra natia o Terra paterna, ossia ereditata dal padre. La sua economiaL’economia di Padria risente dell’impronta rurale del suo territorio, e si basa principalmente sull’agricoltura, da sempre presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, viti, ulivi, frutteti, ed anche sulla zootecnia, con l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria è del tutto inesistente, e neppure il terziario assume dimensioni rilevanti. Significativo è però l’artigianato, con la produzione dei cestini di giunchi e raffia, e dei tappeti. L’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciIl territorio di Padria è stato abitato sin dall’età preistorica, come attestato dai numerosi Nuraghi ed altri siti archeologici, tra i quali le domus de janas, spesso riunite in piccole necropoli, presenti nella zona. Viene, in seguito, dominata dai Cartaginesi, e, successivamente, dai Romani, sotto il cui dominio assume il nome di Gurulis Vetus. Un’imponente cisterna, che probabilmente serviva per l’approvvigionamento idrico del centro romano, è conservata sul colle di San Pietro, ed è da segnalare anche la presenza di tre ponti Romani e di alcuni insediamenti con delle vasche, che venivano utilizzate, probabilmente, per la lavorazione del vino e dell’olio. Gli studi alcuni documenti ottocenteschi dimostrano che l’abitato romano sarebbe stato abbandonato alla fine dell’Età Imperiale, fino a una fase avanzata del periodo medioevale. In epoca medievale Padria viene eletta a capoluogo della curatoria di Cabu Abbas, nel Giudicato di lugodoro, e nel basso periodo medioevale vengono edificate le Chiese dell’abitato, quelle del territorio circostante. Con la fine del Giudicato, passa sotto il controllo dei Doria e, nel 1399, sotto quello del Giudicato di Arborea. Coinvolta nella guerra tra i giudici di Arborea e gli Aragonesi, che si conclude nel 1412 con la sconfitta di Nicolò, figlio naturale di Brancaleone Doria, subisce notevoli danni, che segnano l’inizio della sua decadenza. Viene, in seguito, occupata dagli Aragonesi e governata direttamente dal re d’Aragona, attraverso suoi feudatari. Entra, quindi, a far parte della Baronia di Bonvehì, proprietà del nobile algherese Pietro De Ferreras, che vi costruisce il Palazzo Baronale di Palattu. Passa poi sotto il controllo dei Savoia, nel 1796 viene coinvolta nella rivolta popolare capeggiata da Giovanni Maria Angioy, prima di venire liberata dal feudalesimo, nel 1839. Personaggi nati a PadriaIl comune chiamato Padria ha dato i natali all’anarchico Michele Schirru, condannato a morte per aver concepito un attentato alla vita di Mussolini. Nato nel 1899 a Padria, Michele Schirru, cresce a Pozzomaggiore, paese natale della madre. Emigrato giovanissimo nell’Italia continentale, si avvicina alle idee socialiste. Nel 1917 prende parte alla rivolta di Torino, e nel dopoguerra aderisce all’anarchismo. Nel 1920 emigra negli Stati Uniti, prende la cittadinanza americana ed è in prima fila nelle lotte a sostegno di Sacco e Vanzetti. Deciso ad uccidere Mussolini per liquidare il fascismo, giunge a Roma il 12 gennaio 1931, alloggiando all’albergo Royal scelto come luogo strategico rispetto agli itinerari abituali del Duce. Ma la sera del 3 febbraio viene arrestato, in commissariato tenta il suicidio con la propria pistola, ma il proiettile gli trapassa le gote e Michele sopravvive sfigurato. Viene quindi processato dal Tribunale Speciale Fascista davanti al quale dichiara il suo uguale odio sia per il Fascismo sia per il Comunismo, e viene condannato per l’intenzione di attentare alla vita di Mussolini. Viene fucilato a Forte Braschi ed affronta il plotone d’esecuzione con coraggio suscitando, secondo alcune fonti, l’ammirazione dello stesso Mussolini. |
Le principali feste e sagre che si svolgono a PadriaTra le principali principali feste e sagre che si svolgono a Padria avnno citate, il 16 e 17 gennaio, le tradizionali celebrazioni religiose in onore di Sant’Antonio Abate; il 19 marzo, la Festa di San Giuseppe; l’1 maggio, la Festa del Primo Maggio nella spianata di Serra ’e Mesu; il 22 maggio, la Festa della Patrona, Santa Giulia; il 13 giugno, la Festa di Sant’Antonio da Padova presso la chiesa di Santa Maria degli Angeli; il 2 ottobre, la Festa di Sant’Antonio da Padova. La Festa di Sant’Antonio AbateAnche a Padria, come in numerosi altri paesi della Sardegna, il 17 gennaio si svolge la Festa di Sant’Antonio Abate, una tipica Sagra paesana, nella quale l’Obriere ed il comitato offrono, dall’imbrunire, la cena a chi voglia partecipare, intorno ad un grande caratteristico falò. La Festa del Primo MaggioLa Festa del Primo Maggio è caratterizzata dalla riunione di tutti i paesani nella spianata di Serra ’e Mesu, ai confini meridionali del territorio Comunale, con pranzo preparato dall’omonimo comitato che organizza l’intera giornata, con la messa, balli e canti popolari e giochi vari. Visita del centro di PadriaL’abitato si estende lungo un lento declivio, ai piedi tre colli dalla forma conica che ne costituiscono la caratteristica cornice, ed il suo andamento altimetrico è tipico di collina. La SS292 Nord Occidentale Sarda, entrata nel paese chiamato Padria, arriva a un bivio, nel quale sulla destra parte la via Alghero, che, in centottanta metri, ci porta in piazza del comune. Vista del centro storicoL’urbanistica del paese ricalca quella della città romana di Gurulis Vetus, con tutte vie che convergono verso il colle di San Paolo, che ne costituiva l’Acropoli. Percorrendo il centro storico si respira un’aria che ha sapore di antico, e soprattutto dei fasti passati, con gli ottocenteschi palazzi nobiliari e delle ricche famiglie borghesi, che si affiancano a case dall’architettura semplice, in pietra vulcanica a vista o ricoperte dall’intonaco. La chiesa parrocchiale di Santa GiuliaDove la via Alghero sbocca sulla piazza del comune, proprio di fronte alla via Alghero, si trova la chiesa di Santa Giulia che è la chiesa parrocchiale di Padria. La chiesa è stata consacrata nel 1520, dopo qualche decennio di costruzione, realizzata in stile gotico catalano, noto anche come gotico aragonese sardo, dai Baroni De Ferrera, feudatari della villa di Padria, sui resti di una chiesa medioevale, sulla cui facciata era segnata la data del 1170, sul terreno dove esistevano i resti di un’altra chiesa paleocristiana edificata nel 338, distrutta durante la dominazione vandalica. L’interno è a navata unica, in stile gotico, con quattro cappelle per lato, con i capitelli e le mensoline con le figure di angeli. L’esterno è caratterizzato da un prospetto in blocchi di arenaria diviso da una cornice ornata con archetti intrecciati. Ha un bel portale ad arco a tutto sesto sormontato da un fregio gigliato, chiuso ai lati da due contrafforti sporgenti con figure di animali. La facciata è divisa orizzontalmente da archetti trilobati. Sulla facciata vi sono gli scudi araldici con le insegne dei De Ferreras, Baroni di Bonvehì, e di Pietro de Sena, Vescovo di Bosa. Sul retro è presente un campanile a canna quadra, decorato con archetti, con la cuspide ornata da gattoni. È probabile che l’edificio di culto sia stato costruito su un Martiryon paleocristiano, che testimonierebbe la devozione a una tomba, che sembra fosse quella di una Santa Martire, identificata con Iulia, giovane cristiana di Cartagine, crocifissa in Corsica nel quinto secolo. Gli scavi all’interno della chiesa e nella piazza di fronte hanno portato alla luce sepolture bizantine e tre edifici sacri, uno di età paleocristiana, un altro alto medievale, e l’ultimo di età romanica, la cui presenza dimostra che il centro romano di Gurulis Vetus sarebbe stato attivo anche nelle epoche sucessive. Su parte del pavimento dell’attuale chiesa si trova una grande grata in ferro, che copre gli scavi archeologici effettuati. Presso questa chiesa il 22 maggio si svolge la Festa di Santa Giulia, ossia della Santa patrona di Padria, con due o tre giorni di festeggiamenti organizzati dall’omonimo comitato e dall’Obriere, con cerimonie religiose e serate all’insegna dello spettacolo e del divertimento. Il Civico Museo ArcheologicoNell’edificio alla sinistra della chiesa parrocchiale, all’inizio della via Nazionale, possiamo visitare il Civico Museo Archeologico inaugurato nel dicembre del 1989, che ha la sua sede nei locali dell’ex Monte Granatico, ossia della antica banca del grano, appositamente ristrutturato per questa nuova destinazione. Le ridotte dimensioni dell’ambiente, costituito da due soli locali, hanno costretto ad una selezione forzatamente drastica dei pezzi da esporre. L’esposizione, che include segue un criterio cronologico e topografico, con un apposito percorso didattico. Il Museo raccoglie reperti prenuragici e nuragici, nonche cospicui materiali provenienti dalla vicina zona di San Giuseppe, materiali degli scavi nella chiesa di Santa Giulia, ai quali si aggiunge il materiale confluito, attraverso scavi e raccolte di superficie in varie località del territorio, nella collezione Comunale. Il Municipio di Padriaalla sinistra della chiesa parrocchiale, al civico numero 1 di piazza del comune, si trova l’edificio nel quale è ospitata la sede ed i principali uffici del Municipio di Padria. L’oratorio della Santa CrocePresa verso nord la via Roma, in centocinquanta metri arriviamo alle falde del colle di San Paolo, dove si trova la chiesa ed oratorio della Santa Croce una piccola chiesa con un elegante campanile a canna quadrata, nelle cui strutture si può osservare la presenza di blocchi recuperati da precedenti edifici andati in rovina. La chiesa è stata edificata su iniziativa della Confraternita della Santa Croce nel 1543, secondo la data scolpita su una cornice del portale in cifre latine, e dedicata a San Michele Arcangelo. La Confraternita gestiva tutte le cerimonie che riguardavano la Passione di Gesù Cristo durante la Settimana Santa. Probabilmente la chiesa è stata realizzata in due tempi, dapprima dovrebbe essere stata costruita la navata principale, in un secondo momento la parte che forma il presbiterio e che ospita l’altare. Come attesta una lapide, la chiesa è stata poi ristrutturata nel 1912. Ci rechiamo sul colle San PaoloLungo la via Roma, cinquanta metri prima di raggiungere la chiesa ed oratorio della Santa Croce, prendiamo a destra la via Brigata Sassari, dalla quale, dopo circa settanta metri, dove da destra arriva la via S. Farina, si trova sulla sinistra un cancello, dal quale parte la stretta strada che porta sulla modesta altura chiamata Colle di San Paolo ossia di Santu Paulu, che si trova alla periferia settentrionale del paese, ed ha sempre rappresentato un luogo privilegiato per il controllo dell’abitato e del territorio circostante. Le rovine di su Palattu, ossia del Palazzo BaronaleProprio su questo colle, alla fine del quindicesimo secolo, la famiglia di Pietro De Ferreras, barone di Bonvehì, che ottiene il feudo e la villa di Padria dopo la cacciata dei Doria, fa edificare Su Palattu ossia il suo Palazzo Baronale, una casa fortezza, che ha riconfermato la sua valenza strategica. Le strutture vengono realizzate su edifici preesistenti, che il recente intervento di scavo ha appena individuato, e lo stesso muro di cinta dell’edificio è stato impiantato sul muro di terrazzamento che delimita il pianoro. Dell’edificio si conservano, oggi, solo i muri perimetrali esterni e quelli di partizione degli ambienti. I resti della fortezza punica di su PalattuIn cima al colle San Paolo si trovano i resti della Fortezza punica di su Palattu. Sono da riportare, infatti, all’età punica un bastione murario, costruito in grossi conci di pietra vulcanica, e parte di una fortezza fenicio punica, riutilizzata in epoca romana e, successivamente, anche in epoca medievale. In essa è stato rinvenuto un trofeo di spade votive, oggi conservato nel Museo Archeologico ed Etnografico Giovanni Antonio Sanna di Sassari, consistente in uno stendardo coronato da teste di cervo, probabilmente un oggetto che veniva utilizzato durante la caccia. La fortezza costituiva, con la fortezza di San Simeone a Bonorva, quella di Talasai a Sedilo, e quella di Mularza Noa a Bolotana, la struttura difensiva cartaginese. Il sito viene così chiamato per la successiva edificazione, proprio accanto e sulle spoglie di questa fortificazione, del Palazzo Baronale della famiglia di Pietro De Ferreras, barone di Bonvehì. Il Cimitero di PadriaDalla piazza del comune, prendiamo, alla sinistra della chiesa parrocchiale, la via Nazionale verso sud, che seguiamo per poco più di cento metri, quando incrocia la via Eleonora d’Arborea. La prendiamo verso sinistra, dopo circa cinquanta metri prendiamo a sinistra la via XX Settembre, dalla quale svoltiamo subito a destra in via Vittorio Emanuele. Seguita questa strada per duecentocinquanta metri, troviamo alla destra della strada l’ingresso del Cimitero di Padria. La chiesa di San GiuseppeDalla via Nazionale, prendiamo la via Eleonora d’Arborea verso destra e la seguiamo per duecentocinquanta metri, dove sbocca sulla via Sassari. Tra la via Eleonora d’Arborea e la via Sassari, nel piccolo spiazzo antistante, si trova la piccola chiesa di San Giuseppe che è stata sconsacrata oltre cinquantaanni fa, ed è stata per molto tempo semidiroccata poiché il soffitto a doppio spiovente in legno aveva ceduto. È stata, però, completamente restaurata e riconsacrata nel 2007. La chiesa, al cui interno si trova un altare ligneo con tabernacolo, presenta una facciata semplice, con una piccola croce in calcare, al centro, in alto. Presso questa chiesa si svolge il 19 marzo la Festa di San Giuseppe, con le cerimonie religiose. La Festa viene promossa da un comitato che comprende quasi tutti gli artigiani e i commercianti del paese, e con il patrocinio del comune. Sul colle di San Giuseppe si trova l’omonimo villaggio nuragicoProseguendo fino al termine della via San Giuseppe, prendiamo la strada che costeggia il Colle di San Giuseppe che si trova alla periferia orientale alla periferia del paese. Un sentiero ci permette di salire fino alla sommità del colle. Sulla sommità del colle di San Giuseppe è stato rinvenuto un ampio villaggio di età preistorica, chiamato appunto Villaggio nuragico di San Giuseppe che si può collocare come origine all’età della Cultura di Filigosa, che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 3000 ed il 2900 avanti Cristo, e secondo una datazione tradizionale, basata su considerazioni strettamente tecnologiche o etnologiche, tra il 2600 ed il 2500 avanti Cristo. All’interno dell’area archeologica di San Giuseppe è presente una zona sacra che è stata utilizzata fino al terzo secolo dopo Cristo, e che ha restituito una grande quantità di ex voto rappresentanti le parti del corpo di cui si chiedeva la guarigione, oltre a frutti come mele e melograni, animali naturali e fantastici, e terrecotte riproducenti figure umane intere. La chiesa di Santa Maria degli AngeliPassato l’incrocio con via Eleonora d’Arborea, proseguiamo sulla via Nazionale verso sud per quasi duecento metri, ed arriviamo a un bivio dove la via Nazionale prosegue verso sinistra, mentre prendiamo verso destra la via Regina Elena, che seguiamo per circa ottanta metri, dove arriva da destra la via Cavallotti, mentre sulla sinistra si trova la chiesa di Santa Maria degli Angeli La cui costruzione dovrebbe essere avvenuta per interessamento del feudatario, la baronessa De Ferreras, contemporaneamente a quella del monastero che è stato edificato nel 1610 sulla sua parte laterale, ed è stato in seguito abbandonato. È nota nel paese anche come chiesa di Sant’Antonio perché nel monastero collegato erano ospitati i Frati appartenenti all’Ordine dei Padri Minori Osservanti devoti a Sant’Antonio da Padova. La chiesa è inserita all’interno di un vasto insieme architettonico, ubicato a sud dell’abitato di Padria, che l’Amministrazione Comunale ha iniziato gradatamente a recuperare a partire dal 2008. L’interno ha un’unica navata, con tre cappelle laterali per parte, che accolgono interessanti altari in legno ed in marmo. L’altare maggiore della chiesa è stato ricostruito nel 1814, quando in esso è stata deposta la statua di Santa Maria degli Angeli. La facciata è impreziosita da due lesene e due sottili cornici orizzontali, delle modanature in pietra calcarea incorniciano le aperture dove campeggia lo stemma dei Frati Francescani, caratterizzato dall’incrocio di un braccio nudo con uno coperto dal saio, ambedue con le stimmate. Presso questa chiesa il 13 giugno si svolge la Festa di Sant’Antonio da Padova, una Festa solo religiosa, che prevede la celebrazione della messa, e, al termine del rito, la distribuzione del pane benedetto. La Festa si ripete con maggior solennità il 2 ottobre, ed in questa data si tratta di una Festa popolare, con la cerimonia religiosa seguita da festeggiamenti laici, con due serate all’insegna del divertimento, con balli e canti tradizionali, organizzate dall’omonimo comitato. Si tratta della seconda Festa per solennità, dopo quella della Santa patrona. Il Campo Sportivo di PadriaProseguendo lungo la via Regina Elena per centoventi metri, prendiamo a sinistra la via Azuni, che sbocca sulla via Campo Sportivo, che prendiamo verso destra, e, in centosettanta metri, ci porta alla periferia sud occidentale del paese, dove alla destra della strada si trova il Campo Sportivo di Padria. Visita dei dintorni di PadriaVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Padria, sono stati portati alla luce i resti dei Nuraghi semplici Basciu, Bidighinzos, Cae de Mesu, Casiddu, Comida ’e Muru, Mesu Nuraghe, monte su Furru, Mura Suiles, Turriggia, Vigna, Vroma; del Nuraghe complesso Longu; ed anche dei Nuraghi Antoni letze, Badde Rupida, Cheas, Coas de Pedru, Coloras, laccheddos, Mastru Gasparre, monte Faias I, monte Faias II, Mugurruggios, Mundigu, Mura Bianche, Mura Suiles II, Mura Upules, Narvonitu, Nuragheddos, Peddalzos, Pedredu, Piliga, Sa Sea, San Sebastiano, Santu Pedru ’e Concas, Sas Paules, Scala de Nughes, su Padru, Tattari Pizzinno, Zampis, tutti di tipologia indefinita. I resti del Nuraghe semplice VignaDal centro di Padria prendiamo verso sud ovest la via Mario Pagano, che ci porta fuori dall’abitato sulla SP11. Prendiamo subito a sinistra, seguendo le indicazioni, la strada bianca che porta dopo circa trecento metri al Nuraghe Vigna. Si tratta di un Nuraghe semplice, monotorre, costruito a 270 metri di altezza in blocchi di basalto ben lavorati, con un ingresso sopraelevato, e l’architrave sormontato da un finestrino di scarico a luce rettangolare. Entrati, si trova un corridoio lungo oltre quattro metri che sale verso la camera. Sulla destra del corridoio c'è la scala che portava al piano superiore, mentre sulla sinistra si trova una nicchia trapezoidale. La camera, ingombra del crollo della copertura, ha sulla destra una nicchia. Sul lato sud del monumento si trova un ampio cortile rettangolare, di circa tredici per quattordici metri, al cui interno ve ne è un altro più piccolo. I resti della chiesa campestre di San SebastianoProseguendo per duecentocinquanta metri sulla SP11, prendiamo una deviazione sulla destra, che, dopo duecento metri, arriva a un bivio, nel quale prendiamo a sinistra. Seguendo questa strada, una deviazione sulla destra ci porta ai resti della chiesa campestre di San Sebastiano che è stata sconsacrata molto tempo fa per volere del Vescovo di Bosa, dato che veniva spesso utilizzata come rifugio per i delinquenti. I resti della chiesa campestre di San GiorgioProseguendo per 5,3 chilometri sulla SP11, prendiamo una deviazione a destra, passato un cancello, che in circa 1,3 chilometri ci porta ai resti della chiesa di San Giorgio de Thori che è stata costruita con blocchi di calcare e tufo ed è stata sconsacrata. La chiesa, di proprietà privata, si trova purtroppo in pessimo stato di conservazione perché lasciata in totale abbandono, tanto che il tetto della sagrestia, collegata alla chiesa, è crollato. I resti del Nuraghe complesso LonguDal centro di Padria prendiamo verso sud la via Nazionale, che prosegue sulla via Regina Elena, dalla quale prendiamo sulla destra la via del Campo Sportivo, che seguiamo per circa 1,8 chilometri. Al termine della strada, prendiamo la scalinata ed il sentiero di accesso al Nuraghe Longu che si trova sulla sinistra. Si tratta di un Nuraghe complesso costruito a 342 metri di altezza, probabilmente bilobato, che risulta il meglio conservato tra i Nuraghi della zona. La torre principale è costituita da blocchi di basalto di media pezzatura, ben lavorati, ed in essa si accede, con un corridoio di quattro metri, ad una camera circolare alta sette metri, nella quale si trova una scala di ventidue gradini che portava al piano superiore, ma che è ingombra del crollo della copertura. All’esterno della torre principale, sono state, in seguito, aggiunte almeno due altre torri secondarie, oggi distrutte e in parte interrate, collegate da una cortina muraria rettilinea di rinforzo. Attorno al Nuraghe, si individuano i resti di numerose capanne del villaggio nuragico che lo circondava. I resti del Nuraghe Badde Rupida con la navicella del re SoleDalla piazza del comune, prendiamo verso nord est la via Alfonso la Marmora, e, dopo duecento metri, deviamo a sinistra e seguiamo la strada per poco più di duecento metri. alla destra della strada si trova la località Badde Rupida, nella quale si trova il Nuraghe Badde Rupida un Nuraghe di tipologia indefinita edificato a 233 metri di altezza. All’interno di questo Nuraghe è stata trovata la barchetta in bronzo chiamata Navicella del re Sole che è oggi conservata nel Museo Archeologico ed Etnografico Giovanni Antonio Sanna di Sassari. Rinvenuta clandestinamente, è stata recuperata negli anni ’80 nel corso di una vendita clandestina, ma si è appreso in seguito che l’oggetto era stato raccolto, asportato ed infilato fra le pietre di un muretto a secco, presso il Nuraghe. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, conclusa la visita del meilogu, torniamo nel Sassarese, e da Mara proseguiremo verso nord ovest per raggiungere l’abitato di Romana città natale del pittore Brancaleone Cugusi che è stato di recente valorizzato. |