San Giovanni Suergiu con nei dintorni l’antica Palmas dove si trova Chiesa medioevale di Santa Maria
In questa tappa del nostro viaggio, da Carbonia ci recheremo a San Giovanni Suergiu che visiteremo con il suo centro ed i dintorni dove si trovava anche l’antico villaggio di Palmas di Sols, con Chiesa medioevale di Santa Maria di Palmas. Il Sulcis nella regione storica del Sulcis-IglesienteL’area della regione storica del Sulcis-Iglesiente si estende a nord della valle del Cixerri. La confina a nord est con il Campidano ed ha una forma vagamente triangolare. Il Sulcis (nome in lingua sarda Sa Meurreddìa) si estende nella porzione sudoccidentale dell’isola, parte integrante della regione storica del Sulcis-Iglesiente, ed appartiene alla Provincia del Sud Sardegna ed a quella di Cagliari. I suoi comuni nella Provincia del Sud Sardegna sono Calasetta, Carbonia, Carloforte, Domus de Maria, Giba, Masainas, Narcao, Nuxis, Perdaxius, Piscinas, Portoscuso, San Giovanni Suergiu, Sant’Anna Arresi, Sant’Antioco, Santadi, Siliqua, Teulada, Tratalias, Villamassargia e Villaperuccio. Quelli nella città Metropolitana di Cagliari sono Pula, Sarroch e Villa San Pietro, che si trovano però tra il Sulcis ed il Campidano di Cagliari, per cui possono essere considerate appartenenti all’una o all’altra di queste regioni. È un territorio in cui la natura è incontaminata, nel tratto costiero caratterizzato da ampie spiagge, tra cui spicca Piscinas, con le sue metafisiche dune di sabbia, o la splendida insenatura di Masua, che guarda il faraglione calcareo di Pan di Zucchero. In viaggio verso San Giovanni SuergiuDal centro di Carbonia, con la via Roma prendiamo a sinistra la via Anselmo Roux, dopo cinquecento metri svoltiamo a destra e prendiamo la via Giuseppe Mazzini, che, alla rotonda, prosegue sulla via Giovanni Maria lai che in quattrocento metri ci conduce fino al Museo del Carbone, alla rotonda prendiamo la terza uscita e seguiamo per novecento metri, fino di arrivare a una rotonda dove si può continuare sulla SS126 Sud Occidentale Sarda, che ci porta verso sud in cinque chilometri a San Giovanni Suergiu. Dal Municipio di Carbonia a quello di San Giovanni Suergiu si percorrono 7.9 chilometri. Il comune chiamato San Giovanni SuergiuIl comune chiamato San Giovanni Suergiu (pronuncia San Giovanni Suèrgiu, nome in lingua sarda Santu ’anni Sruexu, altezza metri 16 sul livello del mare, abitanti 5.673 al 31 dicembre 2021) è un paese che si estende nella parte sud occidentale della Provincia del Sud Sardegna, e si trova sulCosta, vicino allo stagno di Santa Caterina, collegata all’isoLa di Sant’Antioco con un istmo di cinque chilometri. L’abitato è facilmente raggiungibile dalla SS126 Sud Occidentale Sarda e dalla SS195 Sulcitana, che ne attraversano il territorio. La stazione di riferimento, lungo la linea che collega Decimomannu con Iglesias e quella che collega Villamassargia con Carbonia, si trova a soli sei chilometri di distanza dall’abitato. Il territorio Comunale, classificato di collina, presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate, dato che si raggiungono i 332 metri di quota. Origine del nomeLa sua denominazione riflette il nome del patrono cittadino, a cui era intitolata l’antica chiesa di San Giovanni Battista, con quello di Suergiu, uno dei Medau attorno al quale si era sviluppato il centro, che riprende il nome di un locale villaggio ricordato già nella seconda metà del tredicesimo secolo, Villa Suergio, il quale a sua volta traeva il suo nome dal vicino monte Suergiu, che qualche studioso ritiene possa derivare dal sardo campidanese Suergiu, derivante dal latino Suber, ossia sughero. La sua economiaSi tratta di un centro rivierasco Cui economia si basa sulle tradizionali attività agricole esu un crescente sviluppo industriale. Il settore economico primario è presente con Coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, olivo e agrumi; ed anche con l’allevamento di bovini, suini, caprini, equini e avicoli. Il settore secondario è costituito da imprese, di piccole e medie dimensioni, che operano nei comparti della stampa, della produzione del vetro, dei materiali da costruzione, metallurgico, edile, ed inoltre nel comparto alimentare, della pesca, della piscicoltura. Tra i suoi principali prodotti carattertici va citata Cipolla di San Giovanni Suergiu, una cipolCroccante, dalle nuances rosa e bianco, dolcissima, versatile in cucina e altamente digeribile, che è riuscita ad ottenere il riconoscimento ministeriale PAT, Prodotto Alimentare Tradizionale. A San Giovanni Suergiu il settore terziario si compone di una sufficiente rete distributiva. San Giovanni Suergiu richiama l attenzione di numerosi visitatori per le sue notevoli attrattive, grazie alla bella posizione che si affaccia sulla laguna di Sant Antioco e che fa da baricentro alle località turistiche di Carloforte, Calasetta, Sant Antioco da un lato, e quelle del basso Sulcis che vanno da Porto Pino a Teulada dall altro. Le sue strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciIl territorio sangiovannese fu abitato già in era prenuragica come attestato dalle domus de janas di Is locci Santus, ed in età nuragica, con il Nuraghe Is Meurras. Il località Sa Guardiedda, sul litorale della laguna in posizione intermedia fra Sulki e la fortezza di Monte Sirai, nel periodo fenicio punico viene costruito un attracco ancora visibile. Del periodo romano restano le tracce del porticciolo e delle terme. Nel periodo bizantino vi si insediarono tre comunità di Monaci, che vi costruirono i conventi a Palmas, a Suergiu e a Matzaccara, dei quali non restano tracce evidenti. L’abitato nasce intorno all’anno mille e fa parte del Giudicato di Càralis, nella curatoria di Sulcis. È però del 1066 il primo documento esistente negli archivi che attesta la presenza dei Monaci nel territorio. La causa le ripetute incursioni saracene che terrorizzano tutto il territorio che si affacciava al golfo di Palmas, viene popolata da tante famiglie che abbandonano la vicina Sulki ossia Sant’Antioco. Nel 1258 la villa passa sotto il controllo del pisano Gherardo della Gherardesca, ed alla morte del suo ultimo erede, nel 1355, passa sotto il controllo degli Aragonesi. Ripopolatasi progressivamente, dal settecento è il risultato della trasformazione dei Furriadroxius, insediamenti sparsi usati come rifugio per il bestiame dai pastori, in Medaus, ossia agglomerati veri e propri aventi funzione urbana. Il territorio nel corso degli anni continua a popolarsi, sino a diventare comune nel 1863 con il nome di Palmas Suergiu, e viene interessato a un rapido sviluppo industriale. Nascono Centrale elettrica di Santa Caterina, gli impianti di raffinazione del carbone e di lavorazione del magnesio della Samis, trasferiti però a Sant’Antioco negli anni trenta, e la rete delle Ferrovie Meridionali Sarde fa della stazione di Palmas Suergiu il principale scalo ferroviario del Sulcis dell’epoca. Tutti questi insediamenti produttivi portano a un incremento della popolazione. La progressiva crisi del settore estrattivo e industriale del Sulcis costringono molti dei suoi abitanti ad emigrare, fenomeno in parte ridotto con Costruzione del polo industriale di Portovesme. Del comune di Palmas Suergiu nel 1950 viene cambiata la denominazione in San Giovanni Suergiu. Del comune di San Giovanni Suergiu nel 2001, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella nuova di Carbonia e Iglesias, ed in seguito, con la sua abolizione, nel 2016, passa alla nuova Provincia del Sud Sardegna. Le principali feste e sagre che si celebrano a San Giovanni SuergiuA San Giovanni Suergiu sono attivi l’Associazione San Giovanni Battista, nelle cui esibizioni sia nel paese che in altre località è possibile ammirare il costume tradizionale caratteristico del paese; il Gruppo Folk Madonna Delle Grazie Palmas, che ripropone fedelmente gli abiti tradizionali in uso a Palmas vecchio, gruppo danzante che è dedito allo studio di passi e musiche antiche; ed il Gruppo folk Simone Serra, che cerca di riportare in vita usi e costumi di San Giovanni Suergiu. Sono anche attivi il Coro Polifonico Maschile Sulcitano, un coro a voci pari maschili fondato nel 2016; ed il Coro Polifonico Anna Baglivi, un coro misto fondato nel 2007 ed a San Giovanni Suergiu opera anche la Banda Musicale Ennio Porrino di San Giovanni Suergiu. Vi svolge le sue attività anche L’Associazione Is Massaius Suerxinus di San Giovanni Suergiu, che opera per riscoprire le tradizioni della Collettività con l’arte di stare insieme in allegria, questo il motto della simpatica comitiva costituita nel 2008 di trenta iscritti che animano le feste patronali e le processioni religiose non solo del Sulcis Iglesiente ma anche di molte altre realtà sarde. Tra l’principali feste e sagre che si celebrano a San Giovanni Suergiu si segnalano i festeggiamenti per Sant’Antonio Abate, con la sera del 18 gennaio Su Fogaroni de Santu Antoni; le manifestazioni in costume per il Carnevale San Giovannese; il 29 aprile, la Festa della Madonna delle Grazie, nella frazione Palmas; il 24 giugno, si celebra la Sagra dedicata a San Giovanni Battista, che è la Festa patronale; a inizio agosto, si svolge l’importante Sagra Agroalimentare, denominata a volte come Sa Festixedda; il 18 agosto, la Festa in onore di Sant’Elena Imperatrice, nella frazione Matzaccara; ad agosto, l’Estate Sangiovannese durante la quale si svolge anche il Carnevale Estivo. Visita del centro di San Giovanni SuergiuL’abitato, interessato da un fenomeno di forte crescita edilizia, mostra l’andamento altimetrico tipico delle località collinari. Arriviamo da nord con la SS126 Sud Occidentale Sarda e, prima di entrare nel paese, si arriva ad uno svincolo, nel quale a destra prosegue la SS126 che passa ad ovest del paese, mentre continuando dritti si prende la SS195 Sulcitana che porta al suo interno. Arrivando da nord con la SS126 Sud Occidentale Sarda, passato lo svincolo continuiamo dritti con la SS195 Sulcitana che porta all’interno dell’abitato. Percorsi duecentocinquanta metri, si arriva al cartello segnaletico che indica l’ingresso il San Giovanni Suergiu, e la strada statale assume il nome di via Porto Botte. Il Municipio di San Giovanni SuergiuPassato il cartello segnaletico che indica l’ingresso il San Giovanni Suergiu, e la strada statale assume il nome di via Porto Botte. La seguiamo per settecentocinquanta metri incrociamo a destra la via Vittorio Emanuele ed a sinistra la via Giuseppe Garibaldi. Prendiamo a destra la via Vittorio Emanuele che si dirige verso ovest, e, in centocinquanta metri, ci porta in piazza 4 Novembre, nella quale, alla destra, al civico numero 1, si trova l’edificio che ospita il Municipio di San Giovanni Suergiu, con la sua sede e gli uffici che forniscono i loro servizi ai cittadini. Si tratta degli uffici del settore Affari Generali, del settore Servizi Tecnici, del settore Finanza e Controllo, del settore Socio Culturale, e del comado di Polizia Locale. La nuova chiesa parrocchiale di San Giovanni BattistaIn piazza 4 Novembre, di fronte al Municipio, alla sinistra arrivando dalla via Vittorio Emanuele, si trova la nuova chiesa di San Giovanni Battista che è la parrocchiale di San Giovanni Suergiu. La chiesa parrocchiale è stata costruita a partire dal gennaio del 1958, ed i lavori sono terminati nel settembre del 1959, portati avanti su progetto dell architetto Di Tomassi, mentre la direzione lavori era stata affidata all ingegner Piludu. L edificio si distingue per la sua struttura in stile moderno, con un ampio prospetto esterno e con terminale curvilineo, affiancato da un alto campanile a canna quadrata, ed accessibile al termine di un ampia scalinata. La facciata presenta un fronte compatto in trachite rossa al centro del quale, entro una campitura realizzata in granito sono collocati il portale di ingresso e, immediatamente al di sopra, un mosaico raffigurante San Giovanni Battista che raccoglie i frutti della terra irrigata dalla diga di Monte Pranu, realizzato nel 1959 da Filippo Figarii, uno dei maggiori pittori sardi del primo novecento, nato a Cagliari nel 1885 e morto a Roma nel 1973. Sul versante sinistro della facciata collocato l imponente campanile, dalla struttura massiccia. Internamente Chiesa organizzata su una pianta rettangolare, a navata unica con strutture portanti a vista, che scandiscono il ritmo delle campate. Il presbiterio, ben illuminato grazie alla presenza di sei finestre complessive, presenta pareti perimetrali convergenti verso quella di fondo. La copertura in legno. In onore del Santo si celebra ogni anno, il 24 giugno, la Festa di San Giovanni Battista, che è la più sentita dalla popolazione. Festa che viene replicata anche a fine agosto, quando si possono assaporare i dolci tradizionali del paese, ossia i Piricchittus ed i Pistoccus de crobi. Gli impianti sportivi del Circolo parrocchiale San Giovanni BattistaGuardando la facciata della chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, alla sinistra parte la via Roma che si dirige verso sud est, lungo la quale dopo una settantina di metri si trova, alla destra della strada di fonte al civico numero 17, L’ingresso del Circolo parrocchiale della chiesa di San Giovanni Battista. Passato questo ingresso, un breve tratto a piedi porta al Campo sportivo polivalente del Circolo parrocchiale della chiesa si San Giovanni Battista, con fondo in materiali cementizi o asfaltoidi, senza tribune per gli spettatori, nel quale è possibile praticare come discipline pallavolo e calcetto ossia calcio a cinque. Il Monumento ai caduti di San Giovanni SuergiuProseguendo lungo la via Roma per un’altra settantina di metri ed arrviamo a una rotonda nella piazza Giuseppe Di Vittorio, dopo la quale parte a destra la via Giuseppe Di Vittorio, mentre a sinistra prosegue la via Roma dirigendosi verso L’incrocio con la via Porto Botte. Alla destra della prosecuzione della via Roma è presente un piccolo parco, all’interno del quale si trova il Monumento ai caduti di San Giovanni Suergiu. Questo monumento a cippo, edificato tra il 1975 ed il 1999, ricorda le vittime della Prima Guerra Mondiale che lasciarono le loro case e le loro famiglie per andare a combattere al fronte. Si tratta di una colonna in marmo a base quadrata, su cui sono poste lastre contenenti i nomi dei caduti e varie iscrizioni. La colonna è sormontata da una statua in bronzo che ritrae la morte del soldato, con un soldato in piedi che ne sorregge un altro accasciato. Gli impianti sportivi dell’Istituto Comprensivo statale Guglielmo MarconiPassata la piazza 4 Novembre che ospita il Municipio e chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, proseguendo dalla piazza verso ovest lungo la via Vittorio Emanuele, percorsi appena un centinaio di metri, si prende a destra, ossia verso nord, la via Grazia Deledda. Si segue la via Grazia Deledda per un centinaio di metri, dove questa strada incontra la via Antonio Gramsci che, presa verso destra, fa vedere alla sinistra della strada, al civico numero 10, L’ingresso dell’Istituto Comprensivo statale Guglielmo Marconi, che è stato unificato sotto unico nome da qualche anno, e comprende le ex scuola materna, elementare e media, e che attualmente costituiscono la scuola d’infanzia, primaria e secondaria. All’interno di questo complesso scolastico, è presente la Palestra coperta della scuola primaria, con un Campo polivalente da basket e pallavolo, senza tribune per gli spettatori, nel quale è possibile praticare come discipline pallacanestro, pallavolo, e diverse attività ginnico motorie. Proseguendo dopo L’incrocio con la via Antonio Gramsci, la via Grazia Deledda diventa la via Ennio Porrino, ai lati della quale si trovano altri edifici dell’Istituto Comprensivo statale Guglielmo Marconi. alla sinistra si vede L’ingresso del Campo polivalente all’aperto della scuola secondaria, con fondo in cemento, senza tribune per gli spettatori, nel quale è possibile praticare come discipline calcetto ossia calcio a cinque, pallavolo, pallacanestro, mini basket, pallatamburello, ed attività ginnico motorie. La piazza Bruna Medri con i Giardini pubblici ed il parco giochi per i bambiniPassata la piazza 4 Novembre che ospita il Municipio e chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, proseguendo dalla piazza verso ovest lungo la via Vittorio Emanuele, percorsi appena un centinaio di metri, si prende a sinistra, ossia verso sud, la via Gaetano Donizetti. Si segue la via Gaetano Donizzetti per meno di duecento metri e si vede, alla sinistra della strada, la piazza Bruna Medri, intestata alla dottoressa alla quale è stato assegnato il posto di ostetrica condotta a San Giovanni Suergiu nel 1941. In questa piazza sono ospitati i Giardini pubblici di San Giovanni Suergiu, e questo parco è adatto per passeggiate e attività in famiglia. Oltre al suo scenario naturale, all’interno di questo parco è presente anche un parco giochi per i bambini. La vecchia chiesa di San Giovanni BattistaDa dove la via Porto Botte era arrivata all’incrocio con la via Vittorio Emanuele, prendiamo verso sinistra la via Giuseppe Garibaldi, la seguiamo per centocinquanta metri ed arriviamo a uno slargo alla sinistra della strada, sul quale si affaccia la vecchia chiesa di San Giovanni Battista, la quale però, secondo alcuni anziani, sarebbe stata intitolata invece a San Giovanni Evangelista. L edificio viene segnalato per la prima volta dalle fonti nel 1341, e la sua costruzione risale probabilmente a pochi decenni prima, dato che, in base all impianto tardoromanico e alla decorazione di matrice toscana, gli studiosi ipotizzano che la sua edificazione si possa porre tra la fine del tredicesimo e gli inizi del quattordicesimo secolo. Attorno ad essa si è sviluppato il nucleo originario di quello che oggi è l’abitato principale di San Giovanni Suergiu. realizzata in calcare e trachite locali. L interno è conosciuto esclusivamente in base a una relazione effettuata nel 1933 dal parroco, che ricorda l esistenza di un fonte battesimale in trachite, diviso in due parti, e recante l immagine di San Giovanni Battista. Il presbiterio era separato dal resto della chiesa da una balaustra, ed accanto ad essa, addossato alla parete sinistra, si trovava il semplice pulpito in legno privo di baldacchino. Il sacerdote ricorda poi la presenza di tre altari e di altrettante statue lignee, una del patrono, una di Sant’Isidoro e una di San Biagio. Questa chiesa è stata attiva come chiesa parrocchiale sino al 1935, quando è stata abbandonata per lo stato di precaria conservazione in cui versava e mai recuperata, ed è stata sostituita dall attuale chiesa parrocchiale. La chiesa è oggi sconsacrata ed in avanzato stato di rovina, dato che di essa si conservano oggi solo la facciata nella sua parte inferiore e alcuni tratti del fianco settentrionale, dove si individuano una monofora e una porta architravata sormontata da una lunetta a tutto sesto, entrambe oggi tamponate.su una delle pietre è riportata l’incisione della Croce di Malta, nota anche come Croce di San Giovanni. Il Cimitero Comunale di San Giovanni SuergiuDall’incrocio con la via Vittorio Emanuele e la via Giuseppe Garibaldi, riprendiamo la via Pietro Botte verso sud, la seguiamo per circa cinquecento metri, e vediamo, alla sinistra della strada, l’ingresso del Cimitero Comunale di San Giovanni Suergiu, e, poco più avanti, il cancello dietro al quale si vede da lontano la Cappella Cimiteriale. Il Campo sportivo comunalePercorsi un’altra centinaia di metri lungo la via Porto Botte, prendiamo a destra la via Pietro Mascagni, e poi, dopo centocinquanta metri, ancora a destra la via Giuseppe di Vittorio. Tra queste tre stade si sviluppa l’insieme degli impianti del Campo Sportivo comunale, che ha il suo ingresso nella via Giuseppe di Vittorio circa un centinaio di metri più avanti, sulla destra. In questi impianti sono presenti un Campo da Calcio, dotato di tribune in grado di ospitare un centinaio di spettatori, con fondo in erba naturale; ed un Campo da Calcetto, ossia da calcio a cinque, senza tribune per gli spettatori, con fondo in materiali cementizi o asfaltoidi. L’ex Stazione ferroviaria di San Giovanni SuergiuLungo la via Pietro Mascagni, proprio dove arriva da destra la via Giuseppe di Vittorio, si vede alla sinistra della strada l’edificio che ospitava la Ex Stazione ferroviaria di San Giovanni Suergiu. Il progetto di una linea ferroviaria a scartamento ridotto risale agli anni dieci del novecento, quando vengono presentate due proposte di tracciato ed il progetto prescelto è quello di una linea che collega Siliqua con il comune di Palmas Suergiu e quindi con Calasetta, e di una seconda linea che Collega con Iglesias, che ha origine dalla prima proprio a Palmas Suergiu. La Ferrovie Meridionali Sarde, concessionaria di queste ferrovie, realizzano l’intera rete tra il 1923 ed il 1926, e tale situazione si amplifica notevolmente negli anni trenta, con lo sviluppo minerario della zona. Terminata la seconda guerra mondiale, nel 1950 il nome della stazione varia da Palmas Suergiu a San Giovanni Suergiu in conseguenza del cambio di denominazione di questo comune, ma iniziano le difficoltà per la progressiva dismissione del settore estrattivo del Sulcis. La chiusura della tratta tra le stazioni di monteponi e Iglesias nel 1969, a causa del crollo di una galleria, la isola, ed nel 1974 viene chiusa la rete ferroviaria, ed il trasprto avviene tamite autolinee. La stazione ed i suoi fabbricati sino a fine secolo continuano ad essere impiegati per l’espletamento del servizio di autolinee, in seguito alla riorganizzazione del servizio la stazione viene infine chiusa e l’area trasformata in una semplice fermata, mentre i vari fabbricati vengono dismessi. Oggi si vedono i resti del fabbricato comprendente i locali dell’ex saLa d’aspetto, del dirigente movimento, delle ritirate e del magazzino merci della Stazione. Il Campo da calcio ferroviarioProseguendo lungo la via Pietro Mascagni per circa centocinquanta metri, arriviamo a un bivio, dove la via Pietro Mascagni prosegue sulla destra, mentre a sinistra parte la via Arturo Toscanini. Prendiamo la via Arturo Toscanini e, dopo un centinaio di metri, arriviamo di fronte al Campo da Calcio ferroviario con fondo in terra battuta e non dotato di tribune. La Palestra ComunaleAl bivio, prendiamo alla destra la prosecuzione della via Pietro Mascagni e la seguiamo per poche decine di metri e vediamo, alla sinistra della strada, l’edificio che ospita la Palestra Comunale di San Giovanni Suergiu, dotata di tribune in grado di ospitare 250 spettatori, dove praticare attività ginnico motorie, pallavolo, pallacanestro e Danza sportiva. I campi da Tennis di via Pietro MascagniProseguendo lungo il fianco destro della Palestra Comunale, un poco più avanti si trovano, alla sinistra della strada, i due Campi da Tennis del Tennis Club di San Giovanni Suergiu, che non dispongono di tribune. I resti dell’ex Opificio SamisPresa la via Porto Botte all’altezza del Cimitero comunale, dopo un centinaio di metri parte a destra la via Pietro Mascagni che porta alla ex Stazione ferroviaria di San Giovanni Suergiu, proseguiamo verso sud per altri quattrocento metri, e prendiamo a destra la via Samis. alla destra della via Porto Botte, tra questa strada e la via Samis per circa altri quattrocento metri, si trovano gli edifici che appartenevano all’ex Opificio Samis ossia allo stabilimento industriale della Società Anonima Magnesio Italiana Sulcis, che si occupava della lavorazione del magnesio. Lo stabilimento è stato costruito attorno al 1935, è rimasto attivo solo quattro anni, fino al 1939, quando la produzione è stata trasferita dalla Società Anonima nazionale Cogne ad Aosta. Questo stabilimento produceva 500 tonnellate all’anno di magnesio, che veniva impiegato principalmente in leghe metalliche aeronautiche, ad esempio per Costruzione degli Aeroplani Caproni. L’area è oggi abbandonata, e nel marzo del 2018 la forte pioggia ed il libeccio, che a Chia ha sfiorato i 100 chilometri orari, hanno fatto crollare Ciminiera dell’ex Opificio Samis, la cui struttura, alta ottanta metri, faceva parte integrante del paesaggio. L’Ippodromo Comunale di San Giovanni SuergiuCome abbiamo detto, alla destra della via Sulcis si trovano i resti dell’ex Opificio Samis, e di fronte ad esso, ossia alla sinistra della strada, si trova l’Ippodromo Comunale di San Giovanni Suergiu. Presso questo Ippodromo si tengono ogni anno diverse manifestazioni, tra le quali il Palio Anglo Arabo sardo, il Palio Purosangue San Giovanni Battista, ed il Palio del Sulcis, manifestazioni che già dal primo anno hanno riscosso un grosso successo di pubblico, con i concorrenti provenienti da tutti i migliori allevamenti e scuderie della Sardegna. Visita dei dintorni di San Giovanni SuergiuVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di San Giovanni Suergiu, sono stati portati alla luce i resti della necropoli di Loccis Santus; delle fonti sacre o dei pozzi di Candelaria, Is Gannaus, e di Su Solu; delle Tombe di giganti di Craminalana I, Stracosciente, Su Forru ’e Sa Teula Sud I, Su Forru ’e Sa Teula Sud II, Su Forru e Sa Teula I, Su Forru e Su Teula II, Su Forru e Su Teula III, Su Forru e Su Teula IV, Su Forru e Su Teula V, Su Forru e Su Teula VI, Su Forru e Su Teula VII, Su Forru e Su Teula VIII, Su Forru e Su Teula IX; dei Nuraghi complessi Candelargiu, e Palma; dei Nuraghi semplici Bruncu ’e Teula, Caso Crabi, Fragata, Is Gannaus, Muru Zoppu, Perda Asua de Pari, Punta Gannau, la Migia de Is Pintus, Santu Milanu, e Su Nuraxi ’e Su Gunventu; dei Nuraghi Caso Pes, e Monte San Giovanni, tutti di tipologia indefinita; del Nuraghe Cocco che è scomparso; e degli insediamenti abitativi di Cortigiani, e S’Acqua Salida. Intorno all’abitato si trovano molte piccole frazioni, nate della trasformazione dei Furriadroxius, insediamenti sparsi usati come rifugio per il bestiame dai pastori, in Medaus, ossia in agglomerati veri e propri aventi funzione urbana. Le frazioni a nord rispetto all’abitatoUsciamo verso nord con la SS126 Sud Occidentale Sarda e, dopo poche centinaia di metri, prendiamo seguendo le indicazioni la prima traversa a destra che è la via Is Loccis. La frazione Is LoccisPresa la via Is Loccis, la seguiamo in direzione nord est e, in appena una settantina di metri, deviamo a destra nella strada che in un centinaio di metri ci porta all’interno della frazione Is Loccis (altezza 20 metri, distanza in linea d’aria circa 1.05 chilometri dal comune di San Giovanni Suergiu di cui fa parte, abitanti circa 155). La frazione Is PesProseguiamo lungo la via Is Loccis, evitando la deviazione a destra. quattrocentocinquanta metri da dove la abbiamo imboccata, la strada si immette in una trasversale, dove prendiamo a destra nella strada che si dirige verso est e, dopo duecentocinquanta metri, raggiungiamo la frazione Is Pes (altezza 21 metri, distanza in linea d’aria circa 1.39 chilometri dal comune di San Giovanni Suergiu di cui fa parte, abitanti circa 46). La frazione Campu FrassoiRiprendiamo la SS126 Sud Occidentale Sarda, dopo quattrocentocinquanta metri svoltiamo a sinistra seguendo le indicazioni, la seguiamo per duecento metri ed arriviamo a un incrocio al quale proseguiamo dritti e, dopo memo di trecento metri, raggiungiamo la piccola frazione Campu Frassoi (altezza 31 metri, distanza in linea d’aria circa 2.03 chilometri dal comune di San Giovanni Suergiu di cui fa parte, abitanti circa 18). La frazione Is PuesceddusRiprendiamo la SS126 Sud Occidentale Sarda, e la seguiamo vedendo a sinistra l’ampia area Industriale di San Giovanni Suergiu. Percorsi seicento metri arriviamo a una rotonda, alla quale prendiamo la seconda uscita, che ci fa prendere una strada secondaria, dopo poche decine di metri seguendo le indicazioni svoltiamo leggermente a sinistra, e dopo un’altra sessantina di metri raggiungiamo la frazione Is Puesceddus (altezza 38 metri, distanza in linea d’aria circa 2.46 chilometri dal comune di San Giovanni Suergiu di cui fa parte, abitanti circa 97). La frazione Is UrigusPassata la frazione Is Puesceddus, proseguiamo lungo la strada che più avanti assume il nome di via Rinascimento, e poi di via Giosuè Carducci. Dopo quasi un chilometro e mezzo raggiungiamo il centro dell’ampia frazione Is Urigus (altezza 33 metri, distanza in linea d’aria circa 3.78 chilometri dal comune di San Giovanni Suergiu di cui fa parte, abitanti circa 575), una frazione molto importante di San Giovanni Suergiu che prende il nome dal vecchio casale, ossia dal medau delle famiglie Urigu. L’abitato di questa frazione è caratterizzato da piccole case e da villette mono e plurifamiliari. La chiesa di riferimento della frazione è la chiesa parrocchiale di San Raffaele Arcangelo. La chiesa parrocchiale di San Raffaele ArcangeloArrivando con la via Giosuè Carducci, dove questa sbocca sulla via Sant’Antioco, la passiamo ed arriviamo in uno slargo, al quale proseguiamo dritti sulla via Salvatore Quasimodo. All’inizio della via Salvatore Quasimodo, a destra ad angolo con la via Sant’Antioco, si trova la piazza della Chiesa, sulla quale si affaccia la chiesa di San Raffaele Arcangelo una chiesa assai moderna che è la parrocchiale di riferimento di questa frazione. La chiesa è stata costruita tra il 1980 e il 1983 con un finanziamento messo a disposizione dal comune di San Giovanni Suergiu. La facciata dell’edificio, a copertura piana, si sviluppa in senso orizzontale, ed è contraddistinta dalla presenza di ampie zone vetrate nelle parti laterali, mentre l’ingresso principale è posto in posizione avanzata rispetto al prospetto, inquadrato da un telaio architettonico. Dal punto di vista planimetrico la chiesa, ad aula unica, illuminata da finestre, presenta la peculiarità dell’andamento delle pareti laterali, che convergono verso la soluzione absidata del presbiterio. Da sottolineare la differenza altimetrica fra la copertura piana della navata principale e quella del presbiterio, che risulta leggermente più alta. L’andamento concavo della parete di fondo trova un riscontro, in pianta, nella concavità del campanile, inserito sul fianco sinistro dell’edificio, accanto alla sacrestia. Altri ambienti di servizio sono attestati sul versante destro della chiesa. Alla destra della Chiesa parrocchiale di San Raffaele Arcangelo, affacciato sulla via Sant’Antioco, si trova l’oratorio di Santa Vitalia, un edificio destinato all’aggregazione giovanile. Gli impianti sportivi della frazione Is UrigusLa via Giosuè Carducci sbocca sulla via Sant’Antioco, e qui prendiamo la via Sant’Antioco verso destra, ossia in direzione nord. La seguiamo fino a che questra strada prosegue fuori dall’abitato, a circa un chilometro da dove la abbiamo imboccata prendiamo verso sinistra, seguendo le indicazioni, la strada che in circa duecento metri ci porta a vedere, alla sua destra, il Campo da Calcio Comunale situato il località Is Urigus, un campo con fondo in terra battuta, che non è dotato di tribune. In questo campo da calcio gioca le sue partite casalinghe la squadra della Polisportiva Is Urigus, che milita nel campionato di Seconda Categoria, Girone B Sardegna. Le frazioni ad ovest rispetto all’abitatoDal centro dell’abitato di San Giovanni Suergiu, partiamo dalla piazza 4 Novembre, prendiamo alla sinistra del palazzo del Municipio la via Giuseppe Mazzini che si dirige verso nord ovest, la seguiamo per trecentocinquanta metri ed arriviamo a un trivio, dove prendiamo a sinistra la via Zara, la percorriamo per quattrocento metri ed incrociamo la SS126 Sud Occidentale Sarda, e la prendiamo verso sinistra, ossia verso sud ovest. La frazione Sa CarabiaPrendiamo verso sinistra, ossia verso sud ovest, la SS126 Sud Occidentale Sarda e, dopo cinquecento metri prendiamo a destra la via Emilio Lussu, la seguiamo per centocinquanta metri e troviamo a destra la deviazione che ci porta alla piccolissima frazione Sa Carabia (altezza 20 metri, distanza in linea d’aria circa 0.96 chilometri dal comune di San Giovanni Suergiu di cui fa parte, non è disponibile il numero di abitanti). La frazione Is ScarteddusArrivando dal centro di San Giovanni Suergiu con la via Zara, superiamo l’incrocio con la SS126 Sud Occidentale Sarda e proseguiamo dritti, percorsi ancora quattrocentocinquanta metri prendiamo, seguendo le indicazioni, la deviazione verso sinistra che, in duecentocinquanta metri, ci porta alla frazione Is Scarteddus (altezza 20 metri, distanza in linea d’aria circa 1.24 chilometri dal comune di San Giovanni Suergiu di cui fa parte, abitanti circa 47). La frazione Is MassaiusPassata la deviazione per Is Scarteddus, proseguiamo dritti e, dopo settecento metri, arriviamo a un incorcio, al quale prendiamo verso destra la deviazione che, in cinquecento metri, ci porta a trovare, alla sinistra, la via Is Massaius, che in un centinaio di metri ci porta all’interno della frazione Is Massaius (altezza 25 metri, distanza in linea d’aria circa 1.67 chilometri dal comune di San Giovanni Suergiu di cui fa parte, abitanti circa 59). I resti della necropoli di Loccis SantusPassato l’incrocio con la deviazione per Is Massaius, proseguiamo dritti lungo questa strada e, dopo settecentocinquanta metri, troviamo alla destra la deviazione con le indicazioni per la necropoli di Loccis Santus, la seguiamo e in un centinaio di metri troviamo alla sinistra la sterrata con le indicazioni, che in duecento metri sale sulla cima della collina. Un altro modo per arrivarci è dalla SS126 Sud Occidentale Sarda, alla rotonda deviando per Is Puesceddus e poi verso Is Urigus, dove prendiamo la via Sant’Antioco verso sud, e dopo un chilometro e seicento metri troviamo alla destra una sterrata con le indicazioni, che in duecento metri sale sulla sommità della collina. La Necropoli di Loccis Santus, una delle più importanti del Sulcis insieme a quella di Montessu a Villaperuccio, è scavata in un banco di trachite nei fianchi della collina, e le domus de janas che la compongono oggi visibili sono tredici. Si tratta di domus de janas di tipo molto semplice, senza decorazioni, con struttura a nicchia multipla. Uno degli aspetti più interessanti di questo sito è costituito dalla forma delle grotticelle, dato che alcune di esse presentano una planimetria che ricorda un fiore con i petali, caratteristica del Sulcis, che non si ritrova in nessuna altra parte della Sardegna. Si ritiene che il sito funerario sia databile al Neolitico Finale, il periodo che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 4000 ed il 3200 avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il 3200 ed il 2800 avanti Cristo, quando in tutta la Sardegna si diffuse la Cultura di Ozierit, e che sia stato utilizzato fino ai primi secoli del secondo millennio avanti Cristo. La sua importanza è data soprattutto dai molti reperti ritrovati all’interno delle tombe, per lo più ceramiche ed oggetti d’ornamento ascrivibili alla cultura di Ozieri, di Abealzu e Filigosa, di Monte Claro, del Vaso campaniforme e di Bonnanaro. Il maggior numero di reperti ritrovati in queste sepolture appartiene alla cultura del Vaso campaniforme, si tratta di ceramiche decorate con file di puntini e segni riempiti di materiale di colore diverso, su fondo nero o scuro, di grande pregio estetico. Questi reperti sono oggi in gran parte conservati nel Museo Villa Sulcis di Carbonia e fanno parte della Collezione Doneddu. Gli scavi iniziati circa trent’anni fa sono stati ripresi più volte, anche recentemente. Il Nuraghe di Punta GannauSulla sommità della collina a nord della necropoli è presente il Nuraghe Punta Gannau, un Nuraghe semplice edificato in trachite a 72 metri di altezza, che domina tutta la zona circostante. La struttura è in gran parte crollata, la sua parte occidentale è sopravvissuta in condizioni migliori di quella orientale. Tra la necropoli ed in Nuraghe sono presenti anche alcuni edifici risalenti alla seconda guerra mondiale tra i quali il Caposaldo XXII Arpino, utilizzato tra il 1940 ed il 1943 come settore difensivo della 205^ Divisione Costiera del regio Esercito Italiano, checomprende bunker e casematte impiegate nella difesa del territorio da un possibile sbarco durante la Seconda Guerra Mondiale. Attualmente in stato di abbandono, faceva parte del grande complesso che formava L’arco di contenimento di Santa Caterina. La frazione Is PitzusPassata la deviazione per la necropoli, proseguiamo lungo la strada che ci ha portati alle frazioni Sa Carabia, Is Scarteddus ed Is Massaius. Percorsi cinquecento metri, questa strada va ad immettersi sulla SP75, la prendiamo verso sinistra, in direzione sud est, percorriamo appena un centinaio di metri e svoltiamo a destra, in una strada che, in poco più di cinquecento metri, ci porta deviando sulla destra nella frazione Is Pitzus (altezza 4 metri, distanza in linea d’aria circa 4.81 chilometri dal comune di San Giovanni Suergiu di cui fa parte, abitanti circa 54). La frazione Is Loccis DianaProseguiamo lungo la SP75 verso sud est, la seguiamo per un’altra cinquantina di metri e svoltiamo a sinistra in una strada che, in poco più di duecento metri, ci porta alla piccola frazione Is Loccis Diana (altezza 14 metri, distanza in linea d’aria circa 4.04 chilometri dal comune di San Giovanni Suergiu di cui fa parte, abitanti circa 16). La frazione MatzaccaraDa dove ci siamo immessi sulla SP75, la prendiamo questa volta verso destra, in direzione nord ovest, la seguiamo per tre chilometri e trecento metri, ed arriviamo a una rotonda, alla quale imbocchiamo la terza uscita, che ci fa prendere il corso Giacomo Matteotti, che ci porta all’interno dell’abitato della frazione Matzaccara (altezza 6 metri, distanza in linea d’aria circa 7.89 chilometri dal comune di San Giovanni Suergiu di cui fa parte, abitanti circa 547), una frazione molto importante di San Giovanni Suergiu. Il territorio di Matzaccara è già frequentato nella preistoria, nel periodo della dominazione romana vi sorge un abitato di nome Populum, citato da Claudio Tolomeo nel secondo secolo nella sua opera Geografia. L’abitato attuale si sviluppa tra il dicottesino ed il diciannovesimo secolo. La chiesa parrocchiale di Sant’Elena ImperatriceAppena entrati nell’abitato con il corso Giacomo Matteotti, percorsi poco più di centocinquanta metri dalla rotonda, prendiamo a sinistra la via Giovanni XXIII, che, in una settantina di metri, ci porta a vedere sulla sinistra una piazza nella quale si trova la chiesa di Sant’Elena Imperatrice che è la parrocchiale di riferimento di questa frazione, il cui indirizzo è il civico numero 17 della via Giovanni XXIII. La costruzione della chiesa, dedicata alla madre dell’Imperatore Costantino, è iniziata nel 1963 e completata negli anni successivi, ed è stata elevata al rango di parrocchia nel 1965. La facciata della chiesa, con terminazione a capanna, è scandita verticalmente in tre campiture verticali per la presenza di altrettanti archi disegnati a rilievo mediante l’impiego di pietre. Mentre la campitura centrale ospita l’ingresso principale in quelle laterali è realizzata una finestra centinata stretta e lunga. Il medesimo trattamento è riservato alla superficie di facciata dal campanile, realizzato sul versante destro dell’edificio, dotato a sua volta di ingresso e finestra simile alle precedenti. Superiormente, al di sopra della cella campanaria, è sistemata una copertura a piramide. Internamente la chiesa si compone di un unico vano a pianta rettangolare, sulla cui parete di fondo si innesta la cappella presbiteriale, di larghezza inferiore rispetto a quella della navata. Gli ambienti di servizio sono attestati sul versante destro dell’edificio, in corrispondenza del presbiterio. Presso questa chiesa ed all’interno dell’abitato di Matzaccara, ogni anno, in occasione della sua ricorrenza che per Chiesa cattolica è il 18 agosto, si svolge la Festa di Sant’Elena Imperatrice, che è la Festa patronale della frazione, con cerimonie religiose e manifestazioni civili, canto e balli in piazza. Gli impianti sportivi della frazione MatzaccaraPassata la deviazione in via Giovanni XXIII e percorsi altri duecento metri lungo il corso Giacomo Matteotti, arriviamo a un bivio. Prendiamo a sinistra la via Sandro Botticelli e la seguiamo per seicento metri, fino a vedere, alla destra della strada, il Campo da Calcio Comunale situato in località Matzaccara, un campo con fondo in terra battuta, che non è dotato di tribune. In questo campo gioca le sue partite casalinghe la squadra della Associazione Sportiva Dilettantistica Matzaccarese calcio, che milita nel campionato Amatori UISP Cagliari di Eccellenza. La spiaggia con la pineta di CorongiualiDal corso Giacomo Matteotti eravamo arrivati a un bivio, prendiamo ora a destra, proseguiamo per trecento metri e la strada sbocca su una trasversale. Qui prendiamo a sinistra una strada che seguiamo per circa due chilometri, passando accanto alla costa dirigendoci verso nord, fino a dove questa strada termina. Dove la strada termina, prendiamo un tratto pedonale che passa attraverso la bella Pineta di Corongiuali, la quale circonda la bellissima spiaggia di Corongiuali che è una delle poche spiagge del comune di San Giovanni Suergiu. Si tratta di una piccola spiaggia con fondo a grani medi un bianco non candido, mista a terriccio. Il mare ha un fondale basso e sabbioso, e si presenta di un colore scuro, non trasparente, tra il verde e l’azzurro intenso. Data la sua distanza, è una piaggia poco frequentata dai bagnanti, nella quale sono presenti piccole imbarcazioni per la pesca sotto costa. Affascinante la pineta che arriva a ridosso del mare. In questa spiaggia non sono presenti servizi. |
La frazione Bruncuteula o Bruncu TeulaDopo aver visitato Matzaccara con la sua costiera, riprendiamo la SP75 che, alla rotonda, prosegue verso nord ovest. La seguiamo per tre chilometri e settecento metri, ed arriviamo a un’latra rotonda, alla quale prendiamo la terza uscita, che ci porta verso sud ovest, in seicentocinquanta metri, all’interno della frazione Bruncu Teula (altezza metri 21, distanza 9.19 chilometri dal comune di San Giovanni Suergiu di cui fa parte, abitanti circa 39), che è la frazione più a nord e ad ovest del territorio del comune di San Giovanni Suergiu. Si tratta di un villaggio costiero della regione storica del Sulcis, suddiviso amministrativamente tra i comuni di San Giovanni Suergiu a sud, e di Portoscuso a nord, anche del quale è una frazione (altezza metri 21, distanza 6.90 chilometri dal comune di Portoscuso di cui fa parte, abitanti circa 37). Un villaggio costiero suddiviso amministrativamente tra i comuni di Portoscuso a nord e di San Giovanni Suergiu a sudIl suo nome identifica il villaggio di pescatori, agricoltori e pastori sorto a pochi metri dal mare nella piana compresa tra gli abitati di Paringianu, nel comune di Portoscuso, e di Matzaccara, nel comune di San Giovanni Suergiu. La frazione facente capo al comune di Portoscuso si sviluppa completamente nel villaggio vecchio, ed in essa sono ancora visibili le caratteristiche casette basse con muratura di pietra viva locale e tetto di coppi rossi. La frazione pertinente al comune di San Giovanni Suergiu è costituita soprattutto da abitazioni recenti, sparse nell’area in prossimità dell’incrocio tra gli assi stradali da Flumentepido a Bruncuteula e da Paringianu a Matzaccara. L’abitato di Bruncu Teula si affaccia sullo stagno o laguna di Boi Cerbus, mentre a nord dell’abitato si trova il piccolo stagno ’e Forru. Si trova in una localtà che era certamente conosciuta dai Fenici, perché si ritiene che in essa si trovasse un porto fenicio, e una strada porta all’area archeologica di Monte Sirai, vicino a Carbonia, dove ci sono stati ritrovamenti del Tophet, della necropoli e di anfore fenicie. La spiaggia di Bruncu Teula ed a sud la sua pinetaArrivando a Bruncu Teul, la strada proveniente dalla SP75 arriva a un bivio, dove a destra, ossia verso nord, si entra nella parte dell’abitato appartenete al comune di Portoscuso, ed a sinistra, ossia verso sud, si entra nella parte del comune di San Giovanni Suergiu. Seguendo questa strada, si arriva fino al mare, dove si trova la piccola spiaggia di Bruncu Teula. La spiaggia di Bruncu Teula è un’altra delle poche spiagge del comune di San Giovanni Suergiu. Si tratta di un sottile lembo di terra, ricoperto in gran parte dalla vegetazione, con un arenile composto da terriccio di colore beige che ospita un mare un pò paludoso. È utilizzato soprattutto come punto d’approdo dei pescatori e delle loro piccole imbarcazioni, grazie al fondale basso per diversi metri. Non è pertanto adatto alla balneazione, in compenso è l’habitat di numerosi volatili che trovano in queste acque i loro banchetti. Si affaccia su un litorale interessante per la presenza della vasta Pineta di Bruncu Teula, scarsamente frequentata, molto silenziosa e quieta. |
Le frazioni a sud ovest di San Giovanni SuergiuDal centro dell’abitato di San Giovanni Suergiu, partiamo dalla piazza 4 Novembre, prendiamo alla sinistra del palazzo del Municipio la via Giuseppe Mazzini che si dirige verso nord ovest, la seguiamo per trecentocinquanta metri ed arriviamo a un trivio, dove prendiamo a sinistra la via Zara, la percorriamo per quattrocento metri ed incrociamo la SS126 Sud Occidentale Sarda, e la prendiamo verso sinistra, ossia verso sud ovest. Percorso un chilometro e duecento metri, arriviamo a una rotonda, dove prendiamo la prima uscita che ci porta sulla SP75 che si dirige verso nord ovest. La frazione Is CordeddasAppena imboccata la SP75, percorso un centinaio di metri, si prende una traversa alla sinistra della strada che conduce all’interno della frazione Is Cordeddas (altezza 5 metri, distanza 2.80 chilometri dal comune di San Giovanni Suergiu di cui fa parte, abitanti circa 58). Questa frazione è nota anche con il nome Is Matteus. La frazione Luxia ColluPercorsi Duecentosettanta metri dalla rotonda lungo la SP75, prendiamo, seguendo le indicazioni, la deviazione a sinistra che, in trecento metri, porta all’interno della frazione Luxia Collu (altezza 7 metri, distanza 3.17 chilometri dal comune di San Giovanni Suergiu di cui fa parte, abitanti circa 37). Questa frazione è nota anche con il nome Is Ghisus. La frazione Is CollusProseguendo sulla deviazione che ci ha portati a Luxia Collu, dopo centocinquanta metri svoltiamo a sinistra e, in duecento metri, arriviamo nella piccola frazione Is Collus (altezza 5 metri, distanza 4.00 chilometri dal comune di San Giovanni Suergiu di cui fa parte, abitanti circa 10), chiamata anche frazione Medau Is Collus. La frazione Is ImperasProseguiamo lungo la SP75, e, percorso un chilometro dalla rotonda, arriviamo all’interno della frazione Is Imperas (altezza 10 metri, distanza 3.26 chilometri dal comune di San Giovanni Suergiu di cui fa parte, abitanti circa 38), le cui abitazioni si trovano soprattutto alla destra della strada. La frazione PiscinnìPercorsi ancora quattrocento metri lungo la SP75, seguendo le indicazioni, svoltiamo a destra, seguiamo la strada per trecentocinquanta metri, poi svoltiamo a sinistra la deviazione che, in un centinaio di metri, ci porta all’interno della frazione Piscinì (altezza 12 metri, distanza 3.37 chilometri dal comune di San Giovanni Suergiu di cui fa parte, abitanti circa 11). La frazione Is GannausDa dove abbiamo preso la deviazione per Piscinì, seguiamo questa strada per ottocentocinquanta metri ed arriviamo all’interno della frazione Is Gannaus (altezza 25 metri, distanza 3.49 chilometri dal comune di San Giovanni Suergiu di cui fa parte, abitanti circa 18). L’abitato odierno deve il nome al vecchio casale ossia medau ad economia agropastorale di proprietà assieme ai terreni circostanti delle famiglie Gannau, e che è divenuto oggi una zona residenziale in espansione urbanistica, costituita da case e villette monofamiliari o plurifamiliari. La località nella quale si trova Is Gannaus era denominata nel medioevo, in particolare nel periodo giudicale, Coderra o Coa de Terra, che indica uno spazio di terra in una zona acquitrinosa, prima dello spopolamento che ha coinvolto tutto il territorio del Sulcis a partire dal periodo pisano fino al settecento circa. Is Gannaus sino al 2011 è stata sede di una circoscrizione municipale extraurbana, per diventare poi una frazione del comune di San Giovanni Suergiu. La chiesa di San Marco EvangelistaLa parrocchia del borgo è la piccola chiesa di San Marco Evangelista, che è stata edificata negli anni settanta del secolo scorso. La facciata della chiesa, alla quale si accede mediante alcuni gradini, è caratterizzata dalla presenza di due zone contrapposte, quella superiore di coronamento assume la forma di un frontone triangolare nel quale è collocata una grande croce, quella inferiore, la cui muratura ospita l’ingresso, assume le fattezze e la funzione di un portico. La struttura portante è in muratura in pietre intonacate e la copertura è costituita da solaio piano in latero cemento. Il manto esterno è a due falde ed è stato realizzato con tegole curve. Internamente la chiesa si compone di un unico vano, dotato di finestre sui lati lunghi, sulla cui parete di fondo è collocato l’altare. I resti del Nuraghe Is GannausArrivati all’interno della frazione, la strada che ci portati ad essa sbocca su una traversale che la percorre tutta da ovest ad est. Subito a nord ovest dell’abitato di questa piccola frazione, alla destra della strada che la percorre interamente ed esce dall’abitato verso nord ovest, passato il civico numero 1, si trovano i resti del Nuraghe Is Gannaus. Si tratta probabilmente di un Nuraghe semplice edificato in trachite a 22 metri di altezza, ma non è da escludere che potrebbe trattarsi di un Nuraghe complesso del quale sopravvivono solo i resti della torre principale. Del Nuraghe, che si trova all’interno di un terreno di proprietà privata, non rimangono, però, che poche tracce della lunghezza di una ventina di metri, che si trovano in condizioni di conservazione assai precarie. I resti del pozzo di Is GannausArrivati all’interno della frazione di Is Gannaus, la strada che ci portati ad essa sbocca su una traversale che la percorre tutta da ovest ad est. Qui prendiamo la strada che, percorso tutto L’abitato, esce da esso in direzione est. A un centinaio di metri dell’uscita dall’abitato, alla sinistra della strada si trovano, all’interno di un terreno di proprietà privata, i resti del pozzo di Is Gannaus. Si tratta di un pozzo, della lunghezza di circa un metro, che è stato edificato sopra quello in origine che era un pozzo sacro dell’età nuragica, destinato durante L’Età del bronzo al culto delle acque. Il pozzo di Is Gannaus viene utilizzato anche ai giorni nostri. La frazione Santa CaterinaDal centro dell’abitato di San Giovanni Suergiu, partiamo dalla piazza 4 Novembre, e prendiamo la via Vittorio Emanuele che si dirige verso sud ovest. La seguiamo per un chilometro e duecento metri fino a dove va ad immettersi sulla SS126 Sud Occidentale Sarda, proseguiamo lungo questa strada statale per ancora un chilometro e duecento metri ed arriviamo a una rotonda, dove prendiamo la seconda uscita per rimanere sulla SS126 Sud Occidentale Sarda. La seguiamo per ancora un chilometro e trecento metri, e troviamo alla destra della strada la frazione Santa Caterina (altezza 2 metri, distanza 4.37 chilometri dal comune di San Giovanni Suergiu di cui fa parte, non è disponibile il numero di abitanti). La ex centrale termoelettrica di Santa CaterinaPassati gl edifici della frazione, troviamo sulla destra della strada le indicazioni che conducono alla Centrale di Santa Caterina, una grande centrale termoelettrica edificata in riva al mare lungo la strada per Sant’Antioco per poter prelevare l’acqua necessaria al suo funzionamento, che è ormai dismessa. Si tratta di uno dei principali monumenti di archeologia industriale del Sulcis, entrata in funzione nel 1939. Si deve la sua nascita all’ingegner Angelo Omodeo che nel 1911 fonda la Società Elettrica Sarda, e nel 1913 la Società Imprese Idrauliche ed Elettriche del Tirso, la quale si occuperà delle opere idrauliche su Tirso e Coghinas. Scopo delle aziende, sviluppare la produzione di energia elettrica per lo sviluppo industriale e sociale dell’isola. L’impianto, il primo in Italia idoneo ad utilizzare il carbone del Sulcis polverizzato, utilizzava dei generatori di vapore per produrre l’energia elettrica. L’alimentazione del carbone avveniva mediante un sistema di rotaie su cui scorrevano i carri tramoggia che convogliavano il minerale a due mulini atti alla sua macinazione. Negli anni della seconda guerra mondiale ha assicurato la vitale fornitura elettrica non solo al complesso industriale del bacino carbonifero ma anche all’area metropolitana di Cagliari attraverso un articolato collegamento in rete. Nel settembre del 1943 i soldati tedeschi in ritirata hanno asportato il 4° gruppo turbo-alternatore. Il macchinario sarà poi parzialmente recuperato in Germania al termine del conflitto e rimesso successivamente in opera. Una quinta caldaia è stata attrezzata dopo il 1950 in virtù degli aiuti statunitensi del Piano Marshall. La centrale ha cessato il servizio nel 1963 chiudendo definitivamente nel 1965. Dopo la sua dismissione, negli ultimi anni si è acceso il dibattito attorno alla sua destinazione definitiva, tuttavia una soluzione non è stata ancora individuata. Nel corso dei decenni sono stati presentati diversi progetti, non legati al campo dell’industria, per una possibile riqualificazione dell’area, ma i fondi necessari alla sistemazione del complesso frenano gli entusiasmi. Intanto, la struttura resta affacciata, su quella laguna a cui porta anche un certo risalto, pregna della sua fama e del suo fascino storico, sempre pronta a farsi ammirare dal visitatore di passaggio così come dall’appassionato di edifici storici abbandonati. Ad sud dell’abitato di San Giovanni SuergiuDal centro dell’abitato di San Giovanni Suergiu, partiamo dalla piazza 4 Novembre, e prendiamo verso sud est la via Porto Botte, che uscirà dall’abitato con il nome di SS195 Sulcitana e che porta in direzione del comune di Giba. Il Nuraghe semplice Su Nuraxi ’e Su GunventuSeguita la SS195 Sulcitana per un chilometro e trecento metri, passando accanto all’Ippodromo di San Giovanni Suergiu che si trova alla destra, subito dopo prendiamo la deviazione verso destra seguendo le indicazioni per Colonia Munari. Percorsi ottocentocinquanta metri, deviamo a sinistra in un sentiero che, in duecentocinquanta metri, ci porta a vedere alla sinistra i resti del Nuraghe Su Nuraxi ’e Su Gunventu un Nuraghe semplice, monotorre, costruito in trachite a soli 6 metri di altezza. Il monumento è posizionato in area pianeggiante con destinazione agricola. Della struttura, in parte interrata e composta da grossi massi di trachite di forma poligonale disposi irregolarmente e messi in opera a secco, residuano tre o quattro filari nel lato est sud est, mentre nel paramento murario a nord nord est si conservano unicamente due filari. La struttura risulta aver subito crolli e rimaneggiamenti tali da rendere difficoltosa la lettura in pianta. Il monumento non è mai stato oggetto di interventi di indagine archeologica, tuttavia la sua importanza è da collegare ad un sistema di controllo territoriale in riferimento al vicino golfo. La frazione Azienda Agraria INPSProseguendo verso sud est lungo la SS195 Sulcitana, percorsi ancora settecento metri, troviamo alla destra della strada gli edifici della frazione Azienda Agraria INPS (altezza 8 metri, distanza in linea d’aria circa 2.71 chilometri dal comune di San Giovanni Suergiu di cui fa parte, abitanti circa 48). Dal punto di vista agricolo L’INPS aveva bonificato una larga fetta di territorio paludoso nella zona tra Suergiu e Palmas, divenuta in seguito una sua frazione, stabilendovi nel 1953 un’importante azienda agraria, poi passata a gestione regionale e cessata negli anni ottanta. Sono ancora oggi presenti, accanto alla strada statale, gli uffici, i laboratori e la direzione dell’ex Azienda Agraria, e più ad ovest si trova la stalla per l’allevamento del bestiame di proprietà dell’ex Azienda Agraria. La bonifica del comprensorio del Basso SulcisFra le ricerche riguardanti l’utilizzazione agricola della pianura prospiciente il golfo di Palmas ed il suo immediato retroterra collinare, intorno agli anni trenta sono stati intrapresi i primi studi per la bonifica del Comprensorio del Basso Sulcis. Inizia fino dal 1938 l’esecuzione delle opere, con le sistemazioni idrauliche e di risanamento della zona irrigua, nel 1938 viene fondata Città di Carbonia, ed inizia lo sviluppo di attività industriali nel bacino carbonifero. Nell’immediato dopoguerra, l’INPS inizia la bonifica di una larga fetta di territorio paludoso nella zona, stabilendovi un’importante Azienda Agraria, che viene costituita nella parte centrale dell’area Comunale, subito a sud dell’abitato di Suergiu fino a quallo di Palmas. E, per dimostrare praticamente ai proprietari la convenienza della trasformazione agricola della zona irrigua, viene organizzata questa azienda consorziale ad indirizzo prevalentemente zootecnico, sperimentando contemporaneamente varie colture di interesse industriale da avvicendare con le foraggere. Utilizzando gli impianti irrigui, ormai in efficienza, nell’autunno del 1952 viene acquistato in Olanda un congruo numero di bovini selezionati di razza pezzata nera. Nell’anno 1958 la stalla centrale del Consorzio, tenendo conto anche dei capi allevati tra quelli nati in azienda, risultava costituita da ben 202 capi. Ma successivamente, negli anni oettanta, l’INPS progressivamente diminuisce il suo interesse per l’azienda, non in linea con la sua attività istituzionale, fino ad alienare la proprietà. I resti del Nuraghe complesso CandelargiuPassata la frazione Azienda Agraria INPS, percorsi meno di duecento metri lungo la SS195 Sulcitana, allo svincolo prendiamo la deviazione sulla SP77 verso est in direzione di Tratalias, la seguiamo per circa settecento metri, poi, seguendo le indicazioni, deviamo a sinistra, nella strada che ci porta in località Palangiai, la seguiamo per seicento metri, e troviamo alla sinistra la deviazione che ci porta a vedere i resti del Nuraghe complesso Candelargiu. Si tratta di un Nuraghe edificato a 13 metri di altezza, ricoperto di terra fino quasi all’architrave di quello che doveva essere l’ingresso principale. Si tratta di un poderoso Nuraghe in andesite, a pianta trilobata, frutto dell’aggiunta di due torri secondarie davanti al mastio, collegato da muri che cingono un cortile centrale. Rimangono anche tracce di un antemurale. Il Nuraghe è stato probabilmente, nei secoli, oggetto di riutilizzo, come indicano le tracce di malta e intonaco su alcuni dei suoi muri. Non lontano dal Nuraghe Candelargiu si trovano i resti di un insediamento abitativo che ha restituito un importante complesso di ceramiche, forse votive, ed un tesoretto di monete d’oro di età punica. All’interno dell’insediamento abitativo si trova anche una capanna delle riunioni di dimensioni notevoli, una delle più grandi di tutta la Sardegna, nella quale è stato trovato un grande numero di conci a T, che fanno ipotizzare una struttura collocata al centro dell’edificio forse con funzione di altare. Vicino all’insediamento abitativo si trova anche un pozzo accuratamente rifasciato all’interno. La frazione Villaggio PalmasPassata la frazione Azienda Agraria INPS, percorsi meno di duecento metri lungo la SS195 Sulcitana, arriviamo allo svincolo, passato lo svincolo, a circa un chilometro dalla frazione Azienda Agraria INPS, troviamo alla sinistra la deviazione che ci porta nell’abitato della frazione Villaggio Palmas (altezza 9 metri, distanza in linea d’aria circa 3.84 chilometri dal comune di San Giovanni Suergiu di cui fa parte, abitanti circa 349), una frazione molto importante di San Giovanni Suergiu. Il villaggio è stato edificato dopo che le infiltrazioni ed i cedimenti causati dall’apertura dell’invaso della diga di Monte Pranu che sbarra il Rio Palmas nel comune di Tratalias, inaugurata nel 1957, avevano causato l’inabitabilità di quasi tutte le abitazioni della zona di Palmas vecchio. È stato costruito inizialmente per ospitare ottanta famiglie della vecchia Palmas, ed è stato inaugurato nel 1962. La chiesa parrocchiale della Vergine delle GrazieSi entra nell’abitato della frazione Villaggio Palmas prendendo, alla sinistra della strada statale, la via Ignazio Salaris, la quale, in quasi duecento metri, porta nella centrale piazza Enrico Berlinguer, al centro della quale si trovano i Giardini Pubblici. Su questa piazza si affaccia la chiesa della Vergine delle Grazie che è la parrocchiale di riferimento di questa frazione, realizzata nel 1966 in occasione del trasferimento dell’intero centro abitato a causa delle infiltrazioni dovute alla diga di Monte Pranu di Tratalias. L’edificio è caratterizzato in facciata dalla presenza di un portico a tre fornici realizzato in trachite, oltre il quale si apre il portale d’ingresso. Nella parte superiore della facciata, che segue l’andamento delle falde inclinate della copertura, è ricavata una finestra circolare. In posizione arretrata, accanto alla zona presbiteriale, si trova il campanile, a canna quadrata. L’interno è costituito da un unico, ampio ambiente suddiviso in campate da elementi in cemento aggettanti, sottolineati dal trattamento pittorico a finto marmo. Ben evidenziato è anche l’ingresso alla zona presbiteriale, la cui altezza è di molto inferiore a quella della navata. Gli impianti sportivi della frazione Villaggio PalmasNella frazione sono presenti gli impianti sportivi del Villaggio Palmas. Arrivati con la via Ignazio Salaris alla piazza Enrico Berlinguer, prendiamo a sinistra la via Cesare Battisti che, dopo quasi centicinquanta metri, sbocca sulla via Brigata Sassari. La prendiamo verso destra e, dopo una ventina di metri, vediamo alla destra della strada il cancello di ingresso che porta al Campo di calcetto, ossia di calcio a cinque, con fondo in erba sintetica, senza tribune per gli spettatori. Arrivati con la via Ignazio Salaris alla piazza Enrico Berlinguer, prendiamo a destra la via Tiziano e, dopo una settantina di metri, vediamo alla sinistra della strada il cancello di ingresso del Campo da tennis, con fondo in materiali sintetici vari, anch’esso senza tribune per gli spettatori. Altre frazioni verso sudDa dove abbiamo preso la deviazione che ci ha portati alla frazione Villaggio Palmas, proseguiamo verso sud est lungo la SS195 Sulcitana, dopo seicento metri prendiamo a destra seguendo le indicazioni per la Salina di Sant’Antioco. La frazione Is PistisSeguendo la strada sverso la Salina di Sant’Antioco per trecentocinquanta metri, prendiamo a destra seguendo le indicazioni, e raggiungiamo la frazione Is Pistis (altezza 7 metri, distanza in linea d’aria circa 4.24 chilometri dal comune di San Giovanni Suergiu di cui fa parte, abitanti circa 21). La frazione Is AchenzasPercorsi ancora duecentocinquanta metri lungo la SS195 Sulcitana, troviamo l’indicazione che ci fa prendere verso destra per raggiungere la frazione Is Achenzas (altezza 6 metri, distanza in linea d’aria circa 4.68 chilometri dal comune di San Giovanni Suergiu di cui fa parte, abitanti circa 17). L’antica Palmas con il Castello di PalmasPercorsi ancora cinquecento metri lungo la SS195 Sulcitana, a un chilometro e trecento metri da dove avevamo preso la deviazione che ci aveva portati alla frazione Villaggio Palmas, passato il viadotto sopra il rio Palmas, prendiamo la deviazione verso sinistra seguendo le indicazioni per Chiesa di Santa Maria di Palmas in una strada bianca che ci porterà nella frazione Palmas (altezza indefinita, distanza in linea d’aria circa 5.84 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), che si trova nell’area nella quale esisteva l’antico villaggio di Palmas vecchio. L’antico villaggio medievale di Palmas di SolsLa frazione prende il nome dall’antico villaggio medievale di Palmas di Sols, facente parte della Curatoria del Sulcis, nel Giudicato di Càralis, sorto poco prima dell’anno mille, e anch’esso, come i centri vicini, influenzato dalla presenza dei monaci in epoca medievale. L’antico borgo, spopolato intorno al quindicesimo secolo, si è ripopolato nel corso del diciottesimo e del diciannovesimo secolo, ed è stato in seguito abbandonata nel 1962, e ricostruita poco lontano in quello che è stato chiamato villaggio Palmas, per via di infiltrazioni d’acqua causate dalla costruzione della vicina diga di Monte Pranu. Appena presa la strada bianca, percorsa appena un’ottantina di metri, si vedono alla destra i resti del vecchio Cimitero di Palmas sconsacrato ed abbandonato in seguito allo spostamento dell’abitato di Palmas nei primi anni ’60. La chiesa di Santa Maria di PalmasPercorsi ancora quattrocento metri, si trova alla sinistra della strada la chiesa di Santa Maria di Palmas edificata nel dodicesimo secolo. Si tratta di una chiesa romanica pisana, situata in campagna a poca distanza dalla strada statale, nell’area di Palmas Vecchia, di cui era il principale luogo di culto. Questa chiesa è ricordata per la prima volta nelle fonti documentarie nel 1066, quando Torchitorio I di Cagliari, giudice di Cagliari, ne fa dono ai monaci dell’Abbazia di Montecassino. La chiesa, ubicata in una radura, è ciò che sopravvive dell’antico centro di Palmas. L’edificio è contraddistinto da un impianto planimetrico ad aula unica absidata, dotato di copertura a falde spioventi, di cui quella interna, in legno d’abete, è realizzata a capriate. Esternamente, al di sopra di uno strato impermeabilizzante, è un manto di rivestimento in coppo sardo. La sua facciata, affiancata sul versante sinistro da un piccolo corpo di fabbrica in rovina, che è stata una casamatta nella seconda guerra mondiale, ha tratti assai semplici. Contraddistinta dalla presenza di un ingresso sormontato da una finestra reniforme, al di sopra dei quali, a coronamento del prospetto, è un campanile a vela, si caratterizza per il rilievo conferito alle porzioni angolari mediante l’inserimento di elementi continui simili a paraste. Il fianco destro, dotato di ingresso secondario, è aperto mediante tre strette monofore dal profilo allungato. Il prospetto esterno dell’abside, orientata a nord est, è solcato da tre esili semicolonne collocate su una base e dotato a sua volta di monofore. Planimetricamente la chiesa, ad aula unica dotata di ampia abside, si contraddistingue per il particolare andamento dei muri perimetrali settentrionale e meridionale, i quali convergono verso l’abside conferendo misure differenti ai lati corti, quello di ingresso e della parete di fondo. La chiesa come il resto del paese viene abbandonata, e solo grazie all’impegno del parroco del paese don Nicolino Vacca, al quale è dedicata la piazza adiacente, l’edificio viene restituito al culto nel 1996. Il castello di PalmasPercorso appena un centinaio di metri, si trova alla destra della strada un agriturismo. Qualche centinaio di metri più avanti, un sentiero alla sinistra della strada porta ai pochi ruderi del Castello di Palmas. A protezione della Villa di Palmas di Sols era una cinta di mura, di cui rimane qualche traccia, e, incorporato nel suo tracciato, il cosiddetto castello del quale non rimane molto, si conservano infatti i soli resti di una torre tronco conica in grossi conci di pietra vulcanica, che originariamente si articolava su due piani, per un’altezza originaria tra i dieci ed i dodici metri circa e un diametro esterno che si lascia ricostruire per un totale di circa sette metri e mezzo. Secondo un’ipotesi, potrebbero essere i resti di una struttura dell’undicesimo secolo, fatta erigere dai giudici di Càralis nei dintorni della allora Palmas di Sols a scopi difensivi. Mentre secondo altri potrebbe trattarsi del castello ricordato da alcune fonti, secondo le quali i Gherardesca, cui apparteneva la Villa dopo la fine del giudicato di Càlari nel 1258, fecero erigere una struttura difensiva, distrutta nel 1323 dagli Aragonesi, quando si impossessarono della Sardegna a seguito dello sbarco operato proprio in questa località, nel Golfo di Palmas. Esiste, infine, un’altra ipotesi secondo la quale l’opera sarebbe stata costruita dagli Aragonesi a difesa della villa dopo il loro sbarco. In mancanza di studi specifici è evidentemente difficile dire quale di queste ipotesi possa essere la più convincente. I resti del Nuraghe complesso MeurrasProseguendo verso il bacino artificiale di Monte Pranu, si può arrivare a vederesu una piccola altura il Nuraghe Meurras. Il Nuraghe è posto ai confini tra Tratalias, Giba e San Giovanni Suergiu, ed anche se molto spesso viene descritto come proprietà solo di Tratalias, in realtà appartiene a tutti e tre i comuni. Il Nuraghe, che sorge nei pressi del lago artificiale di Monte Pranu su dei rilievi collinari a circa 62 metri sul livello del mare, è di tipo complesso, formato da un mastio centrale a forma ellittica e quattro torri di cui una sola quasi intera su due piani, unite da un camminamento. Intorno si sviluppava il villaggio nuragico, del quale restano alcune capanne di pietra circolari e rettangolari. Nelle vicinanze si trovano anche Tombe di giganti e ruderi di epoca romana. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, inizieremo la visita dell’isoLa di Sant’Antioco, che effettueremo in tre tappe. In questa prima tappa visiteremo il paese di Sant’Antioco e vedremo anche gli importanti resti archeologici presenti all’interno dell’abitato. |