Santu Lussurgiu con la località termale di San Leonardo de Siete Fuentes
In questa tappa del nostro viaggio da Cuglieri ci recheremo a Santu Lussurgiu che visiteremo con il suo centro ed i dintorni nei quali si trova la località termale di San Leonardo de Siete Fuentes. La regione storica del MontiferruIl Montiferru è una regione della Sardegna che prende il nome dal massiccio di origine vulcanica Monte Ferru, che si trova a nord di Oristano. I comuni che ne fanno parte si trovano tutti in Provincia di Oristano e sono: Bonarcado, Cuglieri, Santu Lussurgiu, Scano di Montiferro, Seneghe e Sennariolo. Il complesso vulcanico, spento da più di un milione di anni, era caratterizzato da eruzioni la cui lava finì per creare nuove terre sia a est, con il vasto altopiano di Abbasanta, caratterizzato da terreni basaltici, sia a ovest fino alla fascia costiera. Si tratta di un’area coperta da fitti boschi, caratterizzata da formazioni rocciose come i basalti colonnari di Cuglieri, e dalla grande abbondanza di sorgenti. Si tratta di una zona agricola, abitata sin dalla preistoria, come dimostra la città di Cornus. La costa è caratterizzata da falesie calcaree come quelle di S’Archittu, e da scogliere di basalto. In viaggio verso Santu LussurgiuDal centro di Cuglieri prendiamo verso sud est la via Vittorio Emanuele II che esce dall’abitato come SP19, la seguiamo per quasi diciotto chilometri ed entriamo nell’abitato di Santu Lussurgiu. Dal Municipio di Cuglieri a quello di Santu Lussurgiu di percorrono 19.4 chilometri. Il comune chiamato Santu LussurgiuIl comune di Santu Lussurgiu (nome in lingua sarda Santu Lussurzu, altezza metri 503 sul livello del mare, abitanti 2.215 al 31 dicembre 2021) è un tipico paese medievale che si estende sul versante orientale del Montiferru, fino all’altipiano di Abbasanta verso est, dove sugherete si alternano ai pascoli. Si ritiene che il paese si sviluppi all’interno di un’antica e inattiva conca vulcanica, e sebbene tutto il massiccio del Montiferru sia di origine vulcanica, non è provato che il sito dove si sviluppa il paese sia all’interno di un cratere. Fitti castagneti e lecceti, minacciati nel 1994 dal gravissimo incendio che devastò il Montiferru, fanno da cornice al paese. La vallata che lo circonda è caratterizzata da una rigogliosa vegetazione e numerose sorgenti. Il territorio Comunale è in gran parte montagnoso, e presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, dato che si raggiungono i 1.050 metri di quota. Ed il monte Urtigu, che è la cima più alta del Montiferru, cade interamente nel suo territorio. Origine del nomeIl suo nome riflette, con la fonetica dialettale, il culto del soldato Lussorio che qui predicò, martirizzato nel 303 o nel 304 sotto l’imperatore romano Diocleziano, ed in seguito santificato. Il nome del Santo viene citato per la prima volta in un documento del 559 indirizzato da papa Gregorio Magno a Gianuario Vescovo di Cagliari. La sua economiaSi tratta di un comune di collina che basa la sua economia soprattutto sulle attività agro pastorali ed industriali. Il perno dell’economia locale è l’agricoltura, che rappresenta una fonte di sostentamento importante per la popolazione, e le coltivazioni più diffuse sono quelle di cereali, ortaggi, foraggi, vite, olivo, frutteti e agrumi. Si pratica anche l’allevamento, in particolare di bovini tra i quali il Bue Rosso, bovino di razza sarda allevata al pascolo brado, di ovini, caprini, equini, suini ed anche avicoli. Per quanto riguarda il settore secondario, l’industria è costituita da aziende che operano nei comparti della produzione alimentare, del legno, del tessile, dell’energia, dell’elettricità, della metallurgia e dell’edilizia. Il settore artigianale è molto sviluppato, fiorente è l’attività legata alla lavorazione dei tessuti, del ferro battuto, del legno, dei coltelli, delle selle e finimenti per cavalli. Il terziario si compone di una sufficiente rete distributiva oltre che dell’insieme dei servizi. Un prodotto tipico di Santu Lussurgiu è il Casizolu un formaggio di latte vaccino a pasta filata ottenuto tipicamente dal latte delle vacche di razza sardo modicana, ossia Bue Rosso, allevate tutto l’anno allo stato brado. Dalla stessa pasta si ottiene anche un formaggio fresco la Triza dalla forma intrecciata con decorazioni sul dorso. L’Abbardente è il distillato noto per la caratteristica di essere ottenuta direttamente dalla distillazione del vino. Lo stupendo panorama, l’artigianato, i prodotti tipici della sua cucina, nonchché il ricco patrimonio archeologico, attirano un notevole flusso turistico sul posto. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione e di soggiorno. Il coltello tradizionale sardoI coltelli tradizionali sardi si suddividono in tre categorie di base, che sono Sa leppa, ovvero il coltello a manico fisso ancora oggi in uso sopratutto presso pastori e contadini, il coltello a serramanico chiamato nel nord Sa resolza e nel sud S’Arresoja, e Sa Còrrina, che è il coltello più semplice e antico, che presenta una lama fissa a foglia d’ulivo e manico in corno di capra, ed è usato tipicamente dai pastori. Esistono tantissime varietà di Sa leppa, a seconda della zona geografica di produzione e della struttura morfologica del coltello stesso. I principali tra quelli ad oggi sono ancora realizzati sono la Pattadese, l’Arburese, la Guspinese, ai quali la regione Sardegna, per tutelare la produzione artigianale dell’Isola, ha conferito il marchio Doc. Altri centri di eccellenza sono Tempio Pausania, Dorgali, Alghero, Santu Lussurgiu e Assemini. Abitudine diffusa in Sardegna, soprattutto tra gli uomini, è di ricevere in regalo uno di questi coltelli che gli artigiani realizzano in manico d’osso e lama in acciaio, ma non è un regalo come gli altri, dato che ha un significato molto profondo. Oltre a essere un gesto di grande amicizia, è un auspicio di un felice futuro, poiché serve a tagliare tutti i rami secchi del passato e concentrarsi sul futuro. Ma tecnicamente il coltello non si regala, chi lo riceve è obbligato, secondo la tradizione, a regalare una moneta, anche di pochissimo valore, alla persona da cui lo riceve. In questo modo il coltello non servirà mai a separare l’amicizia. Il coltello di Santu Lussurgiu che è Sa LussurgesaIl Coltello prodotto oggi a Santu Lussurgiu, chiamato Sa Lussurgesa ossia la Lussurgese, è un coltello da scanno, ossia un coltello con la punta particolarmente acuminata che veniva utilizzato per scannare gli animali, che ha una foggia simile a quella di Sa Pattadesa, ma si contraddistingue da esso per la sua duttilità e per il rigoroso utilizzo dei materiali tradizionali, che ne esaltano luminosità e pregio. I materiali impiegati per la realizzazione questi coltelli sono, per quanto riguarda le lame, gli acciai al carbonio e quelli inossidabili, per i manici si utilizza il corno di montone o muflone, legni pregiati, con fornimenti in ottone, alpacca ed altri metalli preziosi. Brevi cenni storiciIl territorio di Santu Lussurgiu è frequentato fino da epoche prenuragiche, considerate le domus de janas ed anche alcuni Dolmen. Numerosi sono i Nuraghi e alcuni in buono stato di conservazione. Numerose sono anche le Tombe dei Giganti e alcuni pozzi sacri. Il passaggio dei Romani è attestato anche da resti di terme, in seguito Santu Lussurgiu vede l’arrivo del cristianesimo, che si sovrappone ai culti pagani grazie a San Lussorio, che qui predica ed erige una piccola chiesa, per poi morire martire a Fordongianus. La fondazione di San Leonardo de Siete Fuentes, risalente al dodicesimo secolo, è antecedente a quella di Santu Lussurgiu. Quando, intorno alla chiesa di San Leonardo, è nato un insediamento stabile, nel sito dove oggi sorge la chiesa della Santa Croce è presente solo una pissola chiesa con le reliquie di San Lussorio. L’abitato nasce in seguito, attorno a questa piccola chiesa, e fa parte del Giudicato del Logudoro fino al 1259, poi del Giudicato di Arborea nella curatoria del Montiverru. Nel 1410, a seguito della battaglia di Sanluri, il territorio perde la sua indipendenza e cade sotto il controllo degli Aragonesi. Nel 1417 il paese viene incorporato nella Baronia di Montiferro, data in feudo da Alfonso V il Magnanimo re d’Aragona a Guglielmo de Montagnana. alla fine del quattrocento passa per Santu Lussurgiu il beato Bernardino da Feltre, che fonda la chiesa di Santa Maria degli Angeli e il convento dei Frati Minori Osservanti. Nel 1839, con la soppressione del sistema feudale, il paese viene riscattato agli Amat di San Filippo, ultimi feudatari, divenendo un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio Comunale. Dagli inizi del 1900 Santu Lussurgiu segue le vicende storiche degli altri paesi del Montiferru facendo parte della Provincia di Cagliari e diviene capoluogo di mandamento insieme a Bonarcado. Nel 1906 Antonio Gramsci frequenta il Ginnasio Comunale, del quale non è però molto soddisfatto tanto da descriverlo come Un piccolo ginnasio in cui tre sedicenti professori sbrigavano, con molta faccia tosta, tutto l’insegnamento delle cinque classi. Il comune di Santu Lussurgiu nel 1974, dopo la creazione della Provincia di Oristano, viene trasferito dalla Provincia di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella di Oristano. Alcuni dei principali personaggi che sono nati a Santu LussurgiuTra i personaggi anti a Santu Lussurgiu vanno citati il politico Francesco Maria Barracu, e nel dopoguerra il bandito Salvatore Fais. A Santu Lussurgiu nasce, nel 1885, Francesco Maria Barracu, che nel 1921 si iscrive al Partito nazionale Fascista e ottiene diversi incarichi tra cui quello di presidente del Fascio della Sardegna. Partecipa alle operazioni militari durante la guerra d’Etiopia perdendo un occhio a seguito delle ferite ricevute, e riceve la medaglia d’oro. Dopo l’8 settembre del 1943, segue Benito Mussolini e partecipa alla fondazione della repubblica Sociale Italiana. Nominato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, ha un notevole ruolo sul trasferimento al nord dei funzionari dei ministeri e nell’organizzazione dell’amministrazione repubblicana. Tenta anche, ma senza successo, di annettere la Sardegna al governo di Salò, poi costituisce una legione di militi sardi nota come Battaglione Volontari di Sardegna Giovanni Maria Angioy. Il 25 aprile 1945 segue Mussolini nella sua fuga verso il lago di Como, ma viene preso prigioniero a dongo dai partigiani, che tre giorni dopo lo fucilano. Prima dell’esecuzione, chiede inutilmente, essendo una medaglia d’oro, di essere fucilato al petto. Viene fucilato alle spalle, e ne viene esposta la salma in piazzale Loreto. |
A Santu Lussurgiu nasce, nel 1956, Salvatore Fais detto Speedy Gonzales. Viene condannato nel dicembre del 1982 a 29 anni di carcere per essere uno degli autori del sequestro nel 1978 del commerciante sassarese Pupo Troffa, e per il sequestro nel 1979, dei due fratelli torinesi Marina e Giorgio Casana. L’11 agosto 1984 evade dal carcere di Oristano e si dà alla latitanza. Gli inquirenti ritengono che sia il capo della banda che nel 1985 sequestra Tonino Caggiari, piccolo imprenditore di Oliena, per la cui liberazione avviene, il giorno successivo, un tremendo scontro a fuoco durato sei ore con agenti di polizia, Carabinieri, volontari civili, presso Osposidda, in territorio di Orgosolo. In questo conflitto rimangono uccisi i latitanti Giovanni Corraine, Giuseppe Mesina e Nicolò Floris, tutti di Orgosolo, e viene ucciso anche lui, Salvatore Fais, oltre al poliziotto Vincenzo Marongiu, di Mogoro. Questo conflitto a fuoco viene ricordato come la battaglia di Osposidda. I cadaveri dei banditi verranno trasportati su camion scortati dalla polizia a sirene spiegate, il che causerà accese polemiche, perché molti interpreteranno il fatto come un’ostentazione dei cadaveri alla stregua di trofei di caccia, dato che il trasporto per le vie del paese si usa nella caccia al cinghiale, e l’evento ispirerà la canzone Osposidda del cantautore Piero Marras, nella quale si canta Sonende bos passizan finas in S’istradone omines assimizan a peddes de sirbone, ossia Al suono di clacson vi esibiscono per la strada: assimilano uomini a pelli di cinghiale. |
Le principali feste e sagre che si svolgono a Santu LussurgiuA Santu Lussurgiu è attiva l’Associazione di Tradizione e cultura Popolare Ammentos Lussurzesos di Santa Lussurgiu, che si esibisce nelle feste che si svolgono nel comune ed in altre località, e nelle cui esibizioni è possibile ammirare il costume tradizinale di Santu Lussurgiu. In molte sagre a Santu Lussurgiu si svolgono esibizioni equestri, che in Sardegna risalgono ai secoli scorsi, quando i giudici di Arborea prima, e i viceré spagnoli dopo, avevano impiantato e favorito l’allevamento dei cavalli, tanto da ottenere razze speciali per le corse. Accanto ai riti Cristiani si ripetono usanze e tradizioni che portano le tracce dell’antico retaggio pagano, soprattutto le Ardie, delle quali Santu Lussurgiu ne conserva ancora due, quella organizata a fine giugno o inizio luglio dalla Pia Società del Sacro Cuore di Gesù, e il 21 agosto quella organizzata San dalla Pia Società di San Lussorio, ma in passato erano molto più numerose. A Santu Lussurgiu l’abbigliamento dei cavalieri è costituito da un costume formato da Su cappottinu ’e fresi che è un Giubotto d’orbace, Su zippone che è una una giacca che sagoma il busto fino alla vita, Su cossu ’e pedde ’e ittellu ossia il corsetto di pelle di vitello, e la camicia bianca. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Santu Lussurgiu citiamo, nei primi mesi dell’anno, in generale una settimana prima del carnevale, la manifestazione Cantigos in Carrela, esibizioni canore lungo le vie del paese ed il corteo seguito da due asinelli che trasporteranno le botticelle dalle quali viene spillato il buon vino; il carnevale con la Sa Carrela ’e Nanti, corsa a cavallo su una strada sterrata del centro; i riti della Settimana Santa, Sa Chida Santa, con la rievocazione tradizionale della passione di Cristo nella settimana che precede la Pasqua; la prima domenica di giugno, la Festa di San Leonardo de Siete Fuentes, nella località analoga, in concomitanza con la quale si svolge la manifestazione Cavalli in fiera, che è la fiera regionale del cavallo; a fine giugno la Sagra de su Casizolu, in località San Leonardo de Siete Fuentes; a fine giugno o nei primi giorni di luglio, l’Ardia de Coro ’e Zesusu; il 21 agosto, la Festa patronale di San Lussorio, con l’Ardia de Santu Lussurzu in onore del patrono; nel periodo di Natale, la manifestazione Artes e Sabores. Di particolare interesse storico e culturale sono le Confraternite legate al culto religioso che si attua con i riti della Settimana Santa, e attraverso esse si è tramandato il Canto a cuncordu di carattere laico e religioso. Il Carnevale di Santu Lussurgiu con Sa Carrela ’e NantiA Santu Lussurgiu il Carnevale è una manifestazione particolarmente sentita. Quello che lo caratterizza è la tradizionale corsa a cavallo detta Sa Carrela ’e Nanti, una corsa a pariglia tra le più spericolate dell’isola, il cui nome suona come La strada di fronte, dato che ha preso il nome da una strada sterrata in terra battuta situata nel centro storico del paese. La domenica di Carnevale i primi cavalieri, tutti rigorosamente Lussurgesi ed abbigliati con il costume tradizionale, si presentano a S’Iscappadorzu, il punto in cui avrà inizio la manifestazione. Le pariglie sono composte da due o tre cavalieri per volta, e l’abilità dei cavalieri consiste nel mettere insieme la maestria equestre, l’assetto durante la corsa, la compostezza dei cavalli lungo il tortuoso percorso. I riti della Settimana Santa a Santu LussurgiuCon la domenica delle Palme iniziano i Riti della Settimana Santa, organizzati dalle quattro Confraternite del paese, la Confraternita del Santissimo Rosario, l’Arciconfraternita del Gonfalone intitolata alla Santa Croce, la Confraternita del Carmine e la Confraternita della Beata Vergine Addolorata. Il martedì Santo, nella chiesa della Santa Croce l’omonima Arciconfraternita organizza la rappresentazione de Su Nazarenu, una via Crucis accompagnata dai canti Miserere e Stabat Mater in sardo. Il mercoledì Santo la Confraternita del Santissimo Rosario cura la preparazione del simulacro del Cristo Morto sulla Croce e la Compagnia delle Prioresse veste la statua della Madonna Addolorata. Il giovedì Santo si svolgevano Sas Criccas, una processione che si concludeva con la celebrazione della Messa in Coena Domini, mentre oggi il pomeriggio è dedicato alla preparazione del tavolo per il rito del lavabo ossia della lavanda dei piedi. Terminata la messa, dalla chiesa di Santa Maria degli Angeli parte la processione con il simulacro della Madonna Addolorata accompagnato dal canto del Miserere. All’interno della chiesa parrocchiale, la Confraternita del Santissimo Rosario prepara lo spazio per il rito de S’Incravamentu, ossia della crocifissione, accompagnata da versetti del Miserere che gli anziani hanno soprannominato Miserere Longu, per la sua lunga durata. Il venerdì Santo dalla chiesa di Santa Maria degli Angeli si avvia una processione con la lettiga del Cristo morto circondata da quattro confratelli che portano i lampioni spenti e tutti gli oggetti preparati durante il pomeriggio. Il corteo arriva alla chiesa parrocchiale, dove avviene la rappresentazione del rito di S’Iscravamentu ossia della deposizione del Cristo morto dalla croce. Al termine del rito i confratelli della Santa Croce si avviano in processione verso la chiesa di Santa Maria degli Angeli, e, giunti in chiesa, il Cristo morto e la Madonna restano esposti per l’adorazione dei fedeli. Il sabato Santo è dedicato alla vestizione dei simulacri della Madonna e del Cristo Risorto, e la domenica di Pasqua si celebra il rito de S’Incontru che rievoca il primo incontro di Cristo Risorto con la Madonna. Le Ardie in onore del Martire guerriero San LussorioIl nome del paese rivela un’antica devozione per il Martire guerriero San Lussorio, in ricordo del quale si svolgono oggi due Ardie, quella del Sacro Cuore di Gesù e quella di San Lussorio, mentre un tempo erano molte di più dato che si svolgevano anche l’Ardia di San Marco, quella di San Giovanni, e di San Costantino. L’Ardia è la manifestazione equestre nella quale i cavalieri rappresentanti le forze del bene, che dovranno guidare la galoppata contro quelle del male, fanno da scorta al Santo. Ardia infatti è un termine che deriva dal verbo Bardiare, che in dialetto sardo logudorese significa proteggere ossia fare la Guardia. Secondo la tradizione, San Lussorio in latino Luxorius o Luxurius, chiamato anche San Rossore dai Pisani, era un soldato pagano che svolgeva l’attività di Apparitor, cioè impiegato del governatore Delfio a Carales, dove si converte al Cristianesimo. Incarcerato durante le persecuzioni di Diocleziano, si rifiuta di abiurare e viene decapitato il 21 agosto di un anno non precisato presso Forum Traiani, oggi Fordongianus. A Fordongianus nel seicento viene rinvenuta una Cripta absidata del quarto secolo che si ritiene fosse la sua sepoltura, sulla quale viene edificata nell’undicesimo secolo la chiesa di San Lussorio. Si suppone che le reliquie siano state poi traslate a Cagliari, come testimonia un’iscrizione mosaicata che indica una seconda sepoltura. Ma ne rivendicano il possesso anche la chiesa di Pavia, dove le avrebbe portate liutprando dopo averle acquistate dai Vandali assieme a quelle di Sant’Agostino, e la chiesa di Pisa che se ne sarebbe impadronita nel 1088, insieme con quelle di Sant’Efisio e San Potito, che giacevano a Nora. Forse dopo il trasferimento a Cagliari, parte delle reliquie è rimasta in città, parte traslata a Pavia da liutprando, ed il resto portato a Pisa. alla storia di San Lussorio viene, nella tradizione, collegata quella di due martiri fanciulli, Cesello e Camerino anche loro santificati. Imprigionati a Carales dal governatore Delfio che, dopo aver tentato di riconvertirli alla religione pagana, li condanna a morte ed i loro corpi vengono dati in pasto ai cani. I resti dei corpi vengono sepolti nella stessa città: Et sepelierunt eos in loco ubi nunc est ecclesia Sancti luciferi confessoris, ossia e li seppellirono dove sorge ora la chiesa di San lucifero confessore. A loro si ritiene appartengano i due corpicini rinvenuti nel 1615 nel secondo complesso funerario sotterraneo dell’attuale chiesa di San lucifero. |
A fine giugno o nei primi giorni di luglio a Santu Lussurgiu si svolge l’Ardia de su Coro ’e Zesusu, per la quale i cavalieri della Pia Società del Sacro Cuore di Gesù, detta Su Sotziu de su Coro ’e Zesusu, con in testa il Priore ed il Sottopriore a cui sono state consegnate le bandiere, effettuano con passo sostenuto Sos Inghirios attorno alla parrocchiale di San Pietro, che consistono in tre giri a destra e tre giri a sinistra. In seguito, attraverso le vie in acciottolato del centro storico i cavalieri, con l’antico costume tradizionale addosso, salgono al galoppo fino alla piazza S’Eligheddu, luogo in cui era posta un tempo la croce di San Giovanni e sono poste oggi tre croci. Ed il 21 agosto, in concomitanza con la Festa di San Lussorio, vi si svolge l’Ardia organizzata dalla Pia Società di San Lussorio, detta Su Sotziu de Santu Lussurzu. La preparazione ha inizio a gennaio, quando il Primo Majorale pianifica l’evento e concede l’incarico a S’Obreri Mannu, che costituirà il Comitato dei festeggiamenti. I riti in onore di San Lussorio hanno inizio con la novena, cioè nove giorni prima della festa. Le celebrazioni hanno quindi inizio il giorno 20 con la vestizione della statua del Santo. Il giorno successivo avviene la consegna delle Bannelas, i tre stendardi benedetti, ai tre cavalieri prescelti prima dell’Ardia e. Che inizia con la processione che accompagna la statua del Santo per il centro storico. Grande attenzione è dedicata alla sfrenata corsa dei cavalli in onore del Santo, un momento in cui i cavalieri, circondati da migliaia di spettatori, salgono al galoppo fino alla piazza S’Eligheddu, luogo in cui era posta un tempo la croce di San Giovanni e sono poste oggi tre croci. Dopo l’Ardia, i cavalli si accodano alla processione che segue la messa e che si conclude con il rientro della statua di San Lussorio nella chiesa parrocchiale e la sua collocazione nella Cappella fino all’anno successivo. Il priore, a questo punto, riconsegna al parroco le tre Bannelas affidate precedentemente ai tre cavalieri. Nella giornata del 21 agosto viene organizzata anche la Sagra della degustazione dei prodotti tipici selargini, occasione in cui saranno distribuite le pietanza come il coniglio alla cacciatora, salsiccia arrosto, formaggio, anguria, pane acqua e vino secondo la più tradizionale ricetta selargina, al fine di valorizzare i prodotti enogastronomici ed artigianali delle aziende locali. Visita del centro di Santu LussurgiuL’abitato, disposto ad Anfiteatro entro un cono di origine vulcanica, ha conservato la sua impronta rurale, senza lasciarsi condizionare dal cambiamento dei tempi, come dimostra l’assenza di evidenti segni di espansione edilizia. Il suo andamento altimetrico è quello tipico delle località di collina. In tutto il centro storico si è conservato l’acciottolato che costituisce una peculiarità e una ricchezza del paese. Anche se in alcuni tratti ha vistosa necessità di manutenzione offre al paese scorci e ambienti suggestivi. Le vie sono strette e spesso in ripida pendenza, le automobili possono trafficarle solo per alcuni tratti. Raggiungiamo la piazza S’Elegheddu dove si concludono le Ardie di Santu LussurgiuArriviamo a Santu Lussurgiu con la SP19 provenendo da Cuglieri e, passato il cartello segnaletico che indica l’ingresso nell’abitato, diventa la via delle Opere Pie, la seguiamo per quasi duecento metri e la strada sbocca sul viale Azuni. Prendiamo il viale Azuni verso sinistra e, dopo una cinquantina di metri, in Piazza S’Eligheddu vediamo partire a sinistra la SP77. Al centro del bivio si trova uno spiazzo a verde, luogo in cui era posta un tempo la croce di San Giovanni e sono poste oggi le tre croci alle quali terminano le Ardie che si svolgono a Santu Lussurgiu, l’Ardia de su Coro ’e Zesusu e l’Ardia de su Sotziu de Santu Lussurzu. Il Cimitero Comunale di Santu LussurgiuLa via delle Opere Pie sbocca sul viale Azuni, lo prendiamo verso sinistra ed, arrivati alla piazza S’Eligheddu, prendiamo a sinistra la SP77 che porta in direzione di Borore. La SP77. Dopo una settantina di metri, svolta a destra dirigendosi verso sud est, mentre proseguendo dritti si prende la via del Cimitero che si dirige verso nord est. Seguiamo la via del Cimitero per poco più di un centunaio di metri, ed arriviamo a vedere, alla sinistra della strada, il muro di cinta con il portale nel quale si trova il cancello di ingresso del Cimitero Comunale di Santu Lussurgiu. La chiesa di San Giovanni Bosco e l’Istituto scolastico superiore Carta MeloniLa via delle Opere Pie sbocca sul viale Azuni, lo prendiamo verso destra ossia in direzione ovest, lo seguiamo per appena una cinquantina di metri, e vediamo alla sinistra della strada la facciata della chiesa di San Giovanni Bosco, recentemente restaurata con demolizione della copertura in legno della navata centrale, che è stata rifatta il legno lamellare e tavole, previo rinforso delle strutture portanti, completa di coibentazione ed impermeabilizzazione. Presso questa chiesa il 2 giugno, giornata nella quale è avvenuta la sua beatificazione, o la domenica più vicina, si tiene la Festa di San Giovanni Bosco, preceduta la sera della vigilia dalla processione con il simulacro del Santo, e nel giorno della Festa si svolgono le cerimonie religiose, la benedizione della auto in piazza S’Elighedda, la Fiera del dolce. Accato ad esse, si tengono anche diverse cerimonie civili. Sul retro della chiesa si trova un edificio che un tempo ospitava l’ex alloggio San Francesco, e che poi ha ospitato l’Istituto scolastico superiore Carta Meloni. Risale a metà ottocento la fondazione di un ginnasio grazie ai cospicui lasciti, terreni, bestiame e case, di Pietro Paolo Carta e Giovanni Andrea Meloni, ai quali in seguito si aggiungono quelli di Luigi Cerchi e Nicolò Carippa. La Scuola viene gestita inizialmente dai Padri Scolopi, e successivamente a partire dal 1906 e fino al 1972 dai Salesiani, i quali fanno diventare il paese un importante centro culturale della Sardegna. Tra gli alunni della Scuola va ricordato anche Antonio Gramsci. Nel 1978 viene istituito il privato liceo linguistico Carta Meloni, cui segue il Tecnico commerciale per il turismo. L’ente, però, nel 2000 ha interrotto definitivamente la sua attività formativa. L’Hotel Antica Dimora del Gruccione con l’importante ristorante omonimoDalla chiesa di San Giovanni Bosco procediamo in direzione ovest sul viale Azuni, dopo un centinaio di metri svoltiamo leggermente a sinistra e prendiamo la via Pietro Paolo Carta, la seguiamo per circa centocinquanta metri poi svoltiamo a destra nella via Agostino Obinu, dopo altri centocinquanta metri svoltiamo leggermente a sinistra nella via Michele Obinu. Percorsi quasi duecento metri, alla destra della strada al civico numero 31 della via Michele Obinu, si trova l’Hotel Antica Dimora del Gruccione, un’antica dimora storica presso al quale è presente l’importante Ristorante antica Dimora del Gruccione. L’Hotel Antica Dimora del Gruccione è un’antica dimora storica situata nel piccolo centro del Montiferru, nella quale vive e rivive la lunga tradizione sarda. Si tratta di una bella casa di origini settecentesche, convertita in albergo diffuso, che affianca alla struttura principale un’ulteriore unità abitativa. Nelle camere calde e persoonalizzate, elemnti tipici della zona si sposano con colori ricercati e linee anni Cinquanta. L’antica Dimora del Gruccione offre situazioni di soggiorno adatte a esigenze diverse ed è l’ideale tappa per coloro che si vogliono cimentare in un tour dell’Isola. |
L’importante ristorante Antica Dimora del Gruccione è un locale specializzato nella cucina sarda nell’ambiente di una locanda. Presso questo ristorante, nella bella stagione si mangia nella piccola corte interna, altrimenti ci si accomoda nella sala che un tempo era stata la Cantina. Dalla cucina viene proposto un menu degustazione che cambia di giorno in giorno inseguendo la stagionalità e cercando di presentare il meglio delle materie prime dell’isola. L’antica Dimora del Gruccione è l’ideale tappa per coloro che vogliono assaporare i gusti della cucina tradizionale basata su prodotti considerati Presidi dalla Slow Food. |
La chiesa parrocchiale di San Pietro ApostoloDalla chiesa di San Giovanni Bosco procediamo in direzione ovest sul viale Azuni, dopo un centinaio di metri svoltiamo leggermente a sinistra e prendiamo la via Pietro Paolo Carta, la seguiamo per circa centocinquanta metri e proseguiamo dritti sulla via della Libertà, dopo una settantina di metri svoltiamo tutto a destra in via della pace, percorsa per una trentina di metri svoltiamo a sinistra e prendiamo la via Giovanni Andrea Meloni, la seguiamo per un centinaio di metri finché prosegue sulla via Deodato Meloni, e dopo un altro centinaio di metri vediamo, alla sinistra della strada, la piazza San Pietro, sulla quale si affaccia la chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo. Di questa chiesa non si conosce la data di costruzione ma di sicuro era già presente nel 1469, dato che in quell’anno, a Roma, papa Paolo II scriveva al canonico di Ploaghe raccomandandogli l’attribuzione della prebenda di San Pietro di Santu Lussurgiu ammontante a 150 fiorini d’oro al giovane Giovanni de Ribellis in seguito alla sua ordinazione sacerdotale. La facciata principale è divisa in due ordini di cui quello inferiore è ulteriormente diviso in tre specchi leggermente rientranti, che costituiscono l’elemento caratterizzante la facciata, oltre i due campaniletti, anche le paraste angolari che la delimitano lateralmente, oltre le due lesene semicircolari munite di basi e capitelli ionici. Lo specchio centrale ospita il portale principale, ed in asse col portale, al centro della facciata, si apre una vetrata a sei scomparti che ospita una scena narrativa policroma con San Pietro e il Cristo. L’ordine superiore è costituito da un timpano con cornice dentellata, e dalle torri campanarie angolari a quattro aperture e copertura cuspidata. La facciata è conclusa superiormente da una croce al culmine del timpano. La chiesa presenta una navata unica suddivisa in tre campate. La Festa patronale di Santu Lussurgiu è la Festa di San Lussorio, durante la quale, oltre alle diverse cerimonie religiose e manifestazioni civili, si svolge l’Ardia de su Sotziu de Santu Lussurzu che abbiamo già descritta. Nella seconda Cappella a sinistra dopo il battistero ha la sua sede la Confraternita della Beata Vergine Addolorata, fondata il 18 dicembre 1735, incaricata di svolgere vari eventi rituali nella settimana antecedente e durante la Settimana Santa, soprattutto il rito de S’Incravamentu, ossia della crocifissione del Cristo. Costituitosi nel 1999, il coro Su Cuncordu ‘e Sette Dolores assolve i suoi compiti durante i riti della Settimana Santa, tra i quali l’accompagnamento del Settenario dell’Addolorata con i canti de Sa Novena e del Miserere che culmina il venerdì precedente la domenica delle Palme coi i canti dell’Ordinarium Missae, ed anche in altri eventi e cerimonie nel corso dell’anno. Il Monumento ai Caduti di Santu LussurgiuNella piazza antistante sulla quale si affaccia la chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo, guardando la sua facciata, alla sinistra, si trova il Monumento ai Caduti di Santu Lussurgiu nella Prima Guerra Mondiale. Si tratta di un monumento a stele realizzato tra il 1925 ed il 1935, nel quale entro un recinto è presente una stele in pietra, sormontata da un’aquila in bronzo che rappresenta una allegoria della Vittoria, e sulla quale sono presenti lastre in marmo. La lastra principale contiene la dicitura Per iniziativa dei reduci / con le offerte dei compaesani / ai caduti in Guerra / di Santu Lussurgiu, mentre in essa e nelle altre lastre sono presenti tutti i nomi dei caduti di Santo Lussurgio nella Grande Guerra. La chiesa di Santa Maria degli Angeli detta anche su ConventuDalla piazza San Pietro, di fronte alla facciata della chiesa, parte la stretta via Santa Maria, la seguiamo per un centinaio di metri fino a vedere, alla sinistra della strada, la facciata della chiesa di Santa Maria degli Angeli, chiamata anche De su Conventu per la presenza in passato vicino ad essa di un convento, che si trova nella parte alta del paese. È stata edificata nel 1473 per volere del Beato Bernardino da Feltre e dei Frati Minori Osservanti, che erano giunti a Santu Lussurgiu nel 1420, insieme al convento dei Frati Minori Osservanti un tempo adiaente e demolito nel 1935, in periodo fascista, per dar luogo alla costruzione delle Scuole Elementari. Nell’atrio della chiesa è infatti murata una lapide con l’iscrizione: Fue fundado este convento por el B. Bernardino de Feltro el dia 2 de agosto de 1478. È certamente la chiesa più bella e interessante di Santu Lussurgiu, quella che ha conservato più integre nel tempo le antiche caratteristiche architettoniche. Inizialmente aveva dimensioni più contenute e forme più semplici. alla fine del seicento la volta in legno viene sostituita da una volta a botte, mentre vengono installati nuovi arredi particolare pregio tra i quali l’altare ligneo con il retablo realizzato tra il 1690 ed il 1710 circa, ed il pulpito decorato. Nel 1784 viene realizzata la Cappella del Rosario, viene avanzato il corpo che viene dotato di campanile, e viene dato alla facciata un aspetto più importante del vecchio prospetto che in passato aveva la pietra a vista, e dopo il pesante restauro è cambiata radicalmente. La chiesa si presenta internamente con un’unica aula rettangolare dotata di volta a botte, quattro cappelle con forma quadrata sul lato destro, delle quali tre con volta a crociera e quella del Rosario, immediantamente a destra dell’ingresso che è la più importante, dotata di cupola ottogonale e decorazioni barocche che contrastano con la semplicità dell’edificio. Sotto il pavimento della Cappella del Rosario sono presenti alcune sepolture, che conservano oltre alle spoglie di importanti personaggi religiosi e cittadini in vista, anche quelle degli antichi componenti della Confraternita del Rosario, fondata nel 1605. All’interno conserva una preziosa statua lignea cinquecentesca della Madonna degli Angeli col Bambino. È inoltre arricchita da un settecentesco pulpito ligneo e da una pregevole pala d’altare in legno policromo nelle cui nicchie si possono apprezzare le statue della Madonna, di San Diego e di San Pasquale. Nella Cappella del Rosario di questa chiesa è ospitata la Confraternita del Santo Rosario, ossia Sa Cunfrarìa ’e su Rosariu, che è stata fondata, come riporta l’atto di istituzione, l’8 maggio 1605. Nata in ambito francescano, con l’intervento dei Domenicani di Sassari, nel convento dei Frati Minori Osservanti di Santu Lussurgiu. Questo sodalizio devozionale laico, composto in prevalenza da artigiani e contadini ha avuto, sino dall’inizio, il compito di organizzare nel paese le sacre rappresentazioni della Settimana Santa e di fornire ad esse il sussidio del canto corale per sottolinearne e ad esaltarne le varie fasi. Tra l’altro, il mercoldì Santo la Confraternita cura la preparazione del simulacro del Cristo morto sulla Croce e di tutti gli oggetti che verranno utilizzati per la cerimonia de S’Incravamentu, ossia della crocefissione, del giorno dopo. La Confraternita, oltre ai normali compiti religiosi e di culto, si occupa anche di svolgere attività assistenziali. La Palestra Comunale di Santu LussurgiuGuardando la chiesa di Santa Maria degli Angeli, la costeggiamo lungo il suo lato sinistro che è la via Frati Minori che, dopo una settantina di metri, sbocca sulla via Suor Modestra. alla sinistra della via Frati Minori, a poca distanza al civico numero 7, vi è l’edificio che ospita l’Istituto Comprensivo, di fronte al quale si trova la Palestra Comunale di Santu Lussurgiu. La Palestra ha pavimentazione in legno ossia parquet, è dotata di tribune in grado di ospitare 25 spettatori, ed in essa è possibile esercitare come discipline la Ginnastica, la pallacanestro, e la pallavolo. La fontana su SauccuPassata la chiesa di Santa Maria degli Angeli, proseguiamo lungo la via Santa Maria che si dirige verso nord ovest fino ai limiti settentrionale dell’abitato. Percorsi centoventi metri questa strada svolta leggermente a sinistra sboccando sulla via Giovanni Maria Angioy, appena una cinquantina di metri prima che questa via svolti a destra arrivando sul viale Azuni, la strada principale del paese, il quale subito più avanti in salita effettua un tornante verso destra. Subito dopo l’arrivo della via Giovanni Maria Angioy, alla destra del viale Azuni si vede la Fontana di su Sauccu, un antico lavatoio sito proprio su un tornante della strada principale. Questo lavatoio si trova all’interno del paese, nel quale sono presenti anche varie fontanelle e zampilli sparsi. A poca distanza esisteva un tempo la chiesa di San Giovanni famosa per la sua ArdiaDalla piazza San Pietro, di fronte alla facciata della chiesa, avevamo preso la stretta via Santa Maria, ed un poco più a sinistra rispetto ad essa parte anche la via Santa Croce che si dirige verso la chiesa della Santa Croce. Lungo questa strada era presente un tempo la chiesa di San Giovanni. La chiesa era molto semplice, ad una sola navata, con il tetto a due falde con copertura in coppi, e con un’abside laterale sormontata dal campanile a vela a due campane, ed all’interno l’altare maggiore in muratura. Nel 1881 il sacerdote che aveva appena fondato la Confraternita della Madonna di Bonaria, tenta di intitolare alla Madonna di Bonaria una Cappella della chiesa della Madonna degli Angeli che era dedicata a Santa Rosa ma priva del suo simulacro, tale riChiesta non viene accettata, e la sede del culto della Madonna di Bonaria viene stabilito nella chiesa di San Giovanni. In seguito, nel 1883, la chiesa viene adattata ad uso scolastico, e viene aperta una finestra sulla facciata laterale. Nel 1964 vengono autorizzati i lavori di sistemazione della chiesa gravemente danneggiata dalle alluvioni dell’inverno 1962 e del luglio 1963. Durante la risistemazione viene rifatto il tetto e demolita l’abside. Il lento declino della chiesa porta quindi al suo abbandono, e la chiesa, di fatto, viene trasformata in un locale ad uso Comunale, mentre oggi sulle sue mura è edificato un anonimo locale. L’importanza di questa chiesa è legato ai suoi festeggiamenti, dato che il 24 giugno si svolgeva la famosa Ardia di San Giovanni, organizzata da Su Sotziu ’e Santu Anne, con tre giri dei cavalieri attorno alla chiesa e tre attorno alla croce di San Giovanni presente in piazza S’Eligheddu, dove oggi sorgono le tre croci. La chiesa della Santa Croce che anticamente era intitolata a San LussorioDalla piazza San Pietro parte la via Santa Croce e, percorsa una cinquantina di metri, si vede alla sinistra la facciata principale della chiesa della Santa Croce, che è sicuramente la chiesa più antica del paese ed è stata la prima parrocchiale, sostituita in seguito dalla chiesa di San Pietro, di dimensioni decisamente più imponenti. Era dedicata inizialmente a San Lussorio, Martire cristiano venerato in tutta la Sardegna che ne custodiva le reliquie. In base a quanto riportato su una pergamena ritrovata durante una restaurazione, la consacrazione dell’altare sarebbe stata effettuata da Rayneri, Vescovo di Bosa, il 15 gennaio 1185. Attorno a questa piccola chiesa campestre è sorto tutto il nucleo abitato del paese. della sua forma originaria la chiesa conserva solo poche tracce, in quanto la stessa è stata oggetto nel seicento, di un profondo intervento di rammodernamento che ha portato a modifiche anche sostanziali, soprattutto nel 1644 quando si effettua l’inversione della posizione dell’altare con quella della porta d’ingresso, oltre alla dedicazione del nuovo edificio alla Santa Croce. Preceduta da alcuni gradini che immettono ad un sagrato di dimensioni contenute, la chiesa ha un’unica navata piuttosto allungata, scandita da archi a tutto sesto, cui è affiancata una finta navata laterale sul lato destro, separata da quella vera e propria da archi ogivali. Sul lato sinistro, in corrispondenza della terza campata, si apre la Cappella dei Santi Cosma e Damiano, ceduta al Pio Sodalizio dei Santi Cosma e Damiano, nella quale è stato collocato l’altarino in marmo della Vergine di Bonaria, che viene lasciata libera il giovedì Santo per farvi il Sepolcro per conservarvi il Santissimo. In corrispondenza della seconda campata è impostato un tozzo e massiccio campaniletto a vela frutto di un intervento successivo. Tanto la facciata principale quanto quella laterale risultano di semplice fattura, intonacate e dipinte in un color giallo tenue. Sul fronte principale, asimmetrico per la presenza della finta navata laterale, due paraste in pietra a rilievo ed un timpano triangolare costituiscono la nuova facciata, arricchita anche da una finestra ottagonale con modanature in pietra lavorata e soprastante scudo, esso pure in pietra. La pavimentazione bicroma a scacchi, riprende con ogni probabilità quella originaria. L’altare maggiore è piuttosto semplice, con colonne e timpano superiore a coronamento di una nicchia che ospita una statua della Vergine col Bambino. All’interno di questa chiesa è ospitata l’Arciconfraternita del Gonfalone intitolata alla Santa Croce, fondata probabilmente nel 1587 ed in seguito fusa con quella della Vergine Santissima di Bonaria, alla quale sono affidati alcuni dei principali Riti della Settimana Santa. Il più significativo è quello che si svolge il martedì Santo, quando nella chiesa della Santa Croce la sua Confraternita organizza la rappresentazione de Su Nazarenu, ossia del Cristo alla colonna, alla quale segue una via Crucis all’interno della chiesa e una processione all’esterno. L’intero rituale è scandito dal canto del Miserere e De Sa Novena che è lo Stabat Mater in lingua sarda, che vengono eseguiti da Su Cuncordu ’e Santa Rughe ossia dal coro della Santa Croce. Il Municipio di Santu LussurgiuLa via Santa Croce, passata la chiesa della Santa Croce, sbocca sulla piazza Bartolomeo Meloni con il Giardino Pubblico di Santu Lussurgiu. Passata la piazza, subito dopo la sua fine, prendiamo a sinistra la via Suor Modesta che, in una cinquantina di metri, sbocca sul viale Azuni. Prendiamo a sinistra il viale Azuni e lo seguiamo per centosettanta metri, fino a vedere, alla sinistra del viale, una scalinata in discesa che porta all’edificio che ospita il Municipio di Santu Lussurgiu, i quale si trova più in basso rispetto al viale Azuni, all’altezza del suo lato posteriore che si affaccia alla parallela via Bonaria. Nel palazzo del Nunivipio si trova la sua sede e si trovano gli uffici che forniscono i loro servizi agli abitanti del paese. Visita del Museo della Tecnologia ContadinaLa via Santa Croce, passata la chiesa della Santa Croce, sbocca sulla piazza Bartolomeo Meloni con il Giardino Pubblico di Santu Lussurgiu. Qui proprio prima dell’inizio della piazza prendiamo a sinistra la via Roma e, dopo poco meno di un centinaio di metri, arriva da sinistra la via Deodato Meloni, e ad angolo tra le due strade, al civico numero 1 della via Deodato Meloni, in un’antica casa padronale del diciottesimo secolo che ospita il Centro di Cultura Popolare dell’Unione nazionale per la lotta contro l’Analfabetismo, si trova il Museo della Tecnologia Contadina, intestato al maestro Francesco Salis che ha contribuito con anni di insegnamento alla riduzione dell’analfabetismo nel paese. Il maestro Francesco Salis ne è stato l’ideatore, sino dalla sua nascita è stata la voce narrante del Museo curandone l’esposizione e la valorizzazione con studi e ricerche nel settore demoetnoantropologico.La casa è costituita da ventitré vani, dei quali undici, su due piani, sono adibiti a Museo. Il Museo, nato nel 1976, raccoglie oltre duemila strumenti da lavoro e oggetti della cultura e della tradizione contadina, raccolti e catalogati sapientemente in più di vent’anni di lavoro. La chiesa della Santissima Trinità detta anche della Madonna del CarmeloPassato dove arriva da sinistra la via Deodato Meloni, proseguiamo lungo la via Roma per cento metri, poi svoltiamo a sinistra nella via Sa Nughe e, dopo una ventina di metri, di nuovo leggermente a sinistra nella cia Cantori Sardi, che, dopo una cinquantina di metri, sbocca sulla via del Carmine. Ad angolo tra le due strade, sulla sinistra, si vede la facciata della chiesa della Santissima Trinità, detta anche della Madonna del Carmelo. La sua attuale struttura deriva da un intervento seicentesco di ammodernamento di una chiesa di probabile origine quattrocentesca. Si pensa di poter datare la costruzione della chiesa, nella sua attuale forma, ad alcuni anni prima dell’istituzione della Confraternita avvenuta nel 1629. esternamente l’edificio si presenta piuttosto semplice e severo, privo di elementi decorativi degni di nota. anche se si deve segnalare la presenza, nella finestrella che si apre nel fronte principale, di un architrave recante incisa la data del 1743. La facciata risulta intonacata per la maggior parte, ad eccezione della parte basamentale e dello spigolo destro ove sono rimasti a vista i blocchi squadrati dei cantonali. Preceduta da una semplice scalinata che immette ad un piccolo sagrato, la chiesa è a navata unica, piuttosto allungata, scandita da archi ogivali, alla metà della quale si aprono a sinistra la Cappella di Santa Gemma e a destra la Cappella di San Giuseppe, caratterizzate da altari di semplice fattura. La chiesa termina nel presbiterio con l’Altare della Madonna del Carmelo mentre, nel retro dello stesso, sono presenti gli ambienti della sacrestia, che con ogni probabilità costituiscono la parte più antica dell’edificio. Questa chiesa ospita la Confraternita di Nostra Signora del Carmine, fondata il 25 maggio 1629, incaricata di svolgere vari eventi rituali nella settimana antecedente e durante la Settimana Santa. La terrazza panoramica con la statua del Cristo del Sacro CuoreDa dove siamo arrivati nell’abitato di Santu Lussurgiu con la SP19 che era diventata la via delle Opere Pie, superato l’incrocio con il viale Azuni, proseguiamo dritti con la sua continuazione che è la via San Giuseppe, che dopo Duecentotrenta metri continua sulla via Anselmo Cerrotti, percorsi circa duecento metri lungo questa strada svoltiamo a destra prendendo la via su Paris de Casteddu, e dopo poco più di una cinquantina di metri arrviamo sulla Terrazza panoramica di Santu Lussurgiu. Questa terrazza è stata ricavata su un affioramento roccioso, che prende il nome de Sa Rocca, e che, raggiungendo quota 530 metri, domina il centro storico del paese. Dalla terrazza è possibile ammirare l’intero centro storico e la cornice di monti e dei boschi che li ricoprono. All’estremità della terrazza, nel 1970 è stata messa a dimora la Statua del Cristo del Sacro Cuore realizzata da Edgardo Mugnoz, scultore, pittore, modellista e fisarmonicista nato a recanati nel 1929. La statua in vetroresina è alta quattro metri e mezzo, ed è stata recentemente restaurata ripristinando i colori originari. Il Campo Sportivo Comunale in località su MurischedduDa dove siamo arrivati nell’abitato di Santu Lussurgiu con la SP19 che era diventata la via delle Opere Pie, superato l’incrocio con il viale Azuni, proseguiamo dritti con la sua continuazione che è la via San Giuseppe, dopo Duecentotrenta metri svoltiamo a sinistra per rimanere sulla via SanGiuseppe, la seguiamo per duecento metri poi svoltiamo a sinistra e prendiamo la via canales, che in quattrocento metri ci porta a vedere alla destra della strada l’ingresso del Campo Sportivo Comunale in località su Murischeddu. All’interno di questo complesso sportivo è presente un Campo da Calcio, con fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare un centinaio di spettatori. Accanto ad esso è presente, inoltre, un Campo da Calcetto, ossia da Calcio a cinque, con fondo in mariali cementizi o asfaltoidi, con tribune per una cinquantina di spettatori. Il Campo da Tennis ComunaleDa dove siamo arrivati nell’abitato di Santu Lussurgiu con la SP19 che era diventata la via delle Opere Pie, all’incrocio con il viale Azuni lo prendiamo verso destra, ossia in direzione ovest, lo seguiamo per un’ottantina di metri, poi svoltiamo a destra in via Predu Micheli, e dopo centocinquanata metri vediamo, alla destra della strada, il cancello di ingresso del Campo da Tennis Comunale di Santu Lussurgiu, che non è dotato di tribune in grado di ospitare gli spettatori. La frazione San Leonardo de Siete FuentesDal centro di Santu Lussurgiu prendiamo il viale Azuni, dal quale usciamo verso nord con la SP19 che si dirige verso Cuglieri. La seguiamo per quattro chilometri e duecento metri, poi svoltiamo a destra sulla SP20 che si dirige verso Macomer e, dopo un chilometro e novecento metri, raggiungiamo il parcheggio che si trova all’interno della frazione San Leonardo de Siete Fuentes (altezza metri 684, distanza in linea d’aria circa 4.35 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 34), una famosa località termale la quale ha preso nome dell’omonima chiesa e dalle sette fonti che erano qui presenti, le cui acque hanno proprietà diuretiche. Nei primi giorni di luglio qui si svolge la fiera del cavallo sardo più importante della Sardegna. Nell’abitato risiedono stabilmente solo poche persone, ma la località termale si popola maggiormente durante il periodo estivo. Brevi cenni storiciLa zona, per la sua salubrità e per la presenza di abbondante acqua, nel dodicesimo viene scelta per fondarvi un Ospedale da parte dei lazzariti o Cavalieri di San Lazzaro, che hanno adottato la regola di Sant’Agostino, i quali curano i soldati di ritorno dalle crociate e i lebbrosi. Lo sviluppo dell’ordine porta a porre l’Ospedale sotto la protezione di San Giovanni di Gerusalemme, e l’ordine prende quindi il nome di Giovannìti o Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme ossia Gerosolimitàno, e successivamente quello dei Cavalieri di Malta. E intorno all’Ospedale nasce la borgata di Setefontanas, nel territorio appartente al Giudicato di Torres, nella curatoria di Montiferru, immersa nella foresta di San Leonardo, accanto alle fonti d’acqua oligominerale di San Leonardo ed alla chiesa dedicata a Leonardo di Noblac, conosciuto anche come San Leonardo Abate. Con la morte nel 1259 di Adelasia di Lacon de Thori, conosciuta come Adelasia di Torres, i suoi territori entrano a far parte del Giudicato di Arborea, e con essi anche la villa di San Leonardo. Gli atti del Liber Censuum del tredicesimo secolo, attestano l’esistenza di un altra borgata, lucentina, che sorge a pochi chilometri dalla chiesa di San Lussorio in direzione dell’attuale Abbasanta, nella zona che oggi prende il nome di Lughentinas. La villa di Sette Fonti gode di prestigio e prosperità sino alla conquista aragonese, poi decade. Per motivi attribuibili alle guerre e alle epidemie del Trecento, gli insediamenti medievali di San Leonardo e lucentina perdono di importanza e di abitanti, mentre cresce quello di Santu Lussurgiu, nato intorno alla chiesa della Santa Croce, in origine consacrata nel 1185 a San Lussorio. Il primo di spopola mentre del secondo non resta più alcuna traccia. I primi documenti che riportano lo spopolamento di San Leonardo sono della fine del cinquecento. Lo storico Vittorio Angius informa che la chiesa nell’ottocento è officiata dai Benedettini, vi si celebra la messa nei giorni festivi e che i Lussurgesi, molto devoti al Santo, si recano numerosi durante la novena che si svolge in maggio, abitando nelle casupole che vi stanno intorno. Nella seconda metà del novecento la frazione ha di nuovo un discreto sviluppo, è presente un albergo dell’ESIT, Ente Sardo Industrie Turistiche, anche un presidio del corpo militare della Croce Rossa Italiana nell’Ospedale abbandonato, che si sviluppa su tre piani, e una colonia montana gestita dai padri Gesuiti. In seguito, l’albergo, il presidio della Croce Rossa e la colonia montana vengono abbandonati. La fonti di San LeonardoLa frazione è famosa perché ospita le Sorgenti Siete Fuentes, ossia le sette fontane, da cui viene prelevata l’omonima acqua oligominerale dotata di proprietà diuretiche. Le sorgenti alimentano il laghetto e il ruscello di San Leonardo, che scorre fino ad Abbasanta, ma non sono affatto sette come rimane nella tradizione. Secondo gli studi Stefano Castello pubbliacti in Un manoscritto giudicale “dimenticato”. Notizie inedite sulle relazioni tra il regno d’Arborea e l’Ordine equestre di San Giovanni di Gerusalemme, in una pergamena cancelleresca del secolo XIV, il nome della borgata deriverebbe da un primo insediamento di monaci dell’ordine Cistercense, i quali chiamavano spesso i loro villaggi con l’appellativo di Septem-Fontes. Il nome deriverebbe dal significato simbolico assunto dal numero sette in connessione con le sorgenti di acqua. Esempi di questa usanza dell’ordine Cistercense si trovano in tutta Europa, come ad esempio l’Abbazia di Sept-Fons a Dompierre-sur-Besbre in Francia. Ad imbottigliare l’acqua di sorgente minerale ricca di proprietà diuretiche è l’azienda Fonti di San Leonardo de Siete Fuentes, che opera nello stabilimento che si trova posto lungo la via principale di San Leonardo de Stere Fuentes. L’impresa, che fa parte del gruppo SAM, ossia Sarda Acque Minerali, responsabile anche dell’imbottigliamento in località Zinnigas dell’acqua San Giorgio, patrono di Siliqua, ha quasi 100 anni essendo nata nel 1928 come società di bibite gassate, per poi cambiare nome nel 1968. Negli ultimi mesi, nonostante il parere sfavorevole di geologi e popolazione Lussurgese, la suddetta azienda sta effettuando trivellazioni per lo sfruttamento di nuove falde. La chiesa di San Leonardo de Siete FuentesAccanto alle fonti, nella foresta di San Leonardo, viene edificata nel dodicesimo secolo la chiesa di San Leonardo de Siete Fuentes, il cui primo impianto è databile intorno al 1150, realizzato in stile romanico: il pisano, molto probabilmente dalle stesse maestranze che hanno operato nella fabbrica della vicina Abbazia di Santa Maria di Bonacatu. L’Ecclesia Septem Fontium è documentata nelle decime del 1341 e in quel periodo doveva già trovarsi sotto la gestione dell’Ordine dei cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme. I monaci impiantano un grande Ospedale e un cenobio, ampliando inoltre il primitivo edificio religioso; utilizzando il materiale locale, ovvero la scura trachite e il basalto, modificano notevolmente la struttura, demolendola quasi interamente e lasciando in opera solamente la facciata ed una piccola porzione del lato destro. L’abside, che doveva essere semicircolare, viene ricostruita con pianta quadrata, e i suoi elementi gotici sono riconoscibili esternamente, dal notevole campanile a doppia fornice che si staglia sul suo fianco e dall’alta bifora acuta, che in seguito ha perduto la colonnina centrale. Con l’allargamento dell’aula, il portale principale, architravato e dotato di ampia lunetta di scarico, viene affiancato da un altro simile. Pregevoli decorazioni ed una ricca teoria di archetti pensili, ornano tutte le pareti, nelle quali vengono ricavati, un ingresso che si apre a nord e due accessi a sud, di cui uno chiuso. L’interno si contraddistingue per il piccolo arco acuto trionfale che comunica con l’abside voltata a crociera. La mensa d’altare si trova al centro di questo spazio, mentre l’ambiente riservato ai fedeli, è scandito da colonne in pietra a vista, sulle quali poggiano le arcate che sostengono la copertura a doppia falda lignea. Oltre alle monofore, due oculi ricavati al centro dei lati brevi, contribuiscono all’illuminazione naturale. Attorno alla chiesa vi erano le strutture dell’Ospedale e del monastero, oggi forse rimangono resti delle fondamenta nell’area alberata retrostante la chiesa.su un lato sorgono Sos Muristenes, piccole costruzioni che si chiudono intorno a un cortile alberato sui cui cancelli di accesso campeggia la croce dei Cavalieri di Malta, che venivano usate per soggiornare durante la novena che anticipava la festa. Ora le sale ospitano una struttura ricettiva. La prima domenica di giugno presso questa chiesa si svolge la Festa di San Leonardo de Siete Fuentes, in concomitanza con la quale si svolge la manifestazione Cavalli in fiera, che è la fiera regionale del cavallo, il più importante appuntamento isolano per la compravendita degli equini. A fine giugno, in località San Leonardo de Siete Fuentes si svolge anche la Sagra de su Casizolu. Gli altri siti nei dintorni di Santu LussurgiuPer quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Santu Lussurgiu, sono stati portati alla luce i resti delle Tombe di giganti Balinu Casu, Campu Scudu, Campu Scudu II, Elighe Onna, Mandra ’e Sa lua, Meriagu Oes, Mura Surzagas, Mura Tuffau, Pradu Maiore, Santa Vittoria, Santu Miale, Sos Predosos, Zaga ’e Muru; del pozzo sacro di Matta Ittiri; dei Nuraghi semplici Addes Inferno, Addes Inferno II, Badde Nuraghe, Banzos II, Campuzzola, Campuzzola II, Campuzzola III, Chentannu, Giolza, Matta Ittiri, Mura Surzagas, Muralavros, Muralavros II, Procarzos, Santa Vittoria I, Santa Vittoria II, Sarrentes, Sas Segados, Silvanis, su Crastu ’e S’Elighe, su Mullone, Tancadu; dei Nuraghi complessi Banzos, Elighe Onna, Pircu, Pozzo Maiore, Zuanne Madau; dei Nuraghi Ennaghe, Maiolu, Monte Pertusu, Mura Matta, Nuscu, Procheddu, tutti di tipologia indefinita; degli insediamenti abitativi di Badde Urbara, Fruttighe, Predu Ferradu, Procarzos, Zuanne Madau. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. I resti del Nuraghe complesso Elighe OnnaDal parcheggio del parco di San Lorenzo de Siete Fuentes, proseguiamo verso nord lungo la SP20 che si dirige verso Macomer, e dopo due chilometri e quattrocento metri, si vede alla sinistra della strada una stradina in salita che inizia sterrata e prosegue in cemento. Proseguendo a piedi lungo la salita, si trova in un sentiero ben tracciato che conduce fino ai resti del Nuraghe Elighe Onna. Il Nuraghe si trova isolato, sopra una piccola altura basaltica ed è di tipo complesso, formato da un mastio centrale con addossate due torri laterali e un cortile curvilineo. È costruito in blocchi di basalto, a di 748 metri di altezza. Il mastio e le torri laterali sono e due torri laterali, collegati da una muraglia. Attraverso la muraglia era ricavato il corridoio che partendo dall’ingresso principale, conduceva sia alla torre centrale che a quelle laterali, tramite altri due corridoi perpendicolari. Nella torre centrale marginata da tre nicchie, la volta a tholos è quasi intatta. Nelle vicinanze restano tracce di un insediamento abitativo. A quasi trecento metri di distanza verso nord ovest si trovano i resti della Tomba di giganti Elighe Onna, una tomba del tipo isodoma, costruita anch’essa in basalto a 754 metri di altezza. Nelle vicinanze sono stati rinvenuti cinque menhir. I resti del Nuraghe complesso Pircu o PiricuPrendendo da Santu Lussurgiu la SP15 verso est in direzione di Abbasanta, a pochi chilometri dalla frazione Sant’Agostino, vicino alle sorgenti di Santu Miale, troviamo il Nuraghe Pircu o Piricu, edificato in materiale indefinito a 292 metri di altezza. Si tratta di un Nuraghe complesso con cinque torri, una torre principale e bastioni con quattro torri aggiunte delle quali non rimangono visibili altro che pochi resti, ed un cortile interno. La torre principale è in buono stato di conservazione, ed è costruita su due piani sovrapposti, dei quali quello inferiore ha la camera marginata da tre nicchie, ed è intatto, mentre quello superiore ha la camera marginata da due nicchie, è molto ben conservato e manca solamente della copertura a tholos. Al piano superiore è presente anche una grande finestra che dà sul lato dell’ingresso. Purtroppo molto vicino al monumento si trova una porcilaia, e non si esclude che la torre venga utilizzata dagli allevatori per il ricovero degli animali. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio da Santu Lussurgiu ci recheremo a Bonarcado che visiteremo con il suo centro dove si trovano la basilica di Santa Maria diventata la parrocchia di San Romualdo ed il Santuario di Nostra Signora di Bonacatu ed i suoi dintorni con i siti archeologici e le cascate di Sos Molinos. |