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La scoperta della straordinaria archeologia della Sardegna: chi ha costruito gli oltre 7000 Nuraghi?


In questa pagina del nostro viaggio parleremo dell’Archeologia in Sardegna. Vedremo i Nuraghi, le domus de janas, il Megalitismo con i menhir, gli allineamenti ed i circoli di menhir, i Dolmen, le Tombe di giganti, i templi e tempietti, le fonti sacre ed i templi a pozzo, i villaggi preistorici, i villaggi santuari ed i villaggi fortificati.

Un’isola piena di misteri: chi ha costruito gli oltre 7000 Nuraghi?

Molti sono i misteri che rimangono insoluti sulla Sardegna. Il principale è chi abbia costruito i grandi Nuraghi che caratterizzano più di ogni altra cosa il paesaggio sardo differenziandolo da quello di qualsiasi altra località del mondo. Ne sono stati censiti oltre 7.000 e si ritiene che il numero totale superi abbondantemente i 10.000. Ma che cosa sono i Nuraghi? Il nome Nuraghe potrebbe derivare da un’antica radice Nur che significa mucchio cavo, ed indica quella particolare forma di Megalitismo che trova la sua massima espressione nella costruzione dei queste torri realizzate con blocchi squadrati di pietra disposti in cerchi sovrapposti, con blocchi di maggiori dimensioni in basso e sempre più piccoli verso l’alto, in modo da dare al Nuraghe la forma di un tronco di cono. I Nuraghi stanno in piedi, da migliaia di anni, grazie a una ben calibrata distribuzione di pesi, senza che vi sia alcuna traccia di materiale legante.

Il problema di una loro convincente datazione rimane ancora aperto, con diverse ipotesi molto in contrasto tra loro, dato che non disponiamo di una tecnologia in grado di datare gli antichi manufatti in pietra come i Nuraghi. Le datazioni certe che possiamo utilizzare sono quelle relative ai ritrovamenti di vasellame (esami di termoluminescenza o suddivisione in base agli stili) ed ai ritrovamenti di materiale organico (esami al radiocarbonio). Ma questi tipi di datazione, pur essendo precisi, non ci danno la data dell’edificio, ad esempio del Nuraghe, nel quale i reperti sono stati rinvenuti, dato che non è da escludere un eventuale successivo riutilizzo della stessa struttura in pietra ad opera di altre popolazioni. Ed accanto al problema della datazione, rimane aperto quello legato al motivo per cui i Nuraghi si trovano solo in Sardegna, e quindi anche il mistero della comparsa e della successiva scomparsa della civiltà che li ha edificati.

Le datazioni ufficiali del periodo nuragico, che si trovano in ogni ricostruzione storica ed anche sui cartelli indicatori posti accanto ai Nuraghi, derivano dalle ricerche di Giovanni Lilliu, lo scopritore della reggia nuragica di Barumini, che ha impegnato tutta la sua vita allo studio dell’archeologia del periodo prenuragico e nuragico in Sardegna. Secondo Lilliu, i Nuraghi sarebbero stati realizzati nell’Età del Bronzo. Nel Bronzo Antico i proto Nuraghi, nel Bronzo Medio i Nuraghi semplici e nell’Età del Bronzo Tardo i Nuraghi complessi. Lilliu ha ricavato queste datazioni dall’analogia dei manufatti in essi rinvenuti con quelli presenti in altre culture di datazione più certa. Ma oggi è comunemente accettata l’ipotesi che tali manufatti siano successivi, presenti nel Nuraghe a causa di un suo successivo riutilizzo da parte di altre culture. La datazione storica ufficiale viene oggi ritenuta decisamente superata, e ci viene riferito che lo stesso Lilliu lo avrebbe ammesso.

Una datazione più credibile li fa vedere edificati nel periodo del Megalitismo. Da qualche tempo studi più approfonditi, che iniziano ad essere accettati anche da archeologi tradizionali, portano ad anticipare di 1000-1500 anni la data di costruzione dei Nuraghi, quindi non all’Età del Bronzo ma al periodo del Megalitismo, quando in tutta Europa iniziarono a innalzarsi menhir, costruirsi Dolmen ed altre strutture ciclopiche in pietra. L’epoca nuragica avrebbe quindi avuto inizio verso il 4000 avanti Cristo, quando l’isola era abitata da una popolazione dai tratti negroidi, che ha raggiunto il suo massimo splendore con la Civiltà di Ozieri, che di sicuro ha realizzato menhir, Dolmen ed altre strutture in pietra. E la sua fine sarebbe da collegarsi all’arrivo dall’oriente di popolazioni di origine semitica o indo-europea, che avrebbero portato sull’isola la lavorazione dei metalli, la navigazione e diverse altre conoscenze. Sono quelli che vengono indicati come gli Shardana, che percorrevano il Mediterraneo alla guida dei Popoli del Mare, come ci raccontano gli Egizi e gli antichi greci. La costruzione dei Nuraghi sarebbe quindi, secondo questa datazione, precedente al sorgere nel bacino del Mediterraneo delle prime costruzioni monumentali delle quali abbiamo evidenza storica. L’edificazione delle piramidi in Egitto inizia infatti dal 2700 avanti Cristo, mentre sono più recenti le mura ciclopiche di Micene, Tirinto, Gla, sulle coste dell’Anatolia, e di Troia.

Si va da qualche tempo a proporre anche una terza datazione, che li anticiperebbe ancora di qualche migliaio di anni. Ad esempio Leonardo Melis, autore del volume Shardana i Popoli del Mare, vede il popolo dei Nuraghi a cavallo dei due diluvi ed ipotizza che, dopo il primo grande diluvio universale che avrebbe distrutto la civiltà di Atlantide, probabilmente collegabile con la fine della glaciazione di Wurm ed il grande disgelo dell’8500 avanti Cristo (oppure secondo altri del 9600-9400 avanti Cristo), si sarebbe sviluppata sull’isola la civiltà nuragica. Si sarebbe trattato di una civiltà assolutamente unica, che avrebbe appunto edificato queste grandi costruzioni, e si sarebbe successivamente pressoche estinta con il secondo diluvio, circoscritto al solo bacino mediterraneo, nel 3200-2700 avanti Cristo. Una ipotesi questa che ci fa piacere riportare, ma che riteniamo abbia bisogno di più documentati approfondimenti.

Come si è detto, non ci è dato di conoscere chi e quando abbia realizzato gli oltre 10.000 Nuraghi presenti in Sardegna spesso circondati da grandi villaggi. Diverse ipotesi sono state sviluppate sul loro utilizzo. A seguito di una verifica, lo studioso Giorgio Valdès ha appurato che, di norma, tutti i Nuraghi della Sardegna sono allineati quantomeno a gruppi di tre, ossia si può sempre individuare un’ipotetica linea retta, che, partendo da un qualsiasi Nuraghe, ne incroci almeno altri due. Si può conseguentemente ipotizzare che alcuni Nuraghi rivestissero un ruolo predominante nella rete dei collegamenti esistente nel territorio in cui risultano insediati. Per la maggior parte, i Nuraghi sono collocati o sulla sommità di una collina o ai margini di un altopiano, comunque in una posizione dominante, il che li fa ritenere costruzioni difensive. Per altri potevano avere, invece, funzioni diverse, probabilmente di tipo mistico o religioso, oppure di tipo calendariale, oppure collegati con i segni cardinali o con le posizioni astrali. Di sicuro la popolazione locale ha avuto, ed ha ancora oggi, il massimo rispetto di queste costruzioni, nessuna delle quali è mai stata riutilizzata ad esempio dai pastori per alloggiare o ricoverare le greggi. Infatti le campagne sono disseminate di ovili, spesso costruiti accanto a Nuraghi, ma mai ricavati da essi come sarebbe stato molto più logico e comodo.

Vediamo ora i diversi tipi di Nuraghi: dai proto Nuraghi ai Nuraghi semplici e successivamente ai Nuraghi complessi.

I Protonuraghi

Arzachena- Protonuraghe <em>Albucciu</em>I cosiddetti Proto Nuraghi O pseudo Nuraghi, sono strutture rozze e basse, con un profilo che varia dal rettangolare a corridoio, all’ellittico, al rotondo. L’interno, al piano terra, presentano uno o più corridoi, ai lati del quale a volte si aprono cellette. Nel muro spesso sono ricavate delle scale a zig-zag, che portano al piano superiore dove si trovano altri vani solitamente rotondi o quadrangolari. Hanno la copertura realizzata il più delle volte con lastroni disposti orizzontalmente, ma si ritiene che a volte il tetto fosse realizzato in legno e frasche. Il momento di passaggio dai proto Nuraghi ai veri Nuraghi, si avrà con la comparsa della copertura a tholos che già vediamo realizzata in alcuni degli ultimi proto Nuraghi.

I Nuraghi semplici

Castelsardo: il Nuraghe semplice <em>Su Tesoru</em>Tra i circa 7000 Nuraghi esistenti in Sardegna, la maggior parte sono Nuraghi semplici formati soltanto da una torre con un ingresso alla base, dal quale si entra in un grande vano interno con alcune nicchie scavate nell’intercapedine. Il più delle volte la camera interna ha una pianta circolare con una copertura a tholos, detta anche a falsa cupola, formata da file concentriche di pietre sempre più aggettanti verso il centro fino a chiudere il vano. La falsa cupola sostiene il suo peso grazie alla forza di gravità, mentre in una cupola normale i conci scaricano su un centro di curvatura che forma una superficie conica. È spesso presente all’interno una scala a chiocciola ricavata nel muro, che porta ad una camera al piano superiore e fino alla sommità della torre. Per motivi che non sono stati del tutto accertati, i Nuraghi arrivati a noi mancano tutti della copertura dell’ultima camera in alto.

I Nuraghi complessi

In un periodo successivo iniziano a svilupparsi i Nuraghi complessi costituiti solitamente da un grande Nuraghe centrale solitamente indicato come mastio, attorno al quale vengono successivamente realizzate altre torri, due tirri nei Nuraghi bilobati, tre torri nei Nuraghi trilobati, quattro torri nei Nuraghi quadrilobati, o più. Le torri sono collegate tra di loro da alti muraglioni, sui quali o all’interno dei quali sono presenti camminamenti per le vedette. Le torri hanno una o più stanze con copertura a tholos, collegate da corridoi, e possono avere più di un piano con varie scale. Intorno ai Nuraghi complessi sono spesso stati realizzati villaggi di capanne.

Torralba-reggia nuragica di Santu Antine Abbasanta: il Nuraghe Losa Barumini-reggia nuragica su Nuraxi: veduta del complesso nuragico Orroli: il Nuraghe Arrubiu

I quattro Nuraghi complessi più importanti dell’Isola, sono la reggia nuragica Santu Antine di Torralba, il Nuraghe Losa di Abbasanta, la reggia nuragica su Nuraxi di Barumini ed il Nuraghe Arrubiu di Orrolì.

La sepoltura scavate nella roccia

Nascono a nostro avviso già con la Cultura di Bonu Inghinu e con quella di San Ciriaco, certo si sviluppano nel periodo di Ozieri, le prime sepolture scavate nella roccia. Le sepolture sono scavate sia in rocce situate in superficie, che scavate nel sottosuolo, nel qual caso si parla di sepolture ipogeiche. In tutta la Sardegna se ne trovano in numero considerevole, oltre un migliaio.

Le domus de janas

Irgoli: la domus de janas chiamata <em>Sa Conca ’e su Mortu</em>Sono chiamate domus de janas a volte anche Concheddas, Casi de li faddi, Epercias de fadas ossia case delle fate, oppure in opposizione Domus de rogas ossia case delle streghe, in quanto nella successiva tradizione si ritenne fossero le loro abitazioni. Le domus de janas sono costituite da una o più stanze di forma quadrangolare o circolare, talvolta intercomunicanti, solitamente non più grandi un metro quadrato. Sono provviste di un ingresso, di solito a forma quadrata, e riproducono le caratteristiche di un’abitazione, nelle quali i defunti si trovassero come in casa. Le più antiche sono molto rudi, successivamente in quelle più recenti spesso si trovano all’interno elementi tipici delle case dei vivi, come pilastri, travi del tetto, sedili, focolari. A volte vi sono rappresentati simboli della spiritualità, tra questi soprattutto teste e corna taurine a rappresentare l’elemento maschile, e cerchielli o spirali a rappresentare quello femminile, da interpretare come le due forze cosmiche generatrici della vita.

Le necropoli di domus de janas

Porto Torres: la necropoli <em>Su Crucifissu Mannu</em>Le prime domus de janas si trovano isolate. Negli anni successivi si trovano riunite in grandi Necropoli di domus de janas sia scavate in massi disposti in superficie, che ipogeiche, ossia scavate nel terreno. Oltre alla Cultura di Bonu Inghinu, a quella di San Ciriaco ed a quella di Ozieri, anche le successive culture prenuragiche utilizzano le domus de janas, e queste tombe scavate nella roccia continueranno ad essere utilizzate per molto tempo, anche dopo la fine della Civiltà di Ozieri, fino agli anni della dominazione romana.

Il fenomeno del Megalitismo

La cosiddetta Architettura megalitica Inizia a svilupparsi in tutta Europa sul finire del Neolitico Antico e nel corso del Neolitico Medio e recente. Il termine deriva dalle parole greche Megas e Lithos, ossia grandi pietre, ed indica un periodo nel quale l’espressione della religiosità si manifesta attraverso l’innalzamento di grandi blocchi di pietra. Successivamente, nel Neolitico Finale, si esprime con l’edificazione di monumenti di varia natura realizzati con grandi blocchi di pietra tenuti insieme a incastro o semplicemente appoggiati l’uno all’altro, senza comunque l’impiego di malte leganti.

I menhir, gli allineamenti di menhir, i cromlech o circoli

Nel periodo in cui si sviluppa il Megalitismo, vengono edificati in gran numeri i Menhir grandi massi di pietra piantati nel terreno, veri e propri monumenti anche se a prima vista possono apparire grezzi, a simboleggiare il culto del Cielo Fecondatore e della Gran Madre Terra.

Noragugume-Menhir <em>Sa Pedra ’e Taleri</em>Il nome menhir deriva dalle parole bretoni Men e Hir, ossia pietra lunga. In lingua vengono chiamati Pedras fittas (pietre infisse nel terreno). Si ritiene se ne inizi la costruzione al tempo della Civiltà di Ozieri, attraversano tutta l’età del Rame e del Bronzo, Barì Sardo: allineamento di tre menhir conficcati nel terrenoE nella Sardegna centrale i barbaricini li adoravano ancora in pieno periodo medioevale, infatti Gregorio Magno nel sesto secolo dopo Cristo Scrive: Ligna autem et lapides adorent. Vengono realizzati soprattutto nella Barbagia, ed in una prima fase si trovano Isolati. Sono lisci e senza decorazioni, appuntiti o tondeggianti in cima, e svettano verso l’alto a simboleggiare il fallo maschile. Hanno un’altezza che di solito si aggira sui tre metri, ma possono raggiungere anche i cinque metri. Troviamo anche più menhir raggruppati, allineati in una o più file. Gli Allineamenti di menhir sono costituiti da massi meno imponenti di quelli isolati ed abbastanza informi, ma hanno spesso un significato connesso con i segni cardinali o con le posizioni astrali, il che presuppone che chi li ha edificati avesse profonde conoscenze astronomiche.

Arzachena: la necropoli di <em>Li Muri</em> con i suoi circoliSi trovano anche menhir Disposti in circoli chiamati cromlech dal bretone Croum e Lech (cerchio di pietre sacre). Le sepolture a circolo sono costituite da un certo numero di pietre infisse verticalmente nel terreno, che delimitano un’area al centro della quale, in alcuni casi, sta una cassetta di pietra quadrangolare. Secondo Giovanni Lilliu, il defunto veniva collocato all’interno del circolo perché le sue membra fossero scarnificate dagli agenti atmosferici una volta scarnificate, le ossa del defunto venivano deposte nella cassetta collocata al centro del circolo. Le tombe a circolo sono state edificate soprattutto nelle campagne di Arzachena, in località Li Muri, il che aveva portato gli archeologi che li avevano scoperti a ritenere che fossero espressione di un’altra cultura, diversa dalla Civiltà di Ozieri, chiamata Cultura dei Circoli. Oggi sono stati rinvenuti circoli anche in altre località, per cui gli archeologi ritengono che anche i circoli di Li Muri siano stati edificati dagli uomini di Ozieri.

Laconi-Museo delle Statue menhir: statua mehnir maschileLaconi-Museo delle Statue menhir: statua mehnir femminileNella fase finale della Civiltà di Ozieri, i menhir diventano Proto antropomorfi. Alcuni sono maschili, a rappresentare il Dio Padre, mentre su altri si trovano scolpite, come simboli tipici della Dea Madre, le mammelle. Le successive Culture di Filigosa e Abealzu realizzano le Statue menhir antropomorfe. Sulla pietra troviamo scolpiti diversi simboli tra i quali non solo corna taurine, occhi e spade, ma soprattutto il cosiddetto capovolto, quasi un uomo a testa in giù interpretato come rappresentazione del trapasso tra la vita e la morte, ed il doppio pugnale, che cominciano a comparire anche nelle domus de janas. In maggior numero sono state rinvenute nel territorio de Laconi e si ritiene rappresentino non più la divinità, ma probabilmente gli eroi ed i guerrieri mitici di quelle popolazioni.

I Dolmen, sepolture dei componenti di famiglie di alto rango

Mores-Dolmen <em>Sa Coveccada</em>, il più grande di tutta l’area mediterraneaIl nome Dolmen deriva anch’esso dal bretone, è la composizione delle parole Tol e Men (tavola di pietra), e sta ad indicare i primi sepolcri megalitici. Si fanno risalire alla Civiltà di Ozieri ed erano probabilmente le tombe riservate a famiglie di alto rango. In Sardegna sono presenti solo nelle zone settentrionale e centrale. I Dolmen semplici sono sepolture monumentali costituite da due, tre o più grosse pietre piantate verticalmente nel terreno, che sorreggono un’altra lastra che le copre orizzontalmente. Il Dolmen di Sa Coveccada a Mores è il più grande ritrovato di tutta l’area mediterranea. I Dolmen complessi hanno, invece, una forma allungata, con più lastre di copertura. Vengono anche chiamati Tombe a corridoio oppure con termine francese Allèe couvert.

Le grandi sepolture collettive chiamate Tombe di giganti

Sono chiamate Tombe di giganti nome in lingua sarda Tumbas de Is gigantis, Gigantinu, Tumbas de sos paladinos, le grandi tombe collettive megalitiche. Sono probabilmente un’evoluzione dei Dolmen, e sono tanto grandi che si ritenne potessero servire a tumulare uomini giganteschi. Si trovano spesso in prossimità dei Nuraghi, lo stile e le pietre impiegate sono simili. Date le forti analogie costruttive con i Nuraghi, si ritiene che le Tombe di giganti siano state edificate nel periodo nuragico.

Arzachena: la Tomba di giganti <em>Li lolghi</em>- ’esedra con la grande stele centrale Arzachena: la Tomba di giganti <em>Coddu Vecchiu</em>- ’esedra con la grande stele centrale Dorgali: la Tomba di giganti Tomba di giganti S’Ena de Thomes- ’esedra con la grande stele centrale

Sono realizzate con massi disposti a formare Un corridoio Chiuso in alto da una serie di pietre di copertura disposte a piattabanda. Nel corridoio, ai lati, venivano disposte allineate le salme. Lo spazio antistante riservato ai riti funebri viene chiamato Esedra Ed è delimitato da una serie di lastre di pietra affiancate orizzontalmente ed infisse nel terreno, disposte a semicerchio a forma di corna taurine. Le Tombe di giganti del centro-nord della Sardegna hanno l’ingresso formato da una pietra centrale detta Stele, Molto più grande delle altre e possiede una piccola apertura che simuL’ingresso di una abitazione. All’estremità della tomba opposta alla stele è spesso presente l’Abside realizzata con pietre disposte a semicerchio l’una sull’altra ed accuratamente lavorate. Nel sud della Sardegna, invece, la facciata della tomba non ha una stele ma è realizzata con tecnica ciclopica, ossia la tecnica usata nella costruzione dei Nuraghi, e il portello d’ingresso è sormontato da un lastrone orizzontale con funzione di Architrave E la facciata ed esedra realizzate con filari di pietre squadrate. La tomba era interamente ricoperta da un Grande cumulo di terra sino all’altezza dell’arco della stele. recenti scavi hanno dimostrato che la sepoltura dei defunti avvenisse calandolo dall’alto, mediante lo spostamento di una delle lastre di copertura. Si spiegano così le ridotte dimensioni del portello che avrebbe avuto esclusivamente un valore simbolico.

I betili a vegliare sulla pace del defunto

Macomer-area archeologica di Tamuli: i tre betili femminiliNell’esedra o vicino ad essa sono spesso infissi nel terreno uno o più Betili La cui funzione si ritiene fosse quella di vegliare sulla pace del defunto. Con il nome betili, parola che in ebraico indica il Luogo dove si sofferma il Signore, vengono chiamate steli o statue in pietra molto stilizzate. In un primo periodo troviamo Betili di forma conica poi con Forme proto antropomorfe Tanto da poter distinguere i betili maschili da quelli femminili, come per quanto riguarda i menhir. La funzione rituale assegnata ai betili era quella di vigilare sulla incolumità della tomba e quindi sulla pace dei defunti.

La religiosità ed il culto delle acque

Superata la fase durante la quale la religiosità si esprimeva attraverso la realizzazione dei menhir, la religiosità inizia ad esprimersi con la costruzione di templi e tempietti, pozzi sacri e templi a pozzo.

Templi e tempietti

In Sardegna esistono Templi e tempietti con funzione di luoghi rituali e sacrificali. Esistono tempietti a tholos, ossia a pianta e volta circolare detta anche falsa cupola, e templi a Megaron, Ossia a pianta rettangolare. Tra i principali templi finora portati finora alla luce, possiamo citare il tempio di Malchittu ad Arzachena. Altri si trovano nei villaggi preistorici e nei villaggi santuari.

Pozzi sacri e templi a pozzo

Bonorva-fonte sacra di <em>Su lumarzu</em>Siamo propensi a ritenere chegli Shardana, che erano un popolo di navigatori, abbiano portato in Sardegna il Culto delle acque. Per questo culto, vengono dapprima utilizzate le fonti sacre. Solo successivamente vengono realizzati, in corrispondenza delle fonti sacre, i pozzi sacri, che vengono chiamati anche con il nome di templi a pozzo. Ad oggi sono stati individuati ben trentacinque tra pozzi sacri e templi a pozzo.

Il tipo più semplice di Fonte sacra prevede un pozzo circolare, sopra il quale viene costruita la struttura della fonte sacra con blocchi di pietra squadrati, alla quale si accede da un vano di ingresso che si posiziona al livello del suolo, tramite gradini, che portano in basso, sino al livello nel quale si trova l’acqua.

Orune: la fonte sacra <em>Su Tempiesu</em>Paulilatino: il pozzo sacro di Santa CristinaPiù complessi rispetto alla fonti sacre sono i Pozzi sacri chiamati anche Templi a pozzo. Questi hanno solitamente una struttura composta di tre parti: un Vano di ingresso al livello del suolo, Una scala che scende nel terreno, ed il Vano interrato, con il soffitto il più delle volte a falsa cupola, ossia a tholos. Sul fondo del vano interrato, ai piedi della scala c’è la fonte sacra. Lo spazio antistante è spesso costituito da un ampio cortile esterno con funzione di Esedra, dotato di sedili in pietra per accogliere i fedeli. Nell’esedra, o comunque nei pressi di essa, di trovano a volte dei Betili a vegliare sulla pace dei defunti.

I villaggi preistorici, i villaggi santuari ed i villaggi fortificati

Dorgali: veduta in primo piano di una <em>Pinnetta</em>, il tipico ovile dei pastori sardiLe prime Capanne solitamente di forma circolare, vengono realizzate durante la Cultura di Bonu Inghinu e di San Ciriaco, ma è con la Civiltà di Ozieri che si vedono nascere i primi grandi villaggi preistorici, con capanne anche di forma quadrangolare. Le capanne, a pianta circolare o quadrangolare, hanno alla base un muro in pietra a secco, ed una copertura di legno e frasche, forse a volte in pietra. Ancora oggi, anche se sempre di meno, i pastori costruiscono questo tipo di capanne, che nome in lingua sarda si chiamano Pinnettas.

I villaggi preistorici

Dorgali-Villaggio nuragico di Serra Orrios: resti di capanne del villaggio nuragicoDopo le prime capanne in pietra, si vedono nascere i Villaggi. resti di capanne di Ozieri si trovano ad esempio in un villaggio in località San Gemiliano presso Sestu, costituito da un insieme di circa 60 capanne disposte in file irregolari, delle quali è stata ritrovata la base in pietra. Successivamente intorno ai principali Nuraghi si sono sviluppati grandi villaggi, mentre altri di ancora maggiori dimensioni sono nati autonomamente solitamente attorno a un pozzo sacro. I villaggi, infatti, continuano a svilupparsi ed a crescere nel tempo per tutta la durata della Civiltà di Ozieri ed anche successivamente, nell’età del Rame, del Bronzo ed anche in quella del Ferro.

I villaggi con il pozzo sacro detti villaggi santuari

Serri-Santuario federale di Santa Vittoria: alloggi per i partecipanti alle riunioniNei villaggi, soprattutto in quelli caratterizzati dalla presenza di un pozzo sacro, presumibilmente nell’Età del Bronzo e del Ferro, oltre alle abitazioni ed ai templi sacri vengono realizzate costruzioni destinate a scopi diversi, e vi si trovano grandi rotonde per le riunioni, spazi recintati utilizzati presumibilmente per affari e contrattazioni, piccole dimore per il pernottamento degli ospiti venuti da fuori. Tutto questo fa pensare che in questi villaggi, spesso chiamati Villaggi santuari si svolgessero grandi adunate nelle quali diverse tribù si ritrovavano insieme in occasione di particolari eventi religiosi. Presso i villaggi santuari spesso oggi si trovano Chiese campestri, nei pressi delle quali in occasione di feste religiose si svolgono fiere, ed accanto ai pellegrini vi arrivano mercanti, artigiani, venditori di dolci. Non mancano i Cantadores e i suonatori di organetto o di launeddas, tipico strumento sardo. Questo accade oggi, ma non sembra azzardato immaginare che qualcosa di simile dovessero accadere nelle grandi adunate nei villaggi preistorici. Tipico esempio è il villaggio Santuario di Santa Vittoria a Serri.

I villaggi fortificati

Olmedo: complesso megalitico di Monte Baranta-grande menhirOltre ai villaggi ed ai santuari, al tempo della Cultura di Monte Claro vengono realizzati numerosi Villaggi fortificati con spesso all’esterno la presenza di muraglie di tipo megalitico per la loro difesa. alla Cultura di Monte Claro si fa risalire anche la realizzazione di Muraglioni di tipo megalitico a difesa del territorio, come quella che circonda la fortezza sul Monte Baranta a Olmedo, larga in alcuni punti oltre sei metri, alta mediamente tre metri e mezzo, e lunga quasi cento metri. Tali recinzioni murarie indicano l’esigenza di difendere la popolazione della Cultura di Monte Claro dagli attacchi effettuati da popolazioni a loro avverse.

La prossima pagina

Nella prossima pagina descriveremo le regioni della Sardegna e le origini e caratteristiche della Lingua sarda. La descrizione fa riferimento ai diversi momenti della storia dell’Isola, e rimandiamo alle pagine successive per una suo approfondimento.


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