Scano di Montiferro con numerosi importanti Nuraghi e la chiesa campestre con le sorgenti di Sant’Antioco
Il questa tappa del nostro viaggio da Sennariolo ci recheremo a Scano di Montiferro che visiteremo con il suo centro ed i suoi dintorni dove si trovano numerosi importanti Nuraghi e la chiesa campestre con le sorgenti di Sant’Antoco. La regione storica del MontiferruIl Montiferru è una regione della Sardegna che prende il nome dal massiccio di origine vulcanica Monte Ferru, che si trova a nord di Oristano. I comuni che ne fanno parte si trovano tutti in Provincia di Oristano e sono: Bonarcado, Cuglieri, Santu Lussurgiu, Scano di Montiferro, Seneghe e Sennariolo. Il complesso vulcanico, spento da più di un milione di anni, era caratterizzato da eruzioni la cui lava finì per creare nuove terre sia a est, con il vasto altopiano di Abbasanta, caratterizzato da terreni basaltici, sia a ovest fino alla fascia costiera. Si tratta di un’area coperta da fitti boschi, caratterizzata da formazioni rocciose come i basalti colonnari di Cuglieri, e dalla grande abbondanza di sorgenti. Si tratta di una zona agricola, abitata sin dalla preistoria, come dimostra la città di Cornus. La costa è caratterizzata da falesie calcaree come quelle di S’Archittu, e da scogliere di basalto. In viaggio verso Scano di MontiferroDal centro di Sennariolo torniamo a prendere la via del Cimitero che esce dall’abitato come SP22, la seguiamo per circa tre chilometrii, poi deviamo a destra sulla SP21 che dopo trecento metri ci porta all’interno di Scano di Montiferro. Dal Municipio di Sennariolo a quello di Scano di Montiferro si percorrono 3.4 chilometri. Una deviazione al paese chiamato Scano di MontiferroIl comune di Scano di Montiferro (nome in lingua sarda Iscanu, altezza metri 380 sul livello del mare, abitanti 1.407 al 31 dicembre 2021) è situato in prossimità della costa centro occidentale della Sardegna, alle pendici della catena montuosa del Monte Ferru, a ridosso dei colli di San Giorgio, Santa Croce, Iscala Rubja e del promontorio di Monte Ruinas. Pur trovandosi nella regione storica del Montiferru, Scano fa parte della diocesi di Alghero e Bosa. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, che vanno da un minimo di 300 a un massimo di 950 metri sul livello del mare. All’interno dell’abitato sono presenti numerose fontane e sorgenti nonchché corsi d’acqua, e nel territorio Comunale sono da ricordare le sorgenti di Sant’Antioco che forniscono l’acqua potabile a numerosi paesi del circondario. Sono tra le più grandi della Sardegna, con una portata d’acqua che, in inverno e in primavera, raggiunge i Duecento litri al secondo. Origine del nomeIl suo nome è un composto di una designazione locale che fa capo al sardo Scanu, col significato di scanno in senso orografico inteso come accumulo di depositi alluvionali, ed a Montiferru, che è la regione alla quale appartiene. La sua economiaSi tratta di un comune di collina che basa la sua economia soprattutto sulle attività agropastorali. Per quanto riguarda il settore economico primario, il perno dell’economia locale è l’agricoltura, che rappresenta una fonte di sostentamento importante per la popolazione. Le coltivazioni più diffuse sono quelle di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, olivo, frutteti e agrumi. Si pratica anche l’allevamento, in particolare di bovini, ovini, caprini, equini, suini e avicoli. Il settore secondario, ossia quello industriale, risulta ancora di dimensioni modeste, tuttavia si registrano aziende che operano nei comparti della produzione alimentare, del legno, dei materiali da costruzione e dell’edilizia. Il terziario non assume dimensioni rilevanti. Interessante è l’artigianato, in particolare quello specializzato nella confezione di tessuti lavorati con telai orizzontali. Scano di Montiferro non costituisce meta di significativo richiamo turistico, pur offrendo a quanti vi si rechino la possibilità di godere delle bellezze dell’ambiente naturale, di gustare i semplici ma genuini prodotti locali come la famosa acquavite Filu e ferru, e di effettuare interessanti escursioni nei dintorni. L’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. I prodotti tipici di Scano di MontiferroTra i prodotti tipici di Scano di Montiferro si annoverano il formaggio di latte vaccino chiamato Su casizolu, la coltivazione di viti e ulivi, da cui deriva un pregiato e pluripremiato olio d’oliva. Altra attività rinomata è la produzione di miele. Tra i piatti tipici vi sono il timballo di riso detto Sa timballa, le focacce con ciccioli dette Sas covatzas cun gelda, la zuppa di finocchi selvatici detta Sa suppa ‘e frenugu, il sanguinaccio chiamato Su sambene, Su pane doradu che è pane imbevuto nelle uova sbattute e successivamente fritto, Su pane incasadu che è un piatto a base di pane, formaggio e sugo, Sa petta imbinada che è fatto con pane e carne di maiale al vino rosso. Altro piatto tipico è il Simuluni fritto, che è polenta di grano preparata con una ricetta tramandata dalla tradizione contadina. Tra i dolci si trovano Sos pabassinos antigos gustosissimi dolci con noci e uva passa esclusivi della tradizione scanese, Su pane ‘e saba che è pane dolce a base di sapa, Sas tzipulas che sono le zeppole, e Sos padres frissos ossia i fatti fritti a forma di ciambelle. Prodotti tipici della località sono i carciofi spinosi, varietà dalle origini storiche molto antiche, e la carne di agnello. Brevi cenni storiciL’area nella quale sorge l’abitato viene abitata già in epoca nuragica come attestato dalla presenza nel territorio di numerosi Nuraghi. Le origini di Scano di Montiferro sono molto antiche, il geografo Claudio Tolomeo colloca in questa zona i monti Menomeni, popolati dai Sardi Pelliti protagonisti della rivolta di Amsicora, che si oppongono alla conquista romana. Diviene comunque l’insediamento di Turre in epoca romana, tanto che nel 1984, nel corso di lavori di risistemazione del manto stradale vicino alla chiesa parrocchiale, sono venute alla luce diverse tombe del secondo e terzo secolo, nell’età denominata paleocristiana, precedenti all’editto di Costantino che dava ai Cristiani Libertà di culto. Durante il Medioevo il paese appartiene al Giudicato del Logudoro e fa parte della curatoria del Montiverru. Nel 1113, il giudice Costantino I di Lacon e la consorte Marcusa de Gunale offrono la chiesa di Sanctum Petru de Iscanu, con tutte le pertinenze e con il diritto di pesca nel fiume Temo di Bosa, all’eremo di San Salvatore di Camaldoli. In seguito alla sconfitta pisana del 1324 contro le forze congiunte aragonesi ed arborensi nella battaglia di lucocisterna, i monaci Camaldolesi che erano protetti da Pisa, sono obbligati ad abbandonare Scano e la Sardegna. Nel 1328 il borgo passa al Giudicato d’Arborea, e in questo periodo a causa delle guerre e della epidemia di peste che sconvolge tutta l’Europa, gli insediamenti medievali di Siete Fuentes e lucentina perdono di importanza e si riduce il loro numero di abitanti, che si stabiliscono in gran parte a Santu Lussurgiu, ma anche a Scano. Il Giudicato di Arborea ne regge le sorti fino alla battaglia di Sanluri del 1409, quando il territorio cade sotto il controllo degli Aragonesi. Nel 1417 il paese viene incorporato nella Baronia di Montiferro, data in feudo dal re d’Aragona Alfonso V il Magnanimo al nobile sassarese Guglielmo de Montagnana unitamente ai paesi di Santu Lussurgiu, Siete Fuentes, Cuglieri, Sennariolo e Flussio. Il feudo di Montiferro viene poi venduto nel 1421 a Raimondo Zatrillas, la cui famiglia lo possiede fino al 1670, anno in cui viene acquistato da Francesco Brunengo. Nel 1736, sedici anni dopo l’annessione della Sardegna al Piemonte, i paesi di Scano e Cuglieri vengono donati da Carlo Emanuele di Savoia al sardo Bernardino Genovese, duca di San Pietro. Dalla seconda metà del diciottesimo secolo i rapporti con i nuovi feudatari vanno progressivamente peggiorando a causa dell’esosità dei tributi, e nel 1774 gli Scanesi insorgono rifiutandosi di pagare le tasse. alla fine del diciottesimo secolo esplode con forza il malcontento dei Sardi verso i dominatori piemontesi e verso il sistema· feudale. Protagonista di questa ribellione è Giovanni Maria Angioy, che tenta di liberare l’isola dalla signoria sabauda. Vistosi tradito, braccato dalle milizie governative, Angioy ha salva la vita grazie alla protezione degli Scanesi che, tra il 13 ed il 14 giugno 1796, lo scortano per le montagne del Montiferru in direzione di Thiesi. Nel 1812 il paese passa di nuovo a un ramo della famiglia Zatrillas, quello dei Marchesi di Villaclara, e nel 1814 viene ereditato da·Pietro Vivaldi, duca di San Giovanni. Questi nel 1830 lo vende a Carlo Quesada Arborio, marchese di San Sebastiano. Nel 1818 il vicerè Ignazio Thaon di revel, su ordine del re Carlo Felice, concede il taglio di ben 7500 grosse querce della montagna di Scano da inviare in Francia, a Tolone, per la costruzione di imbarcazioni. Le querce vengono tagliate e vendute al prezzo di 2 lire a pianta, ed il legname, reputato fra i migliori legnami da cantiere di tutta l’Europa, spinge gli speculatori ad altre imprese. Gli Scanesi, pur di non cedere ad un simile sopruso, reagiscono dando alla fiamme vaste porzioni di foresta. Nel 1839, con la soppressione del sistema feudale, il paese viene riscattato ultimi feudatari, gli Amat di San Filippo, divenendo un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio Comunale. Nel 1862 viene cambiata la denominazione dello storico comune di Scano che diventa Scano di Montiferro. Il comune di Scano di Montiferro nel 1927 viene trasferito dalla Provincia di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro, dalla quale nel 1974, dopo la creazione della Provincia di Oristano, viene trasferito nella Provincia di Oristano. Le principali feste e sagre che si svolgono a Scano di MontiferroA Scano di Montiferro è attivo il Gruppo Folkloristico Montiferru, che si esibisce nelle feste che si svolgono nel comune ed anche in altre località, e nelle cui esibizioni si può ammirare il costume tradizionale di Scano di Montiferro. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Scano di Montiferro vanno citati, il 17 gennaio la Festa di Sant’Antonio Abate, detta di Sant’Antoni ’e su fogu dato che al tramonto della vigilia viene acceso Su Fogulone, il grande falò con la legna donata da tutti gli Scanesi, che arde per tutta la notte, con degustazione di vino rosso e dolci tipici, mentre la mattina della Festa distribuzione del Pane de saba; a febbraio il carnevale con la sfilata di carri allegorici e delle Mascaras tradizionali sarde tra le quali è presente la maschera del paese chiamata S'Ainu Orriadore, l’asino che raglia, di recente scoperta che rappresentava il diavolo che veniva sulla terra per annunciare la morte di qualcuno e si presentava in diverse forme e sotto diversi aspetti non definibili, ed in alcune occasioni assumeva le sembianze di un asino; sempre in occasione del carnevale giochi equestri a pariglie e Cursa a puddas, a cui seguono canti e balli tradizionali, oltre a degustazione di Tippulas longas e Fae cun lardu; ad aprile i riti della Settimana Santa; il secondo lunedì dopo Pasqua la Festa di Sant’Antioco martire sulcitano, che si ripete in una seconda Festa il lunedì successivo all’ultima domenica di agosto e la terza, il 13 novembre; il primo lunedì dopo la Pentecoste la Festa di Santa Barbara nella sua chiesa campestre; il 23 aprile la Festa di San Giorgio Martire nella sua chiesa campestre; il secondo lunedì di maggio la Festa di Santa Vittoria nella sua chiesa campestre; il 29 giugno la Festa patronale di San Pietro; tra fine luglio ed inizio agosto ogni quattro anni si svolge Sa Festa ’e Totta Idda, che coinvolge giovani e anziani nella riscoperta delle antiche tradizioni e mestieri di un tempo, con manifestazioni e sagre agroalimentari che mettono in tavola le prelibate pietanze tradizionali di Scano e che prevedono un afflusso turistico che si aggira sul migliaio di persone; il 15 agosto la Festa dell’Assunta, con la solenne processione della Vergine dormiente accompagnata da gruppi in costume; l’ultima domenica di agosto la manifestazione Panes e Funtanas con la proposta di piatti tipici a base di pane; il giorno di astensione dal lavoro è l’11 settembre in occasione della Festa della Beata Vergine regina di tutti i Santi, i cui festeggiamenti si svolgono dal 10 al 13 settembre e che rappresenta Sa Festa Manna, ossia la Festa grande del paese, durante la quale si svolge la processione lungo le vie dell’abitato con cavalieri, gruppi in costume e banda musicale, e con gare di poesia e concerti vari, ed il 12 pellegrinaggio a Pedras Doladas, dove secondo la tradizione nel settecento è stato ritrovato il Simulacro dentro una tomba di gigante; il 13 settembre Festa dei Santi Errio e Silvano, martiri scanesi delle persecuzioni romane, con solenne processione con la professione di fede a Montrigu de reos, luogo del loro martirio. La Settimana Santa a Scano di MontiferroLa Settimana Santa vede protagoniste le tre Confraternite del paese: in particolare l’Arciconfraternita della Santa Croce, la più antica, è preposta ai Riti della Settimana Santa accompaganti da secoli dal tipico canto Su cuncordu, che esegue i canti del Miserere, dello Stabat mater e delle Laudi mattutine del Venerdì Santo. La Domenica delle Palme, dopo la benedizione, una solenne processione fino alla chiesa parrocchiale ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Il Mercoledì Santo le prioresse delle Confraternite preparano Sa mesa de S’aranzu, il tavolo delle arance, dove sono disposti a croce i frutti che saranno poi distribuiti ai membri della Confraternita alla fine della messa pasquale. La sera del Giovedì Santo si celebra la Messa in Coena Domini, in ricordo dell’istituzione dell’Eucarestia, nel corso della quale ha la lavanda dei piedi. A porte chiuse nella chiesa di San Nicolò si tiene il rito di S’Incravamentu, cui prendono parte solo il priore e il sottopriore della Confraternita della Santa Croce, dove il simulacro di Cristo viene spostato dal sepolcro in cui è custodito e viene fissato con robusti chiodi alla croce. Al termine della cerimonia le porte della chiesa ed oratorio vengono aperte e il Cristo viene esposto all’adorazione dei fedeli. La mattina del Venerdì Santo hanno luogo Sas Chilcas, le ricerche, il cui nome sta ad indicare il simbolico peregrinare della Vergine alla ricerca del figlio sofferente. Il simulacro dell’Addolorata viene portato in processione, in una via Crucis che attraversa il paese facendo tappa nei vari oratori e che si conclude nella chiesa ed oratorio di San Nicolò, da dove viene portato fuori il Cristo crocifisso. La processione si avvia dunque alla parrocchiale dove si innalza la croce a un lato del presbiterio. Il Venerdì Santo, la sera, si svolge la cerimonia di S’Iscravamentu, durante la quale Sos Discipulos, quattro discepoli, si avvicinano alla croce e procedono alla deposizione del Cristo morto che viene adagiato in Sa lettèrna, una lettiga ornata di fiori e candele. All’imbrunire si snoda la processione che riporta il Cristo morto nella chiesa ed oratorio di San Nicolò, accompagnata dal coro del Miserere. La Domenica di Pasqua la processione di S’Incontru rappresenta l’incontro e fra Gesù risorto e la Madonna, e conclude le cerimonie della Settimana Santa. Visita del centro di Scano di MontiferroL’abitato, interessato da una forte crescita edilizia, ha l’andamento altimetrico tipico delle localtà collinari. Esso, a causa del relativo isolamento rispetto alle grandi vie di comunicazione, ha mantenuto intatte nelle campagne, nelle tipologie costruttive, nelle tradizioni, nella gente, quelle che sono le peculiarità delle località di montagna. Una sua caratteristica è la ricchezza di sorgenti, quali su fronte ’e S’Ena, Funtana ’e Mastros, Amenta, leari, Pattola e Sant’Antioco. Arriviamo a Scano di Montiferro provenendo da Sennariolo con la SP22, che si immette sulla SP21 proveninte da Sagama che si dirige verso il centro. Suibito dopo l’arrivo da destra della SP22, si trova sulla SP21 il cartello segnaletico che indica l’ingresso nell’abitato di Scano di Montiferro, dopo il quale la strada assume il nome di viale Monsignor Contini. Il Cimitero ComunalePassato il cartello segnaletico che indica l’ingresso all’interno dell’abitato, percorsi circa centosettanta metri lungo il viale Monsignor Contini, prendiamo a destra la deviazione nella via Salighes e, dopo centocinquanta metri, iniziamo a vedere alla destra della strada il muro di cinta del Cimitero Comunale di Scano di Montiferro, lungo il quale, dopo un altro centinaio di metri, di trovano i suoi diversi cancelli di ingresso. La via Salighes va a reimmettersi sul viale Monsignor Contini circa trecento metri da dove la avevamo imboccata, e subito più avanti si trova l’ingresso principale del Cimitero Comunale, che è posizionato sul retro della chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo. Il Teatro Comunale ed il Monumento ai CadutiPassato l’ingresso del Cimitero Comunale, subito più avanti lungo il viale Monsignor Contini, dopo appena una ventina di metri, si vede sulla destra la facciata con l’ingresso del Teatro Nonnu Mannu, che è il Teatro Comunale di Scano di Montiferro. Si tratta di un edificio di recente ristrutturazione, in grado di ospitare fino a 156 persone, sede di varie attività culturali. Passato il Teatro Comunale, dopo una cinquantina di metri si vede alla destra della strada, in una piazza pedonale alla quale si accede salendo alcuni gradini, il Monumento ai Caduti. Si tratta di un monumento a cippo in marmo cul quale sono presenti diversi inserti in bronzo, e con sulla facciata incisa la dedica ai caduti di Scano di Montiferro in tutte le guerre. La chiesa parrocchiale dedicata a San Pietro Apostolo sede della Confraternita delle AnimeProseguendo verso sud ovest, il viale Monsignor Contini dopo una settantina di metri termina in piazza con al centro una rotonda, dove prendiamo a destra la via Montrigu de reos, e dopo appena una quarantina di metri di nuovo a destra nella via Bologna, che in un centinaio di metri ci porta allo slargo sul quale si affaccia sulla destra la chiesa parrocchiale dedicata a San Pietro Apostolo Martire. Il primo documento scritto riguardante l’edificazione di una chiesa in quest'area risale all’età di Gregorio Magno, tra il sesto ed il settimo secolo, età di forte Cristianizzazione dell’Isola, influenzata anche dal contemporaneo dominio bizantino. Dopo la caduta del governo bizantino in Sardegna, attorno all’undicesimo secolo si costituiscono i Giudicati, e il territorio di Scano appartiene al Giudicato di Logudoro nella curatoria del Montiferru. In quel periodo dovrebbe essere stata costruita la chiesa in stile pisano, ed è probabile che la titolazione a San Pietro si possa far risalire a quando, in risposta alle continue frizioni tra Roma e Costantinopoli, culminate nello scima del 1054, le congregazioni religiose d’occidente diffondono il culto di San Pietro nelle zone in cui era stata forte la presenza degli orientali in epoche precedenti. E risale al 30 aprile del 1113 la donazione di questa chiesa fatta dal giudice di Torres Costantino I di Lacon ai monaci Camaldolesi, che ricostruiscono l’edificio in stile romanico. Sappiamo in seguito della demolizione all’inizio del diciassettesimo secolo della chiesa in stile pisano, nella quale vi era la porta Santa, che veniva aperta, ad imitazione delle basiliche romane, solo in alcune occasioni, come per la Festa di San Pietro, per lucrare le indulgenze. La chiesa viene demolita per costruirne una nuova, più grande e a croce greca, Nel diciottesimo secolo viene edificato il campanile in stile aragonese. Questa chiesa a croce greca subisce nel 1799 un grave incendio che le causa danni irreparabili. Il nuovo edificio di culto viene costruito in soli quattro anni con la collaborazione di tutta la popolazione, e negli anni successivi viene innalzata anche la cupola. recentemente il Comune ha fatto dono di un portone in bronzo, nel quale sono raffigurati in sei pannelli i martiri Errio e Silvano, Sant’Antioco, San Pietro, la regina di tutti i Santi, ed un padre Camaldolese a colloquio con uno Scanese in costume. Questa costruzione è quella attualmente esistente, e conserva al suo interno molte pregiate opere d’arte, fra le quali un simulacro in legno dorato e policromato del diciassettesimo secolo raffigurante San Pietro in cattedra. Di notevole interesse è anche l’affresco opera del pittore scanese Isidoro Delogu, soprastante il presbiterio, che raffigura alcuni Santi e la Vergine Maria. Ogni anno a Scano di Montiferro, presso la chiesa parrocchiale dedicata a San Pietro Apostolo Martire, dopo la novena preparatoria che si svolge dal 20 al 28 giugno, il giorno della commemorazione ossia il 29 giugno si celebra la Festa patronale dei Santi Pietro e Paolo postoli, con numerose celebrazioni religiose che sono seguite dalla processione nella quale i simulacri dei Santi Pietro e Paolo vengono condotti per le vie del paese sopra un carro condotto da buoi accompagnati dai gruppi folk e dai cavalieri. Alle celebrazioni religiose, si accompagnano inoltre numerose manifestazioni civili con spettacoli e giochi, ed anche con l’esecuzione di canti e balli tradizionali. Il Municipio di Scano di Montiferro e di fronte lo storico lavatoioArrivati allo slargo sul quale si affaccia la chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo Martire, prendiamo indietro la via Bologna che, in un centinaio di metri, sbocca sulla via Montrigu de reos. La prendiamo verso destra e la seguiamo per un centinaio di metri, poi svoltiamo leggermente a sinistra seguendo ancora la via Montrigu de reos, che ci porta nella piazza Montrigu de reos. In questa piazza, al civico numero 1, si trova l’edificio che ospita il Municipio di Scano di Montiferro, nel quale si trovano la sua sede e gli uffici che forniscono i loro servizi agli abitanti del paese, tra gli altri significativo è lo Sportello linguistico Territoriale, comunemente conosciuto come Ufìtziu de Sa limba Sarda, avviato nel 2006 con lo scopo principale di promuovere l’uso orale e scritto della lingua sarda, sia all’interno dell’amministrazione che nei suoi rapporti con i cittadini. E proprio di fronte all’ingresso del Municipio, all’altro lato della piazza, si vede un bell’edificio che ospitava lo storico Lavatoio di Scano di Montiferro. L’oratorio delle Anime del Purgatorio sede dell’omonima ConfraternitaDal viale Monsignor Contini, a quattrocento metri da dove lo avevamo imboccato all’ingresso nell’abitato, prendiamo a sinistra in direzione sud la via Natalino Manca che, dopo una cinquantina di metri, continua su via dei Camaldolesi. La seguiamo e, dopo una novantina di metri, svoltiamo a sinistra in via Turre lungo la quale, dopo un centinaio di metri, sulla sinistra si vede la facciata dell’oratorio delle Anime del Purgatorio, noto come Su lettoriu ’e subra ossia l’oratorio in alto, costruito nel 1889. Si trova nella parte alta del paese, nelle adiacenze del centro storico e verso l’uscita alla montagna, a poca distanza c'era Sa giaga de sos crabolos, ossia la porta dei cervi, all’incrocio di via Turre con via XX Settembre. La chiesa ha una sola navata, e vi si accede attraverso un’ampia gradinata ed è sopraelevata rispetto al piano stradale, nella parte terminale l’abside con l’altare, c'è la nicchia con la Madonna Ausiliatrice. La facciata è semplice, col tetto a capanna sormontato dal solito campanile a vela in pietra grigia di basalto, così pure i bordi della facciata e il timpano. In questa chiesa è custodita la statua di San Giorgio, che viene trasportata, in processione, all’omonima piccola chiesa campestre il giorno della sua festa. Questo oratorio è la sede della Confraternita delle Anime, istituita nell’anno 1721 con bolla papale, che utilizza questa chiesa durante le riunioni del consiglio e per le festività principali, mentre tutti gli arredi e Sas insignas per le processioni e per i funerali sono custoditi nella piccola chiesa delle Anime detta Su lettorieddu, attigua alla chiesa parrocchiale, dove la confraternita ha avuto la sua sede fino al 1889. La chiesa di San Nicola sede dell’Arciconfraternita della Santa CrocePassato l’oratorio delle Anime del Purgatorio, proseguiamo lungo la via Turre per una cinquantina di metri, poi dove la strada termina svoltiamo a destra in via XX Settembre, la seguiamo verso sud per centottanta metri e vediamo, alla sinistra della strada, la facciata della chiesa di San Nicola, sicuramente la più antica che esisteva al momento della fondazione della Confraternita, probabilmente istituita nella seconda metà del quindicesimo secolo, verosimilmente durante il pontificato di Callisto III. Ha subìto trasformazioni rispetto alla struttura originaria; le sue attuali linee architettoniche in stile neoclassico risalgono ai primi del diciannovesimo secolo.. La facciata col tetto a capanna e col frontone ben delineato, è snellita dalla presenza di lesene in trachite, ed ai Iati sono presenti due campanili a vela. All’interno ha sola navata ed un abside con l’altare più in alto rispetto alla navata. Sulla volta dell’abside c'è un medaglione che riproduce un episodio della vita di San Nicola, dipinto dal pittore scanese Isidoro Delogu. Nell’altare ci sono tre nicchie con le statue di San Nicola, della Madonna della Speranza e di Sant’Elena di recente l’interno della chiesa è stato restaurato, col rifacimento dell’intonaco sia delle pareti che della volta, e sono state messi in evidenza gli archi a tutto sesto che dividono le campate. La chiesa è stata così riportata alla struttura originaria. Durante i lavori di rifacimento del pavimento sono state trovate, in tutta l’area della chiesa, delle tombe con ossa umane, risulta infatti dai registri parrocchiali che i morti venivano seppelliti in questa chiesa oltre che nella chiesa parrocchiale fino alla seconda metà dell’ottocento quando è stato realizzato il Cimitero Comunale. Questa chiesa è l’oratorio dell’Arciconfraternita della Santa Croce, detta anche Di San Nicola dal nome della chiesa che, al suo interno, custodisce il simulacro del Cristo in urna di vetro, che viene utilizzato per la crocifissione ed esposto per l’adorazione dei fedeli il venerdì Santo e poi portato, durante la via Crucis, alla chiesa parrocchiale, dove si svolge la rappresentazione di S'Iscravamentu, per la quale si conservano i costumi per i quattro discepoli che eseguono il rito. Così pure dallo stesso oratorio i confratelli portano alla chiesa parrocchiale, processionalmente, il sepolcro ornato con fresie e candeline. In una nicchia apposita è conservata anche la statua del Cristo risorto, che viene utilizzata la mattina di Pasqua per la processione de S'Incontru. L’ex Monte Granatico e la fontana storicaDi fronte all’oratorio delle Anime del Purgatorio prendiamo la via del Monte Granatico, la seguiamo per un centinaio di metri e vediamo, alla sinistra della strada, la facciata dell’ex Monte Granatico, che era stato istituito con lo scopo di conservare le sementi e distribuirle ai contadini poveri per consentire loro la semina, con l’obbligo poi di restituirle dopo il raccolto. Lo scopo dei Monti Granatici era quello di aumentare il reddito agrario, scongiurare le carestie e combattere l’usura. Il Monte Granatico di Scano di Montiferro è un edificio rettangolare con facciata a capanna, composto da due ambienti, un vestibolo d’ingresso ed un secondo ambiente originariamente dedicato alla conservazione delle sementi. l’edificio, dopo l’abbandono del suo scopo iniziale, oggi è diventato la sede del Banco di Sardegna. Proseguendo lungo la via del Monte Granatico, dopo un centinaio di metri prendiamo a destra la via Muxeri che in una quarantina di metri sbocca sul corso Vittorio Emanuele. Se la prendiamo verso destra appena dopo pochi metri si vede, alla sinistra della strada, la piazza regina Elena, che prenderà a breve il nuovo nome di Carrela de Funtana dato che al suo centro si trova una Storica fontana di Scano di Montiferro- L’oratorio della Madonna del Rosario sede dell’omonima ConfraternitaDa dove la via Nuxeri sbocca sul corso Vittorio Emanuele, prendiamo invace a sinistra e, subito dopo, svoltiamo a destra in via la Marmora ch in una sessantina di metri, arriva sulla piazza Umberto. La superiamo e proseguaimo lungo la via la Marmora e, dopo una trantina di metri, vediamo alla sinistra della strada l’oratorio della Madonna del Rosario, noto come Su lettoriu ’e giosso ossia l’oratorio in basso, costruito nel 1882, dove pare che in quel tempo fossero le ultime case di quel rione, nella strada che porta a Sa Serra e alla mulattiera per Sennariolo. La struttura è molto semplice, la chiesa ha una sola navata che termina con l’abside e l’altare della Madonna del Rosario. La facciata è lineare, con il tetto a capanna ed un timpano occentuato da pietre in trachite rossa e rosata, come pure il basamento ed i Iati della costruzione. Questo oratorio è la sede della Confraternita del Rosario, fondata nel 1629 dal gesuita scanese padre Salvatore Pala, su disposizione del Vescovo di Bosa monsignor Sebastiano Carta. La Confraternita ha avuto la sua prima sede nel piccolo oratorio di Santa Sabina, a fianco del campanile parrocchiale, che poi è stato demolito ed in seguito a tale demolizione è stata costruita la nuova chiesa. I confratelli devono portare sulla cappetta nera, comune a tutti gli iscritti alla Confraternita, una croce rossa in memoria di San Silvano martire. Nella chiesa si conserva la statua della Madonna de S’incontru opera dell’artista scanese Isidoro Delogu, eseguita probabilmente tra il 1920 ed il 1925, che i confratelli del Rosario portano in processione il giorno di Pasqua per incontrare Gesù Risorto portato dai confratelli della Santa Croce. Gli impianti sportivi con il Campo da Calcio e la Palestra ComunaleGuardando la facciata del Municipio di Scano di Montiferro, costeggiamo l’edificio sulla destra e dopo una cinquantina di metri incrociamo il viale John Fitzgerald Kennedy, lo superiamo e prendiamo la via Sardegna che si dirige verso ovest, la seguiamo per centocinquanta metri, poi la strada prosegue sulla via Sa Serra lungo la quale, dopo circa un centinaio di metri, si vede alle destra l’ingresso degli impianti sportivi di Scano di Montiferro. All’interno di questi impianti è presente il Campo Comunale di Calcio, dotato di fondo il terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare 290 spettatori. Sul retro del Campo da Calcio è presente la Palestra Comunale, dotata di tribune per 90 spettatori, nella quale praticare come discipline praticabili l’Atletica leggera, il lancio del peso, Attività ginnico motorie, la Ginnastica, la pallacanestro, e la pallavolo. Il Campo Sportivo polivalenteDall’ingresso degli impianti sportivi, torniamo indietro lungo la via Sa Serra e, dopo appena une ventina di metri, svoltiamo a destra in via Amendola e, dopo una settantina di metri, a sinistra in via Giuseppe di Vittorio, che dopo centosettanta metri continua sul viale San Giorgio. Percorsi centosettanta metri, si vede alla destra della strada l’ingresso del Campo polivalente di Scano di Montiferro. In questo complesso è presente un Campo Sportivo, con fondo in erba sintetica, dotato di tribune in grado si ospitare 90 spettatori, nel quale è possibile praticare come discipline il Calcio, il calcetto ossia calcio a cinque, ed il tennis. Visita dei dintorni di Scano di MontiferroPer quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Scano di Montiferro, sono stati portati alla luce i resti di numerosi siti archeologici, ossia della necropoli Ispinioro costutuita da una decina di domus de janas, e Abbauddi costituita da due domus de janas; delle Tombe di giganti Beranula, Nuracale, Pedras Doladas, Pedriscudu, Sas Serras, su Crastu Iscrittu, e Sulu; dei Protonuraghi ’e Cuncula, Columbargiu, Cunculu, e Musu ’e Rios; dei Nuraghi semplici Abbauddi, Altoriu, Arbucchi, Baddeona, Beranula, Curadores, de Rittos, Donnigheddu, Ennari, leari, lobos I, lobos II, Mazzaledda, Muradu Arca, Orosu, Padra, Porcos, Primidio, S’Arca I, S’Arca II, S’Ena, S’Ozu ’e lavru, Sa Chessa, Sa Figu Ranchida, Salaggioro, Salamattile, Sulu, Tibuddari, Tripichi, e Urassala; dei Nuraghi complessi Barisones, Mazzala chiamato anche Sa Mura ’e Mazzala, Nuracale, Nurtaddu, Pischinales, e Santa Barbara; dei Nuraghi Sa Cobelcada, Sagola, e su Cadalanu, tutti di tipologia indefinita; e degli insediamenti abitativi Beranula, Donnigheddu, Mazzala, Mazzaledda, Musu ’e Rios, Nurtaddu, Obrettu, Sagola, Salaggioro, Santa Barbara, e Sulu. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto, soprattutto le numerose Chiese campestri ed alcuni dei principali siti archeologici. La chiesa campestre di San Giorgio MartireDal centro di Scano di Montiferro, raggiungiamo il Campo Sportivo polivalente, e proseguiamo verso sud est lungo la via San Giorgio per una sessantina di metri, poi svoltiamo a destra in via Rossini, e dopo centotrenta metri svoltiamo a sinistra, seguiamo questa strada per un centinaio di metri e vediamo sulla destra la chiesa campestre di San Giorgio Martire. La struttura è molto semplice, la facciata è lineare, con il tetto a capanna, ed all’interno la chiesa ha una sola navata. Questa chiesa è di pertinenza dell’oratorio delle Anime del Purgatorio, ed infatti i suoi priori curano la Festa campestre di San Giorgio Martire, che si svolge ogni anno il 23 aprile, quando dopo le celebrazioni religiose si tiene la Festa campestre nell´omonima pineta, che si trova intorno alla chiesa a breve distanza dall´abitato. La chiesa campestre di Santa VittoriaDal centro di Scano di Montiferro, raggiungiamo verso sud lungo la via XX Settembre la chiesa di San Nicola, proseguiamo lungo questa strada che passata la chiesa diventa la via Roma, che dopo centoventi metri svolta a sinistra nel viale papa Giovanni XXIII, strada che uscirà dall’abitato come SP21 in direzione di Cuglieri. Percorsi Duecentoquaranta metri lungo il viale papa Giovanni XXIII, troviamo un cancello sulla destra delimitato da due pilatri, che ci fa imboccare una deviazione in una strada secondaria, la seguiamo per seicentocinquanta metri e vediamo, alla sinistra, un sentiero in salita che porta alla chiesa campestre di Santa Vittoria, posizionata su una collina accanto alla strada. Questa chiesa campestre è situata in un´amena valle ricca di oliveti e di storia, ed anche avvolta di leggenda. Presso questa piccola chiesa il secondo lunedì di maggio si svolge la Festa campestre di Santa Vittoria. La chiesa campestre della Santa CroceDal centro di Scano di Montiferro, raggiungiamo la chiesa di San Nicola, prendiamo verso nord la via XX Settembre e la seguiamo fino a raggiungere il punto dove arriva da sinistra la via Turre, proseguiamo lungo la via Montiferro, dopo Duecentottanta metri al suo termine svoltiamo a destra in una strada secondaria, la seguiamo e, dopo un’ottantina di metri, si vede alla destra un sentiero in salita delimitato da due pilasti, che dopo circa trecento metri termina, e porta a vedere alla sinistra la chiesa campestre della Santa Croce, che sovrasta la parte più alta del paese, in una posizione da cui si gode un panorama completo. Questa chiesa è di pertinenza dell’oratorio di San Nicola, e presso di essa ogni anno il 3 maggio si svolge la Festa cempestre della Santa Croce, che si svolge sull´omonima collina. I resti della Tomba di giganti di Pedras DoladasUsciamo dall’abitato di Scano di Montiferro verso nord con la SP21 che si dirige verso Sagama. Dal cartello segnaletico che indica l’uscita dall’abitato proseguiamo lungo la SP21 per quattrocento metri, e prendiamo a destra la SP78 che collega Scano di Montiferro con Macomer, la seguiamo per due chilometri e duecento metri e, prima della cava di Santa Barbara, dopo che la strada è passata sopra il ponte sul rio Semius, prendiamo sulla destra un sentiero che dopo circa quattrocento metri porta a un’area di parcheggio. Da qui si prosegue lungo il sentiero per la Tomba di giganti di Pedras Doladas, e percorsi circa duecento metri si vede alla destra del sentiero una Croce in pietra su un cippo. Già da questa croce si iniziano a vedere i resti della tomba, e dietro di loro la Cappella dedicata alla Vergine regina di tutti i Santi Dopo altri duecento metri si raggiungono i resti della Tomba di giganti di Pedras Doladas. Si tratta di una sepoltura collettiva di epoca nuragica realizzata in opera isodoma con blocchi squadrati e rifiniti nelle parti a vista. In particolare si possono vedere gli elementi che costituivano la copertura del vano sepolcrale, realizzata con archi monolitici di basalto. della tomba si conservano però solo il corridoio, l’abside e, parzialmente, l’esedra. La Cappella dedicata alla Vergine regina di tutti i SantiA breve distanza dai resti della Tomba di giganti di Pedras Doladas, verso sud, si trova la Cappella dedicata alla Vergine regina di tutti i Santi, una recente Cappella rurale che si incomincia a vedere già dalla croce in pietra sul cippo. Vi è una grande devozione a Scano per la Festa della Beata Vergine regina di tutti i Santi, i cui festeggiamenti si svolgono dal 10 al 13 settembre e che rappresenta Sa Festa Manna, ossia la Festa grande del paese, durante la quale si svolge la processione lungo le vie dell’abitato, con il simulacro preceduto dai gruppi folcloristici, dalla banda musicale e da numerosi cavalieri in groppa ai loro cavalli bardati. Il pellegrinaggio di fede viene inoltre fatto il giorno successivo, il 12 settembre, accompagnando la Vergine alla Tomba di giganti di Pedras Doladas, luogo del ritrovamento del simulacro, che si trova a pochi passi dalla Cappella commemorativa. E per concludere i festeggiamenti, il 13 settembre Festa dei Santi Errio e Silvano, martiri scanesi delle persecuzioni romane, prevede una solenne processione con la professione di fede a Montrigu de reos, luogo del loro martirio. La piccola chiesa ed il Protonuraghe di Santa BarbaraProseguendo sulla SP78 dopo che la strada è passata sopra il ponte sul rio Semius e passata la cava di Santa Barbara, percorsi ottocento metri dopo la deviazione per la Tomba di giganti di Pedras Doladas, troviamo sulla sinistra della strada provinciale, poco prima del cartello che indica il chilomtro 3, la deviazione in un sentiero che conduce in poco più di un centinaio di metri alla piccola chiesa campestre di Santa Barbara di Nocomedia ossia Santa Arvara. È la chiesa campestre situata più lontana delle altre che abbiamo già visitate, e sorge in una zona archeologica vicino all’omonimo Nuraghe, del quale rimane una minima parte, e poco distante dal Nuraghe di Abbauddi. Il primo lunedì dopo la Pentecoste presso questa chiesa si svolge la Festa campestre nell´omonima località sulla SP78 che collega Scano con Macomer. I resti del Nuraghe complesso di Santa Barbara indicato anche come ProtonuragheUn poco più in alto, a circa centocinquanta metri di distanza dalla chiesa verso nord est, si trova il Nuraghe complesso di Santa Barbara, ossia Mura de Sant’Arvara, edificato a 489 metri di altezza. È un grosso Nuraghe complesso costruito in trachite, con una torre centrale e bastioni addossati, e con un corridoio. E probabilmente per la presenza di questo corridoio, nella mappa dei Nuraghi compilata dall’archeologo Alessandro Usai, viene indicato come Protonuraghe, ossia come Nuraghe arcaico. Si tratta comunque di un monotorre, dotato di alcune costruzioni accessorie, con l’ingresso dotato di un grande architrave. A causa dei crolli non è possibile accedere all’interno se non parzialmente. Accanto al Nuraghe sono presenti i resti di un villaggio prenuragico che è stato abitato fino di età storica, ma senza che ne siano rimasti ruderi. I resti del Nuraghe semplice AbbaudiProseguiamo lungo il sentiero che ci ha portati a visitare la chiesa campestre di Santa Barbara. Questo sentiero si dirige verso ovest e, dopo quasi un chilometri, ci porta a vedere su uno sperone roccioso il Nuraghe Abbaudi. È un Nuraghe di tipo semplice, ossia monotorre, costruito con blocchi di arenaria di medie e grandi dimensioni disposti a filari orizzontali. Edificato a 415 metri di altezza, è dotato di una camera interna marginata da tre nicchie, e che conserva la tholos e la cupola quasi completa. Si tratta di uno dei Nuraghi meglio conservati della zona, con un’altezza residua di circa nove metri, e con sedici filari di pietre. L’ingresso si trova sul lato sud. Intorno al Nuraghe si vedono le tracce di un insediamento abitativo. I resti della necropoli AbbaudiNelle vicinanze, a pochi metri dal Nuraghe, si trova la Necropoli Abbaudi, costituita da due domus de janas. La prima domus de janas, indicata come Abbaudi I, si trova a nord est rispetto al Nuraghe, a una distanza di un’ottantina di metri, ed è semidistrutta o forse non è mai stata terminata. La seconda domus de janas, indicata come Abbaudi II, si trova in prossimità del Nuraghe stesso, alla distanza di appena una decina di metri in direzione sud. Si tratta di una tomba formata da un ingresso di forma rettangolare, con il bordo superiore leggermente arrotondato, che immette in un atrio, dal quale si accede a una piccola cella ovale, di circa cinquanta centimetri di profondità, con il soffitto a forno. Le due domus de janas si trovano a un’altezza di 415 metri sul livello del mare. I resti del Nuraghe complesso NuracaleUsciamo dall’abitato di Scano di Montiferro verso nord con la SP21 che si dirige verso Sagama. Dal cartello segnaletico che indica l’uscita dall’abitato, proseguendo per un chilometro e seicento metri, si trova una deviazione sulla sinistra per il Parco degli Uccelli, la superiamo e, poco più avanti, si inizia a vedere sulla sinistra della strada il Nuraghe complesso Nuracale. Per raggiungerlo, dopo cinquecento metri dalla deviazione per il parco, passato il ponte sul rio Mannu, si trova l’altra deviazione a sinistra per la via dei Mulini, lungo la quale si trovano gli antichi mulini del rio Mannu. Più a sud ovest, alla distanza di qualche centinaio di metri, si trova il Nuraghe, uno dei più imponenti del massiccio del Montiferru. Si tratta di un Nuraghe complesso edificato in basalto a 390 metri di altezza, costituito da una torre centrale inscritta al centro di un quadrato costituito dalle cortine rettilinee di congiunzione delle quattro torri angolari aggiunte. Del mastio, ingombro di macerie nella camera inferiore, si conserva parte della camera del primo piano, priva della copertura, a pianta circolare e con un’altezza massima residua di circa undici metri. Al bastione si accedeva attraverso un ingresso aperto lungo la cortina. Il corridoio retrostante immetteva in un cortile interno a forma di semiluna, ingombro anch’esso di pietrame, le cui pareti si innalzano sul piano di crollo. Dai lati del cortile si dipartivano i corridoi d’accesso alle torri anteriori di sud est e nord est, praticabili però solo nel tratto iniziale, mentre le altre due torri erano collegate al cortile da due lunghi corridoi scavati all’interno dei bastioni, ancora ingombri da crolli, ed una delle torri posteriori presenta all’interno un vano circolare marginato da una nicchia, e si può individuare anche l’imboccatura del corridoio. Attorno al Nuraghe si distinguono i resti di un’ulteriore cinta muraria dotata di varie altre torri, all’interno della quale si trova il grande villaggio nuragico. Degli scavi archeologici furono effettuati negli anni 2003, 2005 e 2006 sotto la guida di Alessandro Usai, Tatiana Cossu e Mauro Perra, e nel sito sono attualmente in corso lavori di scavo e di consolidamento, finalizzati alla creazione di un parco archeologico. A circa trecentomeri di distanza in direzione sud ovest si trovava la Tomba di giganti Nuracale. Si trattava di una struttura funeraria con stele di epoca nuragica, edificata in materiale indeterminato a 387 metri di altezza. Del monumento, attualmente distrutto, sono visibili solo alcuni conci lavorati che indicano come la tipologia della tomba fosse a filari in opera isodoma. Il Centro ippico ComunaleProseguendo per circa cinquecento metri verso nord lungo la SP21, svoltiamo a destra sulla SP63 che si dirige verso Sindia, la seguiamo per due chilometri e duecento metri poi svoltiamo a destra seguendo le indicazioni per la chiesa di Sant’Antioco. Dopo appena un’ottantna di metri, si vede alla sinistra della strada il cancello di ingresso del Centro ippico Comunale di Scano di Montiferro. Si tratta di un Impianto ippico, ossia di un galoppatoio con fondo in terra battuta, che non è dotato di tribune per gli spettatori. Il campo Comunale da Tennis in località Sant’AntiocoProseguendo lungo la deviazione per la chiesa campestre di Sant’Antioco, dopo circa ottocentocinquanta metri si vede, alla destra della strada, l’ingresso del Campo Comunale da Tennis di Scano di Montiferro situato in località Sant’Antioco. All’interno di questo impianto sportivo si trova un Campo da Tennis, con fondo in materiali cementizi o asfaltoidi, che non è dotato di tribune per gli spettatori. La chiesa campestre di Sant’Antioco MartireProseguendo per una cinquantina di metri, svoltiamo a destra e, dopo un’altra ciquantina di metri, si vede sulla sinistra la scalinata di accesso alla chiesa campestre di Sant’Antioco Martire. La chiesa campestre è stata costruita probabilmente nel 1636, ed anticamente la chiesa era curata da alcuni Eremitani che vi soggiornavano tutto l’anno sostenuti dalla carità degli scanesi. alla fine dell’ottocento, vennero addossati ad entrambi i lati dell’edificio i Pendentes chiamati anche Pennentes, piccoli ambienti la cui funzione era quella di ospitare pellegrini e devoti che desideravano soggiornare nella località durante il periodo della novena e della Festa del Santo. L’edificio è a pianta rettangolare, ad aula unica, affiancato sulla sinistra dalla sacrestia e su entrambi i lati daLa facciata della chiesa, a capanna, ha la parte centrale dove si apre il portale in pietre squadrate lasciate a vista, un coronamento a cornice alle cui estremità sono inseriti due elementi decorativi a forma piramidale, ed al centro è conclusa da un campanile a vela. Sopra il portale si apre una grande finestra rettangolare, unica fonte di luce per la chiesa. L’edificio ha copertura in legno a due spioventi, su archi a tutto sesto, in pietra a vista. Il pavimento è in lastre di trachite. Nel presbiterio quadrangolare è ubicato l’altare ligneo, acquistato nel 1848 dalla chiesa della Santa Croce a Bosa, restaurato nel 1999, adibito ad ospitare la statua del Santo che viene portata in processione da Scano nella chiesa campestre in occasione delle sue feste. In assenza della statua, l’altare ospita una tavola dipinta ad olio con l’effigie del Santo, opera del pittore svizzero Emilio Scherer che soggiornava a Bosa alla fine del diciannovesimo secolo. La tradizione vuole che la statua del Santo non venga lasciata nella sua chiesa campestre per evitare che venga trafugata, come accadde molti anni fa, ma per l’intervento miracoloso del Santo il furto non ebbe successo, infatti il carro con cui veniva trasportata si impantanò nei pressi della chiesa. Fino agli anni cinquanta del novecento, dalle fondamenta della chiesa scaturivano abbondanti sorgenti, poi quando l’Ente Sardo Acquedotti e Fognature ha deciso di sfruttare le acque per l’approvvigionamento di una trentina di comuni ed ha fatto ricorso alle mine per realizzare un impianto di pompaggio, le vene acquifere si sono spostate più a valle. La tradizione vuole che Antioco, originario della Mauritania, sia morto nell’anno 127, ed il suo culto ha avuto un enorme impulso dopo il ritrovamento delle sue reliquie, avvenuto nell’isola di Sant’Antioco nel 1615 ad opera di monsignor Francesco d’Esquivel, arcivescovo di Cagliari. E lo stesso anno il gesuita padre Salvatore Pala, scanese che insegnava nella Facoltà Teologica di Cagliari, riceve in dono da monsignor d’Esquivel una reliquia del Santo martire, una sua vertebra, tuttora conservata in una teca d’argento custodita nella chiesa parrocchiale. L’arrivo della reliquia avrebbe dato il via, intorno al 1636, ai lavori di costruzione di una chiesa in suo onore, o secondo alcuni ad un restauro e forse ampliamento di un edificio già̀ esistente, in un territorio ricco di acque, dalla rigogliosa vegetazione, e che inoltre presentava il vantaggio di trovarsi a poca distanza dal paese. |
Presso questa chiesa campestre, il secondo lunedì dopo Pasqua si svolge la Festa di Sant’Antioco, martire sulcitano, che si ripete in una seconda Festa il lunedì successivo all’ultima domenica di agosto e la terza, il 13 novembre. Per la Festa primaverile la statua, che pesa più di cento chili, viene trasportata su un camion seguito da un lungo corteo di auto, mentre per le celebrazioni di fine agosto, è portata a spalla per voto da giovani del paese. Il 13 novembre, inoltre, si celebra una messa nella Cappella dedicata al Santo, nella chiesa di San Pietro. Ancora oggi centinaia di fedeli provenienti da Scano e da tutto il circondario, pregando devotamente Sant’Antioco gli chiedono la grazia di ottenere la guarigione e il conforto nella sofferenza. Le sorgenti di Sant’AntiocoPassata la chiesa di Sant’Antioco, proseguiamo per un’altra cinquantina di metri, e vediamo a destra l’ingresso di un vialetto che porta alle Sorgenti di Sant’Antioco, le quali forniscono di acqua potabile tutti i paesi del circondario. Tra i massi di basalto sgorgano cinque polle che formano un ruscello che va ad alimentare il rio Mannu. Sono considerate le sorgenti più copiose di tutto il Montiferru e tra le più grandi della Sardegna, e forniscono acqua con eccellenti parametri di qualità e una portata stimata tra i quaranta litri al secondo nel periodo di magra e fino a quasi duecento litri al secondo nel periodo di piena. Con un nuovo acquedotto, ora in fase di progettazione, sarà prelevata l’acqua delle sorgenti di Sant’Antioco e saranno serviti, oltre a Macomer, anche Sindia. Bonorva, Pozzomaggiore. Attualmente viene utilizzata solo una minima parte di questa risorsa per approvvigionare il centro abitato di Scano Montiferro, mentre il resto della risorsa, preziosa in periodo di siccità, finisce in un fiume per poi disperdersi nel mare. I resti del Nuraghe complesso MazzalaRitorniamo sulla SP61, dopo la deviazione per la chiesa campestre di Sant’Antioco Martire, riprendiamo la strada in direzione di Sindia. Percorsi novecento metri, una cinquantina di metri dopo il cartello segnaletico che indica il chilometro 3, prendiamo la Strada Vicinale di Mazzala, una strada bianca sulla destra, e la seguiamo per un paio di chilometri, fino a vedere sulla sinistra della strada i resti del Nuraghe Mazzala, noto anche con il nome di Nuraghe Sa Mura ’e Mazzala. Si tratta di un Nuraghe complesso costruito in basalto a 518 metri di altezza, che presenta una torre primitiva principale, fiancheggiata e fronteggiata da un corpo aggiunto quadrangolare, con due torrette negli angoli sud ed est, e con un cortile interno. Il corridoio d’ingresso alla torre, che conserva un altezza massima di sei metri e mezzo, è per la maggior parte interrato. Il paramento esterno è in blocchi di basalto di media grandezza, disposti ordinatamente. La camera eccentrica è parzialmente crollata e non presenta nicchie o altre particolarità. Nel corpo aggiunto, le due torrette comunicavano solo col cortile interno a forma di mezzaluna, con l’ingresso esterno in asse con quello della torre primitiva. Le torri e le cortine del corpo addossato sono costituite da pietre non lavorate che contrastano con l’accurata lavorazione della torre antica. Una cortina muraria megalitica di rozze pietre basaltiche completava la fortificazione, circondando il Nuraghe come un antemurale. I resti del Nuraghe semplice Sa Figu RanchidaDa dove sulla SP61, dopo il cartello segnaletico che indica il chilometro 3, avevamo preso la Strada Vicinale di Mazzala, la strada bianca sulla destra, possiamo seguirla fino alla fine, dopo tre chilometri e duecento metri. Qui, alla distanza di cica seicento metri verso nord est, si trovano i resti del Nuraghe Sa Figu Ranchida. Si tratta di un Nuraghe semplice, monotorre, costruito in blocchi di basalto a 542 metri di altezza. La sua camera interna è marginata da tre nicchie. In questo Nuraghe, la scala che porta al piano superiore inizia in una nicchia nella camera centrale, e non subito a sinistra dell’entrata, come avvene solitamente in quasi tutti gli altri Nuraghi. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio da Sennariolo ci recheremo a Cuglieri che visiteremo con il suo centro ed i dintorni dove si trova la costiera di S’Archittu e si trovano i resti della città di Cornus patria di Ampsicora, l’ultimo baluardo dell’indipendenza dei Sardi contro gli invasori Romani. |