Un sito di oltre 450 pagine che descrive tutta l’Isola e che pur non vendendo niente riceve da 400 a oltre 1400 visitatori ogni giorno

La mia SardegnaLa bandiera della Sardegna

Home page Guest book SOSTIENICI Mappa del sito


Pagina precedenteIndice precedenteVisita del sito istituzionale del comunePagina successiva

Sedini con l’abitato dove si trova la domus de janas Sa Rocca e con i suoi dintorni


In questa tappa del nostro viaggio, proseguiremo La visita dell’Anglona recandoci nel paese chiamata Sedini che visiteremo con il suo abitato con la domus de janas Sa Rocca, e con i suoi dintorni.

La regione storica dell’Anglona

L’AnglonaL’Anglona è la regione storica della Sardegna che si affaccia sul golfo dell’Asinara, una ampia insenatura che si distende lungo il versante nord occidentale dell’Isola, delimitata a nord dal mare, a est dal fiume Coghinas, a sud dal monte Sassu e a ovest dal fiume Silis e dal monte Pilosu. Il suo territorio è prevalentemente collinare, composto da allipiani di natura vulcanica o calcarea, adagiatisu una base di tufo. Comprende una vasta regione costituita dall’Anglona propriamente detta, distinta fra Bassa Valle del Coghinas o Anglona marittima, ed un paese, Tergu, appartenuto nel passato più lontano alla regione di montes, ed Anglona interna. I comuni che fanno parte dell’Anglona marittima sono Castelsardo, Santa Maria Coghinas, Tergu, Valledoria; mentre quelli che fanno parte dell’Anglona interna sono Bulzi, Chiaramonti, Erula, Laerru, Martis, Nulvi, Perfugas e Sedini. Grazie alla bonifica della bassa valle del Coghinas, effettuata tra il 1920 ed il 1930, che ha consentito di sfruttare meglio la piana del Coghinas, le coltivazione più diffuse sono quelle dei carciofi, soprallutto nella ricercata varietà denominata Spinoso sardo, e dei pomodori. Negli anni settanta del secolo scorso si è sviluppata, soprattutto nei comuni costieri, anche l’industria turistica.

In viaggio verso Sedini

Da Valledoria, passata la località la Muddizza, proseguiamo con la SP90 per un chilometro, ed arriviamo a uno svincolo, dove questa strada si immette sulla nuova SP90, ossia sulla strada provinciale che collega Santa Teresa di Gallura con Castelsardo.

Da Valledoria ci dirigiamo verso Castelsardo e Sedini

Passata la località la Muddizza, proseguiamo con la SP90 per due chilometri e mezzo, ed arriviamo a uno svincolo, dove questa strada si immette sulla nuova SP90, ossia sulla strada provinciale che collega Santa Teresa di Gallura con Castelsardo. La seguiamo per due chilometri, poi, invece di proseguire verso Santa Teresa di Gallura, prendiamo verso destra la vecchia SP90, nota anche come SP90bis, che attraversa la località Multeddu e ci porta sulla SS134, a un bivio, con indicato sulla sinistra Sedini ed a destra Castelsardo.

Castelsardo: la roccia dell’ElefantePercorso quasi un chilometro, troviamo sulla sinistra, accostato alla strada, il Nuraghe Paddaggiu o Nuraghe Sa Eni, dal nome della località nella quale si trova, che descriveremo quando parleremo di Castelsardo, dato che si trova nel suo territorio. Imbocchiamo la SS134 per Sedini, e, superata la famosa Roccia dell’Elefante e la borgata rurale Santu Gjuanni Salasgiu, che descriveremo anche esse quando parleremo di Castelsardo, dato che si trovano nel suo territorio, iniziamo la visita dell’Anglona interna, recandoci verso il paese chiamato Sedini.

Potevamo arrivare sulla SS134 anche, con una seconda strada meno suggestiva ma più veloce. Dallo svincolo per immettereci sulla nuova SP90, possiamo prendere, seguendo le indicazioni per Sedini, una deviazione verso sud, che, in tre chilometri e trecento metri, ci porta sulla SS134 che ci conduce a Sedini, sette chilometri più avanti di dove la avevamo presa precedentemente.

Passiamo accanto alla frazione littigheddu

Presa la SS134 in direzione di Sedini, dopo sette chilometri arriviamo ad incontrare le seconda deviazione da Valledoria, più avanti, percorso un chilometro e trecento metri, troviamo una deviazione sulla destra che, in un chilometro e settecento metri, ci porta alla frazione littigheddu (altezza metri 411, distanza 4.4 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 34).

Sedini: littigheddu: decollo dal sito di voloSi tratta dell’unica frazione Sedini, significativa per il suo abitato, e perché, nella frazione, si trova il Sito di volo littighedduPer parapendio, sicuramente uno dei posti per il volo più suggestivi del nord Sardegna. Il luogo del decollo è posto su un altopiano dell’altezza di 400 metri sul livello del mare, e vi è un dislivello di 250 metri tra decollo e atterraggio. I periodi migliori sono da marzo ad ottobre, quando si instaura la brezza dal mare. Il posto ormai è collaudatissimo, frequentato non solo dai locali, ma anche da molti turisti che d’estate prendono d’assalto l’isola.

Arriviamo al paese chiamata Sedini

Ritornati dalla località littigheddu sulla SS134, la seguiamo per poco più di due chilometri e mezzo, ed arriviamo all’interno dell’abitato di Sedini. Dal Municipio di Valledoria a quello di Sedini, seguendo la prima strada, molto più bella e suggestiva, si sono percorsi 20.8 chilometri, mentre, seguendo la seconda strada si sono percorsi solo 12.2 chilometri.

Il comune chiamato Sedini

Sedini: veduta dell’abitatoSedini-Stemma del comuneProseguendo sulla SS134, dopo poco più di due chilometri e mezzo arriviamo a Sedini (pronuncia S’dini, nome sassarese Seddini, altezza metri 306 sul livello del mare, abitanti 1.245 al 31 dicembre 2021), centro agricolo situato nella parte centrale della Provincia di Sassari, a nord est dell’altopiano di Anglona, nell’entroterra sardo, collocato fra le due colline, di La Maglina a nord e Lu Padru a sud. Inizialmente l’abitato si sviluppava in tre rioni, ossia Capo Corso, Capo sardo, Capo Corte di Santa Vittoria. Le strade del primo rione sono edificate in territorio roccioso, mentre quelle degli altri due si trovano in un terreno pianeggiante. L’abitato è attraversato dalla SS134 di Castelsardo. Il territorio Comunale è caratterizzato da un profilo geometrico irregolare, con che vanno da un minimo di 25 a un massimo di 466 metri sul livello del mare.

A Sedini si parla il Gallurese, nella variante castellanese, che è quella parlata a Castelsardo, dal che si deduce che in origine la sua popolazione è stata di origine còrsa, come si deduce dal rione detto Capo Corso, ma è probabile che la località fosse originariamente abitata da una popolazione di origine sarda, come si deduce dall’altro rione che è nominato Capo sardo.

Origine del nome

La sua denominazione, che si ritrova nelle forme medievali di Sein o Sey, ha una origine non chiara, che si tende a far risalire al protosardo. Alcuni ritengono, però, che il nome potrebbe avere un riferimento con quello della città biblica di Setin, città dalla quale Giosuè inviò i propri esploratori a Gerico prima di conquistarla, il che farebbe ipotizzare che vi abitassero nuclei di ebrei, come a Martis, Laerru e Perfugas.

La sua economia

Il comune di Sedini basa la sua economia sull’attività agricola e zootecnica, dato che, pur avendo il suo territorio una conformazione collinare, non mancano tratti di pianura, anche abbastanza estesi, dove si praticano l’agricoltura estensiva e l’allevamento. Le coltivazioni più diffuse sono il frumento, l’orzo, le fave, oltre a vari legumi quali i piselli, i ceci e le lenticchie. Si semina, inoltre, il lino, che viene venduto in tutta la Gallura. I suoi principali prodotti tipici sono il miele, il torrone ed il vino. Si pratica, inoltre, l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini e avicoli. L’industria, di modeste dimensioni, è costituita da aziende che operano nei comparti alimentare ed edile. Modesta è anche la presenza del terziario. Sebbene non figuri tra le mete turistiche più frequentate della zona, la sua vicinanza alla zona costiera che si affaccia sul Golfo dell’Asinara nonché a importanti strutture religiose quali le abbazie di San Nicola di Silanis e San Pancrazio, rappresentano delle ragioni sufficienti ad attirare un discreto flusso di visitatori. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno.

Brevi cenni storici

Le origini di Sedini risalgono alla preistoria, dato che le colline tra le quali si sviluppa il paese sono ricche di grotte, nelle quali si insediarono probabilmente i suoi primi abitanti, e nel centro abitato si trova una maestosa domus de janas, insieme di tombe ipogeiche scavate nella roccia, risalente all’età della pietra. Durante il periodo medioevale Sedini fà parte dell’antica Curatoria dell’Anglona, nel Giudicato di Logudoro. La zona nella quale si trova Sedini viene affidata nel 1113 ai monaci Benedettini di montecassino, che si stabiliscono nell’Abbazia Benedettina di San Nicola di Silanis, alla quale appartengono le diverse Chiese presenti nel territorio. Viene in seguito duramente contesa tra i Doria e gli Aragonesi, fino a che questi ultmi prevalgono. Nel 1656, a causa delle epidemie e della terribile pestilenza, perde l’importanza che aveva acquisito fino ad allora, e viene successivamente ceduta dagli Aragonesi, come feudo, alla famiglia dei Pimentel e, infine, a quella dei Tellez-Giron. Entrata nel Regno di Sardegna e successivamente in quello d’Italia, poi nella repubblica, Sedini ha, fino agli anni ’60 del novecento, una importanza maggiore rispetto a quella attuale, basti pensare che sia il comune di Valledoria che quello di Santa Maria Coghinas facevano parte del comune di Sedini. Da questo hanno ottenuto l’autonomia nel 1960, costituendo il nuovo comune di Valledoria, dal quale successivamente nel 1983 si è staccata Santa Maria Coghinas.

Le principali feste e sagre che si tengono a Sedini

Sedini-Gruppo Folk Sant’AndreaA Sedini è attivo il Gruppo Folk Sant’Andrea, nelle cui esibizioni sia a Sedini che in altre località della Sardegna, è possibile ammirare il costume tradizionale, dal quale derivano quello di Valladoria e di Santa Maria Coghinas. Tra i tradizionali appuntamenti si segnalano la seconda domenica di maggio, le celebrazioni religiose in onore di San Pancrazio; il 25 luglio o il fine settimana più vicino, la Festa di San Giacomo; la prima domenica di ottobre, la Festa della Madonna del Rosario; il lunedì successivo, la Festa di Sant’Isidoro; ed il martedì successivo, la Festa di Sant’Antonio da Padova; il 30 novembre, si festeggia il Patrono, che è Sant’Andrea.

Visita del centro di Sedini

L’abitato, che si sviluppa all’interno di una gola, nel suo nucleo originario è circondato da antiche abitazioni che si mescolano con le rocce, nelle quali spesso si prolungano. Molto singolare è il centro storico, di origine medioevale, caratterizzato da scalinate e sottopassaggi, e soprattutto, particolarità che lo rendono unico nel suo genere, da molte case scavate nella roccia. Entriamo in Sedini da nord ovest con la SS134, che nel centro abitato prende il nome di via Nazionale.

Iniziamo la visita del paese dal Municipio di Sedini

Sedini: il palazzo del MunicipioDal cartello segnaletico che indica l’ingresso nel paese chiamata Sedini, percorsi duecento metri sulla SS134, arriviamo ad una rotonda, alla quale arriva da sinistra la via Madonnina. Percorsi altri settecentocinquanta metri lungo la via Nazionale, ad angolo con la piazza centrale, prendiamo subito dopo questa piazza, sulla sinistra, la via la Rampa, ed, in una trentina di metri, al civico numero 20, alla sinistra della strada troviamo l’edificio con i locali che ospitano il Municipio di Sedini con la sua sede ed i suoi uffici.

I giardini pubblici con il Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale

Tornati sulla via Nazionale, alla sinistra della strada si trovano i Giardini pubblici di Sedini, che fanno angolo con la via la Rampa. A una quarantina di metri da dove abbiamo imboccato la strada che ci ha portati al Municipio, troviamo sulla sinistra l’ingresso ai giardini, di fronte al quale si trova, su un cippo realizzato con diversi massi di trachite, il Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale che raffigura un soldato in combattimento nell’atto di lanciare una bomba a mano con la mano destra, mentre stringe la baionetta nella mano sinistra, ed ai suoi piedi giace accasciata la figura di un altro giovane soldato caduto sul campo di battaglia. Sulla parte frontale sono applicate le lapidi, quella centrale riporta i nomi dei caudti della grande guerra, mentre le due lastre laterali sono un’aggiunta successiva e riportano i nomi dei caduti della seconda guerra mondiale.

Sedini: i giardini pubblici Sedini-Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale

La domus de janas Sa Rocca

Proseguendo per circa cento metri lungo la via Nazionale, vediamo alla destra della strada la caserma dei Carabinieri. A una cinquantina di metri, passata una curva a 90 gradi a sinistra delle strada, in corrispondenza del numero 35 della via Nazionale, troviamo, sulla destra della strada, la domus de janas Sa Rocca di notevoli dimensioni, realizzata nel Neolitico recente, periodo che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 4200 ed il 4000 avanti Cristo. E secondo la datazione tradizionale tra il 3400 ed il 3200 avanti Cristo. É scavata in un grande masso calcareo isolato, alto dodici metri, in bilico sul vallone di Baldana, che dall’altopiano di Sedini digrada rapidamente verso la fertile vallata del rio Silanis, tanto che all’origine il suo accesso si trovava in corrispondenza di questa valle. Alcune stanze sono completamente scavate nella roccia, altre sono state integrate con murature e solai. La domus de janas si sviluppa su due piani, ed al piano inferiore è presente una botola che porta alla tomba vera e propria, utilizzata anche come Cantina. La domu comprende sei celle disposte su piani diversi e tra loro comunicanti. Nella prima sono presenti tre nicchie sopraelevate, che venivano probabilmente utilizzate per la deposizione di offerte. La seconda ha forma quadrangolare, e da essa un portello sopraelevato conduce alla terza, di forma quasi ovale, che è collegata alla quarta di forma approssimativamente tonda. Dalla prima e dalla seconda cella si passa alle ultime due, che ora sono unite a formare un unico locale.

Sedini-domus de janas Sa Rocca Sedini-domus de janas Sa Rocca Sedini-domus de janas Sa Rocca Sedini-domus de janas Sa Rocca Sedini-domus de janas Sa Rocca Sedini-domus de janas Sa Rocca

Abitata fino in anni recenti, si dice sia stata utilizzata dal periodo medioevale fino al 1850 come prigione, dal che deriva il suo nome Sa Rocca, pur essendo poco capiente e poco sicura. Successivamente è stata utilizzata come casa di civile abitazione, come negozio, sede di partito ed altro. Attualmente è stata acquisita dall’amministrazione Comunale, ed al suo interno è stata ricostruita una casa rurale che costituisce quasi un piccolo ma interessante Museo Etnografico.

La chiesa parrocchiale di Sant’Andrea

Proseguendo lungo la via Nazionale, dopo una cinquantina di metri prendiamo a sinistra la via della parrocchia, che, in un’altra cinquantina di metri, ci fa vedere sulla sinistra la facciata della chiesa di Sant’Andrea che è la chiesa parrocchiale di Sedini. Costruita nel 1517-27 in forme gotico aragonesi, sopra una precedente struttura risalente al tredicesimo secolo, e successivamente restaurata tra il settecento e l’ottocento. Il 1527 è la data scolpita nel pilastro a destra della seconda campanata. La chiesa ha un bel portale gotico decorato da un’apertura archivoltata con motivi floreali. Nell’interno, a una navata, sono particolarmente eleganti le due cappelle a sinistra, la prima con arco a sesto acuto, la seconda a tutto sesto, entrambi scolpiti e abbelliti da fantasiosi capitelli figurati. Nel presbiterio, che si apre con un arco trionfale dai capitelli pure figurati, è conservata una copia della Trasfigurazione di Raffaello, eseguita nel 1597 dal pittore manierista sardo Andrea lusso.

Sedini: chiesa parrocchiale di Sant’Andrea Sedini: chiesa parrocchiale di Sant’Andrea: interno Sedini: chiesa parrocchiale di Sant’Andrea: la Trasfigurazione di Raffaello di Andrea lusso

Una singolare tradizione vuole che a Sedini, nell’arco di tre giorni, vengano celebrate le feste di tre Santi protettori di questa comunità, e precisamente la prima domenica di ottobre la Festa della Madonna del Rosario, il lunedì successivo la Festa di Sant’Isidoro, ed il martedì la Festa di Sant’Antonio da Padova. Tre celebrazioni, e quindi tre diverse processioni che attraverseranno il paese, con, ovviamente, l’immancabile corollario di riti religiosi e di festeggiamenti civili. La Festa di Sant’Andrea, patrono di Sedini, si celebra il 30 novembre presso la chiesa e poi in tutto il paese, preceduta da due giorni di festeggiamenti. Per questa festa, si tengono a Sedini numerose iniziative organizzate dalla parrocchia, dal comune e dai giovani del paese.

Fuori dall’abitato verso est si trova il Cimitero di Sedini

Sedini-Terzo ingresso del Cimitero di SediniCosteggiando la chiesa parrocchiale sulla sinistra, proseguiamo sulla piazzetta antica e Brundanu, che, dopo poco più di una cinquantina di metri, continua sulla via Roma. Questa strada ci porta agli estremi orientali dell’abitato, e, dopo Duecentosessanta metri arriviamo al primo ingresso, dopo altri quaranta metri al secondo ingresso, e dopo altri cinquanta metri, al terzo ingresso del Cimitero di Sedini, i fronte alla Cappella cimiteriale. La via Roma si immette sulla SS134, che ci fa uscire dall’abitato verso est, in direzione di Bulzi.

La chiesa di Nostra Signora del Rosario

Dal Cimitero, ripresa all’indietro la via Roma, la seguiamo fino alla piazzetta antica e Brundanu, poi, passata la via Unione che ci porta nella piazza dell’unione, prendiamo la continuazione della via Roma, che è la via Municipio, la quale, dopo centocinquanta metri, continua sulla lunga via Coghinas.

Sedini: chiesa di Nostra Signora del RosarioLa seguiamo verso nord ovest, e, a trecento metri dal terzo ingresso del Cimitero, troviamo sulla destra la chiesa di Nostra Signora del Rosario che è stata utilizzata nella sua storia anche come dormitorio militare e richiederebbe di essere restaurata. Conserva al suo interno un pregevole coro ligneo monocromatico, ed anche bellissimi affreschi murali che emergono al di sotto degli intonaci. Sotto questi è stata scoperta una serie di dipinti del seicento, che erano rimasti nascosti per secoli. La Festa della Madonna del Rosario è la Festa più importante del paese, Una Festa antichissima, che si fa risalire alla battaglia di Lepanto, che si tenne il 7 ottobre 1571 tra Cristiani e musulmani, con la flotta cristiana che implorò in quell’occasione la protezione della Madonna. La celebrazione si tiene da sempre nella prima domenica di ottobre ed ha origini altrettanto antiche, dato che risale ai primi anni del 1600, quando in tutta la Sardegna si sviluppa e si diffonde il culto del Rosario e che a Sedini che coincide con la costruzione della chiesa omonima. Si svolgono i riti religiosi, seguiti dalla processione, e con numerose manifestazioni civili.

Il Campo Sportivo Comunale di Sedini

Sedini: Campo Sportivo Comunale di SediniProseguendo verso nord ovest lungo la via Coghinas, dopo settecento metri arriviamo nella parte nord occidentale del paese, e vediamo, alla destra della strada, il Campo Sportivo Comunale di Sedini, con tribune in grado di ospitare poco meno di Duecento spettatori. Nell’impianto gioca le sue partite casalinghe la S.S.D. Andrea Doria di Sedini. Oltre al Campo da Calcio, è preente nell’impianto un Campo da Calcetto, ossia di calcio a cinque.

La chiesa di San Giacomo Apostolo

Sedini: chiesa di San Giacomo ApostoloSubito dopo aver passato il Campo Sportivo, troviamo sulla destra della via Coghinas la chiesa di San Giacomo Apostolo una volta una chiesa campestre che è ora all’interno del centro urbano, ricostruita negli anni settanta del novecento. È l’unico ambiente residuo di un monastero Cassinese dell’Ordine Benedettino del dodicesimo secolo, di cui si è perduta l’intitolazione originaria, trasformata probabilmente nel cinquecento, in quella attuale. fra le tante ipotesi sulla funzione del piccolo monastero, una molto suggestiva è quella che lo inquadra come una dipendenza fortificata, di monaci appartenenti ad un ordine militare, forse templare, posta lungo una via medievale di pellegrinaggio verso la Terra Santa, tesi che è avvalorata dalla presenza lungo le mura di circa centocinquanta incisioni in forma di sandalo, le cosidette Orme del pellegrino, accompagnate da iniziali, probabilmente il ricordo del passaggio di viaggiatori che affrontavano tale percorso. L’edificio è costruito in conci di calcare bianco alternati a conci di trachite rossastra. L’aula si presenta come un unico ambiente di forma rettangolare, illuminato da finestrelle o feritoie, mntre la volta è a sesto acuto, e sull’imposta aggettano delle mensole sulle quali poggiavano probabilmente delle travi lignee. Conserva all’interno una statua in legno del dodicesimo secolo raffigurante San Giacomo, alla quale si attribuiscono numerose guarigioni, ed ancora oggi è conservata, presso una famiglia, una mano che veniva usata per benedire il bestiame ed i campi, probabilmente unico residuo di un simulacro più antico. Il 25 luglio o il fine settimana più vicino vi si svolge la Festa di San Giacomo, che prevede, il sabato la messa presso la chiesa di San Giacono seguita dalla processione, e, dopo i riti religiosi, un pranzo a base di pecora bollita ed in serata spettacoli musicali. La domenica si tiene la messa solenne presso la chiesa di San Giacono.

Fine della visita del paese chiamata Sedini

Passata la chiesa di San Giacomo Apostolo, la strada svolta verso sinistra, e, dopo duecentocinquanta metri, sbocca sulla via Madonnina, che prendiamo verso destra, e che, percorsi altri trecento metri, ci porta alla rotonda sulla SS134, che abbiamo incontrato all’inizio della nostra visita all’abitato di Sedini.

Visita dei dintorni di Sedini

Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Sedini, sono stati portati alla luce i resti della domus de janas Sa Rocca che abbiamo già descritta; della necropoli di Conca Mariana; dei Protonuraghi Cannalzu, e Lu Furrazzeddu; dei Nuraghi semplici Bagnu, Conca Niedda, la Marmuradda, monte Fulcadu, Monti Longu, Paulu littu, San Salvatore, Tanca Noa, Tintizzi; dei Nuraghi complessi Longu, Lu Padru, Preadu; ed anche dei Nuraghi Lu Culumbazzu, Lu Saltu, monte Vignoli, Pedra Mulchitta, tutti di tipologia indefinita; mentre non resta più nulla del Nuraghe Calzunaggiu, che è stato completamente smantellato.

Verso nord si può raggiungere la chiesa abbandonata di San Salvatore o del Santissimo Salvatore

Sedini: i pochi ruderi della chiesa abbandonata di San Salvatore o del Santissimo SalvatoreDal centro di Sedini prendiamo la via Coghinas, che ci porta al Campo Sportivo Comunale ed alla chiesa di San Giacomo Apostolo. Dal Campo Sportivo, lo superiamo e continuiamo dritti lungo la prosecuzione della via Coghinas verso nord, seguiamo questa strada che conduce verso Valledoria. Dopo quattro chilometri e quattrocento metri troviamo, sulla destra, una sterrata in salita, la seguiamo per una cinquantina di metri e prendiamo una deviazione sulla sinistra che ci porta in breve ai pochi ruderi della chiesa di San Salvatore chamata anche del Santissimo Salvatore un’antica chiesa abbandonata.

I resti del Nuraghe complesso Longu e del Nuraghe semplice Monti Longu

Ritornati sulla prosecuzione della via Coghinas verso nord, in direzione di Valledoria, la seguiamo per circa un chilometro e duecento metri, poi prendiamo una sterrata sulla sinistra che conduce verso il Cuile Piana. La seguiamo per trecentocinquanta metri, poi prendiamo il sentiero sulla sinistra che conduce, appunto, al Cuile, vicino al quale si trovavano i resti del Nuraghe Longu edificato a 112 metri di altezza. Si tratta dei resti di un Nuraghe complesso, costruito in trachite, caratterizzato da una torre centrale, rinforzata da bastioni che probilmente collegavano altre torri, e con intorno le poche tracce di un insediamento abitativo.

Sedini: il Nuraghe Longu o Nuraghe di Monti LonguMolto più significativi sono, invece, i resti di un altro Nuraghe che si trova a trecento metri di distanza, in direzione sud ovest, sulla sommità di una collina. Si tratta del Nuraghe Monti Longu uno dei più importanti Nuraghi presenti nel territorio di Sedini, che è stato edificato un poco più in alto, a 130 metri di altezza. Non si conosce esattamente la sua composizione, ma si ritiene che di trattasse, probabilmente, di un Nuraghe semplice, monotorre, con all’interno la camera a tholos ancora abbastanza ben conservata, sebbene ormai priva della copertura.

I resti del Nuraghe semplice di Conca Niedda con vicino il Santuario nuragico

A quattrocentocinquanta metri dalla rotonda che ci ha portati all’interno dell’abitato, prendiamo sulla destra la quasi parallela via Margherita di Savoia, che si dirige verso sud ovest, e, dopo una sessantina di metri, prendiamo a destra la via San Pancrazio, che ci porta fuori dall’abitato in direzione sud ovest. La seguiamo per circa un chilometro e mezzo, poi troviamo alla sinistra della strada un cancello con le indicazioni, passato il quale, invece di proseguire dritti sulla deviazione, prendiamo subito a destra la sterrata che, in meno di un chilometro, ci porta a vedere, sulla destra della strada, il Nuraghe di Conca Niedda. Si tratta di un piccolo Nuraghe semplice, monotorre, costruito in pietra calcarea e trachite, edificato a 296 metri di altezza. Intorno sono pesenti le tracce di un insediamento.

Vicino al Nuraghe è presente il Santuario nuragico di Conca Niedda che è dotato di una piccola Torre di avvistamento. Nei pressi del Nuraghe e del Santuario nuragico, è presente anche una capanna preistorica, con all’interno una rotonda provvista di un bacile.

La grotta di Conca Niedda

Sedini: la grotta di Conca NieddaProseguendo, un poco più avanti, sulla sinistra della strada, si trova la Grotta di Conca Niedda che si apre a 280 metri di altitudine nella valle omonima. Si trarra di una cavità orizzontale che presenta gallerie e cunicoli, e che, con i suoi circa quattrocento metri di lunghezza ed oltre settecento metri di sviluppo, costituisce la più lunga grotta del territorio di Sedini. Questa grotta è stata abitata dall’epoca Neolitica, è completamente fossile, ed è collegata con la grotta Mulargia, che costituisce il secondo ingresso alla grotta di Conca Niedda.

Proseguendo raggiungiamo la chiesa romanica di San Pancrazio di Nursi

Proseguendo in direzione sud ovest sulla prosecuzione della via San Pancrazio, dopo circa settecento metri, passato il pontesu un corso d’acqua, prendiamo la deviazione che costeggia la strada sulla sinistra. Percorsi trecentocinquanta metri, prendiamo una sterrata sulla sinistra che, in altri trecentocinquanta metri, ci porta in località Nursi, dal quale si controlla una vasta zona della campagna sedinese.

Sedini: chiesa romanica di San Pancrazio di NursiQui, sulla cima di un colle, vediamo la chiesa romanica di San Pancrazio di Nursi che volge le spalle alla strada, ed è quello che resta dell’antica struttura monasteriale cassinese di Nursi, costruita pecedentemente al 1117, della quale non rimane però più alcuna traccia. San Pancrazio è un esempio di chiesa fortificata, edificata in pietra calcarea bianca con fasce di trachite rossa, la sua trasformazione a luogo di culto dedicato a San Pancrazio risale all’epoca spagnola, circa seconda metà del sedicesimo secolo. Una trasformazione più recente è stata l’aggiunta di un campanile a vela sulla facciata, in posizione centrale. All’interno presenta una navata unica a volta ogivale, ed un altare in pietra. Alcuni conci delle pareti laterali portano incise sagome di piedi, probabilmente quelle di antichi pellegrini, caratteristica che ha portato a ritenere che l’edificio sia il residuo di un antico presidio territoriale dei cavalieri templari lungo le rotte dei viandanti, ipotesi rafforzata anche dal fatto che la struttura si trova in un importante crocevia lungo le strade dell’Anglona medioevale, il che porta a ritenere che potesse essere un luogo di incontro e di riparo dei pellegrini che si mettevano in viaggio nelle contrade poco sicure. Qui, la seconda domenica di maggio ed il sabato precedente, si tiene la Festa di San Pancrazio, con la messa, la processione religiosa ed il pranzo nei pressi della chiesa, mentre al sera in paese si svolgono spettacoli e manifestazioni equestri e folkloristiche.

I resti del Protonuraghe la Furrazzedda detto anche Protonuraghe di Conchi

Tornati a Sedini, riprendiamo la via Margherita di Savoia verso sud ovest, e, dall’imbocco della via San Pancrazio, circa duecentocinquanta metri più avanti, troviamo un’altra deviazione sulla destra verso sud est, che è la via Armando Diaz. Questra strada, in solo poco più di duecentocinquanta metri, ci porta a vedere alla destra della strada i pochi resti del Protonuraghe la Furrazzedda chiamato anche Protonuraghe di Conchi, dal nome della località nella quale si trova. Si tratta di un Protonuraghe costruito in pietra calcarea, a corridoio cieco, edificato a 354 metri di altezza, che si trova però in uno stato fortemente distrutto.

La grotta di Conchi

Sedini: interno della grotta di ConchiDai resti del Nuraghe, parte un sentiero che conduce alla Grotta di Conchi celata dalla vegetazione, che si apre nel calcare miocenico tipico di questa zona. Presenta un ingresso abbastanza ampio, con altezza pari a circa quattro metri, poi, proseguendo verso l’interno per circa venti metri, il soffitto tende ad abbassarsi sino a rendere un pò più complicata la prosecuzione. A circa venticinque metri dall’ingresso, è presente una strettoia, superabile con facilità, che conduce in un ambiente piuttosto basso e ornato di concrezioni. Proseguendo in avanti, sulla destra si ha una discesa comunicante con la successiva sala ancora, altrettanto ornata, che risulta di dimensioni maggiori rispetto alla precedente, e presenta concrezioni calcitiche quali colonne stalagmitiche, vasche e stalattiti. Superata questa sala, la grotta perde la sua bellezza sino a giungere al termine, a centoventi metri dall’ingresso, dove è presente una piccola colonia di pipistrelli.

La chiesa abbandonata di Santa Maria in Solio o dell’Annunziata

Proseguendo lungo la via Margherita di Savoia, la seguiamo anche quando diventa la via Giardino Sanna ed esce dall’abitato in direzione sud est. Dopo l’imbocco della via Armando Diaz, percorsi seicentocinquanta metri, passato sulla sinistra un abbeveratoio, troviamo sulla destra una deviazione in salita che seguiamo per poco più di un chilometro e mezzo, fino a trovare, alla sinistra della strada, un’area di sosta dalla quale è possibile raggiungere i ruderi di un’antica chiesa abbandonata.

Sedini: i pochi ruderi della chiesa abbandonata di Santa Maria in Solio o dell’AnnunziataLa chiesa, una volta chiamata chiesa di Santa Maria in Solio ed oggi intitolata alla Santissima Annunziata, sorge a poca distanza dal centro abitato di Sedini. Dotata in origine di un campanile a vela, è stata edificata per volere del giudice Costantino I di Torres, che ne volle la costruzione perché vi si custodisse un segreto, tanto che l’aveva dotata di privilegi e aveva emanato una sorta di anatema contro chiunque avesse osato togliere una sola pietra a questo edificio. Ha origini molto antiche, dato che si ha notizia della sua esistenza da un documento del 1122, quando, dai coniugi Furatu de Gitil e Susanna de Lacon-Zori, esponenti della dinastia dei giudici di Torres, viene donata ai monaci Benedettini di montecassino, unitamente alla vicina chiesa di San Nicola di Silanis, che descriveremo più avanti. Era la chiesa dell’antico villaggio di Speluncas, che sorgeva presso Sedini, sul costone sovrastante la valle di Silanis. Il villaggio viene ricordato in alcuni documenti del quattordicesimo secolo, nei quali si dice che i suoi maggiorenti sottoscrissero la seconda pace di Sanluri, del 1388, fra il re Giovanni I d’Aragona ed Eleonora d’Arborea, ed è stato, in seguito, abbandonato, nel diciassettesimo secolo, a causa della peste che ha eliminato gran parte della popolazione, mentre i superstiti si son trasferiti a Sedini. La chiesa versa in stato di grave degrado, semicrollata, con ponteggi per un restauro che non si sa se e quando verrà portato avanti.

La grotta di Speluncas chiamata anche fossa di la loriga

Proseguendo per poco più di duecento metri, troviamo sulla destra un sentiero che conduce alla Grotta di Speluncas chiamata anche Fossa di la loriga una bella grotta naturale che si apre sulla collina di Lu Padru. La grotta comprende camere di circa dieci metri di altezza, contenenti bellissime stalattiti e stalagmiti.

I resti del Nuraghe complesso di Lu Padru detto anche Nuraghe Bianco

Sedini: il Nuraghe di Lu PadruSedini: il planimetria del Nuraghe di Lu PadruSuperata la grotta, un sentiero, che sale verso nord, ci porta al Nuraghe di Lu Padru noto anche come il Nuraghe Bianco, che sorge a 331 metri di altezza nel versante meridionale dell’altopiano di Lu Padru, in località La Tanca di Lu Runaghi, e si affaccia sullo splendido panorama della valle Concaniedda e della valle del Silanis. È un Nuraghe complesso con bastioni e due torri frontali, che costituisce il sito nuragico più interessante del territorio. Edificato con massi di pietra calcarea, conserva, ancora intatta, la camera interna marginata da una nicchia e l’accesso alla scala sopraelevata. Attorno alla torre sono ben visibili i resti di alcune capanne del circostante villaggio nuragico.

La chiesa abbandonata di Sant’Elia di Setin

Sedini: i pochi ruderi della chiesa abbandonata di Sant’Elia di SetinTorniamo indietro al Campo Sportivo di Sedini, e prendiamo la via Coghinas verso sud est, ossia in direzione del Cimitero. Percorsi circa cinquecento metri, prendiamo sulla sinistra la via Sant’Elia che ci porta verso l’esterno dell’abitato, dopo trecento metri arriviamo a un trivio, con un cancello sulla sinistra ed un altro sulla destra. Passiamo quest'ultimo e, in centocinquanta metri, troviamo, sulla sinistra, i pochi ruderi della chiesa di Sant’Elia di Setin una chiesa abbandonata che prende il nome dall’antica denominazione di Sedini, che un tempo si chiamava Setini. Si tratta dei pochi resti di una piccola chiesa romanica, menzionata in documenti dei primi decenni del dodicesimo secolo, che si trovano oggi immersi nella vegetazione.

Subito dopo il Cimitero si trova la necropoli di Conca Mariana

Dal centro dell’abitato prendiamo la prosecuzione della via Coghinas, che è la via Roma e che ci porta ad uscire verso est. Qui troviamo il Cimitero di Sedini, al termine del quale un viottolo ci porta verso nord est alle Necropoli di Conca Mariana. Si tratta di una necropoli costituita da due domus de janas pluricellulari scavate nel calcare, più una terza iniziata e non portata a termine, della quale è stato scavato solo il dromos. Una delle due tombe si apre in parete presso il Cimitero, mentre la seconda, insieme alla tomba incompiuta, si apre a sud est, sul bordo del pianoro denominato monte Sant’Elia, in direzione di Bulzi, e, secondo alcuni, apparterrebbe alla sua area Comunale.

Sedini-tomba della necropoli di Conca Mariana Sedini-tomba della necropoli di Conca Mariana

La chiesa di Sant’Anna e Santa Barbara

Per arrivare alla chiesa di Santa Barbara e Sant’Anna conviene partire dall’abitato di Bulzi, che raggiungiamo proseguendo verso est la SS134, anche se la chiesa si trova all’interno dell’area Comunale di Sedini. Entrati in Bulzi, la attraversiamo interamente da est ad ovest con la via Nazionale, che è il nome che assume all’interno dell’abitato la SS134, e, quasi all’uscita, prendiamo verso destra la via Europa, che, in trecento metri, ci porta al Campo da Calcio di Bulzi.

Sedini: chiesa di Sant’Anna e Santa BarbaraPassato il Campo da Calcio, proseguiamo verso sud ovest per ottocento metri, poi prendiamo a sinistra un viottolo che, in circa duecento metri, ci porta alla chiesa di Sant’Anna e Santa Barbara che sorge, come quella di Santa Maria in Solio, dove c'’era l’antico villaggio di Speluncas, abbandonato nel diciassettesimo secolo a causa della peste, che ha eliminato gran parte della popolazione. Si tratta di una chiesa a navata unica con volta a botte, e, sulla bella facciata, impreziosita da un elegante portale, si appoggia un grande campanile a vela. La chiesa, inizialmente dedicata a Sant’Anna, protettrice delle gestanti, è stata per secoli luogo di pellegrinaggio da parte delle donne che avevano appena partorito. A metà del novecento la chiesa ha iniziato il suo lento decadimento, tanto che la statua della Santa è stata trasferita nella chiesa parrocchiale di Sant’Andrea, dove è ancora oggi conservata. Grazie all’interessamento di un gruppo di donne di nome Anna, che non avevano smesso di recarsi nella chiesa in occasione della sua festa, è iniziato in tempi recenti un primo intervento di restauro conservativo. Al culto di Sant’Anna era associato quello di Santa Barbara, tanto che la chiesa è chiamata indifferentemente con il nome di ambedue le titolari.

La chiesa abbandonata di San Nicola in Solio chiamata più comunemente San Nicola di Silanis

Sedini: chiesa abbandonata di San Nicola in Solio chiamata più comunemente San Nicola di Silanis o SilanosTornati sulla strada che proviene da Bulzi, proseguiamo per poco più di cinquecento metri, troviamo alla sinistra della strada i pochi ruderi della chiesa romanica di San Nicola in Solio chiamata più comunemente San Nicola di Silanis che era un’altra chiesa dell’antico villaggio di Speluncas, abbandonato nel diciassettesimo secolo a causa della peste, che ha eliminato gran parte della popolazione. Situata nella valle di Silanos, questa chiesa viene ritenuta una delle creazioni più belle dello stile romanico in Sardegna. Edificata in blocchi di tufo bianco con qualche inserzione in trachite rossa prima del 1112, dai coniugi Furatu de Gitil e Susanna de Lacon-Zori, esponenti della dinastia dei giudici di Torres, i cui nomi appaiono scolpiti nell’inserzione funeraria sulla facciata della chiesa, viene affidata nel 1113 ai monaci Benedettini di montecassino. Era la chiesa di un importante monastero del quale sono conservati a montecassino i documenti di fondazione. È stata la prima chiesa in Sardegna a tre navate ricoperte da volte, della quale rimangono oggi solo l’abside, parte della facciata, la navata destra, parte del campanile, pochi archi e colonne. Ha l’abside rivolto ad occidente mentre la facciata guarda ad oriente, ed in questo richiama la prima fase della basilica di San Gavino a Porto Torres e la basilica di San Simplicio a Olbia, che sono fra le Chiese romaniche più antiche della Sardegna. Oggi si trova in stato di rovina e invasa dalla vegetazione, e, seppure sia oggi ridotta a un rudere, conserva ancora i tratti architettonici lucchesi con influenze lombarde.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio proseguiremo la visita dell’Anglona interna recandoci a Bulzi dove visiteremo il piccolo paese ed i suoi dintorni con la chiesa di San Pietro delle Immagini.


Pagina precedenteIndice precedenteSostieniciPagina successiva

Tutte le foto e riprese sono state effettuate a scopo amatoriale per uso personale senza fini di lucro. Alle nostre foto se ne aggiungono altre inviateci da amici ed alcune tratte da Internet. Alcune informazioni sulle descrizioni dei comuni sono tratte da italiapedia.it, informazioni sui siti archeologici da tharros.info e molte foto da donnanuragica.com, descrizoni e foto di Chiese da Chiesedisardegna.weebly.com, foto di impianti sportivi da sardegnasport.it, altre da siti differenti. È consentito scaricare testi, foto e riprese dell’autore per uso privato senza eliminare i riferimenti. Libri e filmati sono riprodotti per farli conoscere ma non è consentita la riproduzione delle foto di terzi, dei libri, dei filmati e di altro materiale non realizzato dall’autore. È vietato qualsiasi utilizzo commerciale del materiale in assenza di apposita autorizzazione.

  

© Claudio de Tisi 2002-2023 - Codice Fiscale DTSCLD44M23F132W