Seui dove è nato Filiberto Farci con la foresta di Montarbu ed il monumento naturale Sa Perda ’e liana
In questa tappa del nostro viaggio, da Sadali ci recheremo a Seui il principale centro della Barbagia di Seulo, dove è nato Filiberto Farci, che visiteremo con il suo centro ed i dintorni nei quali si trovano la foresta demaniale di Montarbu, l’imponente monumento naturale chiamato Sa Perda ’e liana, e numerosi siti archeologici. La regione storica della Barbagia di SeuloLa Barbagia di Seulo (nome in lingua sarda Barbàgia ’e Seùlu), chiamata anche Barbagia Inferiore, è una regione storica della Sardegna centrale. Durante il periodo giudicale il suo territorio apparteneva al Giudicato di Càralis, per passare, dopo la sua estinzione, al Giudicato di Arborea. La regione si va a sviluppare inella parte settentrionale della Provincia del Sud Sardegna con i comuni di Esterzili, Sadali, Seui e Seulo, e nella Provincia di Nuoro con il comune di Ussassai. Conosciuta fin dai tempi antichi per l’asprezza dei suoi territori e per l’abbondanza delle sue acque, è una delle zone della Sardegna interna la cui economia è quasi esclusivamente basata sulla pastorizia. In viaggio verso SeuiDa Sadali, proseguendo verso nord est sulla SS198 di Seui e Lanusei, dopo circa nove chilometri e mezzo arriviamo all’interno del paese chiamato Seui. Dal Municipio di Sadali a quello di Seui si percorrono giusto 10.0 chilometri. Il comune chiamato SeuiIl comune chiamato Seui (pronuncia Seùi, altezza metri 820 sul livello del mare, abitanti 1.178 al 31 dicembre 2021) è il sesto paese più alto della Sardegna, ed è anche il più importante centro della Barbagia di Seulo, una volta ad economia mineraria ed ora con una economia di tipo agropastorale. L’abitato, situato nella parte nord orientale della Provincia del Sud Sardegna, sui monti della Barbagia di Seulo, è attraversato dalla SS198 di Seui e Lanusei. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, dato che si raggiungono i 1.324 metri di quota. Parte del suo territorio è incluso nel percorso del Trenino Verde delle Ferrovie della Sardegna. Origine del nomeIl nome, che ha origini preromane, secondo l’archeologo Giovanni Spano deriverebbe dalla lingua fenicia, col significato di Solitudine; secondo altri deriverebbe dalla voce greca bizantina che sta per Precipito; ed ancora per altri studiosi, da Seuli, con riferimento all’ipotesi che il paese sia stato fondato da pastori provenienti dal vicino Seulo. In ogni caso, oggi si ritiene che il nome Seui sia da connettere con questi altri nomi come Seuni, bixináu de Siúnis, Seúnis, e tutti potrebbero derivare dal gentilizio latino Seunius, nome di un proprietario romano di una villa, che avrebbe avuto tenute e terreni in tante parti della Sardegna, sarà quindi stato un grande latifondista. La sua economiaSi tratta di un comune di montagna con un’economia basata sul settore primario esu una modesta produzione industriale. Il settore primario è presente con la produzione di ortaggi, olive, uva e altra frutta. Presente anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria, di modeste dimensioni, è costituita da un piccolo numero di aziende che operano principalmente nei comparti alimentare, della produzione e distribuzione di energia elettrica ed edile. Il terziario si compone di una sufficiente rete distributiva oltre che dell’insieme dei servizi. Il bel paesaggio e la natura incontaminata dei dintorni, la rende meta di numerosi visitatori, di particolare attrazione è soprattutto la foresta demaniale di Montarbu. L’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciL’area è stata abitata dall’uomo sin dai tempi più remoti, come attestano rinvenimenti di resti di Tombe di giganti e circoli tombali, che attestano la frequentazione dell’area già in epoca prenuragica, ed i resti nuragici rinvenuti localmente. Tuttavia le prime attestazioni documentate risalgono al quattordicesimo secolo. Nel Medioevo appartiene al Giudicato di Càralis e fa parte della curatoria di Seulo. Nel 1258, alla caduta del Giudicato di Càralis, passa per breve tempo al Giudicato di Gallura e in seguito sotto il diretto controllo della repubblica di Pisa. Conquistata dagli aragonesi nel 1324, viene dato in feudo a diverse famiglie, tra cui i Carroz conti di Quirra. Nel 1604 viene incorporato nel Ducato di Mandas, feudo dei Maza, che, intorno alla metà del diciassettesimo secolo, costruiscono nel centro storico del paese un carcere per l’amministrazione della giustizia in tutta la Barbagia di Seulo, che viene utilizzato fino al 1975. Il Ducato passa ai Tellez Giron di Alcantara, ai quali viene riscattato nel 1839 con la soppressione del sistema feudale e diviene un comune autonomo. Nel 1850 nei pressi del centro abitato sorge un importante complesso minerario in località Fundu ’e Corongiu, l’unico in Sardegna e tra i pochi in Italia nel quale veniva estratta l’antracite, che verrà successivamente chiuso nel 1960. La scoperta del giacimento carbonifero è da attribuirsi ad Alberto Ferrero della Marmora nel 1827. Il sito minerario rimane attivo dal 1870 sino al 1958, ed oggi la miniera è visitabile. Del comune di Seui nel 1927, dopo la creazione della Provincia di Nuoro, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro. Successivamente nel 2003, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene cambiata la Provincia da quella di Nuoro a quella nuova dell’Ogliastra, ed in seguito, con la sua abolizione, nel 2016, a seguito della riforma delle province sarde, il paese viene aggregato alla nuova Provincia del Sud Sardegna. Tuttavia la popolazione si pronuncia, con un referendum consultivo popolare tenutosi nella primavera del 2017, votando per il ritorno del comune nella Provincia di Nuoro, ritorno che però non è ancora avvenuto. Le principali personaggi che sono nati a SeuiTra i principali personaggi nati a Seui va citato lo scrittore, saggista e politico Filiberto Farci. A Seui nel 1882 nasce Filiberto Farci detto Il sardissimo, che compie gli studi superiori a Cagliari dove si laurea in giurisprudenza, poi in lettere a Torino, mentre in filosofia non potrà discutere la tesi per il rifiuto di indossare la camicia nera. Conclusi gli studi universitari entra all’Intendenza di Finanza a Torino, poi lo lascia per dedicarsi all’insegnamento. Esponente di spicco della cultura sarda del primo novecento, Filiberto Farci scrive poesie, novelle, liriche e saggi. Amico di Sebastiano Satta, di Francesco Ciusa e di Emilio Lussu, propugnatore della autonomia della Sardegna, è tra gli antesignani del movimento autonomista sardo. A causa dei controlli del regime fascista nelle scuole, abbandona l’attività di docente e si dedica alla narrativa per ragazzi. Terminata la guerra e caduto il regime, è tra i rifondatori a Cagliari del Partito Sardo d’Azione, di cui diventa il primo segretario cittadino del dopoguerra. Nel 1948 aderisce al Partito Sardo d’Azione Socialista guidato da Emilio Lussu, per poi abbandonare Lussu quando questi aderisce al Partito Socialista Italiano. Ritiratosi a vita privata, riprende l’attività di narratore e pubblica numerose novelle. Dopo la sua morte nel 1965, per quasi venti anni Cala un velo di silenzio sulla sua figura e sulle sue opere, bisogna aspettare gli anni ottanta del novecento perchché si risvegli l’attenzione su di lui. |
Le principali feste e sagre che si svolgono a SeuiA Seui è attivo il Gruppo Folk Santa Lucia di Seui, i cui componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Seui si segnalano, il 14 e 15 gennaio La Festa di Sant’Efisio, il 16 e il 17 gennaio quella di Sant’Antonio Abate, il 19 e il 20 gennaio quella di San Sebastiano, con l’accensione il 18 de Is Fogoronis, ossia dei falò in onore dei tre Santi, e con il Rito de S’Intregu, che comporta la consegna degli stendardi alle Ministre degli stendardi; il terzo fine settimana di giugno, la Festa di San Giovanni Battista; la prima domenica di giugno, la Festa di San Cristoforo, nella sua chiesa campestre; la prima domenica di luglio, la Festa di Santa Lucia, nella sua chiesa campestre; la terza domenica di luglio, la Festa della Madonna del Carmelo e di Sant’Efisio, la Festa religiosa più importante della comunità di Seui, nella chiesa campestre della Madonna del Monte Carmelo; la prima domenica di agosto la Festa di San Sebastiano e Santa Barbara, nella chiesa capestre a loro dedicata; il 16 agosto, la Festa patronale di San Rocco; il primo novembre, la Sagra de su Prugadoriu; la terza domenica di agosto, la Festa di San Pietro Apostolo, nella foresta di Montarbu. La Sagra de su PrugadoriuOgni anno, il primo novembre, in occasione della commemorazione dei defunti, a Seui si rinnova la Sagra de su Prugadoriu, antica tradizione che si svolge nella caratteristica cornice del suo centro storico. Il termine Su Prugadoriu significa in italiano Il Purgatorio, la Festa richiama infatti alla memoria l’usanza dei bambini di andare per le case chiedendo dei doni, solitamente noci, noccioline o castagne, per le anime del Purgatorio, al fine di alleviare le loro pene. Al giorno d’oggi, in occasione della festa, oltre alle messe per la commemorazione dei defunti, vengono aperti Is Mangasinus, vecchi locali e laboratori nei quali vengono allestiti spazi espositivi delle lavorazioni artigianali tipiche del territorio ogliastrino e della Barbagia di Seulo. In tali ambienti si possono inoltre degustare le prelibatezze della tradizione agropastorale, ossia Is culurgionis, Is civargèddus prenus, Su pani fattu in domu e Is coccois, Is pardulas, Su pani e saba, ceci, lardo e patate, Su cardamponi ossia la pecora in cappotto, còrda e piselli, carni arrosto, salumi e formaggi, accompagnati dal vino locale. Visita del centro di SeuiL’abitato, interessato da forte espansione edilizia, si è sviluppato, dal punto di vista urbanistico, attorno alla parrocchiale di Santa Maria Maddalena, con suggestive stradine su cui si affacciano palazzi ottocenteschi e abitazioni rustiche in pietra scistosa a vista con balconcini in ferro battuto. Arriviamo a Seui da ovest con la SS198 di Seui e Lanusei, che, dopo il cartello segnaletico che indica l’ingresso all’interno dell’abitato, assume il nome di via Roma, ed attraverserà tutto l’abitato da nord ovest verso sud est. La chiesa di San Giovanni BattistaEntriamo nell’abitato con la via Roma e la seguiamo per poco più di cinquecento metri, poi, di fronte al civico numero 50, seguendo le indicazioni per la chiesa di San Sebastiano, prendiamo a sinistra, in salita, la via San Giovanni. Dopo una quindicina di metri, svoltiamo a destra per rimanere sulla via San Giovanni, e, in un’ottantina di metri, vediamo, alla destra della strada, la settecentesca chiesa di San Giovanni Battista che è situata all’interno del centro storico di Seui. Eretta dal maestro Agostino Orrù si presume tra il 1698 e il 1709, la chiesa ha subito nel tempo numerosi interventi di ricostruzione e di restauro, che ne hanno alterati sia la pianta originale che i decori parietali. Oggi, la semplice facciata esterna in muratura bianca ospita un portone in legno ad arco a tutto sesto, sormontato da un rosone in vetri policromi. Il tetto a doppio spiovente presenta copertura in tegole. All’interno è presente la statua di San Giovanni Battista, del diciassettesino o diciottesimo secolo, in legno dorato con policromie. In questa chiesa viene custodito anche il caratteristico carro siciliano utilizzato per trasportare, a fine luglio, la statua della Madonna del Carmine in occasione della Festa più sentita dagli abitanti del paese. Ogni anno, il terzo fine settimana di giugno, in ricordo della sua natività, si svolge la Festa di San Giovanni Battista, che inizia con la messa del sabato sera nella sua chiesa, seguita da spettacoli. Segue la domenica la messa solenna, e, all’uscita dalla chiesa, la distribuzione ai pellegrini di Su ca su agedu, che è un formaggio acido. La sera tardi parte la processione con gli stendardi, la banda musicale, il gruppo folk, che, dopo essere passata per le vie del paese, fa ritorno a San Giovanni, dove viene celebrata un’altra messa, ed all’uscita dalla chiesa si svolge Su cardamponi, la tradizionale distribuzione di carne arrosto, offerta dal comitato a tutti i partecipanti. Segue musica in piazza fino a notte tarda. L’ex Carcere spagnoloSubito più avanti, prendiamo a destra la stretta via Sassari, che, in un centinaio di metri, ci porta a vedere, alla destra della strada, il restaurato Ex Carcere spagnolo che costituisce uno degli elementi del sistema museale seuese, un percorso storico, documentale ed etnografico che si snoda all’interno del paese, e che comprende, oltre all’ex Carcere spagnolo, anche la casa Farci, la palazzina liberty, e la pinacoteca contenuta nella Galleria Civica. L’ex Carcere spagnolo in origine era una abitazione privata, poi nel 1647 diviene appunto carcere, e conserva ancora oggi le strutture originarie ed alcuni dei suoi arredi. Si presenta con una struttura a pianta quadrata disposta su tre livelli, ognuno con un ingresso, più un parziale sottotetto detto Su staulu farzu, ed un cortile per l’ora d’aria. Può essere suddiviso idealmente tra una parte abitativa, costituita da cucina, camera da letto del carceriere e sottotetto, ed una parte detentiva della quale fanno parte l’ufficio del carceriere, la cella femminile, l’ampia cella maschile e la cella di rigore, chiamata De su pei in tippu, pavimentata in terra battuta e priva di finestre per il ricambio dell’aria. Può essere considerato un emblema della amministrazione della giustizia nella Barbagia di Seulo negli ultimi 300 anni, ed è unico nel suo genere, perché fa rivivere le drammatiche condizioni di vita dei carcerati, al tempo in cui il sistema poliziesco e giudiziario veniva applicato nell’isola dai feudatari. Il carcere è rimasto in uso fino al 1975 come carcere mandamentale della repubblica Italiana. La casa Farci con il Museo dedicato a Filiberto FarciPercorso altri duecentocinquanta metri verso sud est con la via Roma, al numero 166 sulla destra della via Roma, si trova la Casa Farci casa natale dello scrittore e uomo politico Filiberto Farci. Nella casa Farci, inaugurata come Museo nel 2003, al primo piano si può visitare il suo studio, con la Biblioteca, dove restano raccolti i suoi libri e la corrispondenza con altri grandi della letteratura sarda del 900 Grazia Deledda, Sebastiano Satta e Antioco Casula detto Montanaru, e segue la cucina con forno a legna, la camera da letto e una sezione dedicata ai costumi. Ai piani inferiori è stata sviluppata la parte etnografica del Percorso Museale, relativa al commercio e all’agricoltura, alla produzione del vino ed alla pastorizia, alle arti e ai mestieri, all’emigrazione, con oggetti che testimoniano gli usi ed i costumi delle tradizioni popolari, nonché un legame intimo e profondo con un passato ricco di storia e di cultura. La palazzina liberty con la sede centrale del sistema museale di SeuiAppena una ventina di metri più avanti, al numero 241 sulla sinistra della via Roma, si trova la bella Palazzina liberty costruita dal medico condotto Raimondo loy e risalente al 1905. Con le sue volte e pareti affrescate, rappresenta una bella testimonianza di abitazione signorile dell’epoca. La palazzina è stata sede della Società Mineraria monteponi, poi dagli anni trenta del novecento del comune, e dal 1982 è la sede centrale dell’intero sistema museale di Seui. Il percorso museale ospitato nella palazzina liberty è suddiviso in quattro grandi aree tematiche. La prima sala ospita una sezione archeologica, con reperti dell’epoca nuragica e punica, come una macina a clessidra. La seconda e la terza sala sono dedicate alle testimonianze relative allo sfruttamento del giacimento di antracite che si trova a Fundu ’e Corongiu, con gli oggetti da lavoro del minatore, che permettono di ricostruirne le dure condizioni di vita. Al primo piano, dopo aver percorso una scala in marmo con volte decorate in stile liberty, si giunge alla sezione civica, dove si possono ammirare le foto che ritraggono personaggi e scorci del paese, e un ricchissimo archivio ospitato nell’ottocentesco studio notarile. Il palazzo Civico S’Omu comunali che ospita la Galleria CivicaVisitiamo ora il Palazzo Civico di Seui, da sempre chiamato S’Omu Cumunali, che è stato realizzato gli ultimi dell’ottocento per l’orgoglio di avere un grande edificio publico. Per arrivarci, dalla palazzina liberty, dopo aver percorso solo un centinaio di metri, subito dopo il civico numero 281 della via Roma e prima di una sua curva a destra, prendiamo a sinistra in salita la via della Sapienza, che curva anch’essa a destra e costeggia, più in alto, la via Roma. Percorsa una cinquantina di metri, al civico numero 38 di via della Sapienza, si troval’ingresso del palazzo Civico., che è stato edificato vicino alla chiesa e al mercato, i quali prima, insieme alla piazza, erano il centro della città. Questo palazzo ha ospitato, un tempo, oltre all’amministrazione Comunale e ad una scuola, anche la Pretura, che rappresentava la giustizia della Barbagia di Seulo. Sotto gli strati di calce delle pareti dello stabile ci sono ancora i simboli, gli stemi comunali e gli ornati. Oggi all’interno del palazzo Civico, è ospitata la pinacoteca contenuta nella Galleria Civica l’ultimo degli elementi del sistema museale seuese che visitiamo, in cui sono esposte numerose tele, acquerelli, sculture, pitture appartenenti ad un arco cronologico piuttosto ampio. Il fulcro della collezione è rappresentata da tre olii su tela risalenti presumibilmente al seicento, di Scuola caravaggesca, rappresentanti San Cristoforo, San Luca e L’incontro tra due donne. Intorno a queste opere è stata creata la Galleria Civica, attraverso la promozione di un concorso annuale di pittura e di scultura durante il quale sono state realizzate molte delle opere acquisite dal comune. La chiesa parrocchiale di Santa Maria MaddalenaLungo la via Roma, dopo aver passato il palazzo Civico che si trova più in alto lungo la via della Speranza, parte alla sinistra della strada un’ampia scalinata che si apre sulla piccola piazza della chiesa, sulla quale, al civico numero 1, si affaccia la chiesa di Santa Maria Maddalena che è la parrocchiale di Seui. alla scalinata si arriva alche dalla via delle Speranza, dopo aver passato l’accesso al palazzo Civico. Incerta è la datazione del suo primo impianto, sappiamo che il 1596 ed il 1958 sono le date di fusione di due campane poste a corredo della chiesa, il 1662 è la data di edificazione delle cappelle dedicate a Sant’Antioco ed a Sant’Antonio, il 1666 la data di inizio della fabbrica del campanile. Con molta probabilità dell’antico impianto iniziale rimane la navata centrale, ed anche il campanile a pianta quadrata che si erge sul suo lato sinistro. La chiesa oggi si presenta con la facciata provvista di un ampio portale a sesto acuto incorniciato ed ornato da uno sguancio, da un rosone centrale, dalle lesene laterali, e riporta un motivo di archetti ciechi che incornicia tutta la parte superiore. All’interno è dotata di un’ampia navata centrale, alla quale si affiancano due navate laterali con le cappelle. Conserva all’intero un bell’altare ligneo che rappresenta un raro esempio di arte liturgica povera, costituito da un Paliotto in marmo, mentre i gradini superiori e l’edicola sono eseguiti in stucchi colorati, ed una fonte Battesimale formata da una vasca in marmo bianco con fregi di rosette del 1644 con un’edicola in legno sulla quale sono presenti fregi neoclassici del 1853. Insolita perchché non conforme all’iconografia tradizionale è la statua in legno policromo di Santa Maria Maddalena, attribuibile ad un ignoto scultore del diciassettesimi secolo, e sono da ricordare anche le due statue lignee di San Rocco patrono di Seui e di Santa Barbara, databili tra il finire del settecento e l’inizio dell’ottocento. Il Santo patrono di Seui è San Rocco, ed ogni anno nel paese si svolge, dal 14 al 16 agosto, la Festa della Beata Vergine Assunta e di San Rocco. Per questi festeggiamenti, il 14 iniziano le cerimonie religiose con la recita del Rosario nella chiesa parrocchaile, il 15 si svolge la Festa della Beata Vergine Assunta caratterizzata dalla processione in suo onore nella quale viene portato per le vie del paese il suo simulacro e con le relative cerimonie religiose, il 16 la Festa patronale di San Rocco, anch’essa con la processione per le vie del paese con la sua statua del Santo, e le successive cerimonie religiose. Seguono le manifestazioni civili, con le esibizioni dei gruppi folk ed altro. A Seui si svolge anche il 18 gennaio la Festa di Sant’Efisio, di Sant’Antonio Abate, e di San Sebastiano, per la quale si rinnova l’ancestrale rito dei fuochi di Sant’Antonio, con l’accensione de Is Fogoronis, gigantesche pire attorno alle quali i cittadini si riuniscono per pregare. I festeggiamenti iniziano con il Rosario, seguito dalla messa solenne in onore dei tre Santi, e dal Rito de S’Intregu, che comporta la consegna e benedizione degli stendardi alle Ministre degli stendardi che hanno il compito di portarli nelle processioni. In sera si svolge la processione dei Santi con le fiaccole, e durante la processione vengono accesi e benedetti Is Fogoronis. Seguono diversi eventi civili, e si balla bevendo vino intorno al fuoco fino all’alba. Il Campo SportivoDalla palazzina liberty proseguiamo lungo la via Roma per circa duecento metri, poi svoltiamo a sinistra e prendiamo la via della Stazione, dopo centotrenta metri svoltiamo tutto a sinistra in via Trinità, dopo una sessantina di metri svoltiamo a destra sotto il Ponte de Bocci usciti dal quale svoltiamo e prendiamo la via San Giorgio verso sinistra, la seguiamo in salita, anche seguendo i suoi tornanti, per seicentocinquanta metri, poi svoltiamo a destra in una strada in cemento che, in trecento metri, ci porta a trovare a destra una stada bianca, ancora più in salita, che ci porta, in località Burri Dorgiu, al Campo Sportivo di Seui. Nel Campo Sportivo è presente un Campo da Calcio, con fondo in erba, dotato di tribune in grado di ospitare un centinaio di spettatori. Nel campo gioca le sue partite casalinghe la squadra dell’Unione Sportiva Seui Arcueri, squadra partecipante al campionato di calcio di Prima Categoria nel Girone A di Sardegna. La Palestra ComunaleDalla palazzina liberty proseguiamo lungo la via Roma per circa duecento metri, poi svoltiamo a sinistra e prendiamo la via della Stazione, dopo centotrenta metri svoltiamo tutto a sinistra in via Trinità, dopo una sessantina di metri svoltiamo a destra sotto il Ponte de Bocci usciti dal quale svoltiamo e prendiamo la via San Giorgio verso destra, la seguiamo per quattrocento mestri ed arriviamo all’Istituto Comprensivo Globale Filiberto Farci, all’interno del quale si trova la Palestra Comunale che fa parte del complesso scolastico ma è di proprietà del comune di Seui. All’interno della palestra, che non è dotata di tribune, è praticabile come disciplina la Ginnastica in tutte le sue forme. La Stazione ferroviaria di SeuiDalla palazzina liberty proseguiamo lungo la via Roma per circa duecento metri, poi svoltiamo a sinistra e prendiamo la via della Stazione, dopo trecentocinquanta metri vediamo, alla sinistra della strada, la Stazione ferroviaria di Seui. È una stazione al servizio del comune di Seui posta lungo la linea che collega Mandas con Arbatax, tra la stazione di Sadali-Seulo e la fermata di Analù, costruita nella parte orientale dell’abitato di Seui dalla Società italiana per le Strade Ferrate Secondarie della Sardegna ed attivata nel 1894, quando è stato inaugurato il tronco ferroviario tra Villanova Tulo e Ussassai, ultimo lotto della linea ad entrare in servizio. Nel 1921 alla gestione delle Strade Ferrate Secondarie subentra quella della Ferrovie Complementari della Sardegna, a cui nel 1989 seguono le Ferrovie della Sardegna. Sotto questa amministrazione, dal 1997, l’intera viene destinata all’impiego per il solo traffico turistico legato al progetto Trenino Verde, fatto che porta alla cessazione dell’utilizzo regolare dello scalo. Da allora la stazione, che dal 2010 è gestita dall’ARST, viene utilizzata quasi esclusivamente nel periodo estivo, restando per il resto dell’anno sostanzialmente priva di traffico. Il Cimitero ComunalePassata la Stazione ferroviaria, proseguiamo per trecento metri ed arriviamo nel punto dove la via della Stazione sbocca da sinistra sulla via Roma, a circa ottocento metri da dove avremmo proseguito lungo la via Roma partendo dalla palazzina liberty. Siamo in località Genne lessiu, e qui, all’angolo tra la via della Stazione e la via Roma, alla sinistra della via della Stazione, si trova sulla sinistra il sentiero che conduce a uno degli ingressi, lungo il muro di cinta del Cimitero Comunale di Seui. Il Campo da CalcettoPassato l’ingresso per il Cimitero Comunale, proseguiamo lungo la via Roma e, una cinquantina di metri più avanti, prima che la strada compia un’ampia curva verso destra avviandosi ad uscire dall’abitato come SS198 di Seui e Lanusei in direzione di Ussassai, si vede, alla sinistra della strada, l’ingresso del Campo da Calcetto di Seui. Si tratta di un Campo Sportivo dove praticare calcetto, ossia calcio a cinque, con fondo in cemento verniciato, che è dotato di tribune in grado di ospitare una settantina di spettatori. Visita dei dintorni di SeuiVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Seui, sono stati portati alla luce i resti delle Tomba di giganti Analu, Ardassai con l’annesso villaggio, Cuccuru ’e Pardu; dei Nuraghi semplici Cercessa, Pauli; del Nuraghe complesso Ardasai; ed anche dei Nuraghi Fondu Corongiu, Margiani Pubusa, S’Enna S’Omini, S’Illixi Bullau, S’Ollastu Entosu, Salei, tutti di tipologia indefinita. La miniera di antracite di Fundu ’e CorongiuPrendiamo la via Roma verso ovest, che poi uscirà dall’abitato come SS198 di Seui e Lanusei in direzione di Sadali, e la seguiamo fino a che, di fronte al civico numero 50, troviamo le indicazioni per la chiesa di San Sebastiano, Seguendo queste indicazioni prendiamo a destra, in salita, la via San Giovanni, dopo una quindicina di metri svoltiamo a sinistra nella via Volturno, che uscendo dall’abitato continuerà con il nome di Strada Comunale San Sebastiano, la seguiamo per due chilomtri e vediamo, nella campagna sottostante, alla sinistra della strada, i resti della Laveria di San Sebastiano ossia i ruderi del’antica laveria di carbone della miniera di antracite di Fundu ’e Corongiu, l’unica in Sardegna e tra le poche in Italia nel quale veniva estratta l’antracite. La laveria è un edificio imponente, una struttura fondamentale per il bacino carbonifero, presso la quale sono ancora visibili i macchinari utilizzati per l’estrazione ed il lavaggio del carbone, prima di essere caricato sui vagoni ferroviari. Proseguendo lungo la Strada Comunale San Sebastiano per circa trecento metri arriviamo a un bivio, dove, prendendo la strada minore sulla destra, in poco più di seicento metri si arriva ai pochi resti della Miniera di antracite di Fundu ’e Corongiu realizzata sul crinale della collina che termina a ridosso della linea ferroviaria delle Ferrovie Complementari della Sardegna che, nel 1894, viene costruita in quel luogo per strappare all’isolamento la zona, consentire lo sviluppo della miniera e con essa quello industriale. La scoperta del giacimento è legata ai viaggi di Alberto lamarmora in Sardegna, che, incuriosito da una leggenda popolare che raccontava di pietre nere capaci di emanare calore e bruciare, nel 1827 si reca nella località e vi trova le pietre nere, appunto l’antracite. Dopo gli scavi del 1838 da parte di lamarmora, nel 1870 inizia l’attività estrattiva, per i primi anni la concessione viene date a privati che, puntualmente per mancanza di fondi, si vedono costretti a interrompere i lavori; poi dal 1886 al 1900 viene data alla Società Genovese delle Miniere e alla Società Generale; dal 1900 al 1938 entra la Società monteponi, interessata principalmente allo sfruttamento del giacimento per l’utilizzo dell’antracite come combustibile per il trattamento dello zinco estratto ad Iglesias; dal 1938 viene affidata alla Società Veneto-Sarda, che la conserva fino al 1958, anno nel quale termina l’attività estrattiva. La chiesa campestre di San Sebastiano e Santa Barbara martiriLungo la Strada Comunale San Sebastiano, seguita per due chilomtri e trecento metri, si arriva al bivio, dove ora prendiamo a sinistra, e, dopo una cinquantina di metri, vediamo, alla sinistra della strada, i Ruderi della chiesa campestre di San Sebastiano edificata tra il 1652 ed il 1655, che si trovava a poca distanza dalla miniera di carbone di Fundu ’e Corongiu, tra la miniera e la sua laveria. Dato che la prima chiesa dedicata a San Sebastiano si trovava in pessime condizioni, alla fine degli anni Ottanta, ne è stata costruita un’altra, molto vicina, proprio sulla collinetta tra le due strade del bivio che abbiamo appena incontrato. La nuova chiesa campestre di San Sebastiano, costruita alla fine degli anni Ottanta, quando per problemi soprattutto economici si sceglie di edificare una nuova chiesa invece di ristrutturare la vecchia, ed in seguito viene intitolata anche a Santa Barbara protettrice dei minatori, e diviene, quindi, la Nuova chiesa campestre di San Sebastiano e Santa Barbara martiri. In questa chiesa, al centro dell’ampio prospetto esterno realizzato in pietra, si apre un grande portale in legno ad arco a tutto sesto sovrastato da un rosone circolare. Sul tetto a doppio spiovente con copertura in tegole spicca un bel campanile a vela ad una luce. All’interno, la chiesa presenta un’ampia e unica navata, con il fondo un piccolo altare in pietra attorno al quale sono presenti i ritratti dei due Santi. Presso questa piccola chiesa, la prima domenica di agosto viene celebrata la Festa campestre di San Sebastiano e Santa Barbara, che dura tre giorni. Per questa Festa campestre, il venerdì precedente vengono portate in processione dalla chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena le statue dei due Santi alla loro piccola chiesa campestre. Nei tre giorni vengono in questa chiesa celebrate delle messe in onore dei minatori e hanno lavorato e che hanno perso la vita nella miniera di antracite, ed alla fine della giornata della domenica i Santi ritornano nel paese, dove segue una processione per le vie del paese, ed alla fine i Santi ritornano nella chiesa parrocchiale. Seguono spettacoli ed altre manifesta campestrezioni civili. La chiesa campestre di Santa LuciaUsciamo da Seui verso sud est con la via Roma che, passato il Cimitero, esce dall’abitato come SS198 di Seui e Lanusei in direzione di Ussassai, la seguiamo per quattro chilometri ed ottocento metri, e troviamo le indicazioni che ci fanno prendere una strada bianca sulla destra. Seguiamo questa strada bianca per quasi cinque chilometri e mezzo, ed arriviamo, sempre seguendo le indicazioni, in località S’Isca, dove alla destra, immersa nella folta vegetazione, si trova la chiesa campestre di Santa Lucia. Edificata nel diciassettesimo secolo, ai piedi del monte lusei che si trova più a sud, nel corso del tempo ha subito alcuni lavori di restauro che ne hanno comunque conservato la struttura originaria. Il tetto della chiesa è a doppio spiovente con capriate in legno, mentre la facciata si presenta con un rosone in cotto ed un piccolo campanile a vela. Dentro presenta tre navate, con altare rialzato da gradoni ed un pancale in tutto il perimetro interno del prebisterio. Situata a pochissimi metri come solito in tutte le Chiese campestri, c'è la posada utilizzata nei giorni della festa. Presso questa chiesa, la prima domenica di luglio si svolge la Festa campestre di Santa Lucia, che dura due giorni ed è una delle principali festività di Seui. Per questa Festa campestre, il sabato la statua della Santa viene portata in una lunga processione a piedi dalla chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena alla sua piccola chiesa campestre, accompagnata da groppi folk e cavalieri. Durante i festeggiamenti vengono in questa chiesa celebrate delle messe, e seguono l’elezione dell’Obriere maggiore e la Festa campestre viene animata da balli tradizionali e da altri intrattenimenti. alla sera della domenica, conclusi i festeggiamenti, la statua della Santa ritorna nella chiesa parrocchiale del paese. La chiesa campestre della Madonna del Monte CarmeloUsciamo da Seui verso sud est con la via Roma che, passato il Cimitero, esce dall’abitato come SS198 di Seui e Lanusei in direzione di Ussassai, la seguiamo per otto chilometri e seicento metri, e, arrivati nella località del monte Arqueri, poco dopo aver passato la casa Cantoniera di Arcueri che si trova sulla sinistra della Strada Statale, troviamo le indicazioni per la Perda ’e liana e per la chiesa del Carmelo, e, seguendo queste deviazioni, prendiamo una deviazione sulla sinistra. Dopo quattrocentocinquanta metri sulla deviazione, vediamo, alla sinistra della strada, la chiesa campestre della Madonna del Monte Carmelo ossia Su Cramu, che si trova immersa in un bosco di rovere e lecci secolari, ai piedi un tacco calcareo con fonti nelle vicinanze che un tempo erano molto più numerose. Le notizie sulle origini della festività della Beata Vergine del Carmelo di Seui sono contenute in un memoriale scritto da un certo Efisio Luigi Moi tra il 1920 e il 1940, secondo il quale, le origini della Festa campestre sono da ricollegare all’uccisione durante una rissa di un compaesano, Deidda Francesco detto Missoni, durante i festeggiamenti della Sagra del Carmelo di Elini, che i Seuesi erano soliti frequentare. Il grave episodio risale al 16 luglio del 1919, e viste le terribili conseguenze, i Seuesi decisero di far propria la Festa campestre e di dedicare alla Madonna del Carmine un luogo di culto nel proprio territorio. Quindi la chiesa viene costruita nel 1921, si tratta di una chiesa con un tetto a doppio spiovente, ed ha un portone in legno con una lunetta ed un rosone i ferro battuto. L’interno ha pianta longitudinale ed è articolato in un’unica navata, con capriate in legno e con pavimento in cotto. Vicino alla chiesa si trovano la posada, la piazza centrale ed alcune strutture recenti, che vengono utilizzate soprattutto la terza domenica di luglio, quando presso questa chiesa si svolge la Festa campestre della Madonna del Carmelo e di Sant’Efisio. Si tratta della Festa campestre religiosa più importante della comunità di Seui, e le celebrazioni durano due o tre giorni. Il primo giorno la statua viene portata in processionesu un carretto siciliano trainato da una coppia di buoi dalla chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena fino alla sua piccola chiesa campestre, accompagnata dai gruppi folk e dalla banda musicale del paese. Durante i due giorni vengono celebrate varie messe religiose e la Festa campestre viene animata da balli tradizionali e da altri intrattenimenti. La domenica sera la statua della Santa lascia la chiesa di Arquerì e fa il suo rientro nel paese. La fermata ferroviaria di Anulù chiamata anche fermata di San PietroUsciamo da Seui verso sud est con la via Roma che, passato il Cimitero, esce dall’abitato come SS198 di Seui e Lanusei in direzione di Ussassai, la seguiamo e, dopo appena quattro chilometri e quattrocento metri, poco dopo aver superato il chilometro 46, troviamo le indicazioni per la Perda ’e liana e per la chiesa di San Cristoforo, che ci fanno prendere la deviazione a sinistra verso nord nella strada per Lago Alto del Flumendosa, Gennargentu, Perda liana e Tonneri. La seguiamo e, dopo cinque chilometri, troviamo le indicazioni a destra verso est per la Caserma di Muntarbu che ci fanno prendere la strada per la Forestale Mont'Arbu. Seguendo la strada per la Forestale Mont'Arbu, dopo quattro chilometri e trecento metri, si vede,su una strada bianca parallela sulla destra, l’edificio della Fermata ferroviaria di Anulù chiamata anche fErmata di San Pietro, una fermata al servizio del comune di Seui posta lungo la linea che collega Mandas con Arbatax, tra la stazione di Seui e quella di Ussassai, realizzata in corrispondenza di una isolata casa cantoniera ed attivata nel 1921, anno di passaggio della linea dalla Società italiana per le Strade Ferrate Secondarie della Sardegna alla Ferrovie Complementari della Sardegna, a cui nel 1989 seguono le Ferrovie della Sardegna. Sotto questa amministrazione, dal 1997, l’intera viene destinata all’impiego per il solo traffico turistico legato al progetto Trenino Verde, fatto che porta alla cessazione dell’utilizzo regolare dello scalo. Da allora la stazione, che dal 2010 è gestita dall’ARST, viene utilizzata quasi esclusivamente nel periodo estivo, restando per il resto dell’anno sostanzialmente priva di traffico. Qui vicino esisteva un tempo la chiesa campestre di San Pietro ApostoloDalla fermata ferroviata di Anulu si raggiunge il luogo dove esisteva un tempo l’antica Piccola chiesa campestre di San Pietro Apostolo oggi distrutta, che era stata edificata in località Santu Perdu, nel cuore del parco di Montarbu, a sud del massiccio calcareo del monte Tonneri. I suoi pochi resti murari erano ancora ben visibili all’inizio del secolo scorso, ma oggi non esistono che poche tracce murarie. Le uniche testimonianze materiali che ci sono pervenute dalla antica chiesa sono una statua di San Pietro e una campana, risalente al 1690, che reca l’iscrizione Esta campana est de S. Pedro de Seui, è finemente lavorata ed incisa, e per vari decenni era stata collocata sulla sommità della colonnina dedicata alla Madonna del Monte Carmelo, in località Arqueri. La statua e la campana sono oggi esposte nell’Antiquarium Ecclesiastico della chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena di Seui. In località Santu Perdu, nel cuore del parco di Montarbu, la terza domenica di agosto si celebra la Festa campestre di San Pietro Apostolo, che ha inizio il sabato pomeriggio con la messa nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena, seguita da una processione con il simulacro del Santo accompagnato dalle Ministre degli stendardi che si dirige, con il trenino, verso la località Santu Pedru, dove la domenica si celebra la messa solenne, seguita da un pranzo collettivo. A fine giornata si effettua la processione di ritorno, ed all’arrivo in paese si tengono una nuova processione nelle vie del paese con ulteriori cerimonie religiose, ed anche manifestazioni civili con il gruppo folk e la banda musicale. La foresta demaniale di MontarbuProseguiamo lungo la strada per la Forestale Mont'Arbu, dopo quasi dieci chilometri da dove la abbiamo imboccata, la strada termina e raggiungiamo la Caserma forestale Mario Falchi, che è il punto di accesso all’interno della Foresta demaniale di Montarbu che si estende per quasi 2800 ettari, prevalentemente nel territorio di Seui ed in piccola parte in quello di Ussassai, e viene gestita dal Corpo Forestale dello Stato. Nel 1989 circa il 70% della superficie della foresta di Montarbu è stata inclusa nella proposta di parco naturale del Gennargentu, in quanto area di interesse ambientale internazionale per complessità geologica, geomorfologia, vegetazionali faunistica, mentre la parte nord del territorio della foresta viene riconosciuto Sito di interesse comunitario. Il parco di Montarbu è fruibile dal punto di vista turistico e ricettivo, dal centro di accoglienza dell’Ente Foreste prendono avvio diversi percorsi naturalistici ed ecoturistici con differente grado di difficoltà con possibilità di accesso anche per i diversamente abili. Dal punto di vista altimetrico, il territorio del parco varia dai circa trecento metri sopra il livello del mare del confine sud, ai 1325 di Punta Margiani Pubusa al confine nord con il Flumendosa e il massiccio del Gennargentu. Si tratta di un’oasi naturale al cui interno si possono ammirare boschi di leccio, roverella, sughera e di castagno puri, inoltre sono presenti esemplari di carpino nero, agrifoglio, tasso e numerose specie botaniche endemiche e di rilevante interesse naturalistico. Il parco è un’oasi di ripopolamento permanente di animali selvatici quali l’aquila reale, il cervo, il daino il muflone e i più comuni cinghiali. La chiesa campestre di San Cristoforo MartireEvitando la deviazione sulla strada per la Forestale Mont'Arbu, ritorniamo sulla strada per Lago Alto del Flumendosa, Gennargentu, Perda liana e Tonneri. Proseguiamo verso nord per altri cinque chilometri, e, seguendo le indicazioni, prendiamo una sterrata verso sinistra che, in circa cinquecento metri, ci porta alla chiesa campestre di San Cristoforo Martire Santu Cristolu, che si trova alle pendici meridionali del complesso del monte Tonneri, a circa 900 metri d’altezza, ed era l’antica parrocchiale del villaggio scomparso di Gertalay. La sua data di costruzione è piuttosto difficile da stabilire con precisione, molto probabilmente la struttura più antica potrebbe risalire addirittura anche ad un periodo antecedente al 1300. In alcuni documenti del diciassettesimo secolo questo tempietto non risulta citato tra le Chiese campestri di Seui, forse per le sue allora pessime condizioni di conservazione, e nel 1832 le autorità ecclesiastiche avevano decretato la sua interdizione per essere diventata frequente asilo di malviventi. La chiesa si presenta come un modesto edificio con il tetto a due spioventi, la copertura di intrecci di canne, e con tegole che ricoprono il tutto. La semplicissima facciata esterna accogli un portone sovrastato da un piccolo oculo di forma quadrata. L’interno si presenta con pianta rettangolare articolato in una sola navata, ed ha un altare costituito da due blocchi gradonati, che poggia su tre gradini. All’interno della piccola chiesa è custodita una campana del 1758. Ogni anno, nel primo fine settimana di giugno, si celebra la Festa campestre in onore di San Cristoforo Martire, protettore degli automobilisti, con diverse manifesta campestrezioni civili e religiose. I festeggiamenti iniziano nel tardo pomeriggio del sabato, con la celebrazione della messa nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena, al termine della quale, in processione, l’antico simulacro raffigurante il Martire viene accompagnato fino alla periferia del centro abitato, da dove, a bordo di un’automobile, raggiunge la sua piccola chiesa campestre, e lì viene celebrata la messa. L’apice viene però raggiunto la domenica, con la messa solenne ed il grande banchetto offerto dal Comitato degli Obreri nella posada, poco vicina, formata da un unico vano con tetto a capanna. Più tardi il simulacro ripartesu un’automobile per Seui, e una volta giunta alla periferia del paese, all’imbrunire, la statua del Santo viene accompagnata in processione sino alla chiesa parrocchiale. San Cristoforo Martire è uno dei quattordici Santi ausiliatori che da secoli vengono invocati dai fedeli in occasione di gravi calamità naturali e pestilenze. A Seui, il suo simulacro viene portato in processione eccezionalmente, in occasione di gravi e lunghe siccità. I resti del Nuraghe complesso ArdasaiProseguendo per altri quattro chilometri dopo la deviazione per la chiesa campestre di San Cristoforo Martire, a circa undici chilometri e mezzo da dove abbiamo preso la strada per Lago Alto del Flumendosa, Gennargentu, Perda liana e Tonneri, vediamo, alla sinistra della strada, i resti dell’imponente Nuraghe Ardasai detto anche Nuraghe di Montarbu, che vediamo sulla sommità di uno sperone roccioso sulla sinistra, a 1015 metri d’altitudine. È un Nuraghe complesso, in gran parte crollato, con un mastio centrale circondato da una muraglia sulla quale sono addossate diverse torri secondarie. La torre centrale conteneva sale sovrapposte su più piani, delle quali ora resta solo la sala inferiore e la scala che conduceva a quelle superiori. Tutta la struttura, in cattivo stato di conservazione, è sottoposta ad un parziale restauro durante le campagne di scavo tese a portarne alla luce la struttura originaria. Sotto il Nuraghe si trovano i resti del villaggio nuragico, con le capanne a pianta circolare o ovoidale realizzate addossate alle rocce. Nel villaggio nuragico si trovava anche una fonte sacra. L’imponente monumento naturale chiamato Sa Perda ’e lianaProseguendo lungo, dopo quasi dodici chilometri troviamo le indicazioni che ci fanno prendere una deviazione sulla destra, la seguiamo per seicento metri, poi troviamo una variazione sulla destra che passa sopra la deviazione che avevamo percorso fin qui, e che ci porta la cancello, oltre il quale si possono seguire i sentieri che fanno raggiungere Sa Perda ’e liana un monumento naturale di rara imponenza e fascino, tra i più caratteristici della Sardegna, protetto dalla regione come monumento naturale. Si tratta di un torrione, che svetta a un’altezza di 1293 metri sul livello del mare, posto in un’area di confine tra la Barbagia di Seulo e l’Ogliastra.su un basamento costituito da scisti risalenti al paleozoico, si appoggia la base tronco conica che è costituita da una formazione conglomeratico arenacea, mentre la sommità è un maestoso torrione cilindrico calcareo dolomitico, le cui pareti, quasi verticali, sono suddivise in regolari blocchi prismatici da nette linee di frattura verticali. Costituisce il tacco per antonomasia, è una delle più conosciute, tra quelle formazioni rocciose testimonianze della lenta erosione dell’antica copertura calcarea e del suo substrato. Ed è un punto di riferimento visibile a grande distanza, quasi fosse un vero e proprio faro per tutto il Gennargentu. Si ritiene che il nome Perda ’e liana derivi da Perda Iliana, ossia Rupe degli Iliensi, dato che qui si trovava il centro del grande spazio occupato dalla più numerosa tra le tribù nuragiche. Vittorio Angius, frate scolopio, giornalista e uomo politico, nel suo famoso Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli stati di S. M. Il re di Sardegna, scrive testualmente: Vuolsi per antica tradizione che sotto questa rupe i popoli Iliesi, celebri nella storia romana per la eterna guerra sostenuta contro i dominatori dell’Isola, Cartaginesi e Romani, e per la mantenuta Libertà, tenessero quivi le loro assemblee su le cose comuni. Questi Iliesi furono discendenza dè Pelasghi d’Ilio, che dopo la rovina di Troja, posero in Sardegna le loro sedi.... La strada per Lago Alto del Flumendosa, Gennargentu, Perda liana e Tonneri porta più avanti all’altopiano di Monte Tonneri, che è possibile raggiungere da qui evitando la deviazione per Sa Perda ’e liana e proseguendo dritti, ma si trova in territorio di Gairo e di cui parleremo quando visiteremo questo paese. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, riprenderemo la visita della regione storica del Sarcidano, dove ci recheremo a visitare Nurri grosso borgo agricolo e pastorale situato nelle colline del Sarcidano. |