Simala con la chiesa parrocchiale di San Nicolò Vescovo e con la casa Deana e la casa Diana CanceddaIn questa tappa del nostro viaggio, da Curcuris ci recheremo a Simala che visiteremo con il suo centro dove si trovano la chiesa parrocchiale di San Nicolò Vescovo, la casa Diana o Deana e la casa Diana Cancedda, e con i suoi dintorni. La regione storica della MarmillaNella Sardegna centro meridionale, a cavallo del confine che separa la Provincia di Oristano da quella del Sud Sardegna, c’è una zona chiamata Marmilla della quale qui visiteremo la parte settentrionale. I comuni che fanno parte della Marmilla settentrionale, in Provincia di Oristano, sono: Albagiara, Ales, Assolo, Asuni, Baressa, Baradili, Curcuris, Gonnoscodina, Gonnosnò, Gonnostramatza, Masullas, Mogorella, Mogoro, Morgongiori, Nureci, Pau, Pompu, Ruinas, Senis, Simala, Sini, Siris, Usellus, Villa Sant’Antonio, Villa Verde. I comuni della Marmilla meridionale, in Provincia del Sud Sardegna, sono: Barumini, Collinas, Furtei, Genuri, Gesturi, las Plassas, lunamatrona, Pauli Arbarei, Sardara, Segariu, Setzu, Siddi, Tuili, Turri, Ussaramanna, Villamar, Villanovaforru, Villanovafranca. Nella Marmilla meridionale spicca incontrastato il colle di las Plassas, famoso per la sua forma mammellare, che a quanto pare avrebbe dato il nome al territorio circostante. Questo colle aveva in antichità al suo apice un capezzolo gigante attraverso il quale Madre Natura dava nutrimento a tutti i Sardi. Il paesaggio è prevalentemente collinare e comprende la Giara di Gesturi, la Giara di Siddi, la Giara di Serri, l’altopiano di Genoni ed il bacino del rio Mannu d’Isili. Le attività principali della zona sono l’agricoltura ed il turismo. In viaggio verso SimalaEravamo arrivati a Curcuris provenendo da Gonnosnò con la SP72 che, entrando da est nell’abitato di Curcuris, arriva a una rotonda dove incrocia la SP46. Qui prendiamo a sinistra la SP46 che si dirige verso sud, la seguiamo per poco più di tre chilometri ed arriviamo alle prime case dell’abitato di Simala. Dal Municipio di Curcuris a quello di Simala si percorrono 3.5 chilometri. Il comune chiamato SimalaIl comune di Simala (nome in lingua sarda Sìmala, altezza metri 155 sul livello del mare, abitanti 283 al 31 dicembre 2021) è un piccolo centro agricolo situato in una fertile valle attraversata dal rio Mannu, in un’area di grande interesse naturalistico. Si tratta di una piccola comunità di collina, di origine incerta, con un’economia basata sulle attività agro-pastorali. Adagiato in un dolce paesaggio nel nord del Campidano, viene considerato il paese dei portali, dato che nel suo centro se ne possono ammirare varie decine di alto valore architettonico. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico vario, con differenze altimetriche non molto accentuate, che vanno da un minimo di 102 a un massimo di 294 metri sul livello del mare. Origine del nomIl suo nome non ha chiara etimologia, ed è forse preromano. Una prima interpretazione lo fa derivare probabilmente dal nome dell’antico popolo prenuragico dei Semilitenses, presenti nella parte meridionale della Sardegna, che doveva avere in Simala il suo estremo confine. Una seconda ipotesi è che derivi dal greco Thymalis, Thymalla, o Thytimala, che indicava l’euforbia, molto abbondante da queste parti, che potrebbe esserle stato attribuito nel periodo bizantino. Il linguista Massimo Pittau considera, invece, che il nome potrebbe corrispondere all’appellativo sardo Símula, ad indicare la semola, e si potrebbe pensare a una locuzione come Domu ’e símula, Analoga all’altra Domu ’e farra, ad indicare un locale per la macina del grano, e quindi si può ritenere che praticamente Simula, e poi Simala, significasse il molino. La sua economiaIl perno dell’economia locale è l’agricoltura, che rappresenta una fonte di sostentamento importante per la popolazione, e le coltivazioni più diffuse sono quelle di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, frutteti e olivo. Si pratica anche l’allevamento, in particolare di bovini, ovini, suini e avicoli. È quasi del tutto inesistente l’industria. Una sufficiente rete commerciale riesce a soddisfare le esigenze primarie della popolazione. Comunque Simala rappresenta una meta interessante per gli amanti dell’archeologia e per chi ha voglia di riscoprire le tradizioni più antiche e care alla popolazione. L’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciIl territorio presenta un patrimonio archeologico di rilievo. Molto importanti appaiono i siti risalenti al Neolitico ed al periodo nuragico, e particolarmente interessanti appaiono i siti risalenti al periodo romano, tra i quali il sito di Santa Maria, in località Is luas, dove sono state rinvenute numerose tombe con parecchie monete, vasi, piatti e resti degli inumati, oltre ai siti di Santa Vitalia, Santu Giuanni, Genna Frossa dove è stata rinvenuta una tomba a cassone contenente due scheletri, Santu Sadurru che sulla base degli oggetti dei corredi funebri rinvenuti era probabilmente un Cimitero paleocristiano. La formazione di Simala, probabilmente, è avvenuta nell’alto medioevo, a seguito dello spopolamento dei vari abitati romani sparsi nel territorio che venivano abbandonati per un sito più sicuro, più salubre e meglio collegato con gli assi viari dell’epoca. Le prime notizie storiche sul paese risalgono alla fine dell’undicesimo secolo, quando i monaci Vittorini, provenienti da Marsiglia, ottengono dal giudice Costantino d’Arborea la concessione della locale chiesa di Santa Caterina di Alessandria, andata però perduta. Di quest’edificio s’ignora la collocazione nel territorio Comunale. Nel Medioevo appartiene alla curatoria di Parte Montis, nel Giudicato di Arborea. Per la storia di questo paese, si parte da quando Francesco Carroz, proveniente dalla Valenza con i figli, aveva fornito a Giacomo II il Giusto denari e cavalli armati per partecipare alla conquista catalano aragonese dell’Isola. Nel 1313 Francesco ottiene il titolo di ammiraglio, nel 1323 arma venti galee per conquistare la Sardegna per conto dell’infante Alfonso d’Aragona, e nel 1330 ottiene la giurisdizione di diversi feudi tra i quali quello di Quirra. Il figlio di Francesco, Berengario I, per un breve periodo occupa la Mamilla con le sue truppe e vorrebbe annetterlo al suo feudo di Quirra, ma il re Martino I d’Aragona, poco prima della morte, ne aveva incluso buona parte nel feudo concesso a Garcia lupo de Ferrero. Comunque anche dopo la morte del re e la successiva morte di Garcia lupo de Ferrero senza eredi, Berengario I continua ad occupare la Marmilla. Berengario I sposa in seconde nozze Gerardona de Ribelles, dalla quale nasce il figlio Berengario II. Il feudo di Quirra viene convertito nel 1363 in contea, e il sovrano Pietro IV il Cerimonioso nomina Berengario II conte di Quirra. Berengario II lascia un’unica figlia legittima, Violante I, che trasferisce i diritti sui feudi al figlio Berengario III, il quale si sposa con Eleonora Manrique de lara, parente del re di Castiglia, che porta in dote altri feudi. Nel 1412, il nuovo re Ferdinando I d’Aragona costringe Berengario III a rendere i territori della Marmilla occupati, che vengono amministrati direttamente della Corona d’Aragona, e dal 1421 entrano a far parte del feudo concesso a Raimondo Guglielmo Moncada, al quale viene però confiscato dopo pochi decenni. A seguito di alterne vicende, la Marmilla viene acquistata all’asta da Pietro de Besalù, uno dei generi di Nicolò Carroz, conte di Quirra e viceré di Sardegna, appartenente al ramo dei Carroz di Arborea. Pietro de Besalù però, non disponendo dell’intera somma riChiesta, la chiede in prestito al cagliaritano Simone Rubei, ed inizia a ripagarlo grazie alle rendite feudali. Nel 1459 però le rendite gli vengono sequestrate dal fisco in quanto moroso, e Pietro de Besalù si trova impossibilitato a rendere il prestito a Simone Rubei. Quest'ultimo nel 1464 minaccia di mettere all’asta i feudi per recuperare il suo credito, ma Pietro de Besalù viene salvato dall’intervento del suocero Nicolò Carroz, che, interessato ai territori confinanti con il suo feudo di Quirra, salda il debito con Simone Rubei. alla morte nel 1469, Berengario III lascia un’unica figlia legittima minorenne, Violante II, che viene posta sotto la tutela di Nicolò, il quale la fa sposare con suo figlio Dalmazio Carroz, e Violante porta in dote il titolo comitale e tutti i territori infeudati. alla morte di Nicolò Carroz, Pietro de Besalù si trova nuovamente nei guai, dato che Dalmazio, il nuovo conte di Quirra, approfittando dello stato di tensione conseguente alla ribellione di Leonardo de Alagon, nel 1474 occupa militarmente tutta la Marmilla e gli ingiunge di saldare le somme dovute. Impossibilitato a pagare, nel 1477 Pietro de Besalù giunge ad un compromesso con Dalmazio Carroz, e la gran parte del territorio della Marmilla entra a far parte del grande feudo di Quirra. Violante II, nel frattempo rimasta vedova, raggiunge la maggiore età ed avanza le sue pretese per tornare in possesso dei suoi feudi. Nel 1504, con successiva conferma nel 1506, la conte di Quirra viene elevata al rango di stato, con la concessione dell’Allòdio, che permette il trasferimento dei diritti sui feudi ai discendenti, anche per via femminile, senza la preventiva autorizzazione regia. Nel 1604 i feudi di Quirra sono elevati da contea a Marchesato, che sarà successivamente aggregato al Nules, un piccolo Marchesato nel regno di Valenza. Nel 1511, alla morte di Violante II, il feudo passa a suo nipote Guglielmo Raimondo Centelles. Nel lungo periodo in cui il paese viene amministrato dai Centelles le condizioni di vita non sono delle migliori. I nuovi feudatari fanno amministrare la Marmilla da un regidor e, pur non esasperando il carico fiscale, limitano notevolmente l’autonomia della comunità, modificando il sistema di individuazione del Majore che cessa di essere elettivo. L’ultimo dei Centelles muore nel 1676, quando il Marchesato viene concesso a Francesco Pasquale Borgia, ed i Borgia lo conservano per circa cinquant’anni, poi perdono il controllo del feudo in seguito ad a lunga lite con i Català, i quali, dopo numerose vicissitudini, entrano in possesso del feudo nel 1726, quando ormai il Regno di Sardegna è sotto la dinastia sabauda. Subito dopo i Català nel 1798 il territorio passa agli Osorio de la Cueva, famiglia di origine castigliana, ai quali il Marchesato viene riscattato nel 1839, con la soppressione del sistema feudale, per cui diviene un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio Comunale. In base a una legge fascista, il comune di Simala nel 1927 viene aggregato al comune di Gonnostramatza, dal quale nel 1947 viene nuovamente separato. Del comune di Simala nel 1974, dopo la creazione della Provincia di Oristano, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella di Oristano. Personaggi nati a SimalaTra i personaggi nati a Simala troviamo l’avvocato Eugenio Cancedda. Tra le persone più in vista nella storia del comune di Simala va citato l’avvocato Eugenio Cancedda, nato a Simala il 12 maggio 1856, figlio dell’avvocato Salvatore Cancedda, a sua volta figlio di Giuseppe, che aveva ereditato la casa Diana Cancedda. Laureatosi in Giurisprudenza presso l’Univerità di Cagliari nel 1882 con una tesi Sulla legittimità del diritto di non intervento, Eugenio è da ricordare anche perché è stato il primo abitante del paese di Simala che si ha ottenuto la laurea. In seguito inizia la carriera che lo porta a divenire giudice di Tribunale, pretore di Iglesias e giudice della Corte di Assise di Cagliari tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento. Nella sua carriera è stato anche pubblico ministero in importanti processi svoltisi agli inizi del novecento, riguardanti soprattutto i primi moti operai in Sardegna. |
Le principali feste e sagre che si svolgono a SimalaDate le dimensioni del borgo, a Simala non sono presenti gruppi folk particolarmente significativi. Tra le principali feste e sagre che si tengono a Simala che potrebbero allietare il borgo e richiamare visitatori dai dintorni, dato che nel paese sono ancora fortemente radicate le tradizioni religiose e civili, merita di essere citati il 12 maggio, la Festa in onore di Sant’Ignazio da Laconi che si svolge nella chiesa campestre di Santa Vitalia e nelle sue adiacenze; nel periodo tra luglio e agosto, le manifestazioni come l’Estate simalese organizzata dalla Pro Loco, e la manifestazione Thymalis organizzata dall’amminitrazione Comunale, che si caratterizzano per lo svolgimento di spettacoli e musica di vario genere, con la presenza di mostre; a inizio agosto, la manifestazione Su Mustajoni con la preparazione degli spaventapasseri, e la relativa premiazione; ai primi di settembre è l’occasione della consueta passeggiata ecologica chiamata Portali aperti, che prevede un percorso tematico nel territorio Comunale per la conoscenza dei beni culturali e ambientali, giornata che si conclude con un gran pranzo in aperta campagna, a base di piatti tipici e altri prodotti enogastronomici locali; il primo lunedì di ottobre, la Festa in onore di Santa Vitalia, martire sarda, che viene celebrata nella chiesa campestre a lei dedicata; il 6 dicembre, la Festa patronale di San Nicolò, per la quale nel pomeriggio della vigilia viene organizzato il tradizionale falò e la sera si tiene la Castagnata in piazza con la degustazione di vino novello locale. La manifestazione su Mustajoni con la preparazione degli spaventapasseriNei borghi della Marmilla vanno tutti pazzi per gli spaventapasseri. Merito della Pro Loco di Simala, che organizza un doppio concorso sui curiosi fantocci che sino a qualche decennio fa avevano il compito di tenere lontani gli uccelli dai campi di ortaggi anche nel territorio. In agosto un concorso per la realizzazione del più bello Su Mustajoni, nome in lingua sarda dello spaventapasseri. E la successiva domenica, nell’ex Montegranatico di Simala, le premiazioni delle poesie e dei componenti in prosa, entrambi in Limba, sempre sul tema de Su Mustajoni. Il concorso, apparentemente giocoso, ha una grande importanza sociale e culturale. Innanzitutto la riscoperta di una tradizione anche per le nuove generazioni, dato che in diverse famiglie genitori e bambini lavorano insieme alla creazione dello spaventapasseri. Inoltre nelle poesie e nei racconti in lingua sarda emergono spaccati della civiltà contadina. Visita del centro di SimalaL’abitato, che ha conservato la sua impronta rurale senza lasciarsi condizionare dal cambiamento dei tempi, come dimostra l’assenza di evidenti segni di espansione edilizia, ha l’andamento altimetrico tipico delle località di collina. Arriviamo a Simala con la SP46, passiamo il cartello segnaletico che indica l’ingresso all’interno dell’abitato, dopo di che la strada provinciale entra nel paese con il nome di via Cagliari. Simala viene considerato il paese dei portaliSimala viene considerato il paese dei portali, perché nel suo centro storico si conservano oltre sessanta portali domestici edificati dal diciottesimo al ventesimo secolo che, fungono da ingressi alle abitazioni, oltre ad alcuni palazzetti gentilizi e signorili edificati dal sedicesimo al diciannovesimo secolo. La chiesa campestre dedicata a Santa VitaliaArrivando a Simala da nord est con la SP46, passiamo il cartello segnaletico che indica l’ingresso all’interno dell’abitato, dopo di che la strada provinciale entra nel paese con il nome di via Cagliari, e subito dopo da essa si stacca verso destra la via Santa Vitalia. Già prima di arrivarci, si vede sulla cima di una collinetta che fiancheggia sulla sinistra la via Cagliari, la solitaria chiesa campestre dedicata a Santa Vitalia, alla quale si accede con un sentiero che si stacca a sinistra dalla via Cagliari subito al suo inizio. La chiesa, che sorge alla periferia settentrinale del paese, è stata costruita tra il 1902 ed il 1914 nell’area dove anticamente sorgeva la chiesa di San Giovanni Battista del 1597 con il relativo Cimitero. La costruzione di questa chiesa ha avuto inizio a seguito del lascito da parte del giudice Eugenio Cancedda della collina che fiancheggia l’ingresso del paese, perché sulla sua sommità venga realizzata la chiesa campestre dedicata a Vitalia. L’idea piace e presto, animati da un forte senso di devozione, un pò tutti danno la loro disponibilità a prestazioni d’opera mentre altri si fanno carico di fornire i materiali necessari. La chiesa viene su in fretta dotandosi nel contempo dei necessari arredi, la chiesa viene consacrata nel 1910, e gli ex voto per grazia ricevuta non tardano ad arrivare. Il suo prospetto imita lo stile spagnolo, ed il terminale a doppia inflessione, unico elemento decorativo, imita il profilo superiore della chiesa parrocchiale di San Nicolò Vescovo. Le murature sono realizzate con blocchi di arenaria gialla. Santa Vitalia il lingua sarda Santa Vida è stata una Santa, che non è riconosciuta però dalla chiesa universale. Si tratta di una giovane sarda martirizzata, secondo le ricostruzioni storiche, con l’amica Santa lucifera, nell’anno 120, ed è oggetto di un culto che esiste ed è stato tramandato da alcuni secoli. Su riChiesta dell’allora arcivescovo di Cagliari, nel 1614 viene dato incarico di ritrovare le reliquie dei Santi presenti nella basilica paleocristiana di San Saturno e nelle zona circostante la chiesa di San lucifero. alla presenza del Vicario Generale della diocesi, vengono, quindi, trovati nella basilica di San Saturno due Loculi o piccoli sarcofagi, uno con l’epigrafe di tarda epoca latina Ic Iacet Benem Morie Bitalea…, ossia Qui giace la Vitalia di buona memoria, e l’altro con l’iscrizione Hic requievet B. M. Lucifera, ossia Qui riposa la B. M. Lucifera, l’altra Martire sarda. Da queste due frasi i glottologi e gli studiosi hanno potuto capire che entrambi i resti appartenevano a due giovani donne, martirizzate il 14 novembre dell’anno 120, al tempo dell’Imperatore Adriano. Nei Loculi delle due martiri, le scritte Benem Morie e B. M., stanno ad indicare che erano vergini e martiri. |
A Simala ogni anno, il primo lunedì di ottobre, si svolge la Festa in onore di Santa Vitalia, martire sarda, che dalla teca nella parrocchiale di San Nicolò Vescovo benedice e protegge la sua comunità, e la Festa viene celebrata nella chiesa campestre intitolata a questa Santa. Durante questa Festa si svolge una sentita processione con numerosi fedeli in costume e cavalieri. Presso la chiesa campestre di Santa Vitalia e nelle sue adiacenze si svolge anche ogni anno, il 12 maggio, la Festa in onore di Sant’Ignazio da Laconi. Gli impianti sportivi comunaliArrivati a Simala con la SP46, passiamo il cartello segnaletico che indica l’ingresso all’interno dell’abitato, dopo di che la strada provinciale entra nel paese con il nome di via Cagliari, e subito dopo da essa si stacca verso destra la via Santa Vitalia. Prendiamo la via Santa Vitalia che si dirige verso sud ovest e la seguiamo per circa trecento metri, poi svoltiamo a destra nella via Canonico Farris lungo la quale, dopo una cinquantina di metri, vediamo alla destra della strada l’ingresso degli impianti sportivi comunali. All’interno di questo complesso sportivo si trovano un Campo Sportivo polivalente all’aperto, nel quale è possibile praticare come discipline la pallacanestro e la pallavolo; ed un Campo da Tennis. I due campi sportivi sono dotati di tribune in grado di ospitare un centinaio di spettatori. Gli impianti sportivi del parco Comunale Sa Cruxi MannaArrivati a Simala con la SP46, passiamo il cartello segnaletico che indica l’ingresso all’interno dell’abitato, dopo di che la strada provinciale entra nel paese con il nome di via Cagliari, e subito dopo da essa si stacca verso destra la via Santa Vitalia. Prendiamo la via Cagliari che si dirige verso sud e la seguiamo per quattrocentocinquanta metri, fino a vedere, alla sinistra della strada, l’ingresso del Parco Comunale Sa Cruxi Manna. All’interno di questo parco, sono presenti gli impianti sportivi nel quali sono presenti il campo Sportivo polivalente, con fondo in erba sintetica, dotato di tribune per una cinquantina di spettatori, nel quale è possibile praticare come discipline il calcio, il calcetto ossia calcio a cinque, ed il tennis; ed il Campo da bocce, nel quale sono presenti due piste per il gioco delle bocce. La casa Diana CanceddaPassato l’ingresso del parco Comunale Sa Cruxi Manna, proseguiamo verso sud per un’altra cinquantina di metri lungo la via Cagliari, poi subito prima della piazza del Popolo prendiamo a destra la via Roma. Percorsi duecento trenta metri lungo la via Roma, alla destra della strada al civico numero 15, si vede l’antico palazzotto chiamato Casa Diana Cancedda, recentemente restaurata, fatta costruire tra il 1880 e il 1881 da don Raffaele Diana per il figlio Valerio, che sposa nel 1883 Annetta Cancedda-Salis, e la lascia in eredità al figlio don Ferruccio Diana Cancedda. Passa successivamente in eredità a Giuseppe Cancedda, e da lui al figlio che è l’avvocato Salvatore Cancedda, il quale si arricchisce coltivando terre e praticando l’allevamento. Egli la lascia al figlio Eugenio Cancedda, il suo ultimo proprietario, che è stato il giudice della Corte d’Assise di Cagliari ed è noto nel paese per avere donato il terreno per la costruzione della chiesa campestre di Santa Vitalia. La facciata della vecchia casa è decorata, sopra le finestre e le porte del piano superiore, con dei grandi medaglioni di ceramica, nei quali sono raffigurati personaggi che erano probabilmente dei giuristi. Varcato il portale d’ingresso ci si trova in una corte vastissima, un tempo affollata da servi, bestiame, carri agricoli e lavoratori al servizio del nobile Diana. La disposizione dei corpi di fabbrica sovverte la configurazione tradizionale delle case a corte campidanesi, denotando alcuni accenni di modernità. Il portale comunica con la strada secondaria, regalando alla corte l’atavica riservatezza delle corti padronali; atteggiamento smentito dalle porzioni signorili della residenza, prospicienti la strada principale. La chiesa parrocchiale di San Nicolò VescovoProseguendo, dopo poche decine di metri la via Roma arriva di fronte alla chiesa di San Nicolò Vescovo, che è la parrocchiale di Simala, nel punto dove arriva da destra la via Santa Vitalia, mentre la via Roma compie una curva a novanta gradi, e prosegue verso sinistra. Posta in cima ad una ripida scalinata, la chiesa è un esempio singolare d’architettura religiosa sarda del settecento, completa d’arredi marmorei e lignei dello stesso periodo. L’edificio è sorto nello stesso sito di una piccola chiesa altomedievale, che aveva subito numerose modifiche ed aggiunte fino alla metà del settecento, quando è stata distrutta per far posto alla nuova fabbrica, e, pur non essendo ancora conclusa, la chiesa è stata consacrata nel 1777. Il fronte principale del monumento è concluso, superiormente, da un terminale a doppia inflessione, soluzione che ha avuto una larga diffusione in Sardegna nel tardo seicento e nel settecento, in seguito alla ricostruzione di alcune prestigiose Chiese cagliaritane. Sebbene in scala ridotta, la parrocchiale imita il modello della vicina cattedrale di Ales e di quella di Cagliari dell’architetto genovese Domenico Spotorno. Sul lato destro è posizionata la torre campanaria della seconda metà del settecento, costruita ad imitazione di modelli diffusi da architetti ed ingegneri militari piemontesi presenti in Sardegna in quel periodo. All’antica torre campanaria è stata sovrapposta una veste rococò, attingendo dalla tradizione piemontese, come testimoniano gli spigoli arrotondati, l’elegante cupolino e la finestrella flabelliforme ricavata lunga la canna quadrata. Le influenze piemontesi si notano anche negli elementi costruttivi e nei dettagli della facciata principale. La chiesa è impostata planimetricamente a croce latina poco pronunciata, con un’unica navata coperta da una volta a botte, ed ha sei cappelle laterali, anch’esse a botte, due delle quali nel transetto. Si caratterizza per un’originalissima cupola a base rettangolare all’interno e ottagonale con finto lanternino all’esterno. Nel 1772, lo scultore intelvese Giovanni Battista Franco ha disegnato l’altare e il recinto presbiteriali, ed alla medesima tecnica appartengono gli altari delle cappelle laterali. Di gran pregio artistico, un San Raffaele Arcangelo attribuito al più importante scultore sardo del settecento, Giuseppe Antonio Lonis ed alla sua bottega cagliaritana di Stampace, al quale è attribuito anche il crocifisso della deposizione, a braccia snodabili. Il fonte battesimale e l’acquasantiera sono tipici esempi di scultura settecentesca di Scuola piemontese e ligure. Agli intagliatori Gallo e Antioco Diana, si deve la realizzazione della bussola d’ingresso e il corpo superiore del fonte battesimale. Appartengono alla storia delle comunità parrocchiale di Simala la Croce processionale chiamata Sa ruxi de prata e le insegne dell’antica Confraternita che fanno parte del corredo di argenti della chiesa parrocchiale. Come si legge negli inventari della chiesa, le insegne in argento sbalzato e cesellato con l’immagine della Vergine del Santissimo Rosario sono di bottega sarda e sono state incise nella prima metà dell’ottocento dall’argentiere cagliaritano Luigi Montaldo. Anche la croce è in argento sbalzato e cesellato, ha un’altezza di cinquantotto centimetri, è stata commissionata tra il 1825-1849 ed è di bottega genovese. A Simala, presso la chiesa parrocchiale di San Nicolò Vescovo, ogni anno il 6 dicembre si svolge la Festa patronale di San Nicolò, per la quale nel pomeriggio della vigilia viene organizzata nella piazza principale del paese una bella Festa comunitaria, e durante questa Festa si accende il grande tradizionale falò. Ed il giorno della festa, prima delle cerimonie religiose solenni, si tiene la processione con il simulacro del Santo per le strade del paese, accompagnato dai cavalieri, e seguita dalla promozione dei prodotti del territorio con esposizione e degustazione dei prodotti tipici e con la mostra mercato dei prodotti artigianali. Segue la Castagnata in piazza, accompagnata dalla degustazione di vino novello locale appena spillato L’oratorio del Santissimo Rosario e la sede del Monte GranaticoGuardanto la facciata della chiesa parrocchiale di San Nicolò Vescovo, alla destra del suo ingresso principale, addossato al campanile, si trova il portale di accesso all’oratorio del Santissimo Rosario. Ed ancora più a destra si trova l’ingresso di quella che era la sede del Monte Granatico, che è stato in seguito acquisito dell’amministrazione Comunale e ristrutturato, ed oggi all’interno del quale si trova una mostra fotografica dei portali storici di Simala. A fianco della chiesa parrocchiale di San Nicolò Vescovo sorgeva un tempo l’antico Cimitero, ricco di sculture ed epigrafi, pregevoli opere di scultori, marmisti dell’ottocento e dei primi del novecento, appartenenti alle famiglie nobili o benestanti, attualmente depositati altrove in attesa di una ricollocazione più appropriata. La casa Diana o DeanaPassato l’ingresso della chiesa parrocchiale di San Nicolò Vescovo, proseguaimo a sinistra con la via Roma e, percorsa appena una cinquantina di metri, si vede alla destra della strada il portone di ingresso della Casa Diana o Deana. L’unico elemento di comunicazione con l’abitato è il grande portale in curva, adiacente la piazza laterale della chiesa. Passato il portone, all’interno della corte si trova la grande dimora padronale di proprietà della famiglia Diana, il cui primo nucleo abitativo si fa risalire a don Monserrato Deana, ricchissimo proprietario vissuto a Simala nel sedicesimo secolo, il cui nome è scolpito ancor oggisu un’architrave della sua casa, con la data 1584. Rispettando la logica delle dimore padronali del Campidano e dell’Oristanese, la dimora padronale ché racchiusa da alte mura, ed attorno alla grande corte ciottolata, gravitano i corpi di fabbrica principali. La considerevole dimensione della corte rappresenta un unicum nell’abitato di Simala e in gran parte dei centri limitrofi. Il nucleo più rilevante è il palazzo residenziale, a due piani, situato di fronte all’ingresso, sul lato opposto della corte. Il Municipio di SimalaArrivati a Simala, avevamo preso la via Cagliari che si dirige verso sud, dopo quattrocentocinquanta metri avevamo visto alla sinistra della strada l’ingresso del parco Comunale Sa Cruxi Manna e, dopo un’altra cinquantina di metri, era partita a destra la via Roma. Passata, subito più avanti, la piazza del Popolo, proseguiamo verso sud e, dopo una sessantina di metri, vediamo a destra della strada, al civico numero 1 della via Cagliari, l’edificio che ospita il Municipio di Simala, nel quale si trova la sua sede e si trovano gli uffici in grado di fornire i loro servizioa gli abitanti del paese, ossia l’Ufficio del Segretario Comunale, l’Ufficio di Ragioneria, l’Ufficio Tributi, l’Ufficio Tecnico, l’Ufficio Socio culturale e della Pubblica Istruzione, e l’Ufficio Protocollo, Anagrafe, Stato Civile, Elettorale.. Il Campo Sportivo ComunalePassato il Municipio proseguiamo lungo la via Cagliari per una cinquantina di metri, poi prendiamo la prima traversa a destra che è laprosecuzione della via Cagliari e, dopo un’altra cinquantina di metri, vediamo alla sinistra della strada l’ingresso del Campo Sportivo Comunale. All’interno di questo complesso sportivo è presente il Campo da Calcio, con fondo un terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare 200 spettatori. Visita dei dintorni di SimalaPer quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Simala sono presenti alcuni resti della presenza umana del periodo Neolitico, che coincidono con le stazioni e le officine di lavorazione e commercializzazione dell’ossidiana; del periodo nuragico, del quale restano il Nuraghe semplice Igruxis, ed il Nuraghe complesso Spadua. Sono inoltre presenti la Mansio ossia la stazione di posta romana ed il villaggio medievale di Gemussi. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Il Cimitero ComunalePer raggiungere il Cimitero Comunale di Simala, dal centro dell’abitato prendiamo la via Cagliari e la seguiamo verso nord, fino al cartello segnaletico che indica l’uscita dall’abitato. La sua prosecuzione è la SP46 dalla quale, dopo centocinquanta metri, vediamo partire sulla sinistra una strada secondaria che procede quasi parallela alla provinciale. La seguiamo per altri centocinquanta metri e vediamo, alla sua sinistra, il muro di cinta all’interno del quale si trova il cancello di ingresso del Cimitero Comunale di Simala. Questo Cimitero è stato costruito fuori dall’abitato, dopo le leggi napoleoniche che li trasferivano all’esterno delle cinte murarie per motivi igienici, ed ha sostituito l’antico Cimitero che un tempo sorgeva al fianco della chiesa parrocchiale di San Nicolò Vescovo. La Cappella dedicata a Maria AusiliatriceDal centro di Simala, passato l’ingresso della chiesa parrocchiale di San Nicolò Vescovo, proseguiamo a sinistra con la via Roma e, percorsi quattrocento metri, esce dall’abitato con il nome di SP43 in direzione di Masullas, la seguiamo per circa trecentocinquanta metri e vediamo, molto distantesu un’altura alla destra della strada, la piccola Cappella dedicata a Maria Ausiliatrice. Ma per raggiungerla bisogna seguire un’altra strada. Passato l’ingresso della chiesa parrocchiale di San Nicolò Vescovo, proseguiamo a sinistra con la via Roma e, percorsi appena centoquaranta metri, svoltiamo leggermente a destra e prendiamo la via Grazia Deledda, dopo appena una novantina di metri svoltiamo di nuovo leggermente a destra nella via Sebastiano Satta, che dopo duecento metri esce dall’abitato. Proseguiamo per meno di quattrocento metri e vediamo, sulla sinistra, il sentiero che porta sulla sommità dell’altura sopra la quale si trova la piccola cappella, costruita nel 1954 dagli abitanti del paese, contribuendo ciascuno con pietrame, acqua, ore di lavoro e quant’altro. E dopo anni di abbandono, nel 2022 un piccolo gruppo di volontari l’ha ripulita dai segni del tempo e l’ha riqualificata nella sua semplicità. Ora sull’altura, la piccola Cappella dedicata a Maria Ausiliatrice restaurata, solitaria, attende i visitatori. I resti della strada romana che collegava Uselis con NeapolisDalla via Cagliari, arrivati verso sud alla piazza del Popolo, prendiamo a sinistra la via SP43 che procede verso est in direzione di Baressa. La seguiamo per ottocentocinquanta metri e vediamo, alla sinistra della strada provinciale, un sentiero che si dirige verso nord, accanto al quale, ossia alla sua sinistra, si vedono i resti della Strada romana che collegava Uselis con Neapolis. La città romana di Uselis, oggi Usellus, era situata nell’area geografica denominata Alta Marmilla, sul versante nord orientale del massiccio vulcanico del Monte Arci, mentre Neapolis, ovvero la nuova città, era una fra le più importanti località dell’isola, collocata sulla costa occidentale, all’estremità meridionale del golfo di Oristano, nell’attuale località di Santa Maria di Nabui, nel comune di Guspini. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Simala ci recheremo a Gonnoscodina che visiteremo con il suo centro dove si trovano le Chiese di San Sebastiano e di San Daniele, ed i suoi dintorni con il ponte romano sul rio Mannu ed i resti del Nuraghe di Cuccuru Bingias. |