Soleminis con la chiesa di San Giacomo ed i siti archeologici nei dintorni
In questa tappa del nostro viaggio, da Dolianova ci recheremo a Soleminis che visiteremo con il suo centro nel quale si trova la chiesa di San Giacomo Maggiore ed i suoi dintorni con le Chiese campestri ed i siti archeologici. La regione storica del ParteòllaA pochi chilometri da Cagliari si sviluppa il territorio del Parteòlla (nome in lingua sarda Partiolla) è una regione confinante con il Campidano, il Sarrabus e il Gerrei. Il Parteòlla è interamente compreso nella Provincia del Sud Sardegna e comprende i comuni: Dolianova, donori, Serdiana, Ussana. Il comune di Soleminis si trova tra il Campidano di Cagliari e il Parteòlla, per cui può appartenere all’una o all’altra di queste regioni, e noi preferiamo attribuirlo alla prima. È un territorio caratterizzato dal una grande varietà del paesaggio, come racconta lo storico sardo Giovanni Fara, che lo descrive in parte montuoso, in parte pianeggiante e coltivato, irrigato da brevi corsi d’acqua. Nel Parteòlla sono praticate l’agricoltura e la pastorizia, e sono particolarmente diffuse le produzioni di olii, vini e formaggi. In viaggio verso SoleminisDal centro di Dolianova seguiamo verso sud il corso della repubblica che, passata la chiesa parrocchiale di San Biagio, prosegue con il nome di via Cagliari e, superata la linea ferroviaria, esce dall’abitato. Proseguiamo verso sud ovest per quasi due chilometri fino a che questa strada si immette sulla SS387 del Gerrei proveniente da Serdiana, e, seguendo le indicazioni per Cagliari, svoltiamo a sinistra, percorriamo un chilometro e duecento metri, all’altezza del chilometro 15, e prendiamo a sinistra la deviazione sulla SP13 verso Soleminis, che raggiungiamo dopo quasi un chilometro e mezzo. Dal Municipio di Dolianova a quello di Soleminis si percorrono 6.8 chilometri. Il comune chiamato SoleminisIl comune chiamato Soleminis (nome in lingua sarda Solèminis, altezza metri 200 sul livello del mare, abitanti 1.840 al 31 dicembre 2021) è un piccolo centro situato in una zona collinare ad est della piana campidanese, che si trova in una zona dedita alle attività agro pastorali, tra le più fertili della Sardegna meridionale, le cui principali colture sono rappresentate dai vigneti, uliveti e cereali, mentre altre produzioni tipiche del paese sono il pane e il miele. Il paese è raggiungibile con la SS387 del Gerrei, che dista meno di due chilometri dall’abitato, ed è anche servito dalla fermata ferroviaria di Soleminis, posta alla periferia sud occidentale dell’abitato lungo la ferrovia che collega Cagliari con Isili. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate. Il comune fa parte dell’Associazione nazionale delle città della Terra CrudaQuesto paese fa parte dell’Associazione nazionale delle città della Terra Cruda, nata per promuovere il recupero delle tradizioni e del patrimonio edilizio, naturalistico, artistico e storico delle comunità. Questa associazione comprende, in Sardegna, i comuni di Decimoputzu, donori, Fluminimaggiore, Furtei, Gonnosfanadiga, Guspini, Musei, Nuraminis, Pabillonis, Samassi, Samatzai, San Gavino Monreale, San Sperate, Sardara, Segariu, Selargius, Serramanna, Serrenti, Settimo San Pietro, Solarussa, Soleminis, Ussana, Ussaramanna, Vallermosa, Villa San Pietro, Villacidro, Villamassargia, Villasor. Origine del nomeIl nome, attestato nell’anno 1346 come Ecclesie ville Solemini, non ha chiara origine ed è verosimilmente preromano. È probabile che derivi dal Cognomen latino Solemnius Al vocativo, che sarebbe stato il nome di un proprietario romano che vi aveva una villa o una tenuta sul posto. La sua economiaSi tratta di un comune di pianura la cui economia è di tipo prevalentemente agricolo. Il settore economico primario è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, agrumi, frutta, e la coltura principale è la vite, seguita dall’ulivo. Sono note le cantine Pili che producono vino di alta qualità. È presente anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, equini e avicoli. Il settore secondario è costituito da imprese che operano nei comparti alimentare ed edile. Il terziario si compone di una sufficiente rete distributiva, ma necessita di servizi più qualificati. Sebbene non figuri tra le mete turistiche più ambite della zona, Soleminis si anima in occasione di alcune manifestazioni che in esso si svolgono. Le strutture ricettive, che comprendono un agriturismo, offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciIl territorio di Soleminis è abitato sin dall’antichità come dimostrato dalle aree archeologiche presenti nei dintorni. Il paese viene citato per la prima volta nell’unidcesimo secolo, quando appartiene al Giudicato di Arborea. In epoca giudicale, Soleminis fà parte del Giudicato di Càralis, nella curatoria del Parteolla. A seguito della scomparsa di quest'ultimo nel 1258, passa prima al Giudicato di Arborea, poi ai conti della Gherardesca, ed in seguito al comune di Pisa. Dopo la conquista aragonese della Sardegna, viene dato in feudo ad Arnaldo Ballester, e, dopo vari passaggi di proprietà, il feudo nel 1442 viene venduto a Calcerando Torrelas e ai suoi fratelli, in un momento in cui il villaggio era ormai in rovina e quasi spopolato. Nei primi decenni del 1600 Soleminis è ancora spopolato, e, dopo la morte del suo ultimo possessore, rientra a disposizione della Corona. Nel 1637 il territorio, che oramai è coperto da un fitto bosco, viene acquistato per trentamila lire da Francesco Vico, che nel 1651 ottiene il titolo di marchese di Soleminis, e prima di morire, non avendo discendenza maschile diretta, stabilisce il suo passaggio alla figlia Isabella sposata Zonza, con l’obbligo di anteporre il cognome Vico al proprio. La villa di Soleminis passa al suo figlio primogenito Francesco, che dopo la morte del nonno, per accettarla, muta il proprio cognome in Vico Zonza, e avvia l’opera di ripopolamento del villaggio. La ripresa demografica non dura, però, a lungo a causa dell’epidemia di peste che colpisce l’isola nel 1652. Solo alcuni anni dopo, grazie alla concessione di franchigie, il centro attira nuovi coloni che lo rivitalizzano. Il Marchesato passa, per successione, nel 1812 agli Amat di San Filippo, ai quali viene riscattato nel 1839 con l’abolizione del sistema feudale, per diventare un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio Comunale. Il comune di Soleminis resta nella Provincia di Cagliari fino alla riforma del 2016, quando il paese viene aggregato alla nuova Provincia del Sud Sardegna. Le principali feste e sagre che si svolgono a SoleminisA Soleminis è attivo il gruppo folk dell’associazione culturale Is Massaius di Santu Sidoru di Soleminis, costituito da uomini, donne e bambini, che si è formato in onore di Sant’Isidoro, protettore degli agricoltori, invocato con lo scopo di propiziare un buon raccolto ed allontanare le carestie. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Solemins, vanno citati, il primo sabato dopo il 17 gennaio, se questo ricade in settimana, la Festa di Sant’Antonio Abate, con l’accensione la sera di un grande falò; la sera del 2 febbraio, la Festa della Candelora, che rappresenta la presentazione di Gesù al tempio, con la benedizione delle candele che vengono offerte ai fedeli; seguono, i riti della Settimana Santa, con la processione de S’Incontru; l’ultima domenica di maggio, la Festa di Sant’Isidoro, in occasione della quale si svolge la Sagra delle fave; a fine giugno, la grande Festa per Sa messadura de su trigu a manu; il 25 luglio, la Festa di San Giacomo, che è il Santo patrono del paese, con il giorno successivo la Festa di Sant’Anna, che è la Santa copatrona. La grande Festa per Sa messadura de su trigu a manuLa grande Festa per Sa messadura de su trigu a manu, organizzata dall’associazione culturale Is Massasius de Santu Sidoru, rappresenta la Festa dell’antica mietitura a mano del grano, e si tiene in località Su Forreddu, a circa un chilometro dal centro abitato. La Festa ripropone la fatica del lavoro della mietitura ed il gusto del pane, e riporta indietro nel tempo facendo immergere i partecipanti in una realtà, quella dei loro nonni, oggi profondamente cambiata. La meccanizzazione dell’agricoltura ha fatto passi da gigante, portando indubbiamente dei benefici, ma ha fatto perdere il modo genuino di socializzare ed il contatto con la terra. Un tempo si faticava molto di più ed appunto per questo si dava più valore ai frutti del lavoro. Tutto era più genuino, tutto aveva un sapore. Visita del centro di SoleminisDa dove, dal chilometro 15 della SS387 del Gerrei, abbiamo preso la deviazione sulla SP13 che si dirige verso Soleminis, percorsi circa due chilometri, arriviamo a una rotonda con al centro un masso con l’indicazione del nome del paese. A questa rotonda, prendiamo a sinistra la via Funtana Basciu che porta all’interno dell’abitato, che è interessato da un fenomeno di forte crescita edilizia, ed è circondato da vigneti, uliveti e campi coltivati a cereali. Tra le vie del borgo è facile vedere le antiche case costruite con i mattoni di terra cruda chiamati làdiri, tecnica costruttiva abbastanza diffusa in tutta l’Isola, soprattutto caratteristica dei paesi della piana del Campidano. Il Municipio di SoleminisDalla SP13, prendiamo a sinistra la via Funtana Basciu, con la quale procediamo in direzione nord per circa duecento metri, fino ad arrivare a una rotonda dove prendiamo la prima uscita che è la via Roma, la seguiamo per quasi Trecento metir e prendiamo a sinistra la via della chiesa. Seguita la via della chiesa per un centinaio di metri, alla sinistra della strada si sviluppa un giardino alberato, e vediamo, alla destra della strada, al civico numero 18, l’edificio che ospita il Municipio di Soleminis, dove si trova la sua sede, e si trovano gli uffici che forniscono i loro servizi agli abitanti del paese. La chiesa parrocchiale di San Giacomo MaggioreLa via della chiesa termina poche decine di metri più avanti in località Sedd ’e Cresia, dove,su un terrapieno, sorge la chiesa di San Giacomo Maggiore che è la parrocchiale di Soleminis. La posizionesu uno dei punti più elevati del paese, la vicinanza alla zona cimiteriale, ed alcuni elementi architettonici della chiesa, inducono a considerare il luogo come tra i primi insediati di Soleminis. La realizzazione, probabilmente sovrapposta ad un precedente impianto medievale, risale ai secoli diciassettesimo e diciottesimo. Si ipotizza una prima fase costruttiva che ha interessato la navata e la copertura a capriate, mentre di successiva realizzazione sono i contrafforti, il vano voltato a botte nel presbiterio, la sacrestia ed il campanile. La chiesa presenta all’interno un’unica navata, con archi a sesto acuto in stile tardo gotico. La chiesa conserva al suo interno manufatti artistici di grande pregio, tra cui il simulacro di Sant’Anna, il simulacro settecentesco di San Giacomo coperto da una veste e da un ampio mantello, il crocifisso ligneo dell’arciconfraternita del Rosario, ed anche un importante corredo in argento.su una parete del presbiterio sono visibili due quadri, quello sulla sinistra, risalente alla metà del settecento, rappresenta La redenzione, e viene attribuito al pittore Sebastiano Scaleta, mentre quello sulla destra, realizzato a fine cinquecento, rappresenta La Trinità e la Sacra Famiglia e proviene da una Scuola pittorica cagliaritana di bottega stampacina ed è di un certo pregio. La Festa più importante per i Soleminesi è la Festa di San Giacomo e di Sant’Anna, che vengono considerati entrambi patroni del paese. Dopo cerimonie religiose la sera della vigilia, il 25 luglio Soleminis celebra la Festa di San Giacomo Maggiore, ossia Santu Jacu, patrono del paese, ed il 26 luglio la Festa di Sant’Anna, copatrona del paese. Le due feste sono caratterizzate da cerimonie religiose solenni e dalle processioni per le vie del paese, accompagnate dal gruppo de Is Massaiusu de Santu Sidoru, dalle launeddas e con la rappresentanza dell’abito tradizionale, con la partecipazione di tutta la popolazione e l’accompagnamento della banda musicale, e sono seguite da numerose manifestazioni civili. La chiesa di San Giacomo Maggiore di Soleminis costituisce, inoltre, una delle tappe del progetto Il Cammino di San Giacomo, chiamato anche Cammino di Santu Jacu, che si svolge ogni anno in Sardegna. Il Cammino di San Giacomo o Cammino di Santu JacuUn’occasione per stare a contatto con la natura e riscoprire la propria spiritualità, questo è il senso del Cammino di San Giacomo, chiamato anche Cammino di Santu Jacu, che si svolge da Cagliari a Mandas. Un cammino che nella sua forma più completa attraversa tutta la Sardegna, con l’asse centrale da Cagliari a Porto Torres, la variante ovest da Noragugume a Oristano, la variante est da Orosei a Olbia, ed inoltre il tratto meridionale nel Sulcis e nelle isole, che tocca e attraversa gli antichi luoghi di culto di San Giacomo il Maggiore nell’Isola. Il tutto per unire con un percorso coerente, il più possibile vario e percorribile da persone con zaino in spalla, in sintonia con l’andare all’imbarco verso ovest a Santiago di Compostela o est verso Roma e Gerusalemme, circa cento comuni con partenza e arrivo a Sant’Antioco e Carloforte, Cagliari, Orosei e Porto Torres, comprese le varianti verso Olbia e Oristano, e riuscendo a collegare la maggioranza delle Chiese dedicate a San Giacomo il Maggiore esistenti in Sardegna, più i resti di alcune antiche Chiese in rovina. Il Monumento ai CadutiArrivati dalla via della chiesa alla chiesa di san Giacomo maggiore, savotiamo a destra e prendiamo, di fronte alla chiesa, la via del Municipio, la seguiamo per centoventi metri, poi svoltiamo a sinistra e prendiamo la via Murenu, lungo la quale, dopo poche decine di metri, si apre alla destra la piazza dei caduti, al centro della quale si trova il Monumento ai Caduti Edificato in onore dei caduti di Soleminis nella seconda guerra mondiale, i cui nomi sono scolpitisu una spada in bronzo, rappresentante il monumento stesso. La casa Spada CordaDalla via Funtana Basciu avevamo preso la via Roma, la avevamo seguita per quasi Trecento metir per prendere a sinistra la via della chiesa. Da qui proseguiamo verso est lungo la via Roma per centotrenta metri, fino ad arrivare dove questa strada termina a un incrocio, con a sinistra la via olia, a destra la via Funtana Susu, e proseguendo dritta la via Is Bovidas. Subito rpima del termine della via Roma, alla sinistra, al civico numero 2, si trova l’edificio noto con il nome di Casa Spada Corda tipico esempio di edificazione rurale che rappresenta al meglio la cultura contadina. La casa, il cui impianto risale ai primi del diciannovesimo e rimaneggiata nei primi del ventesimo secolo, è stata acquistata dal comune nel 1991 allo scopo di creare, in un ambiente antico e tipicamente campidanese, un centro socio culturale. Si tratta di un tipico esempio di edificazione rurale che rappresenta al meglio la cultura contadina. In essa sono conservati mobili, utensili, manufatti ed attrezzi d’uso comune, inoltre a corredo della casa c'è anche una ricca collezione etnografica. Attualmente nella casa è in corso una ristrutturazione che ha lo scopo di renderla fruibile al pubblico. La piccola edicola in onore della MadonnaDal termine della via Roma nella periferia est dell’abitato, dove abbiamo visto la casa Spada Corda, torniamo indietro ripercorrendo tutta questa strada ed attraversando il paese, fino a che, dopo seicentocinquanta metri, la via Roma termina nella periferia ovest dell’abitato in un sottopasso al di sotto della linea ferroviaria, mentre la strada principale svolta a destra sulla via della Stazione. All’angolo tra le due strade, alla destra della via Roma prima del sottopasso, si vede la piccola Edicola in onore della Madonna che è stata realizzata nel 1978 in occasione dell’Anno Mariano. Ogni anno, durante il mese di maggio, presso questa edicola dai fedeli viene recitato il Santo Rosario. La Stazione ferroviaria di SoleminisDal termine della via Roma, prendiamo a destra la via della Stazione e, dopo un centinaio di metri, si vede, alla sinistra della strada, l’edificio che ospita la Stazione ferroviaria di Soleminis. Si tratta oggi di una fermata ferroviaria passante in superficie posta lungo la linea che collega Cagliari con Isili. Lo scalo viene realizzato con caratteristiche di stazione negli anni ottanta dell’ottocento, durante la fase di costruzione della ferrovia da parte della Società italiana per le Strade Ferrate Secondarie della Sardegna, e viene inaugurato nel 1888. A questa prima concessionaria della linea, nel 1921 la gestione passa alla Ferrovie Complementari della Sardegna, a cui seguono nel 1989 la Ferrovie della Sardegna, che dal 2008 diventano ARST Gestione Ferrovie della Sardegna, e nel 2010 la gestione viene assunta direttamente dall’ARST. Sempre nel 2010 lo scalo viene sottoposto a lavori di ristrutturazione e soprattutto alla trasformazione della stazione in fermata, con la rimozione di tutti i binari al di fuori di quello di corsa. Il Cimitero Comunale di SoleminisArrivati con la via Roma al sottopasso al di sotto della linea ferroviaria, lo percorriamo e prendiamo la prosecuzione della via Roma. Dopo circa centocinquanta metri, parte alla sinistra della strada una deviazione in salita che immette sulla SP13, evitiamo questa deviazione e continuiamo lungo la prosecuzione della via Roma, fino a che, dopo un’ottantina di metri, si vede, alla destra della strada, il muro di cinta con il cancello di ingresso del Cimitero Comunale di Soleminis. Il Campo Sportivo Comunale di SoleminisSuperato l’ingresso del Cimitero Comunale, la prosecuzione della via Roma va ad immettersi sulla SP13, lungo la quale, percorsi quasi duecento metri, in località Su Cungiau de Bitti si vede, alla destra della strada, il cancello di ingresso del Campo Sportivo Comunale di Soleminis. All’interno di questo complesso sportivo, è presente un Campo da Calcio, con fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare un centinaio di spettatori. In questo campo gioca la squadra Soleminis, partecipante al campionato di calcio di Seconda Categoria Girone A in Sardegna. Oltre al Campo da Calcio, sono presenti un Campo da Calcetto, ossia da Calcio a cinque, con fondo in erba artificiale, dotato di tribune per una cinquantina di spettatori, campo che è stato intitolato a Maurilio Vargiu, ispettore di polizia ucciso nel 2016, con un colpo di fucile in località Funtana Susu mentre cercava di far desistere il cognato da propositi suicidi; due campi da Tennis con fondo in materiali sintetici vari, il Campo da Tennis greenset, con tribune per un centinaio di spettatori, e alla sua destra il Campo da Tennis mateco, senza tribune; un Impianto di Skate Park, con fondo in legno tpo parquet, senza tribune, nel quale praticare attività diverse. All’interno di questo complesso sportivo, è presente, inoltre, un Bocciodromo, dotato di tribune per una cinquantina di spettatori, nel quale si trovano tre Campi per il gioco delle bocce, con fondo il materiali sintetici vari. Visita dei dintorni di SoleminisVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Soleminis non sono stati portati alla luce resti archeologici particolarmente significativi, i pricipali sono costituiti dalla necropoli di Is Calitas; dall’area archeologica di Facc'è Bidda, e dall’area archeologica di Cuccuru Cresia Arta. A breve distanza da Serdiana si trova la Cappella campestre di San MarzialeMolto distante a nord ovest dall’abitato, ed invece vicino a quello di Serdiana, si trova una Cappella campestre, per raggiungere la quale conviene dal cento arrivare con la via Funtana Basciu sulla SP13 e percorrere due chilometri verso ovest, fino ad immetterci sulla SS387 del Gerrei in direzione di Serdiana, la seguiamo per due chilometri e quattrocento metri, finché, all’altezza del chilometro 17.9, svoltiamo a destra sulla via Cagliari che si dirige verso il centro di Serdiana, che dista un solo chilometro. Seguita per duecento metri, troviamo a destra la deviazione per l’Agriturismo Santu Marcialis, che raggiungiamo in poco più di cinquecento metri. Accanto all’Agriturismo, è presente la Cappella dedicata a Santu Marcialis ossia a San Marziale che, pur essendo molto vicino a Serdiana, si trova però in territorio di Soleminis. Questa piccola chiesa campestre è stata costruita agli inizi del ventunesimo secolo, su iniziativa di devoti di Soleminis interessati a rivitalizzare il culto del Santo, al quale, come ricordano, doveva essere intitolata la scomparsa chiesa parrocchiale del villaggio medievale di Solomura. Le Tenute Carlo Pili con due vini inseriti nella guida 5StarWines di VinitalyArrivati con la via Funtana Basciu alla rotonda con la SP13, attraversiamo la rotonda e continuiamo per una cinquantina di metri dritti per Agro, per poi prendere a sinistra una strada bianca che percorriamo per quattrocentocinquanta metri, per arrivare in località Sa Misa, dove alla destra della strada bianca, sulla sommità del colle, campeggiano le coltivazioni e la Cantina delle Tenute Carlo Pili. Le Tenute Carlo Pili nascono dalla sinergia di due forti tradizioni vinicole, quelle della famiglia Pili di Monserrato, dove il vino lo sanno fare, e quella delle vigne di Soleminis, in cui le vigne le sanno curare. Paziente, sotto il sole, cresce la vite e con essa il profumo e le tradizioni dell’antico Campidano. Le Tenute di Carlo Pili hanno un nome che gli amanti del buon vino sanno riconoscere. Oggi, le Tenute occupano un posto di primo piano nel panorama vitivinicolo sardo per la qualità dei vini prodotti e per la modernità degli impianti. La frase che le identifica, Nei vini la nostra storia, rappresenta la ferma volontà di preservare quella continuità che, nel corso dei secoli, vendemmia dopo vendemmia, caratterizza la cultura del popolo sardo. Nel corso degli anni, le Tenute Carlo Pili hanno saputo interpretare il ruolo dei produttori legati alla terra e alla storia, ma aperti alle innovazioni. Ecco perché oggi le loro bottiglie sono apprezzate sia dagli appassionati che dagli intenditori. Il vino Isola Dei Nuraghi Igt Bianco Dejola 2020, ed il vino Vermentino di Sardegna Doc Ipno 2021, della Cantina delle Tenute Carlo Pili di Soleminis, sono stati inseriti nella 5StarWines del 2023 di Vinitaly. |
L’area archeologica di Facc'è BiddaDi fronte allo stablimento delle tenute Carlo Pili, alla sinistra della strada bianca che ci ha portato ad esso, si trova l’Area archeologica di Facc'è BiddA, che comprende un Nuraghe con il relativo villaggio nuragico, e un centro abitato di età romana L’area archeologica di Cuccuru Cresia ArtaDalla fine della via Roma prendiamo a destra la via Funtana Susu, la seguiamo per centoventi metri, poi svoltiamo a destra per rimanere sulla via Funtana Susu e, dopo una cinquantina di metri, svoltiamo a sinistra nella via Funtana de Basciu. Dopo circa centotrenta metri svoltiamo leggermente a sinistra, e, dopo altri duecento metri, svoltiamo a sinistra in una traversale, lungo la quale, percorsi quattrocento metri, vediamo, alla sinistra della strada, una collinetta alta circa quaranta metri rispetto alla strada campestre d’accesso, sulla quale si trova l’Area archeologica di Cuccuru Cresia Arta nella quale sono presenti resti di epoca nuragica, comprendenti anche una fornace per la cottura delle ceramiche, situati proprio in cima alla collina. Sono presenti pure strutture romane edificate sulla preesistenza nuragica. I lavori di scavo archeologico, finanziati dall’amministrazione Comunale, rientrano in un quadro più vasto di valorizzazione delle aree archeologiche del comune di Soleminis, concordato da tempo con la Soprintendenza. I resti della necropoli di Is CalitasPoco più avanti, all’altro lato della strada campestre, ossia alla sua destra, sono presenti i pochi resti dellA necropoli di Is Calitas costituita da tombe del tipo a fossa, scavate in parte nel terreno e in parte nella roccia, che è stata probabilmente ricoperta con lastre di pietra. I corredi rinvenuti, tra cui figurano ceramiche, oggetti in bronzo e collane, sono attribuibili alla Cultura di Bonnanaro, che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 2200 ed il 1900 avanti Cristo, e secondo una datazione più tradizionale tra il 1900 ed il 1600 avanti Cristo. Questi corredi mostrano in parte una derivazione dalla precedente cultura del Vaso Campaniforme, che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 2400 ed il 2200 avanti Cristo, e secondo una datazione più tradizionale tra il 2100 ed il 1900 avanti Cristo, ed in parte da una sua variante centro europea. Trattandosi di una sepoltura collettiva, sono stati recuperati numerosi scheletri che hanno permesso di stabilire che la popolazione inumata era discretamente alta, con una altezza media degli uomini di 169 e delle donne di 154 centimetri, era robusta, e non soffriva di particolari patologie. I resti dei corredi rinvenuti nella necropoli sono oggi conservati nel Museo Nazionale Archeologico di Cagliari. La chiesa campestre di Sant’Isidoro agricoltoreDalla fine della via Roma prendiamo a destra la via Funtana Susu, la seguiamo per centoventi metri, poi svoltiamo a destra per rimanere sulla via Funtana Susu e, dopo una cinquantina di metri, svoltiamo a sinistra nella via Funtana de Basciu. Dopo circa centotrenta metri svoltiamo leggermente a sinistra, percorriamo questa strada per quattrocento metri, poi deviamo a sinistra su una strada bianca parallela, percorso un chilometro e quattrocento metri questa strada termina su una traversale, sulla quale svoltiamo a sinistra, dove, percorsi trecentocinquanta metri, vediamo, sulla sinistra, la piccola chiesa di Sant’Isidoro agricoltore. Il Santo spagnolo protettore dei contadini, è sempre stato venerato in questo centro agricolo campidanese, nonostante in passato non abbia mai avuto una chiesa a lui dedicata. Nel corso degli anni ottanta del novecento, un gruppo di devoti decide di costruire di un luogo di culto in suo onore, l’Amministrazione Comunale accoglie favorevolmente l’iniziativa, progetta il fabbricato e vende il terreno a prezzo simbolico. Raccolti i primi fondi pubblici e privati, con il concorso di tutta la cittadinanza, nel 1990 viene posata la prima pietra ed appena due anni dopo, l’edificio viene completato. Ogni anno l’ultima domenica di maggio presso questa chiesa si svolge la Festa di Sant’Isidoro agricolore, in occasione della quale si svolge la Sagra delle fave. La Festa ha inizio il sabato sera, con il Santo che viene portato in processione dalla chiesa parrocchiale alla chiesa campestre passando per le vie del borgo, accompagnato da una sfilata di cavalli e cavalieri, gruppi folcloristici e i tradizionali traccas addobbati. All’arrivo della processione alla chiesa campestre, dopo la benedizione, dai traccas vengono offerti prodotti locali. La domenica mattina viene celebrata la messa solenne nella chiesa. La sera, prima del rientro del Santo, vengono distribuiti ai partecipanti prodotti tipici, quali la pecora in cappotto, fave lesse, olive, formaggio, vino e dolci. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Samatzai ci recheremo a Pimentel che visiteremo con il suo centro ed i dintorni nei quali si trovano le sue impotanti necropoli preistoriche, ossia la necropoli preistoriche di Corongiu e quella di Pranu Efis chiamata anche di S’Acqua Salida. |