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Usini che visiteremo con il suo centro e nei suoi dintorni la tomba di Chercos e la necropoli di S’Elighe Entosu


In questa tappa del nostro viaggio, nel Logudoro Turritano ci recheremo a visitare Usini con il suo centro ed i suoi dintorni, con la tomba di Chercos e la necropoli di S’Elighe Entosu.

La regione storica del Sassarese chiamata anche Logudoro Turritano

Il SassareseIl Logudoro è stato, nel periodo medioevale, uno dei quattro Giudicati che ha avuto come capoluogo prima Porto Torres, in seguito Ardara, ed infine Sassari. Oggi possiamo dividere questa regione in tre parti: Logudoro Turritano, il cosiddetto Sassarese, a nord; il Logudoro Meilogu a ovest; ed il Logudoro Montacuto a est. Più in particolare, il Sassarese (nome in lingua sarda Su Tataresu) è tutta un’area con una forte impronta agropastorale, con splendidi panorami, dominati da rilievi d’origine vulcanica, ampi tratti pianeggianti, scarse foreste che interrompono le grandi distese di pascoli. L’antico popolamento della zona, territorio ideale per i popoli preistorici dal punto di vista ambientale, è testimoniato dai cospicui resti archeologici, cui si aggiungono alcuni notevoli monumenti medioevali. I comuni che fanno parte del Sassarese sono Cargeghe, Codrongianos, Florinas, Ittiri, Monteleone Rocca Doria, Muros, Osilo, Ossi, Ploaghe, Putifigari, Romana, Sassari, Tissi, Uri, Usini, Villanova Monteleone. Oggi alcuni considerano in questa ragione anche Porto Torres, che però attribuiamo alla Nurra. Si parla il Sassarese o Turritano, una lingua romanza nata intorno al dodicesimo secolo da una base toscano corsa, evolutasi poi autonomamente con influenze liguri, iberiche e soprattutto sardo logudoresi.

In viaggio verso Usini

Da Sassari, dalla piazza Santa Maria di Betlem prendiamo in direzione sud ovest ed imbocchiamo la via dei Gremi. Dopo 350 metri, alla rotonda che incontriamo, imbocchiamo la SP15M, che è la strada provinciale che collega Sassari a Ittiri. La seguiamo per sette chilometri e mezzo, dopo di che troviamo sulla sinistra l’uscita verso Usini, che raggiungiamo a circa dieci chilometri dal centro di Sassari.

Il comune chiamato Usini

Usini-Veduta dell’abitatoUsini-Stemma del comuneIl comune chiamato Usini (nome in lingua sarda Ùsini, altezza metri 200 sul livello del mare, abitanti 4.222 al 31 dicembre 2021) costituisce un importante centro agricolo, che si trova immerso in un paesaggio che si presenta con abbondanti coltivazioni. L’economia di Usini è caratterizzata, infatti, da un’agricoltura specializzata, con oliveti, carciofaie e rigogliosi vigneti. La sua produzione vinicola vanta, tra gli altri, vini come il Cagnulari, il Cannonau e il Vermentino Usinese, dal gusto deciso e generoso.

Questo paese fa parte dell’Associazione nazionale delle città dell’Olio

Questo paese fa parte dell’Associazione delle città dell’OlioQuesto paese fa parte dell’Associazione nazionale città dell’Olio, che ha tra i suoi compiti principali quello di divulgare la cultura dell’olivo e dell’olio di oliva di qualità, tutelare e promuovere l’ambiente ed il paesaggio olivicolo, diffondere la storia dell’olivicoltura, e garantire il consumatore attraverso le denominazioni di origine. Le città dell’Olio in Sardegna sono ad oggi Alghero, Berchidda, Bolotana, Bosa, Cuglieri, Dolianova, Escolca, Genuri, Gergei, Giba, Gonnosfanadiga, Ilbono, Ittiri, Masainas, Olbia, Oliena, Orgosolo, Orosei, Osini, Riola Sardo, Samatzai, Santadi, Seneghe, Serrenti, Siddi, Sini, Uri, Usini, Ussaramanna, Vallermosa, Villacidro, Villamassargia.

Brevi cenni storici

Il territorio di Usini presenta un ricco patrimonio archeologico, tra i quali due Nuraghi e, soprattutto, diverse domus de janas. Le testimonianze più antiche di insediamenti umani presenti risalgono al Neolitico recente, e sono riferibili alla Cultura di San Michele di Ozieri. Successivamente vengono realizzati alcuni stanziamenti nel periodo della dominazione punica, e numerosi insediamenti riferibili al periodo della Roma repubblicana e imperiale. Durante l’epoca medioevale il villaggio di Usune, come è citato nei condaghi, viene annesso alla curatoria di Coros, al pari dei villaggi di Uri, Ittiri, Tissi, Ossi, ed altri. Nel territorio sorgono diversi altri villaggi, poi abbandonati tra il quattordicesimo ed il diciassettesimo secolo, tra i quali il villaggio di Oleastreto, del quale si conserva ancora la chiesa dedicata a San Giorgio. Durante il periodo medioevale Il centro viene interessato da un notevole sviluppo, e, tra il dodicesimo ed il tredicesimo secolo, sotto la spinta dei monaci Benedettini inviati in Sardegna dai giudici di Torres, vengono edificate le Chiese di San Giovanni Battista, di Santa Maria de S’Ena Frisca oggi chiamata Santa Croce, e di San Pietro, che è la sua prima chiesa parrocchiale. Verso la fine del tredicesimo secolo il Giudicato di Torres risulta diviso tra il Giudicato di Arborea e le famiglie genovesi dei Doria e Malaspina. Dopo una lunga guerra con i catalano-aragonesi, i Malaspina persero di controllo di questi territori lasciando i villaggi devastati dalle continue guerre e saccheggi. Nel 1366 il territorio di Coros viene occupato dalle armate del giudice di Arborea Mariano IV e liberato dall’occupazione catalano-aragonese. Nel 1376 un’epidemia di peste devasta il territorio, nella quale muore anche Mariano IV, d’in seguito i catalano-aragonesi riprendono in mano il territorio. Il villaggio di Usini viene concesso in feudo dal re d’Aragona al nobile valenzano Gilalberto Centelles, altrimenti chiamato Bernardo di Rivosecco, che assume il titolo di barone di Osilo. Nel 1447, in seguito allo scomposizione del feudo di Osilo, il sassarese Angelo Cano diviene il primo barone di Usini, ed i suoi discendenti, appartenenti alle nobili famiglie dei Fabra e dei Cedrelles, si contendono, a fasi alterne, il dominio sui possedimenti feudali. La Baronia di Usini comprende i villaggi e i territori di Usini, Uri, Ittiri, Tissi, Ossi e Muros. Nel 1544 il barone Galzerando Cedrelles cede la Baronia di Usini a Giacomo Manca, e, tra il 1544 ed il 1839, sono i suoi discendenti ad assumere l’amministrazione del villaggio. Nel 1528 il villaggio di Tissi si spopola a causa della peste, ma, dal 1599, il barone di Usini Giacomo Manca III si adopera per ripopolarlo. A partire dal 1643, la Baronia di Usini viene trasformata in conte assumendo la denominazione di conte di San Giorgio, dal nome della chiesa campestre di San Giorgio di Oleastreto. Passata ai Savoia nel 1720, i pesanti tributi feudali imposti dal duca dell’Asinara e conte di San Giorgio, Antonio Manca Amat, iniziano ad animare i propositi rivoluzionari nelle popolazioni, al punto che, nel marzo del 1796, viene sottoscritto un grande patto antifeudale, insieme ad altri 32 villaggi del Logudoro. Durante la rivolta angioiana partecipano all’assalto di Sassari del 28 dicembre 1795, e, guidati da Francesco Cilocco e da Gioachino Mundula, occupano il palazzo del duca dell’Asinara, ossia il palazzetto d’Usini nell’attuale piazza Tola a Sassari. Infine, seguono fino al ponte di Tramatza il giudice Giovanni Maria Angioy nella sua sfortunata marcia verso Cagliari, capitale del potere politico della Sardegna di fine settecento. Nel 1820 Vittorio Emanuele I promulga l’editto delle Chiudende, con il quale autorizza la chiusura, con siepi o muri, delle terre comuni. Il territorio di Usini viene frazionato in lotti da due ettari ciascuno, che vengoro assegnati ai privati mediante atto di estrazione a sorte. Viene così soppressa la forma di gestione comunitaria della terra che da secoli aveva caratterizzato l’economia agraria dell’Isola.

Personaggi famosi nati a Usini

Verso la fine del diciottesimo secolo, nelle campagne del Logudoro e in altre zone del Sassarese avvengono sanguinosi episodi conflittualità, culminati nelle tragiche vicende che hanno come protagonista il bandito Francesco Derosas, detto Cicciu.

Il bandito Luigi DeloguA Usini, il 9 luglio del 1858, nasce Luigi Delogu un bandito ottocentesco di grosso calibro. Si da alla macchia nell’aprile del 1893, dopo aver ucciso un certo pistidda, e si accompagna, per circa un anno, ai compagni, come lui latitanti, Francesco Derosas e Pietro Giovanni Angius, di Bonorva. Ma in seguito entra in disaccordo con loro, per essersi rifiutato di partecipare all’omicidio di un certo Salvatore Porcheddu, di Thiesi. Un anno dopo, uccide la moglie luigia Frigiano, che lo ha tradito, ed il suo amante Giuseppe Ferru. In seguito, poi, toglie la vita anche a un suo vecchio nemico, tale Merella. Si costituisce ai Carabinieri il 4 ottebre del 1894, per far intascare alla propria famiglia la taglia di 8mila lire, che pende sulla sua testa.

Il bandito Francesco DerosasA Usini, nel 1861, nasce Francesco Derosas detto Cicciu Rosa uno dei più famosi e temuti banditi sardi della seconda metà dell’ottocento. Nato in una famiglia benestante, perde il padre all’età di soli quindici anni, ma si dimostra un lavoratore onesto e rispettoso delle leggi fino a quando, a poco più di vent’anni, viene falsamente accusato di aver preso parte, con altri, all’omicidio del compaesano Domenico Perseu. Francesco sostiene la propria innocenza, ma al processo viene condannato a dieci anni di reclusione. Scarcerato per buona condotta e tornato in paese, cerca di condurre una vita serena, ma deve assistere alle continue provocazioni dei suoi falsi accusatori. E quindi, nel 1891, si libera in poche ore di quattro di essi e si da alla macchia. La sua latitanza dura tre anni, durante i quali, compagno inseparabile di un’altro fuorilegge di Usini, Pietro Giovanni Angius, detto Pera Zuanne, commette diciotto omicidi, fra i quali, l’11 novembre 1892, quello dell’agricoltore Giovanni Andrea Sale, che ritenevano fosse un informatore dei Carabinieri, e quello del poeta bonorvese Paolo Mossa, avvenuto a Nurape, nelle campagne di Bonorva, il 6 agosto 1892, oltre a quello di due donne e di un medico. Perseguitati dalla taglia di 8mila lire su ciascuno, seminano il terrore nelle campagne del Logudoro e in altre zone del Sassarese. Vengono arrestati dai Carabinieri di Sassari, guidati dal maggiore Eugenio Baratono, la mattina del 19 maggio 1894 in una casa colonica situata in località San Simplicio, e, durante la sparatoria che precede il loro arresto, rimane ucciso il maresciallo, Vittorio Audisio. Importante per conoscere Francesco Derosas è anche una memoria autobiografica, scoperta e pubblicata da Enrica Delitala. La sua latitanza termina nel 1894, quando viene arrestato, assieme a Pietro Giovanni Angius, dopo un conflitto a fuoco con i Carabinieri che costa la vita al maresciallo Vittorio Audisio.

Il poeta Sebastiano Bustianu SattaIntervista di Sebastiano Satta e Gastone Chiesi a Pietro Giovanni Angius con Luigi Delodu e Francesco DerosasTra le molte testimonianze della latitanza di Francesco Derosas detto Cicciu Rosa, Pietro Giovanni Angius detto Pera Zuanne, e Luigi Delogu, famosa è l’intervista notturna che hanno fatto loro in una grotta segreta il grande poeta nuorese Sebastiano Satta e Gastone Chiesi, i quali da giornalisti la hanno pubblicata nel 1894 sul quotidiano sassarese L’Isola. È stato un avvenimento giornalistico che ha avuto grande risonanza anche fuori dall’Italia. L’intervista, pubblicata sempre nel 1894 dalla Tipografia Gallizzi di Sassari, verrà poi ripubblicata nel 1924, a dieci anni dalla morte di Sebastiano Satta, dalla fondazione Il Nuraghe di Cagliari con il titolo Tre banditi intervistati da due pubblicisti.

Le principali feste e sagre che si svolgono a Usini

Usini-Sfilata ed esibizione del 'Gruppo Folk San Giorgio' di UsiniA Uri svolgono la loro attività, tra gli altri, il Gruppo Folk San Giorgio di Usini, il Gruppo Folk Maria Bambina di Usini, il Coro di Usini, il Coro Logudoro di Usini, l’Associazione Boghes de Logudoro, nelle cui esibizioni nel paese ec in altre località dell’isola è possibile ammirare il costume tradizionale degli uomini e delle donne di Usini. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Usini vanno citati a maggio il Concorso Enologico; a luglio, la Sagra de Sos Andarinos; da metà luglio a metà settembre, la Sagra E...state a Usini; l’8 settembre, la Festa in onore di Santa Maria Bambina; a dicembre, la degustazione itinerante Ajò a Ippuntare.

Le sagre enogastronomiche che si svolgono a Uri

A Usini, soprattutto negli ultimi anni, è iniziato un costante processo di rivalutazione delle tradizioni, delle produzioni enogastronomiche locali e di salvaguardia della loro specificità. Durante il mese di maggio si svolge il Concorso Enologico, ed a luglio la Sagra de Sos Andarinos, un particolare tipo di pasta fatta a mano. Infine, a dicembre, si svolge la degustazione itinerante Ajò a Ippuntare, un significativo evento dedicato alla degustazione dei vini novelli dei produttori locali.

Visita del centro di Usini

Provenendo da Sassari entriamo in Usini, prendiamo lo svincolo a destra dalla SP15M, che ci porta a una rotonda, dopo la quale prosegue verso sud la via Enrico Berlinguer, mentre a destra e sinistra ci si immette sulla via San Giorgio.

Il Campo Sportivo di Usini

Presa la via San Giorgio verso destra, la seguiamo ed in breve troviamo, alla destra della strada, il Campo Sportivo Comunale Peppino Sau una struttura utilizzata principalmente da quattro società locali per il gioco del calcio.

L’Azienda Vitivinicola Chessa con due vini inseriti nella guida 5StarWines di Vinitaly

Presa la via San Giorgio verso sinistra, quasi subito alla destra della strada si trova l’edifico che ospita l’Azienda Vitivinicola Chessa di Usini.

Il riconoscimento 5starwinesUsini-La Cantina dell’Azienda Vitivinicola ChessaQuella della Vitivinicola Chessa è una storia che unisce tradizione e territorio alla ricerca della miglior espressione enologica del suo terroir. Il territorio è quello di Usini, nel nord della Sardegna, da sempre considerato un terroir unico e irripetibile per le sue caratteristiche pedoclimatiche, il suo microclima e la particolare conformazione dei terreni che fanno crescere uve ricche di profumi e sfumature eccezionali, come il Vermentino e il Cagnulari che ha qui la sua terra d’elezione. Il Cagnulari è uno dei vitigni tipici della Sardegna, ed in particolare nel Sassarese viene coltivato questo vitigno del quale non si conoscono con certezza le origini. La tradizione della Vitivinicola è quella della famiglia Chessa, che si dedica alla viticoltura da più di sessanta anni, preservando nel tempo i vecchi saperi e la purezza dei vitigni tipici di Usini. Oggi, grazie alle moderne tecniche enologiche, propone vini di gran pregio, con caratteri di tipicità e genuinità. Le varietà coltivate sono quelle tipiche della zona, ossia Vermentino, Cagnulari e Moscato di Usini. Da queste uve, allevate e selezionate con cura, vengono prodotti i suoi vini.

Usellus: i vini della Vitivinicola Chessa Usellus-Un vino inserito nella 5StarWines del 2023 Usellus-Un vino inserito nella 5StarWines del 2023

Il vino Moscato di Sardegna Doc Passito Kentàles 2018, ed il vino Vermentino di Sardegna Doc C’era Una Volta 2018, della Cantina dell’Azienda Vitivinicola Chessa di Usini, sono stati inseriti nella 5StarWines del 2023 di Vinitaly.

La chiesa della Santa Croce chiamata anche chiesa di Santa Maria di Usune o della Madonna de S’Ena Frisca

Presa la via San Giorgio verso sinistra, poco prima dell’incrocio della via San Giorgio con la SP28, proveniente da nord ovest, dopo il quale la via San Giorgio prosegue sulla via Roma, troviamo alla sinistra della strada l’antichissima chiesa della Santa Croce nota anche come chiesa di Santa Maria di Usune costruita in stile romanico pisano nel dodicesimo secolo, che è stata per secoli la chiesa parrocchiale del paese. Edificata sotto l’invocazione della Madonna di S’Ena Frisca, della sorgente fresca, viene per questo chiamata comunemente dagli usinesi con il nome di chiesa della Madonna de S’Ena Frisca. L’edificio ha subito in seguito parecchi rifacimenti, comunque della struttura originaria conserva la facciata con timpano, decorata da lesene e archetti ciechi, e un bel portale architravato con lunetta. I transetti sono stati aggiunti successivamente, nel quattordicesimo secolo.

I sotterranei della chiesa sono stati usati come Cimitero. Attraverso una botola si accedeva ad un oratorio interno, detto Cappella di purgatorio, dove ogni lunedì si scendeva in processione cantando il miserere in memoria dei defunti.

Usini: chiesa della Santa Croce: facciata Usini: chiesa della Santa Croce: facciata

La sua Festa si svolge l’8 settembre, la più importate Festa religiosa del paese, che esercita un importante richiamo per la popolazione, con le celebrazioni in onore di Santa Maria Bambina caratterizzata, dopo le cerimonie religiose, da una processione attraverso le vie del centro.

La chiesa parrocchiale della Natività di Santa Maria Vergine

Usini: chiesa di Santa MariaProseguendo lungo la via Roma, arriviamo al centro del paese, dove troviamo la chiesa di Santa Maria Bambina dedicata alla Natività di Santa Maria Vergine che è la chiesa parrocchiale di Usini. Qui sorgeva la chiesa di San Pietro, la prima chiesa parrocchiale di Usini, che fino dal settecento era divenuta sede degli oratori della Santa Croce e della Madonna del Rosario ospitando le rispettive Confraternite. Ma poi era caduta in rovina, e nei primi decenni dell’ottocento, è stata demolita per lasciare spazio alla costruzione della attuale chiesa parrocchiale, dedicata alla Natività di Maria Vergine. Edificata in stile tardo barocco, l’attuale chiesa parrocchiale è caratterizzata da una alternanza di linee concave e convesse, che movimentano la facciata.

La Casa Derosas

Proseguendo oltre la chiesa, la via Roma è caratterizzata da una sequenza di bei palazzi alternati a negozi ed altre attività commerciali. Poco più avnti, sull’altro lato della strada, prima del ciivico 36, si trova il palazzo signorile che prende il nome di Casa Derosas risalente alla fine dell’ottocento o ai primi anni del novecento, ed appartenuto ad una delle principali famiglie di latifondisti della zona. La struttura della casa, Costruita da maestranze di Bosa che le conferirono alcuni suggestivi elementi architettonici, tra i quali spicca la nicchia decorata ad archi che si trova all’ingresso, è suddivisa in due piani abitabili e presenta un seminterrato utilizzato come Cantina, scavato nella roccia. Al suo interno si possono ammirare alcuni affreschi su volte e pareti con ritratti, scene mitologiche e paesaggi. Il palazzo, acquisito dal comune di Usini, oggi è sede del Centro documentale Casa Derosas, gestito attualmente dall’Associazione Culturale Sardòs, per raccogliere tutte quelle testimonianze materiali che fanno parte del patrimonio etnografico locale. recentemente l’edificio è stato oggetto di un completo restauro, eseguito al fine di riportare la casa al suo aspetto originario.

Usini-La prosecuzione della via Roma dopo la chiesa di Santa Maria Usini-La casa Derosas

Piazza Castello con il cortile della Casa Diaz

Proseguendo lungo la via Roma, al termine prendiamo a sinistra ed arriviamo in Piazza Castello, cuore del centro abitato, una bella piazza rettangolare alberata. Sulla piazza si affaccia, tra l’altro, la Casa Diaz realizzata nel 1874 dal proprietario terriero Giuseppe Derosas, e successivamente ampliata dalla famiglia Diaz, che ha portato avanti l’attività agricola raggiungendo notevoli risultati e dando lavoro a gran parte degli abitanti del paese. L’ingresso principale della casa è costituito da un alto portale che si apre su un ampio cortile fiancheggiato da vari ambienti. Oltre all’aia e alle stalle, vi si affacciano l’officina per i mezzi meccanici, il ripostiglio per le granaglie e il frantoio per la molitura delle olive, che conserva intatti gli antichi macchinari. Dal termine del cortile si accede alle cantine nelle quali avveniva la conservazione dei vini che si producevano. Attualmente anche questi ambienti sono stati acquisiti dal comune di Usini che li fa gestire all’Associazione Culturale Sardòs, e sono sede di iniziative culturali che vanno dalla riscoperta degli antichi mestieri a manifestazioni teatrali, di pittura e arte contemporanea.

Usini: il piazza Castello Usini-La corte di casa Diaz

Il Municipio di Usini

Al termine di via Roma, prendiamo invece a destra la via Guglielmo Marconi, e la seconda a destra è la via Risorgimento. La prendiamo e, alla destra della strada, al civico numero 70, troviamo l’edificio nel quale hano sede gli uffici del Municipio di Usini.

La piazza Eleonora d’Arborea

Usini: il piazza Eleonora d’ArboreaDalla via Risorgimento torniamo sulla via Guglielmo Marconi. Dopo pochi metri, dalla destra della strada parte la via Eleonora d’Arborea, parallela della via Risorgimento, mentre sulla sinistra della strada troviamo la bella piazza Eleonora d’Arborea. Si tratta di un’ampia piazza alberata, con panchine per sedersi, e con, al centro della piazza, una bella decorazione sulla pavimentazione.

Il Cimitero di Usini

Passata la piazza Eleonora d’Arborea, seguiamo la via Guglielmo Marconi per centocinquanta metri ed arriviamo in una piazza, passata la quale proseguiamo fino al suo termine, dove la strada attraversa la SP28 che esce dal paese verso sud est. Di fronte alla via Guglielmo Marconi si trova la via del Riposo, alla cui destra si sviluppa il Cimitero di Usini.

Visita dei dintorni di Usini

Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Usini, sono stati portati alla luce i resti della tomba ipogeica a prospetto di Chercos; della necropoli di S’Elighe Entosu; del Nuraghe semplice monte Franzischeddu; del Nuraghe complesso ’e Filighe; ed anche del Nuraghe Tomestighes, di tipologia indefinita.

L’Azienda Vinicola Cherchi

Dal centro di Usini ci reimmettiamo sulla SP15M verso Sassari e la seguiamo per un paio di chilometri fino alla deviazione sulla destra verso la SP3. Evitiamo questa deviazione, e proseguiamo dritto sul sovrapasso in direzione seguendo le indicazioni per la SS127bis, e, appena scesi dal sovrapasso, prendiamo una deviazione in una stretta strada sulla destra, che porta alle cantine della Vinicola Cherchi.

Usini-Vinicola CherchiNel lontano 1970, Giovanni Maria Cherchi, per tutti Tiu Billia, avvia la Vinicola Cherchi partendo da pochi ettari di vigneto ma con un obiettivo ben preciso, quello di produrre vini di qualità che sapessero raccontare la forza e l’anima di un territorio. Il suo progetto ha grandi ambizioni ma parte con i piedi ben piantati per terra, i piedi una persona che ha da sempre vissuto con e per la campagna, un autentico vignaiolo come lui ama definirsi. Il suo amore per questi luoghi lo ha portato a credere fermamente nelle sue risorse e nella sua terra. Nei primi anni ottanta inizia l’mbottigliamento del Vermentino di Usini. Attualmente consta di tenta ettari di superfici vitate, situati in collina, nell’agro di Usini, a circa 200 metri di altitudine. I vitigni coltivati sono per il cinquantacinque per cento Vermentino, mentre il restante è suddiviso tra Cagnulari e Cannonau. Si producono sette vini, di cui tre bianchi e quattro rossi, e due distillati.

Usini: i classici della Vinicola Cherchi Usini-La linea Billia della Vinicola Cherchi Usini-Gli speciali della Vinicola Cherchi Usini-Le grappe della Vinicola Cherchi

Significativo il prestigioso premio Cangrande ai Benemeriti dell’Enologia italiana conferito aTiu Billia a Verona durante il Vinitaly del 1996 per il grande contributo dato all’enologia italiana.

La Stazione ferroviaria di Tissi e Usini

Seguendo la deviazione della SP15M per cinquecento metri, prendiamo la SP3 verso ovest, che ci porta in cinquecento metri alla Stazione ferrroviaria di Tissi e Usini sulla linea che da Ozieri Chilivani conduce a Porto Torres Marittima.

La Stazione ferroviaria di San Giorgio

Da Usini prendiamo la via San Giorgio verso ovest e la seguiamo per poco più di sette chilometri, poi svoltiamo a destra e troviamo la Stazione ferroviaria di San Giorgio sulla linea che collega Sassari con Alghero.

La chiesa campestre di San Giorgio di Oleastreto

Usini: chiesa campestre di San Giorgio di OleastretoPoco più di un chilometro prima di raggiungere la Stazione ferroviaria, troviamo una deviazione sulla sinistra che ci porta nella piana di San Giorgio, dove svetta solitaria la chiesa campestre di San Giorgio di Oleastreto dal nome Oleastretum, ossia piccolo olivastro, che era la parrocchiale dell’antico villaggio medievale. Fatta edificare nel dodicesimo secolo dal giudice Costantino II di Torres in stile romanico, con blocchi di calcare chiaro di dimensioni omogenee, è molto accurata. Nel tredicesimo è stata adibita a ricovero per i lebbrosi, affidata alle monache dell’Ospedale di San Leonardo, una struttura ospedaliera ubicata a stagno, una località posta a nord di Livorno. In quel periodo, ogni primo di maggio, si teneva la Festa del Santo Guerriero a cura del feudatario, con la partecipazione delle cavallerie e dei fedeli che abitavano i villaggi di Usini e di Tissi. In seguito è stata assegnata ai Frati Francescani di San Lorenzo alle Rivolte di Pisa, poi verso la fine del diciannovesimo secolo è stata abbandonata. Nel corso della sua storia ha subito parecchi crolli, negli anni trenta del novecento è crollata la copertura, e nel’71 parte della facciata. La chiesa è stata recentemente ristrutturata.

La tomba ipogeica a prospetto di Chercos

Lungo la strada che porta alla Stazione ferroviaria di San Giorgio, una deviazione dopo poco più di metà strada, sulla destra, verso nord, porta dopo pochi chilometri alla Tomba di Chercos un ipogeo scavato in un costone calcareo. Si tratta di una tomba a prospetto architettonico che all’esterno presenta, come per gli ipogei di Sas Puntas e di Monte Sant’Antiogu a Tissi, scolpita nella roccia la stele di una Tomba di giganti. Formata da una camera unica a pianta ovale con la forma di scafo di barca rovesciato e fornita di una nicchia assiale, con all’interno un bancone, mentre nella parete di fondo, sulle pareti e sulla volta sono presenti numerosi graffiti ed incisioni schematiche, raffiguranti elementi vegetali.

Passato lo stazzo Sechi troviamo la necropoli di S’Elighe Entosu

Usciamo da Usini sulla SP28 verso Uri e, dopo circa quattro chilometri, lasciato sulla destra lo storico uliveto chiamato Stazzo Sechi prendiamo sulla destra seguendo le indicazioni. Dopo settecento metri, passato un abbeveratoio, una stradicciola bianca in salita termina dopo duecento metri ad un cancello. Passato il cancello troviamo un costone roccioso, lungo il cui fianco destro si trovano le prime tombe mentre altre sono situate in alto.

Usini-La necropoli di S’Elighe Entosu: tomba numero tre o Corona delle Sette StanzeUsini-La necropoli di S’Elighe Entosu: tomba numero cinqueLa Necropoli di S’Elighe Entosu è composta da sei domus de janas scavate in blocchi isolati di roccia calcarea, di cui alcune estremamente significative. In alcune di esse si nota la presenza di ornamenti decorativi rappresentati da motivi spiraliformi realizzati in rilievo con la tecnica della martellina diretta, ed elementi architettonici tipici delle coeve abitazioni, quali travi e travetti a riprodurre un tetto a doppio spiovente, cornici, lesene, zoccolature, gradini e false porte, scolpiti a bassorilievo nella roccia, tendenti a ricreare un ambiente dall’aspetto simile al luogo in cui il defunto aveva trascorso la sua esistenza. La tomba numero tre, chiamata Corona delle Sette Stanze, ha lungo corridoio d’ingresso, ossia la dromos, scavata nella roccia, che porta alla cella principale e sette piccole celle disposte a corona tutto intorno. Significative anche la tomba numero uno e la numero cinque, la quale contiene, scavato nel pavimento, un focolare circolare di pietra; ha il soffitto scolpito a doppio spiovente a riprodurre la travatura del tetto ed i lati che riproducono le pareti di una capanna preistorica.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, da Usini ci recheremo a visitare Uri con i suoi dintorni, nei quali si trova il lago artificiale del Cuga con i siti archeologici parzialemente o totalmente sommersi e con la chiesa di San Leonardo al Cuga.


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