Viddalba che visiteremo con i suoi dintorni sul lato destro del fiume Coghinas
In questa tappa del nostro viaggio, proseguiremo verso l’interno per raggiungere Viddalba che si trova sul lato destro del fiume Coghinas, e che visiteremo con i suoi dintorni. La regione storica della GalluraLa regione storica della Gallura (nome in gallurese Gaddùra, in lingua sarda Caddùra) occupa l’estremità nord orientale dell’Isola, delimitata a sud dal massiccio granitico del Monte limbara, a sud ovest dal corso inferiore del fiume Coghinas, a sud est dal monte Nieddu nei comuni di San Teodoro e Budoni. È stata, nell’alto periodo medioevale, uno dei quattro giudicali sardi. Principale risorsa economica di questa regione è il turismo, sviluppatosi a seguito della realizzazione del famoso insediamento turistico dell’area del Consorzio Costa Smeralda, oltre all’industria del sughero e del granito, nelle quali ha raggiunto primati a livello internazionale. I comuni che ne fanno parte sono Aggius, Aglientu, Arzachena, Badesi, Bortigiadas, Calangianus, Golfo Aranci, la Maddalena, Loiri Porto San Paolo, Luogosanto, Luras, Olbia, Palau, Sant’Antonio di Gallura, Santa Teresa Gallura, San Teodoro, Telti, Tempio Pausania, Trinità d’Agultu e Vignola, Viddalba. In Gallura si parla il Gallurese, che è di ceppo toscano ed ha forti analogie con il còrso, è infatti molto simile al dialetto parlato nel distrello di Sarlene nel sud della Corsica, ma conserva alcuni influssi derivanti dal logudorese, che era parlato nel territorio antecedentemente, durante il periodo giudicale. In viaggio verso ViddalbaVediamo come si si possa recare da Badesi a Viddalba, sia seguendo la strada costiera, che è la SP90, che arrivandoci dall’interno, seguendo la SP74. Da Badesi con la SP90 prendiamo la deviazione, passiamo il Nuraghe Muddizza ed arriviamo a ViddalbaUsciti dall’abitato di Badesi, prendiamo verso sud con la SP90 e la seguiamo per quattro chilometri e mezzo, arriviamo a una rotonda alla quale, seguendo le indicazioni, prendiamo la terza uscita, ossia quella a sinistra, e proseguiamo in direzione di Viddalba. Dopo chilometro e mezzo, passiamo un cancello sulla sinistra e prendiamo una sterrata, la seguiamo per duecento metri, poi prendiamo a destra e, in altri cento metri, arriviamo a vedere alla sinistra della strada i resti del Nuraghe Nuraghe Muddizza chiamato anche Nurgahe Viddalba che si trova a circa due chilometri a nord ovest dall’abitato, ubicato su una bassa altura a dominio dell’ultimo tratto del corso del fiume Coghinas, che scorre verso ovest e dista solo trecento metri dal fiume. Il Nuraghe è all’apparenza un semplice monotorre circolare, ridotto a pochi filari, ha un diametro di circa tredici metri, e si conserva per un’altezza che non supera il metro. Attualmente è invaso da una fitta vegetazione che ne impedisce la corretta lettura, l’ingresso si intuisce nel lato meridionale, mentre non è dato osservare alcun particolare della struttura interna. Nel pianoro circostante doveva sicuramente sorgere un villaggio di capanne, di cui è possibile osservare qualche traccia appena affiorante dal terreno. Proseguendo lungo la strada che conduce a Viddalba, dopo circa quattro chilometri da dove la abbiamo imboccata, arriviamo alla rotonda nel centro del paese alla quale arriva da ovest la strada proveniente dalla SP90, mentre da nord arriva la SP74, e dalla quale parte anche verso est la SP58. Dal Municipio di Badesi a quello di Viddalba, seguendo la SP90 verso sud e la sua deviazione, si sono percorsi 8.6 chilometri. Da Badesi con la SP74 arriviamo nella frazione li reni dove troviamo la chiesa della Mater PurissimaNella precedente tappa, visitando i dintorni di Badesi, seguendo la SP74, eravamo arrivati a visitare le frazioni La Tozza e Muntiggioni, per poi portarci, dopo quattro chilometri e mezzo, alla località Azzagulta, passata la quale eravamo usciti dal comune di Badesi. Proseguendo sulla SP74 verso sud, dopo due chilometri e trecento metri troviamo la deviazione sulla sinistra che ci porta alla frazione li reni (altezza metri 87, distanza 2.3 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 10), che si trova nel territorio Comunale di Viddalba. Proseguendo per trecento metri verso sud con la SP90, si trova alla sinistra della strada la chiesa della Mater Purissima che è stata inaugurata nel 2003, e si trova in località li reni. La chiesa sorge nel luogo dove madre Maria Paola Muzzeddu, nata nel 1913 ad Aggius, fondatrice delle suore Celestine ossia della Compagnia delle figlie di Mater Purissima, nel 1943 ha avuto l’ispirazione dalla Madonna. Adiacente la chiesa, praticamente inglobata nella sua struttura, su uno dei lati, vi è anche la piccola cappella, benedetta nel marzo 1950, dove la religiosa avrebbe conferito con la Madonna. Attualmente è in corso la causa di beatificazione di suor Maria Paola Muzzeddu. Passata la località Lu Razonni la SP74 ci porta nell’abitato di ViddalbaProseguendo lungo la SP74 per un chilometro e trecento metri, arrivamo a un incorcio, subito ai confini dell’abitato, nel quale arriva da destra la via Tiro al Piattello, mentre noi prendiamo a sinistra la via del Mulino, che ci porta sulla sinistra della strada provinciale, dove si trovano le abitazioni della località Lu Razonni, che raggiungiamo in circa trecento metri. Siamo alla periferia nord orientale del paese chiamata Viddalba. Proseguendo con la SP74, dopo circa trecento metri arriviamo alla rotonda sulla SP74 nel centro del paese, alla quale arriva da ovest la strada proveniente dalla SP90 e dalla quale parte anche verso est la SP58. Dal Municipio di Badesi a quello di Viddalba, seguendo la SP74 verso sud, si sono percorsi 8.8 chilometri. Il comune chiamato ViddalbaIl comune chiamato Viddalba (nome gallurese Vidda ’ecchja, altezza metri 30 sul livello del mare, abitanti 1.611 al 31 dicembre 2021) è l’ultimo paese appartenente alla regione storica della Gallura, ed è l’unico che, invece di appartenere alla Provincia di Sassari, appartiene a quella di Sassari. Sorge nella parte centrale della Provincia di Sassari, nell’entroterra della costa, ed era stata prima una frazione Aggius, ed ha poi raggiunto l’autonomia amministrativa nel 1975. Il paese si trova adagiato nella piana del fiume Coghinas, rigogliosa e fertile, sulla riva destra del fiume una volta del tutto navigabile, ed ancora oggi ancora ottimo per i canoisti che lo possono discendere da Casteldoria fino alla foce. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, che vanno da un minimo di 3 a un massimo di 911 metri sul livello del mare. Origine del nomeIl nome del paese Viddalba sta ad indicare Villa Alba, cioè Paese Bianco, probabilmente in relazione con la funzione di alcuni suo edifici, i quali venivano contrassegnati in bianco per indicare la cura della lebbra, sfruttando le proprietà terapeutiche delle sue acque termali. La sua economiaLa sua economia si basa sull’attività agricola e zootecnica, oltre chesu una discreta produzione industriale. L’agricoltura riveste un ruolo preminente nell’economia locale, grazie alle possibilità di lavoro offerte dalla piana nella quale, dopo la realizzazione dei canali, i campi sono stati resi coltivabili, e gli agricoltori di Viddalba hanno così potuto dedicarsi a colture pregiate e redditizie come quelle del carciofo, soprattutto nella ricercata varietà denominata Spinoso sardo, del pomodoro e di altri ortaggi. La sua agricoltura si basa anche sulla coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, viti, ulivi, agrumi e frutta. Nelle parti collinose del territorio, che culminano con la punta Ruiu di 553 metri, e quella San Gavino di 769 metri, si pratica invece l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini e avicoli. L’industria, di discrete dimensioni, è costituita da aziende che operano nei comparti alimentare, della lavorazione del legno, dei materiali da costruzione, edile e metallurgico. Modesta è anche la presenza del terziario. A queste vocazioni tradizionali, si sta aggiungendo oggi anche quella turistica, dato che Viddalba si trova in un interessante posizione intermedia tra la costa e le possibilità offerte dalle risorse e bellezze dei rilievi interni. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione e di soggiorno. Sebbene non figuri tra le mete di maggiore attrazione turistica, offre a quanti vi si rechino la possibilità di trascorrervi rilassanti e piacevoli soggiorni all’insegna delle incontaminate bellezze naturali circostanti, quali il lago del Coghinas nonché le vicine terme e il lago di Casteldoria. Brevi cenni storiciIl suo territorio viene abitato sino dal periodo preistorico, quando sulla riva destra del fiume Coghinas si insediano le prime popolazioni preistoriche, in particolare nella località San Leonardo, dove poi sorgerà l’omonima piccola chiesa. Sull’abbandonato villaggio nuragico in località San Leonardo, si va a realizzare, dalla fine del terzo secolo avanti Cristo al quarto secolo dopo Cristo, una ampia necropoli romana, nella quale sono stati rinvenuti diversi corredi e steli funebri. Il centro abitato nasce in periodo medioevale, ed il suo nome compare per le prima volta nel Condaghe di San Pietro di Silki e nel Condaghe di San Michele di Salvennor, che risalgono all’undicesimo ed al tredicesimo secolo. Si ritiene che l’aggregato urbano di Villa Alba, paese bianco, sorga alle spalle del fiume Coghinas, ad occidente della chiesa di San Giovanni, dove sorgeva l’abitato di Vidda Ecchja, paese vecchio, abbandonato nel basso periodo medioevale a causa, probabilmente, di epidemie e carestie. La località ha il suo sviluppo grazie al porto fluviale. Il nome compare anche nella carta che descrive un accordo, raggiunto nel 1173, tra il procuratore dell’opera di Santa Maria di Pisa, Benedetto Bernardo, ed il Vescovo di Civita, l’odierna Olbia. E con il nome Billalba si ritrova nei cartolari del notaio Tealdo de Sigestro, nell’anno 1239, e con quello di Villarba nella corrispondenza diplomatica tra i Doria ed il re Giacomo II d’Aragona, nell’anno 1308, da cui si apprende che il villaggio è in quel periodo un possedimento dei Doria, fà parte del Giudicato di Gallura ed in particolare della Curatoria di Taras o di Monte Carello, e comunque della diocesi di Civita. Successivamente, i contadini ed i pastori della zona, partendo sopratutto dai centri dell’interno gallurese, iniziano a spingersi verso nord, ed a popolare queste zone. Da ciò deriva il fatto che la parlata locale è, sia pure con qualche variante, simile a quella di Tempio Pausania. Sviluppatosi il paese ed aumentata di conseguenza la popolazione, l’autonomia amministrativa viene ottenuta nel 1975, quando il comune di Viddalba viene staccato, in parte dal comune di Aggius, ed in parte da quello di Bortigiadas. Le sue frazioni di Giogazzu, L’Avru, Tungoni e Giungoni sono state Teatro delle scorribande di Bastiano Tansu detto Il Muto di Gallura leggendaria figura di bandito sardo della seconda metà dell’ottocento, delle cui azioni abbiamo parlato a lungo quando abbiamo descritto il comune di Aggius. |
Le principali feste e sagre che si svolgono a ViddalbaA Viddalba è attivo il Coro di Viddalba, che si esibisce nelle diverse manifestazioni che si svolgono nella localtà e nei dintorni. Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono a Viddalba citiamo il 20 gennaio, si tiene la Festa di San Sebastiano in località Giagazzu; il 18 marzo, la Festa di San Salvatore presso la chiesa omonima in località Tungoni il primo maggio si celebra la Festa di San Gavino a monte; generalmente la seconda domenica di maggio si celebra la Festa della Patrona, la Madonna di Pompei la penultima domenica di maggio, la Festa di San Leonardo; il 24 giugno, per commemorarne la nascita, si svolge la Festa di San Giovanni, con la messa ed una processione serale all’interno del paese, con la statua e le bandiere del Santo, a cui segue la sera una cena a base di zuppa gallurese, carne bollita e dolci, accompagnata da musica sarda e musica leggera; il 26 giugno si svolge la manifestazione dei Fuochi di San Giovanni, con la messa, la fiaccolata verso il boschetto delle terme di Casteldoria, l’accensione del falò, e, da non perdere, la cena con riso ai funghi e le tipiche lumache di San Giovanni, e ancora le danze sacre, il comparatico, il salto del fuoco, il rito delle erbe e la notte poetica e tanto altro ancora; alla fine della terza settimana di agosto si svolge la Festa della Birra Viddaeccesa, all’ombra degli olivastri millenari di San Leonardo; il 29 agosto, per commemorarne il martirio, si ripete la Festa di San Giovanni, quando alla messa pomeridiana segue la Sagra della salsiccia arrosto e delle frittelle. Visita del centro di ViddalbaL’abitato, interessato da forte espansione edilizia, si estende lungo le pendici delle montagne galluresi, da cui si gode della vista su un’ampia zona fluviale. Entriamo nell’abitato da nord, dalla SP74, la seguiamo dall’incrocio con la via Tiro al Piattello e via del Mulino, ed in trecento metri arriviamo alla rotonda dove la SP74, che prende il nome di via Antonio Gramsci, conduce al centro dell’abitato. Inizio della visita del paese dal Centro impianti sportivialla rotonda sulla via Antonio Gramsci prendiamo la terza uscita, sulla sinistra, che è la via Tempio, la seguiamo per circa centocinquanta metri, poi, prima che la strada fiancheggi il Centro impianti sportivi di Viddalba, prendiamo verso la destra la via laigheddu, che, in una cinquantiva di metri, ci porta, alla sinistra della strada, all’ingresso degli impianti. All’interno si trova un Campo da Calcio, con tribune in grado di ospitare 300 spettatori, un Campo da Calcetto ossia di calcio a cinque, e due capi da Tennis. Il Municipio di Viddalbaalla rotonda sulla via Antonio Gramsci prendiamo la seconda uscita, che è la prosecuzione della SP74, ossia la via Antonio Gramsci, che ci porta verso il centro dell’abitato. In una cinquantina di metri, la via Antonio Gramsci incrocia sulla sinistra la via Giovanni Maria Angioy, presa la quale, dopo un centinaio di metri, alla destra della strada, al civico numero 5, si trova il moderno edificio che ospita il Municipio di Viddalba, con la sua sede ed i suoi uffici. Sul retro dell’edificio si sviluppa un verde e rigoglioso giardino, passato il quale si trova l’ingresso del Civico Museo Archeologico. Il Civico Museo ArcheologicoSempre con ingresso da via Giovanni Maria Angioy, alle spalle del palazzo del Municipio, sul verde e rigoglioso giardino, si trova il Civico Museo Archeologico che raccoglie numerose testimonianze archeologiche del territorio di Viddalba, ospitato in un edificio in cui trova posto anche la Biblioteca, costituendo così un riferimento culturale completo per il paese. Esso raccoglie reperti che vanno dal Neolitico recente all’epoca medievale, rinvenuti principalmente nella vicina necropoli in zona San Leonardo, oltre la riva destra del fiume Coghinas che costeggia il paese. Al periodo preistorico risalgono strumenti in pietra e contenitori in terracotta e dell’Età del Bronzo reperti provenienti dall’area di San Leonardo. La sezione romana è rappresentata da reperti di epoca repubblicana, da corredi funebri e circa ottanta stele litiche figurate, rinvenute anch’esse nella necropoli romana di San Leonardo. Queste costituivano il segno di identificazione di tombe ad incinerazione risalenti dalla fine primo secolo avanti Cristo alla prima Età Imperiale, la loro forma è sia rettangolare che trapezoidale, e la lastra riporta il ritratto del personaggio defunto. Nel Museo l’età medievale è rappresentata, invece, da reperti rinvenuti nella chiesa di San Giovanni. Proseguendo la visita del paeseRitornati sulla via Antonio Gramsci, proseguiamo, e, passati Duecentottanta metri dalla rotonda, troviamo, sulla sinistra della strada, una piazza, nella quale si trova un cancello, passato il quale si arriva alla Palestra Comunale di Viddalba. All’interno della Palestra coperta, che è in grado di ospitare 90 spettatori, si disputano incontri di diverse discipline, tra le quali quelli di basket. La piccola chiesa dedicata alla Madonna o a Nostra Signora del RosarioProseguendo verso sud lungo la via Antonio Gramsci, a circa cinquecentocinquanta metri dalla rotonda dove abbiamo imboccato questa strada, troviamo sulla destra una ampia e moderna piazza, sulla quale si affaccia, preceduta da alcuni gradini, la chiesa dedicata alla Madonna o a Nostra Signora del Rosario. Si tratta di una piccola chiesa interamente edificata con pietra locale, con una struttura assai semplice, forma rettangolare, copertura in legno, e l’interno a una sola navata. La chiesa parrocchiale intitolata alla Santissima Vergine di PompeiProseguiamo per meno di cento metri e vediamo, sulla sinistra della strada, la facciata della chiesa intitolata alla Santissima Vergine di Pompei che è la chiesa parrocchiale del paese. Assai recente, edificata nel 1958 su progetto dell’architetto Antonio Simon, davanti al portone principale presenta un gran porticato, con cinque archi a tutto sesto, e, al di sopra della finestra sulla facciata, vi sono delle piastrelle in ceramica opera del ceramista Giuseppe Sileccchia, rappresentanti la Madonna di Pompei. Fino a pochi anni fa, in posizione laterale vi era una torre campanaria, demolita intorno al 1980, perché pericolante, ed attualmente sono in corso le pratiche per la costruzione di una nuova torre campanaria, situata sul lato opposto rispetto a quella originaria. Presso questa chiesa, generalmente la seconda domenica di maggio si celebra la Festa della Madonna di Pompei, che è la Festa Patronale del paese. Appartengono alla parrocchia, oltre alle Chiese urbane della Madonna del Rosario, San Leonardo e San Giovanni Battista, anche le Chiese campestri di San Salvatore a Tungoni, San Gavino di Petra Maina, Madonna della pace a Gjuncana, San Sebastiano a Gjagazzu, Mater Purissima a li reni, tutte in territorio del comune di Viddalba. Non lontana dal paese si trova anche la chiesa medioevale, ormai diroccata, di Santa Maria Maddalena. Delle altre Chiese che esistevano in tempi passati nelle vicinanze dell’attuale centro abitato, ossia delle Chiese di San Michele, San Simplicio e San Benedetto, praticamente non esiste più alcuna traccia. La chiesa di San Giovanni Battista ed i resti nei suoi dintorniSuperata la chiesa, prendiamo dopo una trentina di metri sulla destra via San Leonardo, la seguiamo per una sessantina di metri, poi svoltiamo a sinistra in via Ampurias, che, in ottanta metri, ci porta, in uno spiazzo alla periferia del paese, di fronte alla chiesa di Santu Ghjuanni ossia di San Giovanni Battista eretta alla fine dell’undicesimo secolo in conci di arenaria ben levigati e squadrati, in stile romanico, da maestranze toscane operanti nella zona. La chiesa di San Giovanni Battista a villalba si presenta come uno primi impianti romanici di questa parte dell’isola, quasi come derivazione dalle fabbriche di San Gavino a Porto Torres e di Santa Maria del regno ad Ardara. Dell’impianto originale restano i muri perimetrali, scanditi da robuste paraste angolari, che mostrano come la chiesa si presentasse con pianta basilicale, ad aula unica suddivisa in tre navate da due serie di cinque colonne, chiusa posteriormente da un abside semicircolare. Nelle descrizioni ottocentesche, le colonne erano dotate di capitelli tutti di forme diverse, forse il prodotto dello spoglio di alcuni edifici di età classica dato che in questa zona doveva sorgere il centro romano di Tibula. Le navate laterali come quella centrale erano coperte da una struttura in legname. Costruita da Alberto Maester, come riporta l’epigrafe che si trova alla base dello stipite di destra del portale settentrionale, allo stato attuale non è rimasta alcuna traccia delle colonne, per cui oggi risulta mononavata. della chiesa, che una volta era ridotta in rovina, la facciata è stata restaurata una prima volta nel 1929, senza grandi risultati, ma più recentemente è stata restaurata in maniera ottimale tutta la struttura. Presso la chiesa il 24 giugno, per commemorarne la nascita, si svolge la Festa di San Giovanni, con la messa ed una processione serale all’interno del paese, con la statua e le bandiere del Santo, a cui segue la sera una cena a base di zuppa gallurese, carne bollita e dolci, accompagnata da musica sarda e musica leggera. La Festa viene ripetuta il 29 agosto per commemorarne il martirio, quando alla messa pomeridiana segue la Sagra della salsiccia arrosto e delle frittelle. Il parco del monte San Giovanni con i suoi reperti archeologici e storiciRitornati sulla via San Leonardo, la riprendiamo verso ovest, e, dopo circa centoventi metri arriviamo a una rotonda, alla quale prendiamo la seconda uscita e possiamo proseguire verso sinistra. Troviamo, poco più avanti, una deviazione sulla destra, che, seguendo le indicazioni, ci porta su una piccola altura chiamata Monte San Giovanni che si sviluppa, con la sua folta vegetazione, sulla sponda destra del fiume Coghinas che costeggia il paese, e costituisce un’oasi naturalistica che rivela presenze storiche stratificate nei secoli. Sul monte San Giovanni è stato istituito un Parco naturalistico archeologico nel quale sono presenti diversi ritrovamenti archeologici e storici. Le prime frequentazioni di questo territorio risalgono al Neolitico recente, come testimoniano i resti di sepolture in grotta che costituiscono la Necropoli di Monte San Giovanni, situata nel fianco meridionale del monte San Giovanni, nella quale sono presenti due domus de janas scavate nella parete verticale di una collina di roccia vulcanica, che hanno restituito le testimonianze più antiche della frequentazione dell’area di Viddalba. Una delle due domus de janas è stata semidistrutta nel 1956, a seguito dei lavori di ampliamento di una cava di materiale lapideo. La seconda tomba, ancora integra e visitabile, si apre attualmente a circa quattro metri di altezza, è difficilmente raggiungibile, ed è molto degradata sulla fronte, ma conserva ancora tracce significative delle celle più interne. nelle due tombe sono stati recuperati materiali appartenenti alle sepolture più recenti, che risalgono al Bronzo Antico, ossia della Cultura di Bonnanaro. L’uomo continua a frequentare il territorio anche successivamente, come documentano alcune Capanne pertinenti ad un villaggio nuragico , venute alla luce negli scavi archeologici dei primi anni ’80. In seguito il sito viene occupato da un’esteso Insediamento romano, con una necropoli romana, nella quale sono state rinvenute numerose tipologie di sepolture, ed in particolare le famose stele figurate. Il Cimitero di ViddalbaLungo la via San Leonardo, arrivati alla rotonda, invece di dirigerci a sinistra verso il monte San Leonardo, prendiamo la prima uscita e proseguiamo verso destra, lungo la strada che ci porta, in una cinquantiva di metri, a una seconda rotonda, dove prendiamo la seconda uscita, e, dopo aver percorso circa trecento metri, vediamo, alla sinistra della strada, l’ingresso del Cimitero di Viddalba. L’area archeologica di San LeonardoA breve distanza dal Cimitero, di fronte ad esso, all’altro lato della strada, si trova l’ampia Area archeologica di San Leonardo ai piedi del versante nord occidentale del monte San Giovanni, che prende il suo nome dalla chiesa medioevale che si posiziona al suo interno. In quest'area sono stati recuperati materiali di Cultura di Ozieri, del Neolitico Finale, e sono stati rinvenuti i resti di un villaggio nuragico, composto da otto capanne con struttura rotonda e rettangolare, il cui sviluppo segue un andamento circolare e rettilineo che, sebbene parziale, documenta l’esistenza di diversi ambienti dall’estensione complessa. Al di sopra dei livelli di abbandono del villaggio, è documentata la sovrapposizione dei resti della Necropoli romana di età repubblicana, anch’essa abbandonata, e, succesivamente, dai resti di una Necropoli romana di età romano imperiale. All’interno dell’area archeologica si trova la chiesa medioevale di San LeonardoAll’interno dell’area archeologica, nelle vicinanze del villaggio nuragico, circondata da grandi olivastri centenari, sorge la chiesa medioevale di San Leonardo dedicata a San Leonardo di limoges. La chiesa è stata rimaneggiata nel tempo, ed ha subito negli scorsi decenni un restauro che ne ha fortemente alterato l’aspetto. Dotata di una semplice pianta rettangolare, al suo esterno, davanti alla facciata, è presente un ampio portico delimitato da due archi laterali a tutto sesto, ed al centro da uno a volta ogivale, sormontato da un campanile a vela. Una leggenda locale, relativa alla statua del Santo, vuole che il suo simulacro non possa essere trasportato fuori dalla chiesa, pena acquazzoni, questo a memoria dell’antico voto fatto dal paese al Santo, per sconfiggere la siccità che imperversava nei dintorni del paese. In questa chiesa si svolge, la penultima domenica di maggio, una delle feste più sentite a Viddalba, la Festa di San Leonardo, che viene aperta con la cena la sera del vespro, cui segue in mattinata dalla celebrazione della messa, seguita da un pranzo a base di zuppa gallurese, chiamata la Suppa di Santu Ninaldu. La Festa è organizzata da due comitati ognuno con un proprio stendardo, che viene addobbato per l’occasione e portato in giro nel pomeriggio del sabato e della domenica per le strade del paese, compiendo, come da tradizione, tre giri augurali intorno al centro. Visita dei dintorni di ViddalbaVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Viddalba sono stati portati alla luce pochi resti archeologici, ossia solo i resti dei Nuraghi semplici Giuncana, e Viddalba. Ci si trova, inoltre, la spiaggia fluviale di li Caldani, sulla riva sinistra del fiume Coghinas. I ruderi della chiesa di Santa Maria Maddalena e le Chiese che si trovavano nei suoi dintorniDal Cimitero di Viddalba, che si trova alla sinistra della strada che ci ha portati ad esso, proseguiamo verso ovest e seguiamo la strada che, poi, devia verso nord, costeggiando sulla sinistra il fiume Coghinas. Percorso circa un chilometro e mezzo, prendiamo una deviazione in una sterrata sulla sinistra, dalla quale, dopo un centinaio di metri, una deviazione sulla destra ci porta in mezzo ai campi. Qui si tovano i resti della chiesa di Santa Maria Maddalena una chiesa medioevale ormai diroccata, i cui ruderi si ergono solitari nella campagna adiacente il fiume Coghinas, nei pressi dei resti di un antico ponte fluviale, che per tipologia costruttiva e materiali impiegati, viene datato al periodo della dominazione romana. della antica chiesa, molto probabilmente di impianto medioevale, rimangono in piedi solo alcune parti dei muri laterali e la parte bassa dell’abside semicircolare, dove vi era una piccola Losa, mentre non vi è alcuna traccia del prospetto principale. L’area è caratterizzata dalla presenza notevole di pietrame che potrebbe essere l’ultimo residuo della sua struttura di origine medioevale. Nello stesso sito è presente una tomba isolata del tipo a cassone, di probabile età punico-romana, costituita da lastre litiche di forma e disposizione rigorosamente curate. L’abate Goffredo casalis, nel suo Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli stati di S. M. il re di Sardegna, riporta uno scrttto di Vittorio Angius, che afferma che nel sito dell’odierno abitato di Viddalba si trovava l’antichissima chiesa di San Giovanni, e nei suoi pressi Sono altre due Chiese, una dedicata a San Simplicio, l’altra a San Benedetto, che dicesi reliquia d’uno stabilimento di monaci. della prima non esiste più alcuna traccia, e solo la tradizione orale riporta la sua localizzazione presso l’attuale Cimitero, mentre della seconda è rimasto il nome del paese Santu Binidittu, attribuito ad una porzione di territorio ad ovest dell’abitato di Viddalba, non distante dai ruderi della chiesa di Santa Maria Maddalena. Verso est nella frazione Tungoni si trova la chiesa campestre di Santu Salvadori dedicato a San Salvatore da HortaDal centro di Viddalba prendiamo verso nord la SP74 ed arriviamo alla rotonda, dove prendiamo verso destra la via Tempio, che esce dall’abitato verso est e diventa la SP58. Dopo quattro chilometri, seguendo le indicazioni, troviamo una deviazione sulla destra che, in poco meno di un chilometro e mezzo, ci porta alla frazione Tungoni (altezza metri 290, distanza 5.4 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 59), dove si trova una borgata rurale. Arrivando a questa località, evitiamo la deviazione sulla sinistra per raggiungere alcune sue abitazioni, proseguiamo, invece, con la trada che ci ha condotti ad essa, e troviamo, sulla sinistra della strada, la chiesa campestre di Santu Salvadori dedicata a San Salvatore da Horta. La sua costruzione risale agli anni sessanta del novecento, ha una pianta molto semplice, con abside semicircolare sul retro. Sulla facciata principale vi è l’unico ingresso, ed il campanile a vela si trova in posizione decentrata, sulla destra della facciata. Presso questa chiesa, il 18 marzo, si celebra la Festa di San Salvatore, una Festa a carattere esclusivamente religioso. La frazione l’Avru dalla quale ci recheremo alla chiesa campestre di Santu Baignu di Petra Maina ossia di San GavinoDal centro di Viddalba prendiamo verso nord la SP74 ed arriviamo alla rotonda, dove prendiamo verso destra la via Tempio, che esce dall’abitato verso est e diventa la SP58. Dopo solo un chilometro e quattrocento metri, seguendo le indicazioni, troviamo una deviazione sulla destra che, in poco meno di quattro chilometri, ci porta, dopo una breve deviazione di duecento metri sulla destra, alla frazione l’Avru (altezza metri 438, distanza 5.6 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 15). Da dove abbiamo preso la deviazione sulla destra per raggiungere questa località, proseguiamo dritti per novecento metri, costeggiamo il grande parco eolico, ed arriviamo a un bivio, che, a destra, porterebbe alla successiva frazione denominata Giagazzu. Al bivio, prendiamo, invece, seguendo le indicazioni, sulla sinistra, una deviazione che sale verso nord est, portandoci verso la chiesa campestre di San Gavino. Dopo un chilometro e settecento metri, prendiamo una deviazione a sinistra che, in poco più di cinquecento metri, ci porta alla chiesa campestre di Santu Baignu di Petra Maina ossia di San Gavino, situata a ottocento metri di altezza. Di impianto molto antico, è stata più volte ritoccata. Adiacente alla chiesa, alla sua sinistra, si trova un piccolo Cimitero, ormai in disuso. La frazione Giagazzu con la chiesa campestre di Santu Bastianu ossia di San Sebastiano MartireDa dove abbiamo preso la deviazione sulla destra per raggiungere la località l’Avru, proseguiamo dritti per novecento metri, costeggiamo il grande parco eolico, ed arriviamo al bivio, che, a sinistra, porterebbe alla chiesa campestre di Santu Baignu di Petra Maina ossia di San Gavino. Proseguendo, invece, sulla destra, dopo altri novecento metri arriviamo alla piccola frazione Giagazzu o Gjagazzu (altezza metri 488, distanza 7.4 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti). All’interno dell’abitato, alla sinistra della strada che ci ha portati ad esso, si trova la chiesa campestre di Santu Bastianu ossia di San Sebastiano Martire, costruita nel 1951. Sulla facciata l’unico ingresso, ed una piccola croce alla sommità del tetto che ne definisce il carattere di luogo sacro, rispetto alle altre costruzioni dei dintorni, che per il resto sono molto simili. Di dimensioni abbastanza modeste, all’interno ha un arredamento molto semplice. Sulla parete semicircolare del presbiterio, delimitato da archetto con colonne, è sistemata la statua di San Sebastiano, mentre sulle colonne si trovano due mensole, con i simulacri di San Giuseppe e della Mater Purissima, il culto della quale è molto diffuso nella zona. Presso questa chiesa, il 20 gennaio si tiene la Festa di San Sebastiano. Verso sud la frazione denominata Casteldoria dalla quale raggiungiamo la spiaggia fluviale di li CaldaniRitornati all’abitato di Viddalba, presa dal centro verso sud la via Antonio Gramsci, che è la SP58, al suo termine arriviamo a una rotonda, alla quale prendiamo la terza uscita che è la SP35, dopo centocinquanta metri arriviamo a un’altra rotonda alla quale prendiamo la seconda uscita, che ci fa rimanere sulla SP35 verso Bortigiadas e Tempio Pausania. Percorsi ottocento metri, prendiamo a destra, seguendo le indicazioni per li Caldani e per le Terme, una deviazione che seguiamo per seicento metri, e ci porta nel parcheggio nella frazione Casteldoria (altezza metri 43, distanza 2.7 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), che si trova sul lato destro del fiume Coghinas, sul cui lato sinistro si trova la frazione Santa Maria Coghinas denominata anch’essa Casteldoria e che descriveremo nella prossima tappa del nostro viaggio. Arrivati a Casteldoria, dalla prosecuzione della strada che ci ha condotti ad essa, prendiamo una strada bianca che porta a un boschetto di macchia mediterranea, poco dopo troviamo le sponde del fiume Coghinas. Degna di visita è la spiaggia fluviale di li Caldani, nella quale è possibile fare il bagno gratuitamente. Questa spiaggia è raggiungibile anche dall’altro lato del fiume, ossia dalla spiaggia fluviale di li Caldani in territorio di Santa Maria Coghinas, dove si trovano le Terme di Casteldoria, attraversandolo con il percorso naturalistico che, con un ponte in legno, permette di passare da un lato all’altro del fiume. Qui si trova la piccola spiaggia fluviale di li Caldani che prende il nome dalle calde acque benefiche che sgorgano in questi dintorni, situata in territorio di Viddalba, sulla riva destra del fiume Coghinas, circondata da una ricca vegetazione di eucalipti, pini, olivastri e macchia mediterranea con palma nana, resa particolarmente suggestiva dalle vicine rocce rosse del monte Ruiu che si specchiano nelle acque del lago artificiale di Casteldoria. Siamo in un’insenatura situata sul lato opposto del fiume rispetto alla Terme di Casteldoria, che vedremo nella prossima tappa. |
La località Giuncana con la chiesa campestre di Nostra Signora della paceDa Viddalba, alla fine della SP58 alla rotonda prendiamo la SP35, dopo centocinquanta metri arriviamo a un’altra rotonda alla quale prendiamo la seconda uscita, che ci fa rimanere sulla SP35 verso Bortigiadas e Tempio Pausania. Percorsi ottocento metri, invece di prendere a destra verso la spiaggia fluviale di li Caldani, proseguiamo dritti sulla SP35 in direzione est. Dopo tre chilometri e settecento metri, troviamo, alla sinistra della strada, una deviazione che ci porta alla frazione Giuncana (altezza metri 287, distanza 5.8 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 85), nella quale, tra le abitazioni, si trovano, in un giardino privato, i pochi resti della base di un Nuraghe, chiamato Nuraghe Giuncana. Subito dopo aver superato il Nuraghe, alla destra della strada si trova la chiesa campestre di Nostra Signora della pace che è stata iniziata nel 1929, ma poi con il passare del tempo ha subito diversi ampliamenti, è stata soprattutto ampliata lateralmente, fino ad arrivare alla sua struttura attuale. All’esterno, di rilevante, vi è la struttura del grande campanile a vela, separata dal corpo della chiesa, posizionato alla sinistra della sua facciata. All’interno della chiesa, è da segnalare un bell’affresco sulla parete di fondo. Passata la chiesa, proseguiamo per seicento metri sulla SP58 sempre in direzione est, fino ad arrivare a vedere, alla sinistra della strada, su un rialzo del terreno, il Civico Cimitero di Giuncana, circondato da una muratura bianca, ed al quale si accede dalla strada provinciale con una grande scalinata. La prossima tappa del nostro viaggioCon la visita a Viddalba abbiamo concluso il nostro viaggio nella regione storica denominata Gallura. Nella prossima tappa del nostro viaggio, da Viddalba entreremo nella regione storica dell’Anglona e ci porteremo a Santa Maria Coghinas che visiteremo con i suoi dintorni sul lato sinistro del fiume Coghinas e con le famose terme di Casteldoria. |