Aggius che si distingue per la sua offerta di qualità turistica ed i suoi dintorni tra i quali la famosa Valle della luna
In questa tappa del nostro viaggio, tornati a Tempio Pausania proseguiremo la visita della Gallura interna, recandoci ad Aggius una delle cittadine in Sardegna a cui il Touring Club Italiano ha assegnato la Bandiera Arancione ossia il marchio di qualità turistico ambientale, che visiteremo con i suoi siti archeologici e con i suoi bei dintorni. La regione storica della GalluraLa regione storica della Gallura (nome in gallurese Gaddùra, in lingua sarda Caddùra) occupa l’estremità nord orientale dell’Isola, delimitata a sud dal massiccio granitico del Monte limbara, a sud ovest dal corso inferiore del fiume Coghinas, a sud est dal monte Nieddu nei comuni di San Teodoro e Budoni. È stata, nell’alto periodo medioevale, uno dei quattro giudicali sardi. Principale risorsa economica di questa regione è il turismo, sviluppatosi a seguito della realizzazione del famoso insediamento turistico dell’area del Consorzio Costa Smeralda, oltre all’industria del sughero e del granito, nelle quali ha raggiunto primati a livello internazionale. I comuni che ne fanno parte sono Aggius, Aglientu, Arzachena, Badesi, Bortigiadas, Calangianus, Golfo Aranci, la Maddalena, Loiri Porto San Paolo, Luogosanto, Luras, Olbia, Palau, Sant’Antonio di Gallura, Santa Teresa Gallura, San Teodoro, Telti, Tempio Pausania, Trinità d’Agultu e Vignola, Viddalba. In Gallura si parla il Gallurese, che è di ceppo toscano ed ha forti analogie con il còrso, è infatti molto simile al dialetto parlato nel distrello di Sarlene nel sud della Corsica, ma conserva alcuni influssi derivanti dal logudorese, che era parlato nel territorio antecedentemente, durante il periodo giudicale. In viaggio verso AggiusTornati a Tempio Pausania, prendiamo dal centro della città la SS127 Settentrionale Sarda verso Perfugas. Percorriamo poco più di un chilometro e mezzo, appena fuori città, e troviamo sulla destra la SP27 ci porterà ad Aggius. La Stazione ferroviaria di AggiusPercorso poco più di un chilometro e mezzo sulla SS127, subito prima di prendere sulla destra la SP27 verso Aggius, troviamo una breve deviazione verso destra, che, in circa centocinquanta metri, ci porta alla stazione di Aggius. Il fabbricato viaggiatori, dotato di due ingressi sulla facciata verso i binari, si presenta in discrete condizioni di conservazione ed è al momento utilizzato, analogamente a quello della stazione del Coghinas, dal personale del pronto intervento regionale contro gli incendi. Sul tratto proveniente da Bortigiadas, il fabbricato viaggiatori è preceduto prima da una doppia casa Cantoniera e poi dal piccolo edificio delle ritirate. Proseguendo verso AggiusDa Tempio Pausania, presa dal centro della città la SS127 Settentrionale Sarda verso Perfugas, dopo aver percorso poco più di un chilometro e mezzo sulla SS127, prendiamo sulla destra la SP27. Questa strada provinciale, dopo quattro chilometri e mezzo, ci porta all’iterno dell’abitato di Aggius, dove assume il nome di via Roma. Dal Municipio di Tempio Pausania a quello di Aggius abbiamo percorso 6.5 chilometri. Il comune chiamato AggiusIl comune chiamato Aggius (nome in lingua sarda Azos nome gallurese Agghju, altezza metri 514 sul livello del mare, abitanti 1.409 al 31 dicembre 2021) è situata nella parte centrale della Provincia di Sassari, nell’area sud occidentale della Gallura, alle pendici del monte Sozza. Il suo territorio ha un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, che vanno da un minimo di 2 a un massimo di 911 metri sul livello del mare. I collegamenti stradali sono assicurati dalla SS133 di Palau, che dista soli tre chilometri dall’abitato. Si tratta di uno dei centri più antichi della Gallura, posizionato sul versante orientale del monte della Croce, tra il massiccio del Monte limbara e l’articolata corona di rilievi del cosiddetto resegone sardo, una serie di monti chiamati in questo modo per il loro profilo seghettato, che costituiscono un panorama unico. Fino al 1958, il territorio Comunale prendeva tutta la vasta zona che dal fiume Coghinas si estende sino a Vignola, ma attualmente, dopo la costituzione dei comuni di Trinità d’Agultu nel 1958, di Badesi nel 1968, e di Viddalba nel 1975, il territorio Comunale di Aggius si è fortemente ridotto. Il comune ha ottenuto il riconoscimento della Bandiera ArancioneIl 22 luglio 2005 questo è uno dei paesi che vengono insigniti del riconoscimento della Bandiera Arancione, ossia il marchio di qualità turistico ambientale, da parte del Touring Club Italiano. Si tratta di un riconoscimento che viene attribuito ai paesi che si sono distinti per un’offerta di eccellenza e un’accoglienza di qualità. Sono cinque le località eccellenti della Sardegna coinvolte, ossia Aggius, Galtellì, Gavoi, Laconi e Sardara. Si tratta di località che si trovano nella parte settentrionale e centrale della Sardegna, dal Sassarese e dall’Oristanese al Nuorese. Origine del nomeIl suo nome, attestato, a partire dal 1341, con le forme Alvargos, Abbarios, Albargos, Albergas e Albergues, potrebbe derivare dal greco Aghios, ossia sacroSanto, oppure dal latino Agnus, ossia agnello per indicare l’antica presenza di stazzi e ovili. Potrebbe anche derivare dalla parola Ajus che vuol dire senza diritto ne legge, per il carattere ribelle dei suoi originari abitanti. La sua economiaLa sua economia poggia sul settore agricolo pastorale, sull’artigianato. L’agricoltura, che è alla base dell’economia aggese, è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, olivi, uva e altra frutta e con l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Il settore industriale è costituito da piccole imprese che operano nei comparti estrattivo, alimentare, editoriale, laterizio, edile, della lavorazione del sughero e della fabbricazione di macchine per l’agricoltura. Il terziario è composto da una sufficiente rete commerciale. Il paese deve, comunque, oggi la sua prosperità all’estrazione e alla lavorazione del granito, ma è anche specializzato nell’arte tessile e si realizzano ancora oggi i tappeti galluresi di lana sarda. La sua vicinanza ai siti dei Nuraghi e la sua particolare posizione nella fascia pedemontana di uno scenografico Anfiteatro di cime granitiche seghettate dall’aspetto molto caratteristico offre, a quanti vi si rechino, la possibilità di effettuare interessanti escursioni nei dintorni. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno, ed altro motivo di richiamo è rappresentato dalla possibilità di gustare i piatti tipici del luogo, tra cui la Zuppa cuata, uno dei piatti più caratteristici della Gallura presente, per tradizione, in ogni pranzo nuziale, preparato con fette di pane raffermo, alternate a fette di formaggio fresco, formaggio grattugiato, mescolato con prezzemolo e un pizzico di pepe; la Mazza frissa, un piatto povero a base di latte, semola e burro, che viene servita calda su crostini di pane casareccio fritto in olio di oliva; i Bruglioni, che sono dei ravioli ed i Chjusoni, ossia gli gnocchetti sardi. Ad Aggius si parla un gallurese particolare, che ha assunto nella pronuncia alcune influenze derivanti dal dialetto sassarese. Brevi cenni storiciIl territorio di Aggius è stato abitato sino dall’età preistorica, come testimoniano i diversi Nuraghi e domus de janas della zona. Le origini dell’abitato sono molto antiche, ma il borgo di Aggius viene edificato in periodo giudicale, ed è una antica ed importante villa della curatoria di Gemini nel Giudicato di Gallura. alla morte dell’ultimo giudice, Nino di Gallura, il Giudicato viene smembrato, ed Aggìus viene conteso dai Doria, gli Arborensi e da Pisa, che alla fine hanno ragione sugli altri. Sopraggiungono, quindi, gli Aragonesi, e, nel 1341, la città viene citata come Alvargos, e successivamente come Abbarios, Albargos, Albergas ed Albergues. Il nome del paese nella forma di Agios, si incontra per la prima volta in una tabella fatta compilare dal re d’Aragona nel 1358, quando viene posta sotto la giurisdizione tributaria degli Aragona. Occupato da Eleonora d’Arborea, torna poi sotto il dominio degli Aragonesi, i quali, dopo la battaglia di Sanluri del 1409, ne divengono assoluti signori, per passare, poi, come il resto dell’Isola, sotto gli Spagnoli. Questo dominio influenza in maniera notevole il dialetto, gli usi ed i costumi della sua popolazione. Aggius viene anche ricordato, nella prima metà del seicento, come centro di falsari, la cui zecca si sarebbe trovata su uno dei suoi monti che per questo fu chiamato monte Fraili, ossia monte dell’officina del fabbro. E proprio sopra il monte Fraìli si trova una piccola pianura con un pozzo, detto la Sorgente dei Banditi, che trovavano ricovero nelle sue caverne, essendoci solo un difficilissimo sentiero per salirvi. Nel 1720, infine, passa, come tutta l’isola, sotto il dominio dei Savoia. Per tutto l’ottocento il paese chiamato Aggius venne dilaniata da numerose faide familiari. Testimonianze letterarie di due faide sono i romanzi, del diciannovesimo secolo, Notte Sarda di Pietro Ca su e Il Muto di Gallura di Enrico Costa. In periodo republicano, il comune di Aggius nel 2001, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene trasferito dalla Provincia di Sassari nella nuova Provincia di Olbia e Tempio Pausania, per poi tornare nel 2016, dopo l’abolizione di questa nuova provincia, di nuovo in quella di Sassari. Alcuni dei principali personaggi che sono nati a AggiusAd Aggius nasce il famoso bandito ottocentesco Sebastiano o Bastiano Addis Tansu, detto Lu Mutu, come viene chiamato ancora oggi dagli aggesi, e più noto con il soprannome di Il Muto di Gallura. Ad Aggius il 29 ottobre 1827 nasce Sebastiano o Bastiano Addis Tansu, detto Lu Mutu come viene chiamato ancora oggi dagli aggesi, e più noto con il soprannome di Il Muto di Gallura, che diventa uno dei banditi sardi ottocenteschi tra i più feroci e disperati. Figlio di modesti pastori, a causa della sua menomazione, dato che è muto, vive un’infanzia infernale per le continue umiliazioni subite dai compagni. La lunga faida tra le famiglie dei Vasa e dei Mamìa, che da origine alla sua latitanza, viene originata da uno sconfinamento di bestiame, e sconvolgerà Aggius tra il 1849 e il 1856, provocando oltre settanta vittime e segnando il destino di molte famiglie. Durante questa faida, Bastiano Tansu è il sicario preferito di Pietro Vasa, suo cugino, conquistandosi la fama di esecutore spietato ed infallibile, tanto che gli omicidi a lui attribuiti sono numerosi, anche se spesso, a suo carico, non sussistono prove. E siccome a lui non interessano le calunie e la diffamazione, si continua ad accusarlo di tutti i delitti che vengono commessi ai danni dei Mamìa e dei loro alleati. Dopo la pace del 1856 tra le due potenti famiglie rivali, Bastiano comincia a frequentare assiduamente lo stazzo di l’Avru, dove si innamora perdutamente di Gavina, una ragazza sedicenne, figlia del pastore Anton Stefano Pes, parente di Pietro Vasa, che più volte gli aveva offerto ospitalità. Ma Bastiano non può coronare il suo sogno d’amore, perché Gavina è promessa in sposa ad un cugino, Giovanni Antonio Spano, detto Ciacciaredda, che, a differenza di Bastiano, non è latitante. Bastiano viene ucciso nel 1859, appena trentaduenne, ma sulla sua morte non si hanno notizie certe, un’ipotesi è che Bastiano venga ucciso proprio da Giovanni Antonio Spano, a San Giuseppe, una località presso il paese chiamato Trinità d’Agultu, ma è più probabile che sia stato ucciso a Santa Barbara, presso li Colti, da Francesco Antonio Muretti, suo amico intimo, con il quale aveva condiviso i lunghi anni della faida e della latitanza. Su Bastiano Tansu si è detto e scritto di tutto: che era feroce come una belva ed inplacabile con i suoi nemici, che aveva ucciso decine di persone e che non conosceva né il perdono, né il pentimento. Si tratta, insomma, di un giudizio assolutamente negativo, che ci perviene concorde sia dalla letteratura che dalla tradizione popolare, ma, in mancanza di altri riscontri, dobbiamo comunque pensare alla sua completa estraneità a molti degli omicidi che gli vengono attribuito, ed è per questo che la sua memoria merita una postuma riabilitazione. Il ricordo del romantico e disperato Bastiano, bandito astutissimo, feroce e innamorato, che era chiamato anche Il Terribile o anche Figlio del Diavolo, ancora oggi è presente nei territori comunali di Aggius, Trinità d’Agultu e Viddalba, dove ha trascorso la sua breve esistenza. È possibile leggere la romantica vita di Bastiano Tansu nel volume Il Muto di Gallura, la biografia scritta da Enrico Costa, e quando, nel 1884, questa biografia viene pubblicata, la notorietà del bandito, che è già morto da circa trent’anni, cresce a dismisura non solo in Gallura ma in tutta la Sardegna. Ed a Bastiano è dedicato il film Il Muto di Gallura realizzato nel 2021 da Matteo Fresi, che ne racconta in modo un poco romanzato la vita e le avventure. |
Sagre e feste che si svolgono ad AggiusAd Aggius è attivo il Gruppo Folk Aggius, all’interno del quale nel 2003 si è deciso di ricostituire in forma stabile il Coro Galletto di Gallura, che era nato verso la prima metà degli anni settanta sotto la direzione del famosissimo maestro di canto gallurese Salvatore Stangoni. Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono ad Aggius si segnalano le celebrazioni della Settimana Santa; il 16 maggio, la Festa di Santa Vittoria, ossia la Festa di Mezu Maggju; la terza domenica di maggio, la Festa della Madonna della pace, che è la Festa campestre della borgata di Bonaita; il 29 giugno, si svolge la Festa campestre dei Santi Pietro e Paolo presso la chiesa San Pietro di Rudas; il 23 giugno si festeggia la Nascita di San Giovanni, con l’accensione di un grande falò; il 25 luglio, FEsta campestre di San Giacomo nella chiesa campestre di Santu Jagu; l’ultimo giovedì di luglio viene inoltre celebrata la Gran Festa d’Estate; il 21 agosto, Festa campestre di San Lussorio nella chiesa campestre di Santu lusunu; la Festa della Patrona, Santa Vittoria, viene celebrata dall’1 all’8 di ottobre, e si svolge come Festa della Madonna del Rosario e di Santa Vittoria; sempre la prima domenica di ottobre si svolge la Festa di li ’Agghiani, ossia degli scapoli. Le celebrazioni della Settimana SantaAd Aggius sono importanti le celebrazioni della Settimana Santa, durante la quale le celebrazioni sono caratterizzate dai canti salmodianti delle Confraternite del Rosario e della Santa Croce e dei cori tradizionali. Aggius è, infatti, l’unico paese della Gallura che ha tramandato tutte le antiche tradizioni, soprattutto nel canto corale. In particolare il Venerdì Santo i canti dello Stabat Mater e del Miserere Solenne con il Tibi Soli Peccavi durante la deposizione del Cristo in Croce. É questa la massima espressione della coralità Aggese, che trova il suo apice nel regina Coeli durante la messa di Pasqua. La celebrazione della nascita di San GiovanniIl 23 giugno si festeggia la Nascita di San Giovanni. La celebrazione prevede l’accensione di un grande falò a base di erbe aromatiche, nella via adiacente alla chiesa del Rosario, in un apposito spazio in lastre di granito. Saltare le alte fiamme è un segno di coraggio, ed un tempo saltarle assieme ad altre persone dava il privilegio di diventare compari o comari, con un giuramento di fraternità e mutualità per l’aiuto reciproco, nel bene ma soprattutto nel male, o nella cattiva sorte. La Gran Festa d’EstateL’ultimo giovedì di luglio viene celebrata la Gran Festa d’Estate, alla quale sempre più turisti partecipano con molto interesse. Sono esposte le produzioni artigianali locali, come la tessitura, la lavorazione del legno, del ferro e del sughero, e vi è la degustazione dei prodotti tipici, soprattutto la Suppa Cuata cu Lu Ghisatu, ossia con il tipico ragù sardo. Ed inoltre arrosti, pane casereccio, formaggio, buon vino e frittelle. Musica dal vivo e ulteriori attrazioni vengono allestite nelle piccole piazze, nei bar e nei punti ristoro del centro storico. La Festa di li ’AgghianiDurante le varie celebrazioni, la prima domenica di ottobre si svolge ad Aggius la Festa di li ’Agghiani, ossia la Festa degli scapoli, alla quale partecipano tutti i cittadini privi di consorte. In questa Festa tutti i partecipanti possono gustare la Suppa cuata, tipica minestra gallurese, bere vino bianco e provare i tipici dolci locali. Aggius è famosa per il Canto AggeseAggius è famosa per il Canto Aggese, un canto corale sempre presente, nei momenti lieti ed in quelli tristi. È un canto d’amore, un canto di preghiera e un canto religioso. I primi gruppi canori si sono formati già nel trecento, quando hanno preso piede i canti gregoriani, e ad essi si sono accompagnati i canti tradizionali. I canti religiosi per lungo tempo venivano eseguiti da una sola voce, la voce del Tinori, poi nella seconda metà dell’ottocento si sono uniti ad essa, una seconda voce, detta Trippi-Tripli, ossia Terza superiore, ed in seguito il contralto, Contra, il basso, Grossu, e per ultimo il falsetto, Falzittu. Le origini delle antiche melodie della tradizione religiosa dette a tasgjia, uniche nel loro genere, si perdono nella notte dei tempi, ma grazie ai riti religiosi, giunge indenne fino agli attuali giorni. La particolarità del canto A tasgjia consiste nel principale accordo delle quattro voci, che in alcuni casi cantano in quarto di tono, pur mantenendo l’accordo, ma evidenziando e facendo sentire una quinta voce inesistente, una voce in ottava alta e di petto. E ad Aggius, verso il 1880, si è costituito un Primo coro che è divenuto famoso per la sua bravura ed ha portato in giro per il mondo i canti e le melodie sarde. Il coro era costituito da Cicciu Aunitu, Tinori; Giogio Spezzigu, Trippi; Anton Pietro Cannas, Contra; Pietro Sanna, Bassu; e Pietro Paolo Peru, Falzittu. Nel 1927 Giuseppe Andrea Peru ha sostituito Cicciu Aunitu, e Salvatore Stangoni ha sostituito Pietro Paolo Peru. Il coro, in parte rinnovato, è stato ospite nel 1928 di Gabriele D’Annunzio, al Vittoriale, che in quella occasione ha dato a Salvatore Stangoni l’appellativo di Galletto di Gallura a causa delle sue caratteristiche sonorità, quando ha scritto: Portatemi ad Aggius e fatemi una capanna in un bosco di sòveri là sul Tummeu Sotza, ch’io veda il golfo e tutto il lido insino alla Maddalena, ch’io sia svegliato ogni alba dal Gallo di Gallura. Intorno agli anni ’50 del novecento si sono formati Due nuovi cori in competizione fra loro, il Coro dei Bianchi, ossia dei demoCristiani, ed il Coro dei Rossi, ossia dei comunisti. Questi Cori sono stati attivi fino agli anni settanta, fino ad arrivare ai nostri giorni quando, superate le barriere ideologiche e politiche, ad Aggius sono in attività due cori, ed i giovani ancora oggi continuano la tradizione canora riunendosi in gruppi per cantare un canto Antico quanto l’alba, come scriveva D’Annunzio. Il Coro Matteo Peru creato da Matteo Peru, che era stato Tinori del Coro dei Bianchi, ha iniziato la sua attività nella prima metà degli anni settanta del novecento, per continuare la tradizione canora nata con il grande cantore Giuseppe Andrea Peru, che era stato Tinore nel primo Coro sostituendo Cicciu Aunitu. Lo scopo del coro è di riprendere le antiche melodie e riportarle alla purezza ed alla genuina semplicità delle origini, eliminando le deviazioni ed errate interpretazioni che, col trascorrere del tempo, si sono introdotte nei canti della tradizione. Giuseppe Andrea Peru, infatti, col suo coro Cantava pregando e Pregava cantando; ed il figlio Matteo col suo coro ne ha seguito le orme. Il coro è ora diretto da Giuseppe Peru ed i suoi componenti sono tutti strumentisti della Banda musicale di Aggius. |
Il Coro Galletto di Gallura crato da Salvatore Stangoni, che aveva fatto parte del primo Coro sostituendo Pietro Paolo Peru ed era stato Falzittu del Coro dei Rossi, nasce verso la prima metà degli anni settanta del novecento. Salvatore Stangoni, che era stato nominato da Gabriele D’Annunzio il Galletto di Gallura, ammaestra una diecina di giovani dai quali nasce poi il nucleo portante del coro. Attivissimo negli anni settanta ed ’80, dopo la morte di Salvatore Stangoni viene diretto sino al 1992 da Leonardo Biosa, partecipando alle più importanti manifestazioni che si tengono annualmente in Sardegna e varcando più volte i confini regionali e nazionali, ed è attualmente diretto da Giampiero Cannas. |
Visita del centro di AggiusL’abitato, situato in una posizione estremamente panoramica, è incastonato tra rocce granitiche, circondato da sughere e vigneti, ed è interessato da forte espansione edilizia, con un andamento altimetrico tipico collinare. Il centro di Aggius ha un aspetto gradevole, per la notevole cura con la quale vengono conservate le antiche case in pietra, forse tra le più belle dell’intera Gallura. All’interno del centro abitato sono presenti due fontane di acqua potabile e fresca con certificate proprietà diuretiche. La fontana in granito di CagaddaPercorsi settecentocinquanta metri dal cartello segnaletico che indica lingresso nell’abitato di Aggius sulla SP27 che, all’interno del paese assume il nome di via Roma, prendiamo verso sinistra la via Monti Sozza. Percorsa una settantina di metri lungo questa strada, alla sinistra si vede un grande parco alberato, con panchine e giochi per i bambini. All’interno del parco si trova la bella fontana in granito di Cagadda, una delle due sorgenti di acqua potabile di Aggius, realizzata dove esisteva un abbeveratoio ed un lavatoio pubblico, e che oggi è stata trasformata in un’area verde destinata ad ospitare i visitatori. Il Municipio di AggiusProseguiamo lungo la via Monti Sozza per un’altra trentina di metri, fino al suo termine, dove prendiamo verso destra la via Itria. La seguiamo per appena una ventina di metri, e prendiamo a destra la via Pasquale Paoli, dove al civico numero 39 si trova il palazzo che ospita il Municipio di Aggius, con la sua sede ed i suoi uffici. La chiesa di Nostra Signora d’ItriaTorniamo indietro in via Itria e la riprendiamo, dopo una cinquantina di metri, alla sinistra della strada, prendiamo la via Coltis, dove sulla destra si trova la facciata della chiesa di Nostra Signora d’Itria detta anche della Madonna d’Itria una delle più importanti Chiese del paese che secondo la tradizione sarebbe stata fatta costruire intorno al 1750 dalla famiglia Tirotto, come ringraziamento per la liberazione di un loro congiunto prigioniero dei Turchi. realizzata con conci di granito a vista, pur essendo una chiesa urbana ha un’architettura simile a quella delle chiese campestri della Gallura. L’interno è a navata unica divisa in due campate da un arco a tutto sesto reggente il tetto a due falde, con copertura in legno. Dietro l’altare vi è un dipinto ad olio su tela che rappresenta la Madonna col bambino, sospesa fra le nuvole, e tre dignitari con costumi orientali, forse i re Magi, che sorreggono sulle spalle una bara vuota. L’esterno della chiesa ha sulla facciata il campanile a vela in posizione centrale. Il nome d’Itria è la contrazione di Odigitria, parola che significa Mostra la Via. Veniva così chiamato il tempio che si trovava a Costantinopoli, eretto per custodire ed onorare un quadro che raffigurava la Madonna. Non si sa come la venerazione della Madonna d’Itria sia giunta in Italia, ma si ritiene che il suo culto possa essere legato a un quadro della Vergine dipinto da San Luca Evangelista. Il culto della Vergine d’Itria a Portoscuso sembra risalire al periodo dell’attività della tonnara, ed è attestato fino dal 1630, ed il sito attuale nel quale sorge la chiesa dovrebbe corrispondere a quello, dove, nel 1655, il marchese Vivaldi Pasqua fece costruire una piccola chiesa col medesimo titolo. Il quadro raffigurante la Madonna d’Itria, secondo una tradizione popolare, era stato portato nella chiesa dove, durante un’incursione saracena, venne colpito da alcuni proietili. Dopo molti anni, il proprietario della tonnara lo portò a Genova per farlo restaurare, ma da dove il quadro non fece più ritorno a Portoscuso, ed in sua sostituzione, vi venne portato il simulacro che riproduceva la Santa. |
Il Museo Etnografico Oliva Carta CannasRitorniamo sulla via Roma e, una ventina di metri dopo aver preso a sinistra la via Monti Sozza, prendiamo a destra la via Giuseppe Mazzini. La seguiamo per un centinaio di metri, fino a dove sbocca sulla via Monti di lizzu, che prendiamo verso destra ed, al civico numero 6 troviamo il Museo Etnografico Oliva Carta Cannas ubicato in un’antica costruzione del centro storico ed articolato su due livelli. Il Museo è il più grande in Sardegna, una struttura suggestiva per l’ampiezza degli ambienti espositivi e la particolare cura con cui è stata realizzata, che integra magistralmente la maestosità del granito, con spazi verdi e l’esposizione museale, che racchiude in se tutta la ricchezza della storia, delle tradizioni e della cultura popolare gallurese, dal 1600 ai nostri giorni. Il Museo comprende una quindicina di ambienti, dedicati alla vita di tutti i giorni ed agli antichi mestieri. Sono esposti oggetti che raccontano la storia, la cultura e le tradizioni di Aggius e della Gallura, con particolare attenzione all’arte femminile per eccellenza, ossia alla tessitura. Il percorso termina nella sala delle teche, dove c’è un angolo dedicato al famoso coro di Aggius, con la foto del coro, quando nel 1928 si esibì al Vittoriale di Gabriele D’Annunzio, e con la lettera che lui scrisse esaltando le doti canore dei cinque cantanti, tra cui spiccava, per armonia e limpidezza, la voce di Salvatore Stangoni, da lui chiamato il Galletto di Gallura. L’oratorio di Nostra Signora del RosarioA metà della via Giuseppe Mazzini, prendiamo verso sinistra la via delle Confraternite, che continua su via del Rosario, e ci porta in piazza del Rosario, dove troviamo la chiesa ed oratorio di Nostra Signora del Rosario presso il quale ha sede la Confraternita del Rosario. Assieme a Santa Vittoria, la Madonna del Rosario è la patrona del paese. L’interno è a tre navate, con quella centrale molto ampia e divisa in quattro campate da archi a tutto sesto reggenti un tetto a doppia falda. La prima campata è occupata da una cantoria, mentre l’ultima si chiude con il presbiterio, con l’altare maggiore in stucchi policromi e la statua della titolare lignea del sedicesimo secolo. L’oratorio del Rosario presenta una facciata in granito a capanna con portale architravato e finestra quadrangolare affiancata da un alto campanile a canna quadrata. Sull’architrave del portone d’ingresso è incisa la data 1727, probabilmente quella di un restauro, in quanto la chiesa dovrebbe risalire ad almeno un secolo prima. anticamente in posizione laterale vi era un campanile a vela; nel 1947 è stato sostituito da quello attuale. La chiesa è stata riaperta al culto nel 2009, dopo cinque anni di restauri tesi a riportare l’edificio alla sua struttura originaria. Dall’1 all’8 di ottobre si svolge la Festa della Madonna del Rosario e di Santa Vittoria, in ricordo della Festa istituita il 7 ottobre da papa Pio V, con il nome di Festa della Madonna della Vittoria, a ricordo della battaglia di Lepanto, svoltasi appunto il 7 ottobre del 1571, e trasformata dal suo successore papa Gregorio tredicesimo in Festa della Madonna del Rosario. La chiesa parrocchiale di Santa VittoriaRitorniamo sulla via Roma, che ci porta ad entrare nel centro del paese, con le case del centro storico in granito. La seguiamo per duecento metri, poi prendiamo sulla sinistra la via Vecchia, dove, al civico numero 10, si trova la chiesa di Santa Vittoria che è la chiesa parroccohiale del paese. Edificata nel 1536, ha un interno in stile romanico barocco con pianta a croce latina, che presenta tre navate, con ai lati le diverse cappelle, e conserva un pregevole battistero in legno del 1902, con il dipinto del Battesimo di Gesù, ed un settecentesco organo a canne. Nei secoli successivi ha subito diversi interventi di restauro e ampliamento. Nel 1854 è stata rifatta la facciata, e nel febbraio 1936 è stato abbattuto il vecchio campanile pericolante che è stato sostituito da quello attuale, alto trentatre metri, edificato con blocchi regolari di granito a vista. Anche le vecchie campane sono state sostituite da quelle nuove dedicate a Santa Vittoria, Santa Anatolia, alle Anime del Purgatorio e alla regina Pacis. alla base del campanile è stato collocato il Monumento ai Caduti . Dall’1 all’8 di ottobre si svolge la Festa della Madonna del Rosario e di Santa Vittoria, cha abbiamo già descritta. La Festa richiama ogni anno numerosi visitatori dai centri limitrofi e si caratterizza per l’intreccio continuo di eventi di natura religiosa e civile. L’oratorio di Santa Gruzi ossia della Santa Crocealla sinistra della chiesa parrocchiale di Santa Vittoria, affacciata sulla stessa piazza, si trova la chiesa ed oratorio di Santa Gruzi ossia di Santa Croce una parte della cui struttura muraria è addossata al campanile della parrocchiale stessa. È stato edificata nel 1709 nel tipico stile delle Chiese urbane galluresi, con il caratteristico campaniletto a vela, dalla Confraternita della Santa Croce, che grande importanza ha avuto nella cultura popolare aggese; è infatti proprio grazie a questa associazione che è giunto sino ad oggi un pregevole ed inestimabile patrimonio di canti sacri della tradizione gallurese. La chiesa, con una sola navata, nella sua lunga storia ha subito diversi interventi di ristrutturazione. A causa della demolizione della sacrestia, che aveva un ruolo notevole per l’equilibrio statico, ci è stato nel 1973 il crollo del tetto. I lavori di ricostruzione, iniziati nel 1982, sono stati ultimati dopo qualche anno e nel 1987 la chiesa è stata riaperta. contemporaneamente si è provveduto anche alla sistemazione del piazzale antistante, che è stato lastricato in granito, come nella migliore tradizione locale. Il Museo del BanditismoCosteggiamo il lato destro della chiesa parrocchiale con la via Pausania, la seguiamo per una cinquantina di metri, poi prendiamo leggermente verso destra in via Pretura. Nell’antico edificio in granito della vecchia Pretura, nel centro più antico del Paese, è oggi ospitato il Museo del Banditismo. Si tratta di un edificio a due piani, in cui il Museo occupa quattro sale divise dalla scalinata interna. Sulla facciata si trova il Pregone del viceré Francesco Ludovico Costa, un pronunciamento in cui si minaccia la distruzione di Aggius perché considerato Scandaloso ricovero e favore.. Di banditi e facinorosi. L’allestimento del Museo è piuttosto semplice ma sufficiente a presentare la storia del banditismo in Sardegna nei secoli passati grazie a documenti dell’epoca e testimonianze materiali quali indumenti ed oggetti di uso quotidiano nonché numerose armi, fucili e pistole. Una teca è dedicata al bandito aggese Sebastiano Tansu, il Muto di Gallura, figura che ha ispirato l’omonimo romanzo di Enrico Costa. La fonte AlvinuRitorniamo indietro e riprendiamo la via Roma da dove la avevamo lasciata dopo aver visitato la chiesa parrocchiale di Santa Vittoria, da qui la seguiamo per circa duecentocinquanta metri verso nord e poi, dopo una curva verso est, e qui, alla destra della strada, si trova un parco alberato all’interno del quale è presente la Fonte Alvinu una delle due sorgenti di acqua potabile di Aggius, realizzata dove esisteva un abbeveratoio ed un lavatoio pubblico, e che oggi è stata trasformata in un’area verde destinata ad ospitare i visitatori. Il Cimitero di AggiusPassata la fonte Alvinu, proseguiamo lungo la via Roma per circa trecento metri, e, prima che la strada esca dall’abitato di Aggius in direzione di Palau, troviamo, alla sinistra della strada, l’ingresso del Cimitero Comunale di Aggius. Il Cimitero Comunale si sviluppa tra la via Roma e la sua prima traversa sulla sinistra, che è la via Monti Marugno. I dintorni di Aggius con la Piana dei Grandi Sassi detta anche Valle della lunaPer quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Aggius, sono stati portati alla luce i resti dei Nuraghi Monti Longu, Naracu Buttu, Nuragheddu, Paddagghju, Puzzu Canu, Sarra di Teula, tutti di tipologia indefinita. Vediamo ora i bei dintorni di Aggius, con la sua strada panoramica, le sue frazioni ed i diversi santuari che si trovano nel territorio, e con la splendida Piana dei Grandi Sassi detta anche Valle della luna, nella quale si trovano i resti del Nuraghe complesso Nuracu d’Izzana, che, pur trovandosi a breve distanza da Aggius, appartiene però all’area Comunale di Tempio Pausania. Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. In località Fraiga troviamo l’agriturismo Il Muto di GalluraDa Aggius prendiamo la SP27 in direzione di Tempio Pausania. Dopo circa un chilometro e trecentocinquanta metri dal Municipio di Aggius, circa trecentocinquanta metri dopo il cartello indicatore dell’abitato, arrivati in località Fraiga, seguendo le indicazioni prendiamo sulla destra una strada che, in centoquaranta metri, ci porta all’Agriturismo Il Muto di Gallura. Provvisto di una piscina all’aperto e della connessione Wi-Fi gratuita in tutta la struttura, l’Agriturismo Il Muto di Gallura dispone di un allevamento di animali, una produzione di latte e formaggio e camere ubicate a un chilometro da Aggius e a quindici minuti in auto da Tempio Pausania. Le sistemazioni sono climatizzate e dotate di soffitti con travi in legno a vista, pavimenti in cotto, TV e bagno privato completo di doccia, bidet e asciugacapelli. Nella sala colazioni si trova ogni mattina un buffet a base di prodotti dolci e salati, bevande calde, torte e prodotti da forno fatti in casa, formaggio e uova, mentre il ristorante propone ricette tipiche della Sardegna. Per i momenti di relax, da non perdere la vasca idromassaggio e la sauna. L’Agriturismo Il Muto di Gallura dista trentacinque minuti dalle bellissime spiagge di Isola Rossa, quaranta chilometri da Castelsardo e settanta minuti in auto da Porto Torres. |
Proseguendo arriviamo al Campo da Calcio Comunale di AggiusRitornati sulla SP27, la seguiamo per altri quattrocentocinquanta metri in direzione di Tempio Pausania, e alla destra della strada, troviamo una traversa che, in una settantina di metri, ci porta al Campo da Calcio Comunale di Aggius, che si trova in località Sirena. Il campo è in grado di ospitare circa 250 spettatori, ed in esso si svolgono le partite della squadra di calcio locale Valle della luna. La strada panoramica di Aggius ed il resegone sardoIntorno al paese si sviluppa la Strada panoramica di Aggius si tratta di un anello asfaltato che gira alle pendici di un’irta catena montuosa ad ovest dell’abitato, chiamata per la sua linea seghettata il resegone sardo che si snoda tra grandi massi di granito consentendo splendide visuali. I monti di Aggius, suggestive cime granitiche tra le quali il Monte la Croce, di 668 metri, e il Monte Sozza, di 788 metri. Sono rilievi dall’altezza modesta, ma con vette frastagliate e brulle, e dalla strada si ammira un paesaggio ancora intatto, con rigogliosi boschi di sughere, e l’intera vallata che guarda verso Tempio Pausania. La circonvallazione si prende da via Itria, poi via li Rucchetti, ed infine entrando in via Frati De Addis, che costituisce appunto la circonvallazione. Dopo circa un chilometro, all’esterno della circonvallazione si può vedere il Laghetto di Santa Degna, che è stato ottenuto sbarrando il corso di un torrente ed è stato popolato da anatre, cigni e pesci, che apprezzano le briciole lanciate dai turisti di passaggio. Prima della strada che porta a nord ovest verso la SP14, si trova, sempre all’esterno della circonvallazione, il Mulinu di Lu ’Entu, e la circonvallazione prosegue con la via Fummintina, a nord della quale, all’esterno, si trovano il Monte Pinna, il Monte Fraili, e poi il Parco Capizza. Data la crudezza del paesaggio, sulle colline nei dintorni di Aggius è stato girato il film Deguejo di Giuseppe Vari del 1965, con Jack Stuart, Josè Torres, Dan Vadis, Dick regan, Erica Blanc e Daniele Vargas. |
La frazione Bonaita con la chiesa campestre di Nostra Signora della paceUsciamo da Aggius verso nord sulla prosecuzione della via Roma, che esce dall’abitato come SP27, e, dopo meno di un chilometro e mezzo svoltiamo leggermente a sinistra sulla SP74. La seguiamo per quattro chilometri e mezzo, dopo di che svoltiamo a sinistra seguendo le indicazioni per Bonaita, e, dopo un chilometro e ottocento metri, arriviamo alla frazione Bonaita (altezza metri 516, distanza 8.1 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 65), che costituisce un borgo rurale costituito da varie abitazioni e strutture distribuite sul territorio. Proseguendo lungo la strada che ci ha portati alla frazione per trecentocinquanta metri, questa sbucca su una trasversale, preniamo verso sinistra e, dopo centotrenta metri, alla sinistra della strada si trova la chiesa campestre di Nostra Signora della pace chiamata anche chiesa della Madonna di Bonaita inaugurata nel 1948. Si tratta di una tipica chiesa campestre con campanile a vela posto su un lato, appoggiato alla struttura dell’edificio. La chiesa ha una sola navata, di non grandi dimensioni. La Festa della Madonna della pace si svolge presso questa chiesa la terza domenica di maggio. A sud ovest della frazione Bonaita, a qualche chilometro di distanza, si trova un grande Parco Eolico, che occupa, con le sue pale, ampi spazi sulle colline circostanti ed è visibile da grande distanza. Nella frazione San Filippo troviamo la chiesa campestre di Santu Filippu ossia di San Filippo ApostoloTornati sulla SP74, percorsi cinquecento metri sulla SP74, troviamo sulla sinistra della strada una deviazione, che ci porterà nella frazione San Filippo (altezza metri 485, distanza 6.9 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti). Proprio all’inizio della deviazione, si trova alla sua destra, quasi ad angolo tra le due strade, la chiesa campestre di Santu Filippu ossia di San Filippo Apostolo. Edificata nel 1948 per iniziativa della famiglia lissia-Gabella, è stata poi donata alla parrocchia nel 1967. Di dimensioni non eccessive, ha una struttura a una sola navata. Interamente in granito a vista, ha la facciata progettata dall’architetto Giovanni Andrea Cannas e un alto campanile a vela sul lato sinistro. La Festa di San Filippo si celebra la prima domenica di maggio. Entriamo nella Piana dei Grandi Sassi nota anche come Valle della luna o Moon ValleyPassata, sulla SP74, la deviazione per la località San Filippo, percorriamo ancora due chilometri, poi, dopo una curva, troviamo alla destra della strada un belvedere, dove possiamo parcheggiare e dal quale ci si presenta davanti agli occhi l’incredibile spettacolo della Piana dei Grandi Sassi più nota come Valle della luna o Moon Valley un vasto altopiano cosparso di scenografici roccioni granitici che deve il suo nome alle caratteristiche uniche del suo paesaggio. Si tratta di un paesaggio lunare, appunto, con una scarsa vegetazione costituita da pochi alberi di leccio isolati e qualche quercia da sughero, costellato da grandi massi erratici di granito isolati o raggruppati, alcuni dei quali assumono strane forme levigate dagli agenti atmosferici. La piana è ricca di tafoni, rocce granitiche scavate dagli agenti atmosferici e utilizzate come ripari naturali in epoca preistorica. Uno scenario nel quale anche le pale dei generatori del parco Eolico, che sorgono sulle colline, a sud ovest della frazione Bonaita, sembrano confondersi con il fascino del paesaggio. Nella Piana dei Grandi Sassi si trovano, verso l’estremità occidentale, a nord della frazione Bonaita, alla sinistra della SP74, prima di arrivare al belvedere, i complessi montuosi denominati Monti Longu e Monti Cultu. Ai limiti della Piana dei Grandi Sassi si trovano i resti del Nuraghe Nuracu d’Izzana che appartiene però al territorio di Tempio PausaniaAi limiti della Piana dei Grandi Sassi, in territorio di Aggius, si trova il Nuraghe denominato Nuracu complesso d’Izzana che pur essendo a breve distanza da Aggius, appartiene però al territorio Comunale di Tempio Pausania. Si tratta di uno dei meglio conservati della Gallura, interamente in granito. Ci si può accedere direttamente dalla piana attraverso una strada sterrata che si prende verso destra poco dopo il belvedere, ma non è semplice per la mancanza di segnaletica. Per raggiungerlo è più semplice, usciti da Aggius sulla SP74, dopo circa due chilometri e cento metri svoltiamo a destra in una strada bianca. La seguiamo per un chilometro e duecento metri, poi prendiamo ancora a destra in un viottolo accidentato che attraversa diversi terreni a pascolo e che, dopo un altro chilometro e trecento metri, ci porta a poca distanza dal Nuraghe. È un Nuraghe complesso di tipo misto, in quanto abbina le caratteristiche dei Nuraghi a corridoio, con quelle dei Nuraghi a tholos. Le differenze costruttive indicano evoluzioni successive della costruzione iniziale. Ha pianta triangolare leggermente oblunga con gli angoli smussati, con due ingressi. Dal principale a sud ovest si accede ad un corridoio, mentre un secondo ingresso è situato nella parete sud est, e dal vano scala diparte da una nicchia e porta a diversi ambienti su un livello superiore. La camera centrale, con copertura a tholos, è ben conservata e da essa si accedeva con corridoi interni alle camere laterali, situate a diverse altezze da terra. La chiesa campestre di San Pietro de Rudas ossia di San Pietro ApostoloTornati sulla SP14, dopo il belvedere passiamo la strada sterrata sulla destra che ci ha portati all’interno della Piana dei Grandi Sassi, e proseguiamo per altri seicentocinquanta metri, e la strada provinciale svolta a sinistra, mentre a destra parte la strada che porta in località Scupetu. Prima di prendere questa strada, troviamo sulla destra la chiesa campestre di San Pietro de Rudas ossia di San Pietro Apostolo che prende il nome da quello di un possidente del posto, Pietro Rudas, che la ha fatta costruire nel 1803 sui resti di un’altra chiesa medioevale. La forma attuale è quella tipica delle Chiese campestri, e la struttura a capanna ricopre ed amplia i resti della chiesa più antica, di cui rimane murata l’abside. L’interno ha una sola navata suddivisa in quattro campate da tre archi. Nell’altare a muro, in una nicchia impreziosita da due colonnine, è collocata la statua di San Giacomo di moderna fattura, mentre quella antica in legno policromo è custodita ad Aggius nella chiesa parrocchiale. L’edificio presenta unico ingresso forntale con gradini di accesso sul pavimento ribassato. esternamente, sul lato destro è addossato l’antico pultigali, ovvero il loggiato, restaurato nel 1971, con la perdita dell’originario incannucciato che componeva il soffitto sostenuto da travetti in ginepro. Il muro del lato opposto è sorretto da due contrafforti che si trovano in corrispondenza delle arcate interne, mentre sulla cuspide della facciata, intonacata di bianco come il resto della struttura, si erge il minuscolo e tozzo campanile a vela con modesta croce in metallo. All’esterno il campanile a vela sulla facciata contiene una campana donata da un fedele di Trinità d’Agultu che l’aveva recuperata da una nave tedesca affondata dai partigiani nel 1944. Presso questa chiesa il 29 giugno si celebra la Festa di San Pietro e Paolo, che prevede anche l’offerta di un pranzo a tutti i partecipanti, che viene preceduta la sera precedente quando vicino a questa chiesa si tiene una cena fantastica a base di trippa. Nelle immediate vicinanze della chiesa si possono vedere i ruderi del Vecchio Cimitero del quale sono ancora oggi in opera gli elevati delle murature esterne. La chiesa campestre di Santu Iaccu o di Santu ’Jagu detta di San Giacomo di Pitrischeddu o di San Giacomo MaggioreContinuiamo sulla strada che ci ha portati il località Scupetu, e dopo quattro chilometri e duecento metri, in località Pitrischeddu, arriviamo a un incrocio, dove prendiamo la deviazione sulla destra. La seguiamo per seicentocinquanta metri, e, dopo una curva a destra, vediamo alla sinistra della strada la chiesa. La chiesa campestre di Santu Iaccu o di Santu ’Jagu detta anche di San Giacomo di Pitrischeddu o di San Giacomo Maggiore pur trovandosi in territorio di Tempio Pausania, dal punto di vista ecclesiastico dipende dalla parrocchia di Aggius, dato che gli aggesi sono per la quasi totalità sia i proprietari del territorio circostante, sia i soci della suprastantìa. Costruita nel 1820 ma sicuramente più antica, in quanto nel settecento, nelle immediate adiacenze, era già stato edificato un recinto cimiteriale non più in uso e che risale al settecento. All’interno ha una sola navata divisa in tre campate da due archi a tutto sesto di granito a vista che sostengono la copertura in legno a doppio spiovente. Nell’altare a muro, in una nicchia impreziosita da due colonnine, è collocata la statua di San Giacomo di moderna fattura, mentre quella antica in legno policromo è custodita ad Aggius nella chiesa parrocchiale. esternamente l’edificio ha la forma tipica degli stazzi, con solo la presenza sulla facciata, intonacata di bianco come il resto della struttura, di un minuscolo e tozzo campanile a vela, con una modesta croce in metallo. Sul lato destro è addossato l’antico Pultigali, ossia il loggiato, restaurato nel 1971, con la perdita dell’originario incannucciato che componeva il soffitto sostenuto da travetti in ginepro. Il muro del lato opposto è sorretto da due contrafforti che si trovano in corrispondenza delle arcate interne. Nei pressi della chiesa si trova un locale, addossato longitudinalmente alla chiesa, che viene utilizzato come cucina il giorno della Festa di San Giacomo Apostolo, che si svolge presso questa chiesa ogni anno il 25 luglio. Nei pressi della chiesa di San Giacomo Apostolo, alla sua destra immerso nella vegetazione, si trova il Campusantu di Santu ’Jagu ossia il Cimitero di San Giacomo un Cimitero ormai in disuso da anni. La chiesa campestre di Santu lusunu o di San Lussorio MartireTorniamo indietro sulla SP14, che riprendiamo in direzione ovest verso Trinità d’Agultu e Vignola, e, dopo poco più di due chilometri dall’incorcio con quella che ci ha portato in località Scupetu, all’altezza del ponte sul rio di Feminaltu, una deviazione sulla sinistra segnalata da un apposito cartello ci porta, dopo due chilometri di una strada rurale, sulla collina di San Lussorio, in località Pala di Monti.In questa località si trova la chiesa campestre di Santu lusunu o di San Lussorio Martire realizzata nel diciottesimo secolo. Si tratta di una semplice chiesa campestre a pianta rettangolare, con due ingressi, senza presbiterio, che solo la presenza di una piccola croce in granito distingue da una normale abitazione di campagna. All’interno una unica navata, con tre campate delimitate da due archi. Nel piazzale antistante vi sono i locali utilizzati per il giorno della Festa di San Lussorio, che si svolge il 21 agosto. Passata la frazione Cantoniera luncu proseguiamo verso Trinità d’Agultu e VignolaProseguendo per ancora seicento metri sulla SP14, raggiungiamo l’ultima località che si trova lungo questa strada nel’area Comunale di Aggius, che è la frazione Cantoniera Juncu (altezza metri 378, distanza 12 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), una casa cantoniera ormai dismessa. Riprendiamo la SP74 che prosegue in un paesaggio eccezionale, tra boschi ed alte montagne granitiche, fino a portarci in direzione di Trinità d’Agultu e Vignola e quindi sulla costa occidentale all’altezza di Isola Rossa, località delle quali parleremo più avanti in un’altra tappa del nostro viaggio. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio ritorniamo a Tempio Pausania, da dove ci recheremo a visitare Bortigiadas con il centro abitato, i suoi dintorni ed i suoi siti archeologici, tra i quali la domus de janas di Tisiennari. |