Bortigiadas che visiteremo con i suoi dintorni ed i suoi siti archeologici tra i quali la domus de janas di Tisiennari
In questa tappa del nostro viaggio ritorniamo a Tempio Pausania, da dove ci recheremo a visitare il paese chiamato Bortigiadas con il centro abitato, i suoi dintorni ed i suoi siti archeologici, tra i quali la domus de janas di Tisiennari. La regione storica della GalluraLa regione storica della Gallura (nome in gallurese Gaddùra, in lingua sarda Caddùra) occupa l’estremità nord orientale dell’Isola, delimitata a sud dal massiccio granitico del Monte limbara, a sud ovest dal corso inferiore del fiume Coghinas, a sud est dal monte Nieddu nei comuni di San Teodoro e Budoni. È stata, nell’alto periodo medioevale, uno dei quattro giudicali sardi. Principale risorsa economica di questa regione è il turismo, sviluppatosi a seguito della realizzazione del famoso insediamento turistico dell’area del Consorzio Costa Smeralda, oltre all’industria del sughero e del granito, nelle quali ha raggiunto primati a livello internazionale. I comuni che ne fanno parte sono Aggius, Aglientu, Arzachena, Badesi, Bortigiadas, Calangianus, Golfo Aranci, la Maddalena, Loiri Porto San Paolo, Luogosanto, Luras, Olbia, Palau, Sant’Antonio di Gallura, Santa Teresa Gallura, San Teodoro, Telti, Tempio Pausania, Trinità d’Agultu e Vignola, Viddalba. In Gallura si parla il Gallurese, che è di ceppo toscano ed ha forti analogie con il còrso, è infatti molto simile al dialetto parlato nel distrello di Sarlene nel sud della Corsica, ma conserva alcuni influssi derivanti dal logudorese, che era parlato nel territorio antecedentemente, durante il periodo giudicale. In viaggio verso BortigiadasTornati a Tempio Pausania, usciamo dall’abitato prendendo verso ovest la SS127 Settentrionale Sarda in direzione di Perfugas, dalla quale si discosta la SP35 che ci porterà al paese chiamato Bortigiadas. La frazione Bortigiadas denominata la FumosaPercorsi circa quattro chilometri sulla SS127, troviamo una deviazione sulla sinistra che, in quattrocento metri, ci porta alla frazione la Fumosa (altezza metri 298, distanza 5.1 chilometri da Bortigiadas sul livello del mare, abitanti circa 13), una frazione Bortigiadas. La Stazione ferroviaria di BortigiadasSuperata la frazione la Fumosa, dopo circa un chilometro e trecento metri svoltiamo leggermente a destra e prendiamo la SP35, chiamata anche strada Bortigiadas-Fumosa, che ci porterà fino a Bortigiadas. Percorsi circa ottocento metri su questa strada provinciale, troviamo una deviazione sulla sinistra, ossia una breve strada che, in una cinquantina di metri, ci porta alla Stazione ferroviaria di Bortigiadas, alla quale il treno arriva da Perfugas e Coghinas, dopo la fermata di Scala Ruia. Il fabbricato viaggiatori, con doppio ingresso sulla facciata rivolta verso i binari, si presenta al momento chiuso ed inaccessibile, anche se in buone condizioni, e verso l’uscita si trova il piccolo edificio delle ritirate. Proseguiamo in direzione di BortigiadasRitornati sulla SP35, dopo circa due chilometri arriviamo nell’abitato di Bortigiadas. Dal Municipio di Tempio Pausania a quello di Bortigiadas si percorrono 8.7 chilometri. Il comune chiamato BortigiadasIl comune chiamato Bortigiadas (nome in lingua sarda Boltizadas, nome gallurese Bultigghjata, altezza metri 479 sul livello del mare, abitanti 729 al 31 dicembre 2021) è un piccolo borgo nato sull’antica strada romana che collegava Olbia a Tibula, cittadina vicina a Santa Teresa di Gallura, passando per Tempio Pausania. Situato nella parte centrale della Provincia di Sassari, è facilmente raggiungibile dalla SS127, posta a soli tre chilometri dall’abitato, ma i suoi abitanti vivono solo in parte nel capoluogo, mentre molti vivono nelle sua numerose frazioni. Il suo territorio ha un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, che vanno da un minimo di 6 a un massimo di 911 metri sul livello del mare. Posto al confine della sponda del fiume Coghinas, si presenta interessante sotto l’aspetto geologico e archeologico, e può essere infatti diviso in due aree ben distinte. La zona orientale, intorno all’abitato, è un’area montana. La zona occidentale, invece, è pianeggiante, e corrisponde grosso modo alla località di Tisiennari, che è l’area di maggiore interesse. Origine del nomeLa sua denominazione, attestata sino dal 1341, potrebbe essere strettamente collegata all’antica frase Cortic(u)lata, che ha il significato di sughereto. Secondo un’altra interpretazione, il nome del paese Bortigiadas potrebbe venire interpretato come un termine militare, derivante dall’espressione latina Porticum Addas, ossia aggiungere una tettoia in legno al terrapieno ricavato su un terreno accidentato. La sua economiaL’economia di Bortigiadas è basata soprattutto sull’agricoltura, su una modesta produzione industriale e sul turismo. Il settore primario, che rappresenta un’importante voce dell’economia del posto, è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, viti, ulivi, agrumi e frutta e con l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria è modesta, ed i comparti di maggiore produttività sono quelli estrattivo, edile e dei materiali da costruzione. A livello artigianale si producono squisiti formaggi. Il terziario è costituito da una discreta rete commerciale. Dal punto di vista turistico, è molto interessante tra l’altro il Museo Mineralogico, contenente numerosi pezzi di grande pregio. Il bel paesaggio che la circonda, la possibilità di visitare gli interessanti Nuraghi e di effettuare delle piacevoli escursioni verso i vicini monti Tamburu e Salici, nonché verso la freschissima sorgente sita in località Giovanni Mulaglia, costituiscono una ragione sufficiente per attirare sul posto un discreto numero di visitatori. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Oggi a Bortigiadas si parla il Gallurese, ma fino alla metà del novecento vi veniva prevalentemente parlato il sardo logudorese, di cui costituiva una appendice linguistica nella Gallura, tanto che si trattava di un logudorese fortemente inquinato dal dialetto gallurese. Brevi cenni storiciDiversi resti testimoniano la presenza umana nella zona già nel periodo preistorico. Nel territorio di Tisiennari sono state trovate le testimonianze di frequentazione dell’uomo risalenti al Neolitico recente, ed alcune domus de janas testimoniano la presenza di piccoli gruppi stanziati sulla sponda destra del fiume Coghinas. In epoca romana il territorio dovette assumere una certa importanza per la presenza dell’antico abitato di Erucium o Ericium, situato forse nei pressi dell’attuale Bortigiadas. Ed anche per il fatto che proprio da questa zona, a Tisiennari, le strade che collegavano l’alta Gallura con l’asse centrale, superavano il fiume Coghinas in uno o più punti. Ma della frequentazione della zona in epoca romana non esistono, al momento, testimonianze dirette. Il nome del paese si incontra per la prima volta in periodo giudicale, in documenti del quattordicesimo secolo che la citano col nome di Orticlada, e che si riferiscono a un centro appartenente alla diocesi di Civita, oggi Olbia. In epoca medievale appartiene al Giudicato di Gallura e, con la morte di Nino Visconti, viene inglobata nei possedimenti di Pisa. L’anno 1326 è testimone del suo passaggio agli Aragonesi, ai quali venne tolta, per un breve periodo, dalla giudicessa Eleonora d’Arborea. Nel periodo aragonese, si ha notizia dell’infeudazione a Guglielmo di Podio, tanto che, secondo diverse fonti storiche, nel 1358 una parte della Gallura interna apparteneva a questo signore. Successivamente, altri documenti custoditi presso l’archivio della Corona d’Aragona a Barcellona, la citano con il nome Gortiglaca o Bortiglassa, e la denominazione attuale è attestata, per la prima volta, in un documento spagnolo del 1779. Nel diciottesimo secolo diviene feudo dei Marchesi Fadriguez Fernandez, i quali mantengono il titolo di feudatari fino a quando non viene abolita la feudalità. Passata sotto il dominio dei Savoia, l’isolamento rimane una delle principali caratteristiche del suo territorio. Come molti altri comuni sardi viene caratterizzata dal particolare fenomeno del banditismo legato alle faide, vere e proprie guerre tra famiglie. Il forte sentimento di vendetta degli antichi abitanti della Gallura sfocia, infatti, nell’uccisione di chi aveva commesso lo sgarbo. Nel 1938 scrive Il Giornale d’Italia: Messo a cavaliere di una distesa vallata, ricca di terreni fertili e produttivi, difetta in modo assoluto di vita dinamica; e ciò si deve alla mancanza di mezzi di trasporto e di comunicazioni poco confacenti alla sua posizione e di cui godono altri paesi. Successivamente, nell’Italia repubblicana, alla fine degli anni ’50 e ai primi degli anni ’60 si è assistito al suo spopolamento, con l’emigrazione verso il nord Italia e verso Paesi esteri, e quindi con una forte riduzione del numero di abitanti. Il comune di Bortigiadas nel 2001, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene trasferito dalla Provincia di Sassari nella nuova Provincia di Olbia e Tempio Pausania, per poi tornare nel 2016, dopo l’abolizione di questa nuova provincia, nella Provincia di Sassari. Sagre e feste che si svolgono a BortigiadasA Bortigiadas è attivo, tra gli altri, il Gruppo Folk Bortigiadas, nelle cui esibizioni è possibile ammirare il costume caratteristico delle donne e degli uomini di Borgiadas. Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono a Bortigiadas, vanno citati il lunedì dell’Angelo, si svolge la Festa di San Rocco nella frazione Scala Ruja; il giorno della Pentecoste nella parrocchiale di Tisiennari si celebra la Festa dello Spirito Santo; a maggio si celebra la Festa patronale di San Pancrazio; la fine della prina settimana di luglio a Figaruia, si svolge la Festa di Santa Lucia; il 13 agosto si svolge la Festa della Birra ed a fine agosto il Festival di chitarra Onde Sonore; il 16 agosto si ripete la Festa di San Rocco nella frazione Scala Ruja; l’ultima domenica di settembre si celebra nuovamente la Festa patronale di San Pancrazio; il 6 dicembre viene celebrata la Festa di San Nicola. La Festa della BirraUn gruppo di giovani di Bortigiadas nel 1994, ha dato vita alla prima Festa della Birra, ispirandosi all’October Fest che si tiene ogni anno a Monaco. La Festa è diventata un’appuntamento fisso dell’estate gallurese, e si svolge il 13 agosto nella pineta di San Pancrazio, a circa un chilometro dal paese sulla strada che porta a Valledoria. Il festival di chitarra Onde SonoreA fine agosto si celebra il Festival di chitarra Onde Sonore una serata all’insegna della musica d’autore che costituisce dal 2003 un appuntamento musicale assolutamente unico. Visita del centro dei BortigiadasL’abitato, circondato dal verde Lussureggiante dei lecci, non mostra segni di espansione edilizia, ed ha un andamento altimetrico tipico collinare. Si tratta di un abitato molto piccolo, dato che gran parte della popolazione vive nelle sua numerose frazioni sparse sul territorio. Il centro abitato è caratterizzato da strette stradine arricchite da piante di arance e mandarini che colorano il paese. Nel centro si trovano molte abitazioni realizzate in blocchi di granito. Entrando nel centro abitato, la SP35 diventa viale Trieste. Il Museo MineralogicoEntriamo nel paese e, quattrocento metri dopo il cartello indicatore dell’abitato, sulla strada principale del paese, in viale Trieste al civico numero 30, accanto alla Biblioteca Comunale e alle scuole, troviamo il Museo Mineralogico. Sorto nel 1984 da una donazione del collezionista Giuseppe Tanca, dopo un breve periodo di apertura, viene chiuso per circa un decennio, sino al 1996, quando la struttura museale viene riaperta. Accresciuto in seguito alle donazioni di altri collezionisti, in esso sono esposte oltre 700 specie di minerali, che interessano innanzitutto il territorio di Bortigiadas e dei comuni limitrofi, ma comprende anche pezzi di altre zone della Sardegna, come quelli del Sulcis Iglesiente. Il Municipio di BortigiadasRiprendiamo il viale Trieste e proseguiamo verso ovest. Dopo poco meno di duecento metri, prendiamo a destra la via Dante Alighieri, dove, dopo una trentina di metri, sulla destra della strada, al civico numero 13, si trova l’edificio che ospita il Municipio di Bortigiadas, con la sua sede ed i suoi uffici. La chiesa della Madonna del CarmeloProseguendo, la via Dante Alighieri, dopo una cinquantina di metri, sbocca su via Giovanni Maria Angioy. Prima di prenderla verso sinistra, troviamo sulla destra un breve tratto di strada piastrellato, e, sulla destra, si trova la facciata della chiesa della Madonna del Carmelo. Su questa strada, nel centro del paese, si trova il piccolo edificio del diciottesimo secolo dallo stile tipicamente gallurese, costruito in conci di granito a vista. L’interno ha una sola navata ed è intonacato e dipinto di bianco, tranne la parete di fondo e un arco a tutto sesto in granito che divide la navata in due parti, e sulla parete, in posizione centrale, si trova una nicchia con la statua della titolare. All’esterno la struttura della chiesa ed oratorio è privo di campanile, ma ha una piccola croce sulla sommità, e nella facciata, al di sopra del portone di ingresso, si trova un’elegante bifora. Interdetta nel 1945 perché minacciava di cadere in rovina, è stata restaurata nel 1988 nelle sue strutture murarie, anche se la statua settecentesca in legno della titolare giace ancora oggi in un magazzino. Il Cimitero di BortigiadasProseguendo lungo la via Giovanni Maria Angioy, dopo una cinquantina di metri questa sbocca sul viale Trieste, che seguiamo per appena una diecina di metri, poi prendiamo una traversa sulla sinistra. La strada ci porta, in circa cinquanta metri, all’ingresso del Cimitero di Bortigiadas, che si trova alla sinistra della strada. La chiesa parrocchiale di San Nicola da BariRitornati sul viale Trieste, lo riprendiamo all’indietro, e riprendiamo, dopo una cinquantina di metri, verso sinistra la via Giovanni Maria Angioy. La seguiamo per un centinaio di metri ripassando davanti alloratorio della Madonna del Carmelo, svoltiamo poi a sinistra verso il centro in via Ennio Porrino, dopo una sessantina di metri di nuovo a sinistra su via Simone Cossu, e, dopo una cinquantina di metri, a sinistra in una strada che fiancheggia la chiesa e che, in una sessantina di metri, ci porta in piazza San Nicola. In questa piazza si trova la chiesa parrocchiale di San Nicola di Bari edificata nel 1607. Costruita con conci in granito a vista che le danno una sensazione di robustezza. L’interno è a navata unica, coperta da una volta a botte, suddivisa in tre campate sulle quali si affacciano altrettante cappelle per lato, ed ha un presbiterio quadrangolare chiuso in fondo da un’abside emiciclica. All’interno la volta a botte è sostenuta da tre arcate, e vetrate artistiche decorano le finestre. Conserva un quadro detto San Nicola e San lucifero difensori della divina Maternità, della fine del seicento, recentemente restaurato. La facciata, affacciata sulla piazzetta, è segnata al centro da quattro paraste, terminantisu un’ampia trabeazione con un timpano, al centro del quale è una nicchia col simulacro del titolare. Nei tre specchi centrali si aprono altrettante porte, delle quali quella centrale timpanata e sormontata da un finestrone centinato. Sul retro si trova la torre campanaria, posizionata accanto all’abside. Il 6 dicembre viene celebrata la Festa di San Nicola, che non è, però, il Santo patrono di Bortigiadas, titolo che viene riservato a San Pancrazio. L’oratorio della Santa CroceRipresa la strada che si trova alla destra della parrocchiale, troviamo subito, sulla sua destra, una breve scalinata che ci porta davanti alla chiesa ed oratorio della Santa Croce che è adiacente la parrocchiale di San Nicola. La chiesa è stata edificata interamente in blocchi regolari di granito nel diciottesimo secolo, ed è stata restaurata nel 1980. L’interno è a navata unica coperta da un tetto a due falde in cemento armato, con nell’altare un grandioso Crocifisso databile al secondo quarto del diciassettesimo secolo, forse realizzato da qualche artista vicino a Gregorio Fernàndez. La facciata in granito a vista è dotata di ampio portale lunettato sormontato da una grande trifora sul portone d’ingresso, con al centro un timpano, con la forma a capanna, costituito da tre archi, in cui nel centrale vi è una grande croce litica e in quelli laterali vi sono le campane. Anche se la prima notizia relativa alla Confraternita della Santa Croce, una delle più antiche della Gallura i cui partecipanti indossavano un saio bianco con il cappuccio, risale al settecento, dopo quaranta anni nei quali non era più operativa, è stata ricostituita nel 2012. L’attuale oratorio è frutto di un integrale rifacimento realizzato tra il 1955 e il 1960, effettuato grazie alla vendita di un terreno di proprietà della stessa Confraternita e ad altri finanziamenti, mentre il tetto, a seguito di un crollo, è stato ricostruito nel 1981. Visita dei dintorni di BortigiadasVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Bortigiadas, sono stati portati alla luce i resti dell’importante domus de janas di Tisiennari; della Tomba di giganti San Pancrazio; ed anche dei Nuraghi Antonazzu, Cuada, la Tanchitta, li Paulisi, Lu Cantareddu, Lu Nurache, Middinu, monte Dius, punta Capraia, punta Castello, punta Nuraghe, San Pancrazio, Santu Lussurgiu, Serra Sa linna, Vena longa, tutti di tipologia indefinita. Da Bortigiadas verso nord est troviamo i pochi ruderi della chiesa di Santu Lussurgiu ossia di San LussorioDal centro di Bortigiadas prendiamo via Giovanni Maria Spano e la seguiamo fino alla via Santa Lucia, che esce dall’abitato in direzione nord est. Percorsa per una settantina di metri, arriviamo a un bivio, dove prendiamo a sinistra la via Capitano Oggiano, una strada che sale verso nord est. La seguiamo per un chilometro e seicento metri, passiamo il punto nel quale si immette una strada da sinistra, e, una novantina di metri più avanti, troviamo sulla destra della strada i pochi Ruderi della chiesa di Santu Lussurgiu ossia della chiesa di San Lussorio Martire sardo. La chiesa è stata citata nell’ottocento da Vittorio Angius, assieme all’altra chiesa di San Michele, che si trovava allora vicina ad essa, ed attualmente è in condizioni di forte degrado. restano in piedi solo poche parti della struttura muraria esterna, in mezzo a folti cespugli di rovi. I ruderi della chiesa di Santa LuciaSeguendo, invece, la via Santa Lucia al bivio verso destra, la strada esce dall’abitato verso est. La percorriamo per circa seicento metri dopo il bivio, e troviamo, una deviazione sulla sinistra della strada, che, in un centinaio di metri, ci porta ai Ruderi della chiesa di Santa Lucia una antica chiesa risalente al tredicesimo secolo, che, ridotta allo stato di rudere, è stata di recente sottoposta ad un intervento di restauro conservativo. Dal restauro si ricava che la chiesa era costituita da due navate parallele. Secondo la tradizione popolare, sarebbe stata una residenza di monaci. Da Bortigiadas verso sud troviamo la chiesa campestre di San Antonio di Lu Fogu ossia di Sant’Antonio AbateDal paese, su viale Trieste, nome che assume la SP35 all’interno del paese, di fronte al civico numero 76, prendiamo una deviazione sulla destra. La seguiamo per un centinaio di metri ed arriviamo a un bivio, dove prendiamo verso destra, dopo un’altra sessantina di metri al bivio successivo prendiamo ancora a destra la strada che esce dal paese verso sud. La seguiamo per settecentocinquanta metri, poi prendiamo una breve deviazione sulla sinistra, che, in una sessantina di metri, ci porta alla chiesa campestre di San Antonio di Lu Fogu ossia chiesa di Sant’Antonio Abate che si trova alla sinistra della strada. La chiesa, che è stata costruita nel diciottesimo secolo, è stata restaurata nel 2008 dopo che, nell’estate del 1881, un furioso incendio ne aveva distrutto il tetto e l’altare, compresa la statua in legno di Sant’Antonio, lasciando in piedi solo i muri perimetrali ed i due archi in granito. La chiesa di Santu Roccu ossia di San Rocco nella frazione Bortigiadas denominata Scala RujaSuperata la deviazione per la chiesa campestre di San Antonio di Lu Fogu, proseguiamo verso sud e, dopo trecento metri, prendiamo verso destra. Proseguiamo per due chilometri e trecento metri, passiamo sotto la SS127, e la sterrata sbocca su una trasversale asfaltata, che prendiamo verso destra. Percorsa per settecentocinquanta metri la strada si immette della SS127 Settentrionale Sardache seguiamo per quattro chilometri e trecento metri. Qui arriviamo a vedere alla destra della strada un sentiero ci porta alla chiesa di Santu Roccu ossia di San Rocco in Scala Ruja, una chiesa campestre con la struttura architettonica tipica delle Chiese galluresi, il cui impianto architettonico risale al diciottesimo secolo, forse edificata su un impianto precedente. La chiesa dipende dalla parrocchia dello Spirito Santo di Tisiennari, che descriveremo più avanti. La Festa di San Rocco si celebra il lunedì dell’Angelo, e si ripete il 16 agosto in occasione della celebrazione del Santo, con la celebrazione della messa, l’offerta del pranzo a tutti i partecipanti, e seguono varie manifestazioni correlate. Nell’ottocento, l’abate Vittorio Angius descriveva la chiesa e la sua Festa con queste parole: Bella Chiesuola entro un boschetto di lecci, soveri e lentischi, in cui si fa una Festa popolare con pubblico gratuito pranzo agli accorrenti. seicento metri più avanti sulla SS127, una deviazione sulla destra ci porta in poco più di duecento metri alla frazione Scala Ruja o Scala Ruia (altezza metri 90, distanza 14 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 17), una frazione Bortigiadas che si sviluppa con le sue abitazioni a destra della strada statale, e si trova nei pressi del fiume Coghinas, sulla sua sponda gallurese. Abbiamo raggiunto la frazione Scala Ruja attraverso una strada sterrata, mentre sarebbe stato molto più semplice arrivarci dalla frazione La Fumosa, da dove si sarebbe potuto prendere direttamente la SS127 Settentrionale Sarda verso sud ovest, e che ci avrebbe portati a Scala Ruja in poco meno di undici chilometri. Uscendo da Bortigiadas verso ovest arriviamo alla chiesa campestre di la Trinitai ossia della Santissima TrinitàRitornati a Bortigiadas, da viale Trieste usciamo verso ovest lungo la SP35 in direzione di Viddalba. Percorso quasi un chilometro e mezzo, alla destra della strada si può vedere la chiesa campestre di la Trinitai ossia della Santissima Trinità. La chiesa è stata edificata nel settecento, in conci di granito a vista, e nel 2015 alla piccola chiesa campestre, quasi dimenticata dalla comunità di Bortigiadas, in un intervento di ripristino è stato rifatto il tetto e sono stati consolidati i muri perimetrali, in modo da farla tornare aperta al culto. Il Campo da Calcio di Bortigiadas e dietro di esso la chiesa campestre di Santu Brancazzu ossia di San PancrazioOassata la chiesa della Santissima Trinità, circa centocinquanta metri più avanti, dopo averlo costeggiato, la strada ci conduce all’ingresso del Campo da Calcio di Bortigiadas, lo stadio Comunale che si trova lungo la SP35 che conduce da Bortigiadas in direzione di Viddalba. Il campo è in grado di ospitare 200 spettatori, ed in esso si svolgono le partite della squadra di calcio locale CSI Bortigiadas. Immediatamente dietro al Campo Sportivo, si trova la chiesa campestre di Santu Brancazzu ossia di San Pancrazio. Ci si arriva con una strada che fiancheggia il Campo Sportivo sulla destra, e, dopo 150 metri, arriva proprio dietro ad esso. Il primo impianto dell’edificio è cinquecentesco, ma la forma attuale è il risultato di una ristrutturazione del 1970. La facciata a capanna è stata intonacata lasciando però in evidenza i conci in granito grigio e nero che segnano i muri laterali. Sulla facciata è presente un oculo sul portale. Il Santo Patrono di Bortigiadas viene festeggiato due volte nel corso dell’anno con la Festa di San Pancrazio, le prime celebrazioni si svolgono a maggio nell’omonima piccola chiesa che si trova lungo la strada per Viddalba a breve distanza dal paese, mentre l’ultima settima di settembre ha luogo una Festa campestre con degustazione di dolci, vino e pietanze particolari. Nell’ottocento, l’abate Vittorio Angius scriveva di una Festa di molto concorso si celebra in onor di S. Brancazio nella sua chiesa, posta sulla cima del monte presso ad una copiosa fonte. Da allora le cose non sono cambiate, la chiesa è sempre lì con la sua fonte, nei pressi del Campo Sportivo di Bortigiadas. La frazione Lu FalzuDopo aver visitato il Campo Sportivo di Bortigiadas, proseguiamo per circa tre chilometri e mezzo sulla SP35 verso ovest, poi prendiamo una strada sulla destra della provinciale che ci porta, dopo cinquecento metri, alla frazione Lu Falzu (altezza metri 520, distanza 5 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 39). La frazione Figaruia con la chiesa di Santa LuciaDa Lu Falzu torniamo sulla SP35 che seguiamo per due chilometri e trecento metri, poi svoltiamo in una deviazione sulla destra e, dopo circa cinquecento metri, arriviamo alla frazione Figaruia o Figa Ruja (altezza metri 411, distanza 6.7 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 45). Appena presa la deviazione per arrivare alla frazione, nella periferia orientale dell’abitato, alla destra della strada si trova la chiesa di Santa Lucia in Figaruja una chiesa campestre costruita nel 1980. La fine della prima settimana di luglio a Figaruia, presso la chiesa di Santa Lucia, si svolge la Festa di Santa Lucia, con i festeggiamenti in onore della Santa che si svolgono nella frazione, dove si celebra la messa, alla quale seguono varie manifestazioni che variano a seconda del programma annuale. La frazione li Paulis ed una deviazione sulla vetta del monte SaliciDa Figaruia torniamo sulla SP35 che seguiamo per circa due chilometri, poi svoltiamo a destra seguendo le indicazioni, e, dopo quattrocento metri, arriviamo all’interno della frazione li Paulis (altezza metri 368, distanza 8.5 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 39), che si sviluppa lungo la strada che fiancheggia la provinciale apparentemente tornando indietro. Quando abbiamo deviato a destra pe raggiungere la frazione Li Paulis, prendiamo la strada sterrata sulla sinistra che ci porta, tra le montagne, in direzione della frazione Viddalba chiamata L’Avru, e, dopo poco più di sette chilometri, con una deviazione sulla destra, in circa quattro chilometri arriviamo alla base della Punta Salici ossia la vetta del monte Salici, di 911 metri, di notevole bellezza, che con la sua abbondante vegetazione composta da macchia mediterranea e da boschi fitti di sughere e lecci, riserva punti panoramici che spaziano fino all’orizzonte, dai quali nelle giornate più limpide si può godere di un panorama che va dal mare al Lago del Coghinas. Siamo all’interno del Grande parco eolico di Aggius, che abbiamo già descritto. Il forte maestrale che soffia da nord ovest ha modellato nei secoli le rocce, creando meravigliose sculture di pietra. La frazione Gjuanni Moru o Giovanni Moro con la sua cappellaDa dove avevamo lasciato la SP35 per prendere la deviazione che ci ha portato alla frazione Li Paulis, proseguiamo sulla SP35 per un chilometro e quattrocento metri, dove svoltiamo leggermente a destra e, dopo duecento metri, arriviamo alla frazione Gjuanni Moru o Giovanni Moro (altezza metri 325, distanza 9.9 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 25). Nella piccola frazione Si trova una bella cappella, abbastanza piccola, che viene chiamata appunto Cappella della località Gjuanni Moru. Nel suo interno abbastanza angusto, si trova un altarino a mensa, sulla parete di fondo una nicchia centrale dove è collocata la statua di San Giovanni Evangelista, mentre ai suoi lati, altre due nicchie contengono i simulacri di Sant’Antonio da Padova e della Madonna di lourdes. Una deviazione verso nord ovest per raggiungere la frazione GiuncanaDalla frazione Giovanni Moro torniamo sulla SP35, che seguiamo superando la deviazione sulla sinistra per Lu torrinu, che prenderemo più avanti. Proseguendo, dopo poco più di quattro chilometri, seguendo le indicazioni, prendiamo a destra, ed in poche centinaia di metri arriviamo alla frazione Giuncana (altezza metri 292, distanza 14.7 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti). A sud di Giuncana si eleva il Monte Ruiu, che la separa dalla frazione Scupaggiu, alla quale arriveremo più avanti. Un poco più a sud troviamo la frazione Lu TorrinuDa Giuncana torniamo sulla SP35, che seguiamo tornando indietro per quasi due chilometri, qui troviamo la deviazione sulla destra, che, in tre chilometri e Trecento metru, ci porta, con una breve deviazione sulla destra di solo un centinaio di metri, alla frazione Lu Torrinu (altezza metri 93, distanza 14.9 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 22). Verso ovest la domus de janas di Tisiennari e il Nuraghe Lu NuracheSuperata la frazione Lu torrinu, lungo la strada che la collega con la frazione Mastruiagu, dopo seicentocinquanta metri svoltiamo a sinistra sulla strada che ci portererebbe alla frazione Scupaggiu, alla quale arriveremo più avanti. Ci troviamo nella località Tisiennari, nome che assume tutta la zona nella quale sono comprese anche le altre frazioni a sud di Lu torrinu. Percorsi circa quattrocento metri troviamo, sulla destra della strada, l’importante domus de janas di Tisiennari uno dei rari esempi galluresi di domus de janas decorata. La sepoltura è scavata in una parete calcarea ed è composta di quattro ambienti. La più significativa è la cella D, che presenta su una delle pareti una falsa porta con la cornice scolpita, sormontata da un duplice motivo di corna taurine. Sull’altra parete sono scolpiti, disposti su tre file, quarantatre motivi con figurazioni di vario genere, ossia motivi corniformi, clessidre, motivi geometrici ed altri di tipo antropomorfo. Nella tomba si trovano diverse tracce di pittura rossa. Circa centottanta metri più avanti lungo la strada, troviamo una seconda deviazione sulla destra che ci porta, dopo aver percorso un sentiero di poco più di un chilometro,su una piccola collina, sulla quale si trova il Nuraghe Lu Nurache un bel Nuraghe di tipologia indefinita. Ancora più ad ovest la frazione ScupaggiuProseguendo in direzione ovest lungo la strada che ci ha portati alla domus de janas di Tisiennari per circa ottocentocinquanta metri, raggiungiamo la frazione Scupaggiu (altezza metri 61, distanza 20.4 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 59). A nord della frazione si eleva il Monte Ruiu, che la separa dalla località Giuncana, e ad ovest dell’abitato il fiume Coghinas forma il Lago di Castel Doria, il cui invaso ha una capacità utile di circa otto milioni di metri cubi d’acqua, utilizzata per uso promiscuo, prevalentemente per uso idroelettrico. Verso sud est la frazione FraigataRitorniamo alla deviazione per la frazione Scupaggiu e riprendiamo la strada verso sud, dopo seicento metri evitiamo la deviazione verso destra per la frazione Mastruiagu, che visiteremo più avanti, non la prendiamo ma invece procediamo in direzione sud per un chilometro e settecento metri, arriviamo a una deviazione dove prendiamo a sinistra e, dopo Duecentotrenta metri, arriviamo alla frazione Fraigata (altezza metri 65, distanza 16.9 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 44). Dalla frazione Mastruiagu alla località Tisiennari con il suo Campo da Calcio e con la chiesa dello Spirito SantoRitorniamo alla deviazione per la frazione Scupaggiu e riprendiamo la strada verso sud, dopo seicento metri prendiamo la deviazione verso destra che, dopo quattrocento metri, sbocca su una trasversale che prendiamo verso destra, e che, dopo trecento metri, ci porta a raggiungere la frazione Mastruiagu (altezza metri 70, distanza 19.1 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 20). Arrivati alla trasversale, la prendiamo, invece, verso sinistra, e la strada ci porta in località Tisiennari, nome che assume tutta la zona nella quale sono comprese anche le altre frazioni di Bortigiadas a sud della frazione Lu torrinu. Percorsi trecentocinquanta metri sulla trasversale, questa volta verso sinistra, alla destra della strada si può vedere l’accesso al Campo da Calcio di Tisiennari. Invece alla sinistra della strada spicca per la sua mole la chiesa dello Spirito Santo che è la chiesa parrocchiale della località Tisiennari, ben visibile da lontano, un edificio in stile moderno, molto ampio e luminoso al suo interno, costruita negli anni ’60 del secolo corso, sui resti di una chiesa precedente più antica. La chiesa è in grado di ospitare i fedeli di tutte le frazioni di Bortigiadas in territorio di Tisiennari, da Lu torrinu a nord a Ponti Ezzu a sud, da Scupaggio ad ovest a Fraigata ad est. Il giorno della Pentecoste nella parrocchiale si celebra la Festa dello Spirito Santo, nella quale, dopo la messa in onore dello Spirito Santo, fanno seguito varie manifestazioni che variano a seconda del programma annuale. Nei pressi della chiesa si trova l’antico Cimitero di Tisiennari, ancora in uso. Concludiamo il nostro viaggio visitando le frazioni Alvarizzu e Ponti EzzuProseguiamo in direzione sud ovest per ottocento metri, arriviamo a un incorcio e proseguiamo per altri duecento metri, fino al prossimo incorcio, dove prendiamo a sinistra e, in un centinaio di metri, raggiungiamo la frazione Alvarizzu (altezza metri 61, distanza 20.1 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 61) che si sviluppa con le sue abitazioni alla sinistra della strada. Arrivati al primo incrocio dopo ottocento metri, invece di proseguire dritti prendiamo verso destra, seguiamo la strada in direzione ovest per ottocentocinquanta metri, ed arriviamo alla frazione Ponti Ezzu (altezza metri 62, distanza 20.7 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 26). Ad ovest dell’abitato si può raggiungere di nuovo il Lago di Castel Doria, nel suo punto più a sud, dove comincia con l’immmissione del fiume Coghinas. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, partendo da Olbia ci recheremo a visitare la sua costiera verso Golfo Aranci e poi visiteremo la costiera e il paese chiamato Golfo Aranci. Visiteremo poi il promontorio di Capo Figari con le sue spiagge raggiungibili quasi esclusivamente via mare. Vedremo anche l’isola di Figarolo posta quasi a far da Guardia all’ingresso del porto di Golfo Aranci. |