Escolca con il Nuraghe Mogorus ancora da scavare e con il villaggio abbandonato di San Simone
In questa tappa del nostro viaggio, da Serri ci recheremo ad Escolca che visiteremo con il suo centro ed i dintorni nei quali si trova il Nuraghe Mogorus ancora da scavare, il villaggio abbandonato di San Simone, e su Nuraxi Mannu. La regione storica del SarcidanoIl Sarcidano è una regione della Sardegna che si estende tra il territorio del Campidano e quello della Barbagia. Si sviluppa tra la Provincia di Oristano e la Provincia del Sud Sardegna. Elemento morfologico dominante è l’altopiano de Laconi, il più grande tavolato calcareo della Sardegna. Al suo interno si estendono i due laghi artificiali del Mulargia e del Flumendosa. In Provincia di Oristano ne fa parte il solo comune di Laconi, mentre in Provincia del Sud Sardegna ne fanno parte Escolca, Genoni, Gergei, Isili, Nuragus, Nurallao, Nurri, Orroli, Serri, Villanova Tulo. Vi è diffusa la quercia, ma non mancano anche foreste di castagno. Il territorio del Sarcidano è costellato di numerose testimonianze archeologiche, prevalentemente nuragiche. In viaggio verso EscolcaDa Serri prendiamo verso sud la SP59, dopo poco più di un chilometro deviamo a destra sulla SP9 che si dirige verso nord ovest e ci porta, in due chilometri e mezzo, all’interno dell’abitato di Escolca. Dal Municipio di Serri a quello di Escolca si percorrono 4.1 chilometri. Il comune chiamato EscolcaIl comune Escolca (nome in lingua sarda Scroca, altezza metri 416 sul livello del mare, abitanti 542 al 31 dicembre 2021) è un piccolo e grazioso centro del Sarcidano, situato nella parte settentrionale della Provincia del Sud Sardegna, tra la Giara di Seui e l’altopiano calcareo di Mandas, a nord est dei monti Marmilla, che si estende in un’ampia vallata che, scendendo dolcemente dalla rocciosa Giara di Serri, si ricongiunge alle terre della Trexenta e della Marmilla. L’abitato è raggiungibile mediante la SS128 Centrale Sarda, distante soli tre chilometri. Il territorio Comunale, comprensivo dell’isola amministrativa di San Simone, ha un profilo geometrico irregolare con variazioni altimetriche accentuate, che vanno da un minimo di 233 a un massimo di 662 metri sul livello del mare. Questo paese fa parte dell’Associazione nazionale delle città dell’OlioQuesto paese fa parte dell’Associazione nazionale città dell’Olio, che ha tra i suoi compiti principali quello di divulgare la cultura dell’olivo e dell’olio di oliva di qualità, tutelare e promuovere l’ambiente ed il paesaggio olivicolo, diffondere la storia dell’olivicoltura, e garantire il consumatore attraverso le denominazioni di origine. Le città dell’Olio in Sardegna sono ad oggi Alghero, Berchidda, Bolotana, Bosa, Cuglieri, Dolianova, Escolca, Genuri, Gergei, Giba, Gonnosfanadiga, Ilbono, Ittiri, Masainas, Olbia, Oliena, Orgosolo, Orosei, Osini, Riola Sardo, Samatzai, Santadi, Seneghe, Serrenti, Siddi, Sini, Uri, Usini, Ussaramanna, Vallermosa, Villacidro, Villamassargia. Origine del nomeIl nome riflette la voce antica sarda Iscolca, denominazione di origine bizantina, giunta in Sardegna attraverso la Toscana, dato che si rifà all’antico toscano Scolca, nel suo significato originario derivato dal greco Skoúlka. Il termine Iscolca o Scolca, indicava un corpo di Guardia col compito di proteggere e custodire le terre destinate alla coltivazione, nonché di sorvegliare il bestiame. Nel Trecento tale termine avrebbe assunto il significato di circoscrizione territoriale minore compresa nei confini di ogni curatoria, o l’aggregazione di due o più villaggi ai fini fiscali o per la salvaguardia del territorio. La sua economiaSi tratta di un comune collinare la cui economia si fonda essenzialmente sull’agricoltura e sulla zootecnia. Il territorio Comunale è protetto dal vento di tramontana dall’altopiano di Serri, ed è naturalmente vocato alla coltura dell’olivo e del grano duro. L’agricoltura, la principale fonte di ricchezza dell’economia locale, è specializzata nelle colture di cereali, frumento, foraggi, vite e soprattutto di ulivi dai quali si produce un olio particolarmente apprezzato per le sue caratteristiche organolettiche, che è fruttato e profumato, prodotto nel frantoio del paese che ha ancora le mole di granito. Si pratica anche l’allevamento di suini, ovini, caprini ed equini, mentre è molto meno diffusa la pastorizia. Il settore industriale risulta di dimensioni modeste, dato che si registranosolo aziende che operano nei comparti edile, della lavorazione del legno e alimentare. Modesta è anche la presenza del terziario. L’artigianato tipico è costituito da antichi telai per stoffe tradizionali e impagliatori di cesti. Sebbene non figuri tra le mete di maggior afflusso turistico, fa tuttavia registrare un discreto numero di visitatori che sono attratti dalle bellezze naturali e dall’aria salubre nonchché dalla vicinanza a interessanti siti naturalistici, quali la Giara di Serri. Le strutture sanitarie offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciL’area nel quale sorge il paese è abitata già in epoca prenuragica e nuragica, e successivamente sottoposta alla dominazione romana, durante la quale venne dotata di un vero e proprio insediamento urbano che aveva lo scopo di rifornire e tutelare i territori sottratti alla preesistente popolazione nuragica, del quale sono stati trovati dei resti nella zona settentrionale del paese, in località Morellu, durante gli scavi per le fondamenta di una casa effettuati verso il 1970. Il paese si sviluppa attorno alla parrocchiale di Santa Cecilia, in stile tardo gotico, ed il villaggio compare per la prima volta nell’undicesimo secolo come villa di Escolca della curatoria di Siurgus, nel Giudicato di Càralis. Nel 1258, alla caduta del Giudicato, passa sotto il dominio pisano, e successivamente, nel 1323, sotto il dominio aragonese. Nel 1347 i feudi Escolca e di altri paesi della Curataria sono venduti dal re Pietro IV al nobile catalano, Raimondo Desvall, al quale però nel 1650 vengono tolti, sempre dal re, ed assegnati a Giovanni Carroz, conte di Quirra, ed ai suoi successori. Viene, poi, annesso al Marchesato di Mandas, trasformato nel 1603 in Ducato, feudo prima dei Maza e poi dei Tellez-Giron, ai quali viene riscattato nel 1839 con la soppressione del sistema feudale e diviene un comune autonomo. Ai primi dell’ottocento, Escolca e gli altri paesi vicini sono nominati comuni, e fanno parte della Provincia di Isili dal 1823 e vi rimagono fino al 1832, poi nel 1850 Escolca passa alla Provincia di Cagliari. Del comune di Escolca nel 1927, dopo la creazione della Provincia di Nuoro, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro. Successivamente nel 2003, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, il comune di Escolca, che era in Provincia di Nuoro, avrebbe dovuto essere aggregato alla neonata Provincia del Medio Campidano, ma nel 2003 si stabilisce invece il suo passaggio a quella di Cagliari, della quale fa parte fino alla successiva riforma del 2016, quando il paese viene aggregato alla nuova Provincia del Sud Sardegna. Le principali feste e sagre che si svolgono ad EscolcaTra le principali feste e sagre che si svolgono ad Escolca si segnalano, il 17 gennaio, la Festa di Sant’Antonio Abate; il 20 gennaio, la Festa di San Sebastiano; il lunedì successivo alla domenica di Pentecoste, la Festa di San Simone, che si svolge nel villaggio disabitato di San Simone; solitamente la fine della seconda settimana di maggio, la Sagra Sa dia de S’ollu e su liori; il 24 giugno, la Festa di San Giovanni Battista; il 29 giugno, la Festa di San Pietro; il 2 luglio, la Festa della Vergine delle Grazie; l’11 settembre, la Festa di Santu liberau ossia San liberato; la seconda domenica di ottobre, la Festa di Sant’Isidoro; il 22 novembre, la Festa di Santa Sitzilia ossia Santa Cecilia, che è la patrona del paese. La Sagra Sa dia de S’ollu e su lioriSolitamente alla fine della seconda settimana di maggio si svolge a Escolca la Sagra Sa dia de S’ollu e su liori, la Festa dell’olio e del pane. È la Festa della sua ospitalità, con cui ci si fa immergere in un mondo fatto anche delle gioie che questi tesori della terra sanno dare. Si può entrare nei luoghi dove ancora sono custoditi antichi strumenti di un sapere lontano, chiacchiera, gustare sapori quasi estinti eppure ben vivi di un olio fatto con amore e di un pane sfornato secondo la tradizione. Per tutta la giornata è possibile assaporare prodotti genuini e freschi come l’olio e il pane, visitare i luoghi dove si tengono antichi strumenti di lavoro e visitare, con il sotto fondo di musiche itineranti, questo grazioso centro. Presso il parco della Vergine delle Grazie, con un minimo contributo, si può usufruire di un pranzo a base di prodotti tipici del territorio. Il programma prevede anche delle esposizioni di prodotti artigianali. La Festa di Santu liberau ossia San liberatoOgni anno l’11 settembre a Escolca si svolge la Festa di Santu liberau ossia San liberato, al quale nessuna chiesa in Sardegna sembra essere mai stata intitolata. Liberato, il cui nome era più propriamente liberale, in latino Liberalis tradotto poi erroneamente in Liberatis, è un console che, divenuto cristiano, rinunzia alla carriera, alla politica, agli agi della nobiltà, ma viene arrestato e condannato a morte sotto il regno di Claudio il Gotico nel 269 o 270. Non si conosce il periodo in cui suo culto sia stato introdotto a Escolca, di cui si trova la prima attestazione nelle Notizie storico statistiche del comune di Escolca pubblicate nel 1900 da F. M. Perra, secondo il quale è possibile che la devozione verso San liberato sia stata introdotta ad Escolca dall’ordine degli Eremitani di Sant’Agostino, che si suppone nel 1400 occupassero il convento che sorgeva nei pressi del Santuario della Vergine delle Grazie prima che vi si insediassero, dopo il 1650, i Padri Trinitari. È comunque possibile che nella seconda metà del settecento la Festa sia caduta in disuso, per poi essere ripresa in un periodo successivo. Oggi la Festa viene celebrata con particolare devozione ed è, assieme a quella dedicata a San Simone, Sa Festa manna, la Festa maggiore del paese. Ai festeggiamenti religiosi curati dalle Prioresse, che consistono nella celebrazione della messa e nella processione, si affiancano i festeggiamenti civili, che hanno una durata variabile tra i tre e i cinque giorni, e sono organizzati dai quindici Obrieri, che si quotano personalmente e recuperano il denaro per finanziare la Festa con Sa cicca, la questua, e con i proventi di Sa parada, che è una piccola bettola improvvisata. Visita del centro di EscolcaL’abitato, immerso in una suggestiva cornice paesaggistica, presenta l’andamento altimetrico tipico delle località collinari. Il minuscolo borgo agricolo di Escolca è arroccato sulle pendici meridionali della Giara di Serri e guarda la sottostante vallata di Gergei, punteggiata di splendidi oliveti. l’abitato è un continuo saliscendi con fulcro la cinquecentesca tardo gotica chiesa parrocchiale di Santa Cecilia. Il Cimitero ComunaleEntriamo in Escolca da est con la SP9 che, passato il cartello segnaletico che indica l’ingresso nell’abitato, assume il nome di via Vittorio Emanuele. Arrivando ad Escolca con la SP9, subito dopo il cartello segnaletico, vediamo la strada costeggiare, alla sua sinistra, il muro di cinta del Cimitero Comunale di Escolca. Al centro di questo muro di cinta, si trova il portone con il cancello di ingresso al Cimitero, che è aperto con orari diversi a seconda del periodo dell’anno. Ruderi della chiesa di San Giovanni BattistaAppena passato il muro di cinta del Cimitero Comunale, proseguendo verso ovest lungo la Strada provinciale che ha assunto il nome di via Vittorio Emanuele, si trova, dopo poche decine di metri, alla sinistra della strada un rientro pedonale, con scalini che permettono di accedere per visitare i Ruderi della chiesa di San Giovanni Battista. Sembra che in origine il paese di Escolca fosse formato da diversi piccoli centri vicini tra loro, che condividevano lo stesso territorio, così questa piccola chiesa campestre è possibile che fosse la chiesa parrocchiale di uno di questi piccoli centri. In seguito, le condizioni di grave deterioramento della chiesa ne hanno imposto l’abbandono, e la chiesa è stata praticamente distrutta. La chiesa di Sant’Antonio AbatePercorsi cinquecentocinquanta metri lungo la via Vittorio Emanuele, di fronte a dove parte a sinistra la stretta via Dante, alla destra della strada parte in salita la strada che porta a un rialzo del terreno sul quale, alla destra, si sviluppa una piccola piazza, sulla quale si affaccia a chiesa dedicata a Sant’Antonio Abate. Prima di ricostruirla, una quarantina di anni fa circa, era una graziosa e caratteristica piccola chiesa, ma purtroppo la ricostruzione ne ha stravolto la forma originaria rendendola artisticamente insignificante. Oggi la semplice facciata presenta un tetto a capanna culminante centralmente con un campanile a vela ad unica luce ogivale dotato di una piccola campana, e sormontato da una croce. L’interno risulta caratterizzato da un’ampia e allungata aula con una sola navata illuminata da diverse aperture finestrate, coperta a capriate lignee e contraddistinta da un’area presbiteriale rialzata di due gradini rispetto al resto della navata. Come in molte altre località della Sardegna, anche ad Escolca, la Festa di Sant’Antonio Abate si celebra il 17 gennaio, giorno in cui si porta in processione il simulacro del Santo e si procede alla benedizione e alla distribuzione del pane benedetto ai partecipanti. Fino agli anni sessanta del novecento, la processione era preceduta dagli animali da lavoro, buoi e cavalli, bardati a festa, proprio per ricordare che Sant’Antonio è il protettore degli animali da lavoro. Attualmente, invece, la sera del 16 gennaio si accende e si benedice il falò che viene acceso in onore del Santo, con il quale si brucia il passato, si risorge, si rinizia dalla cenere, purificatrice e fertile. Il Municipio di EscolcaPassato dove abbiamo trovato la strada in salita che ci ha portati alla chiesa di Sant’Antonio Abate, proseguiamo verso ovest lungo la via Vittorio Emanuele, dopo appena una cinquantina di metri, parte, alla sinistra della strada, la via Dante Alighieri. Se prendiamo questa strada, subito all’inizio, alla destra, al civico numero 2 della via Dante Alighieri, si trova l’edificio che ospita il Municipio di Escolca, nel quale si trova la sua sede e si trovano gli uffici che forniscono i loro servizi agli abitanti del paese. La chiesa parrocchiale di Santa Cecilia Vergine e MartireEvitando la deviazione in via Dante Alighieri, proseguiamo verso ovest lungo la via Vittorio Emanuele per quasi trecento metri, e, di fronte al Civico nmero 51, prendiamo a sinistra la stretta via delle Grazie, la seguiamo per una trentina di metri ed arriviamo a un bivio, dove arriva da sinistra la via Roma, mentre prendiamo a destra ed arriviamo in piazza Eleonora d’Arborea. Dalla piazza, parte a destra la via della parrocchia e, quasi subito, si trova sulla sinistra la scalinata pedonale in salita che porta alla piazza sopraelevata, sulla quale si affaccia la chiesa di Santa Cecilia, il cui indirizzo è il civico numero 10 della via della parrocchia. La chiesa di Santa Cecilia Vergine e Martire ossia Santa Sitzilia, è la parrocchiale di Escolca, della quale non si conosce la data di costruzione, che è antecedente al 1583, come testimonia la presenza di una pietra, incassata nella parete destra dell’edificio, in cui è incisa questa data. realizzata in stile gotico catalano, presenta una facciata caratterizzata da un terminale decorato da una merlatura continua in leggero aggetto rispetto al resto del paramento. Il portale risulta strombato e sormontato da uno scolpito stemma, in asse con un rosone circolare vetrato di medie dimensioni. Il cuspidato campanile si innalza a sinistra del prospetto. Sul lato sinistro della chiesa si erge l’alta torre campanaria a pianta quadrata, alleggerita nella parte superiore da quattro monofore e conclusa da una cupoletta cuspidata con croce. All’interno della chiesa sono conservati pregiati arredi sacri, come il bellissimo altare maggiore in marmo. Nel 1987 è stata ristrutturata, e da poco ha subito una nuova ristrutturazione il campanile, che è provvisto di quattro campane, una del 1579, trasportata dall’antico convento dei frati Trinitari che si trovava dove oggi è situato il Santuario della Vergine delle Grazie, la seconda del 1700, l’altra del 1800 e l’ultima del 1914. All’interno la chiesa ha una pianta rettangolare, con tre navate separate da tre archi a sesto acuto con bellissimi capitelli composti da motivi floreali. Ogni navata finisce con una Cappella e al centro dell’arco d’ingresso della Cappella centrale si può ammirare un bellissimo altare in marmo di stile barocco, che si dice fatto costruire dal rettore Giuseppe Masala nel 1804. La chiesa conserva antichi oggetti molto pregiati, tra i quali una seicentesca statua di Santa Cecilia realizzata con stile di derivazione spagnola, alta 150 centimetri, in legno intagliato e policromato, che si trova su un altare; un calice in argento sbalzato, ottimo esemplare di stile quattrocentesco non catalano, ma importato dalla penisola presumibilmente risalente al sedicesimo secolo; una croce in argento cesellato, alta 73 centimetri, in stile gotico catalano eseguita nel sedicesimo secolo da argentari cagliaritani. Dietro l’altare c’è un organo presumibilmente del sedicesimo o diciassettesimo secolo, fatto in legno e altri metalli vari, che non viene più usato. Sempre nella chiesa si conserva una reliquia autentica della patrona Santa Cecilia, mandata dall’arcivescovo Vincenzo Berchialla. Presso questa chiesa, ogni anno il 22 novembre si svolge la Festa di Santa Cecilia ossia di Santa Sitzilia, che è la patrona del paese. Si tratta di una Festa esclusivamente religiosa, e in onore della patrona si celebrano la messa solenne e la processione, durante la quale si conduce lungo le strade del paese una piccola statua che raffigura la Santa, custodita in parrocchia insieme a quella ben più grande e antica esposta sull’altare. L’antica Casa Museo SeuDalla piazza Eleonora d’Arborea, parte un poco più a sinistra della via della parrocchia, il vico della parrocchia, lo seguiamo per poche decine di metri ed, arrivati alla fine del vicolo, si trova l’edificio che ospita la Casa Seu una Casa Museo attrezzata come Centro di documentazione sulla storia, la cultura e le tradizioni del Sarcidano. L’antica casa padronale è stata ristrutturata da parte del comune, con interventi che hanno riguardato il recupero dell’edificio, in modo particolare si è intervenuto sugli elementi lignei interni, della copertura, abbattimento delle barriere architettoniche, e mediante la sistemazione dell’area di accesso interna. Oggi la casa Seu, oltre ad essere un Museo, ospita esposizioni ed altre attività che mettono a disposizione dei visitatori pezzi di storia di Escolca e del Sarcidano. Il campo polivalente all’apertoLungo la via Vittorio Emanuele, di fronte al Civico nmero 51, avevamo preso a sinistra la stretta via delle Grazie, la avevamo seguita per una trentina di metri ed eravamo arrivati a un bivio, dove a destra si arriva in piazza Eleonora d’Arborea, mentre ora prendiamo a sinistra la via Roma. Seguiamo la via Roma per quattrocento metri, poi, arrivati in località Cea Manna, dopo il civico numero 46 della via Roma, prendiamo la prima traversa a destra, e, dopo una settantina di metri, troviamo sulla destra della strada il cancello di ingresso del Campo polivalente all’aperto. Alll’interno di questo impianto si trova un Campo da Calcetto, ossia da Calcio a cinque, con fondo in erba artificiale, dotato di tribune in grado di ospitare un centinaio di spettatori. Il paese ha una squadra di calcio a cinque, l’Escolca C5, che milita nel campionato di Serie D girone B sardo, società che è rappresentata anche a livello femminile. Ci si trova anche un Campo da Tennis con fondo in terra battuta, che non è dotato di tribune. Alll’interno dell’impianto è presente anche una Palestra polivalente, senza tribune, nella quale praticare come discipline il tennis, la pallavolo, il calcio, il calcetto ossia calcio a cinque, ed attività ginnico motorie. Visita dei dintorni di EscolcaVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Escolca, sono stati portati alla luce i resti della Tomba di giganti Mitza su Tutturu; del Nuraghe semplice Mogurus, situato a nord del paese, alle pendici della Giara di Serri; del Nuraghe complesso Mannu, situato nel territorio di San Simone; ed anche dei Nuraghi Cuccuru Piddiu, Pei su Boi, e Truncu lillu, tutti di tipologia indefinita. Figurano, inoltre, ritrovamenti del periodo romano, tra cui diverse strutture sepolcrali. Il Santuario della Vergine delle GrazieDal Municipio di Escolca, prendiamo la via Vittorio Emanuele verso ovest e la seguiamo per quattrocento metri, poi svoltiamo a destra in via Sebastiano Satta, dopo settecento metri si trova, alla sinistra della strada, una zona verde ricca di alberi, al centro della quale è presente il Santuario della Vergine delle Grazie. Si ritiene che, dove oggi sorge la chiesa, ci fosse il convento dei Romitani di Sant’Agostino, che si stabilirono in Sardegna attorno al quattrocento, è da supporre che abbiano realizzato il convento tra la fine del quattrocento e gli inizi del cinquecento, e di conseguenza anche la chiesa viene datata approssimativamente verso quel periodo. Dopo il 1650 nel convento subentrano i frati Trinitari, e tale comunità vi dimora sino al 1767, quando avviene la soppressione degli ordini religiosi, ed in seguito, con un provvedimento pontificio del 1776, i beni e le rendite vengono aggregati al convento di San lucifero. La chiesa rimane comunque in attività, tanto che lo storico Vittorio Angius, alla metà dell’ottocento, la segnala con dedica alla Trinità, a ricordo del vecchio convento. Il Santuario della Vergine delle Grazie originariamente era popolarmente conosciuto come di Santa Maria de Is Bingias, secondo quanto riporta l’iscrizione in una campana del 1579, che tra l’altro risulterebbe il primo documento nel quale viene citato, che ora si trova nel campanile della chiesa parrocchiale di Santa Cecilia. Nel 1876 il Santuario è stato restaurato grazie alle offerte della popolazione, poi è andato di nuovo in rovina, ed ora è stato ristrutturato completamente con un finanziamento regionale. All’interno si venera la statua in legno della Vergine delle Grazie con vestito bianco e manto celeste, della quale non si conosce la fata di realizzazione, che viene conservata nella parrocchia di appartenenza dedicata a Santa Cecilia. Attualmente l’amministrazione Comunale sta realizzando un progetto di un parco intorno al Santuario. L’edificio è molto semplice nelle sue linee. La facciata è l’unico paramento esterno intonacato, mentre le restanti parti murarie, compresi i contrafforti di sostegno, sono in pietrame misto, a vista. Alcuni elementi degni di nota, si trovano nell’interessante portale, che è decorato con una graziosa modanatura in arenaria, il cui arco poggia su quattro semicapitelli ornati con raffigurazioni zoomorfe e floreali. Sopra l’ingresso, si apre una luce quadrata, unica finestra esistente. La copertura è a capanna e sul terminale è impostata una crocetta in pietra. L’aula rettangolare, ad una sola navata, è separata dal presbiterio da un arco trionfale, che in passato era colorato. Interessante l’acquasantiera in pietra scolpita. La chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alla statua in legno della Vergine conservata al suo interno. Ogni anno il 2 luglio vi si celebra la Festa della Vergine delle Grazie, una Festa esclusivamente religiosa, che prevede il trasporto in processione, dalla chiesa parrocchiale alla piccola chiesa campestre, della statua della Vergine delle Grazie, della quale non si conosce l’epoca di realizzazione, che oggi è conservata nella chiesa parrocchiale. alla processione ed alla successiva messa cantata si accompagna un notevole afflusso di fedeli, storicamente provenienti anche da Gergei e da Serri. Fino a non molti anni fa, il 2 luglio, oltre alla Festa religiosa, si svolgeva anche una fiera di bestiame, alla quale accorrevano molte persone. I resti del Nuraghe semplice MogurusFra le testimonianze più antiche presenti sul territorio di Escolca, è da segnalare il Nuraghe Mogurus che si trova ai limiti settentrionali della sua area Comunale, quasi ai confini con quella di Serri,su un rilievo roccioso sulle pendici meridionali della Giara di Serri, lungo un antico percorso che da Escolca conduce alla giara. Si tratta di un Nuraghe monotorre costruito in basalto al un’altezza di 567 metri, sul tratto più elevato di una dorsale, ricoperta allo stato attuale da fitta vegetazione, in posizione dominante rispetto alla piana sottostante. È un Nuraghe ancora del tutto da scavare, che probabilmente si conserva ancora abbastanza integro. Emerge, fra i crolli e l’interno, la parte alta di una torre circolare, riferibile senz'altro a una struttura a tholos, che svelta per circa due metri e mezzo di altezza. La parte visibile è costituita da sei filari, ad andamento irregolare, realizzati con grossi massi poligonali di disposti in opera con una costruzione di tipo ciclopico. Sempre sulla sommità del Nuraghe, nell’area presumibilmente occupata dal vano della scala che partiva dall’andito ora interrato, si può individuare anche la larghezza della muratura, valutabile a poco più di due metri. I crolli celano, molto probabilmente, anche la presenza di corpi aggiunti intorno alla torre principale, probabilmente con la presenza di un cortile, ed intorno si conservano tracce di un insediamento con antemurale, che danno al terreno, nella parte occidentale, l’apetto di una collina, da cui deriva il nome Mogurus, che significa appunto Collina. Ruderi della chiesa di Santa LuciaDal Municipio di Escolca, proseguiamo lungo la via Dante verso sud est. La strada esce dall’abitato ed assume il nome di Strada Comunale Stalle Sociali, dalla quale, dopo dueentocinquanta metri, parte verso destra la Strada Comunale Saggruta. Dopo circa cinquecento metri, una sterrata sulla sinistra porta ai Ruderi della chiesa di Santa Lucia ossia Santa luxia. È probabile che anticamente una parte del paese si estendesse a sud est di dove sorge oggi, intorno a quella che era la chiesa, che nelle fonti si legge un tempo fosse probabilmente la chiesa parrocchiale, ora un pò fuori paese ma forse centro del primo nucleo di Escolca, dal cui piccolo sagrato terrazzato si gode un ampio panorama su tutta la valle. Dopo la metà dell’ottocento, le condizioni di grave deterioramento della chiesa ne hanno imposto l’abbandono. Fino ad allora, grande era la devozione con cui la popolazione di Escolca festeggiava Santa Lucia, e gli abitanti di Escolca accompagnavano il simulacro della Santa con una solenne processione dalla chiesa parrocchiale di Santa Cecilia fino alla chiesa campestre a lei intitolata. Ma con l’abbandono della chiesa, sono caduti in disuso anche festeggiamenti in onore della Santa, la cui statua è oggi custodita nella chiesa parrocchiale. L’isola amministrativa di San SimoneIl territorio Comunale di Escolca comprende anche la frazione di San Simone detta De Is Nuraxis perché realizzata tra più torri nuragiche in rovina, che è una piccola enclave di 100 ettari distante circa dieci chilometri a meridione dell’abitato, compresa tra i territori comunali di Gergei, Villanovafranca, Mandas e Gesico. Per raggiungerlo, prendiamo la via Vittorio Emanuele verso ovest, che esce dall’abitato come SP9, la seguiamo passando all’interno dell’abitato di Gergei, proseguiamo e, dopo circa cinque chilometri, prendiamo una deviazione in una strada a sinistra che, in quasi altri cinque chilometri, sbocca sulla SP36 che da Mandas porta a Villanovafranca. Prendiamo la SP36 verso sinistra, ossia in direzione est, e, dopo circa trecento metri, appena passato il chilometro 8.6, troviamo alla destra il sentiero che porta all’interno del borgo. In questa frazione sorge un piccolo villaggio costituito da una trentina di casette, ossia di Lolle costruite con paglia e fango, nel cui centro sorge anche la piccola chiesa dedicata a San Simone, dalla quale prende il nome il villaggio stesso. Le lolle più antiche, così come la chiesa, sorgono su fondamenta di Nuraghi. L’antico borgo medievale viene abbandonato probabilmente all’inizio del seicento a seguito di una epidemia di peste che decima la popolazione. La leggenda narra che i superstiti del Borgo in cerca di riparo, scacciati sia da Villanovafranca che da Mandas, trovarono rifugio nell’antica villa di Escloca, cui donarono i terreni della borgata. A quel punto, gli abitanti del vicino paese di Mandas, rivendicarono il possesso di quei territori e ne nacque una diatriba, che fu risolta dagli anziani dei due centri, che si misero d’accordo affinché fosse lo stesso Santo a prendere la decisione. Il simulacro venne caricato su un carro trainato da un bue di Mandas e da uno di Escolca, che spontaneamente lo condussero ad Escolca. Si decise, come ricompensa, che in occasione dei festeggiamenti in onore del Santo, la processione passasse anche da Mandas, tradizione che si rinnova immutata ogni anno. La chiesa campestre di San SimoneLa chiesa campestre di San Simone è elencata in testi del settecento e dell’ottocento, che descrivono l’intensa partecipazione e devozione ai riti in onore del Santo. Il piccolo edificio, composto da un’unica navata, è realizzato in pietra locale, intonacata ed imbiancata. La facciata a capanna, sulla quale svetta il piccolo campanile, è prolungata sulla sinistra, da un loggiato. L’unico ingresso, ad arco, ha gli stipiti modanati e su di esso, una minuscola luce a lunetta, che è il solo punto d’illuminazione interna. La chiesa è stata costruita sopra i resti dei Nuraghi che si trovavano dove stato realizzato l’abitato, e resti di Nuraghi sono presenti all’interno della struttura della chiesa. Le numerose casette che compongono il borgo sono state in buona parte recuperate, e vengono solitamente usate come depositi per materiali e strumenti agricoli. Solo una volta all’anno, in occorrenza della Festa di San Simone che viene celebrata solitamente il giorno di Pentecoste, il villaggio si rianima, le Lollas vengono sistemate e ripulite, perché i pellegrini sostano lì per due giorni e, volendo vi possono anche dormire. Ogni anno, la Festa di San Simone si svolge dal sabato al martedì di Pentecoste. Il simulacro del Santo, custodito tutto l’anno nella chiesa parrocchiale, viene portato in processione alla sua chiesa campestre, ed all’arrivo avviene la celebrazione del vespro. La domenica, messa solenne, seguita dalla processione per la benedizione de Is lollas e della campagna. Particolare è il rito pagano religioso che si svolge la sera, chiamato Su giru de Is lollas, quando il Santo va a fare visita nelle singole casette, tra balli, bevute e cibarie. Nel pomeriggio di lunedì, il corteo de carri, al ritorno dalla festa, entra nell’abitato di Mandas sostandovi per circa un’ora, dando la possibilità agli abitanti di venerare il Santo e di fare le offerte, in cambio dei fiori benedetti che ornano il cocchio del Santo. Dopo questa sosta il corteo si ferma al bivio di Escolca, per un piccolo ristoro dove invitano i passanti a mangiare e a ballare, ed all’imbrunire si fa rientro a Escolca, dove viene accompagnato il Santo in chiesa, poi ognuno rientra nella propria abitazione. Il martedì, chiamato Santu Simoneddu, è il momento conclusivo più intimo, con la partecipazione della sola comunità di Escolca. I resti del Nuraghe complesso su Nuraxi MannuPassata la deviazione per la frazione abbandonata di San Simone, proseguiamo verso est lungo la SP36 per circa settecento metri, ed arriviamo a vedere,su un’altura alla sinistra della strada, i resti del Nuraghe Su Nuraxi Mannu edificato a 344 metri di altezza, che è ancora oggi in gran parte ancora da scavare. Sulla mappa dei Nuraghi stesa dallo studioso Ubaldo Badas era stato indicato come Nuraghe monotorre, ma oggi gli studi effettuati fanno ritenere si trattasse di un Nuraghe complesso, di tipo trilobato. È uno dei numerosi Nuraghi che erano presenti sul territorio dove è stato edificato il vilaggio di San salvatore, in seguito abbandonato. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Escolca ci recheremo a Gergei che visiteremo con il suo centro nel quale si trova la bella chiesa di San Vito Martire e nei dintorni dove si trovano la chiesa di Santa Greca con la Festa organizzata dai pastori, e quella di San Salvatore con la Festa orgizzata dagli agricoltori. |