Gadoni il paese più a sud della Barbagia di Belvì che visitamo con la sua frazione Funtana Raminosa
In questa tappa del nostro viaggio proseguiamo la visita della Barbagia di Belvì recandoci a Gadoni il paese più a sud di questa regione, che visiteremo con la sua frazione Funtana Raminosa. La regione storica della Barbagia di BelvìLa Barbagia di Belvì (nome in lingua sarda Barbàgia de Brevìe), chiamata anche Barbagia centrale, è una regione storica della Sardegna centrale. Corrisponde alla parte centrale della Barbagia e si trova tra le regioni del Mandrolisai a nord, il Sarcidano e la Barbagia di Seulo a sud. In periodo giudicale ha fatto parte del Giudicato d’Arborea del quale costituiva una Curatoria, che veniva chiamata Curatoria della Barbagia di Meana, da nome dell’omonimo paese. È una delle regioni della Barbagia che fu meno sottoposto all’egemonia dei feudatari, a parte qualche tentativo sfociato in insurrezioni popolari. Fino alla metà del 1700 il paese chiamato Belvì era, infatti, governato da un rappresentante scelto tra i capifamiglia. della Barbagia di Belvì fanno parte i comuni di Aritzo, Belvì, Gadoni e Meana Sardo. In viaggio verso GadoniUsciamo da Aritzo lungo la SS295 in direzione sud ovest, e, a due chilometri e duecento metri dalla piazza de S’Erriu, arrivati alla Cantoniera Cossatzu, prendiamo a sinistra la SP8 verso sud, la quale dopo poco più di sette chilometri, ci porta all’interno dell’abitato di Gadoni. Dal Municipio di Aritzo a quello di Gadoni abbiamo percorso 9.8 chilometri. Il comune chiamato Gadoni che è il paese più a sud della Barbagia di BelvìIl comune chiamato Gadoni (altezza metri 696 sul livello del mare, abitanti 703 al 31 dicembre 2021) è un piccolo abitato di montagna dalla economia agricola e mineraria, situato nella parte sud occidentale della Provincia di Nuoro, sui monti della Barbagia di Belvì. L’abitato si distende sulla fiancata di una montagna, in posizione dominante sulla piccola valle di un ruscello, il riu Tistilios, affluente del riu Flumendosa. Nei dintorni di Gadoni è interessante il paesaggio caratterizzato dai tacchi calcarei affacciato sulla valle del Flumendosa, dall’aspetto particolarmente selvaggio, ed il fiume stesso presenta un paesaggio interessante, con le sue cascate, i suoi laghi e boschi, costituiendo una valida attrazione per un discreto numero di visitatori. Degna di essere visitata nei suoi dintorni è, inoltre, la miniera di rame di Funtana Raminosa, oggi diventata un vero e proprio museo a cielo aperto, cui si giunge percorrendo la strada vecchia per Seulo, una miniera alla quale è legata tutta la storia di Gadoni. Origine del nomeSecondo la tradizione popolare, in età medioevale, nella prima metà del quindicesimo secolo, un pastore o latitante di nome Cadoni, originario del paese di Arzana in Ogliastra, si sarebbe stabilito, con il suo bestiame nella località Mamarulu, che oggi è Giru e Jossu, e da questo avrebbe avuto origine l’abitato, il cui dialetto ed i cui usi e costumi rimangono molto simili a quelli di Arzana. Secondo altri, la denominazione potrebbe derivare dalle risposte del pastore arzanese ai suoi conterranei, relative al buono stato del suo bestiame, che rispondeva Gaudiu Onu, cioè godo di buona fortuna, frase che è ancora oggi in uso. Invece, secondo il linguista Massimo Pittau, il nome del paese probabilmente corrisponderebbe al fitonimo, o nome di pianta, catone, cadone, cadoni, codone, qadone, con il quale si indica il farinaccio, detto anche piede anserino, bieta grappolina, mercorella o erba puzzolona, tutte varietà del Chenopodium, un genere di piante spermatofite appartenenti alla famiglia delle Amaranthaceae, dall’aspetto di piccole erbacee annuali o perenni dalla tipica infiorescenza a pannocchia, il cui nome deriverebbe dal latino cato - catonis. E se questa derivazione fosse esatta, si dovrebbe concludere che il villaggio avrebbe derivato la sua denominazione dalla particolare abbondanza, in origine, della citata pianta nel sito in cui esso è sorto. La sua economiaGadoni ha un’economia basata sull’agricoltura e sulla zootecnia. Il settore primario dell’agricoltura è presente con la coltivazione di cereali, foraggi, vite, ulivi, frutteti, in particolare di ciliegi. È presente anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria è poco sviluppata, ed a livello artigianale si producono pregiati oggetti in legno di noce, articoli in tessuti lavorati a mano, ed uno squisito miele. Tra gli oggetti tipici dell’artigianato di Gadoni, come anche di Sarule, è Sa Burra, il tappeto tradizionale del paese, dove gli splendidi colori si preparano in modo naturale con la cottura di diverse erbe. Fatto completamente di lana, inizialmente veniva usato come coperta per ripararsi dal freddo nelle rigide notti invernali, ed in seguito, con la messa in commercio di materiali più leggeri, da coperta pesante è diventato un tappeto sottotavolo. Il tappeto viene usato ancora oggi per adornare i davanzali delle finestre o i balconi durante le processioni di Corpus Domini o nelle manifestazioni religiose più importanti. Brevi cenni storiciIl territorio nel quale sorge l’abitato di Gadoni viene frequentato sin dall’età preistorica, e la sua zona minararia viene già sfruttata in epoca nuragica per la fusione del rame per realizzare le sculture simbolo dell’età del Bronzo in Sardegna, come attestato dal ritrovamento di alcuni utensili ora conservati nel museo archeologico nazionale di Cagliari, e poi in epoca fenicia e romana. In epoca romana il territorio faceva parte di quella regione chiamata Barbaria, ossia della Barbagia che non è stata mai totalmente romanizzata. Durante il medioevo appartiene al Giudicato di Arborea facendo parte della curatoria della Barbagia di Meana, e nel quattordicesimo secolo viene unito alla curatoria del Mandrolisai. Nel 1410, alla caduta di questo giudicato, passa sotto il governo del Marchesato di Oristano, ed in seguito viene incorporata nella contea di Santa Sofia. Non si trova un’attestazione di questo villaggio anteriore a quella presente nella Chorographia Sardiniae di Giovanni Francesco Fara, che la indica come Oppidum Cadonis o Oppidum Gadonis, della Barbagia di Belvì e della diocesi di Arborea. L’abitato primitivo era costituto da abitazioni rudimentali edificate con pietre e fango. A quel primo nucleo di casupole, disposte a semicerchio come richiedeva la natura del suolo, venne ad aggiungersi, più tardi la parte superiore del paese, giu e susu e in seguito la parte centrale giru de mesu. Per provvedere ai bisogni spirituali degli abitanti viene costruita la chiesetta di San Pietro, che sorgeva dove ora è sito l’edificio del vecchio Municipio e che è stata poi abbattuta interamente nel 1870 perché abbandonata e crollata. In seguito viene costruita la Chiesa di Santa Marta, la cui consacrazione risale al 26 luglio 1512. La terza Chiesa, la Chiesa parrocchiale di Maria Vergine Assunta, costruita a partire dal 1560, viene utilizzata come parrocchia e ampliata nel 1808. Nel 1768 il paese viene incorporato nella contea di Santa Sofia, assegnata in feudo a Salvatore Lostia. Rimane sotto la signoria dei Lostia fino al 1839, quando viene riscattato a seguito dell’abolizione del sistema feudale. Durante il regno d’Italia, del comune di Gadoni, nel 1927, dopo la creazione della Provincia di Nuoro, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro. In periodo repubblicano, in tempi più recenti, Gadoni diviene molto importante per la produzione di rame, estratto a partire dal dopoguerra dalla miniera di Funtana Raminosa, che ha rappresentato il giacimento più importante d’Italia. L’apertura della miniera e la sua rivalutazione nel primo dopoguerra, durante il fascismo, e nel secondo dopoguerra, ha prodotto notevole ricchezza per gli abitanti del circondario, ma ha anche il parziale abbandono delle rigogliose terre presenti e una conseguente parziale perdita delle conoscenze agropastorali che per secoli avevano reso il paese importante per tutto il circondario. La tipologia del giacimento e il calo delle quotazioni del rame ha in seguito provocato il graduale abbandono dell’attività estrattiva, fino alla definitiva chiusura delle miniere negli anni ottanta del novecento. I successivi fallimenti delle politiche di riutilizzo delle strutture presenti hanno creato un forte disagio economico, determinando una continua emigrazione dei residenti verso la penisola, soprattutto in Lombardia, Toscana, Veneto, Piemonte e Emilia Romagna, o verso la costa di Cagliari. La storia di Gadoni è, quindi, fortemente legata alla miniera di rame di Funtana Raminosa, oggi diventata un vero e proprio museo a cielo aperto. Alcuni dei principali personaggi che sono nati a GadoniTra i principali personaggi nati a Gadoni, non si possono ignorare il settecentesco inventore e artigiano Francesco Antonio Broccu, e l’ottocentesco bandito Michele Moro, detto Torracorte. A Gadoni nel 1797 nasce Francesco Antonio Broccu, che fino dall’infanzia mostra uno spiccato interesse per la meccanica e costruisce numerosi giocattoli utilizzando materiali come le canne, il legno ed il sughero. Presto acquisisce un labOratorio tutto suo a Coa ’e Muru, nel cuore del paese, da dove escono campane, attrezzi agricoli, ma anche brillanti invenzioni come un mulino a ruota verticale, un organo realizzato con comuni canne, un orologio a pendolo che ha come quadrante il pannello della porta d’ingresso dell’abitazione con le lancette rivolte verso l’esterno che danno al passante la possibilità di leggere l’ora, e perfino una matracca che produce un suono così forte da trasformarsi in un detto ancora in uso a Gadoni per indicare un suono assordante: Parit Sa Matracca de Maistu Broccu!. La sua invenzione principale è, però, nel 1833 la prima pistola a tamburo a quattro palle oggi nella collezione Luigi Caocci di Aritzo, realizzata dopo una pistola a due canne oggi nella collezione Floris-Vacca di Gadoni, ed una pistola a quattro canne oggi nella collezione Mariano Contu di Desulo. Rispetto alle armi in uso fino ad allora, la pistola a tamburo presenta un cilindro più corto, ossia il tamburo, che permette di allineare la camera con il proiettile alla canna e al percussore grazie alla rotazione intorno al proprio asse. La pistola da lui realizzata viene anche esaminata da Carlo Alberto di Savoia durante il suo secondo viaggio in Sardegna nel 1843. Invitato a Cagliari per mostrare la sua invenzione e spiegarne il funzionamento, a lui viene messa a sua disposizione una somma dì denaro, ma essendo affezionato al suo paese, non prende una decisione in merito, e non chiede mai il brevetto per la sua invenzione. Tre anni dopo, nel 1836, negli Stati Uniti, Samuel Colt realizzerà un’arma simile, che brevetterà e commercializzerà a suo nome. |
A Gadoni nel 1815 nasce Antioco Polla, che compie gli studi giovanili dai frati minori di Gadoni, i quali avevano fondato una scuola tra il 1620 ed il 1623. A soli 25 anni si laurea in teologia a Cagliari, quasi subito insegna filosofia a Oristano e Nuoro, e dal 1865 a Cagliari nella cattedra del Liceo Dettori. Ardente giobertiano, auspica la fine del dissidio tra Stato e Chiesa, polemizza con Giovanni Battista Tuveri sostenendo la diretta provenienza da Dio del potere temporale, e col mazziniano e anticlericale Brusco Onnis. Scrive numerosi testi di teologia. In età matura fa costruire una grande casa lungo la via principale del paese, nella quale ama ospitare sia gli amici di Gadoni che i forestieri. Spesso offre l’acquavite in bicchieri molto piccoli, che denotano una certa avversità agli alcolici. Dal 1885 in poi, ormai in pensione, trascorre lunghi periodi a Gadoni. Nell’anno 1899, pare che abbia ospitato nella propria abitazione il capitano Manai, responsabile della cattura dei famigerati banditi Michele Moro, detto Torracorti, di Gadoni, e Liberato Onano, detto Liberau, di Aritzo. Antioco Polla muore nel 1918 a Cagliari alla veneranda età di 103 anni. |
A Gadoni intorno al 1846 nasce Michele Salvatore Moro detto Torracorte, che diventa presto uno dei fuorilegge più temuti e ricercati, e verrà definito da Giulio Bechi: Il fosco patriarca dei banditi del Campidano. Si dà alla macchia il 2 marzo del 1881, per sottrarsi all’esecuzione di un mandato di cattura emesso nei suoi confronti per un tentato omicidio. Qualche mese dopo colleziona un secondo ordine di arresto per aver partecipato, in territorio di Aritzo, a una bardana, un reato diffuso in Sardegna nell’ottocento, che consisteva in una vera e propria cavalcata di decine di uomini armati che di notte convergevano su un villaggio, o un ricco stazzo, per saccheggiarlo facendo razzia di bestiame e beni, uccidendo chi si opponeva. Nel marzo 1882 alcuni Carabinieri tentano di fermarlo, ma lui, dopo un furioso corpo a corpo, riesce a farla franca, e per questo episodio viene condannato in contumacia a 4 anni e 7 mesi di carcere. Il 13 aprile viene accusato di stupro, ma anche questa volta riesce ad evitare la galera, ed a luglio viene riconosciuto tra un gruppo di malviventi che hanno commesso una aggressione a mano armata a scopo di rapina. Il 15 giugno del 1884 gli viene addebitato un omicidio, e, nel 1886, arriva l’accusa di estorsione aggravata e continuata. Il 6 aprile 1893 viene accusato di rapina in banda armata. Sulla sua testa viene posta una taglia di 5mila lire. Negli ultimi anni della sua latitanza Michele Moro, mentre erra alla macchia nei salti fra la Barbagia di Belvì e il Sarcidano, diventa inseparabile compagno di Liberato Onano detto Liberau, un altro grande fuorilegge di Aritzo, entrambi impegnati a sottrarsi ai diversi mandati di cattura emessi dai pretori di Aritzo, Isili e Seui, e con lui commette una lunga serie di crimini. Si consegnano tutti e due il 26 agosto del 1899, su consiglio del loro amico don Antonio Arangino di Aritzo, il più grande proprietario della regione, nella località dei salti di Aritzo chiamata Gardesi, ai Carabinieri del capitano Manai e dei tenenti Carnesecchio e Meloni. Nel 1900, a Cagliari, in due distinti processi, l’ex latitante di Gadoni viene condannato a 9 anni di reclusione per vari furti, ricettazione e associazione a delinquere, e all’ergastolo per gli omicidi di Salvatore Boi Poddi e Giovanni Raffaele Ortu. Michele Salvatore Moro morirà in carcere a Torino nel 1922. La loro vicenda ispirerà le poesie di Giovanni Filippo Pirisi Pirino, ed anche Sebastiano Satta non riuscirà a nascondere una certa ammirazione per i banditi belli feroci prodi. Versi che ebbero larga fama e indubbiamente servirono a perpetuarne l’aura leggendaria e il ricordo popolare anche dopo la loro scomparsa. |
Le principali principali feste e sagre che si svolgono a GadoniGadoni ha un gruppo folk, fondato nel 1974 ed ora costituito in forma di associazione culturale, che si chiama Associazione Culturale Gruppo Folk Santa Barbara di Gadoni, che prende il nome dalla Santa protettrice dei minatori, dato che furono proprio i figli di alcuni minatori a dare il primo impulso alla creazione di questa associazione che ha come intento quello di riscoprire quelle che erano le tradizioni, la vita e la storia delle genti di Gadoni. In quaranta anni tante persone hanno collaborato a questa iniziativa, tanti hanno girato l’Europa, rappresentando questo lato del folklore sardo, riproponendolo e facendolo rivivere. Il Gruppo Folk ultimamente è andato anche oltre a quello che era il solo ballo tradizionale, organizzando mostre, convegni ed eventi in beneficenza. A Gadoni si esibisce anche, da qualche anno, un coro polifonico, anche questo costituito in forma di associazione culturale, denominato Boghes de Gaudiu ’Onu, diretto dal maestro Antonio Zanda. A Gadoni non si svolgono particolari manifestazioni culturali o ricreative, ma nelle poche festività si può assistere alle esibizioni della popolazione nei suoi costumi tradizionali. Tra le principali sagre e festività che si svolgono a Gadoni vanno citate, il 16 e il 17 gennaio, la Festa di Sant’Antonio Abate, con l’accensione di Su Fogadonj, il grande falò in onore del Santo; il 29 luglio la Festa di Santa Marta; il 15 agosto la Festa di Maria Vergine Assunta, che è la Santa patrona del paese; l’ultima domenica di maggio, la Festa di Nostra Signora di Bauzzoni, che si svolge con il pellegrinaggio a piedi di sedici chilometri fino a questa Cappella campestre, festa che si ripete l’ultima domenica di settembre; l’1 ed il 2 novembre, si svolge il rito de Is Fraccheras per il quale viene dato fuoco ad un’estremità della fascina, che i partecipanti al rito debbono portare per le vie del paese senza lasciarla spegnere; i primi giorni di dicembre, la manifestazione Prendas de Jerru, sapori, suoni e tradizioni della Barbagia, durante la quale il 4 dicembre si svolge la Festa di Santa Barbara, presso la chiesetta della miniera di Funtana Raminosa. Il rito de Is FraccherasIn occasione della ricorrenza dell’1 e del 2 novembre, da qualche tempo nella piazza 4 Novembre viene riproposto il rito di Is Fraccheras con lo scopo di recuperare la memoria collettiva legata al suo svolgimento. Un tempo, prima del 2 novembre, i gadonesi si recavano in campagna a raccogliere rami di S’Iscraria, ossia di asfodelo, e di Sa Feurra, ossia di ferula. L’utilizzo dell’asfodelo risale all’antichità classica, quando era considerato il fiore tipico dei morti, e secondo Omero le ombre dei morti si aggiravano in prati di asfodelo. I rami, una volta seccati, venivano uniti in fascine lunghe dai due ai quattro metri, dal diametro dai trenta ai cinquanta centimetri, che erano chiamati Sa Fracchera, il cui nome deriva dal latino Fracca o Flacula, ossia fiamma o fiaccola. Infatti, all’imbrunire, veniva dato fuoco ad un’estremità della fascina, che i partecipanti al rito dovevano portare per le vie del paese senza lasciarla spegnere, ed era considerato abile chi riusciva a rientrare con la fascina consumata quasi completamente. Sembra che il significato di questo rito fosse quello di condurre fuori dall’abitato le anime erranti dei defunti che, seguendo la luce delle fiamme, lasciavano il paese. Visita del centro di GadoniL’abitato di Gadoni, che si trova in posizione dominante sulla valle del Flumendosa sulla fiancata di una montagna con un andamento tipicamente collinare, è stato nel tempo interessato da una forte espansione edilizia. Provenendo da Atzara, entriamo in Gadoni da nord, con la SP8 che, all’interno del paese, assume il nome di corso Umberto I. il corso Umberto I percorre da nord a sud tutto l’abitato di Gadoni, uscendo a sud in direzione di Seulo, paese che, pur trovandosi nella Provincia di Cagliari, viene condìsiderato il principale centro della Barbagia di Seulo. Affascinante è il centro storico, con le graziose casette che si affacciano sulle stradine ricoperte da pietre rosse e nere dei monti circostanti su cui si intersecano le caratteristiche scalinate ed i muraglioni. Il Campo da TennisPrima di entrare all’interno dell’abitato, a duecento metri dal cartello segnaletico di Benvenuti a Gadoni, dalil corso Umberto I prendiamo sulla sinistra la via Santu Nicolau lungo la quale, dopo una cinquantina di metri, si vede alla destra l’ingresso del Campo da Tennis di Gadoni, dotato di tribune in grado di ospitare circa 65 spettatori. Il Campo ComunalePercorso circa un altro centinaio di metri lungo il corso Umberto I, prendiamo sulla destra la via Sandro Pertini seguendo le indicazioni per Seulo. Subito appena imboccata la via Sandro Pertini, che compie un’ampia svolta a sinistra, parte a destra una strada bianca che si dirige verso la località Biddiscana, con una sbarra per impedire il transito alle autovettura, la quale in circa centocinquanta metri ci porta a vedere sulla sinistra l’ingresso del Campo Comunale di Gadoni. All’interno di questo compesso sportivo sono presenti un Campo da Calcio, con fondo in terra battuta, che non è dotato di tribune per gli spettatori; ed un Campo da Calcetto, ossia da Calcio a cinque, con fondo in erba artificiale, dotato di tribune in grado di ospitare una quarantina di spettatori. Il Cimitero ComunalePassati gli impianti sportivi di Gadoni, ci recheremo a visitare il Cimitero Comunale di Gadoni. Da dove avevamo trovato sulla destra l’imbocco della via Sandro Pertini, proseguiamo un’altra cinquantina di metri lungo il corso Umberto I, fino a trovare sulla sinistra della strada un rialzo. Salendo su questo rialzo, dopo una trentina di metri, si trova alla sinistra della strada l’ingresso del Cimitero Comunale di Gadoni. All’ingresso del Cimitero Comunale si accede da due scalinate, una alla destra e l’altra alla sinistra dell’ingresso stesso. La ex Chiesa parrocchiale di Santa MartaPassato il Cimitero Comunale, proseguiamo per quaranta metri sul corso Umberto I, poi, a un bivio, prendiamo sulla sinistra il viale Europa, che seguiamo per cinquecentocinquanta metri. Svoltiamo a sinistra e imbocchiamo la via Laracuddu che, in poche decine di metri, ci porta sul fianco della Chiesa di Santa Marta, la più grande del paese che era stata consacrata il 29 luglio 1512, probabilmente la prima in Sardegna, ed è stata la parrocchiale del paese. Il periodo è quello dei primi tentativi di conversioni in Barbagia delle popolazioni locali ad una nuova religione. In tale contesto l’aspetto religioso si unisce con quello socio culturale perché grazie alla consacrazione della Chiesa si registra la prima menzione attestante l’esistenza del paese di Gadoni. La Chiesa è stata ristrutturata e completamente riedificata nel 1950, e riconsacrata nel 1983. Oggi la Chiesa di Santa Marta è un edificio di nuova costruzione, che si trova all’interno di un ampio e curato giardino, preceduto da una breve scalinata e rialzato rispetto al piano stradale. Costruita interamente in pietra, è caratterizzata da un’alta facciata rettangolare con un bel portale del sedicesimo secolo, sovrastato da una lunetta e inserito in una cornice di mattoncini rossi. La facciata, molto semplice, è in pietra faccia a vista priva di elementi decorativi. Sopra l’ingresso principale si apre una finestra circolare. Il prospetto a capanna è abbellito da una cornice in mattoncini rossi su cui spicca una semplice croce. Le pareti laterali dell’edificio sono alleggerite da monofore ogivali, mentre nel lato destro è posta una piccola campana. L’impianto interno è a mono navata con due cappelle semicircolari, una per lato. L’ampio presbiterio semicircolare è sopraelevato rispetto alla navata da due gradini. Le murature sono in pietra locale scistica faccia a vista. Gli archi a tutto sesto che immettono nelle cappelle laterali e nel presbiterio sono realizzati con mattoni di terracotta. Presso questa Chiesa si svolge ogni anno, il 29 luglio, la Festa di Santa Marta, con la processione religiosa, la sfilata degli uomini a cavallo e delle donne nei costumi tradizionali, il ballo in piazza, le gare di improvvisazione poetica, e tutto quanto troviamo nelle manifestazioni popolari in Barbagia. Solitamente i festeggiamenti si protraggono dal 28 al 30 luglio. Il Monumento al MinatoreUn tempo Gadoni è stata molto importante la produzione del rame, estratto dalla miniera di Funtana Raminosa, che ha rappresentato il giacimento più importante di tutta l’Italia. Passato il rialzo che ci ha portati all’ingresso del Cimitero Comunale, proseguiamo lungo il corso Umberto I che ci porterà fino nel centro storico di Gadoni. A circa ciquecento metri da dove avevamo trovato sulla destra l’imbocco della via Sandro Pertini, troviamo sulla sinistra, prima del Civico 53 del corso Umberto I, una piazzetta chiamata piazza del Minatore, all’interno della quale si trova il Monumento al Minatore di Gadoni, realizzato in onore dei lavoratori che in passato tanto hanno fatto per l’economia e la ricchezza del paese. Il monumento è costituito da tre parti. Sulla sinistra è presente la riproduzione dell’ingresso della miniera, con un carrello per il trasporto del materiale estratto. Al centro, addossata alla parete, si trova una statuetta di Santa Barbara, protettrice dei minatori. Ed alla destra è presenta una statua che rappresenta un minatore intento nel suo lavoro, posizionata sopra un piedistallo sul quale è presente una lapide commemorativa. Il Monumento ai Caduti sul lavoroProseguendo in direzione sud ovest lungo il corso Umberto I, lo seguiamo per quasi centocinquanta metri, poi arriviamo al punto dove parte sulla destra la via Santa Maria. Qui, subito prima della via Santa Maria, si vede alla destra del corso il Monumento ai Caduti sul lavoro di Gadoni. Il Municipio di GadoniDal corso Umberto I prendiamo sulla destra la via Santa Maria. Subito all’inizio, alla destra della strada, al civico numero 1, si trova l’edificio che ospita il Municipio di Gadoni, nel quale si trovano la sua sede e gli uffici in grado di fornire i loro servizi agli abitanti del paese. Si tratta degli uffici del Sindaco, del Vicesindaco e del Direttore Generale; del Segretario Comunale che si occupa della Segreteria Generale e Contratti; dell’Area Affari Generali, dalla quale dipendono i Servizi Demografici e Elettorale, l’Ufficio Protocollo, l’Ufficio relazioni con il Pubblico, l’Area Vigilanza, il Commercio, l’Area Socio Culturale, e lo Sportello Unico per le Attività Produttive; dell’Area Economico Finanziaria, dalla quale dipendono i Servizi Finanziari, l’ufficio Personale e Paghe, le Entrate Tributarie, e l’Economato; dell’Area Tecnica, dalla quale dipendono la Pianificazione Urbanistica, l’Edilizia Privata, i Lavori Pubblici, le reti e gli Impianti Tecnologici. La Chiesa parrocchiale di Maria Vergine AssuntaSubito più avanti rispetto al Municipio si affaccia il retro della Chiesa dedicata a Maria Vergine Assunta, che è la Chiesa parrocchiale di Gadoni, il cui ingresso si trova al civico numero 117 del corso Umberto I. La Chiesa è stata edificata nel 1560 in stile romanico pisano e, nel 1808 è stata accresciuta con altre due navate ottenendo così sei cappelle dedicate a: San Sebastiano, la Vergine del Rosario, alle Anime, al redentore di cui si conserva oggi nell’altare maggiore la statua del 1860, alla vergine di Lourdes e a San Pietro apostolo. La Chiesa in seguito diviene inagibile, l’ultimo cedimento risale al 19 ottobre del 1951. Iniziarono i lavori di ricostruzione nel 1952, che prevedeva tre navate con quella centrale più larga delle due laterali. Nonostante le numerose rielaborazioni, la Chiesa conserva ancora l’abside e il bel portale originari. La facciata presenta il corpo centrale corrispondente alla navata principale avanzato rispetto ai due corpi più bassi laterali ed è arricchito da un portale strombato in pietra calcarea. L’alta facciata rettangolare ospita il bellissimo portone ligneo ad arco acuto in stile gotico aragonese, sovrastato da un rosone circolare vetrato. La particolarità della Chiesa è che il portone principale non è rivolto alla piazza ma alle montagne, decisione presa dall’architetto per contemplare la magnificenza della natura. L’interno è attualmente costituito da una navata principale, chiusa dal presbiterio di semplice forma rettangolare, e da due navate laterali che comprendono sei cappelle. La zona presbiterale è sopraelevata rispetto al piano delle navate di tre gradini. La navata principale è divisa da quelle laterali da pilastri cruciformi e semplici arcate a tutto sesto in muratura. La navata principale ed il presbiterio sono coperti da un tetto a due falde con l’intradosso intonacato. La stessa semplice pittura bianca caratterizza tutto l’interno della Chiesa ad eccezione dell’intradosso degli archi e delle cornici che, nella navata principale, separano il sistema di archi disposti in senso longitudinale dalle piccole finestre presenti nella parte più elevata della navata stessa; queste parti sono di un tenue color giallo. Un sistema di archi a tutto sesto scandisce lo spazio anche delle navate laterali, anch’esse coperte a falda inclinata, impostata a quota più bassa rispetto a quella principale, che ora presentano un controsoffitto piano in legno di castagno. L’interno è valorizzato da pregevoli tavole cinquecentesche situate nel retro dell’altare principale, anticamente posizionate nel convento, nel quale sono presenti sei statue raffiguranti: la Vergine d’Itiria, in quanto il convento era a lei intitolato, San Giuseppe, gli Arcangeli Michele e Gabriele, San Pietro, e San Luigi re di Francia. Sul retro della Chiesa si eleva l’imponente e massiccio campanile a canna quadrata, realizzato in pietra, alleggerito da quattro monofore semicircolari nelle quali sono poste le campane. La torre campanaria è conclusa da un’elegante cupoletta dorata con croce. A Gadoni la Festa di Maria Vergine Assunta, che è la Festa patronale del paese, si svolge il 15 di agosto, con la lunga processione religiosa della popolazione nelle vie del paese, la sfilata degli uomini a cavallo e delle donne nei costumi tradizionali, ed i riti religiosi, che sono seguiti da numerose manifestazioni civili. Dalla via Santa Maria raggiungiamo la piazza 4 Novembre con il vecchio Municipio di GadoniDal Municipio di Gadoni, prendiamo la via Santa Maria che costeggia sulla destra la Chiesa parrocchiale di Maria Vergine Assunta, passiamo l’ingresso della Chiesa e la seguiamo, dopo un centinaio di metri la via Santa Maria sbocca sulla via Roma che prendiamo verso sinistra. Lungo la via Roma, dopo circa centocinquanta metri, si apre alla destra l’ampia Piazza 4 Novembre nella quale, ogni anno all’inizio di novembre, si svolge il rito di Is Fraccheras. alla sinistra della via Roma, di fronte alla piazza 4 Novembre, si affaccia l’edificio che ospitava il Vecchio Municipio di Gadoni, e che oggi ospita la caserma dei Carabinieri. Questo edificio oggi possiede un ricordo dei suoi cittadini caduti nella Grande Guerra, conservato in una lapide. Nell’area occupata dal vecchio Municipio, nel quindicesimo secolo, è stata eretta la prima Chiesa dedicata a San Pietro Apostolo, distrutta nel 1870. Possiamo arrivare in piazza 4 Novembre con il corso Umberto IPossiamo arrivare nella piazza 4 Novembre anche in modo più semplice evitando la Chiesa parrocchiale di Maria Vergine Assunta. Prima di arrivare al Municipio di Gadoni con il corso Umberto I, evitando la deviazione in via Santa Maria ed invece proseguendo verso sud, percorriamo appena centoventi metri ed arriviamo nel punto dove parte a destra la Via Roma, ed alla sinistra di questa strada si apre l’ampia piazza 4 Novembre. E proprio all’inizio della via Roma, al civico numero 1, dopo otto anni trascorsi lavorando a Cagliari, ritornato nella sua Gadoni l’amico Nicola Polla ha deciso di aprire una sua nuova tabaccheria edicola multifunzionale. «Una scelta di cui sono felice - racconta - ho riscoperto amicizie storiche e il valore dell’essenziale, mettendo in pratica l’esperienza maturata in città». Affacciato sul corso Umberto I si trova il Monumento ai Caduti in guerraSul lato meridionale della piazza 4 Novembre, affacciato sul corso Umberto I, si trova il Monumento ai Caduti in guerra di Gadoni, che è compreso entro una recinzione e affiancato da pezzi di artiglieria. Il monumento è composto ad un basamento in granito, sul quale si trova una piramide rocciosa naturalistica e, al culmine, un gruppo scultoreo bronzeo che ritrae un soldato che tiene per le spalle un suo commilitone ormai spirato. Sulla faccia principale del basamento è presente le lastra recante i nomi dei caduti, su quella sinistra è la dedicazione, mentre sulla faccia posteriore è un bassorilievo bronzeo, sul quale è raffigurato un bosco con alberi rinsecchiti e, all’estrema destra, una anziana donna che consola sul suo grembo una giovinetta. Il presente monumento, dedicato ai Caduti della Prima e della Seconda Guerra Mondiale, è stato costruito negli anni settanta del novecento. Il gruppo bronzeo, opera di produzione seriale, è identico a quello collocato sui monumenti di Arzachena e Sarule. Il Centro Polifunzionale che ospita tra l’altro la Biblioteca ComunaleProseguendo verso sud con il corso Umberto I, dopo una cinquantina di metri, alla destra della strada la civico numero 90, si trova l’ingresso del Centro Polifunzionale di Gadoni, che ospita tra l’altro una Sala Convegni nella quale si svolgono diversi eventi culturali, la Biblioteca Comunale, l’Ufficio Turistico, numerose Associazioni Culturali, ed altre attività. La Biblioteca Comunale di Gadoni è stata istituita nel 1990, fa parte del Sistema bibliotecario Barbagia-Mandrolisai, e possiede una varietà di documenti legati alla storia mineraria ed alle miniere, in quanto Gadoni era un paese minerario rigoglioso fino agli anni ottanta del novecento. Visita dei dintorni di GadoniVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Gadoni, sono stati portati alla luce soltanto i resti del Nuraghe Piscia Quaddu. Il territorio di GadoniCustodito tra il monte Sa Scova dove si trova la vedetta di Punta S’Iscova di 1.175 metri ad ovest, e il monte Arzanadolu di 1.099 metri ad est, il territorio di Gadoni è attraversato dagli affascinanti strapiombi della valle del fiume Flumendosa, ed offre una natura unica dal fascino selvaggio. Tra sentieri incontaminati e paesaggi mozzafiato si scoprono angoli quasi magici come la delicata cascatella di S’lstiddiosa, ai confini tra il territorio di Gadoni e quello di Seulo. Notevoli esemplari di tassi, ginepri, oltre alle splendide peonie e orchidee selvatiche si alternano ai castagni, noccioli, noci e ciliegi che nel Novecento hanno reso famoso il paese per la loro grande produzione. La storia di Gadoni narra di una terra di passaggio e di incontro di antichi popoli che sfruttavano le risorse minerarie di Funtana Raminosa: qui i Nuragici fondevano il rame per realizzare le sculture simbolo dell’età del Bronzo in Sardegna. Per estrarre il prezioso metallo Fenici, Cartaginesi e Romani vi scavarono diverse gallerie, poi riutilizzate fino al ventesimo secolo. I pochi resti del Nuraghe Piscia QuadduUsciti dal paese verso nord, lungo la SP8 che è la strada che collega Gadoni ad Aritzo, percorsi circa tre chilometri si trovano, alla destra della strada provinciale, a più di un chilometro di distanza i pochi resti del Nuraghe Piscia Quaddu, che è un Nuraghe di tipologia indefinita edificato in materiale indeterminato a 846 metri di altezza. Lungo la valle del FlumendosaGadoni è un paese decisamente ricco di numerosi aspetti naturalistici e geologici, che lo rendono davvero unico per la ricchezza e la varietà dei paesaggi, la suggestione che sanno suscitare gli strapiombi e le suggestive Gole scavate nel tempo dal Fiume Flumendosa, in una vallata ricca di boschi di lecci, roverelle, sugherelle e macchia mediterranea. Usciamo dal paese verso sud, lungo la SP8 che è la strada che collega Gadoni a Seulo, la quale pur esistente dalla fine del diciannovesimo secolo è stata asfaltata solo nel 1970. A quattro chilometri e mezzo dalla piazza 4 Novembre, si raggiunge il nuovo Ponte sul Flumendosa, realizzato negli anni ottanta del novecento, un imponente viadotto lungo oltre cinquecento metri e alto quasi centoventi, che è il più alto dell’isola e uno dei più alti d’Europa. Questo viadotto ha eliminato i tornanti presso il vecchio ponte e attenuato la tortuosità del tracciato che sovrasta uno dei fiumi più importanti della Sardegna. La frazione denominata Funtana RaminosaLa presenza di giacimenti minerari a Gadoni è conosciuta da tempi molto antichi. Fino a pochi anni fa l’economia di Gadoni era basata sulla miniera di rame di Funtana Raminosa, presente nei dintorni del paese, che è stata, per molto tempo, il più importante giacimento minerario italiano. Del comune di Gadoni fa parte la frazione di Funtana Raminosa (altezza metri 488, distanza in linea d’aria circa 9,6 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), che costituiva la sua frazione mineraria. La frazione Funtana Raminosa si raggiunge prendendo verso sud da Gadoni la SP8, che si segue per tre chilometri e quattrocento metri dalla piazza 4 Novembre, poi, seguendo le indicazioni, si prende a destra una strada che si segue per circa cinque chilometri e mezzo, e poi si seguono le indicazioni svoltando a sinistra nella strada bianca che conduce all’interno dell’area mineraria. La miniera di Funtana Raminosa ha raggiunto il suo massimo sviluppo negli anni ’60, quando occupava circa 150 addetti. Poi, alla fine degli anni ’80, è iniziato il suo lento declino. In seguito gli impianti sono stati smantellati e i locali della miniera sono stati utilizzati per altre attività industriali, come la lavorazione delle fibre di carbonio, ed oggi la zona mineraria, completamente ristrutturata, è visitabile, ma esclusivamente su prenotazione. L’insediamento si sviluppa lungo la strada principale e presenta palazzine a schiera, con la Direzione presente su un’altura sovrastante gli impianti minerari. È interessante una visita, soprattutto alle gallerie La Romana e La Fenicia, ed agli impianti dalla Laveria, che presenta una serie di volumi sfalsati e digradanti, con tetti a spioventi e funzionali aperture. Vicino, l’Impianto di Flottazione alimentato da un bacino costruito appositamente sul rio Cumidai, che ha una struttura ad andamento verticale, affiancata da serbatoi cilindrici. La miniera fa parte del parco Geominerario, Storico e Ambientale della Sardegna, riconosciuto dall’UNESCO. All’interno dell’insediamento di Funtana Raminosa si trova una Cappella scavata nella rocca e dedicata a Santa Barbara, protettrice dei minatori, che viene festeggiata il 4 dicembre, con la suggestiva celebrazione della Festa di Santa Barbara all’interno della miniera di Funtana Raminosa, a cui partecipa tutta la popolazione. La Cappella dedicata alla Nostra Signora di BauzzoniRiprendendo la strada che ci ha portato a Funtana Raminosa, la seguiamo per tre chilometri e ottocento metri, poi svoltiamo a sinistra in una strada bianca che, dopo un paio di chilometri, ci porta alla piccola Cappella dedicata alla Madonna di Bauzzoni o Bau Zoni. Si tratta di una piccola Cappella costituita da quattro pali in legno che sostengono una copertura a capanna, anch’essa in legno. Sotto la copertura è presente la statua della Madonna. La Festa di Nostra Signora di Bauzzoni si svolge l’ultima domenica di maggio con il pellegrinaggio a piedi di ben sedici chilometri fino a questa Cappella campestre, e si ripete l’ultima domenica di settembre. La cascatella S’ItiddiosaLa delicata Cascatella di S’lstiddiosa si trova un paio di chilometri a sud est rispetto alla Cappella dedicata alla Madonna di Bauzzoni, ai confini tra il territorio di Gadoni e quello di Seulo. Il nome significa letteralmente gocciolante e deriva da Is Stiddius, ossia l’effetto delle gocce d’acqua che cadono, e in questo caso creano una piccola cascatella a strapiombo sull’alveo del Flumendosa. Anzi, più che una cascatella, si tratta di una pioggerella, uno sgocciolio fitto fitto, che scende da una sorgente carsica soprastante. Le gocce precipitano lungo un’imponente parete rocciosa levigata, perpendicolare all’alveo del fiume, caratterizzata da enormi concrezioni calcaree depositate dal continuo scorrere dell’acqua e ampiamente ricoperta da piante idrofile, soprattutto capelvenere, felce della famiglia delle Adiantaceae. L’acqua sorgiva si divide in mille rivoli deviata da concrezioni e vegetazione, il risultato è la fitta pioggerellina, che precipita con uno stillicidio denso in inverno e pacato in estate. Termina la caduta in un laghetto d’acqua verde smeraldo ai margini della sponda destra del fiume, dove nella bella stagione si può fare il bagno, mentre si assiste allo spettacolo. La cascatella si raggiunge più comodamente partendo dal centro abitato di Seulo, si oltrepassa la zona artigianale e si supera l’ingresso del cantiere forestale di Nusaunu, si prende quindi la seconda svolta a destra, dopo circa ottocento metri si trova un altro incrocio dove si imbocca la strada a sinistra, e si percorrono circa due chilometri sino all’imbocco di un sentiero di difficoltà media non chiaramente segnalato. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, risaliremo da Gadoni verso nord per visitare il Mandrolisai. Ci recheremo a Tonara famosa per il suo torrone e per avere dato i natali a Peppino Mereu, dove vistiamo l’abitato ed i suoi dintorni, con i numerosi siti archeologici. |