Tonara considerata la patria dello squisito torrone sardo, che ha dato i natali al poeta Peppino Mereu
In questa tappa del nostro viaggio, risaliremo da Gadoni verso nord per visitare il Mandrolisai. Ci recheremo a Tonara famosa per il suo torrone e per avere dato i natali a Peppino Mereu, dove vistiamo l’abitato ed i suoi dintorni, con i numerosi siti archeologici. La regione storica del MandrolisaiA sud ovest della Barbagia di Ollolai si sviluppa la regione del Mandrolisai o della Barbagia del Mandrolisai, una regione storica dalla Sardegna centrale che costituisce il cuore pulsante della Sardegna. In periodo giudicale era una Curatoria del Giudicato d’Arborea. Ne fanno parte il comune di Samugheo nella Provincia di Oristano, ed i comunii di Atzara, Desulo, Sorgono ed Ortueri nella Provincia di Nuoro. Il territorio del Mandrolisai è caratterizzato dall’alternanza di altopiani con profonde vallate adatte al pascolo, con boschi di sughere e castagno. In questa regione si trovano le più alte cime montuose delle Barbagie e al confine con l’Ogliastra, precisamente tra Desulo e Arzana, si trova Punta la Marmora, la vetta più elevata del Gennargentu e dell’Isola. L’agricoltura gravita soprattutto intorno ai vitigni, in particolare il Bovale sardo, ma non mancano il Cannonau e il Monica. Del Mandrolisai abbiamo già visto in precedenza Samugheo, quando abbiamo visitato la Provincia di Oristano, e vedremo in questa tappa Desulo, mentre in prossime tappe vedremo tutte le altre principali città. In viaggio verso TonaraA Gadoni abbiamo raggiunto il comune più a sud della Provincia di Nuoro. Da qui ritorniamo indietro, verso nord, sulla SP8 per circa sette chilometri, fino alla Cantoniera Cossatzu, dove la SP8 si immette sulla SS295. Prendiamo a destra la SS295, riattraversiamo Aritzo e Belvì, in località Monte Corte incontriamo la deviazione sulla destra per Desulo, però la superiamo e proseguiamo sulla SS295 verso nord ovest, che ci porta nel Mandrolisai. Raggiungiamo TonaraProvenendo da Gadoni verso nord sulla SP8 e poseguendo sulla SS295, dopo aver superato la deviazione per Desulo, proseguiamo verso nord ovest per raggiungere Tonara. Dal Municipio di Gadoni a quello di Tonata abbiamo percorso 23,7 chilometri. È più comodo arrivare a Tonara direttamente da Desulo, da dove, percorsi circa sette chilometri e mezzo sulla SP7 verso sud ovest, e poi circa quattro chilometri sulla SS295 verso nord ovest, arriviamo a Tonara. La distanza dal Municipio di Desulo a quello di Tonara è di 12,2 chilometri. Il comune chiamato Tonara e considerato il paese del torroneIl comune chiamato Tonara (altezza metri 900 sul livello del mare, abitanti 1.806 al 31 dicembre 2021) è il terzo paese più alto della Sardegna, un comune di montagna agropastorale situato nella parte centrale della provincia, alle pendici della punta Genna Flores del Gennargentu, nel Mandrolisai, ed attraversato dalla SS295 di Aritzo. Storicamente Tonara nasce da tre villaggi, in origine separati da zone campestri non edificate, che si sono fusi ed oggi vengono considerati rioni o anche vicinati. Entrando si incontra per primo il rione di Teliseri, separato geograficamente dagli altri, che ha anche un numero minore di abitanti. Proseguendo, si trova verso nord Arasulè, il rione con maggiore estensione e maggiore altitudine. Verso sud si trova Toneri, il rione dove si conservano maggiorente le caratteristiche case tonaresi, costruite di pietra scistosa e di legno di castagno, con i tipici balconi di legno con copertura. A questi tre quartieri, nel tempo se ne è venuto ad aggiungera un altro, situato a sud ovest, e denominato Su Pranu. Un altro villaggio era Ilalà, posizionato molto più a valle, la cui collocazione geografica non ne ha favorito le comunicazioni e il commercio, e che è stato gradualmente abbandonato, tanto che gli ultimi abitanti lo hanno lasciato negli anni ’40 del novecento trasferendosi a Teliseri. Origine del nomeIl nome del paese, attestato, per la prima volta, nel 1341 nella forma Tunare, sembra derivare dalla radice Ton, che si riscontra anche in altre denominazioni toponomiche, e che indica i Tacchi, ossia i coni dall’aspetto dolomitico nati dall’erosione del massiccio calcareo, caratteristici dell’Ogliastra. La sua economiaSecondo il Dizionario del casalis, un tempo le donne, con la filatura, davano il loro apporto all’economia del paese, e la coltivazione di noceti e castagni venivano considerati più utili rispetto alla coltivazione dei cereali. Mentre tutti i centri vicini proseguivano nelle classiche attività agro pastorali, Tonara ha cominciato ad abbandonare queste attività, e l’artigianato, gli ambulanti ed i torronai hanno avuto il sopravvento, così come le lavorazioni del legno e del carbone. Il piccolo centro montano cominciava la sua trasformazione, a partire da una dell’attività dei Sonaggiargios, i fabbricanti di campanacci, che ottenevano un prodotto che diventava non solo un elemento utile e fondamentale nell’allevamento del bestiame ma persino uno strumento musicale. Oggi, il settore primario della economia di Tonara è l’agricoltura, presente con la coltivazione di cereali, ortaggi, foraggi, ulivi, uva e altri alberi da frutta. È presente anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria è costituita da aziende che operano nei comparti alimentare, tessile, della lavorazione del legno, dei materiali da costruzione, dei laterizi, dei mobili ed edile. L’artigianato, assai sviluppato, produce il torrone, le arche in legno di castagno intagliate, i tappeti e soprattutto i campanacci da pecore e da buoi, prodotti dai fabbri ferrai utilizzando forni, mantici, e battendo il metallo su pietre appositamente sagomate. Il terziario non assume dimensioni rilevanti. Tonara costituisce una località di villeggiatura sia estiva che invernale, dato che sorge in un territorio ricco di lecci, agrifogli, roverelle, castagni, noccioli, alberi secolari e sorgenti, circondato da un suggestivo paesaggio montano che costituisce la principale attrazione turistica della zona. Un altro motivo di richiamo per il turismo è la gastronomia locale, con lo squisito torrone sardo del quale Tonara è considerata la patria, nsieme ad Aritzo ed a Desulo, il miele amaro e, tra le altre specialità, il Sa Coccoi de Casu, un calzone ripieno di formaggio fresco ed erbe selvatiche aromatiche. Brevi cenni storiciIl territorio di Tonara è stato abitato già durante la preistoria, nel tardo Neolitico, come dimostrano i diversi ritrovamenti nella zona, come le ceramiche e altri reperti rinvenuti nella grotta funeraria di Pitzùe Toni, diverse domus de janas tra le quali quella di Is Forreddos lungo la direttrice per Sorgono, una torre megalitica, appartenente alla civiltà delle Tholoi, ed anche resti di un antico villaggio chiamato Idda intra Errios. Nel periodo medievale nasce l’abitato, ed Il primo documento scritto che cita il paese è l’atto di pace fra il re don Giovanni d’Aragona ed Eleonora d’Arborea, stipulato il 24 gennaio 1388, sottoscritto dai vari capi della lega Arborense Item a Bildosino, sori maiore villae Tonara. In questo periodo, Tonara era collocata nel Giudicato di Arborea appartenente alla curatoria del Mandrolisai, ed oltre ai centri attuali di Arasule, Toneri e Taliseri, si aggiungeva quello di Ilalà, che è stato abitato sino agli inizi del novecento. A Tonara sono legate anche le vicende di un altro villaggio, Spasule, che si trovava a mezza via tra Sorgono e Atzara, i cui abitanti, a seguito di lotte con le popolazioni vicine, hanno cominciato a trasferirsi gradualmente nel rione Arasule di Tonara, fino al completo abbandono avvenuto agli inizi del settecento. Passata, successivamente, sotto il controllo del marchese di Oristano, nel 1478 viene conquistata dagli Aragonesi, dopo la battaglia di Macomer. La sua storia successiva segue quella dei territori circostanti. In periodo repubblicano, del comune di Tonara nel 1927, dopo la creazione della Provincia di Nuoro, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro. Alcuni dei principali personaggi che sono nati a TonaraA Tonara è nato il poeta Giuseppe Mereu detto Peppinu. A Tonara nasce nel 1872 Giuseppe Mereu detto Peppinu. È figlio di un medico ma non può compiere gli studi regolari dato che in paese non ci sono scuole. Segnato dalla morte prematura di entrambi i genitori e dalla povertà nella quale viene a trovarsi, a 19 anni si arruola volontario nei Carabinieri. Si sposta per tutta la Sardegna e conosce direttamente alcuni dei mali dell’Isola. Congedatosi nel 1895 per motivi di salute, trova un’occupazione come scrivano in comune. Peppino Mereu canta nelle sagre paesane, misurandosi con altri poeti estemporanei nell’improvvisazione poetica. Da questa esperienza derivano i due elementi essenziali della sua poesia: un ritmo fortemente scandito e la struttura dialogica. Nelle sue opere è sempre presente, infatti, il Tu all’interlocutore. Come per la sua Tonara, alla quale si rivolge come ad una donna amata: O gentile Tonara. O per la fonte di Galusè, che si fa personaggio: Eo So Galuse, logu delissio su de incantu. Segnato dalla tubercolosi, e, data l’ignoranza del tempo, ritenuto per questo un dissoluto, si sente emarginato. Negli ultimi anni vive dell’aiuto degli amici, in completo isolamento, consumandosi Come cannela ’e chera, come una candella di cera. muore a Tonara nel 1901, a soli ventinove anni, dopo un’esistenza segnata da difficoltà e sofferenze, da qui deriva la sua definizione di poeta maledetto. Cantore appassionato della secolare emarginazione del popolo sardo, ci ha lasciato, nonostante la breve vita, una vastissima produzione poetica. Diverse sue poesie sono diventate popolari e sono state successivamente musicate, trasformandosi in canti popolari, che vengono ancora oggi eseguiti nelle esibizioni popolari in tutta la Sardegna. Tra le sue composizioni più note, non è possibile non citare la famosa Lettera a Nanni Sulis, più nota con il suo primo verso Nanneddu meu, ossia Giovannino mio, che ancora oggi è immancabilmente presente in tutte le esibizioni dei cori polifonici sardi. Per chi voglia approfondire la conoscenza di Peppino Mereu, è possibile leggere in versione integrale il volume Poesie complete, nel quale è raccolta tutta la sua produzione pubblicato dalla Ilisso Edizioni di Nuoro. |
Le principali feste e sagre che si svolgono a TonaraA Tonara sono attivi il Gruppo Folk di Tonara, il Coro Polifonico Femminile ed il Coro Polifonico Maschile Peppino Mereu. In occasione delle feste e ricorrenze, nelle loro esibizioni è possibile ammirare lo splendido costume tradizionale di Tonara. Tra le principali sagre e feste che si svolgono a Tonara vanno citate, il 16 e 17 gennaio la Festa di Sant’Antonio Abate, nella quale si gustano degli ottimi piatti locali, dell’ottimo vino e gustosi dolci; il Carnevale, durante il quale quale sfilano i bei carri in maschera e si assaporano i tipici piatti e dolci del posto; il Lunedì dell’Angelo La Sagra del torrone, una Festa popolare in cui si prepara il famoso torrone di bianco di mandorle e miele e si gustano i prodotti ortofrutticoli della zona; il 13 giugno la Festa di Sant’Antonio da Padova; a fine luglio la manifestazione Pro Custa Terra Rosas e Beranos, con il premio di poesia intitolato a Peppino Mereu; il 3 agosto la Festa di San Gabriele Arcangelo, che è il Santo patrono del paese; la seconda domenica di agosto la manifestazione S’Istadu de Sa Idda Nosta nella quale Tonara incontra i suoi emigrati. Il Carnevale di TonaraIl Carnevale di Tonara, chiamato anche Coli Coli, si presenta particolarmente goliardico e musicale grazie ai suoi Gotzos, divertenti ritornelli improvvisati che accompagnano la sfilata, improvvisati dai Cantadores o Poetes locali. Su Coli Coli è l’espressione satirica più antica e spietata del Carnevale dell’Isola, e non è altro che una sorta di pantomima popolare, accompagnata da una sfilata di carri allegorici che girano per le vie del paese. Un fantoccio viene, poi, issato su un carro trainato da un asinello, ed assume le fattezze del potente di turno: benestante, il re, il sindaco, o altro personaggio. Il fantoccio è chiamato Coli Coli Padedda, ed al termine dei festeggiamenti viene bruciato, per significare in maniera simbolica la fine del Carnevale stesso. Il torrone di Tonara e la Sagra del torroneIl comune chiamato Tonara è conosciuto soprattutto per l’alta qualità del suo torrone, che viene portato in tutte le sagre della Sardegna, prodotto solo con uova, miele di varie qualità, mandorle, noci e nocciole del territorio. Nelle vie del vecchio centro storico, vediamo le botteghe dei torronai ed incontriamo donne che passeggiano per il paese abbigliate con i costumi tradizionali. La principale Sagra che si svolge a Tonara è la Sagra del torrone, istituita nel 1979 per il ricordare l’opera del poeta Peppino Mereu. Inizialmente questa Festa si svolgeva la seconda domenica di luglio, ma da qualche anno a questa parte è stata spostata al lunedì di Pasquetta. Lo scopo è quello di promuovere il torrone, fiore all’occhiello del centro del Mandrolisai, nella quale gli artigiani preparano davanti ai visitatori vere cascate di torrone, realizzato utilizzando gli strumenti della tradizione, e degustare il torrone caldo, appena uscito da Sa forredda, il fornello di mattoni riscaldato con la legna di agrifoglio, nel quale viene lavorato e preparato come si faceva Duecentoanni fa. Naturalmente immancabili sono gli spettacoli folkloristici. Affiancato nel 1984 alla Festa del torrone, si svolge la competizione chiamata Campanaccio d’Oro, in cui gli artigiani del paese si sfidano nella realizzazione dei caratteristici campanacci per il bestiame. Tonara, infatti, è nota, oltre che per il torrone, proprio per la realizzazione dei campanacci per il bestiame. La manifestazione Pro Custa Terra Rosas e BeranosA fine luglio, si svolge a Tonara la manifestazione Pro Custa Terra Rosas e Beranos, che prende il nome da una frase della poesia A Nanni Sulis II e che significa Per questa terra fiori e giorni belli. La manifestazione comprende il concorso ed il premio di poesia intitolato al poeta Peppino Mereu, che è stato uno dei poeti in lingua sarda più importanti di fine ottocento. Durante la manifestazione si assite all’esibizione di interpreti della poesia estemporanea sarda, e si assite poi alla premiazione dei poeti vincitori del concorso. La manifestazione S’Istadu de Sa Idda Nosta e Tonara incontra gli emigratiLa seconda domenica di agosto si svolge la manifestazione chiamata S’Istadu de Sa Idda Nosta e Tonara incontra gli emigrati, nella quale gli abitanti di Tonara incontrano gli emigrati rientrati per le vacanze estive. Si svolgono diverse manifestazioni folkloristiche, esibizioni di poeti estemporanei, e numerosi altri eventi. Visita del centro di TonaraArriviamo nell’abitato da sud con la SS295, che poi devia in direzione sud est ed entra nell’abitato. Tonara si può considerare un Paese Museo dato che tutto il paese si è arredato di statue, sculture lignee, arredi delle fontane cantate dal poeta Peppino Mereu. L’abitato, interessato da forte espansione edilizia, si compone di quattro diversi rioni, unificatisi col passare del tempo, le cui case sono costruite di pietra scistosa e di legno di castagno. Nella descrizione che segue, vedremo tutte le principali caratteristiche del paese, e vedremo anche i quattro principali torronifici che hanno fatto di Tonara il paese del torrone sardo. Passato il rione Taliseri incontriamo il Cimitero vecchio di Tonara che è diventato il Cimitero monumentaleEntriamo lungo la SS295 costeggiando le case del quartiere Taliseri, che si trova alla sinistra della strada. Percorso un chilometro e duecento metri dal Cimitero nuovo, troviamo alla sinistra della strada la deviazione per il Vecchio Cimitero di Tonara, la cui costruzione è iniziata nel 1923 e terminata nel 1925, che è stato adibito all’uso dal 1927. Dismesso dalla fine degli anni settanta del novecento, è diventato il Cimitero monumentale di Tonara. Il Cimitero nuovo si trova lungo la SS295 provenendo da Desulo, e lo vedremo più avanti, quando visiteremo i dintorni di Tonara. La chiesa parrocchiale di San Gabriele ArcangeloSe proseguiamo lungo la deviazione che ci ha portato al Cimitero vecchio, troviamo sulla destra una salita che ci porta al retro della chiesa di San Gabriele. Per arrivare al suo ingresso, passata la deviazione per il Cimitero vecchio, proseguiamo sulla SS295 che all’interno dell’abitato prende il nome di via Monsignor Raimondo Tore, lasciando sulla destra il quartiere Arasulè, e sulla sinistra il quantiere Toneri, per poi arrivare al centro del paese. Seguita la via Monsignor Raimondo Tore per trecentocinquanta metri, prendiamo a sinistra la via San Gabriele, la seguiamo per circa centocinquanta metri, poi prendiamo leggermente a sinistra la via Vittorio Emanuele, che ci porta di fronte alla chiesa di San Gabriele Arcangelo che è la chiesa parrocchiale di Tonara, caratterizzata da una robusta e imponente struttura. La chiesa viene edificata in periodo spagnolo, prima del 1602, nel 1663 vengono costruite le mura esterne del presbiterio. Nel 1782 alla chiesa di San Gabriele Arcangelo vengono aggiunte le cappelle laterali del Rosario, di San Francesco d’Assisi, del Carmine, del Crocifisso e di Sant’Antonio da Padova, e nel 1887 vengono rimaneggiate le tre cappelle presso il campanile, viene costruita la volta sopra l’altare maggiore e il presbiterio, e, nel 1900, viene costruita la sacrestia. Per il cedimento strutturale, nel 1926 la chiesa viene chiusa al culto, viene demolita completamente per essere ricostruita e ribenedetta domenica nel 1929. Gli unici resti della chiesa originaria sono un bassorilievo incassato nella facciata, riportante la data di fondazione, il presbiterio ed il campanile, costruiti nel 1607. Il 3 di agosto a Tonara si tiene la Festa di San Gabriele, che è la Festa del patrono del paese. Dura per tre giorni, raggiungendo il suo massimo con la sfilata per le funzioni religiose negli splendidi costumi tradizionali. Nella costruzione della chiesa di San Gabriele Arcangelo, nel seicento, sono stati utilizzati anche i materiali delle distrutte chiesa di San Leonardo e chiesa di Santa Anastasia. Quest’ultima, che era la chiesa parrocchiale di Tonara, era un edificio con elementi gotici edificato tra la fine del 1300 e l’inizio del secolo successivo, ed è stata abbandonata nel 1823, crollando negli anni successivi. Nel rione Toneri troviamo l’antica Casa Porru dove è ospitato il Museo della casa Tipica TonareseProseguendo lungo la via Vittorio Emanuele, dopo circa centocinquanta metri prendiamo a sinistra la via Umberto, che, dopo poche decine di metri, incrocia la via Asproni. Siamo nel centro del rione Toneri, in una delle parti più antiche del centro storico. Tra la via Asproni e la via Umberto si trova l’interessante antica Casa Porru una costruzione vasta che un tempo è stata adibita anche a carcere. La sua costruzione è caratteristica del tonarese, è infatti realizzata in schisto e legno, con i suoi Ballatoi, ossia i balconi in legno che uniscono parti dell’bitazione posti ai due lati della strada, e con Is Istauleddos, ossia i balconi in legno coperti da una tettoia, che corrono lungo tutto il muro perimetrale della casa. La casa Porru è un complesso composto da cinque unità edilizie, che vengono indicati come corpo A B C D ed E, che consta di ben quarantaquattro ambienti, con la stalla, le cucine, i ricoveri per gli animali, le stanze da letto, gli ambienti di lavoro. Attualmente di proprietà del comune, è avvenuto il suo recupero per tutelare le ultime tipologie abitative tipiche di Tonara, e, conclusi i lavori di recupero, vi è stato realizzato il Museo della casa Tipica Tonarese. La descrizione della casa Porru qui riportata è tratta dal sito del comune di Tonara. Le sculture lignee di Antonio Sini, le statue in trachite di Pinuccio Sciola e le decorazioni delle fontane di Tonino LoiRitorniamo sulla via Monsignor Raimondo Tore, percorsa un’ottantina di metri da dove avevamo imboccato a sinistra la via San Gabriele, troviamo, alla destra della strada, un antico edificio denominato anch’esso casa padronale Porru. All’ingresso sono presenti due belle Sculture lignee realizzate dallo scultore Antonio Sini di Sarule. Proseguendo lungo la via Monsignor Raimondo Tore, la strada costeggia lasciando sulla destra l’altura sulla quale sorge la chiesa di Sant’Antonio, e lascia sulla sinistra della strada le Statue in trachite rossa, scolpite dal maggiore scultore sardo vivente, ossia dallo scultore Pinuccio Sciola di San Sperate, dedicate ai compaesani a Peppino Mereu. Nelle vie del paese, un altro artista, Tonino Loi scultore e pittore di Belvì, ha decorato le Numerose fontane maggiormente amate dal poeta tonarese, fra le altre le fontane di Galusè, Pitzirimasa e Morù, tutte meritevoli di essere visitate. La chiesa di Sant’Antonio da PadovaProseguendo, dopo un’ottantina di metri lungo la via Monsignor Raimondo Tore, svoltiamo a destra in via Sant’Antonio, che, in un centinaio di metri, ci porta nella piazza Sant’Antonio, sulla quale si affaccia la chiesa di Sant’Antonio. Si tratta di una chiesa cinquecentesca che conserva, al suo interno, un pregevole pulpito ligneo. Sulle pareti e sulla volta del presbiterio, sono presenti pregevoli affreschi murari raffiguranti scene di vita del Santo, eseguiti presumibilmente attorno al 1750 da Pietro Antonio e Gregorio Are, padre e figlio, che operarono in una vasta area della Sardegna che si estende dalla Barbagia all’Ogliastra. Nel cortile di fronte alla chiesa vi sono due rari pini d’Aleppo messi a dimora alla fine del 1911 da alcuni soldati tonaresi che rientrarono feriti dalla guerra di libia. La chiesa è solitamente chiusa, ma, in occasione della Festa di Sant’Antonio da Padova, nei giorni dal 13 al 15 giugno, è possibile visitarla ed ammirarne all’interno, dove si possono vedere i numerosi dipinti parietali che rappresentano i momenti di vita del Santo. Di fronte alla chiesa, nella piazza, si trova la scultura denominata l’Albero ferito e caduto di Antonio Sini. Questa piazza è il punto d’incontro della Sagra del torrone che si svolge ogni anno il lunedì di Pasquetta, quando per tutto il giorno si può degustare il torrone caldo. Il 9 gennaio del 1921, lo scrittore, poeta, drammaturgo, saggista e pittore britannico David Herbert Lawrence vi ha sostato incuriosito, per poi riportare il suo viaggio a Tonara nel bel diario di viaggio Mare e Sardegna, nel quale vengono messi in risalto i costumi e la bellezza del paese. Il Municipio di TonaraDalla piazza Sant’Antonio proseguiamo verso destra ed imbocchiamo la via Roma, dopo settanta metri continuiamo sulla via della regione, dove, al civico numero 2, si trova, alla destra della strada, l’edificio che ospita la sede e gli uffici del Municipio di Tonara. Nel rione Arasulè si trova la chiesa di Santa MariaTornati indietro lungo la via della regione, dopo sessanta metri prendiamo a destra la prosecuzione della via Roma, che, dopo centocinquanta metri, prosegue sulla via Giuseppe Mazzini. Dopo centotrenta metri, prendiamo la seconda a destra che è la via Giovanni Spano, la seguiamo per centocinquanta metri, poi continuiamo su via Tola, sulla quale, dopo una sessantina di metri, troviamo una scalinata sulla sinistra che ci porta alla chiesa di Santa Maria situata nel rione di Arasulè, circondata da un ampio cortile. Costruita in pietra locale, la data della sua costruzione è incerta, la si fa risalire verso il 1607, comunque con certezza è stata ingrandita qualche decennio dopo dagli emigrati di Spasulè, un villaggio vicino a Sorgono poi abbandonato, che hanno lasciato scritto sul legno, in un fregio dell’altare principale, uno dei loro cognomi e la data del 1617. Tutti gli anni da questa chiesa partono le celebrazioni dei riti della Settimana Santa, che si concludono il venerdì con il toccante ritorno del Cristo deposto, per lasciare spazio alla partenza del Cristo la Domenica di Pasqua. Dagli inizi degli anni sessanta del novecento, la prima domenica successiva al Ferragosto si celebra la Festa di Santa Maria. L’area panoramica di su Toni con la caverna, la grotta funeraria e la miniera abbandonata di Sa IuttaTorniamo indietro con la via Sant’Antonio, fino a dove la avevamo imboccata dalla via Monsignor Raimondo Tore. Qui, invece di proseguire dritti sulla prosecuzione della via Monsignor Raimondo Tore, prendiamo a sinistra la via Belvedere, che ci porta in direzione sud ovest fuori dall’abitato. Percorsi trecento metri, alla destra della strada si trova l’Area panoramica di su Toni. Posta ai confini fra i rioni di Su Pranu e di Toneri, può essere considerata il belvedere principe di Tonara, che, in tutta la sua altezza, domina la sottostante e ubertosa valle di S’Isca. Sulla cima della roccia calcarea di su Toni si trova una statua della Madonna dei Venti. Al suo interno è racchiusa una lunga caverna, dal misterioso nome di Caverna di Ucca ’e Trò nella quale si manifesta appieno il fenomeno carsico, ed al cui interno, molto in profondità, scorre un abbondante fiume perenne. Sicuramente nella preistoria sarda è stata la dimora ideale dell’uomo, come dimostra, all’inizio del novecento, il ritrovamento di molti resti umani e anima. Nella parte più a sud est di quest’area panoramica, si trova la Grotta funeraria di Pitzu ’e Toni chiamata anche la Cresiedda nome che richiama alla sua funzione di tempietto ipogeico. Al largo ingresso lungo due metri, succede una biforcazione, la parte a destra è stretta mentre è più larga quella a sinistra. Ai primi degli anni sessanta del novecento, durante una ispezione, l’archeologo Giovanni Lilliu vi ha rinvenuto una collanina fatta di ossa tonda di animale, che costituiscono i più antichi resti mai scoperti nel territorio tonarese. La datazione della grotta funeraria la fa risalire alla Cultura di Ozieri, che si è sviluppata secondo la cronologia calibrata tra il 4000 ed il 3200 avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il 3200 d’il 2800 avanti Cristo, ed è stata utilizzata fino al periodo romano. Nella zona più a nord est si trova la Miniera abbandonata di Sa Iutta nella quale sono state avviate le prime ricerche di carbon fossile o di lignite verso gli anni dieci del novecento, abbandonate prima della Guerra Mondiale per gli scarsi risultati ottenuti. La galleria è lunga diciassetta metri, ed in origine era alta due metri e mezzo. Il Torronificio PrunedduDalla piazza Sant’Antonio torniamo indietro con la via Sant’Antonio, fino a dove la avevamo imboccata dalla via Monsignor Raimondo Tore. Qui, invece di proseguire dritti sulla prosecuzione della via Monsignor Raimondo Tore, prendiamo un poco più a sinistra la via Dante Alighieri, dopo centocinquanta metri arriviamo a un bivio dove, invece di prendere verso sinistra la prosecuzione della via Dante Alighieri, prendiamo verso destra la via Ingegnere Porru. La seguiamo per poco più di cento metri e vediamo alla sinistra della strada, al civico numero 13, l’edificio che ospita il Torronificio Pruneddu, che è uno dei principali torronifici di Tonara. Il Torronificio Pruneddu dal 1963 produce il torrone sardo secondo un’antica ricetta, e con tecniche di lavorazione tradizionali. Il torrone sardo Pruneddu viene prodotto solo con ingredienti naturali, tanta frutta secca, albume d’uovo e miele. Nei suoi ingredienti non compaiono zuccheri aggiunti, che sono lo sciroppo di glucosio o il saccarosio comunemente chiamato zucchero, che sono ottenuti con tecniche industriali e trattamenti chimici e vengono utilizzati dalla maggior parte degli altri produttori di torrone italiani. Il torrone prodotto dal Torronificio Pruneddu viene commercializzato con diversi marchi, ossia Pruneddu, Barbagia e Arasulè. |
Il villaggio nuragico su NuratzeDalla piazza Sant’Antonio torniamo indietro con la via Sant’Antonio, fino a dove la avevamo imboccata dalla via Monsignor Raimondo Tore. Qui, invece di proseguire dritti sulla prosecuzione della via Monsignor Raimondo Tore, prendiamo un poco più a sinistra la via Dante Alighieri, dopo centocinquanta metri arriviamo a un bivio dove prendiamo verso sinistra la prosecuzione della via Dante Alighieri, la seguiamo per poco più di altri centocinquanta metri, e continuiamo in direzione sud ovest sulla via su Nuratze. Dopo trecento metri, prendiamo sulla sinistra una sterrata in leggera salita, la seguiamo per duecento metri e troviamo, alla destra della strada, la Collinetta di su Nuratze. Sopra la collinetta tronco piramidale di su Nuratze sono un tempo trovati pochi resti del Nuraghe di su Nuratze o probabilmente del tempietto di su Nuratze, dato il materiale di carattere votivo trovato alla sua base e lungo i crinali della montagnetta. Data la sua distruzione il luogo non è stato degnato di molta attenzione dagli studiosi, e l’unico ad essersi soffermato è stato Torquato Taramelli, che ha descritto i resti ridotti a poche pietre della base del Nuraghe. Nel fianco della collinetta esposto verso sud, vi sono delle tombe ipogeiche difficilmente raggiungibili. Nella parte sud della collinetta di su Nuratze, sono stati trovati i resti del Villaggio nuragico di su Nuratze. Da scavi effettuati nel 1997 sono state trovate alcune capanne di varie planimetrie, delimitate da lastre ortostatiche, e con gli annessi focolari, che hanno restituito abbondanti resti ceramici, alcuni oggetti metallici e manufatti in osso, ora conservati nel Museo Archeologico di Teti. Un poco più a sud, in un vasto tratto pianeggiante, si trova il Sito di laratze che era sicuramente la zona sepolcrale religiosa dei vicini insediamenti di su Nuratze. Era costituito da diversi Dolmen, dei quali restano tre enormi pietre di copertura, tutte di forma vagamente trapezioidale. Prospiciente ai Dolmen, ed in posizione dominante, si trova quello che doveva essere un grosso altare, ed, appena distante una ventina di metri, un tavolo sacrificale. Il Campo Sportivo di TonaraDalla via Monsignor Raimondo Tore avevamo svoltato a destra in via Sant’Antonio. Se svoltiamo, invece, a sinistra, prendiamo la via Dante Alighieri, dopo poco più di trecento metri continuimo sulla via su Nuratze, che in seicentocinquanta metri ci porta al Campo Sportivo di Tonara. Qui gioca il club calcistico più importante del paese, ossia l’Unione Sportiva Tonara, attiva calcisticamente sin dal 1976. Nella stagione 2012/2013, la prima nel campionato di Promozione, il Tonara è arrivato alla finale di Coppa Italia di Promozione contro il Sant’Antioco. Il Torronificio ToreDalla piazza Sant’Antonio prendiamo in direzione sud ovest la via Sant’Antonio che, dopo un centinaio di metri, si immette via Monsignor Raimondo Tore, che fuori dall’abitato diventerà la SS295. Seguita per duecentocinquanta metri, Svoltiamo a Destra e prendiamo La via Karalis Seguendo le indicazioni per Camping, e, dopo cento metri, vediamo alla destra della strada l’inizio della via Gallura, lungo la quale, alla sinistra della strada, si trova l’ingresso dell’edificio che ospita il Torronificio Tore, che è uno dei principali torronifici di Tonara. Il Torronificio Tore è un’azienda giovane ma con solide basi, vista l’esperienza e la tradizione familiare in questo settore. L’azienda è specializzata nella produzione di torroni artigianali di elevata qualità, in varie tipologie e formati. I torroni alle mandorle, alle noci e alle nocciole, ottenuti da miele e frutta fresca selezionata, fondendosi talvolta con il gusto selvatico del mirto, con l’aroma del limone o con una leggera glassatura di cioccolato di qualità. Macchinari sofisticati e innovativi consentono, pur conservando l’antica tradizione tonarese, il collocamento del prodotto nelle più importanti catene della grande distribuzione, offrendo una vasta gamma di articoli e puntando sempre alla massima soddisfazione dei consumatori. |
Il torronificio licanias de SardignaRitornati sulla via Monsignor Raimondo Tore, la seguiamo per altri duecentocinquanta metri fino a che esce dall’abitato, poi, subito prima di una curva a destra in direzione nord est, svoltiamo leggermente a sinistra lungo una strada in salita, la via Is Forreddus de Jana, che ci porta nella zona artigianale situata in località Martì. Seguita per trecento metri la via Is Forreddus de Jana, vediamo, alla destra della strada, l’edificio che ospita il torronificio licanias de sardigna, che è uno dei principali torronifici di Tonara. L’attività principale della Licanias de Sardigna è quella della produzione e del confezionamento di torrone tipico sardo, ricoperto e pralinato di frutta secca. Pur mantenendo inalterate le antiche ricette tramandate di generazione in generazione, l’azienda, puntando sul progresso tecnologico, ha dotato il proprio stabilimento di un impianto per la laminazione ed il taglio del torrone, in grado di ridurre notevolmente i tempi del ciclo di lavorazione del prodotto, e, unitamente alla scelta accurata delle materie prime, quali fondamentalmente frutta secca e miele, riesce a garantire un’alta qualità del prodotto. L’azienda produce ottimo torrone proposto in vari formati, dalle mandorle alle noci passando per le nocciole fino alla gustosa ricopertura di frutta secca. |
Nella piana di Martì si trova la sua zona sacra con la domus de janas di Is ForreddosRipresa la via Monsignor Raimondo Tore, la seguiamo per meno di cento metri ed alla destra della strada si trova l’area industiale denominata P.I.P., ossia Piano di Insediamenti Produttivi, di Tonara, mentre alla sinistra si trova una zona appena elevata, nella piana di Martì. Qui si trovano i resti della Zona sacra di Martì che è stata fortemente compromessa a causa dei lavori di forestazione. Si possono intravedere, di tanto in tanto, i resti delle capanne, e di notevole importanza è un tavolo sacrificale che si trova ancora sul posto, mentre un altro, recante uno scavo per l’adaggiamento umano, è stato spostato in attesa di essere trasferito in un altro luogo. In località Martì si trova la domus de janas di Is Forreddos in lingua locale chiamata Puddinga, scavata all’interno di una protuberanza rocciosa e sporgente di circa tre metri dal piano sottostante, composto della stessa formazione rocciosa. La superficie esterna è stata spianata per ospitare i vani sepolcrali, e la sepoltura è formata da diversi vani comunicanti fra loro. Presenta due ingressi, quello principale è composto da un vano aperto verso l’esterno, nel cui pavimento è ricavato un incavo circolare, probabilmente destinato al culto, nel quale è stata rinvenuta una scheggia di ossidiana. Attraverso un portello, si accede a un altro vano comunicante con l’esterno attraverso il secondo ingresso, e collegato anche a un’altra cella di dimensioni più ridotte. La datazione della tomba la fa risalire alla Cultura di Ozieri, che si è sviluppata secondo la cronologia calibrata tra il 4000 ed il 3200 avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il 3200 d’il 2800 avanti Cristo, ed è stata utilizzata fino al periodo romano. Il Torronificio PiliPassata l’area indistriale, proseguiamo per altri trecentocinquanta metri ed arriviamo a vedere, alla destra della strada, l’edificio che ospita la ditta produttrice del Torronificio Pili, un altro dei principali torronifici di Tonara. Dal 1889 il Torronificio Pili tramanda invariata la sua ricetta, con grande attenzione nella scelta degli ingredienti sempre prelibati e di amore per i dettagli. Lo spirito è ancora quello di Giuanneddu, e la voglia di migliorarsi quella delle genti di Barbagia. L’ostinazione dei tonaresi e la loro grande professionalità nella produzione del torrone li fa eccellere oggi come ieri. La famiglia Pili ha dato a questa professione la valenza di un’arte. Oggi il torrone Pili di Tonara è una realtà importante riconosciuta tra le migliori in Italia e confermata nella qualità delle sue tante specialità. Le splendide confezioni speciali fanno poi del Torrone Pili una vera delizia anche per gli occhi oltre che per il palato. |
Visita dei dintorni di TonaraVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Tonara non sono stati portati alla luce resti archeologici particolarmente significativi, se si escludono i villaggi preistorici di Idda intra Errios, Trocheri e Gonnalè; ed il Nuraghe complesso su Nurazze, che è quasi completamente distrutto. La chiesa campestre di San Giacomoalla fine della via Tharros, prendiamo verso destra, in direzione nord est, la via Gallura. La seguiamo per quasi due chilometri, poi troviamo, seguendo le indicazioni, una deviazione sulla sinistra, che ci porta alla chiesa campestre di San Giacomo ossia Sa Crèsia de Santu Giacu. La chiesa, dedicata a San Giacomo Maggiore, era caduta in rovina, ed è stata ricostruita nei pressi dell’abitato tra gli anni 1933 e 1934 grazie alla collaborazione di un comitato di persone discendenti dagli abitanti di Spasulè, che erano emigrati a Tonara nei primi del seicento portando in dote i beni di quel villaggio. Spasulè era un villaggio che sorgeva in territorio di Sorgono, abbandonato verso il 1710, nel quale esisteva appunto la chiesa di San Giacomo. Nei pressi della piccola chiesa di San Giacomo, dove sorge una bellissima area attrezzata tra i castagni, l’ultima domenica di luglio si svolge la Festa campestre di San Giacomo, con la suggestiva processione, i riti religiosi e le manifestazioni civili. Il Cimitero nuovo di TonaraUsciamo da Tonara con la SS295 in direzione di Gadoni e Desulo, e, a un chilometro e duecento metri dal vecchio Cimitero di Tonara, troviamo alla sinistra della strada l’ingresso del Cimitero nuovo di Tonara, in uso dalla fine degli anni settanta del novecento. All’ingresso del Cimitero si trova un albero monumentale della specie Sorbus Aucuparia linneo, noto anche come sorbo degli uccellatori, che costituisce uno dei poche esemplari esistenti in Sardegna. La chiesa campestre di San Sebastiano di IlalàPercorsi altri trecentocinquanta metri sulla SS295, troviamo sulla destra la deviazione per l’area attrezzata San Sebastiano. La seguiamo per circa un chilometro e, passata sulla sinistra la fontana di Ilalà, arriviamo alla chiesa campestre di San Sebastiano edificato nel diciassettesimo secolo, con annesso un territorio piantato a castagni, immerso nel verde delle splendide campagne tonaresi. L’interno è suddiviso in due zone, una navata centrale e un piccolo vano sulla destra; ci sono due piccole nicchie nella parete di fronte all’ingresso principale. La chiesa si trova nell’antico rione di Ilalà, ormai disabitato da circa sessant’anni. All’esterno della chiesa si conserva ancora un piccolo Cimitero. Ogni anno la prima domenica di luglio si svolge la Festa di San Sebastiano, in occasione della quale si celebra anche la messa nella piccola chiesa, che non riesce a contenere tutti i fedeli. Un rito che, purtroppo, è andato perduto, è quello della processione che raggiungeva la località attraverso il suggestivo sentiero di Crabisi, che collega questa località con il rione Teliseri di Tonara. La Stazione ferroviaria di Desulo-TonaraRitornati sulla SS295, proseguiamo per 2,2 chilometri e troviamo sulla destra la deviazione sulla SP7. Evitiamo questa deviazione e proseguiamo sulla SS295 verso sud, e, dopo poco più di altri due chilometri, troviamo, alla sinistra della strada, la Stazione ferroviaria di Desulo-Tonara che si trova in località Monte Corte, dove esiste anche una zona archeologica. La stazione è posta sulla linea turistica del Trenino Verde che parte da Isili e si dirige verso Sorgono. Si tratta di una linea a binario unico a scartamento ridotto che parte da Isili e, passata la stazione di Meana Sardo, porta alle stazioni di Belvì-Aritzo e di Desulo-Tonara, e dopo un tratto in leggera discesa, fa raggiungere il capolinea di Sorgono. Il viadotto chiamato su Ponte ’e su SammucuLungo la linea ferroviaria che, muovendosi verso ovest, collega questa stazione con quella di Sorgono, si trova il viadotto conosciuto come Su Ponte ’e su Sammucu ossia Il ponte del sambuco, costruito interamente in pietra arenaria proveniente dalle vicine cave, che è il più alto ponte ferroviario dell’Isola. Si trova in una verde vallata ad un’altitudine di 622 metri, e si sviluppa in curva, è lungo circa 63 metri ed alto 37, con sei archi di dieci metri ciascuno. Presenta caratteristiche architettoniche insolite dato che è costituito, tra i pochi in Sardegna, da un doppio ordine di arcate rette da pilastri rastremati, che non si sommano, ma si inseriscono gli uni negli altri. La sua costruzione ha avuto inizio nel 1888 ed è stata portata a termine a metà dell’anno seguente. Arrviamo in località su Mammui dove sono stati rinvenuti i resti di tre villaggi preistoriciPartendo dalla Stazione ferroviaria di Desulo-Tonata, prima di raggiungere il viadotto che abbiamo descritto, la linea ferroviaria passa nella località chiamata Su Mammui. La si può raggiungere prendendo verso ovest deviazioni dalla SS295, oppure proseguendo dopo aver superato la chiesa campestre di San Sebastiano di Ilalà, e procedendo verso sud per più di tre chilometri, dopo di che la località si trova ad est rispetto a questa strada. I resti del villaggio nuragico di Idda intra ErriosLa linea ferroviaria compie una curva lasciando a sud i resti dell’antico villaggio chiamato Idda Intra Errios ossia Villaggio tra fiumi, dato che si trova all’incrocio dei fiumi provenienti da Pitzirimasa e Bauerì. Si pensa fosse il primo abitato della zona, databile alla fine del periodo nuragico, ed in questa località si nota una grande quantità di capanne, che si desume che potessero essere molto spaziose visti i grossi architravi degli ingressi disseminati in tutto il sito, e sono stati trovati dei reperti di ceramica di grosso impasto e vasi di terracotta per la conservazione dell’olio. I resti del villaggio nuragico di TrocheriPiù a nord, al di là della linea ferroviaria, si trova il villaggio chiamato Trocheri che è sicuramente contemporaneo con gli altri vicini di Idda Intra Eerrios e di Gonnalè. fra i vari ritrovamenti del sito, sono da annoverare dei vasi di terracotta per la conservazione dell’olio. I resti del villaggio nuragico di GonnalèSubito a sud rispetto al villaggio di Trocheri, si trova il villaggio chiamato Gonnalè. fra i tre villaggi, è forse quello con l’esposizione migliore dato che è quello esposto più a sud. I ritrovamenti sono simili a quelli degli altri, ma in questo sito è stata rinvenuta una grossa e lunga struttura, corrispondente ad un muro ciclopico. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, riprenderemo da Tonara la SS295 verso ovest e ci recheremo a visitare Sorgono il paese dei duecento menhir, dove visiteremo il centro abitato ed i dintorni con i suoi siti archeologici e le sue Chiese campestri. |