Ortacesus con nei dintorni la fontana di Sa Mitza de Orrù e la necropoli di Sa Mitza de Siddi
In questa tappa del nostro viaggio, da Senorbì ci recheremo a visitare Ortacesus paese noto per la Festa del grano, che visiteremo con il suo centro ed i suoi dintorni dove si trovano il Nuraghe Sioccu chiamato anche S’Omu de S’Orcu, la fontana bizantina di Sa Mitza de Orrù e la necropoli punica e romana di Sa Mitza de Siddi. La regione storica della TrexentaLa Trexenta è una regione storica della Sardegna situata nella parte settentrionale della Provincia del Sud Sardegna. La regione della Trexenta si trova interamente nella Provincia del Sud Sardegna ed i comuni che ne fanno parte sono Barrali, Gesico, Guamaggiore, Guasila, Mandas, Ortacesus, Pimentel, Sant’Andrea Frius, San Basilio, Selegas, Senorbì, Siurgus Donigala, Suelli. Il territorio è prevalentemente collinare nella parte orientale e più pianeggiante verso ovest. La zona della Trexenta è un susseguirsi di rigogliose campagne, dove i frutteti si alternano a vigne, oliveti e coltivazioni di cereali. Le sue condizioni climatiche, favorite anche dall’abbondanza d’acqua, determinano una rinomata produzione di vino, olio e grano. In viaggio verso OrtacesusTornati a Senorbì, prendiamo verso ovest la SS547 di Guasila e, dopo tre chilometri e mezzo, arriviamo all’interno dell’abitato di Ortacesus. Dal Municipio di Senorbì a quello di Ortacesus si percorrono 5.2 chilometri. Il comune chiamato OrtacesusIl comune chiamato Ortacesus (altezza metri 162 sul livello del mare, abitanti 881 al 31 dicembre 2021) si estende nella parte settentrionale della Provincia del Sud Sardegna. Il paese è sfiorato da tre Torrenti artificiali, in particolare dal rio Arai, e situato su un bassopiano a nord del Flumini Mannu, nella parte centrale della regione della Trexenta. L’abitato è attraversato dalla SS547 di Guasila. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate, ed in esso, ricco di canali d’acqua, vi sono numerose fonti d’acqua oligominerale, da Mitza S’Orrù a Mitza su Fenu e a Fontana Bangius, già utilizzata dalle terme romane. La tipologia abitativa caratteristica del suo territorio è quella che si trova della zone di pianura ad economia agricola estensiva, ed è costituita principalmente dalla Lolla, adibita a deposito degli attrezzi e ricovero animali, realizzata con rocce o con làdiri, ossai mattoni a secco realizzati con fango e paglia. Origine del nomeIn un diploma di donazione fatta dal giudice Torchitorio II di Cagliari a suo figlio Salusio III di Cagliari della dinastia dei Lacon-Gunale, viene citato con altre ville anche Ortachesos. Viene, poi, menzionato in Carte Volgari campidanesi dell’anno 1215, dove compare nelle forme di Ozrokesus o Ozzorkesus, e, secondo il linguista Massimo Pittau, appare probabile che indichi gli Orzochesi, cioè i Coloni di Orzoco. Questo era il nome di vari membri delle famiglie giudicali della Sardegna, un Orzzocu de Lacon è già citato nella Carta Volgare del 1130, ed il nome farebbe riferimento al termine protosardo Artiòccoro e ad altri termini simili, che indicano la pianta di aspraggine ed il cardo dei lanaioli. Secondo altri, esso potrebbe rappresentare un composto con il sardo Orta o Olta, col significato di curva o svolta, derivante dal latino Volta, oppure si potrebbe ritenere che derivi da Hortus Caesaris, cioè orto di Cesare. E, per altri ancora, potrebbe derivare dal fenicio Hor, con il significato di luce, fuoco, abitazione. La sua economiaSi tratta di un comune di pianura la cui economia è di tipo prevalentemente agricolo. Il settore economico primario è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, olivo e frutta. Ancora molte famiglie coltivano il grano a Ortacesus, e, nonostante le difficoltà economiche che non la rendono più una coltura tanto redditizia, la tradizione, ormai fortemente radicata continua a resistere e a tramandarsi, ed Ortacesus può essere considerata con Guasila una piccola capitale del grano duro sardo. È presente anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini ed equini. Il settore secondario è costituito da imprese che operano nei comparti alimentare ed edile. Il terziario si compone di una sufficiente rete distributiva. Il paese possiede diverse attrattive che permettono al visitatore di scoprire una zona che ancora oggi conserva intatte le bellezze paesaggistiche e culturali di un tempo, offre, a quanti vi si rechino, la possibilità di ammirare luoghi suggestivi come grotte e passaggi insoliti, e di praticare una facile escursione sui sentieri. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciLa zona era abitata sin dall’epoca preistorica come dimostrano le domus de janas ed i diversi Nuraghi tra i quali Sioccu. Successivamente subisce l’occupazione romana, come testimonia la presenza nel territorio di diverse testimonianze. Durante il Medio Evo appartiene al Giudicato di Càralis, compreso nella curatoria della Trexenta. Nel 1258, con la caduta del Giudicato, passa per breve tempo al Giudicato di Arborea, finché il giudice Mariano II nel 1295 lascia in eredità i territori dell’ex Giudicato di Càralis alla repubblica di Pisa, feudo dei Visconti. Nel 1324 il paese passò agli Aragonesi insieme a tutti i centri delle ex curatorie di Trexenta e di Gippi. Nel 1326, con la pace fra Pisa e Aragona, il villaggio e la sua curatoria tornano sotto forma di feudo ai Pisani, fino al 1364, anno in cui i territori rientrano a far parte dei possedimenti degli Aragonesi. Nel 1421 il villaggio, con tutti gli altri paesi della ex curatoria della Trexenta, viene dato in amministrazione a Giacomo de Besora, che nel 1434 ne ottiene la concessione feudale. Nel 1497 il paese è unito alla conte di Villasor, feudo di Giacomo de Alagón, e nel 1594 la conte viene trasformata in Marchesato. Nel 1703 il feudo viene donato da Artale de Alagón alla figlia Isabella sposata con Giuseppe da Silva. Ai Da Silva Alagon è riscattato nel 1839 con l’abolizione del sistema feudale. Nel 1928 il comune di Ortacesus viene aggregato, insieme a Guamaggiore, al comune di Selegas, dal quale nel 1948 viene nuovamente separato. resta nella Provincia di Cagliari fino alla riforma del 2016, quando il paese viene aggregato alla nuova Provincia del Sud Sardegna. Le principali feste e sagre che si svolgono ad OrtacesusA Ortacesus è attiva l’Associazione Tradizioni Popolari Ortacesus, i cui componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località. Tra le principali feste e sagre che si svolgono ad Ortacesus vanno citate, il 17 gennaio, la Festa di San'Antonio Abate che viene festeggiato con una semplice cerimonia religiosa, alla quale fa seguito l’accensione del falò detto Su foghidoni e la degustazione di fave, lardo e salsiccia; il 2 febbraio, la Festa de la Candelora dedicata alla Madonna del Rosario, con il comitato organizzatore composto da Sa Priora manna, che deve essere sposata, e da tre Priorissine; a maggio, la Passeggiata Ecologica che vanta da tanti anni un discreto successo di pubblico e propone la visita di particolari località del paese; la terza domenica di maggio, la Festa di Sant’Isidoro dedicata al protettore dei raccolti, organizzata da un comitato di agricoltori, con le celebrazioni solenni precedute da una processione di macchine agricole addobbate per l’occasione, cavalli e gruppi in costume, mentre in passato sfilavano i buoi aggiogati e ornati; Il 22 maggio, la Festa di Santa Rita, particolarmente sentita dai fedeli di Ortacesus, che prevede solo le celebrazioni religiose organizzate da un comitato costituito solo da donne; il 29 giugno, la Festa di San Pietro, che è il patrono del paese; durante l’estate, in data variabile tra luglio e settembre, il paese ospita la Festa del grano, ospitata nei locali del Museo del grano, che promuove e valorizza le antiche tradizioni legate alla mietitura ed al raccolto; il 24 agosto, la Festa di San Bartolomeo ed il 25 agosto la Festa di Santa Filomena; a novembre, la partecipazione di Ortacesus alla manifestazione Sapori d’Autunno; il 13 dicembre, la Festa di Santa Lucia, nella sua piccola chiesa risalente al diciassettesimo secolo. Visita del centro di OrtacesusL’abitato è sorto in un’area territoriale con insediamenti ravvicinati, ed il suo nucleo storico si è sviluppato in forma stellare. La struttura urbanistica del paese rispecchia la tradizione della Trexenta, con strade strette e vicoli che si intrecciano ripetutamente. Le case sono basse e costruite con materiali tipici delle costruzioni agricole. Entriamo in Ortacesus provenendo da Senorbì da est con la SS547 di Guasila, che, subito dopo aver lasciato alla destra l’area industriale ed Artigianale di Ortacesus, passato il cartello segnaletico che indica l’ingresso nell’abitato, assume il nome di via John Fitzgerald Kennedy. Il vecchio Municipio di OrtacesusSeguiamo verso ovest la via John Fitzgerald Kennedy, dopo quasi duecentocinquanta metri prendiamo a sinistra la via Torino, che, percorso un centinaio di metri, sbocca sulla piazza della Libertà. Dalla piazza, prendiamo verso sud la prosecuzione della via Torino, che è la via Guglielmo Marconi, e, dopo una cinquantina di metri, vediamo, alla destra della strada, l’edificio che ospitava il Vecchio Municipio di Ortacesus. L’edificio dell’ex Municipio, dopo il trasferimento dei suoi uffici, è stato trasformato in un edificio residenziale. La chiesa di Santa LuciaPercorsa un’altra cinquantina di metri verso sud lungo la via Guglielmo Marconi, si vede, alla sinistra della strada, ad angolo con la via Alessandro Volta, la facciata della piccola chiesa di Santa Lucia. Edificata nel sedicesimo secolo, è perciò la chiesa più vecchia presente all’interno del centro abitato, ed era la chiesa principale prima della costruzione della chiesa di San Pietro, situata poco lontano da essa. Si tratta di un piccolo edificio a navata unica e senza cappelle, recentemente restaurata. Durante la Seconda Guerra Mondiale diviene persino alloggio per i militari tedeschi di stanza nel territorio vicino, mentre in tempi più recenti, precisamente negli anni ottanta del novecento, è stata occasionalmente utilizzata come spazio ricreativo per i bambini del paese. Attualmente viene aperta solo per celebrare una messa il sabato mattina. Ogni anno, il 13 dicembre si svolge la Festa di Santa Lucia, in onore della Santa protettrice della vista, per la quale nella chiesa a lei dedicata si tengono festeggiamenti prettamente religiosi, che un tempo erano seguiti anche da una piccola processione. La chiesa parrocchiale di San Pietro ApostoloPercorsa una quarantina di metri verso sud, la via Guglielmo Marconi sbocca sulla via papa Giovanni XXIII. La prendiamo verso sinistra e, dopo qualche decina di metri, si arriva a vedere, alla sinistra della strada, la facciata della chiesa di San Pietro Apostolo che è la molto suggestiva parrocchiale di Ortacesus. La chiesa, edificata tra gli ultimi anni del cinquecento e i primi del seicento, secondo alcune fonti nel 1641, in forme tardo gotico catalano, con successivi ampliamenti e trasformazioni nel tempo, presenta una aula mononavata sulla quale si aprono alcune cappelle laterali, gran parte aggiunte, assieme alla sacrestia, nel settecento. La copertura è eseguita con capriate in legno. Al proprio interno contiene un pregevole altare ligneo e le statue della Madonna del Rosario e dei Santi Pietro Apostolo, Bartolomeo e Filomena, tutte opere del diciassettesimo e diciottesimo secolo. Ad Ortacensus ogni anno, il 29 giugno, si svolge la Festa di San Pietro Apostolo, patrono del paese, che viene onorato con una Festa sia religiosa che civile. I riti religiosi comprendono la celebrazione dei riti solenni nella chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo, ed una processione per le vie del paese, alla quale partecipano le diverse associazioni religiose con i relativi stendardi, la Confraternita del rosario, i suonatori di launeddas e i gruppi folk. Ed inoltre, il 24 agosto si svolge la Festa di San Bartolomeo, per la quale i festeggiamenti in onore del Santo iniziano il giorno della vigilia con una processione che arriva fino ai ruderi della chiesa campestre a lui dedicata, e con la molto suggestiva esecuzione del rosario in lingua sarda, ed il 25 agosto la Festa di Santa Filomena, martirizzata da Diocleziano e oggi sepolta nel Santuario di Mugnano del Cardinale in Provincia di Avellino, il cui culto esisteva ad Ortacesus già nell’ottocento. Oggi la Festa in suo onore prevede la celebrazione dei riti solenni nella chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo, nella quale sono custodite le reliquie autentiche della Santa. Il nuovo Municipio di OrtacesusProseguiamo lungo la via papa Giovanni XXIII e, a centoventi metri da dove la avevamo imboccata, si vede, alla destra della strada, l’accesso all’ampio cortile nel quale si trova l’edificio nel quale si trova il nuovo Municipio di Ortacesus che in precedenza ospitava le Scuole Medie del paese. All’interno di questo edificio si trova la sede del comune, e si trovano gli uffici che forniscono i loro servizi agli abitanti del paese, che sono gli Affari Generali, il Protocollo, i Servizi Demografici, i Servizi Finanziari e Tributi, i Servizi Sociali, e l’Ufficio Tecnico. Il Cimitero Comunale di Ortacesus intitolato a Sant’AntonioProseguendo, la via papa Giovanno XXIII si dirige verso sud est fino ad uscire dall’abitato come SP41. Percorsi quattrocento metri da dove la avevamo imboccata, si vede, alla destra della strada, la Statua del redentore eretta nel 2004 dalla popolazione in ricordo della consacrazione della parrocchia al cuore di Gesù. Di fronte alla statua, alla sinistra della strada, ha inizio il muro di cinta del Cimitero Comunale di Ortacesus, e lungo questo muro si trovano i due ingressi del Cimitero, uno per la parte più vecchia e l’altro per la zona più recente. In passato ad Ortacesus esisteva una chiesa dedicata a Sant’Antonio, situata nel luogo in cui oggi si trova il Cimitero, che infatti è a lui intitolato. La Palestra ComunaleTorniamo a dove la via Guglielmo Marconi, provenendo da nord, è sboccata sulla via papa Giovanni XXIII, qui, invece di svoltare a sinistra, prendiamo la prosecuzione della via Guglielmo Marconi, che è la via Gioacchino Rossini. La via Gioacchino Rossini, dopo una cinquantina di metri, si immette sulla via Giuseppe Verdi, con la quale proseguiamo verso sud e, dopo Duecentoventi metri, prima che la strada esca dall’abitato, svoltiamo a destra nella strada lungo la quale, in una ottantina di metri, si vede, alla sinistra, l’edificio che ospita la Palestra Comunale di Ortacesus. All’interno dell’edificio che ospita la Palestra Comunale, è presente una Palestra polivalente, nella quale è possibile praticare come discipline il calcio, il calcetto ossia calcio a cinque, la pallavolo ed anche il tennis. Il Monumento ai CadutiRitorniamo a dove dalla via John Fitzgerald Kennedy, dopo quasi duecentocinquanta metri, avevamo preso a sinistra la via Torino. Evitando la via Torino, prosguiamo lungo la via John Fitzgerald Kennedy per un’altra cinquantina di metri, e alla destra, subito dopo la via Armando Diaz, prima della piazza Luigi Sturzo, si vede in uno spiazzo piastrellato il Monumento ai Caduti Di tutte le guerre. È costituito da un cippo in marmo, sul quale sono presenti i nomi dei caduti della Prima e della Seconda Guerra Mondiale. Accanto al cippo in marmo, è presente una scultura in bronzo che rappresenta un militare armato che sostiene e pianta una bandiera. Il Museo del GranoDalla piazza Luigi Sturzo, proseguiamo per duecento metri verso ovest lungo la via John Fitzgerald Kennedy e, subito prima che la strada compia un’ampia curva verso destra, al civico numero 25 della strada, alla sinistra si vede l’edifico che ospita il Museo del Grano inaugurato nel 2005 ed ospitato nella casa padronale dei primi del novecento appartenuta ad Adolfo Serra, appartenete ad una ricca e possidente famiglia di Ortacesus. La casa, acquistata dal comune a fine anni ottanta del novecento, ha subito vari lavori di ristrutturazione, poiché era disabitata da molti anni e in alcune parti risultava fatiscente. Era stata costruita nel ventennio fascista, è quindi una classica casa a palazzo, tipica di quel periodo. L’edificio, a due piani, è dotato di un Cortile centrale, con pozzo ed annessi rustici, mentre nel Cortile esterno della casa è stato ricostruito il loggiato riproponendo quella che era una caratteristica delle vecchie case campidanesi. All’interno si snoda il percorso guidato del Museo, che mantiene la divisione sessuale del lavoro tra compiti femminili e compiti maschili. Il Museo è composto da quattro stanze interne e tre esterne: S’omu de Is ainas, sorta di stanza degli attrezzi in cui troviamo tutti gli strumenti maschili utilizzati per la coltivazione del grano; S’omu de su strexu de fenu, stanza dei cestini di fieno, stanza tipicamente femminile, in cui sono conservati tutti gli attrezzi che le donne utilizzavano per la lavorazione del grano e alla panificazione; S’omu de su trobaxu sardu, stanza anch’essa femminile in cui si può ammirare un esemplare di telaio e due cassapanche; S’omu de tziu Burranca, dedicata al maestro e suonatore di launeddas, Dionigi Burranca, vissuto a Ortacesus per moltissimi anni. Gli annessi esterni sono invece: Sa coxinedda, tipica cucina sarda in cui si può ammirare il vecchio forno a legna utilizzato per la cottura del pane; S’omu de Sa moba sarda, in cui è posizionata la classica mola con cui si macinava il grano grazie al movimento degli asini; Is lollas de Is bois, le antiche stalle utilizzate per il ricovero degli animali. Gli impianti sportivi Santa Marta ed il Campo da CalcioPassato il Museo del Grano, prosegiamo per poco meno di un centinaio di metri, e prendiamo leggeremnte verso destra la via Alcide De Gasperi, che seguiamp per quattrocento metri, fino a trovare, alla sinisra della strada, l’ingresso degli impianti sportivi Santa Marta. All’interno di questo cumplesso di impianti, sono presenti due Campi da Tennis in terra rossa, tra loro vicini, dei quali il principale è dotato di tribune in grado di ospitare una quarantina di spettatori. Sono presenti, inoltre, un Campo da Calcetto, ossia da Calcio a cinque, dotato di tribune per un centinaio di spettatori; e due Campi da Tennis veloce, dei quali il primo con fondo in terra verde, dotato di tribune per una quarantina di spettatori, ed il secondo con fondo in terra rossa, senza tribune. Sul retro del Campo da Calcetto, si arriva al Campo Comunale da Calcio con fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado di ospiatare un centinaio di spettatori. In questo campo opera la Associazione Sportiva Dilettantistica Polisportiva Imperial Trexenta Ortacesus, la cui principale attività è quella di promuovere il calcio organizzando corsi rivolti a bambini e ragazzi. Visita dei dintorni di OrtacesusVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Ortacesus, sono stati portati alla luce i resti acheologici di domus de janas, Tombe di giganti e Nuraghi, tra i quali i più significativi sono i resti del Nuraghe complesso Sioccu. La comunità Terapeutica di OrtacesusDalla via John Fitzgerald Kennedy, dove sulla destra si trova la piazza Luigi Sturzo, prendiamo a sinistra la prosecuzione della via Armando Diaz, che è la via Amerigo Vespucci, la quale prosegue con il nome di via Sassari, ed esce dall’abitato verso sud ovest. Percorso poco più di un chilometro e mezzo lungo la prosecuzione della via Sassari, seguendo le indicazioni per il centro Dianova, svoltiamo a destra nella Strada Comunale de rio Frassu, dopo centocinquanta metri, svoltiamo a sinistra, e seguiamo la strada che, in circa un chilometro, ci porta in località Gutturu Turri alla Comunità Terapeutica di Ortacesus. La struttura, nella quale opera un’equipe multidisciplinare composta da varie professionalità che si occupa di aiuto nelle tossicodipendenza e nel disagio giovanile, occupa un’area di 21 ettari, e comprende padiglioni residenziali e spazi comuni, giardini, laboratori, serra ed orti, zone sportive con campo di calcetto e campo di pallavolo. Il Nuraghe Sioccu chiamato anche S’Omu de S’OrcuDalla via John Fitzgerald Kennedy, dove sulla destra si trova la piazza Luigi Sturzo, prendiamo a sinistra la prosecuzione della via Armando Diaz, che è la via Amerigo Vespucci, la quale prosegue con il nome di via Sassari, ed esce dall’abitato verso sud ovest. Percorsi quasi tre chilometri, la prosecuzione della via Sassari si va ad immettere sulla SP34 che collega Guasila a nord con Pimentel a sud, la prendiamo verso sinistra e dopo una paio di centinaia di metri, si vede, alla destra della Strada provinciale, l’altura sulla quale è stato edificato il Nuraghe Sioccu chiamato anche S’Omu de S’Orcu ossia la casa dell’orco, che si trova al confine con il territorio di Guasila e con quello di Pimentel. Sopra l’altura sono presenti pochi resti del Nuraghe complesso, costruito in basalto a 293 metri di altezza, cosituito da una torre centrale, e bastioni con due torri aggiunte. Nelle vicinanze sono presenti le tracce di un insediamento e una Tomba di giganti. La fontana bizantina di Sa Mitza de OrrùDal centro di Ortacesus, la via Giuseppe Verdi porta alla Palestra Comunale, e poi esce dall’abitato in direzione sud ovest. Presa la prosecuzione della via Giuseppe verdi, percorsi seicento metri, arriviamo a un bivio dove prendiamo a sinistra, dopo un chilometro e trecento metri arriviamo a un altro bivio, dove prendiamo a destra, e, dopo quattrocento metri, raggiungiamo la zona dove si trovano i resti dell’insediamento alto medioevale di Sa Mitza de S’Orrù. alla sinistra della strada si trova la Fontana bizantina di Sa Mitza de Orrù oggi ben restaurata, costruita su una delle numerose fonti d’acqua oligominerale che si incontrano lungo il percorso tra Senorbì e Guasila. I resti della chiesa campestre di San Bartolomeo di SeberaDal centro di Ortacesus, prendiamo la via papa Giovanni XXIII e, circa trecento metri dopo l’accesso all’ampio cortile nel quale si trova il Municipio, prendiamo la deviazione in una strada bianca in discesa, che scorre parallela alla strada principale. Seguita per un chilometro e duecento metri, arriviamo a vedere, alla sinistra, le scale di accesso ai resti della chiesa campestre di San Bartolomeo che era già in rovina alla fine dell’ottocento, di cui rimangono oggi solo la porta absidale con l’arco e la parete laterale destra. La chiesa risale al dodicesimo secolo, ed è stata edificata sopra un antico tempio romano pagano. Secondo la tradizione era la chiesa principale della villa di Sebera, che è documentata sin dai primi anni del tredicesimo secolo, dove si trovavano gli ortacesini prima di spostarsi a causa della peste nel sito attuale. A questa chiesa campestre, la vigilia del 24 agosto, che è il giorno nel quale si svolge la Festa di San Bartolomeo, arriva la processione che parte dalla chiesa parrocchiale, e nella chiesa campestre a lui dedicata si celebra la messa. Molto suggestiva, durante la processione, la recita del rosario in lingua sarda. Gli impianti di piscine di Is ArenasDal centro di Ortacesus, prendiamo la via papa Giovanni XXIII che, uscendo dall’abitato verso sud est, assume il nome di SP41 e che, in quattro chilometri e mezzo, va ad immettersi sulla SS128 Centrale Sarda. Percorsi seicento metri, troviamo l’indicazione per la Piscine, che ci fa prendere una deviazione sulla destra e che, in meno di duecento metri, ci porta agli Impianti di piscine di Is Arenas. All’interno di questi impianti sono presenti una Piscina scoperta ed una struttura di Idromassaggio con una Vasca per bambini, nelle quali è possibile praticare come discipline il Nuoto ed altre attività. La necropoli punica e romana di Sa Mitza de SiddiPercorsi altri ottocento metri lungo la SS128 Centrale Sarda, arriviamo alla deviazione sulla destra, la seguiamo per un chilometro e quattrocento metri, e troviamo, alla sinistra della strada, il cancello di ingresso della strada che conduce al Centro servizi dell’Area archeologica di Sa Mitza de Siddi. Numerose sono state le campagne di scavo archeologico condotte nell’area dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici per le province di Cagliari e Oristano, che hanno rinvenuto circa Duecento tombe alcune di età punica e molte di età romana, in un totale di circa 1300 metri quadri di superficie. Di queste, circa cinquanta sono state oggetto di valorizzazione e inserite in un percorso tracciato per i visitatori. Le sepolture rinvenute presentano diverse tipologie funerarie, delle quali la tipologia a fossa prevale nettamente sulle altre. La maggior parte di esse sono tombe a fossa semplice, e risultano scavate direttamente nel banco di roccia che costituiva il piano di calpestio antico; un’altra tipologia di sepoltura è quella delle tombe alla Cappuccina; sono presenti, inoltre, numerose sepolture ad Incinerazione. Nelle tombe a fossa di Mitza de Siddi il rituale sepolcrale prevedeva che l’inumato venisse adagiato supino, con le braccia distese lungo i fianchi e gli arti inferiori distesi ed accostati, ed è probabile che il corpo venisse avvolto in un sudario, cin icorredo funerario che veniva sistemato di solito accanto ai piedi o vicino alla testa del defunto. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Ortacesus ci recheremo a Guasila che visiteremo con il suo centro dove si trova la chiesa parrocchiale della Beata Vergine Assunta e con i suoi dintorni nei quali si trova il Santuario di Nostra Signora d’Itria. |