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Mara ed i dintorni con la grotta Filiestru e quella di Bonu Ighinu che hanno dato il nome alle due omonime CultureIn questa tappa del nostro viaggio, visiteremo Mara nei cui dintorni si trovano le famose grotte di Bonu Ighinu e Filiestru, dove sono stati trovati i reperti che hanno dato origine alle due omonime Culture. La regione storica del Meilogu, chiamata anche Mejlogu o Logudoro Meilogu
In viaggio verso MaraDal centro di Pozzomaggiore, prendiamo in direzione sud ovest la via Scaletta, che seguiamo per duecentocinquanta metri, poi svoltiamo a destra in via Mele che seguiamo per 2,8 chilometri e che ci porta all’interno dell’abitato di Mara, paese nel quale entriamo lungo la via Roma. Dal centro di Pozzomaggiore a quello di Mara abbiamo percorso 3,2 chilometri. Il comune chiamato Mara
Origine del nomeIl nome del paese, di origine preromana, riflette l’appellativo sardo Mara, che indica la Palude o l’Acquitrino, ed il borgo, di origine medioevale, è attestato fino dal 1346. La sua economiaComune collinare, basa la sua economia sull’attività agricola e sull’allevamento. Il settore agricolo è specializzato nella coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, viti, ulivi e frutteti. Si pratica, inoltre, l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria è costituita da un piccolo numero di aziende che operano nei comparti estrattivo, dei laterizi ed edile. Il terziario si compone di una modesta rete commerciale. L’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciIl territorio è stato abitato sin dall’età preistorica, dato che ha conservato le tracce della presenza umana, soprattutto nelle grotte che si sono formate vicino al paese, nelle quali si sono trovate le prime tracce che hanno permesso di definire, nel Neolitico Antico, la facies culturale di Filiestru, e successivamente, nel Neolitico Medio, la Cultura di Bonu Ighinu. Il borgo si forma nel periodo medioevale, intorno al quattordicesimo secolo, ed appartiene al Giudicato del Logudoro, nella curatoria di Nurcara. Sorge in prossimità del Castello di Bonu Ighinu, fatto costruire dalla famiglia dei Doria e, in seguito, venduto al giudice Mariano d’Arborea. Dopo essere stato governato da Mariano, passa, a seguito della pace firmata da Eleonora d’Arborea, agli Aragonesi. Presto, però, ritorna agli Arborea, fino a quando, alla sconfitta del Giudicato di Arborea ad opera degli Aragonesi, tutta la Sardegna viene infeudata, ed il borgo viene concesso in feudo alla conte di Monteleone. Ad essa rimane legato sino al 1476, quando entra a far parte della Baronia di Bonvehì, proprietà del nobile algherese Pietro De Ferreras. Nel diciottesimo secolo gli Spagnoli cedono la Sardegna ai piemontesi. Il feudo della famiglia de Ferreras passò prima ai Manca e poi alla famiglia Amat, che perde i suoi privilegi sul villaggio e sul territorio circostante nel 1838, con l’abolizione del feudalesimo. Le principali feste e sagre che si svolgono a MaraNon solo molte le manifestazioni che si svolgono a Mara, tra le quali vanno citate, il 24 giugno, la Festa del Santo patrono, che è San Giovanni Battista; la terza domenica di settembre si svolge la tradizionale celebrazione religiosa in onore di Nostra Signora di Bonuighinu. Visita del centro di MaraIl suo andamento altimetrico quello è tipico di collina. L’abitato, circondato da collinette una volta coltivate a grano, si presenta con quattro nuclei abitativi distinti, che sono stati oggi unificati quasi totalmente dalle nuove costruzioni. Entriamo in Mara da est con la SP8 che, all’interno del centro abitato, arriva a un bivio dove, sulla sinistra, parte la via Roma, mentre sulla destra prosegue la SP8 con il nome di via Antonio Gramsci. La Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista
La vecchia sede del Municipio di MaraProseguiamo lungo la via della Chiesa, che sfocia su una strada che prendiamo verso destra, dove si trova una piazzetta con bellissimi murales, passata la quale arriviamo su piazza Guglielmo Marconi. Qui, al civico numero 6, si trovava la Vecchia sede del Municipio di Mara. Il Centro Espositivo dell’Arte ContadinaProcediamo in direzione nord est dalla piazza Guglielmo Marconi, dopo poco più di cinquanta metri arriviamo sulla via dante Alighieri, che prendiamo verso destra. Dove la via Danta Alighieri termina in piazza 4 Novembre ed inizia la via Roma, sulla sinistra troviamo la sede del Centro Espositivo dell’Arte Contadina che ha visto l’acquisizione di manufatti appartenenti al lavoro dei campi e della vita domestica della civiltà contadina. Il Centro è stato inaugurato nel 2007 alla presenza della presidente del Parco letterario Grazia Deledda nel quadro di un progetto culturale che lega il nome della grande scrittrice alla consapevolezza del rapporto vitale, a volte felice, a volte tragico, tra l’uomo e la natura, tra l’uomo e la terra. L’Oratorio della Santa CrocePrendendo verso sinistra dalla piazza 4 Novembre, sbocchiamo sulla via Santa Croce, dove, di fronte al civico numero 43, troviamo alla destra della strada la Chiesa ed Oratorio della Santa Croce. La Chiesa è stata costruita nel diciassettesimo secolo, e, fra il 1833 ed il 1856, fungeva da Oratorio della Confraternita della Santa Croce, composta da Cunfrades e Cunsorres. L’edificio ha pianta una navata unica, divisa in due campate con volte a crociera, con annesse due piccole cappelle laterali con volta a botte. L’esterno, molto semplice, è caratterizzato dalla decorazione del portale in pietra calcarea di gusto rinascimentale e da una finestrella circolare, ed iil frontone è coronato da un campanile a vela. Nel 1940, durante l’ultima guerra, la Chiesa è stata sconsacrata e utilizzata come alloggio per i militari. Oggi, dopo la fase di restauro, è stata riaperta al culto. La nuova sede del Municipio di MaraProseguendo lungo la via Santa Croce, dopo trenta metri svoltiamo a destra sulla via Enrico Berlinguer, che diventa via Nilde Iotti, che poi svolta a sinistra su via Antonico Mariani. Qui, al civico numero 1, si trova la nuova sede del Municipio di Mara, con tutti i suoi principali uffici. Il Campo da Calcio di MaraPassata la sede del Municipio, proseguiamo per via Antonico Mariani, che passa accanto all’edificio e prosegue verso sinistra, fino a sboccare sulla via Antonio Gransci in corrispondenza della piazza Enrico Berlinguer. Prendiamo la via Antonio Gramsci verso destra, la seguiamo per centosettanta metri, poi prendiamo a sinistra la via Rinascita, che, in centocinquanta metri, ci porta al Campo da Calcio di Mara, che si trova alla destra della strada. Il Campo da Calcetto di MaraQuando la via Antonico Mariani sbocca sulla via Antonio Gramsci in corrispondenza della piazza Enrico Berlinguer, che abbiamo preso verso destra, dopo solo una cinquantina di metri, si trova una deviazione alla sinistra della strada che conduce al Campo da Calcetto di Mara. Il Cimitero di MaraDalla piazza Enrico Berlinguer prendiamo, invece, la via Antonio Gramsci verso sinistra, che uscendo dall’abitato assume il nome di SP8bis e ci porta, in seicento metri, all’ingresso del Cimitero di Mara, che si trova alla destra della strada. Visita dei dintorni di MaraVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Mara, sono stati portati alla luce i resti della Tomba di giganti Sa Mura; ed anche dei Nuraghi Adde Pizzina, Bidisi, Bonvei, Coladorzu, Coladorzu II, Cuguruntis, Gherghenes, Noeddos, Pedra de Multa, Pirasta, Pizzinnu, Sa Mura, Salighentosa, Tomaso, Tuscanu, tutti di tipologia indefinita. Tra gli altri reperti archeologici sono presenti la grotta di Bonu Ighinu e la grotta Sa Ucca ’e su Tintirriocu di Bonu Ighinu, i cui reperti hanno dato origine alle Culture ad essi intestate. I resti del Castello di Bonvehì
Il Santuario di Nostra Signora di Bonu IghinuPresa la trasversale sulla destra, circa due chilometri più avanti, una deviazione sulla sinistra ci fa imboccare la strada che porta al Santuario di Nostra Signora di Bonu Ighinu chiamato anche di Nostra Signora di Bonvehì che si trova in una zona selvaggia di pascoli, che sono chiusi tra alcuni rilievi montuosi, il monte Rattari di 468 metri, il monte Traessu di 719 metri, la Costa del Cossoine di 631 metri, il monte lamenta di 398 metri. Dedicato all’Addolorata, deve le sue forme agli interventi di ristrutturazione e ampliamento datati 1797 sull’antica parrocchiale del villaggio medioevale di Bonu Ighinu, ora scomparso. Il Santuario è imponente, situato alla sommità di un colle, ed è preceduto da uno scenografico piazzaletto bastionato, al quale si accede mediante due ampie scalinate. L’interno è a navata unica e nel presbiterio sopra l’altare si trova la statua della Madonna di Bonu Ighinu. Ha la facciata in stile rococò popolaresco, che costituisce un raro esempio di architettura rococò in Sardegna, divisa in tre fasce orizzontali da cornici aggettanti, con finte colonne, e un portale decorato da un altorilievo. La Chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alla statua della Madonna conservata al suo interno. alla Madonna di Bonu Ighinu è dedicata la Festa di Nostra Signora di Bonu Ighinu, la tradizionale celebrazione religiosa che si svolge la terza domenica di settembre, con grande partecipazione di fedeli provenienti da tutta l’isola. La grotta di Filiestru con la cultura ad essa intestata
La grotta Sa Ucca ’e su Tintirriocu di Bonu Ighinu
La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, visiteremo Padria nei cui dintorni si trovano con il Nuraghe Binzas noto anche come Nuraghe Vigna ed il Nuraghe Badde Rupida nel quale è stata rinvenuta la navicella del Re Sole. | |||||
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