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La città di Sassari capoluogo della Provincia con tutte le bellezze del suo centro storico


In questa tappa del nostro viaggio, visitermo il centro della città di Sassari capoluogo della provincia, con tutte le bellezze del suo centro storico e con le principali manifestazioni che vi si svolgono.

La regione storica del Sassarese chiamata anche Logudoro Turritano

Il SassareseIl Logudoro è stato, nel periodo medioevale, uno dei quattro Giudicati che ha avuto come capoluogo prima Porto Torres, in seguito Ardara, ed infine Sassari. Oggi possiamo dividere questa regione in tre parti: Logudoro Turritano, il cosiddetto Sassarese, a nord; il Logudoro Meilogu a ovest; ed il Logudoro Montacuto a est. Più in particolare, il Sassarese (nome in lingua sarda Su Tataresu) è tutta un’area con una forte impronta agropastorale, con splendidi panorami, dominati da rilievi d’origine vulcanica, ampi tratti pianeggianti, scarse foreste che interrompono le grandi distese di pascoli. L’antico popolamento della zona, territorio ideale per i popoli preistorici dal punto di vista ambientale, è testimoniato dai cospicui resti archeologici, cui si aggiungono alcuni notevoli monumenti medioevali. I comuni che fanno parte del Sassarese sono Cargeghe, Codrongianos, Florinas, Ittiri, Monteleone Rocca Doria, Muros, Osilo, Ossi, Ploaghe, Putifigari, Romana, Sassari, Tissi, Uri, Usini, Villanova Monteleone. Oggi alcuni considerano in questa ragione anche Porto Torres, che però attribuiamo alla Nurra. Si parla il Sassarese o Turritano, una lingua romanza nata intorno al dodicesimo secolo da una base toscano corsa, evolutasi poi autonomamente con influenze liguri, iberiche e soprattutto sardo logudoresi.

In viaggio verso la città di Sassari

Da Porto Torres per raggiungere Sassari si percorre la vecchia SS131 di Carlo Felice, ma si può anche uscire sulla nuova SS131 di Carlo Felice che si muove più ad ovest e passa accanto a Sassari, per proseguire verso sud per arrivare a Oristano e Cagliari. Tutte le frazioni che attraversiamo o alle quali è possibile arrivare lungo questo viaggio, verranno descritte nella prossima pagina, quando illustreremo i dintorni di Sassari. Percorrendo la Vecchia SS131 di Carlo Felice che proviene dal nord da Porto Torres, oggi chiamata più comunemente via Sassari, dopo circa nove chilometri raggiungiamo la frazione Ottava. A circa tre chilometri e mezzo da Ottava sulla vecchia SS131 di Carlo Felice, troviamo le indicazioni per San Giovanni sulla sinistra e per Zuari sulla destra. Prendiamo a sinistra ed arriviamo, in breve, alla frazione San Giovanni. Percorsi un altro chilometro circa, troviamo la deviazione sulla destra che ci porta, dopo un altro chilometro, alla frazione Li Punti, dove è presente il Centro di conservazione e restauro dei beni culturali, nel quale è stato effettuato il restauro dei Giganti di Monte Prama. Partiti da Porto Torres, passate Ottava, San Giovanni e Li Punti, dopo 19 chilometri raggiungiamo Sassari. Le diverse frazioni che abbiamo incontrato lungo questa strada, verranno descritte meglio, con tutto quello che si può visitare in esse, nella prossima pagina.

Percorrendo la nuova SS131 di Carlo Felice

C'è anche un altro modo per raggiungere Sassari percorrendo la nuova SS131 di Carlo Felice. Se da Porto Torres usciamo in via Ponte Romano ed alla rotonda prendiamo verso Stintino, più avanti troviamo l’imbocco della Nuova SS131 di Carlo Felice La strada a scorrimento veloce verso Sassari, Oristano e Cagliari. Circa a metà strada, dopo circa 10 chilometri, possiamo svoltare a sinistra ed imboccare la SP56, dalla quale dopo un chilometro e mezzo svoltiamo a sinistra, e, seguendo le indicazioni, in quattro chilometri raggiungiungiamo la frazione Sassari chiamata la Crucca, dove è presente il parco di rievocazione storica Ad Signa Milites. Proseguiamo sulla SS131 di Carlo Felice per circa 2,2 chilometri, poi, all’uscita Troncu reale, possiamo prendiamo a sinistra e percorrere una strada che torna indietro, parallela alla statale, e che, in circa tre chilometri, ci porta alla frazione Sassari chiamata Pian de Sorres. Proseguendo sulla SS131 di Carlo Felice, prendiamo lo svincolo che ci porta sulla SS291 proveniente da Alghero. La SS291 passa attraverso l’area industriale di Predda Niedda. Proseguendo sulla SS291, arriviamo all’interno dell’abitato di Sassari. Da Porto Torres abbiamo percorso 29 chilometri. Le diverse frazioni che abbiamo incontrato lungo questa strada, verranno descritte meglio, con tutto quello che si può visitare in esse, nella prossima pagina.

La città di Sassari che come numero di abitanti è la seconda città della Sardegna

Sassari: veduta della cittàSassari-Stemma del comuneLa città di Sassari (pronuncia Sàssari, nome in lingua sarda Tathari nome in catalano Sàsser, altezza metri 225 sul livello del mare, abitanti 121.657 al 31 dicembre 2021) è la seconda città della Sardegna come numero di abitanti e per importanza economica, e probabilmente la prima della Sardegna per importanza culturale. La città sorge sulla sommità di un promontorio calcareo che digrada verso il mare, tanto che le sue strade sono in gran parte in salita e discesa, ed è circondata da uliveti in parte oggi inglobati all’interno della cerchia cittadina. La città è famosa per avere dato i natali a numerosi personaggi che hanno avuto un forte peso sulla vita dell’isola ed, in parte, anche su quella nazionale.

Nel corso della mia visita a Sassari nel 2012 sono riuscito a fotografare l’interno di quasi tutte le Chiese della città, compresi i candelieri in molte di esse esposti, e durante la mia visita nel 2013 mi è stata aperta la chiesa di San Giacomo, sede dell’Arciconfraternita dell’Orazione e Morte di San Giacomo, che avevo sempre trovato chiusa. Le foto sono state scattate per meglio documentare le descrizioni presenti nel sito, per incoraggiare chi lo visita a recarsi, in un suo eventuale viaggio a Sassari, a visitare le bellezze cittadine.

Sassari fa parte dell’Associazione nazionale delle città dell’Olio

Questo paese fa parte dell’Associazione delle città dell’OlioLa Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Sassari fa parte dell’Associazione nazionale città dell’Olio, che ha tra i suoi compiti principali quello di divulgare la cultura dell’olivo e dell’olio di oliva di qualità, tutelare e promuovere l’ambiente ed il paesaggio olivicolo, diffondere la storia dell’olivicoltura, e garantire il consumatore attraverso le denominazioni di origine. Le città dell’Olio in Sardegna sono ad oggi Alghero, Berchidda, Bolotana, Bosa, Cuglieri, Dolianova, Escolca, Genuri, Gergei, Giba, Gonnosfanadiga, Ilbono, Ittiri, Masainas, Olbia, Oliena, Orgosolo, Orosei, Osini, Riola Sardo, Samatzai, Santadi, Seneghe, Serrenti, Siddi, Sini, Uri, Usini, Ussaramanna, Vallermosa, Villacidro, Villamassargia.

Origine del nome

Il nome della città, attestato un tempo nella forma Sassaro, è di probabile origine preromana.

La sua economia

L’economia agricola di tutta la regione della Nurra, intorno a Sassari, è stata affiancata e parzialmente sostituita da diverse nuove attività del terziario. L’agricoltura produce cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite ed ulivi, agrumi e frutta. Si allevano bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria è costituita da molte aziende che operano in diversi settori, particolarmente in quelli della produzione di sale, della fabbricazione di prodotti petroliferi raffinati, del vetro, automobilistico, dei mobili, della gioielleria e oreficeria, della produzione e distribuzione di energia elettrica e gas, nel settore edile e degli elementi da costruzione in metallo.

Brevi cenni storici

Gli Statuti SassaresiLa storia di Sassari inizia da quando la città nasce, in periodo medioevale, dopo l’anno mille. Sassari si sviluppa fino a diventare la capitale del Giudicato di Torres quando gli abitanti della costa si portano all’interno per sfuggire alle incursioni dei pirati arabi. Occupata prima dai Genovesi, passa poi sotto la dominazione dei Pisani che nel 1267 la invadono guidati dal conte Ugolino della Gherardesca, per poi cederla di nuovo ai Genovesi nel 1288. Nel 1294 si costituisce in libero comune, e promulgano gli Statuti Sassaresi, un codice in latino del quale esiste anche la versione in sardo logudorese, del quale ignoriamo, però, la datazione. Nel 1325 inizia l’occupazione aragonese, caratterizzata da ribellioni, carestie, pestilenze, durante la quale subisce diversi attacchi pirateschi che la portano ad edificare le mura difensive delle quali si vedono ancora pochi resti. Passata a Mariano IV d’Arborea e quindi alla figlia, la famosa Eleonora, inizia a rifiorire dal 1420 tornando ad essere la principale città del nord della Sardegna. Caduto il Giudicato d’Arborea, ritorna sotto la corona catalana prima, spagnola poi. Nel 1527 viene devastata da Andrea Doria. Tra i periodo più tristi della sua storia, vanno ricordate le pestilenze del 1528, del 1580 e soprattutto quella del 1652, di cui resta come ricordo votivo la processione dei Candelieri. Passata nel 1720 ai Savoia, nel periodo sabaudo il giudice Giovanni Maria Angioy tenta, senza successo, nel 1795, di ridarle l’indipendenza, ma la reazione dei Savoia è durissima. Le rivolte, comunque, proseguono, seguite da una sanguinosa repressione che causa molti morti e moltissimi arresti. Ritornano il potere feudale, le carestie e la forte pressione fiscale. Giovanni Maria Angioy rimane uno dei principali personaggi della storia sarda, non c’è città in Sardegna che non abbia intestata a lui, come a Eleonora d’Arborea, una strada o una piazza. La città di Sassari è sempre stata racchiusa tra le mura, e per secoli non si sono autorizzate costruzioni al di fuori di esse. La situazione cambia soltanto nel 1840, quando il Municipio ha permesso di lasciar aperte le cinque porte della città per le esigenze della popolazione, dato che i sassaresi si senono soffocare dentro la cinta delle muraglie, costretti a vivere come in una prigione. E da allora iniziano a nascere i quartieri periferici, ed, a poco a poco, viene distrutta tutta la cinta muraria.

Sassari in età aragonese viene elevata al rango di città

In età aragonese, Sassari il 20 agosto 1331 viene elevata dal re Alfonso IV d’Aragona detto il Buono al rango di città regia, e viene a costituire una delle sette città regie, il che viene confermato dalla successiva dominazione spagnola. Esse non sono infeudate ma sottoposte alla diretta giurisdizione reale, e godono di privilegi e concessioni, derivanti dal loro status. Sostanzialmente le città hanno poteri amministrativi di autogoverno, che esercitano attraverso propri rappresentanti eletti chiamati consiglieri, sui quali l’amministrazione regia interviene per sancire o rigettare le decisioni assunte, tramite un rappresentante chiamato vicario, ossia Veguer, o podestà. Inoltre le città regie hanno anche poteri politici, in quanto i loro rappresentanti, chiamati sindaci, costituiscono uno dei tre bracci del Parlamento del regno, ossia dello stamento reale, e generalmente la rappresentanza è inibita ai nobili, che fanno invece parte dello stamento militare. Il governo sabaudo del Regno di Sardegna, utilizza ancora per gli stessi centri la terminologia di città, secondo la consuetudine diffusa in Piemonte, ma in modo puramente onorifico e senza privilegi. Rango che viene confermato dal successivo regno d’Italia e dalla repubblica Italiana.

Le antiche mura che cingevano la città con le quattro e poi cinque porte e le trentasei torri

Fino al dodicesimo secolo la città era aperta, e solo a partire dal tredicesimo secolo si è iniziato a cingerla con le Antiche mura realizzate con un’architettura assai modesta, innalzate per difenderla dagli attacchi pirateschi e dai giudici di Torres e, più tardi, dai feudatari del Logudoro, che se la contendevano. Il perimetro della recinzione muraria era di forma pentagonale, aveva uno sviluppo di circa tre chilometri, e la loro costruzione è stata iniziata dai Pisani, continuata nel quattordicesimo secolo dai Genovesi, e le mura sono state poi trasformate sotto gli Aragonesi e gli Spagnoli. La cinta muraria era interrotta da Quattro porte alle quali in seguito se ne è aggiunta una quinta. La Porta di Sant’Antonio dove si conserva una delle torri che si trova ancora oggi in buone condizioni, è l’antica porta di Sanctu Flasiu, ossia di San Biagio. L’antico nome di questa porta derivava dalla piccola chiesa che era ubicata vicino alla Stazione ferroviaria e che è stata demolita nel 1926, ed il nome attuale deriva dalla vicina chiesa di Sant’Antonio. La porta di Sant’Antonio è stata demolita nel diciannovesimo secolo. Continuando per corso Trinità, si arriva alla Porta Rosello chiamata anche Porta Mercato o Porta Macello, e che è l’antica Porta Gurusele. Si trovava davanti alla fontana di Rosello ed alla chiesa della Santissima Trinità, e di essa rimane oggi soltanto il cardine sul quale la porta si appoggiava. Verso mezzogiorno, dove ora si trova la piazza Castello, si apriva la Porta Castello che negli Statuti del 1259 veniva chiamata Porta Capu de villa, e dopo la costruzione, nel 1327, del Castello aragonese dove oggi si trova la caserma militare la Marmora, ha preso questo nome. La porta Castello è stata la prima a essere abbattuta nella seconda metà del diciannovesimo secolo. In fondo a corso Margherita di Savoia, in largo porta Utzeri, si trovava la quarta porta della città, la Porta Utzeri che guardava a ovest. Demolita nel diciannovesimo secolo, di essa oggi non è rimasto più niente salvo lo slargo omonimo. Collocata verso nord ovest, in quello che attualmente è largo porta Nuova, nel 1614, per la comodità dei Gesuiti che volevano uscire all’aperto senza fare un lungo giro, è stata edificata una quinta porta, chiamata la Porta Nuova che si trovava adiacente alla torre Tonda, all’Università ed all’arcivescovado. Anche questa porta è stata completamente demolita. Lungo le mura sono state costruite Trentasei torri tutte quadrate tranne la Torre Durandola, o Torre Turondola, detta attualmente Torre Tonda che aveva una forma cilindrica, è che è stata costruita prima del passaggio della città agli Aragonesi. Ciò che rimane di questa torre oggi è racchiuso tra un insieme di vecchie case e l’edificio del monopolio di Stato nell’omonima Via. Delle diverse torri oggi rimane la Torre di porta Sant’Antonio a pianta quadrata e perfettamente conservata, che risulta adiacente alla porta di Sant’Antonio, abbattuta nel diciannovesimo secolo. In corso Trinità si trovano i resti di due Torri di corso Trinità a pianta quadrata, senza merletti. Quella che fa angolo con via delle muraglie risulta ancora oggi abitata. Esse sono collegate al tratto più lungo della cinta muraria oggi sopravvissuta, se pure intervallata da scalinate.

Alcuni dei principali personaggi nati a Sassari

Sassari è, probabilmente, in principale centro culturale della Sardegna, che ha dato i natali a numerosi personaggi che hanno avuto un forte peso sulla vita dell’isola ed, in parte, su quella nazionale.

Antonio Canopolo è stato un arcivescovo cattolico, nato a Sassari verso il 1540, divenuto pievano di Bitti, poi arcivescovo di Oristano, e nel 1621 arcivescovo di Sassari, ma morto prima di prenderne possesso. La nascita dell’Università di Sassari, legata alla figura di Alessio fontana, che nel 1558 ha lasciato tutti i suoi beni per l’istituzione di un collegio di studi, è comunque soprattutto legata ad Antonio Canopolo, che con le sue donazioni permette di aprire al pubblico le lezioni fino ad allora impartite ai soli studenti di teologia del collegio dei Gesuiti. Fonda, inoltre, nel 1611, come seminario religioso, un Convitto detto Canopoleno, i cui locali oggi sono sede del Museo Sassari Arte o MU S’A.

Domenico Alberto AzuniNel 1749 nasce a Sassari Domenico Alberto Azuni importante giurista e politico del Regno di Sardegna. Laureatosi in legge, si trasferisce a Torino, poi a Nizza dove da alle stampe il Dizionario universale ragionato di giurisprudenza mercantile. Vittorio Emanuele I lo nomina senatore e nel 1791 lo incarica di predisporre il codice della marina mercantile del Regno di Sardegna, ma il progetto non si attua per l’occupazione di Nizza da parte dei francesi. Nel 1796 pubblica il Sistema universale dei principi del diritto marittimo d’Europa, poi Napoleone lo fa partecipare alla stesura del codice marittimo e commerciale francese e, tra il 1799 e il 1802, da alle stampe il libro Essai sur l’histoire geographique, politique et naturelle du royaume de Sardaigne. Con la caduta di Napoleone cade in disgrazia, si ritira a Genova, viene poi nominato giudice a Cagliari e in seguito presidente della Biblioteca dell’Università. Azuni muore nel 1827 a Cagliari e viene sepolto nella basilica di Bonaria.

Pasquale TolaNel 1801 nasce a Sassari Pasquale Tola magistrato, storico e politico italiano, fratello del patriota Efisio Tola. Studia a Sassari dove consegue la laurea in teologia e giurisprudenza, e segue anche corsi di filosofia e belle arti. Nel 1848 fa parte del gruppo di lavoro che prepara l’estensione dei codici albertini alla Sardegna. Favorevole all’abolizione del feudalesimo in Sardegna, scrive numerose opere di carattere storico politico, e diviene rettore dell’Università di Sassari. Diventa, in seguito, rettore dell’Università di Sassari, e successivamente lavora in magistratura, presso le corti d’appello di Nizza e di Genova. Fà parte del Parlamento sardo, dal 1848, e poi di quello nazionale.

L’imprenditore Giovanni Antonio Sanna che ha costituito il Museo Nazionale Archeologico ed EtnograficoNel 1819 nasce a Sassari Giovanni Antonio Sanna. Divenuto imprenditore, nel 1860 acquista il giornale torinese Il Diritto, che cede successivamente a democratici liguri. Nel 1871 fonda la Banca agricola Sarda, che viene poi coinvolta nel fallimento delle banche sarde degli anni ’80 del secolo. Di simpatie democratiche e progressiste, fa parte del Parlamento del Regno di Sardegna e del neonato regno d’Italia, e si schiera a difesa degli interessi isolani nella battaglia sui Terreni ademprivi. Raccoglie una vasta collezione di reperti archeologici e di oltre 250 opere artistiche di ogni epoca, la cui donazione andrà a costituire il nucleo del futuro Museo Nazionale Archeologico ed Etnografico Giovanni Antonio Sanna e del Museo Sassari Arte o MU S’A. muore a Roma nel 1875, ed i suoi resti vengono trasferiti da Roma al Cimitero di Sassari, in un bello ed imponente mausoleo di stile neorinascimentale fatto costruire dalle sue figlie.

Lo scrittore Enrico CostaNel 1841 nasce a Sassari lo scrittore Enrico Costa generalmente ritenuto come il maggior esponente del romanzo storico sardo, sebbene non sia stato il suo pioniere. L’opera di Enrico Costa è abbastanza vasta e varia. Nel 1863 scrive il suo primo racconto Storia di un gatto, nel 1872 scrive il libretto dell’opera lirica David Rizio, con musiche del maestro Luigi Canepa, che viene rappresentato per la prima volta a Milano. Nel 1875 fonda il periodico La Stella di Sardegna che pubblica fino al 1886, e nel 1881 il quotidiano Gazzettino sardo, che esce per soli tre mesi. L’opera più importante resta comunque Sassari, una enciclopedia della sua città natale. Tra i romanzi, il principale e più famoso è Il muto di Gallura, storia di Bastiano Tansu, famoso bandito sardo dell’ottocento, altri romanzi sono Giovanni Tolu, storia di un bandito sardo narrata da lui medesimo, La bella di Cabras, Rosa Gambella. Enrico Costa muore sempre a Sassari nel 1909.

La storia di Bastiano Tansu detto il Muto di Gallura La storia di Giovanni Tolu narrata da lui medesimo Adelasia di Torres

Il pittore Mario SironiOmaggio a Mario SironiNel 1885 nasce a Sassari Mario Sironi che si trasferisce presto a Roma. Si tratta di uno dei principali pittori del novecento italiano, che vive l’incontro della sua inclinazione verso l’arte monumentale con i programmi del Fascismo, passando attraverso l’adesione, dapprima al Futurismo e in seguito alla corrente Metafisica. Con una stilizzazione che si rifà ad arcaici modelli pre rinascimentali, con un forte senso dei valori plastici e del colore, egli dà voce all’umanesimo civile fascista degli anni venti e ’30 del novecento. Dall’inizio degli anni trenta, i suoi interessi artistici si moltiplicano, dalla grafica alla scenografia, dall’architettura alla pittura murale, dal mosaico all’affresco. Mario Sironi muore a Milano nel 1961.

Lo scultore Eugenio TavolaraBiografia di Eugenio TavolaraNel 1901 nasce a Sassari Eugenio Tavolara che è stato un importante scultore, incisore e ceramista. È molto conosciuto per le sue statuine di terracotta, per i suoi giocattoli in legno e stoffa e per i suoi pupazzi. fra i suoi soggetti vi erano i clowns, figurine in costume sardo, musicisti del mondo del jazz, animali, Pinocchio e altri personaggi delle fiabe. La città di Sassari gli ha intitolato il Padiglione per l’Artigianato, costruito per l’ISOLA, Istituto sardo Organizzazione lavoro Artigiano, creato dalla regione nel 1957, e la cui direzione viene affidata ad Eugenio Tavolara ed a Ubaldo Badas, progettista del Padiglione. Eugenio Tavolara muore sempre a Sassari nel 1963.

A Sassari negli ultimi anni sono nati anche due registi cinematografici.

Il regista Antonello GrimaldiRiproduzione integrale del film 'Un delitto impossibile'Nel 1955 a Sassari nasce Antonio Luigi Grimaldi, detto Antonello Grimaldi regista, attore, sceneggiatore. Laureato in Giurisprudenza, si trasferisce a Roma e poi insegna Storia dello Spettacolo all’Accademia delle Belle Arti di Sassari. Dopo aver lavorato come attore ed aver diretto diversi film, nel 2000 dirige Un delitto impossibile, il suo primo film ambientato in Sardegna, tratto dal romanzo Procedura di Salvatore Mannuzzu, nel quale il procuratore Garau muore per aver ingerito una pillola di cianuro, per le indagini viene chiamato un altro procuratore che ben presto si trova nel mezzo di intrighi autoctoni, con le canoniche pressioni e le solite storie di letti, ricatti e passioni nascoste.

La regista Maria Teresa CamoglioRiproduzione integrale del film '... Con amore, Fabia'Nel 1961 a Sassari nasce Maria Teresa Camoglio che, dopo aver studiato fotografia e grafica presso l’Istituto Statale d’Arte di Sassari, ha lavorato come docente di fotografia in varie università della Sardegna, e infine è andata a Berlino per studiare alla German Film and Television Academy. Lavora come scrittrice e regista per la televisione e il cinema, e nel 2008 ha lanciato The Thin Girls, un documentario sul tema dell’anoressia. Nel 1993 ha fatto il suo debutto cinematografico con il suo film di laurea, la commedia ... Con amore Fabia, liberamente ispirato alla storia narrata nel romanzo Cosima di Grazia Deledda.

A Sassari sono nati ache diversi importanti uomini politici

Sassari ha dato i natali a diversi uomini politici che hanno avuto una grande influenza sulla politica nazionale, come Enrico Berlinguer ed anche due Presidenti della repubblica, Antonio Segni e Francesco Cossiga.

Il Presidente della repubblica Antonio SegniNel 1891 nasce a Sassari Antonio Segni. Laureato in giurisprudenza nel 1913, diviene docente universitario nel 1920 ed insegna in varie università tra cui quelle di Perugia e Sassari. Aderisce al Partito Popolare Italiano fin dalla sua fondazione ed è consigliere nazionale dal 1923 al 1924. Nel 1942 è tra i fondatori della Democrazia Cristiana e nel 1946 viene eletto deputato all’Assemblea Costituente. Politico di tendenze estremamente conservatrici, è presidente del Consiglio dal 1955 al 1957 e dal 1959 al 1960. Viene eletto Presidente della repubblica il 6 maggio 1962 con i voti decisivi del MSI e dei monarchici. I suoi due anni al Quirinale sono segnati da tensioni con il blocco formato da Ugo la Malfa, il PSI e quella parte della DC che spinge per riforme sociali e strutturali. Dopo la caduta del primo governo moro propone al presidente del consiglio uscente un governo di tecnici sostenuto dai militari. Il 7 agosto 1964 viene colpito da trombosi cerebrale, ma non si arriva alla dichiarazione di impedimento permanente che comporterebbe l’elezione di un nuovo presidente. Dà comunque le dimissioni il 6 dicembre 1964. Divenuto senatore a vita come ex Presidente della repubblica, muore a Roma l’1 dicembre 1972 a 81 anni. È stato comunque un personaggio molto discusso per aver imposto il governo Tambroni, appoggiato dalle forze dell’estrema destra ma costretto alle dimissioni dalle manifestazioni popolari dopo soli 4 mesi, e per aver agevolato il piano Solo del generale Giovanni De Lorenzo ed il tentativo di golpe di Edgardo Sogno.

Il politico Enrico BerlinguerNel 1922 a Sassari nasce Enrico Berlinguer da una famiglia della piccola nobiltà rurale, che gli permette di crescere in un ambiente culturalmente evoluto. È cugino di Antonio Segni e di Francesco Cossiga. Anarchico, nel 1937 prende contatto con gli antifascisti sardi nella prospettiva di una ribellione su base regionale contro il fascismo. Abbandonato l’anarchismo, nel 1943 si iscrive al Partito comunista e partecipa alla resistenza tra le Brigate Garibaldi. Nel 1949 viene nominato segretario della Federazione Giovanile comunista. Eletto deputato nel 1968, viene nominato vice: segretario nazionale e guida nel 1969 una delegazione alla conferenza dei partiti comunisti a Mosca, dove, in disaccordo con la linea sovietica, rifiuta di sottoscrivere la relazione finale. Segretario del PCI dal 1972, tenta di collaborare con la DC per realizzare riforme sociali ed economiche, convinto della necessità di un comunismo indipendente dall’URSS che verrà chiamato eurocomunismo. Nel 1973, al termine di una visita ufficiale a Sofia, la sua auto è investita da un camion militare e si salva miracolosamente, ma nel 1991 Emanuele Macaluso dichiarerà che il segretario del PCI sospettava che si fosse trattato di un falso incidente orchestrato dal KGB e dai servizi segreti bulgari per porre fine allo scomodo alleato. Dopo la convalescenza scrive per Rinascita tre famosi articoli intitolati: Riflessioni sull’Italia, Dopo i fatti del Cile e Dopo il golpe del Cile, nei quali individua nel compromesso storico una soluzione preventiva per le possibili soluzioni di stile sud-americano. È del 1976 la rottura con il PCUS: nel congresso a Mosca parla di un sistema pluralistico e descrive l’intenzione del PCI di costruire un socialismo Che riteniamo necessario è possibile solo in Italia. Nelle elezioni politiche del 1976 il PCI ottiene da solo il 34,4% alla Camera dei Deputati e il 33,8% al Senato, al punto che molti incominciano a pensare a un possibile sorpasso nei confronti della DC. Pochi mesi dopo si reca a Mosca e tiene un discorso che viene addirittura censurato dalla Pravda, nel quale espone di nuovo le teorie eurocomuniste. Nel 1978 moro parla di possibili convergenze parallele e Berlinguer viene ammesso, primo comunista italiano, alle riunioni dei segretari dei partiti della maggioranza come esterno interessato. Nel marzo si prepara il governo Andreotti, cui il PCI dovrebbe fornire l’appoggio esterno, ma il 16 marzo, giorno della presentazione del governo al Parlamento, moro viene rapito dalle Brigate Rosse. Dopo il tragico epilogo della vicenda di moro, il PCI resta fuori della maggioranza e torna all’opposizione. Nel 1984, in vista delle elezioni, Berlinguer si reca il 7 giugno a Padova e nel corso del comizio, dopo aver pronunciato la frase: Compagni, lavorate tutti, casa per casa, strada per strada, azienda per azienda, viene colpito da un ictus e muore. Milioni di persone partecipano al suo funerale che, in numero di partecipanti, è stato il più imponente in tutta la storia d’Italia, secondo solo a quello di Giovanni Paolo II. Berlinguer viene sepolto a Roma nel Cimitero di Prima Porta.

Il Presidente della repubblica Francesco CossigaNel 1928 nasce a Sassari Francesco Cossiga. Laureato in giurisprudenza, insegna diritto costituzionale all’Università di Sassari. Si iscrive alla Democrazia Cristiana nel 1945. Viene eletto deputato nel 1958,1963,1968,1972,1976 e 1979, e senatore nel 1983. Dopo diversi incarichi, viene nominato Ministro dell’Interno nel 1976 e nel 1978, ma Rassegna le dimissioni dopo il delitto moro. Viene nominato presidente del Consiglio dal 1979 al 1980. Il 24 giugno 1985 diviene l’ottavo Presidente della repubblica. La sua presidenza può essere distinta in due fasi. Nei primi cinque anni di mandato è rigoroso nell’osservanza delle forme dettate dalla Costituzione, il classico presidente notaio. Poi la caduta del muro di Berlino segna l’inizio della seconda fase. Secondo Cossiga la fine della guerra fredda e della contrapposizione dei due blocchi determina un profondo mutamento del sistema politico italiano, ma i partiti politici e le stesse istituzioni rifiutano di riconoscerlo. Inizia quindi una fase di conflitto e polemica politica che gli vale l’appellativo di presidente picconatore. Divenuto senatore a vita come ex Presidente della repubblica, muore a Roma il 17 agosto 2010 a 82 anni, e viene sepolto a Sassari, nella tomba di famiglia, a dieci metri da dove riposa l’altro ex Presidente della repubblica, Antonio Segni. È stato comunque un personaggio molto discusso per le forti responsabilità nella copertura di alcuni tra i maggiori scandali ed episodi oscuri della prima repubblica: l’affare De Lorenzo, il rapimento e l’omicidio moro, la strage di Ustica, la loggia segreta P2 di licio Gelli, l’organizzazione segreta Gladio.

Le principali feste e sagre che si svolgono a Sassari

A Sassari sono importanti i Riti della Settimana Santa. Si svolgono, inoltre, due manifestazioni civili di particolare importanza, ossia la Cavalcata Sarda e la Discesa dei Candelieri.

I riti della Settimana Santa a Sassari

Ogni anno Sassari rinnova l’appuntamento con i Riti della Settimana Santa, che sono organizzati e coordinati dall’Arciconfraternita della Santa Croce e del Gonfalone, dall’Arciconfraternita dei Servi di Maria, dall’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento, e dalla Confraternita dei Santissimi Misteri. Le cerimonie iniziano la Domenica delle Palme, con la rievocazione dell’entrata di Gesù a Gerusalemme e con la processione con i ramoscelli di ulivo e le palme in mano e la loro benedizione.

Il Lunedì Santo viene letto durante la messa un brano del profeta Isaia che annuncia la scelta di colui che dovrà salvare l’umanità. Il Martedì Santo si svolge la Processione dei Misteri, organizzata dalla Confraternita omonima. Il rito risale al 1685 quando giunsero dalla Spagna le statue rappresentanti alcune fermate della via Crucis, a cui poi è stata aggiunta la Madonna Addolorata. Dopo la messa in onore dei defunti della Confraternita dei Santissimi Misteri, celebrata nella chiesa delle Monache Cappuccine, da qui sono portati in processione accompagnati dai confratelli i simulacri dei Misteri: Gesù nell’orto degli ulivi la cattura di Gesù; il Cristo flagellato sofferente e con le mani legate; l’Ecce Homo con la Corona di spine, un bastone di canna come di scettro e un manto rosso; la Veronica; il baldacchino del Cristo in Croce; ed a chiudere l’Addolorata vestita a lutto e trafitta da sette pungali rappresentanti i Dolori. Oggi, tranne Gesù nell’orto degli ulivi e la Veronica, vengono portati in processione i simulacri originali. Il corteo si chiude nella chiesa della Santissima Trinità e durante il percorso si odono lo Stabat Mater e il Miserere. Il Mercoledì Santo si svolge la Processione dell’Addolorata organizzata dalla Confraternita del Santissimo Sacramento, che parte dalla chiesa di Sant’Andrea e durante la quale il simulacro della Madonna Addolorata e del Cristo in croce faranno sosta a San Giacomo e San Nicola. Il Giovedì Santo vengono benedetti gli oli e nella chiesa della Santissima Trinità, dopo la Messa in Coena Domini, si effettua la lavanda dei piedi ad alcuni confratelli.

Il Venerì Santo nella chiesa di Sant’Antonio Abate si svolge la Messa Fuggi Fuggi, dopo la quale prende il via la Processione della Madonna Addolorata, a cura dell’Arciconfraternita dei Servi di Maria, che sosta a San Giacomo e San Nicola. Il pomeriggio, curati dall’arciconfarternita della Santa Croce e del Gonfalone, nella chiesa della Santissima Trinità viene celebrato il rito de Su Scravamentu, ossia la deposizione del Cristo morto, dopo la quale parte la via Crucis per le vie della città che tocca le Chiese di piazza duomo. Il Sabato Santo si svolge la benedizione dell’acqua, del fuoco e del cero e si aspetta la mezzanotte suggellata da un liberatorio Gloria in Excelsis Deo.

La Domenica di Pasqua si celebra il rito de S’Incontru, l’incontro di Gesù con Maria. Dalla chiesa della Santissima Trinità parte la processione con Gesù risorto, a cura dell’Arciconfraternita della Santa Croce e del Gonfalone; mentre dalla chiesa di Sant’Antonio Abate prende il via la processione della Madonna condotta dall’Arciconfraternita dei Servi di Maria. I due cortei si incontrano in piazza Mazzotti alla presenza di tutte le Confraternite, cui segue la messa.

La Cavalcata Sarda

Sassari: donne in costume tradizionalePartendo da piazza Italia, la penultima domenica di maggio si svolge a Sassari la più grande Festa della Sardegna a carattere non religioso. È la Cavalcata Sarda nata come omaggio per la visita a Sassari del re d’Italia nel 1899 per l’inaugurazione in piazza Italia del monumento a Vittorio Emanuele. È una manifestazione di grande richiamo turistico cui partecipano gruppi in costume, cavalieri e suonatori provenienti da tutta l’isola. La mattina è dedicata alla sfilata in costume, alla quale partecipano migliaia di figuranti, a piedi, a cavallo e su carri decorati con fiori. La sfilata è lunga due chilometri e percorre tutta la città, dalla periferia a piazza d’Italia. Il pomeriggio si svolgono le acrobazie a cavallo. La sera, infine, in piazza d’Italia, i gruppi in costume che hanno sfilato la mattina ritornano e si esibiscono nei caratteristici balli tipici sulle note dei motivi folcloristici.

La Discesa dei Candelieri dichiarata dall’Unesco Patrimonio Immateriale dell’Umanità

Sassari: la Discesa dei CandelieriLa Festa Manna, la Festa grande, è la famosa processione conosciuta come Discesa dei Candelieri, chiamata in lingua sarda Faradda de li Candaleri. Nata ai tempi della dominazione pisana, è diventata Festa votiva alla fine della peste del 1652, quando le corporazioni delle arti e dei mestieri, chiamate con parola spagnola Gremi, si impegnarono ad offrire all’Assunta dei ceri che sarebbero stati portati in processione ogni anno il 14 agosto, da piazza Castello fino alla chiesa della Madonna di Betlem. Una Festa sentita da tutta la città, che nei giorni prima della Faradda si presenta con il ritmo cadenzato dei tamburi e dei pifferi che animano le vie del centro. Nella processione i Gremianti, con i loro costumi spagnoleschi, non portano veri ceri, ma dieci grandi colonne in legno del peso di 200-300 chili ciscuna, a forma di ceri, avvolti dai colori dei nastri di raso detti Li betti e decorati con l’immagine del patrono del gremio o con gli strumenti del lavoro. Attraversano, tra una grande ala di folla, il centro della città, con una danza ritmata dal battere dei tamburi. alla Faradda attualmente partecipano dieci Gremi, e quattro Chiese cittadine sono strettamente legate alle loro attività, che da diversi secoli vi hanno le loro cappelle, dedicate ciascuna al loro Santo protettore. Quasi tutte le cappelle della chiesa della Madonna di Betlem appartengono ai gremi cittadini: la Cappella di Nostra Signora di Monserrat, del gremio dei Sarti, i Trapperi; la Cappella della Madonna degli Angeli, del gremio dei Muratori, i Fabbriggamuri; la Cappella di Nostra Signora di Valverde, del gremio degli Ortolani, gli Orthurani; la Cappella di San Giovanni Battista della Nebbia, del gremio dei Contadini, gli Zappadori; la Cappella di Nostra Signora della Salute, del gremio dei Piccapietre, i Piccapiddreri; la Cappella di San Giuseppe, del gremio dei Falegnami, i Masthri d’ascia. All’interno della chiesa di Sant’Agostino si trova: la Cappella della Madonna del Buon Cammino, del gremio dei viandanti, i Viaggianti. Nella chiesa di San Pietro in Silki si trova la Cappella della Beata Vergine delle Grazie, del gremio dei Massai. La cattedrale di San Nicola da Bari ospita due cappelle dei Gremi: la Cappella di Santa Lucia, del gremio dei Calzolai, i Cazzuraggi, il cui Candeliere è però ospitato nella Cappella di Sant’Anna; la Cappella di Sant’Eligio, del gremio dei Fabbri, i Frairaggi.

Sassari: la sede dell’IntergremioNel 1979 è stato fondato l’Intergremio, che ha la sua sede in piazza Sant’Antonio e che costituisce l’associazione dei gremi che partecipano alla Faradda, tranne tre gremi che sono stati allontanati da questo sodalizio senza un plausibile motivo, e sono: gli Autoferrotranvieri, il cui Candeliere viene ospitato nella chiesa della Madonna di Betlem; i Facchini, ossia l’Arcigremio della Mercede, ospitato nella chiesa di San Giuseppe; i Macellai, ossia i Mazziddaggi, ospitato nella chiesa della Santissima Trinità. Il gremio dei Macellai è l’unico gremio attivo nell’organizzazione del Carnevale sassarese. Il 4 dicembre 2013 l’Unesco ha riconosciuto i Candelieri come Patrimonio Immateriale dell’Umanità, insieme alle altre città delle feste delle Grandi Macchine a Spalla: Nola con la sua Festa dei Gigli, Palmi con la Varia e Viterbo con la Macchina di Santa Rosa. Si tratta del coronamento di un lungo percorso, iniziato nel 2005, quando è stata istituita la rete delle Grandi Macchine a Spalla Italiane. Una scelta dettata dalla consapevolezza che la Festa dei Candelieri rappresenta un bene prezioso da tutelare.

Inizio della visita della città di Sassari

Entriamo in Sassari da viale Porto Torres, se arriviamo con la vecchia SS131 di Carlo Felice, oppure con la nuova SS131 di Carlo Felice prendiamo l’uscita sulla SS291 proveniente da Alghero. In entrambi i casi, arriviamo su via Peddra Niedda.

Il nostro itinerario

Il Santuario della Madonna di Betlem con il Conventu dei Frati Minori Conventuali della Madonna di Betlem

Sassari: chiesa della Madonna di BetlemAppena entrati in città, la SS291 ci porta in piazza Santa Maria, dove visiteremo il Santuario della Madonna di Betlem, che è la costruzione religiosa più antica presente nella città di Sassari. Inizialmente la chiesa non era ancora stata considerata tale, ma era riconosciuta come Abbazia dedicata a Santa Maria di Campulongu e risalente al 1106, che era stata donata ai Benedettini di San Vittore di Marsiglia da Costantino I giudice di Torres. I Benedettini la curano fino al tredicesimo secolo, quando passa nelle mani dei Francescani. La chiesa viene edificata Extra moenia tra il secondo e il terzo decennio del tredicesimo secolo, quando la comunità francescana si insedia a Sassari, e viene modificato l’impianto della chiesa e dell’annesso convento, che vengono caratterizzati con uno stile gotico italiano. Successivamente, nella seconda metà del quattrocento, la chiesa viene ristrutturata dagli Aragonesi e modificata in stile gotico aragonese, per questo a tutt’oggi assume un’architettura che richiama forme gotiche e oscure, soprattutto appena ci si presenta di fronte alla facciata. La chiesa ha la facciata a capanna, romanica nella parte inferiore, con un bel rosone gotico nella parte superiore, e caratterizzano l’esterno della chiesa la cupola ellittica e il campanile cilindrico.

Sassari: chiesa della Madonna di Betlem: facciata Sassari: chiesa della Madonna di Betlem: il portale Sassari: chiesa della Madonna di Betlem: interno Sassari: chiesa della Madonna di Betlem: altare maggiore Sassari: chiesa della Madonna di Betlem: gruppo in adorazione del Cristo deposto nel Compianto del Cristo Morto

Internamente, ha una unica navata, con cappelle laterali, transetto ed un presbiterio particolarmente profondo. Il transetto a pianta centrale, e vi si aprono quattro cappelle e alcune nicchie in cui sono ospitate le effigi di Santi Francescani. Nel corso dell’ottocento vengono costruiti il campanile, rivisto il presbiterio ed elevata da zero la cupola. Proprio in questo periodo anche lo stile barocco prende il suo spazio nell’architettura della chiesa, soprattutto nella costruzione di alcune delle sei cappelle laterali. All’interno della chiesa in una delle cappelle è conservata anche la riproduzione statuaria di un gruppo di donne e di Santi in adorazione del simulacro del Cristo deposto dalla croce, chiamata la scultura del Compianto del Cristo Morto. Molti sono i dipinti preziosi posizionati all’interno della chiesa, come la Madonna in Gloria ed anche la splendida fontana del Brigliadore, risalente al cinquecento realizzata in bronzo e in pietra granitica. La chiesa è sede di sei gremi cittadini, che sono ospitati nelle sue cappelle, e sono il gremio dei Piccapietre, i Piccapiddreri; dei Falegnami, i Masthri d’ascia; degli Ortolani, gli Orthurani; dei Contadini, gli Zappadori; dei Sarti, i Trapperi; e dei Muratori, i Fabbriggamuri. É sede anche il gremio degli Autoferrotramvieri, che è stato però escluso, senza un plausibile motivo, dalla partecipazione alla Discesa dei Candelieri.

Sassari: chiesa della Madonna di Betlem: candeliere del gremio dei Piccapietre Sassari: chiesa della Madonna di Betlem: candeliere del gremio dei Falegnami Sassari: chiesa della Madonna di Betlem: candeliere del gremio degli Ortolani Sassari: chiesa della Madonna di Betlem: candeliere del gremio dei Contadini Sassari: chiesa della Madonna di Betlem: candeliere del gremio dei Sarti Sassari: chiesa della Madonna di Betlem: candeliere del gremio dei Muratori Sassari: chiesa della Madonna di Betlem: candeliere del gremio degli Autoferrotramvieri

La chiesa è definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli che in essa si recano numerosi in pellegrinaggio, dato che al suo interno si venerano numerosi dipinti preziosi come ad esempio la Madonna in Gloria ed il simulacro del Cristo deposto dalla croce. Annesso al Santuario si trova il convento dei Frati Minori Conventuali della Madonna di Betlem, edificato insieme ad esso, e presso il quale si trova una importante anche se piccola Biblioteca, nata sull’esperienza dei Frati e cresciuta a seguito di donazioni.

La chiesa ed il monastero di Sant’Agostino

Dalla chiesa di Santa Maria iniziamo la visita della città. Proseguendo per viale Coppino, al termina svoltiamo a sinistra in corso Giovanni Maria Angioy, dopo duecento metri svoltiamo a sinistra ed arriviamo subito alla piazza Sant’Agostino dove troviamo la chiesa di Sant’Agostino che è una chiesa parrocchiale della città di Sassari. La facciata della chiesa, che si affaccia sulla piazza, è stata edificata a partire dal 1574, con i lavori che si sono conclusi solo nel 1605, e costituisce l’antico impianto di un convento domenicano del 1580. realizzata in stile tardo gotico catalano, è una chiesa a navata unica suddivisa in cinque campate da grandi archi a sesto acuto, retti da robusti pilastri addossati ai contrafforti laterali, e ad ogni campata corrisponde una Cappella per lato, mentre sul fondo si trova il presbiterio. Nel 1952 l’edificio è stato restaurato, e durante questi lavori è stato eretto il portico davanti alla facciata e ricostruito il campanile, per problemi di staticità.

Sassari: chiesa di Sant’Agostino Sassari: chiesa di Sant’Agostino: interno Sassari-Sassari: chiesa di Sant’Agostino: la Cappella della Madonna del Buoncammino del gremio dei viandanti Sassari-Sassari: chiesa di Sant’Agostino: simulacro del Cristo deposto Sassari: l’ex convento di Sant’Agostino

Nella Cappella della Madonna del Buoncammino viene conservato il Candeliere del gremio dei viandanti. In queste cappelle, i membri del gremio godevano del privilegio di avere sepoltura.

alla destra della facciata della chiesa si trova l’ex monastero omonimo, che risale ad un ampliamento della seconda metà dell’ottocento, destinato ad Ospedale militare fino alla metà degli anni ’60 del novecento. Oggi ospita la Soprintendenza per i Beni Archeologici per le province di Sassari e Nuoro.

Il Giardini Pubblici con il Padiglione dell’Artigianato

Dalla chiesa di Santa Maria iniziamo la visita della città. Proseguendo per viale Coppino, arriviamo ai Giardini Pubblici chiamati dai sassaresi I giardinetti, creati intorno al 1870, che si sviluppano con un’estensione di oltre 29mila metri quadrati in pieno centro cittadino, hanno una superficie rettangolare e sono divisi in tre aree, delle quali due completamente recintate. All’interno della prima area sono presenti due fontane, di San Francesco e delle Quattro Stagioni, che sono state costruite nei primi anni della creazione del giardino.

Sassari: i giardini pubblici Sassari: i giardini pubblici: la fontana di San Francesco Sassari: i giardini pubblici: la fontana delle quattro stagioni Sassari: i giardini pubblici

Sassari: il padiglione dell’Artigianato Eugenio TavolaraAll’interno dei Giardini Pubblici, nella seconda area, si trova il grande Padiglione dell’Artigianato Eugenio Tavolara realizzato nel 1956 da Ubaldo Badas con forme e materiali contemporanei, che si affaccia sul viale Pasquale Mancini. Oggi, oltre alla collezione di oggetti tradizionali, il padiglione è utilizzato per esposizioni ed eventi culturali. Nell’ultima visita che abbiamo fatto a Sassari lo abbiamo trovato in corso di ristrutturazione. La seconda e la terza area sono separate dal viale Italia, che porta fino all’Emiciclo Garibaldi, che vedremo più avanti.

La chiesa di San Giuseppe

Proseguiamo verso sud est lungo il viale Pasquale Mancini, che diventa via piazza d’Armi, poi svoltiamo a sinistra lungo corso Italia, e di nuovo a sinistra su corso Margherita di Savoia, che si sviluppa verso nord ovest.

Sul corso si trova la chiesa di San Giuseppe edificata tra il 1884 e il 1888 in un’area allora periferica ed isolata rispetto al centro urbano, su progetto dell’ingegnere del comune Francesco Agnesa, ed elevata al rango di parrocchiale nel 1888. Ha la facciata ideata sul modello della basilica di San Giorgio Maggiore, a Venezia, realizzata a partire dal 1565 da Andrea palladio, mentre il campanile è realizzata sul modello della torre campanaria della chiesa di Santa Caterina, a Mores, realizzata da Salvatore Calvia nel 1871. L’interno si presenta con tre navate con volta a botte, cappelle laterali e abside semicircolare.

Sassari: chiesa di San Giuseppe Sassari: chiesa di San Giuseppe: interno Sassari: chiesa di San Giuseppe-Simulacro di Nostra Signora della Mercede

La chiesa di San Giuseppe è, dal 1982, la sede dell’Arcigremio della Mercede, che rappresenta il gremio dei Facchini, e, nella prima Cappella a destra, viene custodito il Candeliere seicentesco di Nostra Signora della Mercede, patrona dell’Arcigremio, che è stato però escluso, senza un plausibile motivo, dalla partecipazione alla Discesa dei Candelieri.

L’Emiciclo Garibaldi

Sul lato di corso Margherita di Savoia si incontra l’Emiciclo Garibaldi una grande piazza ristrutturata, con nuove panchine e bei caffe, sede ndi un mercato settimanale, sotto la quale è stato realizzato un grande parcheggio interrato, e dove sostano le corriere. Dall’Emiciclo Garibaldi la via Brigata Sassari porta fini in piazza Castello, che vedremo più avanti.

Sassari: l’Emiciclo Garibaldi Sassari: l’Emiciclo Garibaldi

Il palazzo dell’arcivescovado

Sassari: il palazzo dell’arcivescovadoIn corso Margherita di Savoia 53, troviamo l’ingresso del Palazzo dell’arcivescovado. Nel tredicesimo secolo il Vescovo Dorgodorio costruì a Sassari il suo palazzo arcivescovile, che verso la fine del secolo diverrà la dimora principale del suo successore Teodosio. Torres infatti aveva perso il suo ruolo di porto commerciale e attraversava un grave periodo di decadenza. Ma solo nel 1441 Pietro Spano traslò definitivamente la sede arcivescovile da Torres a Sassari, autorizzato dalla Santa Sede con la bolla Super Universas.

Da Pozzo di Villa verso la chiesa di Sant’Apollinare

Sassari: lo slargo chiamato pozzo di villaProseguendo per corso Margherita di Savoia, dopo quattrocento metri prendiamo la deviazione verso destra in corso Francesco Vico, che ci porterà alla stazione Perroviaria. La seconda a destra è via Isabelline, che ci porta nel piccolo slargo chiamato Pozzo di Villa che era chiamato Pozzu di bidda o Carrer de Puig de villa. La tradizione indica in questa piazzetta irregolare il nucleo originario della città medievale di Sassari, probabilmente verso la metà del decimo secolo. Qui, infatti, esisteva un antico pozzo, che rispondeva al fabbisogno della popolazione, mentre oggi vi si trova solamente una semplice fontanella, e niente fa sospettare l’importanza storica di questo luogo.

Il Santuario del Santissimo Crocifisso nella chiesa di Sant’Apollinare

Sassari: chiesa di Sant’ApollinareDa qui prendiamo a sinistra la via Sant’Apollinare, che ci porta al Santuario del Santissimo Crocifisso nella chiesa di Sant’Apollinare elevata al rango di parrocchiale nel 1278. Dalla chiesa di Sant’Apollinare prende il nome tutto l’antico quartiere che la circonda, che si sviluppa soprattutto verso est, e che viene chiamato appunto quartiere di Sant’Apollinare. La struttura più antica di questa chiesa risale alla fine del Duecento, e di essa, in forme gotiche di matrice italiana, l’unica traccia che rimane è data dalla sagoma del portale in facciata, murato durante la successiva ricostruzione nella metà del seicento. La facciata risale, infatti, al 1646, come attesta la data incisa nell’architrave del portale, mentre la copertura è stata conclusa nel 1652, dopo la grande peste. Nel 1896, dopo un rovinoso incendio, cedono le mura laterali, la chiesa viene chiusa. In seguito al crollo nel 1898 la chiesa venne demolita e ricostruita in forme neogotiche, mantenendo dell’antica struttura soltanto il campanile, la Cappella absidale e la facciata. Particolare la presenza sulla facciata del portale risalente al seicento con accanto il portale trecentesco che deriva dalla prima costruzione. Chiaro esempio della persistenza di motivi rinascimentali in ambito barocco è la facciata che in sostanza si presenta come copia semplificata della facciata della vicina chiesa gesuitica di Gesù e Maria, che oggi si chiama Santa Caterina. La forma della attuale chiesa è quella classica delle Chiese del periodo, con una sola navata con volta a botte, tre cappelle per lato, ed abside quadrangolare. La statua del Crocefisso Miracoloso è posta sull’altare mentre quella di Sant’Apollinare si conserva in una Cappella laterale. La doppia intitolazione del Santuario Santissimo Crocefisso si deve alla fervente devozione della popolazione locale al crocifisso in legno rimasto illeso miracolosamente dopo l’incendio del 1650 che invece distrusse completamente la chiesa. All’interno della chiesa si trova il crocifisso gotico miracolosamente scampato all’incendio, che è molto venerato, ed i pannelli di una bella Via Crucis, realizzati da Salvatore Sechi, noto con lo pseudonimo De Gonare, pittore nato a Sarule ed ancora oggi operante a Sassari.

La chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, dedicato al Santissimo Crocifisso nella chiesa di Sant’Apollinare, per la devozione dei fedeli che vi si recano numerosi in pellegrinaggio, dato che al suo interno si venerano le reliquie relative al Santissimo Crocefisso, che sono conservate in una teca posta sul retro del simulacro stesso.

La Stazione ferroviaria

Da via Sant’Apollinare prendiamo a sinistra la via Gian Condotto, che ci riporta su corso Francesco Vico, dopo poche decine di metri, arriviamo in piazza della Stazione, che si sviluppa sulla sinistra della strada, dove si trova la Stazione ferroviaria di Sassari una stazione sulla linea ferroviaria a scartamento ordinario denominata Dorsale Sarda in direzione di Porto Torres Marittima, dopo la stazione di Ploaghe e le stazioni dismesse di Campomela, di Scala di Giocca, di Tissi e Usini, di Caniga, e prima delle stazioni dismesse di Sant’Orsola, di San Giorgio, di San Giovanni, e della Stazione ferroviaria di Porto Torres. Si presenta con un edificio dalla facciata classica, poi più volte modificata nel tempo, con l’allungamento delle sezioni laterali e con la sopraelevazione di un piano della parte centrale del fabbricato. realizzata dalla Compagnia reale delle Ferrovie Sarde ed inaugurata nel 1884, dodici anni dopo che il primo treno aveva raggiunto Porto Torres, e quattro anni dopo il completamento del collegamento ferroviario con Cagliari.

Nel 1888 diventa anche stazione di testa della linea a scartamento ridotto che collega Sassari con Alghero, delle Strade Ferrate Secondarie della Sardegna, e della linea a scartamento ridotto che collega Sassari con Palau Marina. Quest'ultima non viene progettata in origine come linea vera e propria a sé stante, ma rappresenta il risultato dell’unione di tre diversi tronchi realizzati separatamente da due differenti società concessionarie a distanza di oltre 40 anni l’una dall’altra. Nel 1930 viene aperta al traffico la nuova ferrovia da Sassari a Sorso, poco più di un anno dopo si inaugura nel 1931 il tragitto tra Sassari e la moderna stazione passante di Tempio Pausania, divenuta il nuovo scalo cittadino in luogo di quella delle Strade Ferrate Secondarie della Sardegna, che verrà soppressa pochi anni dopo. Il percorso tra la stazione di Tempio Pausania e quella di Luras faceva parte della ferrovia collegante tempio con la stazione di Monti delle Strade Ferrate Secondarie della Sardegna, inaugurata nel 1888. Nel 1932, viene completato anche il tratto da Luras al capolinea della stazione portuale di Palau Marina, che diventa l’ultimo percorso ferroviario a scartamento ridotto realizzato in Sardegna. Con i suoi oltre 150 chilometri di percorso, la linea tra Sassari e Palau Marina è la più lunga delle ferrovie a scartamento ridotto del nord Sardegna, ed attualmente essa è operativa per i collegamenti ordinari solo fino alla stazione di Nulvi, mentre per quanto riguarda le relazioni tra Sassari e Tempio Pausania e tra Tempio Pausania e Palau Marina sono in servizio unicamente i convogli turistici del Trenino Verde.

Sassari: la Stazione ferroviaria Sassari: la Stazione ferroviaria Sassari: la Stazione ferroviaria: i binari a scartamento ordinario e all’interno quelli a scartamento ridotto Sassari: la Stazione ferroviaria: treno a scartamento ridotto sul binario

Nei decenni successivi, la linea da Sassari per Porto Torres passa alle Ferrovie dello Stato, che nel 2001 ne cedono la gestione alla controllata RFI, mentre quelle a scartamento ridotto passano alle Ferrovie Complementari della Sardegna. Quella di Sassari è rimasta l’unica stazione che ospita sia i treni a scartamento ordinario delle Ferrovie dello Stato, che quelli a scartamento ridotto dell’ARST, che ha assorbito nel 2008 le Ferrovie Complementari della Sardegna. Lo si vede entrando nella stazione, dove è possibile vedere i due tipi di binari, uno all’interno dell’altro.

La piazza Sant’Antonio con la chiesa di Sant’Antonio Abate e la Colonna Mariana

Più avanti, in piazza Sant’Antonio, appena all’esterno delle mura storiche della città proprio di fronte all’antica porta di Sant’Antonio demolita nel 1866, troviamo la chiesa di Sant’Antonio Abate detta anche chiesa dei Servi di Maria, costruita all’inizio del settecento su una struttura pre esistente. Ha l’interno a una navata a croce latina. All’interno conserva il fastoso altare in legno intarsiato e dorato, realizzato da Bartolomeo Augusto, e una tavola dipinta nella prima metà del cinquecento raffigurante un Santo Diacono, attribuibile al Maestro di Castelsardo. Presso questa chiesa ha sede l’Arciconfraternita dei Servi di Maria.

Sassari: chiesa di Sant’Antonio Abate Sassari: chiesa di Sant’Antonio Abate

Sassari: la Colonna MarianaA Sassari, nel 1939, si è dato avvio allo sventramento del vecchio centro storico, che è stato, però, interrottosi dall’inizio della guerra, e non è più ripreso, lasciando uno spazio vuoto al termine del corso Vittorio Emanuele II, dove si trova la piazza Sant’Antonio. Qui, alla sinistra della chiesa, nel 1954, in occasione del primo centenario della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione, è stata posta la Colonna Mariana realizzata dallo scultore Eugenio Tavolara.

La Torre di Sant’Antonio e in corso Trinità i resti delle antiche mura

Sassari: visita della città Torre di Sant’AntonioSulla piazza, più a sinistra rispetto alla Colonna Mariana, allo sbocco di corso Francesco Vico, troviamo anche la bella Torre di Sant’Antonio una torre medioevale merlata sita nella piazza dedicata a Sant’Antonio, resto delle mura che circondavano la città, quasi completamente distrutte nell’ottocento. Di pianta quadrata e perfettamente conservata, risulta adiacente alla porta di Sant’Antonio abbattuta nel diciannovesimo secolo. Non è visitabile internamente dal pubblico.

Passata la piazza, proseguiamo su via Aurelio Saffi, poi svoltiamo a sinistra in Corso Trinità che passa intorno al vecchio centro storico, che era circondato dalle antiche mura, delle quali rimangono alcuni resti. In corso Trinità si trovano i resti di due Torri di corso Trinità a pianta quadrata, senza merletti. Quella che fa angolo con via delle muraglie risulta ancora oggi abitata. Esse sono collegate al tratto più lungo della cinta muraria oggi sopravvissuta, se pure intervallata da scalinate. In alcuni tratti è ancora visibile il camminamento di ronda, dove passavano le guardie durante la sorveglianza alle mura, e sono visibili ancora tre stemmi che attestano tre momenti della storia della città: una torre; lo stemma araldico della Sassari medioevale, una croce, ricordo della convenzione con Genova; ed un giglio.

Sassari: le antiche mura Sassari: le antiche mura con una delle torri di corso Trinità Sassari: le antiche mura con una delle torri di corso Trinità

La chiesa della Santissima Trinità

Proseguendo per corso Trinità arriviamo in piazza Mercato, dove troviamo la chiesa della Santissima Trinità. L’Ordine religioso dei Trinitari ha avuto il suo primo insediamento a Sassari sul monte Rosello, e nel 1640 entra in possesso del sito all’esterno della porta di Rosello, dove attualmente si trova la chiesa. Ma la costruzione dell’edificio e dell’annesso convento, demolito verso il 1840, è successiva, dato che viene menzionata per la prima volta in un testamento del 1708, e si suppone che i lavori termino attorno al 1729. L’interno ha una sola navata divisa in tre ampie campate, con tre cappelle per ciascun lato, e con l’abside a pianta quadrata, collegata con un arco a tutto sesto molto alto, al di sopra del quale c'è un oculo ovale. La facciata è divisa in due ordini da una cornice riccamente decorata. L’ordine inferiore è ripartito in tre specchi, e presenta un portale con timpano curvilineo spezzato, entro il quale si trova lo stemma dei Trinitari, retto da due angeli, e, al di sopra di esso, si trova il bassorilievo raffigurante i due Santi dell’ordine, San Giovanni de Matha e San Felice di Valois, inginocchiati ai lati di un cervo con la croce sulla fronte.

Sassari: chiesa della Santissima Trinità Sassari: chiesa della Santissima Trinità Sassari: chiesa della Santissima Trinità Sassari: chiesa della Santissima Trinità: interno Sassari: chiesa della Santissima Trinità: l’altare maggiore Sassari: chiesa della Santissima Trinità: simbolo dell’Arciconfraternita del Gonfalone Sassari: chiesa della Santissima Trinità: candeliere del gremio dei Macellai

Presso questa chiesa ha la propria sede l’Arciconfraternita della Santa Croce e del Gonfalone; e vi viene ospitato il gremio dei Macellai, ossia dei Mazziddaggi, il cui Candeliere si trova nella Cappella di San Maurizio, che è stato però escluso, senza un plausibile motivo, dalla partecipazione alla Discesa dei Candelieri.

La fontana del Rosello

Dalla chiesa una ripida scala settecentesca ci porta alla Fontana del Rosello realizzata da artisti Genovesi nel 1606, costituita da due parallelepipedi sovrastati da due archi incrociati, sui quali si trova la statua di San Gavino a cavallo. La fontana descrive, in modo allegorico, il fluire del tempo, che viene simboleggiato dalle dodici maschere leonine dalle quali sgorga l’acqua, chiamate Cantaros, che rappresentano i mesi, e dalla presenza di quattro statue, che raffigurano le stagioni. Nel seicento questa fontana costituiva una novità nelle sue forme, che la rendono un monumento unico in tutta la Sardegna. Le statue delle stagioni, distrutte durante i moti del 1795 e 1796, sono state ricostruite nel 1828.

Sassari: la fontana del Rosello Sassari: la fontana del Rosello

Visita del centro storico della città di Sassari

Molto caratteristico è il Vecchio centro storico nel quale troviamo tracce delle diverse dominazioni che si sono succedute nel corso dei secoli. Nei vicoli si affacciano antichi palazzi nobiliari e si aprono molte botteghe artigianali.

Iniziamo la visita del vecchio centro storico partendo dal palazzo dell’Università

Dall’Emiciclo Garibaldi, ripreso corso regina Margherita, giriamo subito a destra in via torre Tonda, dove si trovano ancora tracce delle antiche mura, e dove si trovava la Torre Turondola, l’unica Torre della città a pianta circolare, tutte le altre avevano una forma quadrangolare.

Da via torre Tonda svoltiamo a sinistra nella stretta via Arborea, la seguiamo per poche decine di metri, poi svoltiamo a sinistra ed arriviamo subito in piazza Università, dove si trova il Palazzo dell’Università costruito tra il 1611 ed il 1651 come Collegio di Studi San Giuseppe o Studio Generale dei Gesuiti. Questi, per poter uscire comodamente dalla città, hanno fatto aprire lungo le mura lungo le quali erano presenti quattro porte, una quinta porta, chiamata appunto porta Nuova. La facciata e l’atrio del palazzo dell’Università sono stati restaurati nel 1927. L’Università di Sassari è stata la prima università della Sardegna.

Sassari: il palazzo dell’Università Sassari: il palazzo dell’Università: cortile interno

La chiesa di San Michele

Da piazza dell’Università, prendiamo sulla sinistra la via dell’Arciverscovado, poi a sinistra nella stretta via Maddalena, la seguiamo per poche decine di metri e sulla destra si apre la piazza del Duomo. Nella piazza, sulla sinistra, posta quasi di fronte al duomo, si trova la chiesa di San Michele nella quale, nel lato destro della navata, è presente lo stemma austriaco, con aquila bicipite e con il motto Quis ut Deus, ed è indicato che la chiesa attuale è stata costruita tra il 1708 e il 1717. All’inizio la chiesa era dedicata a San Gavino, poiché ospitava la Confraternita dei Bainzini, così detta dato che Bainzu è il nome di Gavino in dialetto logudorese, istituita nel 1616 dopo il ritrovamento dei corpi dei tre martiri Gavino, Proto e Gianuario, durante gli scavi nella basilica di San Gavino in Porto Torres. La chiesa ha un’unica navata, coperta con volta a botte, con un abside semicircolare, e con ai lati due cappelle. La prima Cappella a sinistra conserva un retablo ligneo, che prima del 1950 era nell’altare maggiore, composto da quattro tavole: in alto San Michele che affronta Satana, ed, in basso, al centro San Gavino, a sinistra San Gianuario ed a destra San Proto.

Sassari: la stretta via Maddalena Sassari: chiesa di San Michele

Da questa Cappella si scende nella Cripta, che imita la Cripta della basilica di San Gavino a Porto Torres nella quale sono custodite le reliquie dei tre martiri turritani. La Cripta ospita la sezione detta Archeologica e della pietà popolare del Museo Diocesano di Sassari.

La cattedrale di San Nicola da Bari dedicata alla Madonna del Bosco

Raggiungiamo quindi la cattedrale di San Nicola da Bari dedicata alla Madonna del Bosco, definita cattedrale essendo la chiesa più importante della diocesi, di cui costituisce il centro liturgico e spirituale, e che contiene la cattedra del vescovo della Arcidiocesi di Sassari metropolitana, che ha come suffraganee la Diocesi di Alghero e Bosa, la Diocesi di Ozieri, e la Diocesi di Tempio e Ampurias. La sede della Diocesi di Ampurias che si trovava nel territorio che oggi appartiene a Valledoria, è stata strasferita in seguito all’abbandono di questo villaggio medievale da parte della sua popolazione, e trasferita a Castelsardo. La chiesa è stata elevata al rango di parrocchiale con un atto del 20 settembre 1278, con il quale furono istituite dall’arcivescovo Torgotorio le cinque parrocchie della città murata. La chiesa è stata edificata su un preesistente edificio i cui resti sono visibili sotto l’attuale abside, probabilmente nel dodicesimo secolo, essendo citata in un documento monastico, il Condaghe di San Pietro di Silki, che dice che nel 1112 la modesta piccola chiesa, consacrata a San Nicola, Vescovo di Mira in licia, nell’attuale Turchia, e patrono della città di Bari, era la sede di un pievano di una certa importanza. Nel 1278 è divenuta la parrocchia del primate, insieme alla chiesa di Santa Caterina, ed è stata ricostruita nel tredicesimo secolo in stile romanico pisano, ed ampliata in stile gotico catalano a partire dal 1480, e probabilmente fino al 1505, la chiesa è stata restaurata ed ampliata, trasformando anche la cupola. Tra il 1650 e il 1723 hanno avuto luogo i lavori che hanno portato all’attuale prospetto. La facciata attuale, di notevole pregio nonostante la sovrabbondanza di elementi barocchi, è stata costruita nel 1725, e svetta sui tetti della città costituendo il motivo dominante del panorama. Questa è stata sapientemente decorata dai costruttori del passato, ed è distinta in tre livelli. Nel primo si apre un portico con tre archi a tutto sesto, nel secondo tre nicchie ospitano le statue dei tre Martiri turritani, i Santi Gavino, Proto e Gianuario. Nell’ultimo livello si trova la nicchia nella quale, proprio in onore di San Nicola, è stata posizionata la statua che lo ritrae. Chiude la facciata una scultura del Padreterno, alla sommità del timpano curvilineo. Caratterizza l’esterno la cupola semisferica, ed un alto campanile, che si eleva sul fianco sinistro, la cui base, a canna quadrata, costituisce quasi tutto ciò che resta dell’antica chiesa romanica, ed al di sopra, il campanile si trova una torretta ottagonale aggiunta nel settecento.

Sassari: la cattedrale di San Nicola da Bari: veduta laterale Sassari: la cattedrale di San Nicola da Bari: facciata Sassari: la cattedrale di San Nicola da Bari: campanile Sassari: la cattedrale di San Nicola da Bari: veduta del campanile dal retro della chiesa

L’interno ha una sola navata divisa in due campate, e lateralmente si aprono le quattro cappelle, due per campata, alle quali si accede attraverso archi a tutto sesto, che conservano altari lignei del settecento ed altari in marmo dell’ottocento. Il transetto è composto da altre due cappelle, ed in ciascuna si trova un altare maestoso ed imponente. Nel braccio destro del transetto si trova la Cappella del Santissimo Sacramento, con un altare del diciannovesimo secolo, mente il braccio sinistro ospita il Mausoleo di Placido Benedetto di Savoia, conte di Moriana, del 1807, opera marmorea di Felice festa, in stile neoclassico. L’altare maggiore risale al 1690 ed è in marmo, con uno stile classico che raffigura al centro del timpano un’edicola e una colomba a significare lo Spirito Santo. Sull’altare maggiore è presente un dipinto della Madonna con il Bambino, detto della Madonna del Bosco, di un anonimo artista sardo del cinquecento. L’abside ospita un interessante coro ligneo, intagliato da artigiani locali nel diciottesimo secolo. La Cappella di Santa Lucia è dedicata al gremio dei Calzolai, i Cazzuraggi, il cui Candeliere è, però, ospitato nella Cappella di Sant’Anna; e la Cappella di Sant’Eligio ospita il Candeliere dei Fabbri, i Frairaggi, di colore rosso fuoco. Proprio sopra l’altare è posizionata l’icona della Madonna del Bosco.

Sassari: la cattedrale di San Nicola da Bari: interno Sassari: la cattedrale di San Nicola da Bari-Mausoleo di Placido Benedetto di Savoia Sassari: la cattedrale di San Nicola da Bari: candeliere del gremio dei Calzolai Sassari: la cattedrale di San Nicola da Bari: candeliere del gremio dei Fabbri

Sassari: la cattedrale di San Nicola da Bari: l’altare con la Madonna del BoscoLa cattedrale viene definita il Santuario, ossia il luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, Dedicato alla Madonna del Bosco nella chiesa di San Nicola, per la devozione dei fedeli che in essa si recano numerosi in pellegrinaggio, dato che al suo interno si venera il quadro con la Madonna del Bosco, oltre a numerose altre opere. La tradizione vuole che la Vergine abbia esortato un sacerdote al fine di collocare il quadro sull’altare maggiore, dopo di che i canonici della cattedrale non hanno potuto far altro che prestar fede al racconto ed hanno posizionato l’oggetto proprio sopra l’altare, dove si trova anche oggi. Sembrerebbe che la dedicazione alla Madonna del Bosco sia anteriore a quella verso San Nicola. Il titolo deriva forse dal ritrovamento in un bosco di pioppi di un simulacro della Madonna che in seguito sarebbe stato collocato all’interno della chiesa.

Sassari: la cattedrale di San Nicola da Bari: la cattedrale di San Nicola da Bari: retablo di San Biagio di Andrea lussoLa cattedrale viene definita anche il Santuario, ossia il luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, Dedicato a San Nicola, per la devozione dei fedeli che in essa si recano numerosi in pellegrinaggio, data la presenza di sepolture, e dato che al suo interno è conservato anche il retablo di San Biagio, opera di Andrea lusso di Ilbono, che originariamente si trovava nella chiesa romanica di San Biagio, rasa al suolo nel 1927 per costruire la Stazione ferroviaria, il quale è stato recuperato il suo deposito pittorico originario, sepolto sotto danni, rattoppi, ridipinture. Nel retablo, a sinistra, è rappresentato il Santo che guarisce un giovane estraendo dalla sua gola una lisca di pesce. A destra una processione esce da Porta Sant’Antonio e si dirige verso una chiesa. Sullo sfondo, è presente un prospetto urbano ben definito, con case fitte, tetti arrossati, edifici diversi. Ed anche con le torri e con la sagoma del Castello.

La cattedrale ospita la sezione Ori, argenti e paramenti del Museo Diocesano

La cattedrale ospita la sezione Ori, argenti e paramenti del Museo Diocesano nella quale sono esposti parati d’altare, preziosi oggetti liturgici storicamente appartenenti al duomo e ciò che resta dei gioielli dell’Assunta, acquisiti fra il sedicesimo e il ventesimo secolo. Il duomo ospita, inoltre, la Pala d’altare di San Biagio, opera del 1613 dell’ilbonese Andrea lusso, considerato tra i maggiori pittori del Manierismo in Sardegna, proveniente dalla distrutta chiesa dedicata al Santo che era ubicata in porta Sant’Antonio.

La chiesa di San Giacomo

Sassari: ingresso al cortile della chiesa di San GiacomoQuasi di fronte al duomo, verso destra in direzione della via del Duomo, dove inizia la via Decimario, si trova un cancello che immette in un cortile, all’interno del quale si trova la chiesa di San Giacomo sede dell’Arciconfraternita dell’Orazione e Morte di San Giacomo, fondata da un sodalizio di dame e cavalieri nella metà del sedicesimo secolo, che nel 1568 viene affiliata alla Venerabile Compagnia dell’Orazione e della Morte di Roma, nata nel 1551. In passato, i membri dell’Arciconfraternita si occupavano di dare sepoltura ai carcerati e ai condannati a morte. All’interno del cortile si trova il il Consultorio Polispecialistico di San Giacomo, creato quindici anni fa dall’Arciconfraternita in collaborazione con il Sovrano militare Ordine di Malta e la Croce Rossa Italiana, che fornisce assistenza medica gratuita a chi non può aspettare le lunghe liste d’attesa della San ità pubblica e non può permettersi di rivolgersi agli studi privati. Si accede alla chiesa attraverso il cancello con i simboli della Confraternita: la clessidra, il teschio con due ossa incrociate e una croce. La chiesa ha una facciata a capanna, con un timpano con cornice. La struttura interna ha pianta rettangolare, con volta a botte e abside in stile gotico, con volta a crociera.

Chiesa di San Giacomo: ingresso sulla piazza Duomo Sassari: chiesa di San Giacomo: ingresso del Consultorio Polispecialistico Sassari: chiesa di San Giacomo: interno Sassari: chiesa di San Giacomo: l’altare maggiore Sassari: chiesa di San Giacomo: altare laterale Sassari: chiesa di San Giacomo: altare laterale Sassari: chiesa di San Giacomo: altare laterale Sassari: chiesa di San Giacomo: altare laterale Sassari: chiesa di San Giacomo: la sacrestia a sinistra della chiesa Sassari: chiesa di San Giacomo: la sala delle riunioni della Confraternita

Sassari: la casa Manca prima del restauroSassari: la casa Manca dopo il restauroDopo diversi anni nei quali non ho potuto fotografarla dato che, quando ci sono passato, il cancello era chiuso, nel 2014 ho trovato il custode che mi ha aperto la chiesa e mi ha permesso di scattare queste foto. Appena passato questo portone, troviamo la Casa Manca un antico edificio edificato tra il 1838 ed il 1840 dalla famiglia nobiliare dei Manca, Marchesi di Mores e poi duchi dell’Asinara. La avevamo visitata qualche anno fa, ed era ridotta in uno stato pietoso, che avevamo fotografato. Ora è stata completamente ristrutturata ed è tornata molto bella, come si vede alla nuova foto. Sulla facciata della palazzina è ben visibile lo stemma nobiliare della casata Manca.

Il palazzo Canopoleno che ospita il Museo Sassari Arte

Fiancheggiando il duomo, prendiamo la via del Campanile, e troviamo, sulla sinistra, la piazza Santa Caterina. Qui, sul lato destro della piazza, si trova il Palazzo Canopoleno il monumentale edificio che prende il nome da Monsignor Antonio Canopolo, arcivescovo di Oristano, edificato con le sue donazioni da parte dei Gesuiti, che erano giunti a Sassari nel 1559, e che hanno svolto un ruolo importante nella diffusione della cultura nella città. Oggi il palazzo ospita il MU S’A Museo Sassari Arte un vero Museo Officina che ospita la Pinacoteca nazionale di Sassari e che comprende anche dei laboratori di restauro.

Sassari: il palazzo Canopoleno Sassari: il palazzo Canopoleno: ingresso

La chiesa di Santa Caterina

Passiamo, quindi, davanti alla chiesa di Santa Caterina che era collegata con il palazzo Canopoleno, e che attualmente è la sede della cappellania Universitaria. Eretta dai Gesuiti nel 1580 e inaugurata nel 1609, la chiesa era dedicata a Gesù e Maria, ed ha assunto il titolo di Santa Caterina nel 1853, quando è stata demolita la duecentesca chiesa di Santa Caterina, che sorgeva nell’attuale piazza Azuni, e che era stata elevata al rango di parrocchiale nel 1278 insieme alla cattedrale di San Nicola da Bari. È stata costruita secondo i canoni del classicismo rinascimentale, con alcune concessioni ad elementi dello stile tardogotico, in particolare per quanto riguarda le volte. La chiesa di Santa Caterina è stata la prima in Sardegna ad essere costruita secondo canoni liturgico architettonici controriformisti, delineati dal Concilio di Trento. L’interno della chiesa ha pianta a croce latina, con navata unica e cappelle laterali. La navata è divisa in tre campate, con volta a crociera. All’esterno, la facciata si sviluppa su due piani, e alla sommità è presente un timpano curvilineo. Nel piano superiore sono presenti due finestre rettangolari, e nell’apertura centrale è presente una vetrata colorata, opera di Filippo Figari, pittore nato a Cagliari nel 1885.

Sassari: chiesa di Santa Caterina Sassari: chiesa di Santa Caterina: il portale Sassari: chiesa di Santa Caterina: interno Sassari: chiesa di Santa Caterina: l’altare maggiore

Piazza del comune con il palazzo ducale

Ritornati sulla via del Campanile, proseguiamo ed arriviamo, in poche decine di metri, in piazza del comune, chiamata anche piazza del duca, dove troviamo il Palazzo ducale costruito per don Antonio Manca, signore di usini e successivamente duca dell’Asinara, tra il 1775 e il 1806, nell’area già occupata da cinque case dello stesso duca, che è morto prima di vederlo ultimato, ed il primo ad abitarlo è stato il nipote don Vincenzo Manca. Passato per diversi proprietari, il palazzo dal 1878 ospita la sede del Municipio. Quando il comune lo ha acquistato, esisteva ancora la Cappella rotonda, col relativo altare, dove il cappellano celebrava la messa, che il duca e la famiglia ascoltavano dalla tribuna, che comunicava con gli appartamenti del piano nobile. La facciata del palazzo non era ultimata, mancava fra l’altro il balcone centrale, che vi è stato collocato dal Municipio nel 1908. Nel palazzo c'’era un giardino con molti alberi di aranci e di limoni, e con al centro un pozzo di forma circolare, con una statua di Bacco e quattro busti in marmo che rappresentavano il sole, la luna, la stella e la cometa, ma il Municipio ha demolito il pozzo e ridotto a cortile il giardino, mentre i busti sono stati collocati nel vestibolo. Il palazzo si sviluppa su tre piani, oltre quello terreno occupato da magazzini, ed ha vaste sale, tra le quali degna di nota è la sala da ballo e di ricevimento del duca, che oggi è la sala destinata alle adunanze consiliari. Un ottimo restauro della facciata e della zona antistante, ha restituito dignità e un certo fascino a questo antico palazzo, dalla raffinata architettura settecentesca. Di fronte al palazzo ducale, in un piccolo giardino, si trova la statua commemorativa di Giovanni Maria Angioy, docente universitario, imprenditore, banchiere e giudice della reale Udienza, il supremo organo giurisdizionale del regno, che è stato protagonista della seconda fase dei moti rivoluzionari sardi contro i privilegi feudali, e viene considerato uno dei principali patrioti sardi dall’autonomismo e dell’indipendentismo.

Sassari: il palazzo ducale Sassari-Statua di Giovanni Maria Angioy davanti al palazzo ducale

La via Turritana

Dietro il palazzo ducale si sviluppa la Via Turritana una della più importanti strade del centro storico, che arriva fino sul retro delle cattedrale. Secondo alcuni il suo nome deriverebbe dal fatto che le prime famiglie che si trasferirono da Porto Torres abitavano in questa zona, altri pensano che per questa via si andasse a Porto Torres, oppure prendeva il nome dalla cattedrale, chiamata chiesa Turritana, alla quale essa conduceva.

Il corso Vittorio Emanuele II

La via Santa Caterina, ed anche via Antonio Canopolo che parte dal duomo anch’essa in direzione nord est, sboccano su Corso Vittorio Emanuele II con i suoi numerosi negozi, che è sempre stato la principale via della città, ed il nome di Corso deriva dalle corse dei cavalli, che si svolgevano il giorno dei Candelieri, fino al 1844, anno in cui sono state trasferite fuori città. Veniva chiamato Ruga o Platha de Cotinas, nome che significava Strada di pietra, poiché era aperta sulla viva roccia e si sviluppava dalla porta Castello, che era chiamata Porta di Capu de villa, fino alla porta Sant’Antonio, chiamata Porta Sanctu Flasiu, della quale rimane oggi la Torre di Sant’Antonio, che abbiamo già vista.

Sassari: corso Vittorio Emanuele II Sassari: corso Vittorio Emanuele II

Lo prendiamo verso sinistra e lo percorriamo verso sud est. Qui incontriamo, sulla sinistra della strada, diversi bellissimi edifici storici. Incontriamo prima la Casa di re Enzo un edificio gotico aragonese risalente al quattordicesimo secolo; poi il Palazzo di San Saturno della metà del diciannovesimo secolo; e di fronte ad esso il Teatro Civico costruito nel 1826 da Giuseppe Cominotti sul modello del celebre Carignano di Torino. Dove ora si trova il Teatro Civico un tempo era presente il palazzo del comune, la cui costruzione risaliva ai secoli tredicesimo e quattordicesimo, e che, dopo una serie di restauri, è stato demolito nel 1823. Più avanti si trova la Casa Meloni un edificio gotico catalano del quindicesimo secolo, con Porticales, rimaneggiato nel diciassettesimo secolo; troviamo poi il Palazzo di San Sebastiano della metà diciannovesimo secolo. Più avanti il Palazzo Castiglia noto anche come Casa Zanche un palazzo di origine medievale che conserva parzialmente il portico ad archi ogivali sostenuti da pilastri ottagonali, rimaneggiato e ampliato nel 1600, periodo al quale risale il balcone in ferro battuto sostenuto da mensole in pietra di stile barocco spagnolo.

Sassari: la casa di re Enzo Sassari: il palazzo di San Saturno Sassari-Teatro Civico Sassari: la casa Meloni Sassari: il palazzo di San Sebastiano Sassari: il palazzo Castiglia detto anche casa Zanche

La chiesa di Sant’Andrea

Sassari: chiesa di Sant’AndreaDi fronte al palazzo Castiglia si trova la chiesa di Sant’Andrea eretta a partire dal 1648 per volontà del medico di origine corsa Andrea Vico Guidoni, e protrattasi per oltre un cinquantennio, a causa di interruzioni per la peste e di una vertenzatra la Confraternita e il capitolo turritano, che aveva incamerato i suoi beni destinati ai lavori, ultimati nell’ultimo decennio del seicento. È stata poi stata riformata nel diciottesimo secolo con il completamento della facciata, secondo i canoni dello stile rococo di importazione piemontese. Questa chiesa è la sede dell’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento.

La chiesa delle Monache Cappuccine

Dal corso Vittorio Emanuele II, troviamo sulla sinistra via delle Monache Cappuccine, che ci porta alla chiesa di Santa Elisabetta e delle Monache Cappuccine chiamata anche di Gesù, Giuseppe e Maria con l’attiguo convento, l’unico monastero ancora esistente tra tutti quelli eretti entro la vecchia cinta. Le Clarisse Cappuccine, provenienti dal convento reale di Madrid, arrivarono a Sassari nel 1670. L’autorizzazione alla fondazione del monastero è giunta nel 1690. La chiesa, dedicata a Gesù, Giuseppe e Maria, venne consacrata nel 1692, e nel 1695, grazie al contributo del nobile sassarese Giovanni Tola, è stato costruito l’antiportico. La semplice facciata a capanna è ornata dallo stemma marmoreo del Tola. Nella chiesa ha sede la Confraternita dei Santissimi Misteri.

Sassari: chiesa delle Monache Cappuccine Sassari: convento delle Monache Cappuccine

Proseguendo lungo corso Vittorio Emanuele, arriviamo presto al suo termine in piazza Sant’Antonio, alla sinistra della facciata della chiesa di Sant’Antonio, che abbiamo già incontrato nel nostro viaggio.

La piazza Tola

Se prendiamo corso Vittorio Emanuele II nell’altra direzione, ossia verso sud est, questa strada, piena di negozi ed attività commerciali, prosegue fino ad arrivare in piazza Azuni. Prima di questa piazza, prendiamo sulla sinistra via Cesare Battisti, chiamata un tempo la Carra Piccola, che prende il nome da un’antica misura di pietra, la Mezza carra, che serviva per i commercianti al minuto. La via Cesare Battisti ci porta alla Piazza Tola l’antica Carra Manna, il cui nome deriva dalla Carra, la misura in pietra che vi era collocata, in passato, anch’essa a disposizione dei commercianti al minuto, ed è vitalizzata ancora oggi dalla presenza quotidiana di un mercatino. Al centro della piazza si trova il monumento dedicato a Pasquale Tola magistrato, storico e politico nato a Sassari nel 1801, favorevole all’abolizione del feudalesimo in Sardegna.

Tra le case che si affacciano su questa grande e bella piazza, si distingue il Palazzetto del barone d’Usini del 1577, uno dei rari esempi, nell’isola, di architettura civile cinquecentesca, tutto in pietra granitica. Si tratta di una delle case più antiche di Sassari, restaurata più volte, tanto che del vecchio palazzo non rimangono che sei finestre, un grande portone e due stemmi del primitivo proprietario, don Giacomo Manca, signore di Usini e, in seguito, duca dell’Asinara. Nel 1865 il palazzo è stato acquistato dal comune che aveva intenzione di adattarlo a palazzo Comunale, prima di acquistare, nel 1878, il palazzo ducale. Oggi, dopo un ulteriore restauro, è diventato sede della Biblioteca Comunale. alla sua sinistra si trova il più moderno Palazzo Tola con le finestre del primo piano contornate da bugnati. Sulla destra si nota la vecchia Casa patrizia dei conti di Sant’Elia un palazzo del diciassettesimo secolo, con il portale in stile classicista, purtroppo in pessimo stato di conservazione.

Sassari-monumento a Pasquale Tola Sassari: il palazzetto del barone d’Usini Sassari: il palazzo Tola Sassari: la casa patrizia dei conti di Sant’Elia in pessimo stato di conservazione

La via Alberto Ferrero della Marmora

Da piazza Tola parte Via Alberto Ferrero della Marmora l’antica Carrera longa, una via molto stretta che corre parallela a corso Vittorio Emanuele, verso nord ovest, e sbocca si via Aurelio Saffi, subito a destra della piazza Sant’Antonio e della facciata della chiesa di Sant’Antonio.

Sassari: la via Alberto Ferrero della Marmora detta Carrera longa Sassari: la via Alberto Ferrero della Marmora detta Carrera longa

Sulla via Mercato la chiesa e l’ex convento del Carmelo

Percorrendo la via Alberto Ferrero della Marmora, arriviamo all’incrocio con la Via Rosello una delle stradine più animate del quartiere, che sbocca sulla piazza del Mercato. Un tempo veniva chiamata l’Argenteria, perché vi si trovavano le botteghe di artigiani che producevano oggetti d’argento. alla fine della via Rosello, dove un tempo sorgeva l’omonima porta, subito prima di arrivare in piazza del Mercato, prendiamo la via Mercato verso destra, e, dopo duecento metri, troviamo la chiesa del Carmelo edificata a partire dal 1637. Nella seconda metà dell’ottocento sono stati realizzati gli archivolti, che collegano la chiesa con viale Umberto I e con la via Mercato. La chiesa ha una facciata a due spioventi, con ampi finestroni ed un portale rettangolare. L’interno rappresenta un tipico esempio di architettura controriformistica, con una sola navata, sui cui lati si aprono quattro cappelle intercomunicanti, che custodiscono altari tardo barocchi in legno ed in marmo, databili tra la fine del seicento e i primi del settecento.

Sassari: verso la chiesa del Carmelo Sassari: chiesa del Carmelo Sassari: l’ex convento del Carmelo

Vicino alla chiesa si trova l’edificio che ospitava il relativo convento. Nella seconda metà dell’ottocento, il convento è stato convertito in caserma dei Carabinieri, e successivamente in Istituto scolastico. È in corso un progetto di recupero, che prevede la sua trasformazione in Museo del novecento e del contemporaneo.

Sulla via Mercato si trova anche l’antica Frumentaria

Dalla via rosello, presa la via del Mercato nell’altra direzione, ossia verso sinistra, si incontra quasi subito la piazza della Frumentaria, nella quale si trova il palazzo che ospita l’antica Frumentaria un edificio del sedicesimo secolo che era adibito a deposito del grano, e che oggi è stato completamente ristrutturato con l’intenzione di farne un Museo della città di Sassari, o un luogo per manifestazioni culturali.

La chiesa di San Sisto

Riprendendo la via Alberto Ferrero della Marmora, troviamo sulla sinistra la via San Sisto, che bocca sul corso Vittorio Emanuele II. All’inizio di questa strada, si trova la chiesa di San Sisto elevata al rango di parrocchiale nel 1278 insieme alla chiesa di San donato. Dell’antica chiesa non rimane alcuna traccia, poiché essa è stata completamente ricostruita nel 1848 in forme neoclassiche. Presenta una facciata semplice, caratterizzata da un timpano superiore sorretto da due lesene per parte. Il portale, sopraelevato con una scalinata, immette nell’interno con un’ unica navata, coperta da una volta a botte, con tre cappelle per parte.

Sassari: chiesa di San Sisto Sassari: chiesa di San Sisto: il portale Sassari: chiesa di San Sisto: il portale

La chiesa di San donato

Proseguendo più avanti, troviamo sulla sinistra la stretta via San donato, che sbocca anch’essa sul corso Vittorio Emanuele II, dove si trova la chiesa di San donato uno dei più belli esempi di architettura religiosa, elevata al rango di parrocchiale nel 1278 insieme alla chiesa di San Sisto. Edificata in forme gotiche di matrice italiana, ha conservato l’aspetto originario sino al 1685, quando è stata ampliata e ristrutturata. della prima chiesa rimane solamente una parte della facciata e il fianco laterale, che si estende sulla via Alberto Ferrero della Marmora. La facciata è realizzata in conci calcarei a vista, priva di ornamenti, e delimitata da due lesene angolari. Al centro, leggermente spostato verso sinistra, si trova il portale quadrangolare con architrave, al quale si affianca un portale gotico. L’interno ha una sola navata divisa in quattro ampie campate da paraste, con la volta a botte.

Sassari: chiesa di San donato Sassari: chiesa di San donato Sassari: chiesa di San donato: il portale Sassari: chiesa di San donato: il portale Sassari: chiesa di San donato vista arrivando da corso Vittorio Emanuele II Sassari-Sul corso Vittorio Emanuele II la scritta che dice che sardigna no est Italia

Dalla chiesa di San donato prende il nome tutto l’antico quartiere che la circonda, chiamato appunto quartiere di San donato, che rappresenta una zona tra le più antiche e caratteristiche della città.

Piazza Azuni

Torniamo su corso Vittorio Emanuele II, ed al termine arrivamo a un bivio al centro del quale si trova la Piazza Azuni dove un tempo esisteva la vecchia chiesa di Santa Caterina, demolita nel 1853, che costituiva il punto più elegante della città, ed al fianco della chiesa si trovava il palazzo del Podestà, dove oggi si trova l’edificio sede dell’Intendenza di Finanza. In piazza Azuni è collocato il monumento a Domenico Alberto Azuni, grande giurista del Regno di Sardegna, nato a Sassari nel 1749.

Sassari: il piazza Azuni Sassari-Sassari: il piazza Azuni: busto di Domenico Alberto Azuni

Piazza Castello con il palazzo del Distretto Militare

Da piazza Azuni, le due strade che partono dal bivio, portano entrambe nella grande Piazza Castello. Prima di arrivare a piazza Castello, troviamo largo Cavallotti, uno spiazzo con giardinetto che ospita il busto di Felice Cavallotti, difensore della democrazia e degli interessi della Sardegna. In piazza Castello si elevano i due grattacieli di Sassari. Troviamo sulla destra della strada prima il grattacielo nuovo e poi il grattacielo vecchio. Sul lato sinisto della piazza, al centro della quale si trovano bei giardini, si affaccia il Palazzo del Distretto Militare con la Caserma la Marmora che si trova dove un tempo esisteva il Castello.

Sassari: largo Cavallotti: busto di Felice Cavallotti Sassari: il piazza Castello Sassari: il piazza Castello Sassari: il piazza Castello-grattacielo nuovo Sassari: il piazza Castello-grattacielo vecchio Sassari: il palazzo del Distretto Militare

Sul lato sinistro del palazzo, si trova la via Politeama, dove si trova il Teatro politeama Giuseppe Verdi ricostruito nel 1926 dopo che nel 1923 era stato distrutto da un incendio. Inoltrandoci nell’intrico delle viuzze laterali, attraverso la via Usai e la via Sedilo, arriviamo alla piazza San Sebastiano, dove sorge il Palazzo di San Sebastiano costruito dal marchese di San Sebastiano, che è la sede da oltre cent’anni del Circolo Sassarese. Da qui parte la via Mercato, parallela al corso Vittorio Emanuele Ii ed alla via Alberto Ferrero della Marmora, una strada che anticamente correva dietro le mura e arrivava fino a porta Rosello, nelle cui vicinanze oggi sorge, appunto, il mercato.

Sassari-Teatro politeama Giuseppe Verdi Sassari: il palazzo di San Sebastiano

Dalla piazza Castello, sul lato destro della piazza, parte la via Brigata Sassari, nella quale si trova, alla destra, il bel palazzo che ospita la sede centrale dell’Ufficio Postale. Da piazza Castello, attraverso i portici Bargone e Crispo, ci affacciamo su piazza d’Italia, che visiteremo più avanti.

Sassari-Via Brigata Sassari: il palazzo delle Poste Sassari: da piazza Castello veduta di piazza d’Italia attraverso i portici Bargone e Crispo

La chiesa della Madonna del Rosario

Presa da piazza Castello, sulla destra, la via Arborea, si trova sulla sinistra una traversa che porta in via Brigata Sassari, Qui si trova la piazza del Rosario, nella quale si affaccia la chiesa della Madonna del Rosario che si trova all’interno del tracciato delle mura storiche della città, dove in passato era la porta Castello. Edificata nel 1633 dai monaci Domenicani, che erano presenti a Sassari già dal 1595 nel convento extra muros annesso alla chiesa di San Sebastiano, ha una aula a una sola navata, che si sviluppa in tre campate, sulla quale si aprono tre cappelle per lato e l’abside a base quadrangolare. In questa chiesa, che conserva all’interno un altare maggiore barocco in legno dorato, avviene la benedizione dei Candelieri prima della Faradda.

Sassari: chiesa della Madonna del Rosario Sassari: chiesa della Madonna del Rosario: interno Sassari: chiesa della Madonna del Rosario: altare principale Sassari: chiesa della Madonna del Rosario: altare laterale Sassari: chiesa della Madonna del Rosario: altare laterale Sassari: chiesa della Madonna del Rosario: altare laterale Sassari: chiesa della Madonna del Rosario: altare laterale Sassari: chiesa della Madonna del Rosario: altare laterale Sassari: chiesa della Madonna del Rosario: altare laterale

Da piazza Castello arriviamo in piazza d’Italia visitando la sede della Fondazione Banco di Sardegna

Sassari: il panoramica di piazza d’ItaliaDa piazza Castello, attraverso i portici Bargone e Crispo, ci affacciamo sulla Piazza d’Italia che viene definita dai sassaresi Il salotto cittadino, realizzata nel 1872 sulla superficie di ben un ettaro, intorno alla quale si è sviluppata la parte ottocentesca della città, con diversi palazzi in stile liberty. Sulla piazza d’Italia si affaccia il bellissimo Palazzo Sciuti ossia il Palazzo della provincia in stile neoclassico, la cui prima pietra è stata posta il 18 ottobre 1873, cementando nel fondamento del palazzo una pergamena che ricordava i nomi dei promotori, una moneta d’oro da venti lire e una da 5 lire d’argento. Al centro della piazza si trova il monumento di Vittorio Emanuele II. La piazza ospita anche il Palazzo Giordano in stile neogotico, oggi sede della Banca di Credito sardo.

Sassari: il palazzo della provincia Sassari-monumento dedicato a Vittorio Emanuele II Sassari: il palazzo Giordano sede della Banca di Credito sardo

Sul retro della piazza d’Italia, proprio dietro al palazzo della provincia, in viale Umberto I, al nuimero 36, si trova la sede della direzione Generale del Banco di Sardegna ospitata in un palazzo del 1928, con il corpo centrale chiuso da un cornicione decorato e segnato verticalmente da alti pilastri inglobati nella parete, dalla quale sporgono solo leggermente, che inquadrano le aperture delle finestre.

Sassari-Viale Umberto I: la sede del Banco di Sardegna Sassari-Viale Umberto I: la sede del Banco di Sardegna

Sassari-Via Carlo Alberto: la sede della Fondazione Banco di SardegnaPresa da piazza d’Italia la via Carlo Alberto, che si dirige verso ovest e porta all’Emiciclo Garibaldi, affacciato su quale, al civico numero 7 della via Carlo Alberto, si trova, in un palazzo storico costruito intorno alla metà dell’ottocento, la sede della Fondazione Banco di Sardegna. Il palazzo, di gusto sobrio ed elegante, aveva al proprio interno un piccolo Teatro che era chiamato Teatro Goldoni, era stato inaugurato nel 1881, ed in seguito demolito quando l’edificio è diventata sede della Banca d’Italia, ed in seguito della Fondazione Banco di Sardegna. E la Fondazione Banco di Sardegna, riconoscendo il valore del nostro sito, ci ha assegnato dal 2006 al 2013 un significativo contributo, per la sua revisione ed il suo ampliamento.

Il ristorante Trigu al quale il Gambero Rosso ha assegnato le Due Forchette

Dalla piazza Castello eravamo arrivati nella piazza d’Italia, dove alla sinistra si affaccia il palazzo della provincia. Passata la piazza e proseguendo dritti, inizia Via Roma, considerata il salotto dei Sassaresi. La seguiamo per poco più di duecento metri, ed alla sinistra della strada, al civico numero 58 della via Roma, si trova il ristorante Trigu, al quale il Gambero Rosso ha assegnato le Due Forchette.

Due Forchette del Gambero RossoSassari: il ristorante TriguIn via Roma, al civico numero 58, si trova il ristorante Trigu di Salvatore Marangoni, al quale il Gambero Rosso ha assegnato le Due Forchette. L’executive chef è Vincenzo Russo, che per sette anni ha lavorato con Antonino Cannavacciuolo a Villa Crespi, per poi diventare il suo sous chef al Cannavacciuolo Bistrot di Torino, e la sua cucina parla di sensazioni mediterranee, di creatività e ricette tradizionali. Qui Sa coniugare fine dining e sapori internazionali, donando una nuova interpretazione ai prodotti tipici sardi. Con lui lavora il pastry chef Paolo Ecca che, dopo un’esperienza con Stefano Deidda a Dal Corsaro, decide di seguire la sua grande passione, esprimere con la sua pasticceria una fusione di Oriente e Occidente.

Il Museo Archeologico ed Etnografico Giovanni Antonio Sanna

Sassari: la sede del Museo Archeologico ed Etnografico Giovanni Antonio SannaIl volume 'Il Museo Archeologico di Sassari G.A.Sanna'Appena un’ottantina di metri più avanti, alla sinistra della strada, al civico numero 64 della via Roma, si trova il Museo Archeologico ed Etnografico Giovanni Antonio Sanna. Il Museo Archeologico ed Etnografico Giovanni Antonio Sanna è la principale istituzione museale della Sardegna centro settentrionale, per dimensioni e importanza scientifica delle raccolte in esso contenute. Il Museo comprende raccolte archeologiche, provenienti da donazioni ed acquisizioni attraverso ricerche e scavi condotti dalla locale Soprintendenza per i Beni Archeologici, e raccolte etnografiche. Nel Museo sono, quindi, conservati reperti archeologici tra i quali quelli attribuiti alla cosiddetta Cultura di Arzachena, nonche testimonianze storiche ed etnografiche relative ai diversi periodi della preistoria e della storia dell’Isola.

Porto Torres: altare di Monte d’Accoddi: ricostruzione del tempio Rosso Porto Torres: altare di Monte d’Accoddi: ricostruzione del secondo tempio Porto Torres: altare di Monte d’Accoddi: ricostruzione del tempio abbandonato e ricoperto dalla vegetazione

Mara: bonu Ighinu: idoletti volumetrici appartenenti alla Cultura di Bonu Ighinu Ozieri: la grotta di San Michele: vasi della Cultura di Ozieri Vaso della Cultura di Abealzu Vasi della cultura del Vaso Campaniforme Vaso della cultura del Vaso Campaniforme Vasi della Cultura di Bonnanaro Porto Torres: la necropoli su Crucifissu Mannu: tracce di trapanazione cranica Padria: il Nuraghe Badde Rupida: navicella del re Sole Laerru-Monte Ultana: navicella con protome animale Tula-Navicella con protome a forma di testa di toro Ardara: scala de Boes: navicella con protome taurina Località sconosciuta: bronzetto di orante con corna Località sconosciuta: bronzetto di orante con goliera Sorso-Serra Niedda: modellino di Nuraghe quadrilobato Sorso-Serra Niedda: capo tribù munito di lancia con un ariete o muflone al guinzaglio e spada Illorai: vitello in bronzo Torralba-reggia nuragica di Santu Antine: la pintadera di Torralba Orroli: il Nuraghe Arrubiu: vaso in bronzo Porto Torres: il palazzo del re Barbaro: fuso di osso Porto Torres: il palazzo del re Barbaro: simbolo maschile in terracotta Porto Torres: il palazzo del re Barbaro: statua in marmo Porto Torres: il palazzo del re Barbaro: busto in marmo

Il Leonardo Da Vinci Hotel

Passato il Museo, proseguiamo verso sud lungo la via Roma. Percorsi duecentocinquanta metri, alla destra della strada, al civico numero 79 della via Roma, si trova l’Hotel Leonardo da Vinci.

Marmi e divani nell’elegante, spaziosa hall’che introduce nel Leonardo da Vinci Hotel che, grazie alla sua posizione strategica, situata nel centro della città di Sassari, si propone come il punto di approdo ideale per turisti e viaggiatori. La struttura, nata nel 1988, rappresenta lo scenario ideale per l’organizzazione e la celebrazione di battesimi e comunioni, feste di laurea, oltre che di eventi in grado di includere oltre cento persone. La sua ubicazione, in corrispondenza della via Roma, vicino al Museo nazionale Giovanni Antonio Sanna, rappresenta un essenziale punto a favore per tutti i turisti che necessitano di un luogo in cui riposare la notte, ma anche per chi necessita di organizzare meeting ed eventi.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, dopo aver visitato il centro storico di Sassari, visiteremo i Quartieri periferici della città di Sassari.


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