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La costiera di Sassari sul promontorio di Capo Caccia con Porto Ferro, Porto Palmas e l’ArgentieraIn questa tappa del nostro viaggio, visiteremo le coste della Parte settentrionale del promontorio di Capo Caccia quella più selvaggia che si trova in Provincia di Sassari, da Porto Ferro, al lago Baratz, l’unico vero lago naturale della Sardegna, e ci recheremo fino a Porto Palmas e poi all’Argentiera. Durante questa parte del nostro viaggio passeremo per diverse frazioni ad ovest di Sassari. La regione storica della NurraLa Nurra l’antica Nure, che costituiva un’antica curatoria del Giudicato di Torres, è una regione della Sardegna posta all’estremità nord occidentale dell’Isola, che forma un quadrilatero compreso tra il golfo dell’Asinara a nord est ed il Mar di Sardegna ad ovest, delimitata dal rio Mannu a est e dai rilievi del Logudoro a sud est. I comuni che fanno parte della Nurra sono: Alghero, Olmedo, Porto Torres, Stintino, e numerose frazioni del comune di Sassari. Si tratta di una zona prevalentemente pianeggiante scarsamente popolata, il cui territorio conserva traccia degli insediamenti sparsi dei pastori e contadini, che abitavano in ricoveri di bestiame denominati Cuiles. I punti più alti sono il monte Forte di 464 metri e il monte Doglia di 437 metri. L’economia è basata sull’agricoltura, favorita da importanti opere di bonifica, la pastorizia, la pesca ed il turismo balneare. Importante è stato anche lo sfruttamento minerario della zona, ossia le estrazioni di piombo e zinco ad Argentiera, e minerali di ferro a Canaglia. Visita della parte settentrionale del promontorio di Capo CacciaProseguiremo la visita del promontorio di Capo Caccia all’interno dell’area Comunale di Sassari, proseguendo lungo la costa seguendo la SS127bis Settentrionale Sarda, che ci porta dalla Cala del Porticciolo a Porto Ferro, a Porto Palmes ed all’Argentiera, e visiteremo anche le frazioni che si trovano ad ovest di Sassari. La frazione Sassasi denominata Tottubella con la chiesa di Santa Maria reginaDopo aver visitato la Cala del Porticciolo, dal campeggio e villaggio Torre del porticciolo torniamo indietro verso la SP55bis, svoltiamo a sinistra e la imbocchiamo in direzione nord. Percorsa per quasi sedici chilometri, seguendo le indicazioni prendiamo la deviazione a sinistra sulla via Rumanedda che, in circa un chilometro, ci porta all’interno della frazione Tottubella (altezza metri 52, distanza in linea d’aria circa 20.3 chilometri dal Municipio di Sassari sul livello del mare, abitanti circa 513). L’abitato sorge a seguito della riforma agraria dell’allora ministro dell’Agricoltura Antonio Segni cominciata nel 1946 e diretta dall’ETFAS, ossia dall’Ente per la Trasformazione Fondiaria e Agraria in Sardegna. Vengono espropriate le terre incolte, colonizzati vasti territori e bonificate zone paludose, e vengono scelte le aree più adatte all’insediamento di nuovi coloni, a ognuno dei quali l’Ente assegna una casa. E negli anni settanta la crescita demografica spinge gli abitanti a costruire nuove case, tanto che anche adesso, attraversando il viale che spezza in due Tottubella, si riconoscono le vecchie case rurali con i magazzini e le nuove abitazioni. All’interno dell’abitato di Tottubella, in piazza Orosei, si trova la chiesa di Santa Maria regina situata all’interno di un parco alberato, ed alla quale si accede con una bella scalinata. Nei dintorni di Tottubella si trovano diversi Nuraghi, ed uno dei più importanti è il Nuraghe Rumanedda, che si trova nel centro abitato. Nella frazione Tottubella si trova il Nuraghe semplice RumaneddaIl Nuraghe Rumanedda è un bel Nuraghe semplice, monotorre, situato nel centro abitato di Tottubella, a 50 metri di altezza. Costruito con pietre trachitiche appena sbozzate, ha una una base circolare del diametro esterno di dodici metri ed altezza residua di circa sei metri. Già censito nel 1901 da Filippo Nissardi nella Carta nuragografica della Nurra, è stato rilevato e studiato nel 1992 da Paolo Melis, che lo ha segnalato soprattutto per la presenza di un pozzo sotterraneo all’interno della costruzione. Conserva la tholos quasi integra dato che manca solo la lastra di chiusura. Unico caso finora scoperto, presenta una scala d’accesso per una camera ipogeica, situata sotto il Nuraghe, dove doveva trovarsi il pozzo sotterraneo per l’acqua. A sinistra dell’andito parte la scala elicoidale, coperta ad ogiva, ancora agibile, che porta alla sommità dell’edificio, da dove un’altra scala conduce, scendendo nella massa muraria, ad un ambiente ricavato sopra l’andito, che alcuni definiscono mezzanino o piano di mezzana, illuminato in origine da una feritoia e collegato all’andito da una botola. La frazione Baratz con la chiesa della Beata Vergine AssuntaDa dove avevamo imboccato in direzione nord la SP55bis, percorsa per soli cinque chilometri e trecento metri, incrociamo la SP69, che prendiamo a sinistra, la seguiamo verso nord per un chilometro e quattrocento metri, poi svoltiamo a sinistra in via Pattada, che, in circa seicento metri, ci porta nella frazione Baratz (altezza metri 47, distanza in linea d’aria circa 28 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 20) che si trova fra Sassari e Alghero e si colloca nella Nurra, zona a nord occidente della Sardegna, dalla quale si comincia a vedere, tra la folta vegetazione, il bel lago Baratz. Nella frazione Sassari denominata Baratz si trovano numerose strutture turistiche, ed altre, un poco più a sud, si trovano nella localiità Santa Maria la Palma, che è però una frazione Alghero. All’interno dell’abitato della frazione Baratz, nella borgata di Villa Assunta, tra Porto Ferro e il lago di Baratz e Santa Maria la Palma, al civico numero 2 della piazza Beata Vergine Maria Assunta, si trova la chiesa della Beata Vergine Assunta che costituisce la chiesa parrocchiale della frazione. La chiesa, immersa nella natura, presenta una struttura abbastanza recente. Presso questa chiesa ogni anno, il 15 agosto, si svolge la Festa della Beata Vergine Assunta, con cerimonie religiose e manifestazioni civili. Il lago Baratz che è l’unico vero lago naturale della SardegnaDopo la deviazione per visitare la frazione Baratz, dalla via Pattada torniamo indietro e riprendiamo la SP69 verso nord, dopo settecento metri prendiamo a sinistra la via dei Fenicotteri che, dopo un chilometro e quattrocento metri, arriva a un incrocio. A questo incrocio prendiamo verso destra, ossia in direzione nord ovest, la continuazione della via dei Fenicotteri, che procede costeggiando il lato sinistro del lago Baratz, e, dopo cinquecento metri, ci fermiamo a fotografarlo. In Sardegna si trovano molti laghi, ma sono tutti artificiali, creati con dighe nell’invaso dei diversi fiumi. Il Lago Baratz è, invece, l’Unico vero lago naturale della Sardegna, generato dallo sbarramento ad opera di depositi sabbiosi di origine eolica e marina, e costituisce un importante bacino idrico di acqua dolce, che si è venuto a formare in corrispondenza di un’antica valle fluviale. Il lago occupa una superficie di circa 400mila metri quadrati, ed il suo perimetro ha una forma vagamente rettangolare, con tre profonde insenature, di cui quella posto nel settore nord orientale, forma quasi un ramo a sé stante. Le infiltrazioni delle acque del lago attraverso i depositi alluvionali, determinano l’originarsi delle numerose sorgenti che si trovano in corrispondenza di Porto Ferro. Lo specchio d’acqua è situato in un ambiente molto bello, circondato da un bosco di pini e macchia mediterranea dove nidificano la folaga e il germano reale. La vegetazione tutta intorno è costituita soprattutto da lecci sparsi, macchia mediterranea e qualche palma nana, mentre sulle rive sono presenti canneti, tamericeti, e domina l’enula vischiosa. Il lago Baratz è stato considerato, inoltre, un’importante area per la sosta e per la riproduzione di avifauna acquatica di interesse comunitario. L’insenatura di Porto Ferro con le tre torri costiere e con la sua spiaggiaProseguendo lungo la strada che ci ha condotti al lago Baratz, dopo un paio di chilometri raggiungiamo la baia di Porto Ferro che è un’ampia, profonda e scenografica insenatura, all’interno della quale, tra alte scogliere, si trova la sua spiaggia lunga due chilometri, con una sabbia di color giallo rossastro da cui prende nome. L’insenatura è chiusa da scogli e rilievi in trachite rossa, sorvegliata, per la minaccia dei Saraceni, ben tre torri di avvistamento spagnole del diciassettesimo secolo. Nelle vicinanze sorgeva il villaggio medievale di Barace, i cui abitanti commerciavano il sale. È spesso frequentata per il surf e windsurf data la notevole ventosità e altezza delle onde.
Le tre torri difensive dell’insenatura di Porto FerroA sua difesa sorgono tre torri costiere, costruite in epoca spagnola, nel diciassettesimo secolo. Dopo un ampio litorale, a sud sorge la Torre di Bantine ’e Sale, mentre a nord, verso la spiaggia, si trova la Torre Bianca, ed ancora più a nord, verso l’estremo del promontorio che chiude l’insenatura, sorge la Torre Negra. La Torre di Bantine ’e Sale successivamente chiamata anche Torre Mozza realizzata a 21 metri sul mare si trova su un promontorio all’estremità meridionale della spiaggia di Porto Ferro, dalla quale si arriva con facilità. Edificata probabilmente nel 1572, è costruita con materiale calcareo. Si tratta di una Torre di piccole dimensioni, di forma tronco conica, che costituiva un ottimo punto di avvistamento e difesa del golfo di Porto Ferro, molto esposto all’attacco nemico per via della sua conformazione naturale, completamente aperto verso il mare. Attualmente si trova in uno stato di rudere, dato che sono rimaste solo alcune parti strutturali difficilmente recuperabili. La Torre Bianca detta anche Torre di Airadu o Torre di Mezzo situata a metà strada fra le altre due torri di Porto Ferro, si trova ad una altezza di dieci metri sul livello del mare, nell’area subito a nord della spiaggia di Porto Ferro. Costruita probabilmente nel 1577, utilizzando alcune rocce calcaree, ha una una stanza con volta a cupola, con un foro centrale, ed una scala interna per l’accesso al terrazzo. È alta circa sei metri, ha un diametro alla base di circa dodici e l’ingresso è posto a circa tre metri dal livello del suolo. L’edificio è stato costruito con compiti di difesa leggera, e dalla torre si vedono le altre due torri costiere edificate a difesa della baia. La Torre Negra detta anche Torre di Spagna è posta all’estremo del promontorio che delimita la spiaggia di Porto Ferro, a 63 metri sul mare. Costruita anch’essa nella seconda metà del sedicesimo secolo, probabilmente nel 1578, prende il nome dal colore del materiale di roccia calcarea e arenaria con cui è stata costruita. Si tratta di una Torre di media grandezza, di forma tronco conica, con una stanza con volta a cupola e con un foro centrale, adibita a difesa leggera, ed ha l’ingresso situato a circa cinque metri dal livello del suolo. La torre è su due piani, ed in essa è presente una feritoia, all’altezza del terreno, per l’areazione interna. Probabilmente faceva parte di una roccaforte, in quanto attorno ad essa sono presenti fortificazioni in muratura, una cisterna per l’acqua e ruderi di alloggiamenti. Costituiva un ottimo punto di avvistamento e difesa del golfo di Porto Ferro, molto esposto all’attacco nemico a causa della sua conformazione naturale, completamente aperta verso il mare. Le condizioni nelle quali si trova attualmente sono buone. Gli idoletti a traforo rinvenuti in una domus de janas nei dintorni di Porto FerroDa contesti funerari presenti in una domus de janas non più esistente nei dintorni di Porto Ferro, provengono le magnifiche Statuine in marmo di divinità femminile ricavate da sottili lastrine marmoree. È fortemente suggestiva e poetica la semplicità di queste rappresentazioni della divinità. Sono cruciformi e piatte, hanno le braccia ricondotte alla vita ma decisamente staccate dal busto, da cui deriva la loro definizione di Idoletti a traforo. L’analisi del contesto da cui provengono soprattutto questi ma anche altri idoletti simili, sembra suggerire che la produzione delle statuette a traforo abbia avuto inizio in ambito tardo Ozieri, e si fanno risalire alla Cultura di Abealzu. Presentano forti analogie con alcune statuine trovate nelle isole Cicladi, in Grecia, ed anche per questo tipo sono stati stabiliti confronti con l’ambiente egeo. Arriviamo alla frazione su Bacchileddu con la chiesa di San GiuseppeEvitando la deviazione per il lago Baratz e per l’insenatura di Porto Ferro, proseguiamo sulla SP69 verso nord in direzione di Palmadula. Percorsa per poco più di un chilometro, prendiamo a destra la SP65, la seguiamo per due chilometri ed incontriamo le prime case della frazione su Bacchileddu mentre altre abitazioni si trovano prendendo a destra, seguendo i cartelli per l’Agriturismo Baratz, la deviazione sulla Strada Vicinale Baratz-Monte Pedrosu. Nella frazione su Bacchileddu sono presenti diverse strutture turistiche. Passata la deviazione, percorriamo trecento metri lungo la SP65 e prendiamo a sinistra la Traversa Bacchileddu, sulla quale si trova la chiesa di San Giuseppe che è la parrocchiale di Bacchileddu. La Festa di San Giuseppe si celebra a Bacchileddu ogni anno il 19 marzo, con la messa, la processione, la pecorata, ossia un pasto a base di carne di pecora, ed infine tanta musica. La frazione Palmadula con la chiesa di Santa Maria AssuntaSeguita ancora la SP69 verso nord per circa otto chilometri, questa strada si va a immettere sulla SP18 proveniente da Sassari, che prendiamo verso sinistra per recarci a visitare la costa con le splendide calette e spiagge di Porto Palmas e dell’Argentiera. Presa la SP18 verso sinistra, dopo un chilometro e settecento metri, arriviamo da est a Palmadula (altezza metri 144, distanza in linea d’aria circa 32 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 324), una frazione Sassari situata nel cuore della Nurra, da cui il mare dista solamente pochi chilometri, un mare che presenta acque di colore cristallino, caratteristico delle più blasonate spiagge sarde. L’economia di Palmadula si basa principalmente sulla pesca, sull’agricoltura ed anche sul turismo, dato che nella frazione sono presenti diverse strutture turistiche. All’interno dell’abitato, alla fine della via dei Rosmarini, nella grande piazza dell’Assunta, si trova la chiesa di Santa Maria Assunta che costituisce la parrocchiale della frazione. L’insenatura di Porto Palmas con la sua spiaggiaUsciamo dall’abitato di Palmadula e prendiamo verso ovest la via dell’Argentiera, che è la continuazione della SP18. La seguiamo per tre chilometri percorrendo una lunga discesa piena di curve e tornanti, e troviamo sulla destra le indicazioni per il mare, che ci fanno raggiungere, in un centinaio di metri, l’insenatura denominata Porto Palmas. Si tratta di una baia protetta da due ampie scogliere che delimitano la spiaggia, e sono ricoperte di un’intensa vegetazione che arriva a sfiorare la sabbia e che rende i colori generali della spiaggia davvero suggestivi. Da Porto Palmas verso sud raggiungiamo la frazione Argentiera con la chiesa di Santa Barbara e con la sua spiaggiaDopo la deviazione per Porto Palmas, proseguiamo lungo la SP18 per altri circa tre chilometri, sempre tra curve e tornanti, tanto che sembra di non arrivare mai, e raggiungiamo la frazione Argentiera (altezza metri 42, distanza in linea d’aria circa 35 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 70), un borgo costiero situato al centro della costa omonima. È un antico centro minerario sorto nell’ottocento per lo sfruttamento dei giacimenti di piombo, zinco e ferrro con gran parte delle strutture in legno, abbandonato poi nel 1962 dopo il termine dell’attività estrattiva. Rappresenta un significativo esempio di archeologia industriale con molte strutture del nucleo principale, inserite in un paesaggio bellissimo, realizzate in legno, con tetti a capanna. Notevole la grande costruzione in muratura e legno della laveria, in legno, alle spalle del quale sorge l’antico centro minerario. Si tratta di un sito di eccezionale interesse di archeologia industriale, valorizzato a cura del parco Geominerario della Sardegna, che riveste importanza comunitaria, tanto che attualmente è stato finanziato un imponente progetto di recupero e ristrutturazione. Dal 2010, alla fine del mese di luglio, nella piazzetta principale del borgo dell’Argentiera, si svolge un importante Festival letterario, al quale partecipano numerosi ospiti di significativa caratura nazionale. Attualmente tutti gli impianti e la maggior parte delle abitazioni costruite nel loro particolare stile con le pietre del luogo, sono in disuso ed in stato di abbandono. All’interno del centro minerario abbandonato si trovano i resti della chiesa di Santa Barbara che ne era la parrocchiale, la quale sorgesu un brullo promontorio, in una posizione dominante sull’abitato. Edificata nella prima metà del secolo scorso, secondo gli schemi usuali del razionalismo fascista, è resa più scenografica da una antistante lunga scalinata. Oggi si trova in uno stato di totale abbandono da una decina d’anni, ed è già ridotta in condizioni assai precarie. Da Porto Palmas verso nord raggiungiamo la spiaggia della FranaDall’Argentiera ritorniamo indietro con la SP18 e ritorniamo, in circa tre chilometri, a Porto Palmas. Da qui seguiamo le indicazioni per il mare, ma, invece di recarci alla spiaggia, proseguiamo lungo questa sterrata verso nord, seguendo il sentiero costiero della Nurra. Il sentiero ci conduce lungo la costa, e, dopo circa due chilometri, conduce in un’insenatura nella quale si trova la spiaggia della Frana. Attraversiamo la frazione la Pedraia con la chiesa di Nostra Signora di FatimaDa Porto Palmas ritorniamo indietro con la SP18 e ritorniamo, in circa tre chilometri, a Palmadula. Qui svoltiamo a sinistra, verso nord est, ed imbocchiamo la SP4, lungo a quale, dopo un chilometro e seicento metri, arriviamo a un bivio, nel quale parte a sinistra verso nord ovest la SP57. Prendiamo la SP57 e, dopo un chilometro e ottocento metri, seguendo le indicazioni, prendiamo a sinistra la deviazione sulla Strada Comunale la Pedraia, che, in settecento metri, ci porta alla frazione la Pedraia (altezza metri 187, distanza in linea d’aria circa 32 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 89), che è situata in prossimità della SP57 tra le frazioni di Palmadula e Biancareddu. Nella frazione la Pedraia sono presenti diverse strutture turistiche. All’interno dell’abitato della frazione, nella via la Pedraia, si trova la chiesa di Nostra Signora di Fatima che è la parrocchiale della frazione la Pedraia, un edificio di costruzione relativamente decente. La frazione Biancareddu con la chiesa di San Paolo ApostoloRitornati sulla SP57, proseguiamo per altri tre chilometri e seicento metri verso nord ed arriviamo alla frazione Biancareddu (altezza metri 93, distanza in linea d’aria circa 32 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 94), che è situata in prossimità della SP57 tra la frazione la Pedraia e, quasi sette chilometri più avanti, la frazione pozzo San Nicola. Nella frazione Biancareddu sono presenti diverse strutture turistiche, e verso nord, a circa un paio di chilometri da Biancareddu, si trova la spiaggia di lampianu. All’interno dell’abitato della frazione, affacciata sulla piazza San Paolo, si trova la chiesa di San Paolo Apostolo che è la parrocchiale della frazione Biancareddu dedicata a San Paolo patrono della Borgata, un edificio alla sinistra del quale esiste un porticato che conduce alla piccole abitazioni che accolgono i pellegrini. Passata la frazione Biancareddu arriviamo in località lampianu dove troviamo la bella spiaggiaProseguendo sulla SP57, dopo un chilometro e duecento metri prendiamo verso sinistra la Strada Vicinale di lampianu, la seguiamo per seicento metri, poi prendiamo una deviazione a sinistra in una strada bianca che, in cinquecento metri, ci porta in località lampianu. Ci si poteva arrivare anche da nord, da Porto Torres, prendendo in direzione di Stintino, e facendo attenzione a seguire le successive indicazioni sugli incroci, per arrivare a pozzo San Nicola, frazione Stintino. Proseguendo sulla SP57 per Palmadula, superiamo il bivio a destra per il villaggio Nurra, proseguiamo per ottocento metri dopo i quali si trova una deviazione a destra su strada asfaltata che ci porta a Lampianu. Da Porto Torres abbiamo percorso poco più di 16 chilometri. Una volta giunti a lampianu, prendiamo una strada asfaltata in ripida discesa che porta ad un piccolo parcheggio, dal quale possiamo continuare a piedisu una scalinata in pietra piuttosto pericolosa che, superando un dislivello di quasi 350 metri, ci conduce alla bella spiaggia di lampianu. La spiaggia di rena Majori della NurraLa spiaggia di rena Majori della Nurra è situata poco più nord di lampianu. Evitando la deviazione sulla strada bianca che ci ha portati in località lampianu, continuiamo verso nord sulla Strada Vicinale di lampianu, la seguiamo per un chilometro ed ottocento metri, fino a vedere sulla destra gli edifici che ospitano il Cuile rena Majori, e sulla sinistra un cancello. Passato il cancello, si imbocca la strada sterrata non segnalata, sulla sinistra, che parte dal tracciato principale. Dopo circa trecentocinquanta metri, ci si ferma sull’alto della scogliera, presso un piccolo posteggio abbastanza nascosto, riconoscibile solo in alta stagione per la presenza di auto parcheggiate. Se ci dirigiamo verso lamopainu da Porto Torres, dopo circa 15 chilometri troviamo sulla destra la strada sterrata non segnalata, che parte dal tracciato principale e, dopo circa trecentocinquanta metri, ci porta sull’alto della scogliera, dalla quale è possibile raggiungere la spiaggia. Da questo punto, per raggiungere la spiaggia di rena Majori cui si aggiunge la definizione della Nurra per distinguerla da quella che si trova in Gallura, si deve percorrere un sentiero molto ripido, per il quale è consigliato l’utilizzo di scarponi da trekking. Il percorso non è facile da descrivere, per cui si suggerisce di richiedere informazioni o un accompagnatore a lampianu. La frazione Canaglia con la chiesa di Santa Barbara o Sant’AlvaraRitornati a Palmadula, da qui imbocchiamo la SP4, lungo a quale, dopo un chilometro e seicento metri, arriviamo a un bivio, nel quale parte a sinistra, ossia verso nord ovest, la SP57, che avevamo presa per recarci alla frazione la Pedraia. Al bivio prendiamo, invece, a destra, ossia verso nord est, la prosecuzione della SP4, la seguiamo per quattro chilometri e seicento metri, e troviamo sulla sinistra un sentiero che, in poche centinaia di metri, ci porta alla frazione Canaglia (altezza metri 125, distanza in linea d’aria circa 29 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 14), che è stato un antico borgo minerario. All’altro lato della si SP4, ossia alla destra, trova la chiesa di Santa Barbara o di Sant’Alvara che era la chiesa del borgo minerario, ed è oggi la parrocchiale della frazione. La frazione Santa GiustaProseguiamo lungo la SP4 per poco più di cinque chilometri, poi, seguendo le indicazioni, prendiamo sulla sinistra la Strada Vicinale di Santa Giusta, che ci porta, dopo circa cinquecento metri, alla frazione Santa Giusta (altezza metri 78, distanza in linea d’aria circa 28 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 10), una piccola frazione del comune di Sassari. La frazione Monte ForteRitornati a Palmadula, usciamo dall’abitato verso est con la SP18, la seguiamo per quasi sette chilometri e mezzo, ed entriamo all’interno della frazione Monte Forte (altezza metri 108, distanza in linea d’aria circa 25 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 148), la cui economia si basa prevalentemente sul settore agricolo. La frazione la CorteProseguendo sulla SP18, che all’interno dell’abitato assume il nome di via Fausto Coppi, a circa un chilometro e mezzo di distanza, troviamo la frazione la Corte (altezza metri 89, distanza in linea d’aria circa 24 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 151), nella quale sono presenti diverse strutture turistiche, ed anche l’economia di questa frazione si basa prevalentemente sull’agricoltura. Lungo la SP18, poco prima di uscire dall’abitato, alla destra della strada si può vedere la piccola chiesa di San Cristoforo che serve non solo la popolazione di la Corte ma anche quella di Monte forte. A circa due chilometri, a sud delle due frazioni, sul rilievo montuoso chiamato Monte forte sono presenti i resti dell’antico Castello di monteforte, del quale sono rimaste, però, soltanto poche tracce delle fondamenta o di alcuni vani. Il Monte Forte con i resti dell’antico Castello di MonteforteIl Monte Forte è un rilievo montuoso situato nella Nurra, che fa parte amministrativamente del comune di Sassari, da cui dista una trentina di chilometri. Con i suoi 464 metri di altezza costituisce il punto più alto di tutta la Nurra, dalla cui sommità la visuale spazia dalla Corsica al limbara, da Monte Ra su a capo Marrargiu. Il monte è costituito da quarziti scistose con intrusioni di quarzo ed è ricoperto da una fitta vegetazione composta prevalentemente da lecci, corbezzolo, lentisco, fillirea, rosmarino ed erica, e la fauna selvatica che lo popola è quella tipica della macchia mediterranea, con notevole presenza di cinghiali. Per raggiungere questo monte, si parte dalla frazione che da esso prende il nome con la strada bianca chiamata strada Vicinale monte Forte, che porta fino ad una sella, che la separa dalla punta Canistreddu, sulla quale è situato il ponte radio dell’ENAV con la forma di una enorme sfera visibile da quasi tutta la Nurra. Dalla punta Canisteddu, una sterrata breve ed abbastanza ripida porta nel punto più elevato, nel quale da giugno ad ottobre è presente una postazione di vedetta dell’apparato antincendi regionale, dalla quale è possibile controllare una porzione di territorio di notevole vastità che spazia dal golfo dell’Asinara alla piana di Alghero, sino alle alture di Sennori ed Osilo. La guardiola antincendio è posizionata sopra le rovine dell’antico Castello di Monteforte un Castello medievale riconducibile a Mariano II d’Arborea, del quale sono rimaste, però, soltanto poche tracce delle fondamenta o di alcuni vani. A Sassari, nel Museo Archeologico ed Etnografico Giovanni Antonio Sanna, è conservata un’epigrafe proveniente da questo Castello, che ricorda il giudice Mariano II d’Arborea e il Castellano Betini Nazari de lanfranchi, restauratori della rocca nel 1259 o nel 1274. Proseguendo, passata la guardiola antincendio della forestale, la sterrata continua in direzione della Rocca della Bagassa, un toponimo misterioso che getta forse qualche sospetto, a distanza di secoli, sulla moglie del Castellano Betini Nazari de lanfranchi. La frazione Campanedda con la chiesa di Santa Maria a TorresContinuando dalla frazione la Corte verso est lungo la via Fausto Coppi, che è la SP18, percorriamo circa quattro chilometri, e la SP18 incrocia la SP42 dei Due Mari, che collega Alghero con Porto Torres. La prendiamo a sinistra, ossia verso nord, in direzione di Porto Torres. Percorsi tre chilometri e novecento metri, questa strada provinciale attraversa la frazione Campanedda (altezza metri 69, distanza in linea d’aria circa 18 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 128), nella quale sono presenti diverse strutture turistiche. La frazione nasce negli anni cinquanta del novecento con la riforma agraria del dopoguerra dell’allora ministro dell’Agricoltura Antonio Segni cominciata nel 1946 e diretta dall’ETFAS, ossia dall’Ente per la Trasformazione Fondiaria e Agraria in Sardegna, ed è l’ultima che viene stata creata nella Nurra. L’abitato si articola attorno alla piazza Ruiu ed alle strutture che si affacciano su essa, come le scuole, l’ufficio Comunale, l’ambulatorio medico, un ufficio postale, la sezione dell’Avis, un Campo Sportivo nel quale opera la Polisportiva Campanedda. All’interno dell’abitato, la via dei Pini, che parte a destra dalla strada provinciale, porta in piazza don Giovanni Maria Ruiu Soro, dove si trova la chiesa di Santa Maria a Torres che è stata inaugurata nel 1960, e che costituisce la chiesa parrocchiale della frazione Campanedda. La piccola frazione Monte CastedduProseguendo lungo la SP42 dei Due Mari, percorsi settecento metri, dopo aver passato il cartello segnaletico che indica il chilometro 6 e la partenza a sinistra della via Campanedda, subito prima di una curva a sinistra, parte tutta a destra la deviazione nella via monte Casteddu, che, in un paio di chilometri, ci fa raggiungere la frazione Monte Casteddu (altezza metri 80, distanza in linea d’aria circa 18 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 41), l’ultima piccola frazione Sassari che incontriamo in questa parte del nostro viaggio. La prossima tappa del nostro viaggioEffettueremo, ora, la visita della città di Sassari, dove vedremo il suo bel centro storico ed i suoi dintorni, per visitare, poi, i quartieri periferici della città ed i suoi dintorni, con le sue principali frazioni. Le frazioni più lontane sono state già descritte in questa pagina. Nella prossima tappa del nostro viaggio, Visitermo la città di Sassari, capoluogo della provincia, Con tutte le bellezze del suo centro storico e con le principali manifestazioni che vi si svolgono. | ||||
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