Sestu con nei dintorni la chiesa di San Gemiliano ed il suo importante villaggio nuragico
In questa tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita del Campidano di Cagliari, recandoci da Cagliari a Sestu che vedremo con il suo centro ed i suoi dintorni con la chiesa ed il villaggio nuragico di San Gemiliano. Il Campidano di CagliariIl Campidano è la grande pianura della Sardegna sud occidentale compresa tra il golfo di Cagliari e quello di Oristano, ha una lunghezza di circa cento chilometri e presenta la massima altitudine di settanta metri sul mare. Deve le sue origini al colmarsi di una depressione geologica terziaria da parte di sedimenti marini, fluviali e vulcanici. Sono frequenti gli stagni costieri con acque salmastre, nell’angolo nord ovest della regione sfocia il fiume Tirso, che contribuisce all’irrigazione del Campidano, la rete idrografica è inoltre formata da piccoli Torrenti. La principale risorsa è l’agricoltura e si coltivano specialmente grano, viti, olivi, frutta e agrumi. Il Campidano di Cagliari comprende nella Provincia del Sud Sardegna i comuni di Decimoputzu, Monastir, Nuraminis, Samatzai, San Sperate, Villasor e Villaspeciosa. Comprende, inoltre, nella città metropolitana di Cagliari i comuni di Assemini, Cagliari, Capoterra, Decimomannu, Elmas, Maracalagonis, Monserrato, Quartu Sant’Elena, Quartucciu, Selargius, Sestu, Settimo San Pietro, Sinnai, Uta. I comuni di Samassi, Serramanna e Serrenti si trovano tra il Monreale ed il Campidano di Cagliari, i comuni di Pula, Villa San Pietro e Sarroch si trovano tra il Sulcis ed il Campidano di Cagliari, così come Soleminis si trova tra il Campidano di Cagliari e il Parteòlla, per cui possono essere considerate appartenenti all’una o all’altra di queste regioni. Geograficamente rappresenta la parte più meridionale della pianura del Campidano, che ha come suo centro principale Cagliari, nonche Quartu Sant’Elena ed i comuni immediatamente a nord ovest del capoluogo sardo. Si affaccia sul mare e comprende la costa orientale del golfo di Cagliari, fino al paese chiamato Villasimius. In viaggio verso SestuSi può raggiungere Sestu partendo da Cagliari, prendendo verso nord ovest il viale Trieste, dopo circa un chilometro e seicento metri prendiamo la via Santa Gilla, dopo un altro chilometro e seicento metri continuiamo Sulla SS195 Sulcitana Raccordo, e, dopo due chilometri e settecento metri, prendiamo la SS130 Iglesiente in direzione nord ovest. La seguiamo per quattro chilometri e ottocento metri ed usciamo verso destra sulla SP8 verso nord est in direzione dell’abitato di Sestu, che raggiungiamo dopo poco più di un chilometro e mezzo. Dal Municipio di Cagliari a quello di Sestu si percorrono 13.1 chilometri. Il comune chiamato SestuIl comune chiamato Sestu (altezza metri 44 sul livello del mare, abitanti 20.676 al 31 dicembre 2021) è un comune della città metropolitana di Cagliari, conurbato con il capoluogo. Si tratta di un centro situato nella parte centrale della città metropolitana di Cagliari, nei pressi del rio Is Cannas, che si trova a valle del piccolo colle di San Gemiliano, anticamente popolato da comunità neolitiche. Il territorio Comunale presenta un profilo geometrico ondulato, con variazioni altimetriche non molto accentuate. Per quanto riguarda la viabilità, Sestu è raggiungibile tramite la SS131 di Carlo Felice Carlo Felice, che corre a soli tre chilometri dall’abitato. Il comune fa parte dell’Associazione nazionale delle città della Terra CrudaQuesto paese fa parte dell’Associazione nazionale delle città della Terra Cruda, nata per promuovere il recupero delle tradizioni e del patrimonio edilizio, naturalistico, artistico e storico delle comunità. Questa associazione comprende, in Sardegna, i comuni di Decimoputzu, donori, Fluminimaggiore, Furtei, Gonnosfanadiga, Guspini, Musei, Nuraminis, Pabillonis, Samassi, Samatzai, San Gavino Monreale, San Sperate, Sardara, Segariu, Selargius, Serramanna, Serrenti, Settimo San Pietro, Solarussa, Soleminis, Ussana, Ussaramanna, Vallermosa, Villa San Pietro, Villacidro, Villamassargia, Villasor. Origine del nomeIl nome del paese si riferisce a un centro di origine romana sorta presso la sesta colonna miliare, trovata nel paese con la scritta Ad sextum lapidem, come testimonia il suo nome che indicava appunto la distanza in miglia da Cagliari lungo la strada che da questa città portava a Porto Torres, presso la quale si trovava, presumibilmente, una Statio intorno alla quale poi si è sviluppato il centro. La sua economiaCittadina di pianura, di origine molto antica, che accanto alle tradizionali attività agricole ha sviluppato il tessuto industriale. L’agricoltura produce cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, olivo, agrumi e frutta. Si allevano anche bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria è costituita da imprese che operano in diversi comparti, quello alimentare, soprattutto lattiero caseario, dell’abbigliamento e della pelletteria, del legno, della stampa, della fabbricazione di prodotti petroliferi, di gomma e plastica, del vetro, dei materiali da costruzione, metalmeccanico, di macchine per l’agricoltura, elettronico, dei mobili ed edile. Interessante è l’artigianato, con la lavorazione del legno, del ferro battuto e del rame, che occupa una grande fetta dell’economia sestese, senza dimenticare la maestria degli artigiani locali nel creare cesti di gran pregio. Il terziario si compone di una buona rete distributiva. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Oggi Sestu occupa una posizione strategica in un contesto territoriale in piena evoluzione, essendo un centro di forte attrazione e crescente sviluppo socio economico, grazie alla realizzazione di nuovi insediamenti abitativi, industriali e commerciali, ed è in continua espansione, non trascurando però la ricerca di un giusto connubio fra modernizzazione e tradizione. Si tratta di un luogo ideale per chi desidera vivere nella tranquillità della campagna, senza per questo rinunciare alle comodità che offre la città e richiama, per questo, l’attenzione di numerosi turisti. Brevi cenni storiciLa zona nella quale sorge l’abitato è stata frequentata fino da tempi antichissimi, come attesta il ritrovamento di resti di torri nuragiche e del villaggio nuragico di San Gemiliano. Viene, in seguito, abitata anche nel periodo fenicio punico, come attestano poche tracce di vasellame di uso domestico Cartaginesi, databili al terzo secolo avanti Cristo, che sono state rinvenute nella necropoli punico romana nei pressi del Campo Sportivo di corso Italia. Viena sicuramente abitata in epoca romana, dato che in altre zone della città sono state rinvenute monete risalenti al periodo di Caligola e Domiziano, un cippo funerario romano, una fibbia e la pietra miliare romana su cui viene spiegata la denominazione del sito. Nel Medioevo Sestu appartiene al Giudicato di Càralis, e viene inserito nella Curatoria del Campidano. Dopo la caduta del Giudicato nel 1257, il villaggio viene compreso nei possedimenti d’oltre mare del comune di Pisa. Nel 1410, dopo la resa di Leonardo Cubello, marchese di Oristano, e la caduta del Giudicato d’Arborea, passa sotto il dominio degli Aragonesi, che la infeudano a Berengario Carroz. Nel 1363 viene creata la conte di Quirra, e la villa di Sestu entra a far parte della Baronia di San Michele, infeudata sempre ai Carroz, unitamente alle altre ville comprese nella Incontrada di Marmilla. Nel 1603, con i nuovi feudatari, i Centelles, la conte di Quirra e Sestu viene alzata al rango di Marchesato. Dai Centelles, passerà, in seguito, agli Osorio della Cueva, che lo tengono fino al 1839, quando viene abolito il feudalesimo. Col riscatto dalla feudalità Sestu diviene un comune autonomo nel 1840. Nel 2016 viene cambiata la Provincia alla quale appartiene, passando dalla Provincia di Cagliari alla città metropolitana di Cagliari. Le principali feste e sagre che si svolgono a SestuA Sestu sono attive l’Associazione Gruppo Folk I Nuraghi di Sestu, e la Folkloristica Culturale San Gemiliano di Sestu, i cui componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Sestu va citato il Carnevale di Sestu, uno fra i pochissimi carnevali tradizionali del sud della Sardegna; la terza domenica di maggio, allo scopo di benedire i futuri raccolti estivi, ha luogo la Sagra di San Gemiliano; il 23 aprile si svolge la Festa di San Giorgio, ossia si festeggia il Santo Patrono di Sestu; nei mesi estivi si tiene la manifestazione denominata Estate Sestese, che prevede spettacoli musicali e varietà cinema all’aperto, rappresentazioni teatrali e manifestazioni sportive, e durante la manifestazione non mancano mostre, esposizioni di artigiani e spettacoli con artisti di piazza, tra cui il Festival della canzone sarda e la Mostra regionale del prodotto agroalimentare; la prima domenica di settembre, si svolge la Festa di San Gemiliano, ossia la Festa di ringraziamento al Santo; a dicembre si svolge la manifestazione Natale Insieme, con il concorso per i Presepi più belli, e con la degustazione dei prodotti tipici locali. Il Carnevale di SestuIl Carnevale di Sestu, uno fra i pochissimi carnevali tradizionali del sud della Sardegna, offre a chi vi assite un’atmosfera magica e rituale. Gli elementi essenziali su cui s’impernia questa rappresentazione sono la morte, la terra, l’acqua e la rinascita. La maschera principale della rappresentazione Carnevalesca è S’Orku Foresu, che raffigura l’animale destinato al sacrificio, il quale, avvolto in una pelle scura d’animale e con lunghe corna sul capo, è posto sotto il controllo dei suoi Guardiani, i Mustayonis, che lo tengono legato con delle corde. Egli tenta continuamente di sottrarsi al loro controllo, ma viene continuamente strattonato e percosso, ed, ogni volta che cade a terra esanime, bastano una manciata di paglia, rappresentazione della terra, e un rivolo d’acqua, per farlo risorgere. Visita del centro di SestuL’abitato di Sestu, interessato da un fenomeno di forte crescita edilizia, mostra l’andamento altimetrico tipico delle località pianeggianti. Ci si può arrrivare arrivando da Cagliari da dove la SP9 entra nell’abitato da sud ovest, o da Monserrato da dove la SP9 entra nell’abitato da sud est. Entriamo in Sestu provenendo da CagliariArrivando con la SP9 da Cagliari passato il cartello indicatore dell’abitato, percorriamo centocinquanta metri ed arriviamo a una rotonda alla quale, prendendo a sinistra, si imboccherebbe la via Cagliari, che ci porterebbe in centro. Proseguiamo, invece, dritti sulla via Vittorio Veneto, rimanendo sulla SP8, e, dopo seicentocinquanta metri, arriviamo a un bivio. Qui possiamo prendere a destra la via Iglesias che, in ottocento metri, ci porta sulla via Monasterrato, che prendiamo verso sinistra e, in settecentocinquanta metri, ci porta anch’essa in centro. Al bivio possiamo, invece, proseguire prendendo a sinistra la prosecuzione della via Vittorio Veneto, che ci porta in centro in un chilometro e trecento metri. La parrocchia di Nostra Signora delle GrazieAl bivio prendiamo a sinistra la prosecuzione della via Vittorio Veneto, e, dopo cinquecentocinquanta metri, vediamo a sinistra la piazza Paolo VI, sulla quale si affaccia la chiesa di Nostra Signora delle Grazie che è una delle Chiese parrocchiali di Sestu. La parrocchia viene creata nel 1968, per l’assistenza religiosa agli abitanti del nuovo rione che si è sviluppato al di là del rio Is Cannas, a sud rispetto alla chiesa parrocchiale esistente. La nuova parrocchia è costretta a svolgere provvisoriamente le funzioni religiose nella chiesa di Sant’Antonio, che è però di capienza insufficiente, e si trova all’estrema periferia dell’area parrocchiale. Nel luglio 1980 viene posata la prima pietra, e nel dicembre del 1981 nella nuova chiesa, ancora incompleta delle rifiniture interne, viene celebrata la prima cerimonia religiosa. La pianta della chiesa ha la forma di un ventaglio, del quale il presbiterio rappresenta il fulcro. Lo spazio interno è costituito da una platea ed il presbiterio, che sono separati per mezzo di un rialzo di due gradini. La superficie all’interno della volta della copertura è a vista, per evidenziare l’andamento curvilineo della struttura portante. Passata la piazza Paolo VI, proseguiamo in direzione nord est lungo la via Vittorio Veneto, dopo 300 metri prendiamo a destra la via Tripoli e, dopo una quarantina di metri, a sinistra la via Montgolfier, la seguiamo per duecento metri fino a che quasta strada si immette sulla via Monserrato. La prendiamo verso sinistra e, in circa duecentocinquanta metri, arriviamo a dove la via Monserrato termina, in corrispondenza del ponte sul rio Is Cannas. Entriamo in Sestu provenendo da MonserratoArrivando con La SP9 da Monserrato che all’interno dell’abitato prende il nume di via Monserrato, passato il cartello indicatore dell’abitato, percorriamo trecentocinquanta metri e, Passato a sinistra il viale Vienna, proseguiamo per una ottantina di metri, e prendiamo verso sinistra una strada bianca, che è la prosecuzione della via Potenza. Lungo questa strada bianca, alla destra, si trova il Campo da Calcio della parrocchia di Nostra Signora delle Grazie. Proseguendo lungo la via Monserrato, dopo seiecento metri arriviamo a dove da sinistra si immette la via Montgolfier, dopo poco meno di altri duecentocinquanta metri arriviamo a dove da sinistra si immette la via Cagliari, e, dopo un’altra cinquantina di metri raggiungiamo il punto dove la via Monserrato termina, in corrispondenza del ponte sul rio Is Cannas. La chiesa di Sant’Antonio da Padova ed il grande albero di Eucalipto presente nella piazzaEntrando in Sestu, eravamo arrivati a dove la via Monserrato termina, in corrispondenza del ponte sul rio Is Cannas, e si incrocia una strada che costeggia il torrente, e che verso sinistra prende il nome di via Scipione, e verso destra quello di corso Italia. Dal termine della via Monserrato, all’imbocco del corso Italia, sulla destra della strada si apre uno slargo chiamato piazza Sant’Antonio, sulla quale si vede la facciata della chiesa di Sant’Antonio da Padova. alla destra della chiesa di Sant’Antonio da Padova, nella piazza, è presente un grande Albero di eucalipto, che nel 2006, ottemperando a quanto disposto dalla precedente legislazione in materia, il comune di Sestu aveva comunicato all’Ente Foreste della regione Sardegna come uno dei due alberi monumentali presenti nel territorio sestese. Il primo impianto della chiesa di Sant’Antonio da Padova è stato realizzato nel seicento ad opera di Frati Francescani, in mattoni crudi. Data la fragilità del materiale impiegato nella costruzione, essendo il torrente senza arginatura, e trovandosi la chiesa allo stesso livello dell’alveo del torrente, ogni volta che il torrente straripava, la chiesa subiva dei danni. Nel 1845, completata la costruzione del primo ponte per la congiunzione delle due parti dell’abitato, a nord ed a sud del torrente, è stata delimitata la piazza della chiesa con un muricciolo. Successivamente, negli anni 1903 e 1904, conclusa l’arginatura del torrente ed effettuata la costruzione del ponte in ferro con la realizzazione delle sue rampe di accesso, si è costruita una gradinata per entrare nella chiesa, che rimaneva su un piano inferiore rispetto alla nuova sede Viaria circostante. Il Campo Sportivo Comunale Vecchio di SestuPreso il corso Italia che muove dalla piazza Sant’Antonio verso est, lo seguiamo per quattrocento metri e vediamo sulla sinistra la via Dante Alighieri. Superiamo questa strada e proseguiamo lungo il corso Italia per Trecentoventi metri, poi prendiamo sulla destra la via Bologna, che costeggia il lato meridionale del Campo Sportivo Comunale vecchio un Campo da Calcio con tribune in grado di ospitare numerosi spettatori. L’impianto ha il fondo in terra battuta, viene utilizzato da alcune società locali di calcio per gli allenamenti e per la disputa di alcune gare ufficiali, ed anche per numerosa altre manifestazioni. Il campo Nero di SestuRipercorrendo all’indietro il corso Italia, circa centottanta metri più avanti troviamo, sull’altro lato della strada, l’ingresso di un altro Campo da Calcio, che viene solitamente chiamato Campo Nero. Questo impianto non è dotato di tribune per ospitare gli spettatori. È dotato anch’esso dil fondo in terra battuta, e viene utilizzato da alcune società locali di calcio per gli allenamenti e per la disputa di alcune gare ufficiali. La Cittadella Sportiva di Sestu con il Campo Sportivo Comunale NuovoProseguendo all’indietro lungo il corso Italia, dopo centoquaranta metri troviamo sulla destra la via Dante Alighieri, la seguiamo per un centinaio di metri e troviamo il primo ingresso del complesso chiamato Cittadella Sportiva di Sestu la struttura sportiva sulla via Dante aperta ufficialmente nel 2013, nel quale sono presenti un Campo da Calcio con un tappetto in erba sintetica ed una pista d’atletica leggera adeguata alle gare internazionali, un palazzetto dello sport ed una piscina. Il Campo Sportivo Comunale Nuovo di Sestu, inserito nel complesso, è un Campo da Calcio assegnato in gestione alla società sportiva Omega calcio. È dotato di manto erboso, e la struttura risulta dotata di una gradinata di 700 posti e di spogliatoi con servizi e docce. L’utilizzo del Campo da Calcio, per non deteriorare il terreno di gioco erboso, viene concesso solo alle maggiori delle società locali, e viene limitato alle iniziative o manifestazioni di particolare rilevanza sportiva. Le principali società calcistiche cittadine sono la Omega calcio e la Polisportiva Sestu, che militano nel girone A del campionato sardo di Seconda Categoria. Intorno al Campo da Calcio si trova una Pista da atletica con relative pedane per salti e lanci. L’atletica leggera è praticata, in orario scolastico dai ragazzi della vicina Scuola Media e, a livello ufficiale, dagli atleti della Società Nuova atletica Sestu, attiva dal maggio 1992. Il Palazzetto dello Sport nella Cittadella Sportiva di SestuDuecento metri più avanti, si trova l’ingresso del Palazzetto dello Sport che viene utilizzato in modo polivalente, in quanto vengono praticate diverse discipline. Le discipline che vengono esercitate nella struttura in modo costante sono la pallavolo, l’atletica leggera, il calcio a cinque, e viene sovente utilizzato per manifestazioni straordinarie di altre discipline sportive. L’impianto è utilizzato sia per gli allenamenti e sia per le gare ufficiali, e dispone di servizi collaterali quali servizi igienici, spogliatoio, zona docce, locali per attrezzature. È dotato di gradinate capaci di ospitare 700-800 spettatori. La piscina Comunale nella Cittadella Sportiva di SestuUna cinquantina di metri più avanti, si trova l’ingresso della Piscina Comunale dotata di una vasca da 25 metri. recentemente ristrutturata nell’impianto di aerazione, nel rivestimento interno della vasca e nei servizi igienici e spogliatoi, viene gestita dall’Associazione Sportiva dilettantistica luna Socio Culturale. La piscina Comunale offre corsi di nuoto per adulti e bambini, corsi di acquagym e corsi per gestanti. Il Municipio di SestuEntrando in Sestu, eravamo arrivati a dove la via Monserrato termina, in corrispondenza del ponte sul rio Is Cannas, e si incrocia una strada che costeggia il torrente, e che verso sinistra prende il nome di via Scipione, e verso destra quello di corso Italia. Dal termine della via Monserrato, subito dopo aver preso verso sinistra la via Scipione, vediamo alla sinistra della strada il grande e moderno edificio che ospita la sede e gli uffici del Municipio di Sestu. Per quanto riguarda gli uffici del Municipio, un altro edificio situato in via Verdi ospita la Polizia locale. Ad angolo con la via Roma vediamo la piazza RinascitaDal termine della via Monserrato, prendiamo verso nord il ponte che ci fa passare sul rio Is Cannas. Passato il ponte, arriviamo a un incrocio con al centro una piccola rotonda, dalla quale la prima uscita fa prendere verso destra la via Piave, la seconda uscita fa procedere dritti in via Gorizia, e la terza uscita fa prendere verso sinistra la via Giulio Cesare. Presa quest'ultima strada, la seguiamo per una sessantina di metri, e troviamo sulla destra la via Roma, che si muove verso nord ovest. Tra la prosecuzione della via Giulio Cesare e la via Roma, si apre sulla sinistra la Piazza Rinascita che è una piccola piazza triangolare. Lungo la via Roma vediamo la piazza Primo MaggioProcedendo verso nord ovest con la via Roma, percorso un centinaio di metri si vede sulla sinistra il Vico I Roma. Tra questo vicolo e la prosecuzione della via Roma, sulla sinistra, si apre la Piazza Primo Maggio una grande piazza alberata con intorno pareti con bei graffiti, e con al centro un Grande albero di leccio, che nel 2006, ottemperando a quanto disposto dalla precedente legislazione in materia, il comune di Sestu aveva comunicato all’Ente Foreste della regione Sardegna come uno dei due alberi monumentali presenti nel territorio sestese. Il parco Comunale Efisio MarcisPercorsa una settantina di metri verso nord ovest lungo la via Roma, troviamo sulla destra la via Fiume, che seguiamo per una cinquantina di metri, e vediamo alla destra uno degli ingressi del parco Comunale di via Fiume, chiamato Parco Comunale Efisio Marcis in quanto intitolato dal 2011, in occasione del 150° anniversario dell’Unità dell’Italia, al patriota sestese Efisio Marcis. Nella città di Sestu sono numerose le aree verdi, e grande importanza riveste questo parco, sia per la sua collocazione al centro dell’abitato, che per le possibilità di svago e aggregazione che offre. Comprende un prato di oltre 5000 metri quadrati, e numerose sono le specie vegetali che caratterizzano la piantumazione, tra alberi, arbusti, siepi e rampicanti. Nel parco sono, inoltre, presenti oltre venti panchine e diversi giochi per bambini, tra i quali una giostra, un dondolo, due altalene e due scivoli. L’area è arricchita di due fontanelle in ghisa e due rastrelliere per biciclette. La casa di Tzia OfeliaMi sono fermato a Sestu nell’estate del 2006 per vedere La casa di Tzia Ofelia della quale avevo letto l’anno prima su l’Unione Sarda un articolo intitolato Salvata dalle ruspe l’ultima lolla. La lolla è un’antica abitazione nella quale l’edificio principale, costruito su uno o due piani, è realizzato con mattoni crudi, di fango, e solo per i pilastri sono utilizzati mattoni laterizi pieni. L’elemento architettonico caratteristico è il loggiato, chiamato appunto Sa lolla, dal quale si accede a tutte le stanze interne della casa. La copertura è realizzata con travi ed incanniciato di canne legate singolarmente con spago vegetale. Quella che vediamo a Sestu, chiamata appunto la casa di tzia Ofelia, antica abitazione padronale degli inizi del novecento di Ofelia Marras, è l’unica sopravvissuta nel paese. restaurata dal comune, a partire dal 2002, dopo anni di abbandono, attualmente è destinata a Museo e ad ospitare spettacoli e manifestazioni. Per recarci a visitarla, da dove avevamo preso la via Fiume, proseguiamo lungo la via Roma e, dopo una cinquantina di metri, arriviamo a vedere sulla sinistra la piazza Giovanni XXIII, dalla quale parte a sinistra la via della parrocchia, così chiamata perché su di essa si affaccia il retro della chiesa parrocchiale, in essa è presente il suo oratorio, ed è ospitata la sede parrocchiale. Noi visiteremo la chiesa più avanti, quando visiteremo la via repubblica, sulla quale si trova la sua facciata ed il suo ingresso principale. Prendendo verso sinistra la via della parrocchia, passiamo il retro della chiesa parrocchiale, e, dopo circa duecento metri, troviamo sulla destra della strada gli ingressi della casa di Tzia Ofelia, che si trova ad angolo tra la via della parrocchia e la via Giulio Cesare. Ad essa saremmo potuti arrivare anche dal termine della via Monserrato, passato verso nord il ponte sul rio Is Cannas, prendendo verso sinistra la via Giulio Cesare e percorrendola per poco meno di duecentocinquanta metri, per prendere poi a destra la via della parrocchia, sulla quale si trova subito a sinistra l’ingresso della casa La parrocchia di San Giorgio MartireProseguendo lungo la via Roma verso nord per una sessantina di metri dopo la piazza Giovanni XXIII, prendiamo verso sinistra la via repubblica, e, dopo poche decine di metri, vediamo, alla sinistra della strada, la facciata della chiesa di San Giorgio Martire La storica parrocchiale di Sestu. Viene considerata uno degli edifici più interessanti tra quelli tardogotici della Sardegna meridionale, per il fatto che si presenta omogenea nelle forme e in buono stato di conservazione. La parte centrale è stata edificata nella prima metà del sedicesimo secolo, mentre le cappelle sono state realizzate in diversi tempi tra il diciassettesimo ed il diciottesimo secolo. Nel complesso la chiesa non ha subito aggiunte o rimaneggiamenti tali da modificarne il carattere gotico ben definito, tutte le cappelle e la vecchia sagrestia, che si trova alla destra del presbiterio, denotano tecnica costruttiva e stile gotico, così pure gli ornati e le modanature. All’interno della chiesa si vede l’abside, di forma quadrata e coperta da volta stellare, più stretta e più bassa della navata, la quale è a sesto acuto percorso da sottarchi. A destra si aprono cinque cappelle mentre sulla sinistra se ne aprono solo quattro, per la presenza di un ingresso laterale in corrispondenza dell’ultima campata. Alcune delle cappelle hanno volte stellari, mentre le altre le hanno a crociera. L’altare maggiore con le balaustre, il pulpito ed il battistero sono in marmo policromo di fattura settecentesca. Esiste anche il precedente battistero, in marmo zuccherino, raffigurante San Giovanni che battezza Gesù. All’interno della chiesa sono presenti marmi policromi risalenti al diciottesimo secolo, e conserva la pietra miliare romana trovata nel paese con la scritta Ad sextum lapidem, oggetti d’arte sacra e un antico organo restaurato. All’esterno, la chiesa conserva intatti e completi sia la facciata che il campanile, sul quale si trova un orologio montato nel 1973, che è andato fuori uso dopo pochi anni, ed è stato ripristinato a cura dell’amministrazione Comunale nel 1998. La facciata è rettangolare, coronata da merli, ed al centro, sopra l’ingresso principale ad arco a sesto acuto ornato di pilastri, è presente un grande oculo privo di rosone, che attualmente è chiuso da una vetrata. Ai lati dell’oculo stavano due piccole monofore con arco a tutto sesto, che oggi sono però murate. Il 23 aprile, partendo da questa chiesa ed all’interno dell’abitato, si svolge la Festa di San Giorgio Martire, ossia si festeggia il Santo Patrono di Sestu, con cerimonie religiose ed eventi civili. La chiesa del Santissimo Salvatore o di San SalvatoreDa dove avevamo preso dalla via Roma, verso destra, la via Fiume, che, seguita per una cinquantina di metri, ci aveva portato ad uno degli ingressi del parco Comunale di via Fiume. Proseguendo per la via Fiume per poco più di centocinquanta metri, arriviamo a vedere sulla sinistra la via San Salvatore, e, proseguendo verso destra, arriviamo in una ventina di metri nella piazza San Salvatore, nella quale si affaccia la chiesa del Santissimo Salvatore. La chiesa del Santissimo Salvatore o di San Salvatore di notevole interesse artistico e storico, secondo la tradizione locale, sarebbe stata la prima ad essere edificata all’interno dell’abitato, ai primi del 1100, ma per la mancanza di documenti certi, il primato potrebbe essere appartenuto ad un’altra chiesa non più esistente. La chiesa di San Salvatore non viene citata da nessun autore di opere scritte sulla Sardegna, e neppure Vittorio Angius ne parla nel suo Dizionario scritto con la collaborazione di Goffredo casalis. La chiesa ha dimensioni modeste ed è planimetricamente assimilabile ad un rettangolo absidato, di dieci per quindici metri, ripartito in tre navate separate da arcate su grossi pilastri, con copertura a botte. Ha una facciata a capanna, caratterizzata da tre portali, di cui quello centrale a sesto acuto, e la facciata è sormontata da un campanile a vela. La piazza fra Ignazio da LaconiPresa verso nord ovest la via San Salvatore, dopo duecentocinquanta metri, questa strada si immette sulla via San Gemiliano, che si dirige verso nord. Seguita per trecentocinquanta metri, prendiamo verso destra la via San Simmaco, che fiancheggia un nuovo grande quartiere residenziale. La precorriamo per circa settantacinque metri, e, passando tra due stabili sulla sinistra della strada, raggiungiamo la grande Piazza fra Ignazio da Laconi al centro della quale, nel 2014, è stata inaugurata una grande statua di bronzo che raffigura Sant’Ignazio da Laconi. L’opera è stata finanziata da un comitato spontaneo costituito in gran parte dalle persone che portano il nome del Santo isolano. Il Cimitero Comunale di SestuPassato l’accesso alla piazza fra Ignazio da Laconi, proseguiamo lungo la via San Simmaco per altri settantacinque metri, e questa strada termina sul viale del Cimitero, un largo viale alberato a due corsie con al centro il passaggio pedonale. Preso queso Viale, lo seguiamo per più di duecento metri, ed il viale ci porta di fronte all’ingresso principale del Cimitero Comunale di Sestu. Visita dei dintorni di SestuVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Sestu non sono stati portati alla luce resti archeologici particolarmente significativi, se si esclude il villaggio nuragico di San Gemiliano, il primo villaggio prenuragico scoperto in Sardegna. La frazione Cantoniera di SestuDal Municipio di Sestu, prendiamo verso ovest la via Scipione, e, dopo duecentocinquanta metri, imbocchiamo verso destra la via Ottaviano Augusto, dopo una quarantina di metri imbocchiamo verso sinistra la via Giulio Cesare. La seguiamo per due chilometri e duecento metri ed arriviamo a una rotonda, alla quale prendiamo la terza uscita, che ci porta sulla ex SS131 verso sud, la seguiamo per trecentocinquanta metri, ed arriviamo alla frazione Cantoniera di Sestu (altezza metri 48, distanza 2.8 chilometri, non è noto in numero di abitanti), dove, alla sinistra della strada, si trova la casa cantoniera omonima che dà il nome alla frazione. La Ferruccio Podda Industria CaseariaProseguendo verso sud lungo la ex SS131 per due chilometri, arrivati al chilometro 7.75 di questa strada statale, si vede, alla sinistra della strada, l’ingresso dello stabilimento della Ferruccio Podda Industria Casearia. La Ferruccio Podda ha fatto tesoro della tradizione casearia sarda e dei suoi segreti, fondendola con le più moderne tecnologie produttive, ponendosi sempre il medesimo obiettivo, quello di garantire la qualità della propria produzione, dal latte allo yogurt, dalla mozzarella ai pecorini. Con oltre 18 milioni di litri di latte lavorato ogni anno, proveniente esclusivamente da allevamenti situati in Sardegna, la sua attività spazia in tutti e quattro i tipi di latte, di pecora, di vacca, di capra e di bufala, con prodotti genuini che vanno dal latte alimentare fino ai latticini e ai formaggi stagionati e molli. Dal 2012 la Ferruccio Podda è entrata a far parte del gruppo Granarolo, il maggiore operatore agroindustriale a capitale italiano. |
La frazione San GemilianoDal Municipio di Sestu, prendiamo verso ovest la via Scipione, e, dopo duecentocinquanta metri, imbocchiamo verso destra la via Ottaviano Augusto, dopo una quarantina di metri imbocchiamo verso sinistra la via Giulio Cesare. La seguiamo per due chilometri e duecento metri ed arriviamo a una rotonda, alla quale prendiamo la seconda uscita, dopo centotrenta metri usiamo la corsia di destra per prendere lo svincolo per Sassari ed Oristano, e, dopo Trecentocinquata metri, imbocchiamo la SS131 di Carlo Felice, che si dirige verso nord con il nome di E25. Dopo due chilometri e quattrocento metri, passato il cartello indicatore del chilometro 13, usciamo nel controviale sulla destra, e, dopo seicentocinquanta metri, prendiamo lo svincolo verso destra, che, in duecentocinquanta metri, ci porta a un incrocio dove prediamo la strada verso destra. Seguita per poco più di un chilometro e mezzo, questa strada ci porta alla frazione San Gemiliano (altezza non definita, distanza 7.9 chilometri, non è noto in numero di abitanti), nella quale si trova il parco di San Gemiliano. Il Santuario di San Gemiliano VescovoAll’interno del parco è presente il Santuario di San Gemiliano Vescovo caratterizzato dall’armonia delle sue semplici strutture, edificata sul luogo del martirio di Santu Milanu, tradotto erroneamente come Santo Milano, che è stato probabilmente il secondo Vescovo di Cagliari, ucciso nel 125 dopo Cristo sotto Adriano. Edificato in cantoni di arenaria tufacea, apparteneva al villaggio scomparso di Sussua, e viene menzionato alla voce Sesto in un vecchio registro della mensa arcivescovile risalente al 1365. Si ritiene però che la costruzione del Santuario sia decisamente anteriore questa data, lo stile architettonico infatti fa pensare alla seconda metà del tredicesimo secolo. Dalle tecniche edilizie, la chiesa è inquadrabile nel genere del romanico francese, importato in Sardegna dei monaci Vittorini di Marsiglia, ma questa chiesa si differenzia dalle altre simili edificate nel meridione dell’Isola, quali ad esempio San Platano a Villaspeciosa e Santa Maria di Sibìola in territorio di Serdiana, per l’inversione dei rapporti di larghezza delle navate e di ampiezza delle rispettive absidi. Infatti in questa chiesa maggiore è la navata settentrionale, mentre nelle altre Chiese vittorine, più ampia è la navata meridionale. Il vivace gusto dell’ornato, fa ritenere che ad edificarla siano state maestranze arabe. Nel diciassettesimo secolo, al corpo principale viene aggiunto un portico a giorno, diviso in tre navate, sul fianco sinistro vengono realizzati la sacrestia e l’alloggio per il Guardiano. Nel diciottesimo secolo alla chiesa è annessa un’azienda amministrata da ecclesiastici, che comprende bestiame bovino, ovino e caprino, nonche vaste estensioni di terre, sia coltivate a cereali che incolte, per il pascolo del bestiame. Patrimonio che scompare nel 1866, a seguito della legge sulla soppressione degli Ordini religiosi. La chiesa è caratterizzata da una facciata quasi quadrata, con due portali architravati, sormontata da un campanile a vela. La pianta dell’edificio è costituita da un’aula rettangolare composta da due navate divise da archi poggianti su pilastri, coperte da volte a botte impostate da archi trasversali, munite di separati ingressi. L’edificio del Santuario si trova all’interno di un recinto in cui si trovano stuoie, ripari fatti di canne, frasche e materiali di vario genere, luogo dove trovano soggiorno i fedeli che arrivano qui nei giorni di festa. Vicino al recinto è stato di recente costruito un porticato che viene suddiviso tramite canne e stuoie in vari alloggi chiamati Lollas. La chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alla statua di San Gemiliano conservata nella chiesa parrocchiale, che viene qui portata in occasione delle sue feste. La terza domenica di maggio, allo scopo di benedire i futuri raccolti estivi, ha luogo la Sagra di San Gemiliano, evento di enorme valore folcloristico e culturale, che attira visitatori da tutta la Sardegna. alla vigilia il simulacro è portato dalla chiesa parrocchiale di San Giorgio Martire, alla sua chiesa campestre, ed all’arrivo viene celebrato il vespro. Il giorno solenne, la messa viene celebrata a metà mattina, in serata la processione, ed il rientro del Santo a Sestu. La prima domenica di settembre si svolge Sa Festa Manna, la Festa grande di San Gemiliano, che è la Festa di ringraziamento al Santo. Il venerdì sera parte la processione dalla chiesa parrocchiale di San Giorgio Martire. Sabato si svolgono varie celebrazioni, e la funzione del vespro. La domenica la processione intorno al Santuario, ed, a seguire, la messa solenne. Il rientro del Santo a Sestu avviene il lunedì sera, mentre il martedì, il Santo attraversa in processione le vie del paese. Il villaggio nuragico di San GemilianoIn posizione aperta e dominante nel 1903 stato scoperto dall’archeologo Edoardo Mannai il Villaggio nuragico di San Gemiliano il primo villaggio prenuragico scoperto in Sardegna, occupante parte del dorso del piccolo altopiano che precede la chiesa. La scelta del luogo sopraelevato, circoscritto e vigilato, agevolava l’agricoltura e l’allevamento del bestiame, preservava dalla maggiore umidità e dagli acquitrini nella stagione invernale e, per via dei venti spesso forti, faceva sì che gli stanziamenti godessero di una ventilazione gradevole durante l’estate. Sono stati rinvenuti i resti di circa sessanta capanne, più spesso isolate, e disposte irregolarmente senza un preciso criterio urbanistico, delle quali è stata ritrovata la base in pietra, e che si pensa fossero fatte di frasche e pali. Dovevano essere abitate da genti dedite anche alla pesca e alla raccolta di molluschi. Sono stati ritrovati resti di cibo, ed oggetti in pietra, tra i quali è preponderante l’ossidiana sulla selce, sulla roccia porfirica ed altre pietre dure. I numerosi oggetti raccolti formano una ricca serie di armi e di altri utensili, sono presenti le cuspidi freccia e di zagaglia, i raschiatoi, i bulini, le lame. Assai numerosi sono, inoltre, i frammenti fittili rinvenuti nell’area del villaggio, testimonianza di una fiorente industria ceramica legata ad una progredita tecnica vasaria, e ad un raffinato gusto estetico e stilistico. Tuttavia, accanto agli esemplari della migliore produzione, al livello del perfezionamento tecnico ottenuto, si ha tutta un’altra classe di ceramiche meno fini e più comuni, unitamente ad altre più grossolane e rozze. Queste ceramiche non rivelano l’uso del tornio, ma sono fatte a mano con un rudimentale piatto da vasaio e lo si rileva dalle asimmetrie e dalle varie imperfezioni della fattura. I manufatti descritti risalirebbero al Neolitico recente e a tempi della prima età dei metalli, e sarebbero riconducibili alla così detta Cultura di San Michele di Ozieri, risalente secondo la cronologia calibrata tra il 4000 ed il 3200 avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il 3200 ed il 2800 avanti Cristo. I resti, studiati da Giovanni Lilliu, si trovano oggi nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, e, nel 1958, un approfondito studio sul villaggio è stato compiuto da Enrico Atzeni dell’Università di Cagliari. La prossima tappa del nostro viaggioVedremo ora i comuni del Campidano di Cagliari a nord est rispetto all’abitato di Cagliari. Nella prossima tappa del nostro viaggio, riprenderemo la visita del Campidano di Cagliari recandoci da Cagliari a Monserrato che vedremo con il suo centro ed i suoi dintorni con la chiesa campestre di San Lorenzo. |