Silanus con nei dintorni il Nuraghe Corbos con i suoi betili ed il Nuraghe e la chiesa di Santa Sabina
In questa tappa del nostro viaggio, ci recheremo a visitare il paese chiamato Silanus con le sue diverse Chiese, e con nei dintorni il Nuraghe Corbos con i betili provenienti dalla Tomba di giganti di Sa Pedra longa, ed il Nuraghe e la chiesa di Santa Sabina. La regione storica del MarghineIl Marghine (pronuncia Màrghine) prende il nome dalla omonima catena montuosa, non molto estesa ed idealmente collegata alla vicina catena del Goceano, dalla quale nascono molti fiumi tra i quali il Tirso. Il Marghine è un grande altopiano formato da colate laviche post Mioceniche ad opera dei vulcani del Montiferru. I comuni del Marghine sono: Birori, Bolotana, Borore, Bortigali, Dualchi, lei, Macomer, Noragugume e Silanus. Il Marghine presenta un paesaggio variegato, che conserva un patrimonio ambientale eccezionale. Nel Marghine e nella vicina Planargia vive, ad esempio, il grifone, in una delle ultime colonie presenti nel bacino del Mediterraneo. Una piccola parte settentrionale del Marghine si trova nella Provincia di Sassari, mentre la parte meridionale appartiene alla Provincia di Nuoro. In viaggio verso SilanusIn una precedente ultima tappa del nostro viaggio avevamo visitato Bortigali, paese dal quale usciamo verso sud sulla SS129 Trasversale Sarda in direzione di Nuoro, percorsi ancora poco meno di cinque chilometri, prendiamo l’uscita verso Silanus, dalla quale svoltiamo a sinistra, seguiamo la parallela alla strada statale Ed imbocchiamo verso destra la via Gesuino Carai, che ci porta, dopo sette o ottocento metri, all’interno dell’abitato di Silanus. Dal Municipio di Bortigali a quello di Silanus si percorrono 8 chilometri. Potevamo arrivarci anche uscendo da Bortigali in direzione est con la via Vittorio Emanuele III, che è una strada locale molto meno comoda, e che ci porta anch’essa all’interno di Silanus, e ci permette di arrivare in centro attraverso la via Stazione. In questo caso, dal Municipio di Bortigali a quello di Silanus si percorrono solo 5 chilometri. Visita del comune chiamato SilanusIl comune chiamato Silanus (nome in lingua Silanos, altezza metri 432 sul livello del mare, abitanti 2.005 al 31 dicembre 2021) è un centro pastorale situato nella parte centro occidentale della Provincia di Nuoro, sui monti della catena del Marghine. I collegamenti ferroviari sono assicurati dalla linea Nuoro-Macomer, che ha uno scalo sul posto. Silanus si posiziona al centro di una zona che ha visto nel tempo anche la presenza di attività minerarie, che sono state rese possibili dalla presenza del monte Arbo, alto 697 metri, l’unica montagna calcarea della zona, che sovrasta l’abitato e che è stata sfruttata fin dal periodo medioevale per produrre la calce. Gli abitanti sono concentrati quasi tutti nel capoluogo Comunale, e solo pochissimi si distribuiscono in case sparse. Il territorio, ricco di querce sempre verdi, ha un profilo irregolare con variazioni altimetriche molto accentuate, che vanno da un minimo di 151 a un massimo di 1.118 metri sul livello del mare. Il paese è stato studiato da scienziati di tutto il mondo per la particolare longevità della sua popolazione, dato che in esso è straordinaria la concentrazione di ultracentenari di entrambi i sessi. Nel 2004 viene citato sul National Geographic in quanto, in quel periodo, vi risiedevano ben 7 centenari, fra i quali due fratelli entrambi di 103 anni,su una popolazione complessiva di 2.300 abitanti. Origine del nomeIl nome è attestato fino dal 1341, nelle forme Salanos e Silanos. L’origine del nome è riconducibile al termine latino Silanus, che possiede diversi significati, sia come nome personale latino, sia come sostantivo dal significato di mascherone di fontana, zampillo, condotto d’acqua; e secondo la tradizione si potrebbe riferire alla maschera di una fontana, da cui fluiva perennemente l’acqua. Il nome potrebbe, comunque, anche essere ricondotto allo strato linguistico preromano. La sua economiaSilanus ha un’economia basata sulle tradizionali attività agricole e zootecniche, affiancate da un crescente sviluppo industriale. L’agricoltura, il principale settore dell’economia locale, è specializzata nella coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, ulivi e alberi da frutta. Si pratica anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Il settore industriale, di discrete dimensioni, è costituito da un piccolo numero di aziende che operano nei comparti dell’estrazione della calce dal vicino monte Arbo, nei comparti alimentare ed edile. Interessante è l’artigianato, in particolare quello specializzato nella confezione di tappeti, mentre modesta è anche la presenza del terziario. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Non figura tra le mete di particolare richiamo turistico, ma offre a quanti vi si rechino la possibilità di effettuare delle piacevoli escursioni e di visitare i suoi siti archeologici. Brevi cenni storiciIl territorio di Silanus viene abitato fino dall’età preistorica, abitato da comunità neolitiche della Cultura di Ozieri, come dimostrano i numerosi ritrovamenti archeologici, tra cui il complesso di Santa Sabina, costituito da un Nuraghe, un pozzo sacro e una Tomba di giganti la Tomba di giganti di Pedra Pinta; i betili nuragici di San Lorenzo, e i Nuraghi Corbos, S’Ulivera e Madrone. In epoca romana, nell’area dove sorge oggi il moderno abitato, vi è un’antica città situata probabilmente nei pressi della cava di calce dove, secondo una tradizione, avrebbero lavorato anche alcuni Cristiani condannati ai lavori forzati. Nello stesso sito nel dodicesimo secolo, in epoca medievale, viene edificata la chiesa di San Lorenzo ad opera dei Cistercensi che avevano edificato l’Abbazia di Cabuabbas a Sindia. Il borgo entra a far parte del Giudicato di Torres o del Logudoro, nella curatoria del Marghine. Nel 1478, in seguito alla battaglia di Macomer, diviene possedimento aragonese. Nel diciottesimo secolo passa ai Savoia, che la cedono in feudo alla famiglia dei Pimentel. Del comune di Silanus nel 1927, dopo la creazione della Provincia di Nuoro, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro. La forte identità linguistica della sua popolazione è evidente nella parlata locale, che è tipicamente logudorese, ma caratterizzata da una singolare intonazione fonetica. Le principali feste e sagre che si svolgono a SilanusA Silanus sono attivi il Gruppo Folk Silanus, l’Associazione Culturale Folk Tradissiones Populares di Silanus, il Gruppo Folk Tenore de Silanus, nelle cui esibizioni è possibile ammirare il costume tradizionale di Silanus. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Silanus si segnalano la Festa del Patrono, Sant’Antonio Abate, il 17 gennaio con l’accensione del falò la sera precedente; l’8 maggio i festeggiamenti in onore di Sant’Isidoro, il Santo protettore dei contadini, nella piazza Itria; il 10 agosto la Festa in onore di San Lorenzo; il terzo lunedì di settembre la Festa di Santa Sabina; la Rassegna di Arti e Tradizioni Popolari Sarde, che si svolge anch’essa a settembre. Visita del centro di SilanusL’abitato, interessato da forte espansione edilizia, sovrastato dal monte Arbo, conserva, nel centro storico, le antiche case con le caratteristiche balconate lignee. Il suo andamento altimetrico è quello tipico collinare. Il Cimitero di SilanusDopo essere usciti dalla SS129 Trasversale Sarda, alla prima uscita in direzione di Silanus, dalla quale svoltiamo a sinistra, passiamo sotto la statale, e prendiamo la prima a sinistra, parallela alla strada statale, dopo Duecentotrenta metri imbocchiamo verso destra la via Gesuino Carai. A duecentocinquanta metri dal cartello segnaletico che indica l’ingresso all’abitato, la strada assume il nome di via Stazione, e, dopo altri duecentocinquanta metri, vediamo alla sinistra della strada l’ingresso del Cimitero di Silanus. La Stazione ferroviaria di SilanusIn via Stazione, dove alla sinistra si trova l’ingresso del Cimitero di Silanus, prendiamo invece la strada sulla destra, che è l’via lazio, e che, dopo cento metri, incrocia via delle Rimembranze, che prendiamo verso destra e che ci porta di fronte alla Stazione ferroviaria di Silanus, della linea ferroviaria che collega Macomer con Nuoro, e che è situata a sud dell’abitato. Il fabbricato viaggiatori e il deposito merci con tettoia sul piano caricatore, sono simili per l’architettura delle stazioni del periodo fascista degli anni trenta, come quelli della stazione di Bortigali, ma a differenza di questi ultimi si presentano in modeste condizioni di conservazione e alquanto insudiciati e danneggiati esteriormente dai vandali. L’attività ferroviaria è sostituite dalle autolinee delle Ferrovie di Sardegna. La chiesa di Sa Itiri ossia di Nostra Signora d’ItriaTornati sulla via Stazione, la seguiamo verso nord per quattrocentocinquanta metri, poi svoltiamo a destra in via Ciro Menotti e subito a destra in Vico Stazione, che, in duecento metri, ci porta nella grande e bella piazza Itria, sulla quale si affaccia la chiesa di Sa Itiri ossia di Nostra Signora d’Itria. Edificata nel diciassettesimo secolo, presenta un impianto a croce latina, con volta a botte e archi a tutto sesto, e con il transetto delimitato da due arcate a tutto sesto. Sull’altare è posizionata la statua della Vergine col Bambino con a fianco due fedeli turchi, in legno policromo, sormontato da un baldacchino. Conserva anche la statua lignea di Sant’Isidoro, ed in fondo al transetto sono situate due nicchie racchiuse da due colonne spigate, contenenti le statue di Sant’Antonio da Padova e Sant’Agostino. All’esterno la facciata della chiesa è scandita da un cornicione sovrastato da un timpano curvilineo. Sul lato sinistro si trova un campanile a vela in due ordini di cornici. Il portale di ingresso è racchiuso da due lesene scanalate che sorreggono un architrave, con sopra una finestra incorniciata. Il nome d’Itria è la contrazione di Odigitria, parola che significa Mostra la Via. Veniva così chiamato il tempio che si trovava a Costantinopoli, eretto per custodire ed onorare un quadro che raffigurava la Madonna. Non si sa come la venerazione della Madonna d’Itria sia giunta in Italia, ma si ritiene che il suo culto possa essere legato a un quadro della Vergine dipinto da San Luca Evangelista. Il culto della Vergine d’Itria a Portoscuso sembra risalire al periodo dell’attività della tonnara, ed è attestato fino dal 1630, ed il sito attuale nel quale sorge la chiesa dovrebbe corrispondere a quello, dove, nel 1655, il marchese Vivaldi Pasqua fece costruire una piccola chiesa col medesimo titolo. Il quadro raffigurante la Madonna d’Itria, secondo una tradizione popolare, era stato portato nella chiesa dove, durante un’incursione saracena, venne colpito da alcuni proietili. Dopo molti anni, il proprietario della tonnara lo portò a Genova per farlo restaurare, ma da dove il quadro non fece più ritorno a Portoscuso, ed in sua sostituzione, vi venne portato il simulacro che riproduceva la Santa. |
A Silanus l’8 maggio si tengono i Festeggiamenti in onore di Sant’Isidoro, il Santo protettore dei contadini. Le celebrazioni religiose si svolgono nella chiesa di Nostra Signora d’Itria, ed al termine della funzione religiosa lungo le vie del centro storico si snoda la processione con il simulacro del Santo, che viene portato dal carro dell’associazione Santu Sidore trainato dai maestosi buoi di razza modicana. alla cerimonia, dalle origini antiche, è prevista la presenza delle Confraternite, dei cavalieri e dei rappresentanti delle associazioni provenienti da diversi paesi della Sardegna con i loro carri e i loro buoi. La chiesa parrocchiale di Sant’Antoni de su Fogu o Cresia Mazore, ossia chiesa di Sant’Antonio AbateTornati sulla via Stazione, la seguiamo per centotrenta metri, dove la strada termina sul corso Vittorio Emanuele, che prendiamo verso destra, ossia verso est. Lo seguiamo per circa duecentocinquanta metri, e vediamo alla sinistra della strada la piazza che ospita la chiesa di Sant’Antonio Abate chiamata anche Sant’Antoni de su Fogu o Cresia Mazore che è la chiesa parrocchiale di Silanus. Edificata nel diciottesimo secolo su una chiesa precedente, presenta un impianto a croce latina, ha una sola navata con volta a botte e tre cappelle laterali per lato, alcune munite di quadri del settecento e nicchie contenenti statue lignee, e del battistero. Il transetto, anch’esso voltato a botte, è delimitato da un arco a tutto sesto. Sul lato sinistro della navata centrale, in prossimità del transetto, è disposto il pulpito del 1901, decorato con un bassorilievo raffigurante Sant’Antonio Abate con alcuni animali. A gennaio si svolge la Festa in onore di Sant’Antonio Abate, patrono di Silanus, e la sera precedente si rinnova il rito del falò, un enorme fuoco allestito nella piazza antistante la chiesa, dinanzi ai numerosi fedeli. Il Municipio di SilanusLungo il corso Vittorio Emanuele, prima di arrivare alla piazza della chiesa parrocchiale, ad angolo con essa, si trova l’edificio che ospita il Museo di Silanus, oltre che la Biblioteca Comunale. Affacciato sulla strada che si sviluppa dalla piazza lungo la fiancata sinistra della chiesa parrocchiale, in via Municipio, al civico numero 1, si trova l’edificio che ospita la sede e gli uffici del Municipio di Silanus. La chiesa di Santa Rughe ossia della Santa CroceDalla piazza davanti alla chiesa parrocchiale, all’altro lato del corso Vittorio Emanuele, si affaccia la chiesa di Santa Rughe ossia di Santa Croce. Edificata nel diciassettesimo secolo, è costituita da una sola navata con volta a botte, e dotata di contrafforti esterni. Il presbiterio con volta a botte è delimitato da un arco sostenuto da pilastri in pietra con basamento e capitello lavorati. Sul fondo della chiesa sono presenti due nicchie contenenti le statue lignee del diciottesimo secolo che rappresentano l’Angelo dell’Annunciazione, San Giovanni Battista e la Madonna Addolorata. Nel presbiterio si trova un altare ligneo del diciassettesimo secolo dorato e policromato, comprendente una nicchia inquadrata in quattro colonne, nella quale si trova il dipinto del Cristo e la statua lignea dell’Ecce Homo, in legno policromato del diciottesimo secolo. Sull’altare è appoggiata una cassa policroma in cui si trova la statua lignea del diciassettesimo secolo del Cristo deposto. Sulla facciata, sormontaa dal campanile a vela, due cornici in pietra lavorata sottolineano gli spioventi del tetto. Il portale è costituito da due semi colonne in pietra con capitelli lavorati. La chiesa di Sa Maddalena ossia di Santa Maria MaddalenaDi fronte alla facciata della chiesa della Santa Croce, parte la via Angioy, la seguiamo per settanta metri, poi prendiamo a sinistra la via Dante Alighieri, la seguiamo per una cinquantina di metri e troviamo, alla sinistra, la facciata della chiesa di Sa Maddalena ossia di Santa Maria Maddalena. Edificata nel sedicesimo secolo in stile gotico catalano, è costituita da una sola navata con tre archi a sesto acuto, e da un’abside con volta a crociera. Nell’abside, fino agli anni ’60 dels ecolo scorso, troneggiava un bellissimo altare ligneo seicentesco. La volta è sostenuta da costole in pietra, poggianti su peducci scolpiti, con la chiave di volta in cotto che riporta la data di costruzione 1582. Il frontone con timpano è contenuto tra due contrafforti sagomati, il portale è racchiuso da due semi colonne in pietra con motivi catalani, e sopra il portone c’è una finestra incorniciata. Sul lato sinistro della facciata si trova il campanile a vela. La chiesa campestre di Santu larettu ossia di San LorenzoDalla piazza della chiesa parrocchiale, torniamo indietro lungo il corso Vittorio Emanuele per circa centocinquanta metri, poi prendiamo a destra la via San Lorenzo, che, in duecento metri, ci porta a nord ovest dell’abitato, alla chiesa campestre di Santu larretu ossia chiesa di San Lorenzo situata alle falde del monte Arbo e circondata da un piccolo cortile. È stata edificata in stile romanico borgognone nel 1150, probabilmente dei Frati Cistercensi dell’Abbazia di Santa Maria di Corte di Sindia, della quale costituiva una dipendenza. La chiesa è ad aula unica, con copertura lignea, ed è interamente realizzata in scura pietra vulcanica. Una serie di monofore e una luce cruciforme nel frontone lasciano penetrare la luce nell’aula. All’interno sono ancora visibili i resti di interessanti affreschi del Trecento, nei quali, tra immagini di altri Santi, campeggia una figura di San Cristoforo. La facciata, conclusa da campanile a vela a doppia campana, ha portale architravato sormontato da un arco di scarico a sesto acuto, ed a metà dello specchio corre una cornice orizzontale sotto cui si trovano sette archetti su peducci variamente lavorati, che continuano nei fianchi e nell’abside. Presso questa chiesa campestre, il 10 agosto di ogni anno, si svolge la Festa in onore di San Lorenzo, istituita negli anni ’50 del novecento per creare un’occasione di svago ai tanti emigrati che nel periodo estivo facevano rientro in paese per le vacanze. La Festa è caratterizzata da vespri solenni, Cantadores in Limba, e processione nelle vie del paese con le antiche Confraternite. Nel giardinetto antistante la chiesa, sono stati sistemati Cinque bètili alcuni dei quali caratterizzati da evidenti connotazioni sessuali sia maschili che femminili. Provengono dalla Tomba di giganti di Sa Pedra longa, presso il Nuraghe Corbos. Lì si trovavano ancora altri sette bètili, che fortunatamente sono stati lasciati sul posto. Il Campo da Calcio di SilanusDove la via stazione ci ha portato sul corso Vittorio Emanuele, invice di prenderlo verso destra in direzione della chiesa parrocchiale, lo prendiamo verso sinistra, dopo una quarantina di metri prendiamo la prima a sinistra che è la via Belluno, e poi la seconda a destra che è la via Alessandro Volta. La seguiamo per circa quattrocento metri, ed arriviamo al Campo da Calcio di Silanus. Visita dei dintorni di SilanusVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Silanus, sono stati portati alla luce i resti del pozzo sacro Cherchizzo; delle Tombe di giganti Bolude, Corbos, lucutei, Murartu, Pedra Pinta, Pedras Doladas I, Pedras Doladas II, Pedras Doladas III, Sa Mura Ruja, S’Abbaia, Santa Sarbana I, Santa Sarbana II, Tutturighe, Zanchia, Zoddoro; dei Protonuraghi Mura S’Inzamo, Muros Cunculos, Ortu, Sa Itria, Sa Mura e S’Ulimu, S’Eligogu, Sorighes, Tutturighe; dei Nuraghi semplici Adu Marapiga, Contonale, Corbos, Malacorru, Murartu, Muros Rujos, Ruju, Sa Maddalena, Sa Menta, Santa Sarbana, Santi Dorzi Oinu, Santu Marcu, S’Aspru, S’Ispiddosu, Sorene, su Furrighesu; dei Nuraghi complessi Orolio chiamato anche Madrone, Orreddo, Sa Turra; ed anche dei Nuraghi Ordari, Pedru Pedru, Santu Portolu I, Santu Portolu II, Sos Passiale, tutti di tipologia indefinita. Le cave del monte ArboDal Municipio di Silanus, prendiamo verso sud ovest il corso Vittorio Emanuele, dopo circa centocinquanta metri prendiamo a destra la via San Lorenzo, che porta alla chiesa campestre omonima. Perrcorsi poco più di cinquecento metri, vediamo sullo sfondo il Monte Arbo alto 697 metri, l’unica montagna calcarea della zona, che sovrasta l’abitato. Sfruttata già in epoca romana, vi era una cava di calce dove, secondo una tradizione, avrebbero lavorato anche alcuni Cristiani condannati ai lavori forzati. La cava è stata, in seguito, sfruttata dal periodo medioevale per produrre la calce. della cava, abbandonata dagli anni ’90 del novecento, presto verrà dato il via al ripristino ambientale, stanno infatti per decollare i lavori, finanziati dalla regione, per la bonifica e il recupero dell’area, deturpata dagli interventi di estrazione. I resti del Nuraghe Oriolo chiamato anche MadroneDa Silanus prendiamo il corso Vittorio Emanuele verso est, che esce dall’abitato con la vecchia strada in direzione di lei. Circa un chilometro prima di immetterci sulla SS129, un cartello indica su una collinetta alla sinistra della strada il Nuraghe Oriolo, chiamato anche Nuraghe Madrone. È un Nuraghe complesso, edificato a 419 metri di altezza con blocchi di granito. Era un Nuraghe quadrilobato, quindi con quattro torri aggiunte a quella centrale, ed un piccolo cortile interno. La torre centrale, a pianta circolare, è preservata in buone condizioni, con una altezza residua di undici metri e mezzo. Dal corridoio d’ingresso, con sulla destra una celletta, si entra nella stanza al piano terra, con la copertura a tholos ben conservata, che presenta tre nicchie disposte a croce. Nel corridoio si trova, sulla sinistra, una scala ricavata nel muro, che porta alla stanza al piano superiore. Anche questa ha la copertura a tholos ben conservata, ed è dotata di due cellette e di una finestra, cosa molto rara nei Nuraghi. Nella camera sul primo piano si trova un ingresso a un vano scala che porta in senso antiorario a una stanza sopra l’entrata. Alcuni resti portano a ritenere che, intorno al Nuraghe, fosse presente un villaggio nuragico. Il complesso è rimasto in uso anche in epoca romana. Il complesso nuragico di Santa Sarbana con il Nuraghe, due Tombe di giganti ed un pozzo sacroDal centro di Silanus prendiamo la SS129 verso ovest, in direzione di Bortigali. All’altezza del chilometro 85.5 della strada statale, vediamo sul lato sinistra della strada il Complesso nuragico di Santa Sarbana o Santa Sabina si trova a meno di cinquanta metri dall’omonima chiesa bizantina. È costituito dai resti di un Nuraghe intorno al quale si trovano i resti di un villaggio nuragico, due Tombe di giganti posizionate a circa trecento metri di distanza ad est, ed il pozzo sacro di Cherchizzu che si trova quattrocento metri a nord. I resti del Nuraghe di Santa SarbanaIl Nuraghe di Santa Sarbana ossia di Santa Sabina, è un Nuraghe semplice, monotorre, costruito a 391 metri di altezza con blocchi di basalto squadrati, tutti di uguali dimensioni. La torre ha un’altezza residua di otto metri e mezzo. Il corridoio d’ingresso ha, sulla sinistra, il vano scala che portava al piano superiore, e a destra una piccola cella. Dal corridoio si accede alla camera del pianoterra, rotonda, con copertura a tholos rimasta intatta, e presenta tre piccole celle di forma allungata. Intorno al Nuraghe si trovano i resti di un villaggio nuragico, e a sud ovest la chiesa medioevale di Santa Sabina, che descriveremo più avanti. Nelle vicinanze del Nuraghe si trovano anche due Tomba di giganti, ed un pozzo sacro. I resti delle due Tombe di giganti di Santa SarbanaA duecento metri di distanza dal Nuraghe di Santa Sarbana, verso est, si trovano i resti della Tomba di giganti Santa Sarbana I edificata a 377 metri di altezza. Si tratta di una Tomba di giganti di struttura Dolmenica con stele. Non è rilevabile nel perimetro esterno a causa del suo pessimo stato di conservazione. Del monumento, in gran parte demolito, è comunque leggibile il profilo della pianta, compresa parte dell’esedra, e soprattutto il corridoio delimitato da lastroni ortostatici. Nell’ingresso sono presenti gli stipiti con una lastra pavimentale mentre nella lastra di fondo del corridoio sono rilevabili alcune coppelle di cui una ben rifinita. Appartiene probabilmente a questa tomba, un frammento di stele centinata, alto 46 centimerti, largo un metri e venticinque, dotato di cornice in rilievo larga 12 centimetri a sinistra e 15 a destra, che è stato reimpiegato nella pavimentazione della vicina chiesa di Santa Sabina. Una ventina di metri più a sud rispetto alla Tomba di giganti di Santa Sarbana I, si trovano i resti della Tomba di giganti Santa Sarbana II edificata a 376 metri di altezza. La tomba è stata in parte demolita con l’asportazione di tutti i conci lavorati che rivestivano la camera funeraria, tuttavia, malgrado il pessimo stato di conservazione, è possibile leggere sul terreno lo schema planimetrico consueto al tipo tombale. Ossia il corpo rettangolare absidato nella parte posteriore, l’esedra semicircolare nella fronte, e la cella funeraria rettangolare. Il corpo della tomba, al quale manca di fatto la fiancata sinistra con la relativa ala dell’emiciclo, misura circa tredici metri dall’ingresso all’abside. Non vi è alcuna traccia della stele centinata, anche se probabilmente questo tipo di tomba, che si è ipotizzato a struttura isodoma, non doveva prevedere tale elemento simbolico. Appartengono a questa seconda tomba le pietre lavorate di varia forma e con incavi di manovra che sono state riutilizzate nella vicina chiesa di Santa Sabina. I resti del pozzo sacro CherchizzoA quattrocento metri di distanza dal Nuraghe, verso nord, si trova il pozzo sacro Cherchizzo chiamato anche Su laccheddu de S’Abbasantera. Il monumento è stato portato alla luce nel 1881, successivamente è stato interrato fino al 1982, data dell’inizio dello scavo condotto dalla Soprintendenza archeologica di Sassari. Il pozzo, di modeste dimensioni, presenta la scala e la camera ipogeica, mentre non vi sono tracce del vestibolo. Il vano scala ha una lunghezza di cinque metri, ed è delimitato da pareti aggettanti che reggono sei architravi del soffitto gradonato, che oggi si conserva solo in parte. La camera conserva ancora la copertura a tholos. La chiesa medioevale di Santa SabinaVicino al Nuraghe, a meno di cinquanta metri a sud ovest rispetto ad esso, si trova la chiesa medioevale di Santa Sabina edificata in epoca bizantina, agli inizi dell’anno mille secondo lo stile romanico, sopra un pozzo sacro di cui richiama la pianta. chiesa unica nel suo genere, presenta uno strano miscuglio di antichi stili architettonici, costituisce uno degli episodi più significativi dell’isola di arcaismo altomedioevale, attestando il permanere della tradizione bizantina. L’impianto, a tre vani absidati con cupola al centro, richiama, infatti, lo schema tardo romano, ripreso poi dall’architettura bizantina, delle Cellae Trichorae. All’interno, conserva un frammento della stele centinata della Tomba di giganti di Santa Sarbana I, che è stata utilizzata come lastra del pavimento, e ci sono anche urne funerarie e parte di un sarcofago romani. E per la sua realizzazione sono state utilizzate pietre lavorate di varia forma e con incavi di manovra, che appartenenevano alla Tomba di giganti di Santa Sarbana II. Vicino alla chiesa si trovano le Cumbessias di Santa Sabina, ossia i ricoveri sviluppatesi intorno ad essa che servono da soggiorno ai pellegrini che vi si recano per la novena. Infatti, presso questa chiesa, la terza settimana di settembre, si svolge la novena e la Festa di Santa Sabina, che vede i fedeli radunarsi nelle Cumbessias davanti alla chiesa, con cerimonie religiose e la domenica spettacoli folkloristici. La chiesa campestre di Santu Portolu o San Bartolomeo e della Vergine delle GrazieDal centro di Silanus prendiamo la SS129 verso est, in direzione di lei e Bolotana. All’altezza del chilometro 83.7 della strada statale, prendiamo a destra una strada che seguiamo per quattrocento metri, poi prendiamo a sinistra la strada che ci porta alla chiesa campestre di Santu Portolu dedicato a San Bartolomeo, ed anche alla Vergine delle Grazie che si trova a sud est dell’abitato di Silanus. Si tratta di una chiesa campestre la cui costruzione risale al diciassettesimo secolo, a pianta rettangolare, che internamente presenta un unica navata absidata, la volta a capriate, una pavimentazione che un tempo era in terra battuta ed oggi è in cemento. La navata è separata dall’abside da una parete con due archi, tra i quali è posto l’altare di recente costruzione, con una nicchia in cui si trova il simulacro della Vergine. Nelle pareti laterali, due nicchie custodiscono la statua di San Bartolomeo e quella della Vergine delle Grazie. La tradizione ci ha tramandato, infatti, questa chiesa come dedicata a San Bartolomeo, mentre la dedica religiosa prevalente è quella della Vergine delle Grazie. All’esterno la chiesa ha una facciata a capanna sormontata da un semplice campanile a vela, ed inglobati nella sua struttura vi sono due Muristenes. I resti dei due Nuraghi di Santu PortoluA nord est rispetto alla chiesa campestre di Santu Portolu sono visibili i resti dei due Nuraghi di Santu Portolu. A un centinaio di metri di distanza si trova il Nuraghe Santu Portolu I edificato a 339 metri di altezza. Di esso non rimangono che pochi resti, si tratta di un Nuraghe di tipologia indefinita tanto che, secondo l’archeologo Alberto Moravetti che lo ha studiato, si tratterebbe non di un vero Nuraghe, ma di un recinto nuragico. A un centinaio di metri di distanza dal Nuraghe Santu Portolu I, ad est rispetto ad esso, si trova il Nuraghe Santu Portolu II edificato a 334 metri di altezza. Anche di questo Nuraghe non rimangono che pochi resti, si tratta di un Nuraghe di tipologia indefinita tanto che, secondo l’archeologo Alberto Moravetti che studiato anche questo, si tratterebbe non di un vero Nuraghe, ma di un recinto nuragico. I resti del Nuraghe CorbosUsciamo da Silanus e prendiamo verso sud la SP6, per Dualchi. Dopo un paio di chilometri, passato l’incrocio con la SS129 e trecento metri prima del ponte sul rio Murtatzolu, svoltiamo a sinistra in una strada che seguiamo per un chilometro e seicento metri, poi, ad un incrocio, prendiamo a destra e seguiamo la strada per poco più di due chilometri. La strada ci porta al Nuraghe Corbos che si trova sulla destra. Si tratta di un Nuraghe semplice, monotorre, costruito in basalto ed edificato a 183 metri di altezza, sulla cima alla parete rocciosa di Merches Enturzos. Il Nuraghe ha un’altezza residua si quasi dodici metri, ed è molto ben conservato. La camera centrale è marginata da tre nicchie a croce, il tholos ancora intatto. Il primo piano è raggiungibile tramite la scala. Vicino al Nuraghe sono presenti alcuni resti di forma circolare, che costituivano probabilmente abitazioni di un villaggio nuragico. I resti delle Tombe di giganti nei dintorni del Nuraghe CorbosNon lontano dal Nuraghe Corbos, si trovano tre Tombe di giganti. A sud del Nuraghe, a circa duecento metri di distanza, si trova la Tomba di giganti Corbos edificata a un’altezza di 177 metri di altezza. Si tratta di una tomba costruita in basalto, vicino alla quale si trovano cinque menhir che vengono solitamente chiamati i betili della Tomba di giganti di Corbos. A nord est, a circa trecento metri di distanza dal Nuraghe, si trova la Tomba di giganti S’Abbaia edificata a 180 metri di altezza. Del monumento, che è praticamente, distrutto è oggi leggibile sul terreno solo il profilo esterno del corpo tombale, e l’esedra. Sul terreno sono presenti alcuni conci sagomati e lavorati sulle facce a vista ad indicare come la tipologia della tomba fosse a filari in opera isodoma. Nell’ultimo sopralluogo effettuato nel sito nel gennaio del 2012, si è constatato che non sono più presenti i due conci a dentelli della stele, che giacevano accanto alla sepoltura. A sud est, a circa seicento metri di distanza dal Nuraghe, si trova la terza tomba, ossia la Tomba di giganti di Sa Mura Ruja chiamata anche di Pedra longa edificata a 172 metri di altezza. La tipologia del monumento era a filari in opera isodoma, ma essendo ora praticamente distrutto, non rimangono che alcuni conci ben rifiniti e sagomati. Delle sette lastre pavimentali che erano state rilevate dall’archeologo Alberto Moravetti, ne restano oggi solamente tre. La grande importanza di questa tomba deriva dal fatto che aveva all’esterno dodici menhir chiamati i betili di Pedra longa. Di questi betili, sette si trovano ancora nella loro posizione originale, all’interno di una fattoria nei pressi della tomba, mentre gli altri cinque betili sono stati rimossi e trasferiti davanti alla chiesa di San Lorenzo a Silanus. Non condividiamo nel modo più assoluto l’assurda decisione di spostare menhir e betili dalla loro collocazione originale, impedendoci così di comprendere il significato che poteva avere il loro posizionamento sul posto. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Silanus ci recheremo a visitare il piccolo borgo agropastorale di Lei che visiteremo con i suoi dintorni dove si trova la necropoli di Su Furrighesu. |