Sorgono capoluogo storico del Mandrolisai famoso per i duecento menhir presenti nel suo territorio
In questa tappa del nostro viaggio, riprenderemo da Tonara la SS295 verso ovest e ci recheremo a visitare Sorgono il paese dei duecento menhir, dove visiteremo il centro abitato ed i dintorni con i suoi siti archeologici e le sue Chiese campestri. La regione storica del MandrolisaiA sud ovest della Barbagia di Ollolai si sviluppa la regione del Mandrolisai o della Barbagia del Mandrolisai, una regione storica dalla Sardegna centrale che costituisce il cuore pulsante della Sardegna. In periodo giudicale era una Curatoria del Giudicato d’Arborea. Ne fanno parte il comune di Samugheo nella Provincia di Oristano, ed i comunii di Atzara, Desulo, Sorgono ed Ortueri nella Provincia di Nuoro. Il territorio del Mandrolisai è caratterizzato dall’alternanza di altopiani con profonde vallate adatte al pascolo, con boschi di sughere e castagno. In questa regione si trovano le più alte cime montuose delle Barbagie e al confine con l’Ogliastra, precisamente tra Desulo e Arzana, si trova Punta la Marmora, la vetta più elevata del Gennargentu e dell’Isola. L’agricoltura gravita soprattutto intorno ai vitigni, in particolare il Bovale sardo, ma non mancano il Cannonau e il Monica. Del Mandrolisai abbiamo già visto in precedenza Samugheo, quando abbiamo visitato la Provincia di Oristano, e vedremo in questa tappa Desulo, mentre in prossime tappe vedremo tutte le altre principali città. In viaggio verso SorgonoUscuamo da Tonara e proseguiamo verso nord sulla SS295, che prendiamo in direzione di Tiana, Ovodda, Gavoi. Percorsi due chilometri e mezzo sulla SS295, deviamo, però, verso sinistra prendendo la SS128, che si dirige verso ovest, e che ci porterà a visitare i principali centri della regione storica del Mandrolisai. Percorsi meno di sette chilometri sulla SS128, entriamo all’interno dell’abitato di Sorgono. Dal Municipio di Tonara a quello di Sorgono abbiamo percorso esattamente 10.0 chilometri. Il comune chiamato Sorgono che è il paese dei duecento menhirLa SS128 ci fa arrivare all’importante centro agricolo di Sorgono (nome in lingua sarda Sòrgono, altezza metri 688 sul livello del mare, abitanti 1.515 al 31 dicembre 2021), il cui nome si pronuncia Sòrgono, situato nella parte centrale della Provincia di Nuoro, ai confini con quella di Oristano. Si tratta di un comune collinare che sorge in una verde conca sul lato occidentale del Gennargentu, in un paesaggio ricco di boschi di sughere, prati a pascolo e di sorgenti d’acqua, caratterizzato da una folta vegetazione di lecci, sugherete, castagneti e alberi di nocciole. Sorgono è considerato il capoluogo storico di mandamento della regione del Mandrolisai, ed ospita i servizi alla popolazione per tutto il circondario, tra cui l’Ospedale e l’esattoria. Questo paese fa parte dell’Associazione nazionale città del VinoQuesto paese fa parte dell’Associazione nazionale città del Vino, il cui obiettivo è quello di aiutare i Comuni a sviluppare intorno al vino, ai prodotti locali ed enogastronomici, tutte quelle attività e quei progetti che permettono una migliore qualità della vita, uno sviluppo sostenibile, più opportunità di lavoro. Le città del Vino in Sardegna sono ad oggi Alghero, Arzachena, Atzara, Badesi, Benetutti, Berchidda, Bonnanaro, Bosa, Calangianus, Dolianova, Donori, Dorgali, Jerzu, Loceri, Luogosanto, Luras, Meana Sardo, Modolo, Monti, Neoneli, Olbia, Samugheo, San Nicolò di Arcidano, Sant’Antioco, Selargius, Sennori, Serdiana, Sorgono, Sorso, Tempio Pausania. Origine del nomeIl nome del paese, attestato dal 1357 con la forma Sorgano, è di origine oscura, verosimilmente preromana, e probabilmente deriva da Sorgonu, che sta ad indicare un abbeveratoio. La sua economiaL’economia del piccolo centro si è storicamente retta sull’agricoltura e sulla pastorizia. Il settore primario della sua economia è l’agricoltura, presente con la coltivazione di ortaggi, foraggi, viti e alberi da frutta, ed è presente anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Solamente dopo il secondo conflitto mondiale si è avuto un netto spostamento verso un tipo di economia basata soprattutto sul terziario e sulla presenza di servizi. L’industria, discretamente sviluppata, è costituita da aziende che operano nei comparti alimentare, della lavorazione del legno, dei materiali da costruzione, metallurgico, della fabbricazione degli strumenti ottici, elettrico ed edile. Interessante è anche l’artigianato, in particolare quello specializzato nella lavorazione del legno e del ferro battuto. Il terziario si compone di una buona rete distributiva e dei servizi. Posto nel centro geografico dell’Isola, è anche un importante centro di villeggiatura montana, per il suo gradevole clima estivo, l’ameno ambiente naturale circostante e le interessanti vestigia del passato di cui è dotato. Altro motivo di richiamo è la gastronomia, con, tra le specialità locali più famose, una gustosissima zuppa di fregola con una bieta selvatica, condita con il formaggio fresco, chiamata Sa Minestra ‘e lampazzu; i dolci come Su Pan ’e Saba, con la sapa che si ottiene facendo bollire il mosto di uva nera per circa dieci ore a fuoco lento, i Pilicchittos, dolcetti a base di farina, uova, zucchero e glassa la cui forma a pera spiega il loro nome, e gli amaretti. Brevi cenni storiciIl territorio nel quale succevamente sarebbe sorta Sorgono è stato frequentato fino dalla preistoria, ed è stato, in seguito, sottoposta alla dominazione dei Romani. L’abitato sorge in periodo medioevale e durante questo periodo fa parte del Giudicato di Arborea, appartenendo alla curatoria del Mandrolisai. Successivamente passa sotto il controllo del Marchesato di Oristano. Nel 1409, in seguito alla sconfitta del Giudicato di Arborea nella battaglia di Sanluri, viene conquistato dagli Aragonesi e viene governato, per decisione del re spagnolo, da un rappresentante eletto dal popolo. Nel 1709 arriva nel Mandrolisai, più precisamente a Sorgono, il nobile Valentino da Tempio, conte di San Martino, il quale riceve dagli Austriaci la signoria che conserva fino al 1839, anno dell’abolizione del regime feudale. Nel periodo del regno d’Italia, a Sorgono soggiorna assieme alla famiglia, per un periodo della sua infanzia, Antonio Gramsci, e lo scrittore, poeta, drammaturgo, saggista e pittore britannico David Herbert Lawrence fà una tappa a Sorgono, durante il suo viaggio nell’isola, dedicando a questo paese un intero capitolo nella sua opera Mare e Sardegna. In periodo repubblicano, del comune di Sorgono nel 1927, dopo la creazione della Provincia di Nuoro, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro. A Sorgono viene parlata la lingua di mezzoA livello linguistico, Sorgono rappresenta il luogo dove idealmente si finisce di parlare il logudorese e si inizia a parlare il campidanese. La lingua parlata a Sorgono, infatti, prende il nome di Limba de mesania, ossia lingua di mezzo. Questa lingua risente molto degli influssi delle parlate nuoresi, così come accade nell’ogliastrino e nel barbaricino meridionale, anche se le basi, i suoni fonetici, ma soprattutto il lessico sono quelli tipici della lingua campidanese. Le principali feste e sagre che si svolgono a SorgonoA Sorgono è attiva l’Associazione Culturale Gruppo Folk di Sorgono, ed, in occasione delle feste e delle sagre che vi si svolgono, è possibile ammirare lo splendido costume tradizionale del paese. Tra le più significative principali feste e sagre che si svolgono a Sorgono, vanno citate, il 17 gennaio, la Festa di Sant’Antonio Abate per la quale si svolge una solenne processione e si distribuiscono pani e dolci votivi, si accendono falò propiziatori, e si canta e si balla intorno ai fuochi; significative sono le manifestazioni del Carnevale di Sorgono; in tre occasioni durante l’anno si celebra la Festa di San Mauro; 15 agosto viene celebrata la Festa di Santa Maria Assunta, che è la Santa patrona del paese. La Festa di Sant’Antonio AbateCome in molti altri centri della Sardegna, anche a Sorgono, nella notte tra il 16 e il 17 gennaio, si svolge la Festa di Sant’Antonio Abate, che qui viene chiamata Sa Tuvera, ossia il falò. Narra, infatti, la leggenda che Sant’Antonio, invocato dagli uomini provati dal gelido inverno, rubò dagli inferi una scintilla e la donò alla terra, portando finalmente luce e calore. A Sorgono, Sa Tuvera è sempre stata un’occasione per riunirsi attorno al falò che viene acceso la sera del 16 in piazza Concas. Il giorno 17 si svolgono le manifestazioni religiose e civili, seguita da balli in piazza Concas, ed, a conclusione della manifestazione, viene offerta una cena atutti i partecipanti. Il Carnevale sorgonese con Is Arestes e S’Urtzu PretistuIl Carnevale sorgonese è caratterizzato dalla sfilata delle maschere tradizionali, delle quali è avvenuta, recentemente, la riscoperta dopo tanti anni di ricerche, grazie, soprattutto, alla poesia scritta nel 1767 dal giovane poeta gesuita Bonaventura lincheri. Si tratta delle maschere denominate Is Arestes, con la maschera de S’Urtzu Pretistu, risalenti al settecento, per le quali non viene imposto un copri viso, contrariamente alle altre classiche. Tipico è l’abbigliamento fatto di pelli di pecora o capra, a contraddistinguere questa maschera, che si caratterizza per un copricapo cornuto e per vari ossi di animali sulle spalle. Visita del centro di SorgonoL’abitato, interessato da forte espansione edilizia, si estendesu una vallata, a ridosso della montagna. Entriamo a Sorgono da est con la SS128 che, all’interno del centro abitato, assume il nome di corso 4 Novembre, e precorre tutto il paese da nord est a sud ovest. Il Municipio di SorgonoPreso il corso 4 Novembre, lo seguiamo per cinquecentocinquanta metri dopo il cartello indicatore dell’abitato di Sorgono, fino al civico numero 65, dove, alla destra della strada, si trova l’edificio che ospita la sede e gli uffici del Municipio di Sorgono. La Stazione ferroviaria di SorgonoProseguendo lungo il corso 4 Novembre per qualche decina di metri, alla sinistra parte la via della Stazione, che, in poco più di cento metri, ci porta all’edificio della Stazione ferroviaria di Sorgono, che si trova alla destra della strada immersa in un suggestivo paesaggio. È una stazione dalla caratteristica architettura di ingegneria ferroviaria di fine ottocento, essendo stata realizzata nel 1888, ed è immersa in un suggestivo paesaggio. La stazione è il capolinea della linea turistica del Trenino Verde, una linea a binario unico a scartamento ridotto che parte da Isili e, passata la stazione di Meana Sardo, porta alle stazioni di Belvì-Aritzo e di Desulo-Tonara, e dopo un tratto in leggera discesa, fa raggiungere il capolinea di Sorgono. La fontana pisana detta Funtana leiRitornati sul corso 4 Novembre, lo seguiamo per meno di cento metri, poi prendiamo a sinistra la via Amsicora che in settanta metri sbocca sul corso Vittorio Emanuele, lo attraversiamo e proseguiamo lungo un vicolo, dopo una trentina di metri il vicolo termina. Prendiamo a sinistra e troviamo, nel rione Funtana lei, un’antica fontana seicentesca di origine pisana molto bella, chiamata appunto Funtana lei. La fontana si presenta in granito, di forma quadrata sovrastata da una lapide con inciso 1880, anno in cui presumibilmente, vennero fatti dei lavori di manutenzione. Alcune parti, si presentano scolpite da alcuni motivi decorati a conchiglia, ed è anche presente un’iscrizione latina poco leggibile. La chiesa parrocchiale di Santa Maria AssuntaProseguendo lungo il corso 4 Novembre, dopo un altro centinaio di metri, arrivati nel centro del paese, troviamo sulla destra la piazza della Vittoria nella quale si affaccia la chiesa di Santa Maria Assunta che è la chiesa parrocchiale di Sorgono. Costruita nel 1580 in stile tardo-gotico, dal 1580 fino al 1850 non si hanno notizie certe sulla storia di questa chiesa, ma si sa per certo che è stata molto rimaneggiata, tanto che della struttura originaria è rimasto soltanto il campanile. La Festa di Santa Maria Assunta, che è la Santa patrona di Sorgono, si svolge ogni anno il 15 agosto, in occasione della celebrazione dell’Assunzione in cielo della beata Vergine Maria, con celebrazioni religiose e manifestazioni folkloristiche. La Casa Carta ed il Palazzo Pinna, due begli edifici civili che si trovano nel centro di SorgonoDalla piazza della Vittoria riprendiamo il corso 4 Novembre verso sud ovest e, subito dopo aver passato la facciata della chiesa, troviamo sulla destra l’importante Casa Carta un palazzotto padronale seicentesco con decorazioni esterne aragonesi, che riporta il nome Carta su un architrave della finestra sovrastante il portone di ingresso. Nel corso degli anni la casa, che conserva all’interno un completo arredamento sardo ottocentesco, è stata pesantemente rimaneggiata per renderla maggiormente fruibile come abitazione, ed è stata di recente completamente restaurata. Poco più avanti della Casa Carta, sull’altro lato della strada si trova un bell’edificio fatto costruire nel primo quarto del ventesimo secolo dall’allora parroco di Sorgono, S’Arrettore don Pinna, che proprio per questo motivo viene chiamato il Palazzo Pinna e che costituisce un vero gioiello dell’architettura liberty. La nuova Cantina de I Garagisti di Sorgono con due vini inseriti nella guida 5StarWines di VinitalyProseguiamo per il corso 4 Novembre attraversando tutto il paese e, a cinquecento metri dalla piazza della Vittoria, svoltiamo a destra nella via Emilia e, dopo centocinquanta metri, vediamo al civico numero 10 alla destra della strada, l’edificio che ospita la Cantina I Garagisti di Sorgono. La recente Cantina I Garagisti di Sorgono nasce su iniziativa di quattro amici Pietro Uras, Andrea Macis, renzo Manca e Simone Murru, che si definiscono Garagisti perché hanno iniziato producendo i vini nei garage delle loro case. Sono ancora una piccola realtà, ognuno di loro ha una vigna tramandata di padre in figlio, hanno unito le forze, consapevoli delle loro possibilità ma anche delle difficoltà insite nel territorio del Mandrolisai, regione dalla quale prende il nome l’omonima Doc, terra povera con suoli di graniti bianchi e rosa, che vanno a comporre le colline che circondano il piccolo borgo. I fondatori coltivano i vigneti impiantati dai nonni e dai genitori, coltivano con culture ad alberello vecchie vigne di sessanta e fino ad ottanta anni, situate nelle colline a un’altitudine di circa cinquecento metri. E da qui nascono le tre etichette alle quali hanno dato tre dei loro cognomi, nel segno della tradizione, che sono l’Uras, un Mandrolisai; il Manca, un Cannonau; ed il Murru, un Monica. La quarta etichetta, il Parisi, è un Muristeddu il cui nome significa Insieme. A queste etichette si sono aggiunte poi le Garage, un rosato ed un rosso Mandrolisai. Il vino Cannonau di Sardegna Doc Manca 2019, ed il vino Mandrolisai Doc Rosato Garage 2021, prodotti dalla Cantina I Garagisti di Sorgono, sono stati inseriti nella 5StarWines del 2023 di Vinitaly. |
L’importante Cantina del Mandrolisai con un vino inserito nella guida 5StarWines di VinitalyRitorniamo sul corso 4 Novembre che, dopo aver attraversto tutto il paese, prima di uscire in direzione sud ovest e riprendere il nome di SS128, a un’ottantina di metri da dove avevamo visto partire a destra la via Emilia, al civico numero 20 alla sinistra della strada, troviamo la sede dell’importante Cantina del Mandrolisai. Importante nell’economia di Sorgono è la produzione enologica, in particolare del vino Mandrolisai, un nome che si ricorda perché quelli che nascono in questa regione sono vini speciali, che nascono da vigne alte di collina, accostate ai monti più alti dell’isola. Il Mandroliasi è formato da uve del vitigno Muristellu, detto anche Bovale sardo, vitigno autoctono del cuore della Sardegna, e Cannonau. Nel 1950 numerosi coltivatori locali decidono di unirsi per migliorare la produzione e l’immagine del proprio vino. Nasce così la Cantina del Mandrolisai, una Cantina Sociale che inizia la sua attività con la vendemmia del 1952, e che nel 1981 ottiene il riconoscimento Doc. La zona di produzione comprende i comuni di Sorgono, Atzara, Meana Sardo, Ortueri, Tonara e Samugheo. La Cantina produce vini Doc Mandrolisai, che sono il Mandrolisai Rosso, ed il Mandrolisai Rosato. Il vino Isola Dei Nuraghi Igt Bovale Omphalos 2020, prodotto dalla Cantina del Mandrolisai di Sorgono, è stato inserito nella 5StarWines del 2023 di Vinitaly. |
Il Cimitero di SorgonoProseguendo una cinquantina di metri sul corso, prendiamo a destra la via Canonico Contini, che, dopo duecentocinquanta metri, sbocca sulla via Fratelli Costa. Preso verso destra, dopo poco più di duecento metri, ci porta all’ingresso del Cimitero di Sorgono, che si trova alla sinistra della strada. Il Campo Sportivo di SorgonoArrivati dalla via Canonico Contini sulla via Fratelli Costa, la prendiamo, invece, verso sinistra, e, percorsi circa centosettanta metri, troviamo alla destra della strada il Campo Sportivo di Sorgono. Visita dei dintorni di SorgonoVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Sorgono, sono stati portati alla luce i resti dell’area archeologica di Biru ’e Concas con i suoi oltre Duecento menhir; della Tomba di giganti di Funtana Morta; del Protonuraghe Talei; dei Nuraghi semplici Bardacolo, Calamaera, Costa ’e Feurra, Crecos, Ghenna ’e Pranu, lo, Orrubiu, Pastoreddu, Pranu, Talalu, Terriscana; del Nuraghe complesso Niu ’e Crobu; ed anche dei Nuraghi Accu Is Eras, Bidu ’e Concas, Cracalisei, Crastutorro, Crebos, Cungiau ’e su Creccu, Funtana Frida, Grughe, Iscalas, monte lisai, Santu Giaccu, Santu Perdu, Su Angiu, Tanca Sa Cresia, Tanca Sa Cresia II, tutti di tipologia indefinita. La chiesa campestre di Nostra Signora d’ItriaUsciamo da Sorgono verso est con la SS128 che ci aveva portato nell’abitato, e, dopo poche centinaia di metri, prendiamo a sinistra la SP31 in direzione di Austis. La seguiamo per quasi un chilometro e mezzo, fino a raggiungere un sugherificio lungo la strada, in prossimità del chilometro 6. Imbocchiamo, quindi, la sterrata sulla destra, in salita, e la seguiamo per poco meno di un chilometro e mezzo, fino a raggiungere la collina de Sa Pala ’e Sa Cresia, sulla quale si trova la chiesa campestre di Nosta Signora d’Itria. Non si hanno notizie sulla data di realizzazione dell’edificio, le sue origini risalgono, tuttavia, a tempi molto lontani, considerando che la Forania della Barbagia di Belvì aveva il nome di Forania della Madonna d’Itria. La struttura è venuta meno intorno al 1870 e per molti anni la chiesa è rimasta in condizioni di completo abbandono, tanto che in quel periodo è andato perduto l’antico simulacro che raffigurava la Madonna, lo schiavo ed il turco, sicuramente opera di un artista sardo. Grazie all’impegno del parroco, S’Arrettore don Pinna, la chiesa è stata ricostruita nel 1910, come indica l’architrave in granito, con materiali poveri e, grazie alle generose offerte degli emigrati, è stato acquistato il nuovo gruppo statuario, attualmente custodito nella chiesa parrocchiale di Sorgono. Ma l’edificio è decaduto una seconda volta ed è rimasto peranni sconsacrato, fino ad essere recentemente restaurato. La chiesa campestre di Nostra Signora d’Itria, che si trova a circa 1000 metri di altezza, e dalla quale si gode una bella veduta panoramica, è caratterizzata da due campanili a vela, uno per parte, privi di campane, che prolungano la facciata a capanna, sulla quale si apre il portale a doppio battente, ed al di sopra del quale si trova una finestra triforata in stile veneziano. L’interno ha il presbiterio e due spazione cappelle di forma circolare, come spaziose è la navata. La Festa di Nosta Signora d’Itria prevede una processione che porta il 3 del mese di settembre il simulacro della Madonna dalla chiesa parrocchiale del paese alla chiesa campestre, dove si svolgono le cerimonie religiose, e lo riporta in paese il giorno successivo. I resti del Nuraghe semplice loDa Sorgono prendiamo la strada che ci ha portato al Campo Sportivo, e proseguiamo lungo questa strada in direzione del vivaio della Forestale. Percorsi poco meno di quattro chilometri, trecentocinquanta metri prima della deviazione sulla sinistra per il vivaio, troviamo sulla destra un sentiero percorribile solo a piedi, che conduce al Nuraghe lo che non è visibile da lontano a causa della fitta vegetazione. edificato a 817 metri di altezza su uno sperone roccioso naturale, con blocchi di granito appena sbozzati, disposti a filari irregolari. Dall’ingresso, un ampio corridoio porta nella camera principale, di forma irregolare con una nicchia con finestra, che è ben conservata, ma con la copertura a tholos in parte crollata. I resti del Nuraghe semplice CalamaeraUsciamo da Sorgono su corso 4 Novembre verso sud ovest con la SS128, dopo poco più di due chilometri e mezzo svoltiamo a destra ed imbocchiamo la SS388 del Tirso e del Mandrolisai, che porta verso Ortueri e Samugheo. La seguiamo per tre chilometri e duecento metri, fino al chilometro 58, qui prendiamo a destra una deviazione che, in quattrocento metri, ci porta su un terrazzamento naturale, in un area collinare adibita al pascolo, sul quale si trova il Nuraghe Calamaera. Si tratta di un Nuraghe semplice, monotorre, edificato in granito a 545 metri di altezza. Il Nuraghe è quasi completamente distrutto ed è possibile riconoscerne la sola pianta esterna, vagamente circolare. I pochi filari conservati, sono costituiti da grandi blocchi in granito appena sbozzati, disposti in modo irregolare. Il Santuario campestre di San MauroTornati sulla SS388 del Tirso e del Mandrolisai, la seguiamo per un altro chilometro e mezzo, poi prendiamo, seguendo le indicazioni, una strada a destra che, in duecento metri, ci porta al Santuario campestre di San Mauro che si trova in una amena valle alle pendici del monte lisai. Si tratta della più grande chiesa campestre della Sardegna, che secondo la tradizione sorgerebbe nel centro geografico dell’Isola. Il Santuario sarebbe stato edificato intorno al 1120 dai monaci Benedettini, sulle rovine di una chiesa preesistente, di cui non è, però, più possibile individuare alcuna traccia. In epoca aragonese, verso la fine del quattrocento, è iniziata la sua ricostruzione, che si è protratta per molti anni, sino alla fine del cinquecento, ed infatti l’edificio che ne è derivato costituisce un esempio di sintesi tra lo stile tardo gotico e quello rinascimentale, con innesti barocchi. Ha una pianta rettangolare, con la facciata in trachite grigio rosa rettangolare e merlata, al centro della quale, sopra il portale rinascimentale, si trova un rosone in pietra di grandi dimensioni, con i suoi due metri di raggio il più grande esistente in Sardegna, di ottima fattura, con ai lati due statue leonine non ben conservate. La chiesa ha un’unica navata con volta a botte, divisa da sei campate e terminante con una zona presbiteriale rialzata più stretta, dove un oculo illumina l’aula. In corrispondenza di ciascuna campata, ai due lati si aprono delle edicole, definite da lesene e timpani triangolari. Sul presbiterio si trova un altare barocco in marmo, che accoglie in una nicchia una pregevole statua lignea di San Mauro. Il Santuario campestre è circondato dai Muristenes e da Lollas, alcuni purtroppo totalmente abbandonati, costruiti nel 1695 con la funzione di lazzaretto, ed oggi destinati ad accogliere i pellegrini novenanti e i venditori che accorrono numerosissimi da tutto il Mandrolisai per la Festa di San Mauro, che si svolge durante l’anno in tre diverse occasioni. La chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alla statua di San Mauro conservata al suo interno. Presso questa chesa ogni anno il 15 gennaio, si svolge la Festa conosciuta come Santu Mauru de Is Dolos, ossia San Mauro dei Dolori. Il martedì dopo Pasqua, quella conosciuta come Santu Mauru de Is Froris, ossia San Mauro dei Fiori. Infine, l’ultima domenica di maggio o la prima domenica di giugno, quella conosciuta come Santu Mauru Erricu, ossia San Mauro Ricco, che è l’appuntamento più partecipato, con riti religiosi, rassegne folkloristiche e altre manifestazioni civili, compreso il tradizionale Palio di San Mauro. I resti della Tomba di giganti di Funtana MortaAccanto ai cartelli che indicano la chiesa campestre, sulla destra, troviamo un cancelletto in ferro. Lo passiamo e prendiamo un sentiero leggermente in salita che ci porta sulla sommità di una collina, in un’area adibita al pascolo, dove, nel terreno cinto da muretti a secco, si trova la Tomba di giganti di Funtana Morta che prende il nome dai resti di una fontana che si trova poco prima, alla destra della SS388 del Tirso e del Mandrolisai. La sepoltura ha un’esedra costituita da ortostati, con la parte destra in parte conservata, mentre della sinistra restano due soli blocchi. L’ingresso, quadrangolare, è costituito da due stipiti che sorreggono un architrave. La camera, ha pianta rettangolare, ed è parzialmente ingombra dai materiali del crollo degli elementi di copertura. Il Protonuraghe TaleiProseguendo, il sentiero ci porta fino al Protonuraghe Talei edificato a 483 metri di altezza, e richiuso in una recinzione metallica. Si tratta di un Protonuraghe del tipo a corridoio, appoggiato a una parete rocciosa, abbastanza ben conservato. Ha planimetria irregolare, con i due ingressi situati agli estremi opposti e comunicanti attraverso il corridoio. Dall’ingresso sul lato nord, si entra nel corridoio con copertura a piattabanda, che porta alla camera principale, di forma ellissoidale, oggi parzialmente crollata, e sulla parete sinistra del corridoio una scala di dodici gradini porta sul terrazzo. Attorno al Nuraghe si vedono i resti si diverse capanne circolari, che costituivano il villaggio nuragico. Nei pressi del Nuraghe si trovano anche numerosi menhir, alcuni dei quali rovesciati. Durante gli scavi, sono stati trovati reperti della Cultura di Sa Turricola, che costituisce il principale esempio insediativo della cultura Bonnanaro nel suo periodo più tardo, già nell’Età del Bronzo medio, che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 1900 ed il 1300 avanti Cristo, e secondo una datazione più tradizionale tra il 1600 ed il 1300 avanti Cristo. L’area archeologica di Biru ’e ConcasSuperata la chiesa campestre di San Mauro, procediamo sulla SS388 del Tirso e del Mandrolisai per circa un chilometro, fino al bivio per Austis. Dopo di questo, troviamo sulla destra l’Area archeologica di Biru ’e Concas. In una ampia zona intorno a una collinetta, è stato portato alla luce uno dei più straordinari raggruppamenti di menhir di tutta la Sardegna. Sono presenti oltre Duecento menhir. Si trovano singoli, in coppia, in gruppi di tre, in allineamenti di fino a venti menhir, in circoli. Sono presenti anche molti altri menhir rovesciati sul terreno, alcuni interi, altri ridotti a pezzi, dal che si deduce che la monumentalità del sito dovesse essere superiore rispetto a come appare oggi. La presenza anche di menhir antropomorfi o statue menhir, mette in relazione questo sito con quello del vicino territorio de Laconi, nell’Oristanese, lontano una trentina di chilometri, dove è stato rinvenuto il maggior numero di statue menhir. La presumibile datazione dei menhir del complesso di Biru ’e Concas inizia nel Neolitico recente, con la Cultura di Ozieri, che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 4000 ed il 3200 avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il 3200 d’il 2800 avanti Cristo, per quelli semplici che venivano eretti a simboleggiare la fecondità. Prosegue fino all’Eneolitico, nel tempo delle Culture di Filigosa e Abealzu, secondo la cronologia calibrata tra il 3000 ed il 2900 avanti Cristo, e secondo una datazione tradizionale, basata su considerazioni strettamente tecnologiche o etnologiche, tra il 2600 ed il 2500 avanti Cristo, per quelli di tipo antropomorfo. L’area archeologica di Biru ’e Concas si trova purtroppo in stato di completo abbandono, con i cancelli chiusi e l’erba alta che impedisce una qualsiasi visita. Per questo abbiamo scattato una sola foto ed aabbiamo fatto ricorso a una foto pubblicata su internet per rendere l’idea della bellezza di quest’area archeologica. La chiesa campestre di San Giacomo ossia di Santu GiaccuDal centro di Sorgono prendiamo il corso Vittorio Emanuele che esce dall’abitato verso sud, e lo seguiamo per poco più di tre chilometri. La strada finisce in uno spiazzo che si apre sulla destra, al centro del quale si trova la chiesa campestre di San Giacomo ossia di Santu Giaccu. Si tratta di una chiesa recentemente restaurata, edificata in pietrisco locale, con tetto a capanna, e con aula rettangolare. Al centro della facciata si trova il portale principale, mentre un altro portale si trova verso la fine del lato destro, poco prima della sacrestia, che è appoggiata appunto al lato destro della chiesa. I resti del Nuraghe Santu GiaccuA circa cento metri a sud della piccola chiesa campestre di San Giacomo si trova il Nuraghe di Santu Giaccu edificato in una zona collinare, in un’area adibita a pascolo, a 645 metri di altezza. Si tratta di un Nuraghe di tipologia indefinita, che era in origine costruito su un affioramento granitico del quale doveva, presumibilmente, includere alcune parti. Si presenta con una pianta subellittica, e di esso si conserva solamente un tratto di muro di base che ha un andamento curvilineo. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Sorgono ci recheremo verso ovest, effettuando una deviazione che ci porterà a visitare Ortueri il paese più ad ovest del Mandrolisai in Provincia di Nuoro, con il suo centro abitato ed i suoi bei dintorni. |